Otto italiani su dieci scelgono internet per informarsi, poi c’è la televisione L’82% degli italiani sceglie internet per informarsi. Segue a ruota la televisione (63% per le reti nazionali e il 32% per le locali). Al terzo posto ci sono i cellulari con il 48%, poi la stampa (i quotidiani con il 36% di cui 22% nazionali, 23% locali, 11% specializzati). Lo rivela una ricerca diffusa dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, e realizzata da Astra ricerche, intitolata “Gli internauti italiani e il consumo di informazioni tramite i media tradizionali e i new media”. La ricerca è stata effettuata a luglio su un campione di circa 16.2 milioni di italiani (circa la metà della popolazione tra i 15 e i 55 anni che ha un accesso a internet). Solo il 37% degli italiani, in realtà, ha diminuito l’uso dei mezzi tradizionali, anche se il medium sicuramente più penalizzato è il quotidiano. Interessanti anche i dati che analizzano il ricorso ai servizi online a pagamento: 2,3 milioni di italiani pagano per un contenuto singolo, mentre 700mila hanno un abbonamento e altri 700mila sono iscritti a servizi che inviano news a pagamento come sms o email. I dati arrivano dopo che nel Regno Unito, per la prima volta, la pubblicità su internet ha superato quella televisiva: 23,5% del totale rispetto al 21,9% della tv. Lo rivela l’Internet Advertising Bureau (Iab): “La pubblicità online ha ancora molti margini di crescita - ha spiegato Guy Phillipson, amministratore delegato di Iab -. È del tutto credibile che il settore arrivi al 30% della raccolta pubblicitaria, con un giro di denaro pari a 4-5 miliardi di sterline annue”. I dati, al momento, rivelano che sino alla fine di giugno gli inserzionisti britannici hanno affidato alla rete 1,75 miliardi di sterline, ovvero il 4,6% in più dello stesso periodo dell’anno passato. Circa il 60% della pubblicità online è sui motori di ricerca con una crescita del 6,8% rispetto all’anno scorso, mentre la maggiore crescita (300% in dodici mesi) la fa segnare la pubblicità sui video online, settore finora poco sfruttato. Nel 1998, quando l’Iab ha iniziato a monitorare il settore, gli investimenti ammontavano a soli 19,4 milioni di sterline. “È un fatto memorabile - ha detto Adam Smith, di Group M - ma è un po’ semplicistico azzardare paragoni visto che, se la tv dovesse marcare un anno felice, il settore della pubblicità online potrebbe arretrare”. E’ vero però che in economie ben più piccole questo traguardo era stato segnato: già sei mesi fa in Danimarca, infatti, gli investimenti pubblicitari sul web hanno superato quelli in televisione Daniele Scuccato