elementi di ingegneria elettrica - Cirlab.unifi.it

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Università degli Studi di Firenze
Corso di Laurea in Ingegneria Civile
Prof. Ing. Pietro Antonio Scarpino
DISPENSE DEL CORSO DI
ELEMENTI DI INGEGNERIA ELETTRICA
Anno Accademico 2004/2005
1
ELEMENTI DI SICUREZZA ELETTRICA
EFFETTI DELLA CORRENTEELETTRICA SUL CORPO UMANO
1. IL CONTATTO ELETTRICO
Il contatto elettrico fra l'uomo e le parti attive di un impianto o apparecchiatura elettrica, può essere di
tipo diretto o di tipo indiretto.
Definiamo contatto diretto, il contatto con parti metalliche normalmente in tensione. Tale contatto
generalmente risulta non intenzionale ma non è da escludere, a volte, la volontarietà da parte di
persone non professionalmente addestrate o competenti in materia.
Definiamo contatto indiretto, il contatto con parti normalmente non in tensione ma che possono, in
caso di guasto o cedimento dell'isolamento, trovarsi in tensione; è il tipico caso dell'involucro metallico
di un elettrodomestico o dell'impugnatura di un untensile elettrico portatile, ecc. Per il contatto
indiretto non ha alcun senso parlare di volontarietà da parte di un mal capitato.
Fig. 1
Comunque sia il tipo di contatto elettrico, il corpo umano, o animale in genere, subisce il fenomeno
dello shock elettrico, più semplicemente detto elettrocuzione o folgorazione, cioè risulta essere
sottoposto al passaggio della corrente elettrica che da luogo a fenomeni elettrofisiologici variabili le
cui conseguenze possono essere a volte anche letali fino alla morte.
In Italia muoiono per infortuni elettrici centinaia di persone l'anno e il caso più ricorrente è proprio il
contatto diretto, rappresentante ben due terzi del totale, particolarmente su prese a spina e
condutture.
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2. MORFOLOGIA CELLULARE.
Ogni attività biologica presenta modifiche più o meno rilevanti di potenziale elettrico. La singola cellula,
del diametro di alcune centinaia di micron (un milionesimo di metro), mantiene una differenza di
potenziale fra la parte interna e la parte esterna della menbrana che la racchiude (fig. 2).
Fig. 2
In Fig. 2 la membrana cella cellula organica, spessa alcuni micron, è posta in equivalenza con un circuito
elettrico, formato da un condensatore (C), una batteria di polarizzazione (E) e da una resistenza (R ). La
membrana funge da filtro, provvedendo all'assunzione dall'esterno degli elementi nutritivi necessari alla
cellula ed alla escrezione degli elementi di rifiuto; tale scambio determina la formazione di opposti stati
di polarizzazione, separati dal dielettrico "membrana". Stimoli di origine chimica, meccanica, termica e
soprattutto elettrica, possono turbare lo stato di riposo in cui si trova la cellula, inducendola allo stato
di azione che si manifesta con una mutata distribuzione di cariche elettriche all'interno ed all'esterno
della membrana. In particolare, durante lo stato di eccitamento, la parte interna della cellula viene ad
assumere un potenziale positivo rispetto alla parte esterna, per ritornare poi allo stato negativo una
volta cessato lo stimolo.
Le attività biologiche di vita, sono governate quindi da fenomeni di natura elettrica comandati dal
cervello attraverso le fibre nervose che si estendono in tutto il corpo con la funzione di conduttori,
soggetti ad impulsi di una certa intensità. Tali impulsi sono ben definiti e rilevabili dai misuratori
comunemente utilizzati in medicina quali gli elettroencefalogrammi elettrocardiogrammi ed altri ancora
che documentano graficamente gli andamenti dei relativi organi vitali allo scopo di verificarne la loro
funzionalità.
59
Gli effetti del passaggio della corrente nel corpo umano sono basati su osservazioni cliniche di defunti
per elettrocuzione nonché con esperimenti su persone vive "consenzienti" ad essere sottoposte al
transito di brevi e leggere scosse elettriche. Principalmente però le prove sono state fatte su animali
quali, pecore, maiali, pony, montoni, ecc. estrapolando poi i risultati all'uomo.
La sintesi degli studi e ricerche dell'ampio lavoro internazionale, durato anni e svolto in America Europa - Australia è contenuta nella pubblicazione CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano), numero 1355
P dell'aprile 1990, basata sui rapporti IEC (International Electrical Committee) n. 479-1 e n. 479-2
della Commissione Elettrotecnica Internazionale. Tale fascicolo ha valore di GUIDA utilizzabile per la
definizione dei requisiti di sicurezza elettrica in generale e può anche servire per stabilire le
caratteristiche dei dispositivi di protezione da impiegare nelle installazioni.
La nostra vita biologica è regolata sia a livello cerebrale che cellulare da impulsi di natura elettrica che
determinano le diverse funzioni del nostro organismo. Possiamo pertanto immaginare il nostro corpo
costituito da una serie grandissima di circuiti elementari attraversati costantemente da debolissime
correnti che garantiscono tutte le nostre attività vitali. Appare subito evidente che, se a queste
debolissime correnti interne vengono a sommarsi delle correnti di origine esterna, tutto il complesso
equilibrio risulta alterato con modificazioni più o meno significative che dipendono dal valore della
corrente, dal tempo che questa corrente permane e dal suo percorso all'interno del corpo umano.
Come è noto dall'elettrotecnica elementare, tutte le volte che si chiude un qualsiasi circuito elettrico in
esso si stabilisce una corrente il cui valore dipende dalla tensione applicata e dalla resistenza.
Il fenomeno è regolato dalla legge di Ohm per cui si ha:
I=V/R
3. PERCEZIONE DELLA CORRENTE ELETTRICA ED EFFETTI FISIOPATOLOGICI
Per stabilire il valore di corrente percepibile da una persona occorre anzitutto considerare che la
percezione della corrente è un fatto individuale: per determinare questi valori bisognarifarsi a criteri
statistici e a metodi sperimentali. La soglia di percezione di cui si parla in seguito è definita come il
minimo valore di corrente avvertito dal 50% delle persone costiutuenti il campione di prova. Nel caso
di contatto tra mano e filo di rame percorso da corrente elettrica sono stati ricavati i seguenti valori:
corrente continua:
5
3,5
mA (Uomini)
mA (Donne)
Corrente alternata a 50Hz
1,1
0,7
mA (Uomini)
mA (Donne).
E' da notare la parte del corpo umano più sensibile alla corrente è la lingua, con soglia di percezione di
circa 50 µA.
Correnti superiori alla soglia di percezione coinvolgono il sistema nervoso (molto sensibile nell'uomo)
con pungolazioni sui nervi sensori provocanti dolore che possono dare come reazione positiva quella di
far istintivamente staccare il soggetto dalla sorgente elettrica a cui è sottoposto per contatto.
Questa eventualità è però possibile fino a correnti massime di 10 mA circa, valore che corrisponde alla
cosiddetta soglia di rilascio. Effetto parzialmente negativo, in tal caso, può essere quello di un
movimento brusco tale che la persona infortunata urti contro parti contundenti o cada da una scala
procurandosi lesioni non deleterie quanto la folgorazione.
Intensità di corrente maggiori della corrente di rilascio (10 mA) interessano i nervi motori del corpo e i
muscoli ad essi associati facendoli contrarre sino al punto che l'infortunato non riesce più a controllare
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le sue azioni con la conseguente impossibilità di lasciare la parte attiva e accusando i seguenti effetti
fisiopatologici:
•
•
•
Tetanizzazione muscolare
Fibrillazione ventricolare
Ustioni.
Tetanizzazione muscolare
Una corrente elettrica al di sopra della soglia di rilascio (10 mA) è tanto più a rischio e pericolo quanto
maggiore è il tempo di contatto. L'effetto inizialmente provoca semplici contrazioni muscolari (crampi)
ma successivamente può paralizzare l'intero sistema nervoso se non avviene, in breve, la cessazione
della causa scatenante. Il fenomeno è spiegabile ricorrendo alla semplici nozioni di elettrofisiologia
cellulare alle quali si è accennato in precedenza per chiarire il significato della soglia di percezione.
Nelle condizioni normali i muscoli tornano allo stato di riposo dopo che è terminato lo stimolo elettrico
naturale che li ha fatto contrarre. Alla frequenza di 50 Hz avviene una rapida alternanza di impulsi, uno
ogni mezzo periodo per un totale di cento in un minuto, successione che è più elevata rispetto a quella
fisiologica tanto da attivare uno stato di contrazione permanente. La corrente esterna si sovrappone
così ai deboli impulsi naturali riuscendo totalmente a sottrarre la parte colpita al controllo dell'individuo.
E' il caso della tetanizzazione muscolare per effetto della quale il soggetto resta con la mano
praticamente "incollata" all'elemento in tensione non riuscendo più a staccarsi malgrado la volontà di
sottrarsi dal pericolo elettrico. Correnti di modeste entità interessano solo i muscoli posti in
prossimità del punto di ingresso dell'elettricità che si contraggono localmente impedendo il rilascio in
sovrapposizione al comando individuale. Invece, quando si è investiti da correnti più elevate vengono
coinvolti anche muscoli lontani come quelli delle fasce lombari e delle cosce che possono far compiere
repentine reazioni al malcapitato. Infatti, a causa di incontrollate reazioni motorie degli arti inferiori è
facile la perdita di equilibrio con possibile cadute disastrose da scale, balconi, tetti, ecc.
Se sono interessati dalla tetanizzazione i muscoli respiratoti quali i pettorali, intercostali e diaframmatici
può avvenire la paralisi dei centri nervosi. Le conseguenze possono essere l'asfissia dovuta
all'impoverimento dell'ossigenazione dell'organismo con cianosi, svenimento, lesioni celebrali nonché, nei
casi più gravi, anche la morte.
61
Fibrillazione Ventricolare
In figura 3 è rappresentato un cuore umano, con evidenziati tre elementi principali: il nodo seno-atriale,
il nodo atrio-ventricolare ed il fascio di His.
Fig. 3.
E' nota la funzione di pompa sanguigna svolta dal muscolo cardiaco o miocardio; il cuore si contrae
ritmicamente dalle 60 alla 100 volte al minuto sotto l'eccitamento di impulsi elettrici provenienti dal
nodo seno-atriale. Attraverso un particolare apparecchio elettromedicale denominato cardiografo, è
possibile rilevale i potenziali o le correnti di azione cardiache, reistrando le varie fasi del ciclo. In figura
3 è riportato appunto il grafico di un ciclo cardiaco, dove:
l'onda P rappresenta l'iniziale eccitazione del nodo seno-atriale; il tratto P-Q, denominato periodo di
conduzione, equivale al tempo necessario per la propagazione dell'eccitamento dal nodo seno-atriale al
fascio di His (costituito da un tessuto connettivo paragonabile ad un insieme di cavi elettrici); il
complesso Q-R-S è l'espressione elettrica dell'eccetamento ventricolare; l'onda T rappresenta infine la
regressione e l'attenuarsi dell'impulso.
Il punto critico nel quale il muscolo cardiaco è facilmente vulnerabile dalle correnti di elettrocuzione è
rappresentato dal periodo di onda T, durante il quale si ha una diminuzione del potenziale d'azione e
quindi un rilassamento delle fibre. Le fibre elettrocutate iniziano allora a contrarsi aritmicamente,
degenerando progressivamente nel fenomeno di fibrillazione ventricolare.
Questa condizione particolarmente pericolosa non è autonomamente reversibile e quindi per
l'infortunato si richiede l'intervento immediato di personale specializzato. Il fenomeno della fibrillazione
ventricolare è la causa di numerosi decessi per folgorazione. La soglia di fibrillazione ventricolare
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dipende sia da parametri fisiologici che elettrici. In corrente alternata, alla frequenza di 50 o 60 Hz, la
fibrillazione può innescarsi per correnti superiori a 500 mA e per contatti di durata inferiore a 0,1 s.
La fibrillazione cardiaca può innescarsi più facilmente se il passaggio di corrente avviene durante il
percorso vulnerabile.
Lo stato di fibrillazione non cessa spontaneamente, anche se finisce la causa che l'ha prodotto, ma
prosegue fino alla morte dell'individuo se l'infortunato non è sottoposto a trattamento di defibrillazione
con un apposito apparecchio elettromedicale (defibrillatore) entro pochi minuti dall'incidente.
