Riolfo Viola 3b

annuncio pubblicitario
ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE SOLERI – BERTONI
LICEO DELLE SCIENZE UMANE
SALUZZO (CN)
RIOLFO VIOLA MARIA
CLASSE III B
IL SOCIALE COME SCIENZA
DOCENTE REFERENTE: PROF.SSA NADIA MIRETTO
“ TELEVISIONE E PUBBLICITA’ ”
BIBLIOGRAFIA: RENATA METASTASIO, “ BAMBINI E PUBBLICITA’ “, CAROCCI LE BUSSOLE
Oggigiorno interesse comune della società è il rapporto che i bambini hanno con la televisione e l’influenza
che la pubblicità provoca nei giovanissimi. Questa tematica è assai rilevante in quanto è evidente come i
bambini siano succubi dei messaggi subliminali trasmessi da questi mezzi di comunicazione di massa. Gli
spot, in questo campo, sono nati a partire dal 1957, evolvendosi in maniera fruttuosa ma, talvolta, anche
negativa. Se, inizialmente, con “Carosello” l’introduzione dei messaggi pubblicitari ricopriva la valenza di
momento di condivisione di pensieri e momento di socialità, attualmente non è più così. Infatti, dietro ciascun
messaggio pubblicitario rivolto ai bambini, introdotto per lo più all’interno di programmi dedicati all’infanzia, si
cela l’intenzione di catturare l’attenzione del bambino e di manipolare in modo inconscio la sua mente
malleabile in modo tale che esso diventi, fin da piccino, un consumatore di prodotti e di merci. Questa
modalità d’azione, a mio avviso, non è corretta sia nel caso in cui il giovane sia in presenza di un adulto, sia
nel caso in cui sia solo, perché la corruzione, come ho già detto, avviene inconsciamente. Molto spesso, la
televisione viene utilizzata come “sostituta” di momenti di noia e ozio che il bambino/ragazzo manifesta nel
corso dell’intera giornata e che colma attraverso la semplice, banale accensione dell’apparecchio elettronico.
Anche l’autrice François Mariet parla di una “TV-tappabuchi”, intendendo per essa un’attività svolta in
mancanza di alternative migliori. Sicuramente, se il ragazzo avesse a disposizione giochi, materiali creativi e
persone a lui coetanee con cui trascorrere il tempo libero, non ascolterebbe in modo compulsivo gli spot
oppure li utilizzerebbe sotto una funzione integrativa e cioè condividendo gli annunci televisivi con i genitori,
discutendone insieme sia gli aspetti artistici sia quelli riduttivi.
La televisione, a mio parere, non possiede solo ed unicamente aspetti negativi poiché, se correttamente e
opportunamente utilizzata può essere vantaggiosa e, quindi, mezzo di integrazione ulteriore delle
competenze dell’ascoltatore, soprattutto se giovane e desideroso di conoscere i vari aspetti della realtà e del
mondo che lo circonda.
Può essere utile, come afferma ancora Mariet, se viene usata come “sfondo sonoro e visivo”, e quindi come
accompagnamento musicale nello svolgimento di altre attività; oppure come autentica passione verso un
determinato programma seguito costantemente e amorevolmente, a cui non si può rinunciare.
Nel campo pubblicitario e televisivo occorre considerare anche il ruolo determinante dei genitori, che
“filtrano” le informazioni esterne alla famiglia, le quali vengono apprese dal bambino in maniera differente a
seconda dell’insegnamento ricevuto. Nello specifico, secondo la mia esperienza personale, riallacciandomi
anche alle distinzioni di Comstock riguardo alla famiglia, quest’ultima è maggiormente educativa per il figlio
nel caso in cui sia “pluralistica” cioè una famiglia in cui il bambino viene incoraggiato costantemente a
maturare le proprie idee, e considerazioni personali, in base anche all’educazione trasmessagli da adulti
esperti come i genitori. La TV, in quest’ottica, viene considerata quindi come una sorta di mezzo tramite il
quale il bambino si informa sulla realtà esterna che lo circonda. Molto spesso, infatti, secondo ciò che
osservo nella mia quotidianità, i bambini/ragazzi che non sono controllati dai genitori, troppo permissivi e
menefreghisti, e che guardano programmi non adatti alla loro età, possono sviluppare qualità negative come
l’arroganza, la violenza o arrivare ad imitare passivamente quei prototipi “perfetti” della pubblicità, che non
corrispondono certo alla realtà delle cose. Di certo, se la televisione segnala la sorveglianza degli adulti per
un determinato programma e gli adulti non prendono in considerazione questo aspetto, non è lo stesso
apparecchio elettronico da considerarsi colpevole, nel caso in cui si verificassero successivi atteggiamenti
negativi nel minore, perché è l’approccio personale che fa la differenza.
Personalmente sono favorevole all’utilizzo della televisione come strumento educativo che diffonde
conoscenze, sviluppa capacità critica e promuove stimoli intellettuali in quanto canale di formazione e di
informazione, ma sono contraria sia all’utilizzo smodato nel tentativo di colmare vuoti creativi sia nel caso in
cui essa diventi strumento di manipolazione delle coscienze, condizionando pesantemente le scelte
quotidiane, anche attraverso immagini che incitano a comportamenti consumistici e superficiali.
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