Ustioni elettrotermiche.
Il corpo umano, come un qualsiasi conduttore elettrico, si riscalda quando attraversato da una corrente
elettrica e se l'intensità raggiunge valori elevati (parecchi ampere) il relativo effetto termico, dovuto al
calore sviluppato per effetto Joule, ha un importanza non trascurabile.
Poiché la pelle avendo maggiore resistività risulta essere il tessuto più esposto alle ustioni.
4. RESISTENZA DEL CORPO UMANO.
Anche per il corpo umano vale la legge di Ohm I=V/R, ma in questo caso risulta molto difficile valutare il
parametro resistenza (impedenza Zt). Infatti l'impedenza del corpo umano è estremamente variabile, non
solo da persona a persona, ma dipende anche dalle condizioni fisiche del momento e da altri parametri.
Fra i principali fattori che influenzano l'impedenza del corpo umano si possono considerare: lo stato
della pelle, la natura del contatto, le condizioni di salute, il peso, l'età, il sesso, il valore di tensione
applicata, ecc.
In altre parole l'uomo, in presenza di contatto elettrico, diretto o indiretto, risulta essere parte
integrante dell'intero impianto elettrico e come tale si comporta come un'impedenza elettrica
sottoposto ad una determinata differenza di potenziale, definita tensione di contatto Uc, e
attraversato da una corrente elettrica Ic.
Gli effetti provocati dalla corrente elettrica sul corpo umano dipendono essenzialmente dalla impedenza
corporea, dal percorso e dal tempo di passaggio di tale corrente.
L'impedenza del corpo umano può essere definita come indicato in Fig. 4.
Fig. 4
63
Recentemente il CEI ha pubblicato un fascicolo relativo agli effetti della corrente elettrica sul corpo
umano, ricavato dalla pubblicazione IEC 479 al quale si fa riferimento per le definizioni. L'impedenza
della pelle (Zp) si può considerare come un insieme di resistenza e capacità che variano al passaggio
della corrente, in particolare l'impedenza della pelle diminuisce quando aumenta la corrente. Il valore Zp
dipende da: tensione, frequenza, durata della corrente, area di contatto, pressione del contatto,
grado di umidità e temperatura della pelle. L'impedenza interna del corpo umano (Zi) si può considerare
essenzialmente come una resistenza; il suo valore dipende principalmente dal percorso della corrente
e, in misura minore, dalla superficie di contatto. La fig.4 definisce i valori percentuali dell'impedenza Zi
per diversi percorsi della corrente, considerando 100% il percorso mano-mano.
I numeri tra parentesi si riferiscono ai percorsi tra le due mani e la corrispondente parte del corpo; gli
altri sono relativi al contatto di una mano con la parte del corpo considerata. Esempio: l'impedenza da
una mano con entrambi i piedi è il 75% dell'impedenza mano-mano.
L'impedenza totale del corpo umano (Zp) Fig. 5 è caratterizzata da una resistenza e da una capacità.
Per tensioni di contatto fino a 50 V, a causa della notevole variazione di Zp (impedenza della pelle) si
ha una significativa variazione dell'impedenza.
FIG. 5
Per valori superiori della tensione di contatto, l'impedenza totale dipende sempre meno dalla impedenza
della pelle ed in particolare, dopo la sua perforazione, può essere considerata la sola Zi. L'impedenza
totale Zt è maggiore per la corrente continua e diminuisce con l'aumentare della frequenza.
Considerando il circuito di figura 5, sono stati definiti i valori statistici dell'Impedenza totale del corpo
umano in funzione della tensione di contatto per il 5%, il 50% e il 95% della popolazione (fig. ) per un
percorso della corrente mano-mano o mano-piede e per tensioni di contatto fino a 700 V.
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5. TENSIONE DI CONTATTO.
Per tensione di contatto si intende il valore di tensione applicato fra il punto di entrata e il punto di
uscita della corrente. Come si nota dalla figura 6, per tensioni di contatto decrescenti statisticamente
il valore dell'impedenza aumenta. Con un valore di tensione di contatto di 50 V, il 95% della
popolazione presenta un'impedenza superiore a 4000 Ω .
Fig. 6
In sede internazionale, è stato assunto per le tensioni di contatto tollerabili il valore di 50 V, in quanto
con tale valore, nella maggioranza dei casi, la corrente che può attraversare il corpo umano non
produce alcun effetto significativo. Al di sotto di questo valore, per gli ambienti normali, non si devono
prendere particolari provvedimenti di protezione, mentre, se tale valore viene superato sarà necessario
adottare particolari mezzi o dispositivi tendenti a limitare o ridurre le condizioni di pericolo per l'uomo.
Il limite della tensione convenzionale di sicurezza, fissato in 50 V per ambienti normali, è ridotto a 25 V
per ambienti speciali.
Il diagramma di fig. 7 definisce i tempi di contatto sopportabili dal corpo umano in funzione della
tensione applicata fra mano e piedi (curve di sicurezza).
Per una tensione di contatto di 100 V il tempo massimo deve essere rispettivamente di circa 0,4 s
per la curva B e 0,2 s per la curva A.
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Fig. 7
Sulla base delle considerazioni esposte in sede internazionale sono stati definiti gli effetti della
corrente alternata, da 15 a 100 Hz, sul corpo umano in relazione al tempo di permanenza di tale
corrente. La fig. 7 riporta gli effetti della corrente che fluisce lungo il percorso mano sinistra - piede
che si considera come valore di riferimento. Per altri percorsi occorre applicare il fattore di percorso
riportato nella Tabella I.
Il fattore di percorso permette il calcolo delle correnti Ih che passano per un percorso diverso da
"mano sinistra-piedi" che presentano lo stesso pericolo della fibrillazione ventricolare corrispondente a
Irif "mano sinistra-piedi"secondo la fig. 7
dove:
Irif = corrente nel corpo umano per il percorso "mano sinistra-piedi";
Ih = corrente nel corpo per i percorsi dati in Tabella 1;
F = fattore di percorso.
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Aumentando l'intensità e i tempi, oltre agli effetti indicati, si possono manifestare gravi bruciature,
arresto respiratorio ed arresto cardiaco.
Esempio: una corrente di 80 mA "mano sinistra-piedi"; ha lo stesso effetto di una corrente di 200 mA
con percorso mano-mano.
Tabella 1
Fattori di percorso per differenti passaggi della corrente
Mano sinistra - piede sinistro, piede destro o piedi
Due mani - piedi
Mano sinistra - mano destra
Mano destra - piede sinistro, piede destro o piedi
Schiena - mano destra
Schiena - mano sinistra
Torace - mano destra
Torace - mano sinistra
Glutei - mano sinistra, mano destra o entrambe le mani
F
1
0,4
0,8
0,3
0,7
1,3
1,5
0,7
6. CORRENTE DI RILASCIO E CURVA DI SICUREZZA.
Il limite di 10 mA viene considerato come il valore di corrente di rilascio nel senso che una persona
attraversata da tale corrente è ancora in grado di staccarsi autonomamente dal circuito elettrico. Per
valori di corrente superiori il processo della tetanizzazione blocca i muscoli interessati, per cui la
persona colpita non è più in grado di staccarsi dalla parte in tensione. Contrariamente a quanto si
pensa, la corrente continua è meno pericolosa della corrente alternata: infatti, per produrre gli stessi
effetti, si richiedono correnti dell'ordine di circa 2-4 volte quelli in corrente alternata a frequenza
industriale, fig. 8.
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Fig. 8
Zona 1: normalmente nessun effetto.
Zona 2: normalmente nessun effetto fisiologico pericoloso.
Zona 3: normalmente effetti fisiologici rimarchevoli (arresto cardiaco, arresto respiratorio, crampi
muscolari ecc.). In genere questi effetti risultano reversibili.
Zona 4: Oltre agli effetti della zona 3, probabilità di fibrillazione ventricolare.
Fig. 9
68
6. 1 Effetti della corrente alternata con frequenze superiori a 100 Hz.
Negli impianti elettrici moderni si va continuamente estendendo l'impiego di apparecchiature alimentate
in corrente alternata a frequenza elevata.
I valori di frequenza più utilizzati sono ad esempio: 400 Hz in aeronautica, fino a 450 Hz per saldatura,
da 4000 a 5000 Hz per elettroterapia, oltre 20 kHz per alimentatori a commutazione. I dati
disponibili sul comportamento del corpo umano sottoposto a correnti ad alta frequenza sono molto
limitati ed ancora a livello di studio, tuttavia i valori indicati si possono assumere come riferimento, al
fine di individuare i mezzi di protezione.
Occorre ricordare che l'impedenza della pelle umana varia approssimativamente in modo inversamente
proporzionale alla frequenza per tensioni di contatto dell&'ordine di alcune decine di volt. Per frequenze
elevate oltre 500 Hz l'impedenza del corpo umano si riduce alla sola impedenza interna.
FREQUENZA
Soglia di percezione
Soglia di rilascio
Soglia di Fibrillazione
1000 Hz
2,1
1,68
14
10000 Hz
14
5,2
-
I dati disponibili sono riassunti in tabella ed esprimono il fattore di incremento per i diversi effetti alla
frequenza. Gli studi hanno dimostrato che, più la frequenza aumenta, più il rischio di fibrillazione
ventricolare diminuisce ma, per contro, aumenta il rischio di bruciature. Per frequenze da 200 a 400
Hz impiegate in certe installazioni industriali per l'alimentazione di utensili, la protezione contro i contati
indiretti è identica a quella prescritta per la frequenza a 50 Hz.
6.2 Primi soccorsi ai colpiti da scarica elettrica
Come si è visto, il nostro corpo è particolarmente sensibile alle correnti, infatti correnti dell'ordine del
centesimo di ampere possono risultare fatali per l'infortunato.
Nella maggioranza dei casi la salvezza di una persona dipende dalla tempestività d'intervento dei
soccorritori. Affinché l'intervento sia efficace per l'infortunato e non pericoloso per il soccorritore,
occorre attuare i seguenti provvedimenti:
a) Se l'infortunato è ancora in contatto con il circuito elettrico in tensione, occorre immediatamente
aprire il più vicino apparecchio di sezionamento.
b) Se non è possibile aprire il circuito, occorre staccare l'infortunato con l'aiuto di mezzi isolanti.
c) Senza perdere tempo e, possibilmente, senza muovere l'infortunato iniziare la respirazione artificiale
con il metodo bocca-bocca.
d) Far chiamare da altri, se possibile, il medico o l'autoambulanza avvertendo che si tratta di infortunio
da corrente elettrica.
e) Continuare con la respirazione artificiale e, nel caso di arresto cardiaco, praticare il massaggio
toracico comprimendo ritmicamente la regione del cuore con un ritmo di 30-60 pressioni al minuto.
Per queste operazioni si richiede la presenza di due persone.
Occorre sottolineare che la respirazione artificiale deve essere iniziata il più presto possibile in quanto i
centri nervosi non possono sopravvivere, se privati di sangue ossigenato, per tempi superiori a
qualche minuto.
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SISTEMI ELETTRICI DI DISTRIBUZIONE.
7. CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI DISTRIBUZIONE IN FUNZIONE DEL COLLEGAMENTO A TERRA E
DELLA TENSIONE.
I sistemi di distribuzione dell'energia elettrica sono definiti dalla Norma CEI 64-8/3 in funzione del modo
di collegamento a terra e del loro sistema di conduttori attivi e dalla Norma CEI 11-1 in funzione della
tensione nominale.
Per modo di collegamento a terra si intende la situazione del neutro in cabina MT/BT e quella delle
masse presso l'utenza.
Alcune definizioni
7.1 Definizione di massa
Con il termine di massa si intende una parte conduttrice di un componente elettrico che può essere
toccata e che non è in tensione in condizioni ordinarie di esercizio, ma che potrebbe andare in
contatto accidentale con parti attive a causa di un guasto (Art. 23.2 CEI 64-8/2). Sono, per esempio,
masse la carcassa di un motore elettrico, l'involucro di una lavatrice, le lamiere esterne di un quadro,
ecc., vedere figura 10.
Fig. 10
70
7.2
Sistemi di conduttori attivi
Per sistema di conduttori attivi si intende la situazione della linea dal punto di vista del tipo di corrente
convogliata, del numero di conduttori e delle fasi. La Norma CEI 64-8 considera i seguenti sistemi
(vedere figura 11):
-corrente continua:
a 2 conduttori (positivo-negativo)
a 3 conduttori (positivo-centro-negativo)
-corrente alternata:
-monofase a 2 conduttori (fase -neutro o fase-fase)
-monofase a 3 conduttori (come sopra + centro)
-trifase a 3 conduttori (neutro non distribuito)
-trifase a 4 conduttori (3 fasi + neutro)
Fig. 11
Per la classificazione del sistema vengono utilizzate due lettere con il seguente significato:
- prima lettera T significa collegamento diretto a terra del neutro del trasformatore di cabina (o, in
generale, di un punto del sistema di alimentazione).
- prima lettera I significa neutro del trasformatore di cabina non direttamente collegato a terra (o, in
generale, sistema di alimentazione isolato da terra).
- seconda lettera T significa masse collegate direttamente a terra mediante un proprio dispersore
indipendente da quello della cabina.
- seconda lettera N significa masse collegate al neutro messo a terra.
71
La Norma CEI 64-8/3 considera i seguenti sistemi:
Sistema TT
Collegamento diretto a terra di un punto del sistema (in genere il centro stella del trasformatore di
cabina) e collegamento delle masse, mediante un conduttore di protezione, ad un impianto di terra
elettricamente indipendente da quello del sistema. In questa situazione in caso di guasto, la corrente
verso terra che si richiude attraverso il conduttore "terra" è generalmente di valore poco elevato e
dipende essenzialmente dal valore della resistenza di terra delle masse; poca influenza ha il
collegamento a terra del neutro in cabina (Fig. 12).
Fig. 12
Si hanno correnti di guasto a terra dell'ordine di qualche ampere, o, al massimo, di qualche decina di
ampere. Il sistema TT è inoltre caratterizzato dal pericolo che il neutro vada in tensione sia per guasti
in cabina che per effetto di tutte le correnti di dispersione delle utenze servite. Ne consegue che il
neutro nei sistemi TT va considerato un conduttore attivo e come tale trattato per quanto concerne il
sezionamento (Fig. 13)
Fig. 13
72
Sistema TN
Collegamento diretto a terra di un punto del sistema e collegamento delle masse allo stesso punto
mediante un conduttore di protezione, vedi Fig. 13. In considerazione del fatto che i conduttori di
neutro e di protezione possono
essere uniti o separati si distinguono i seguenti tipi di sistemi TN:
a) TN-C le funzioni di neutro e di protezione sono svolte da uno stesso conduttore che viene
denominato PEN (distribuzione trifase a 4 fili)
b) TN-S le funzioni di neutro e di protezione sono svolte da conduttori separati (distribuzione trifase a
5 fili)
c) TN-C-S le funzioni di neutro e di protezione sono, per una certa parte di circuito, combinate in un
unico conduttore e successivamente separate.
Dopo la separazione i conduttori non possono più essere riuniti per formare di nuovo il conduttore
PEN. Nel sistema TN in caso di guasto la corrente viene limitata esclusivamente dalla impedenza dei
conduttori e pertanto essa può raggiungere valori anche molto elevati, dell'ordine delle migliaia di
ampere. Questo sistema di distribuzione si usa in impianti utilizzatori alimentati attraverso una cabina
MT/BT di proprietà dell'utente (fornitura di energia
elettrica in media tensione). Le correnti di dispersione delle singole utenze possono interessare la
terra solo in minima parte (essendo la resistenza del PEN molto minore di quella del terreno). Ciò
significa che il neutro può considerarsi a tensione verso terra praticamente nulla anche in caso di
guasto. Ne consegue che il neutro nei sistemi TN va considerato un conduttore non in tensione, vedi
fig. 14, e come tale va trattato per quanto concerne il sezionamento
Si tenga tuttavia presente che la Norma CEI 64-8/4, all'Art. 413, considera anche i casi eccezionali nei
quali si può presentare un guasto tra un conduttore di fase e la terra senza interessare il PE; questo
tipo particolare di guasto interessa la resistenza del dispersore Rtc sicchè il neutro può assumere
tensioni non nulle.
Fig. 14
73
Fig. 15
Sistema IT
Non vi sono collegamenti diretti a terra delle parti attive (neutro isolato o collegato a terra con
impedenza elevata) mentre le masse sono collegate mediante il conduttore di protezione ad un
impianto di terra indipendente, vedi fig. 16.
Con questo sistema in caso di primo guasto a terra le correnti sono di valore trascurabile; solo con un
secondo guasto si possono manifestare correnti di valore compreso fra pochi ampere ed alcune
centinaia di ampere in relazione alle impedenze in gioco nel momento del guasto. Il neutro, non
essendo collegato a terra, può assumere tensioni anche elevate in seguito a guasti. La messa a terra
delle masse in questo caso ha lo scopo di limitare la tensione totale di terra in caso di primo guasto.
L'efficacia di tale azione dipende dal rapporto tra la resistenza di terra locale e la resistenza
d'isolamento.
74
Fig. 16
La Norma CEI 64-8 raccomanda in più punti di evitare, per quanto possibile, di distribuire il neutro.
Deve sempre essere previsto un dispositivo di controllo dell'isolamento atto ad indicare il manifestarsi
di un guasto a terra. Considerate tutte queste difficoltà, il sistema IT va realizzato solo quando
esistono particolari esigenze di continuità di esercizio e si vuole evitare l'interruzione dell'alimentazione
al primo guasto a terra.
Parti attive
In qualsiasi sistema di distribuzione le parti attive sono quelle che si trovano in tensione nel servizio
ordinario; pertanto sono da considerarsi parti attive i conduttori di fase (L1 - L2 - L3) e di neutro (N).
Quest'ultimo infatti può presentare una tensione verso terra: piccola in condizioni normali, ma che può
raggiungere valori elevati in caso di guasto. Nei sistemi di distribuzione TN-C il neutro è considerato
non attivo in quanto utilizzato come conduttore di protezione. Tutti i conduttori di protezione, dovendo
svolgere una funzione di sicurezza, non possono mai essere interrotti. Il conduttore PEN, se del tipo a
posa fissa, deve presentare una sezione minima di 10 mmq se in rame e 16 mmq se in alluminio.
Nel caso particolare in cui il conduttore PEN sia di tipo concentrico e presenti una continuità in tutti i
punti, la sezione minima può scendere a 4 mmq.
Colorazioni dei conduttori
Per la distinzione dei conduttori si fa uso delle seguenti colorazioni:
- giallo-verde per i conduttori di protezione ed equipotenzialità (per collegamento equipotenziale si
intende un conduttore che unisce tra loro due o più parti metalliche al fine di eguagliare il
potenziale in caso di guasto).
- blu chiaro per il conduttore di neutro
- blu chiaro con fascetta terminale giallo-verde o giallo-verde con fascetta terminale blu chiaro per i
conduttori PEN.
- grigio-marrone-nero per i conduttori di fase (facoltativi).
La colorazione completa dei cavi è considerata dalla tabella UNEL 00722.
75
Sezioni minime dei conduttori
La sezione minima dei conduttori di fase nei circuiti a corrente alternata degli impianti utilizzatori è
fissata dalla Tabella 52 E della Norma CEI 64-8/5 (Art. 524.3).
Per quanto concerne le installazioni fisse i cavi di qualsiasi tipo con conduttori in rame non devono
avere sezione minore di 1,5 mmq per i circuiti di energia e di 0,5mmq per i circuiti di comando e
segnalazione. I cavi flessibili con guaina per allacciamenti mobili non devonoavere sezione minore di
0,75 mmq.
I conduttori di neutro devono avere la stessa sezione del conduttore di fase fino a 16 mmq se in rame
e 25 mmq se di alluminio; è ammesso che il neutro sia di sezione ridotta, per sezioni con fasi superiori
a 16 mmq se di rame e a 25 mmq se di alluminio, solo se sono rispettate le seguenti condizioni:
- il carico alimentato dalla linea si può considerare equilibrato e comunque la corrente di neutro non è
superiore alla portata massima del neutro
- si provvede ad una adeguata protezione contro le sovraccorrenti.
Classificazione dei sistemi secondo la tensione nominale.
La Norma CEI 11.1 (impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica) classifica i
sistemi di distribuzione (TT-TN-IT) in funzione della tensione nominale alla quale si fa riferimento, a tal
fine vengono individuati quattro sistemi:
- Sistemi di categoria 0 (zero)
sono quelli a tensione nominale minore o uguale a 50 V in corrente alternata e a 120 V in corrente
continua non ondulata. Di per sè tali tensioni non sono considerate pericolose per le persone; si
devono tuttavia rispettare determinate condizioni di sicurezza (vedere il paragrafo seguente).
- Sistemi di I (prima) categoria
sono quelli a tensione superiore a 50 V fino a 1000 V in corrente alternata e da 120 V a 1500 V in
corrente continua. In questa categoria rientra la grandissima maggioranza degli impianti elettrici in
bassa tensione sia del settore civile che industriale. In ambienti ordinari si devono adottare opportuni
provvedimenti per ottenere la sicurezza considerando che anche persone non addestrate possono
utilizzare l'impianto o le apparecchiature elettriche.
Persona addestrata è colui che possiede conoscenze tecniche adeguate o notevole esperienza o che
ha ricevuto particolari istruzioni per effettuare determinate operazioni al fine di evitare pericoli derivanti
dall'uso dell'elettricità. I sistemi di I categoria collegati direttamente a terra (TT o TN) devono avere
tensione verso terra U0 non superiore a 600 V in corrente alternata e a 900 V in corrente continua.
- Sistemi di II (seconda) categoria
sono quelli a tensione superiore a 1.000V in corrente alternata e a 1.500V in corrente continua fino a
30kV. Questi impianti devono essere segregati e su di essi possono operare solo persone
addestrate.
- Sistemi di III (terza) categoria
sono quelli con tensione superiore a 30kV e riguardano impianti di generazione, trasformazione e
trasporto dell'energia elettrica; appartengono nella maggioranza dei casi alle Società di produzione
(ENEL, Aziende Municipalizzate, ecc.).
Sistemi a bassissima tensione
I sistemi di categoria 0 vengono a loro volta classificati in 3 tipi:
76
a) SELV,
bassissima tensione di sicurezza, quando l'alimentazione è ottenuta da un trasformatore di sicurezza, da
un gruppo motore-generatore, da una batteria o da particolari dispositivi elettronici e l'impianto
rispetta tutte le severe condizioni atte a garantire l'isolamento verso terra di tutti i componenti in ogni
situazione di funzionamento. La messa a terra è vietata.
b) PELV,
bassissima tensione di sicurezza, con le stesse caratteristiche del sistema SELV ma con i circuiti
collegati a terra. Questo sistema non è equivalente per sicurezza al precedente e può essere
impiegato quando la Norma non richiede specificamente il tipo SELV.
c) FELV,
bassissima tensione funzionale, quando la tensione ha valore non superiore a 50 V ma non sono
rispettate tutte le condizioni richieste dal sistema SELV. Rientra per esempio in questa categoria
l'impianto di segnalazione acustica mediante pulsante e suoneria di ingresso di appartamento alimentato
con un trasformatore ordinario a 230/24 V.
8. CLASSIFICAZIONE DEI COMPONENTI DEGLI APPARECCHI E GRADI DI PROTEZIONE.
Per componente si intende ogni elemento utilizzato in qualsiasi punto dell'impianto elettrico con lo
scopo di assolvere ad una specifica funzione (generatori, trasformatori, conduttori, apparecchi di
misura, di protezione ecc.). Tutti i componenti vengono classificati in relazione al loro modo di
protezione contro i contatti indiretti.
Contatto indiretto
Un contatto indiretto avviene tutte le volte che una persona tocca una massa, che in condizione di
normale funzionamento non si trova sotto tensione ma che per un cedimento dell'isolamento presenta,
verso terra, una tensione pericolosa.
Classificazione dei componenti elettrici in funzione del collegamento a terra
I componenti sono classificati dalla Norma CEI 64-8/2 (parte commento all'art.2.7.3), in quattro
categorie:
a) componente di classe zero (0)
è definito un componente dotato di solo isolamento delle parti attive (isolamento principale) e che non
dispone di morsetto per il collegamento delle masse ad un conduttore di protezione. Questi
componenti possono essere utilizzati solo se alimentati dai sistemi SELV o se installati in ambienti con
caratteristiche idonee ad assicurare la protezione delle persone.
b) componente di classe prima (I)
è dotato di isolamento principale ed è provvisto di opportuni elementi per la connessione delle masse
al conduttore di protezione. Questi componenti sono impiegabili in tutti i sistemi TT, TN e IT di
categoria 0 e I.
c) componente di classe seconda (II)
è dotato di isolamento doppio o rinforzato (isolamento principale più isolamento supplementare) e non
dispone di alcun dispositivo per il collegamento al conduttore di protezione. Questi componenti sono
impiegabili in tutti i sistemi TT, TN e IT di categoria 0 e I.
77
d) componente di classe terza (III)
è dotato di isolamento ridotto e può essere impiegato solo in sistemi SELV con tensione nominale non
superiore a 25 V in c.a. o 60 V in c.c. o anche, entro certi limiti, in sistemi PELV.
Questa classificazione è specificata per ciascun componente dalle rispettive Norme CEI di prodotto e
pertanto è ricordata nella Norma CEI 64-8 solo per quanto concerne i limiti di impiego nelle diverse
condizioni.
Classificazione degli apparecchi secondo il loro grado di mobilità
Al fine di un corretto utilizzo degli apparecchi elettrici essi vengono classificati dalla Norma CEI 64-8/2
secondo il loro grado di mobilità:
-
apparecchio fisso: appartengono a questa categoria tutti gli apparecchi che sono normalmente
ancorati ad un supporto o posizionati in un posto fisso e che non possono essere spostati
facilmente (es. motore, scaldacqua, ecc.);
-
apparecchio trasportabile: apparecchio che può essere spostato facilmente, ma che durante il suo
funzionamento ordinario non richiede di essere spostato (es. lampada da pavimento, computer,
forno, ecc.);
-
apparecchio mobile: apparecchio che richiede di essere spostato manualmente durante l'utilizzo
(aspirapolvere, lucidatrice, ecc.)
-
apparecchio portatile: è un apparecchio mobile che, durante il suo funzionamento ordinario viene
sorretto dalla mano dell'operatore (es. trapano, asciugacapelli, ecc.).
Appare evidente dalla classificazione dell'apparecchio che quanto più è elevato il grado di mobilità tanto
più severi dovranno essere i provvedimenti da adottare al fine di garantire la sicurezza.
Grado di protezione degli involucri, codice IP
Il grado di protezione di un involucro destinato a contenere elementi elettrici (quadro, scatola di
derivazione, coperchio di un apparecchio ecc.) è definito dalla Norma CEI 70-1 in relazione a due
fattori che considerano rispettivamente la protezione contro l'ingresso di corpi solidi e la protezione
contro la penetrazione dei liquidi (vedi fig. 17 e 18).
Pertanto la definizione di un involucro è costituita dalle lettere IP seguite da 2 cifre più eventuale
lettera.
Esempio: se un componente è classificato IP44 significa che è protetto contro l'ingresso di corpi
solidi di dimensioni superiori a 1 mm e protetto contro gli spruzzi d'acqua. Occorre tenere presente
che se la condizione di installazione può influire sul grado di protezione dell'involucro, il costruttore
deve precisarla nelle istruzioni di utilizzo del prodotto stesso.
Se il materiale è classificato per un solo tipo di protezione la cifra mancante viene sostituita da una X
es: IP 2X oppure IP X2. L'eventuale lettera (A, B, C, D) in terza posizione ha il seguente significato
riferito unicamente alla protezione contro i contatti diretti:
A- protetto dal contatto con la mano aperta
B- protetto dal contatto con il dito
C- protetto dal contatto con un filo avente ø > 2,5 mm
D- protetto dal contatto con un filo avente ø > 1 mm.
78
Grado di
protezione
contro corpi
estranei
Prova di validazione della protezione
Disegno schematico della prova
1
Protetto contro corpi solidi di dimensioni superiori a 50mm e
contro l’accesso a parti pericolose col dorso della mano. Una sfera
di ∅50 mm non deve poter passare attraverso l’involucro e/o
entrare in contatto con parti attive o in movimento.
2
Protetto contro corpi solidi di dimensioni superiori a 12 mm e
contro l’accesso a parti pericolose con un dito. Il cosiddetto dito di
prova non deve entrare in contatto con parti attive o in movimento.
Inoltre una sfera di ∅12 mm non deve poter passare attraverso
l’involucro.
3
Protetto contro corpi solidi di dimensioni superiori a 2,5mm e
contro l’accesso a parti pericolose con un attrezzo (ad es.
cacciavite). Un filo di ∅2.5 mm non deve poter passare attraverso
l’involucro.
4
Protetto contro corpi solidi di dimensioni superiori a 1,0mm.
Un filo di ∅1,0 mm non deve poter passare attraverso
l’involucro.
5
Con l’apparecchiatura in una camera a polvere di talco in
sospensione, si deve verificare che la quantità di polvere che entra
nell’apparecchiatura stessa non superi un certo quantitativo.
6
Con l’apparecchiatura in una camera a polvere di talco in
sospensione, si deve verificare che la quantità di polvere che entra
nell’apparecchiatura stessa sia nulla.
Tab. 6.1-a - Grado di protezione contro corpi estranei
Fig. 17
79
Grado di
protezione
Disegno schematico della prova
contro i
liquidi
Prova di validazione della protezione
1
L’apparecchiatura deve essere protetta contro la caduta di gocce in
verticale.
2
L’apparecchiatura deve essere protetta contro la caduta di gocce con una
angolazione massima di 15 gradi.
3
L’apparecchiatura deve essere protetta contro la pioggia.
4
L’apparecchiatura deve essere protetta contro gli spruzzi.
5
L’apparecchiatura deve essere protetta contro i getti d’acqua.
6
L’apparecchiatura deve essere protetta contro le ondate.
7
L’apparecchiatura deve essere protetta contro l’immersione.
8
L’apparecchiatura deve essere protetta contro l’immersione a tempo
indefinito e a profondità specificata.
Tabella 6.1-b - Grado di protezione contro i liquidi
Fig. 18
80
9. PROTEZIONE DELLE PERSONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI CON PARTI IN TENSIONE
PROTEZIONE DELLE PERSONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI.
La protezione contro i contatti diretti si effettua per tutti i componenti dell'impianto adottando
opportune misure aventi lo scopo di impedire che una persona possa entrare in contatto con una parte
attiva del circuito elettrico.
Con riferimento alla norma CEI 64-8/4 (capitolo 48), si definiscono due sistemi di protezione che
trovano la loro applicazione in funzione dell'ambiente e delle persone che operano in esso: 1)
protezione totale, 2) protezione parziale.
Protezione totale
La protezione totale è adottabile in tutti gli ambienti ordinari nei quali sono presenti persone non
addestrate a valutare i rischi e i pericoli connessi con l'uso dell'elettricità e si attua mediante
isolamento delle parti attive, oppure mediante involucri o barriere, ecc.
Si ricorda che ogni elemento conduttore che si trova in tensione in servizio ordinario è ritenuto una
parte attiva; sono perciò da considerare parti attive i conduttori di fase ed il conduttore di neutro. Nei
sistemi di distribuzione TN-C il conduttore PEN per convenzione non si ritiene parte attiva.
a) Protezione mediante isolamento delle parti attive ''isolamento, destinato ad impedire il contatto con
parti in tensione, deve realizzare una copertura totale delle parti attive inamovibili senza provocarne la
distruzione. L'isolamento, per caratteristiche fisico chimiche e per spessore deve essere tale da
resistere alle sollecitazioni meccaniche, chimiche, elettriche e termiche alle quali può essere soggetto
tenendo conto della sua
specifica funzione protettiva. L'isolamento deve quindi rispondere a specifiche norme e superare le
prove previste. In particolare, vernici, lacche, smalti e simili, utilizzati per l'isolamento funzionale (es.
avvolgimenti di motori, trasformatori, bobine ecc.) non si considerano normalmente idonei ad assicurare
la protezione contro i contatti diretti.
Anche il rivestimento isolanti in PVC dei cavi privi di guaine non è ritenuto sufficientemente sicuro sotto
l'aspetto della protezione contro i contatti diretti e da ciò discendono particolari regole d'installazione
già viste.
In figura 19 sono indicati schematicamente due isolamenti tipici dei cavi: quello
funzionale e quello protettivo (guaina).
81
Se l'isolamento protettivo nella sua combinazione con l'isolamento funzionale presenta particolari
caratteristiche si può avere la situazione di "doppio isolamento" o "isolamento rinforzato" che, come si
vedrà in seguito, garantisce anche la protezione contro i contatti indiretti.
b) Protezione mediante involucri o barriere.
Per evitare di entrare il contatto diretto durante il funzionamento ordinario, le parti attive si possono
racchiudere entro involucri o barriere tali da assicurare un grado di protezione minimo IPXXB (dito di
prova) (Fig. 20).
Per involucro si intende un elemento (scatola, custodia, contenitore, quadro, ecc.) che impedisca il
contatto diretto in ogni direzione e che nel contempo assicuri, quando richiesto, anche una protezione
contro determinati agenti esterni (corpi solidi o acqua). La barriera invece è un elemento che impedisce
il contatto diretto nella direzione abituale di accesso. Le superfici superiori orizzontali di involucri o
barriere, se si trovano a portata di mano, devono presentare un grado minimo IPXXD (filo del diametro
di 1 mm).
Fig. 20
Per parti a portata di mano si intendono tutti quegli elementi (conduttori o parti conduttrici) comprese
nel volume di accessibilità (fig.20) che una persona può raggiungere dal piano di calpestio senza
l'impiego di mezzi ausiliari. Per alcuni componenti particolari, quali adesempio portalampade,
portafusibili, binari elettrificati ecc., considerati da specifichenorme, sono ammessi gradi di protezione
inferiori a IPXXB. Tutti gli involucri e le barriere, anche in relazione alle specifiche condizioni ambientali,
devono essere saldamente fissati per garantire nel tempo la massima segregazione delle parti attive.
Se durante il servizio ordinario è richiesta la possibilità di aprire gli involucri o rimuovere le barriere è
necessario che venga rispettata almeno una delle seguenti condizioni:
- impiego di una chiave o attrezzo in unico o limitato numero di esemplari da affidare a persone
addestrate.
- sezionamento delle parti attive con interblocco; la richiusura del circuito deve avvenire solo dopo la
richiusura dell'involucro o la sistemazione della barriera.
- interposizione di una barriera con grado di protezione minimo IPXXB removibile esclusivamente
mediante l'impiego di un attrezzo (chiave o simile).
82
Fig. 21
Protezione parziale
La protezione parziale è ritenuta sufficiente solo in luoghi dove operano persone addestrate allo
svolgimento di una specifica e particolare attività in relazione al tipo di impianto, al tipo di operazione e
alle condizioni ambientali.
Per persona addestrata si intende colui che possiede adeguate conoscenze tecniche o abbia maturato
una sufficiente esperienza o sia stato abilitato ad operare in modo specifico così da evitare situazioni di
pericolo per sé e per gli altri.
La scelta tra la protezione totale o parziale è stata definita in sede normativa al capitolo 48 della
Norma CEI 64-8/4:
- la protezione totale è applicabile in tutte le condizioni;
- la protezione parziale mediante ostacoli o mediante distanziamento è permessa in locali accessibili a
persone addestrate, es. cabine, (visibilmente contrassegnati con opportune segnalazioni).
La protezione parziale può attuarsi mediante ostacoli o mediante allontanamento.
a) Protezione mediante ostacoli
La protezione mediante ostacoli si ottiene utilizzando opportune strutture che hanno lo scopo di
impedire l'avvicinamento non intenzionale a parti di circuito in tensione e di evitare il contatto
involontario dell'operatore durante interventi sul circuito elettrico in tensione per lavori di riparazione,
manutenzione, modifiche e simili che per particolari ragioni di funzionalità non possono essere effettuate
a circuito aperto; il grado di protezione offerto dagli ostacoli realizzati impiegando griglie, parapetti
ecc, può essere inferiore a IPXXB.
83
b) Protezione mediante distanziamento
La protezione mediante distanziamento consiste nell'adottare opportuni criteri installativi al fine di
evitare che elementi di circuito elettrico a tensione pericolosa possano trovarsi a portata di mano. Si
considerano simultaneamente accessibili parti conduttrici che distano fra di loro meno di 2,5 m in
verticale o di 2 m in orizzontale.(per le altre dimensioni vedere fig. 20). In luoghi particolari dove
vengono normalmente effettuati lavori che richiedono
L'utilizzo di oggetti conduttori di grande lunghezza, le distanze fra le parti conduttrici devono essere,
di volta in volta, opportunamente valutate. Si intendono per parti conduttrici simultaneamente
accessibili non solo le parti attive del circuito elettrico ma anche le masse, le masse estranee, i
conduttori di protezione, i dispersori, i pavimenti e le pareti non isolanti.
Si ricorda che per massa estranea si intende una parte conduttrice non facente parte dell'impianto
elettrico ma in grado di introdurre in un ambiente il potenziale di terra o altri potenziali. Si considerano
masse estranee, ad esempio, le tubazioni dell'acqua, del gas, del riscaldamento, gli elementi metallici
facenti parte di strutture di edifici.
Protezione addizionale con differenziali
La protezione contro i contatti diretti mediante le misure di protezione totale o parziale può essere
integrata, per raggiungere un più elevato standard di sicurezza, con l'impiego di interruttori differenziali
aventi correnti differenziali nominali uguali o inferiori a 30 mA. L'impiego del solo differenziale non è
considerato sufficiente per la protezione contro i contatti diretti.
L’interruttore differenziale
Un interruttore differenziale, come risulta dalla figura 22, è costituito da alcuni elementi fondamentali:
a) i contatti
b) il rilevatore differenziale
c) il relè polarizzato
d) il tasto di prova
I contatti hanno lo scopo di consentire l'apertura e la chiusura del circuito e sono proporzionati in
funzione della corrente che sono chiamati ad interrompere (interruttori differenziali puri o interruttori
differenziali magnetotermici).
Il rilevatore differenziale è costituito da un trasformatore con nucleo magnetico toroidale (a bassa
riluttanza magnetica) sul quale sono disposti due avvolgimenti principali e un avvolgimento secondario
che alimenta un relè polarizzato a smagnetizzazione in grado di comandare il dispositivo di sgancio per
l'apertura dei contatti.
In condizioni di funzionamento normale dell'impianto, le correnti che percorrono gli avvolgimenti
principali sono uguali e pertanto in tale situazione non si genera nell'avvolgimento secondario nessuna
forza elettromotrice. Se invece per difetto di isolamento si verifica una dispersione di corrente a valle
del rilevatore differenziale, per difetto di isolamento o per contatto diretto, si determina una corrente
risultante tale da permettere un flusso magnetico nel toroide che genera una forza elettromotrice
nell'avvolgimento secondario tale da consentire la smagnetizzazione del relè polarizzato e quindi
l'apertura dei contatti.
Tutti gli interruttori differenziali sono muniti di un tasto di prova mediante
il quale è possibile verificare periodicamente la funzionalità dell'apparecchio.
84
Fig. 22
Classificazione dei differenziali
Gli interruttori differenziali sono classificati in due grandi famiglie:
- Interruttori differenziali puri
- Interruttori differenziali magnetotermici.
I primi sono idonei alla sola protezione contro le correnti di dispersione verso terra e nell'installazione
richiedono l'impiego di dispositivi (fusibili o interruttori automatici) in grado di interrompere le
sovracorrenti (sovraccarico e cortocircuito) per proteggere non solo il circuito interessato dal guasto
ma anche il differenziale.
I secondi costituiscono un complesso unico in grado di aprire il circuito in caso di guasto sia che si
tratti di correnti di dispersione sia di sovracorrenti.
Riguardo la destinazione d'uso i differenziali si distinguono in:
- interruttori differenziali per uso domestico e similare
- interruttori differenziali per uso industriale.
Appartengono ai primi gli interruttori con soglia di intervento differenziale fino a 1 A (sia nel tempo
istantaneo che selettivo, fino a 1 s), ai secondi, con soglia di intervento differenziale fino a 3 A (sia nel
tempo istantaneo che regolabile fino a 3 s).
Non di rado, specie nei grossi quadri generali e di distribuzione (di impianti nel sistema TN) vengono
utilizzati relè differenziali, separati dagli interruttori automatici magnetotermici, con soglia di intervento
differenziale fino a 25 A (e oltre) e con tempi di ritardo fino a 5 s. Molti interruttori differenziali del
primo tipo sono muniti di elementi di commutazione destinati alla regolazione della corrente differenziale
di intervento e per alcuni tipi è prevista anche la possibilità di regolazione del tempo di intervento. Con
i differenziali regolabili è possibile realizzare una efficace protezione selettiva nel campo delle correnti
di guasto. Infine in relazione alla forma d'onda della corrente di dispersione, le Norme CEI 23-18, 2342 e 23-44 considerano i differenziali di tipo AC e di tipo A.
85
I differenziali di tipo AC sono idonei ad essere installati in circuiti nei quali sono previste correnti
differenziali di tipo alternato; mentre i differenziali di tipo A sono idonei ad essere installati, per
garantire la protezione, nei circuiti nei quali si possono manifestare correnti di
dispersione di tipo alternato o di tipo pulsante unidirezionale.I differenziali di tipo A sono riconoscibili
dal segno grafico riportato sulla targhetta degli apparecchi.
Differenziali di tipo S
Le Norme IEC 1008-1 e 1009-1 suddividono dal punto di vista dei tempi di
intervento gli interruttori differenziali in due tipi:
- tipo generale non ritardato (il tempo totale di intervento varia in funzione della corrente differenziale
da 40 a 300 ms);
- tipo S (selettivo) con tempi totali di intervento variabili in funzione della corrente differenziale da
150 a 500 ms e tempi di non intervento tali da risultare per correnti di dispersione non inferiori a
5 Idn superiori ai tempi massimi di intervento dei dispositivi di tipo generale.
I tipi S non sono validi per la protezione addizionale contro i contatti diretti e sono impiegati come
protezione generale poiché risultano selettivi rispetto ai tipi da 0,3A e 0,03 A.
86
4. Impianti elettrici nei cantieri
4.1 Generalità
L'insieme dei componenti elettrici, elettricamente dipendenti, installati all'interno dell'area
delimitata dal recinto del cantiere costituiscono, secondo la guida CEI 64-17, l'impianto
elettrico di cantiere. Il cantiere può essere un luogo all'aperto o al chiuso ove si svolgono
lavori temporanei come la costruzione di nuovi edifici, la riparazione, la trasformazione, la
demolizione e la ristrutturazione di edifici esistenti, la costruzione di opere pubbliche, strade,
ferrovie ecc.. Ha in genere vita breve, appare con l'inizio dei lavori e scompare quando questi
sono terminati con il recupero, per un successivo riutilizzo, di gran parte degli impianti e delle
attrezzature. La provvisorietà tipica della struttura, che induce spesso a trascurare i problemi
legati alla sicurezza, le condizioni ambientali gravose e la presenza di persone poco
consapevoli del rischio elettrico rendono, come purtroppo confermano le statistiche,
particolarmente pericoloso questo ambiente di lavoro. Fortunatamente la sensibilità ai problemi
della sicurezza è andata costantemente aumentando negli ultimi anni portando al recepimento
di alcune direttive europee che stabiliscono prescrizioni molto severe per la sicurezza generale
nei cantieri compresa quindi anche la parte elettrica. La funzionalità e la consistenza
dell'impianto elettrico di cantiere sono funzione della durata e delle dimensioni del cantiere e
pur non essendo richiesto dalla legge 46/90 nessun tipo di progetto, è sempre
raccomandabile, almeno per i cantieri di dimensioni considerevoli, approntare una
documentazione completa (schemi dei quadri, dimensionamento protezione e posa delle
condutture, misure di protezione dai contatti diretti e indiretti e schema dell'impianto di terra)
delle principali caratteristiche dell'impianto. Il progetto potrebbe essere invece richiesto dal
responsabile della sicurezza nei cantieri assoggettati al D.lgs. 494/96 riguardante la sicurezza
e l'igiene del lavoro. In ogni caso il cantiere è un luogo di lavoro molto particolare e le
caratteristiche dell'impianto elettrico devono tenere conto del maggiore rischio elettrico
rispetto ai rischi che si corrono con un impianto installato in condizioni ambientali ordinarie:
occorrerà tenere presente le condizioni climatiche, variabili per tutta la durata del cantiere, il
rischio di urti, la presenza di polveri ed acqua, la presenza più o meno elevata di persone, la
presenza di eventuali ambienti a maggior rischio in caso d'incendio o con pericolo di
esplosione. Da non dimenticare, essendo i cantieri allestiti generalmente all'aperto, che il DPR
164/56 prescrive che non possono essere effettuati lavori in vicinanza di linee aeree a
distanza inferiore a 5 m dalla costruzione o dai ponteggi (fig. 4.1) a meno che, avvertito il
gestore dell'impianto, non si provveda ad un'adeguata protezione (fig. 4.2) onde evitare
contatti o pericolosi avvicinamenti ai conduttori delle linee.
87
Fig. 4.1 - Distanza minima da linee elettriche
Fig. 4.2 - Esempio di protezione nei confronti di una linea aerea in media tensione
88
4.2 Tipi di alimentazione e protezione contro i contatti indiretti dell'impianto elettrico del cantiere
L'impianto di cantiere è alimentato normalmente da un punto di fornitura provvisorio e ha
origine nel punto di allacciamento della linea di alimentazione del quadro generale di cantiere
che normalmente coincide o con i morsetti dell'interruttore limitatore o dell'organo di misura,
quando l'energia è fornita direttamente in bassa tensione da un ente distributore, o con un
gruppo elettrogeno o una sottostazione prefabbricata di trasformazione MT/BT negli altri casi.
L'alimentazione però può essere prelevata anche da un impianto esistente con l'impianto di
cantiere che in questo caso trae origine dai morsetti dell'interruttore immediatamente a monte
della linea di cantiere oppure, come nel caso di piccoli cantieri, direttamente dalla presa a
spina che alimenta il quadretto di cantiere.
4.2.1 Alimentazione da rete pubblica a bassa tensione (Sistema TT)
Quando l'alimentazione è fornita direttamente in bassa tensione dall'ente distributore il sistema
è TT. Il tipo di sistema determina il modo di collegamento a terra che in questo caso prevede
il collegamento di tutte le masse del cantiere ad un impianto di terra indipendente da quello
della rete di alimentazione pubblica (fig. 4.3).
Fig. 4.3 - Alimentazione da rete pubblica (sistema TT)
89
Il valore della resistenza di terra deve essere coordinato con i dispositivi di protezione verificando la
seguente relazione:
dove Ra è la somma delle resistenze del dispersore e dei conduttori di protezione delle
masse, Idn è la corrente nominale differenziale del dispositivo di protezione e 25 V è la
tensione limite di contatto ridotta rispetto ad un luogo ordinario.
4.2.2 Alimentazione da rete pubblica in alta tensione (Sistema TN-S)
Per i cantieri di grande dimensione può essere conveniente alimentare l'impianto elettrico in
alta tensione mediante una propria cabina di trasformazione realizzando un sistema che, per il
modo di collegamento a terra delle masse, prende il nome di TN-S (lo stesso sistema viene
adottato anche se l'alimentazione avviene tramite gruppo elettrogeno). L'impianto di terra è
unico e si ottiene collegando le masse dell'impianto del cantiere, attraverso un adeguato
conduttore di protezione, all'impianto di terra della cabina di trasformazione (fig. 4.5).
Per la parte in alta tensione la relazione da verificare in questo caso è:
dove RE è la resistenza di terra, UE è la tensione totale di terra, UTP è la tensione di contatto
ammissibile ed IF è la corrente di guasto a terra lato alta tensione (dato fornito dall'ente
distributore). La tensione totale di terra UE e le tensioni di contatto ammissibili UTP, noto il
tempo di eliminazione del guasto tF (dato fornito dall'ente distributore) devono essere scelte
fra quelle indicate in fig. 4.4.
Fig. 4.4 - Alimentazione con sistema TN - Parte in media tensione
90
Qualora non fosse possibile garantire il coordinamento dell'impianto di cantiere con le
protezioni dell'ente distributore è possibile adottare altre soluzioni proposte dalle Norme CEI
11-1. Per quanto riguarda la parte dell'impianto a bassa tensione occorre verificare il
coordinamento dei dispositivi di protezione così come indicato nella Norma CEI 64-8 art.
481.3.1 (fig. 4.5).
Fig. 4.5 - Alimentazione con sistema TN - Parte in bassa tensione
Nei sistemi TN un guasto sul lato bassa tensione è riconducibile ad un vero e proprio corto
circuito poiché la corrente si richiude, attraverso i conduttori di fase e quelli di protezione, sul
centro stella del trasformatore, senza interessare il dispersore. La protezione può essere
attuata per mezzo di dispositivi a massima corrente a tempo inverso quando sia soddisfatta la
seguente condizione:
dove U0 è la tensione nominale verso terra dell'impianto lato bassa tensione (normalmente 230
V), ZS è l'impedenza totale dell'anello di guasto che comprende il trasformatore il conduttore
di fase e quello di protezione fra il punto di guasto e il trasformatore, Ia è la corrente che
provoca l'intervento delle protezioni entro i tempi indicati per gli impianti in ambienti particolari
(fig. 4.5). In particolare, con tensioni verso terra di 230 V, deve essere rispettato il tempo
di 0,2 s per i circuiti terminali e di 5 s per i circuiti di distribuzione o circuiti terminali che
alimentano apparecchi fissi. L'impedenza dell'anello di guasto può essere ottenuta con calcoli o
più semplicemente con misure ma negli impianti di cantiere, dove per maggior sicurezza
normalmente si impiegano dispositivi differenziali (in questo caso Ia coincide con la corrente
nominale differenziale del dispositivo Idn), la misura dell'impedenza dell'anello di guasto in
genere non risulta necessaria perché nella maggioranza dei casi con tali dispositivi la relazione
1.3 risulta ampiamente soddisfatta.
91
4.3 Alimentazione dei circuiti in luoghi conduttori ristretti
Tutti i luoghi di dimensioni limitate, racchiusi da superfici metalliche o comunque conduttrici nei
quali una persona può entrare in contatto con tali superfici attraverso un' ampia parte del suo
corpo e dove è difficoltoso interrompere tale contatto (fig. 4.6), vengono denominati luoghi
conduttori ristretti ( tale definizione è applicabile anche ad ambienti estesi in cui l'operatore è
a stretto contatto, con ampie parti del corpo, con superfici conduttrici, ad esempio lavori con
cinture di sicurezza su strutture metalliche).
Fig. 4.6 - Alimentazione dei circuiti in luogo conduttore ristretto mediante trasformatore di
sicurezza (SELV) e di isolamento
Gli utensili portatili, gli apparecchi di misura trasportabili o mobili impiegati in questi luoghi
devono essere alimentati a bassissima tensione di sicurezza (SELV) o protetti tramite
separazione elettrica (le lampade portatili possono essere alimentate solo a bassissima
tensione di sicurezza) con l'avvertenza di tenere sia il trasformatore di sicurezza dei sistemi
SELV sia il trasformatore di isolamento all'esterno del luogo conduttore ristretto. In questi
casi è indispensabile utilizzare quadri speciali che possono essere muniti di più prese a spina
purché alimentate da un singolo trasformatore o da un singolo avvolgimento di un
trasformatore con più avvolgimenti secondari separati.
92
4.4 Alimentazione tramite trasformatore di isolamento o piccolo gruppo elettrogeno per
cantieri di modeste dimensioni - Impiego di componenti di classe II
I circuiti dei piccolissimi cantieri possono essere collegati direttamente dall'impianto esistente
mediante presa a spina che alimenta un quadro portatile contenente un trasformatore di
isolamento, ottenendo in tal modo una protezione contro i contatti indiretti mediante
separazione elettrica. Allo stesso risultato si può giungere anche utilizzando un piccolo gruppo
elettrogeno che alimenta un solo utilizzatore alla volta (fig.4.7).
Fig. 4.7 - Alimentazione di un unico utilizzatore mediante gruppo elettrogeno
Un'altra soluzione possibile per i piccolissimi cantieri consiste nell'impiego di utensili portatili di
classe II (fig. 4.8) purché siano idonei per l'uso in luoghi soggetti a spruzzi d'acqua (IPX4).
Fig. 4.8 - Uso di utensili di classe seconda
93
4.5 Scelta e installazione dei componenti l'impianto
4.5.1 Dimensionamento e posa delle condutture
La scelta delle condutture di cantiere viene effettuata, come per tutti gli impianti tradizionali, a
partire dalla modalità di posa, tenendo presenti le caratteristiche ambientali tipiche dei
cantieri. Il tipo di posa scelto non deve essere di intralcio alle persone o ai mezzi di trasporto
(anche per evitare danneggiamenti ai cavi stessi), i cavi devono essere opportunamente
protetti meccanicamente contro i danneggiamenti e devono essere facilmente individuabili e
rimovibili quando il cantiere sarà smantellato. La scelta della modalità di posa è condizionata da
diversi fattori tra i quali il costo e la facilità di recupero o di spostamento nel corso dei lavori
di cantiere. Tra le modalità proposte dalla normativa vigente (fig. 4.9) quella più utilizzata
proprio per la sua economicità e versatilità nell'impiego in cantiere, è quella aerea senza fune
portante (fig. 4.10).
Pose più significative Numero
Numero
CEI 64-8
Cavi entro tubi a vista
Senza guaina
3
Multipolari o unipolari con
guaina
3A
Cavi con guaina o armatura posati
a parete
11
Cavi multipolari con guaina su
passerelle non perforate
12
Cavi unipolari con guaina su
passerelle non perforate
12
Cavi multipolari con guaina su
passerelle perforate
13
Cavi unipolari con guaina su
passerelle perforate
13
Cavi multipolari con guaina
sospesi a funi
17
Cavi unipolari con guaina
sospesi a funi
17
Raffigurazione
Temp.
Ambiente
(C°)
30
30
30
30
30
94
Cavi multipolari con guaina sospesi
su pali dotati di selle e fissati
confascette
17
Cavi Unipolari con o senza
guaina posati in canale
34
Cavi Multipolari con o senza
guaina posati in canale
30
30
34A
Cavi con guaina posati in tubi
protettivi (cavidotti) o cunicoli
interrati
61
20
Cavi provvisti di armatura metallica
interrati senza protezione
meccanica addizionale
62
20
Cavi con guaina interrati con
protezione meccanica
63
20
Cavi multipolari immersi in acqua
81
20
Fig. 4.9 - Modalità di posa più comuni riportate dalla guida 64-17
95
Fig. 4.10 - Posa aerea senza fune portante
Onde evitare il rischio di tagli sulla guaina è vietato sostenere i cavi a mezzo legature in filo di
ferro. Devono invece essere sostenuti mediante selle, in legno o di altro materiale, prive di
spigoli o di altri elementi taglienti e aventi un raggio di curvatura adeguato ad evitare lo
schiacciamento del cavo sulla sella a causa del proprio peso. Il raggio della sella può essere
calcolato con la formula di fig. 4.10. Alcuni esempi di posa delle condutture in un cantiere
sono riportate in fig. 4.11.
96
Fig. 4.11 - Esempi di distribuzione e posa delle condutture in un cantiere
I cavi ammessi sono quelli dichiarati idonei dal costruttore per la posa all'esterno in ambienti
bagnati ( Tab. 4.1).
Posa fissa
Tubi
protettivi
e canali
Modalità di posa
Tipo
Tensioni
450/750
H07V-K
V
450/750
H07BQ-F
V
450/750
H07RN-F
V
FG7OR
0,6/1 kV
N1VV-K
0,6/1 kV
3,34
Interrato
Con
Passerelle e funi
Tubi
protezione Posa mobile
protettivi
meccanica
11,12,13,17,34
61
63
SI
NO
NO
NO
NO
SI
SI
NO
NO
SI
SI
SI
NO
NO
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
NO
NO
Tab. 4.1 - Tipologie di posa più usate nei cantieri
Di seguito sono indicate, per il tipo di posa su pali e interrato, le portate massime (A) in
regime permanente di alcuni cavi isolati in EPR.
Tipo di
N°
Sezione del cavo
posa cond.attivi 4 6 10 16 25 35 50 70
Aria
2
49 63 86 115 149 185 225 289
libera
3
42 54 75 100 127 158 192 246
sospeso
2
44 56 73 95 121 146 174 213
Interrato
3
37 46 61 79 101 122 144 178
Tab. 4.2 - Portata massima in regime permanente per alcuni cavi multipolari isolati in EPR (A)
97
4.5.2 Gradi di protezione dei componenti
Per tutti i componenti dell'impianto (ad eccezione dei quadri ASC per i quali è richiesto un
grado di protezione minimo IP43) non è specificato alcun grado di protezione particolare che
deve essere scelto in funzione delle caratteristiche ambientali.
4.5.3. Quadri per cantieri ASC
Anche quando l'alimentazione è derivata da un impianto fisso esistente o anche se l'impianto di
cantiere è costituito solamente da parti mobili, non può mancare almeno un quadro generale di
cantiere (fig. 4.12).
Fig. 4.12- Caratteristiche principali di un quadro elettrico di cantiere
Le condizioni di esercizio particolarmente gravose a cui sono sottoposti i quadri elettrici
impiegati nei cantieri determinano le caratteristiche fondamentali che devono possedere questi
componenti:
- buona versatilità di utilizzo nel cantiere e per il riutilizzo in cantieri successivi;
- facile reperibilità di eventuali parti da sostituire;
- facilità di installazione e di immagazzinamento;
- buona resistenza alle sollecitazioni cui possono essere sottoposti in cantiere;
- garanzia di sicurezza dell'impianto nelle condizioni di utilizzo previste.
98
I quadri di cantiere devono rispondere a specifica normativa (CEI 17-13/1) che prevede
complicate prove di tipo in genere non effettuabili dai normali quadristi o elettricisti. E' per
questo motivo che abitualmente i quadri ASC (Assiemati di Serie per Cantieri) vengono
acquistati già montati, collaudati e certificati dal costruttore. La guida CEI 64-17 in base a
caratteristiche strutturali e di utilizzo individua vari livelli dei quadri di cantiere:
- ASC di distribuzione principale;
- ASC di distribuzione;
- ASC di trasformazione;
- ASC di distribuzione finale;
- ASC di prese a spina.
Per motivi di sicurezza, qualunque sia il numero di quadri in cascata, si deve cercare di
ottenere il massimo livello di selettività possibile delle protezioni. Ogni quadro ASC,
indipendentemente dalla funzione svolta, dovrà avere:
In entrata
- un dispositivo di sezionamento con la possibilità di bloccarlo in posizione di aperto;
- un dispositivo di protezione contro le sovracorrenti, non strettamente necessario se la
protezione è assicurata da un dispositivo a monte;
In uscita
- uno o più circuiti singolarmente protetti contro le sovracorrenti e i contatti indiretti
- un dispositivo di protezione contro le sovracorrenti, non strettamente necessario se
aprotezione è assicurata da un dispositivo a monte;
Oltre a
-
-
questo il quadro dovrà rispondere alle seguenti prescrizioni normative:
essere adatto all'installazione anche in luoghi difficilmente accessibili conservando la posizione verticale;
essere dotato di mezzi idonei al sollevamento e al trasporto;
possedere morsetti di collegamento adatti a ripetuti allacciamenti;
possedere un grado di protezione minimo IP44 ad eccezione del pannello frontale interno che potrà avere un grado
di protezione minimo IP21 quando è protetto da un portello che garantisca comunque un grado di protezione minimo
verso l'esterno IP44;
avere i cavi in uscita dal quadro ad una distanza dal suolo sufficiente a garantire un corretto raggio di curvatura.
4.5.4 Prese a spina, avvolgicavi e cavi prolungatori
Le particolari condizioni di lavoro impongono per le prese a spina impiegate nei cantieri alcuni
requisiti specifici:
- devono avere un grado di protezione minimo IP44 che deve essere garantito sia con la
spina inserita sia con la spina disinserita;
- un sufficiente grado di protezione agli urti;
- devono essere di tipo industriale conformi alle norme EN 60309 (CEI-23-12);
- In alcuni casi per attività di breve durata e cantieri di modeste dimensioni è ammesso,
purché le condizioni ambientali lo permettano, l'uso di prese a spina per uso domestico
e similare (CEI 23-5, CEI 23-16, CEI 23-50). Gli avvolgicavo devono essere di tipo
industriale conformi alla norma CEI EN 61316 con le seguenti caratteristiche minime:
- devono essere protetti mediante protettore termico di corrente incorporato in modo
impedire il surriscaldamento sia a cavo avvolto sia a cavo svolto;
- il cavo deve essere di tipo H07RN-F (o equivalente) con sezione non inferiore a 2,5
mm2 se l'avvolgicavo è da 16 A, 6 mm2 se è da 32 A e 16 mm2 se è da 63 A;
99
-
-
devono indicare il nome o il marchio del costruttore, la tensione nominale, e la massima
potenza prelevabile sia a cavo svolto sia avvolto. Oltre agli avvolgicavi possono esse
utilizzati anche cavi prolungatori (prolunghe) che dovranno esse dotati di prese a spina
di tipo industriale con grado di protezione minimo IP67. Il cavo dovrà avere le seguenti
caratteristiche minime:
essere di tipo H07RN-F (o equivalente) con sezione non inferiore a 2,5 mm2 per
prolunghe con prese da 16 A, 6 mm2 per prolunghe con prese da 32 A e 16 mm2 per
prolunghe con prese da 63 A.
4.6. Illuminazione del cantiere
Il cantiere è attivo abitualmente durante il periodo diurno perciò non esistono particolari
esigenze di illuminazione se non per cantieri con cicli di lavorazione superiori a quelli normali o
ubicati in gallerie o in locali normalmente bui. In questi particolari casi, oltre il problema
dell'illuminazione per le normali lavorazioni, sorge la necessità anche di un impianto per
l'illuminazione di sicurezza. Nella realizzazione dell'impianto si terrà allora conto delle specifiche
esigenze dettate dal progetto sulla sicurezza. Gli impianti di illuminazione possono essere
fondamentalmente di tre tipi: fissi, trasportabili e portatili.
Gli impianti fissi devono avere le stesse caratteristiche dell'impianto di cantiere con
l'avvertenza di installare i vari componenti in posizioni comode e protetti contro gli urti
accidentali. Il grado di protezione dovrà essere almeno IP44 e si dovrà verificare che il
posizionamento degli apparecchi di illuminazione non sia causa di abbagliamento. Gli impianti di
illuminazione trasportabili sono in genere costituiti da proiettori con lampade alogene installati
su adatti sostegni. Funzionano in posizione fissa ma possono essere trasportati dopo aver
tolto l'alimentazione. Le lampade, essendo a portata di mano, devono essere protette
mediante vetri. Il tipo di lavorazioni con spruzzi d'acqua tipico di questi ambienti di lavoro
consiglia un grado di protezione minimo IP44 e, ove possibile, l'impiego di apparecchi di
classe II. I cavi di alimentazione devono essere adatti alla posa mobile (H07RN-F o
equivalenti). Le lampade portatili possono essere impugnate e spostate frequentemente.
Devono essere conformi alla norma CEI 60598-2-8, e possedere almeno le seguenti
caratteristiche:
- impugnatura in materiale isolante;
- parti in tensione o che possono andare in tensione completamente protette;
- protezione meccanica della lampada.
Se queste lampade sono impiegate in luoghi conduttori ristretti devono essere alimentate
tramite circuiti a bassissima tensione di sicurezza SELV. Il grado di protezione minimo
consigliato è IP44.
100
4.7 Protezione contro i fulmini
La necessità di proteggere le strutture del cantiere contro i fulmini deve essere stabilita
mediante una corretta valutazione dei rischi così come è definita dalla norma CEI 81-1. La
valutazione può essere effettuata attraverso la procedura completa o attraverso la procedura
semplificata applicabile alla maggioranza dei casi. Le strutture del cantiere quali baracche,
depositi, uffici, ecc. generalmente possono essere classificate, ai fini della valutazione del
rischio, come strutture ordinarie senza impianti interni sensibili. Se è prevedibile la presenza di
persone in numero elevato o per un lungo periodo di tempo e la pavimentazione non può
essere considerata isolante la valutazione del rischio deve essere svolta mediante la
procedura completa. In tutti gli altri casi la procedura di valutazione da impiegare potrà essere
quella semplificata. Le strutture metalliche del cantiere quali ponteggi, gru, ecc., per le quali si
considerano solo le tensioni di passo, possono invece essere sempre valutate con la
procedura semplificata e pertanto possono essere considerate sicuramente autoprotette a
condizione che il terreno circostante abbia una pavimentazione isolante o possa essere
ragionevolmente esclusa la presenza di persone in numero elevato o per un lungo periodo di
tempo. La guida fornisce a tal proposito una utile curva che permette, sotto precise condizioni
di riferimento, di stabilire la necessità o meno di proteggere gru e ponteggi in funzione del
loro sviluppo lineare e della loro altezza (fig. 4.13)
>
Fig. 4.13 - Verifica della necessità di proteggere contro i fulmini gru e ponteggi a sviluppo
lineare
101
5 IMPIANTI ELETTRICI NEGLI EDIFICI CIVILI
5.1 Introduzione
Si definiscono impianti negli edifici civili, gli impianti installati in locali adibiti ad abitazioni, uffici, alberghi, luoghi
di culto, ecc. Gli impianti di questo tipo, per quanto complessi, possono sempre essere schematizzati suddividendoli in
gruppi di utilizzatori di caratteristiche analoghe e che presentano una certa indipendenza di funzionamento: ogni
gruppo costituisce una unità d’impianto. Così, ad esempio, nel caso di fabbricati adibiti ad abitazioni (condomini),
ogni appartamento costituisce una unità d’impianto che ha inizio dal punto di consegna dell’energia elettrica
(contatore). Nel caso di contatori (strumento per la misurazione dell’energia elettrica in kWh) centralizzati in un unico
locale opportunamente destinato all’uso, e possibile considerare come punto di consegna dell’unità di impianto il
quadro elettrico di appartamento.
5.2 IL LOCALE CONTATORI E LA COLONNA MONTANTE
5.2.1 Generalità
Nei condomini i contatori sono in genere installati in un locale a piano terreno (o seminterrato)
sicché l’allacciamento dell’unità abitativa richiede condutture montanti facenti parte dell’impianto
utilizzatore.
Tale locale deve essere previsto già nel progetto di massima tenendo conto di un ingombro di
circa 30 cm per ogni utente servito.
Se tale locale è sufficientemente vasto può ospitare anche il collettore principale di terra ed il
quadro generale pertinente ai servizi elettrici condominiali.
Con riferimento alla figura 1, solitamente i montanti vengono convogliati in una unica canaletta
sottostante i contatori che fa capo ad una cassetta, o ad una batteria di cassette, dalla quale ha
origine la colonna montante.
Secondo la Norma CEI 64-8/5 i montanti possono essere realizzati secondo due modalità:
•
con conduttori unipolari senza guaina purché contenuti in un tubo distinto per ogni
montante; in tal caso sono ammissibili, ad ogni piano, cassette rompitratta a condizione
che i cavi vi passino ininterrotti;
•
con cavi multipolari muniti di guaina, senza giunzioni intermedie; in questo caso è
consentito il transito in tubi, caveoli o canali comuni.
In entrambi i casi il conduttore PE può essere comune a tutte le unità purché transiti in proprie
scatole e proprie tubazioni e le derivazioni siano realizzate con morsetti di tipo passante.
La colonna montante va dimensionata in funzione della portata e della caduta di tensione tenendo
conto di quanto riportato nella Guida CEI 64-50.
Per gli impianti pre-esistenti all’entrata in vigore della norma CEI 64-8 è comunque ammessa la
coesistenza di più montanti, costituiti da cavi elettrici unipolare, entro una stessa canalizzazione
e/o tubazione, purchè siano adottati tutti gli accorgimenti per una corretta sfilabilità dei cavi e
smaltimento di calore.
102
Fig. 1
L’interruttore automatico magnetotermico installato sulla tavoletta portacontatori, oltre ad essere
di proprietà dell’ente distributore dell’energia elettrica, non fa parte dell’impianto utilizzatore;
inoltre, lo scopo di questo apparecchio è la limitazione del carico prelevato dall’utente, sicché
l’ente distributore non garantisce l’idoneità alla protezione contro le sovracorrenti.
Pertanto ogni utente, seguendo le regole generali, dovrebbe provvedere, entro 3 m dai morsetti
del contatore, alla installazione di un proprio interruttore destinato alla protezione contro il
cortocircuito ed eventualmente alla interruzione delle correnti di guasto verso terra.
Tuttavia la Norma CEI 64-8/4 consente l’omissione di tale dispositivo se si verificano
contemporaneamente le seguenti condizioni:
•
esiste, è accessibile ed è idoneo alla protezione da cortocircuito l’interruttore di
proprietà dell’Ente distributore;
•
la protezione da sovraccarico del montante è assicurata dagli interruttori posti nel
centralino d’appartamento;
•
il montante è costruito in modo da rendere minimo il rischio di cortocircuito;
•
tutti i componenti compresi tra l’interruttore differenziale del centralino ed i morsetti della
tavoletta porta contatori sono di classe II, cioè non hanno masse.
103
La situazione è sintetizzata nella tabella seguente.
Tab. 1
Componenti
Contatore
Interruttore
dell'utente a
meno di 3
metri
Montante
Centralino
Schema
Situazione
Presenza,
accessibilità
ed idoneità del
limitatore
Non
necessario
Schema
Situazione
L'interruttore
dell'ente
distributore
potrebbe anche
non
essere
presente o non
essere idoneo
Idoneo
alla
protezione del
montante
Schema
Situazione
L'interruttore
dell'ente
distributore
potrebbe anche
non
essere
presente o non
essere idoneo
Idoneo
alla
protezione del
montante come
a lato.
Ib ≤ IN ≤ IZ
Idoneo
protezione
contro
contatti
indiretti
In classe II
In classe II
In classe I
Costruzione
tale
da
rendere minimo
il rischio di
cortocircuito
Non
è
indispensabile
che il rischio di
cortocircuito
sia minimo
non
è
indispensabile
che il rischio di
cortocircuito
sia minimo
Deve
solo
proteggere
l'impianto
nell'unità
immobiliare
Bastano
gli
interrutori
divisionali per
proteggere
contro
le
sovracorrenti
l'impianto delle
unità immobiliari
Interruttore (o
gruppo
di
interruttori)
idoneo
alla
protezione
contro
il
sovraccarico
Ib ≤ IN ≤ IZ
I2t < k2S2
alla
i
104
5.2.3 Colonna montante
E’ previsto un impegno di potenza di 3-4,5 kW per ogni appartamento sicché, in accordo con la
appendice G della Guida CEI 64-50, la colonna montante avrà sezione di 4/6 mm2.
Essa sarà realizzata con cavi tipo H07V-K posti entro tubi flessibili in PVC Ø 25 mm (un singolo
tubo per ogni montante). In queste condizioni la portata Iz è di 22A sicché l’interruttore generale
del centralino d’appartamento (In = 20A) realizza la protezione da sovraccarico. Non è perciò
necessario installare un secondo interruttore nel locale contatori.
Lo schema delle colonne montanti è indicato in FIG. 2.
5.2.4 Definizione e limiti di applicazione
La colonna montante è oggetto di specifiche disposizioni normative solo negli impianti alimentati
attraverso organi di misura e consegna centralizzati.
Infatti in queste condizioni la colonna è ubicata in ambienti di pertinenza condominiale e si devono
rispettare specifiche regole di suddivisione e separazione dei cavi pertinenti ai diversi utenti.
Inoltre, sovente, non è possibile o agevole installare i dispositivi di protezione contro il
105
cortocircuito immediatamente a valle del punto di consegna; si finisce per utilizzare
impropriamente il limitatore della Società Distributrice per tale funzione.
Se la colonna montante si sviluppa interamente entro una singola unità immobiliare ed è protetta
all’origine contro le sovracorrenti mediante un dispositivo di proprietà dell’utente le regole non
differiscono da quelle applicabili agli ordinari circuiti principali.
5.2.5 Riferimenti a Norme e Leggi
Le questioni generali o specifiche riguardanti il dimensionamento, la scelta del materiale, i criteri
realizzativi e di verifica della colonna montante sono trattate dalle seguenti Norme CEI, alle quali si
uniformano le prescrizioni particolari ed i dati tecnici riportati in questa guida.
- CEI 64-8 4a edizione per le caratteristiche generali e le protezioni
- CEI 20-19/1 4a edizione Fasc. 2947 per cavi isolati con gomma
- CEI 20-20/1 4a edizione Fasc. 2831 per cavi isolati in polivincloruro
- CEI 20-20 1a edizione Fasc. 3516 portata in regime permanente UNEL 35024/1
- CEI 20-38/1 2a edizione Fasc. 3461R per cavi non propaganti l’incendio
- CEI 23-55 1a edizione Fasc. 2887 tubi pieghevoli
- CEI 23-39 1a edizione Fasc. 3480 prescrizioni generali per i tubi
- CEI 23-48 1a edizione Fasc. 3541R involucri per apparecchi
5.2.6 Prescrizioni particolari
Fig. 3
1 - Interruttore automatico del distributore
106
Può sostituire l’interruttore dell’utente installato all’origine dell’impianto utilizzatore solo se
accessibile e idoneo alla protezione contro i corto circuiti. La protezione da sovraccarico del
montante deve essere attuata al centralino d’appartamento.
2 - Collettore principale di terra
E’ costituito da una morsettiera o da una barra posta all’origine del montante. Ad esso si devono
collegare il conduttore di terra, il conduttore di protezione montante, i conduttori equipotenziali
principali.
3 - Montante
Può essere costituito da una conduttura in cavo multipolare con guaina (3a) installata in modo da
rendere minimo il rischio di cortocircuiti, il cavo deve essere integro dal contatore al centralino
d’appartamento, cioé privo di derivazioni intermedie, per esempio per alimentare il box, il solaio o
la cantina.
Si deve realizzare, mediante tubi, cavedi coperti, canali, ecc., una adeguata protezione contro le
sollecitazioni meccaniche, termiche e contro l’ingresso di acqua o umidità.
Occorre evidentemente un cavo distinto per ogni utente individuabile almeno alle due estremità
mediante opportuni contrassegni; non é ammessa la distribuzione in comune del neutro.
In alternativa il montante può essere costituito da cavi unipolari posti in un tubo distinto per ogni
montante (3b).
4 - Cassette rompitratte
Le cassette rompitratta possono essere comuni a più montanti costituiti da cavi multipolari (4a).
In caso di montanti costituiti da cavi unipolari entro tubi non occorrono scatole distinte (4b) se
non si effettuano giunzioni o derivazioni mediante morsetti.
5 - Conduttore di protezione
Il conduttore di protezione può essere unico per tutte le unità immobiliari; in tal caso deve essere
installato in un proprio tubo di protezione con cassette di derivazione esclusive ed individuali e
morsetto di tipo passante (che non richiede l’interruzione del montante).
Nota: in caso di edifici con altezza in gronda superiore a 24 m, se le colonne montanti
interessano le vie di uscita o i vani ed i condotti dei sistemi di ventilazione forzata, si devono
applicare le specifiche disposizioni per gli ambienti a maggior rischio in caso d’incendio.
5.2.7 Modalità di installazione
I cavi costituenti la colonna montante devono avere tensione nominale U0/U = 450/750 V per
tensioni di impiego di 230/400 V.
Le sezioni devono essere scelte in modo che la portata massima Iz, tratta dalle tabelle UNEL
35024/1 per 2 conduttori attivi non sia inferiore alla corrente IB convogliata dal montante,
tenendo conto anche di eventuali aumenti di potenza impegnata oltre i limiti ordinari di 3-4,5 kW.
E’ quindi buona norma prevedere come minimo una corrente di 32 A anche quando l’impegno
iniziale è di 3 kW, per la quale occorre come minimo una sezione di 6 mm2.
107
Nel valutare la sezione è inoltre necessario tener conto di una caduta di tensione massima non
superiore al 2% (vedere il diagramma in figura 4).
Si tenga comunque presente che una valutazione di stretta misura avrebbe come risultato per
colonne montanti con lunghezza fino a 10-15 m sezioni inferiori di una grandezza rispetto a quelle
riportate nella tabella IV ricavata dalla Guida CEI 64-50 IIa edizione.
I cavi senza guaina non possono essere installati a vista anche se fuori dalla portata di mano.
I cavi con guaina devono essere protetti dagli urti almeno fino a m 2,50 dal pavimento. Se non è
prevista l’installazione all’origine del montante di un dispositivo di protezione contro il
cortocircuito.
108
Caratteristiche dei cavi più usati per realizzare colonne montanti
Tab. 1
Tipo di cavo
Sigla
Bipolare isolato in PVC sotto guaina di PVC (tipo leggero) U/U0=300/500V A05VV-R
Bipolare isolato in gomma sotto guaina di policloroprene
H07RN-F
H07V-K
Unipolare isolato in PVC senza guaina
H07V-R
Tab. 1a
Sezione mm2 diametro esterno massimo mm
2x4
13
2x6
14
2x10
18
2x16
20
2x25
24
2x4
15
2x6
19
2x10
24
2x16
27
2x25
31
1x4
4,8
1x6
6,3
1x10
7,6
1x16
8,8
1x25
11
Se immediatamente a valle del contatore non è previsto un apparecchio idoneo ad interrompere le
correnti di guasto a terra (generalmente un differenziale con I n 0,03 o 0,3 A) la colonna
montante deve presentare caratteristiche di doppio isolamento.
A tal fine è sufficiente che i tubi protettivi e le scatole siano di materiale isolante.
109
Caratteristiche dimensionali dei tubi protettivi flessibili conformi a Norme CEI 23-14 V1+V2
adatti a realizzare colonne montanti incassate
Tab. 2
Grandezza
16
20
25
32
40
50
63
Diametro esterno D 16
20
25
32
40
50
63
Diametro interno d 10,7 14,1 18,3 24,3 31,2 39,6 50,6
Scelta dei tubi protettivi per ottenere stipamento tale che D > 1,3d con cavi H 07 V (solo
raccomandata)
Tab. 3
Formazione colonna
2X4 2X6 2X10 2X16 2X25
Grandezza tubo CEI 23-14 20
25
32
32
40
Dimensionamento dei montanti in funzione della potenza installata (conforme ad appendice G CEI
64-50, IIa edizione)
Tab. 4
Utilizzazioni
Utenza
monofase
Potenza impegnata kW
3
6
10
Luce scale monofase 230V 0,6
(carico ipotizzato
Interruttore automatico (ENEL)
In (A)
15
32
50
-
Interruttore generale dell’utente
IN=IB(A) 20
40
63
10
Dimensionamento montanti
S(mm2)
4
10
16
1,5
32
57
76
17
4
10
25
1,5
22
40
53
12
Per cavi posati singolarmente o distanziali
Iz(A)
di almeno 2 diametri
2
Per cavi o tubi accostati su un solo S(mm )
strato
Iz(A)
110
Esempio di dimensionamento
Potenza impegnata 3 kW; montante costituito da cavi multipolari disposti distanziati in due
diametri:
- interruttore di utente IN = 20A
- cavi 2x4 mm2 (il PE può essere unico per più utenti)
- portata massima del montante 32A
5..3 Verifica della caduta di tensione
La caduta di tensione misurata dal contatore al centralino con i carichi dipendenti dall’impegno di
potenza (vedere il valore della corrente IB determinato con i criteri di abbondanza indicati nella
Guida CEI 64-50) può essere scelta liberamente dal progettista purché complessivamente non si
superi il 4% all’utilizzatore più sfavorito.
Un valore ragionevole può essere fissato attorno al 2% come consiglia la stessa Guida CEI 6450.
La caduta di tensione si calcola in sede di progetto con la formula
∆Vf = 2•IB•L • (Rcosϕ + Xsenϕ)
dove IB é la corrente d’impiego in A.
L è la lunghezza della colonna montante in m.
R è la resistenza al metro del cavo Ω.
X è la reattanza al metro del cavo in Ω.
Il termine Xsenϕ nel caso di colonne montanti destinate a civile abitazione è trascurabile.
I valori di R e di X sono riportati nella tabella V.
Quando la lunghezza L non supera i limiti indicati nella tabella VI non è necessario verificare la
caduta di tensione poiché certamente è inferiore al 2%.
111
Tab. 5
Resistenza e reattanza tipica dei cavi unificati (tabella UNEL 350-23-70)
Sezioni
in mm2
nominali Resistenza al metro Reattanza al metro Resistenza al metro Reattanza al metro
R(mΩ)
X(mΩ)
R(mΩ)
X(mΩ)
4
5,57
0,143
5,68
0,101
6
3,71
0,135
3,78
0,0955
10
2,24
0,119
2,27
0,0861
16
1,41
0,112
1,43
0,0817
25
0,889
0,106
0,907
0,0813
5.4 LE UTENZE CONDOMINIALI DI USO COMUNE
5.4.1 Impianto luce scale ed ingressi
L'impianto di illuminazione delle scale e degli ingressi costituito da centri luce a soffitto o a
parete, come indicato a tavola XII, sarà comandato automaticamente mediante crepuscolare,
interruttore orario e temporizzatore in modo da ottenere il seguente funzionamento.
L'impianto è totalmente sezionato dall'alba al crepuscolo mediante interruttore crepuscolare. Dal
crepuscolo alle ore 23 l'orologio interruttore inserisce permanentemente la luce serale e mantiene
spenta la luce notturna. Il numero, il tipo e la disposizione dei centri luce sarà tale da ottenere i
seguenti valori di illuminamento:
- ingresso e pianerottolo di sbarco dell'ascensore: 100 lux
- scale (da usare solo per emergenza): 70 lux.
Sono previsti apparecchi di illuminazione costituiti da due lampade fluorescenti tubolari da 36 W
muniti di riflettore e di diffusore con emissione verso il basso dell'85% e coefficiente di
utilizzazione 0,34. Dopo le ore 23 entra in funzione la sola luce notturna destinata a fornire un
illuminamento minimo di 10 lux. Da tale ora e fino all'alba l'illuminazione ordinaria (luce serale sopra
descritta) può essere accesa mediante pulsante di comando Lo schema e l'ubicazione dei comandi
sono indicati alle tavole XIa, XIb e XII (la descrizione delle condutture è simile a quella già vista per
gli appartamenti; per la protezione vedere più avanti la voce "Quadro generale").
112
Tav. XI a
Tav. XI b
113
Tav. XII
114
5.4.2 Impianto di allacciamento dell'ascensore
Con riferimento alla tavola XIII, il progetto prevede le seguenti opere da eseguire secondo le
specifiche istruzioni della ditta installatrice dell'ascensore rispettando la Norma UNI EN 81:
-
installazione nel vano corsa ascensore di n. 4 lampade poste entro apparecchio di
illuminazione con grado di protezione IP44 e cavi N1VVK 3x2,5 mm2 installati entro tubo in
PVC di tipo pesante;
-
installazione di impianto di illuminazione e di due prese entro il locale macchina;
-
installazione di impianto di illuminazionee di due prese entro la fossa;
-
installazione della linea di alimentazione dal quadro generale al locale macchina costituito da
cavi H07V-K 5x6 mm2 installati entro tubi di PVC incassati sotto intonaco. Detta linea è
interrotta da un interruttore di emergenza 4x25A posto entro cassetta con vetro frangibile
in prossimità dello sbocco dell'ascensore al piano terreno;
-
installazione di una suoneria (tipo e caratteristiche) di allarme.
L'impianto di bordo macchina non fa parte del presente progetto.
Tav. XIII
115
5.4.3 Tubazione montante per telefono
L’impianto telefonico, secondo indicazioni Telecom, si raccorda alla rete stradale mediante un
cavidotto in PVC Ø 125 facente capo al terminale di rete installato al piano terreno all’origine del
montante.
Con riferimento alla tavola X, il montante sarà costituito da tubi di PVC di tipo pesante Ø 32,
ognuno dei quali può contenere 10 doppini telefonici
Pertanto dal piano terreno al primo piano verranno installati 3 tubi facenti capo alla cassetta di
derivazione avente dimensioni approssimative di cm 25x35 incassata a circa 30 cm dal piano del
pavimento (30 utenti da servire). Dal primo al secondo piano il montante sarà costituito da due
tubi e successivamente da un solo tubo.
L’infilaggio dei doppini telefonici e la realizzazione dei collegamenti non è oggetto del presente
progetto, essendo prerogative della Telecom Italia.
Tav. XIV
116
5.4.4 Cantine e isolati
Con riferimento alla Tav. XIV, l'impianto nelle singole cantine (osolai), alimentato dal contatore
dell'utenza abitativa, comprenderà un centro luce a soffitto ed una presa 2P + T 10A. Questi
ambienti sono asciutti e sono considerati ordinari.
La struttura edile non consente la realizzazione dell'impianto sotto traccia sicché sono previsti
apparecchi di tipo sporgente in custodie aventi grado di protezione IP40.
Le condutture saranno costituite da cavo H07V-K in tubo in PVC rigido Ø 16 aggraffato alle
pareti.
L'illuminazione dei corridoi sarà alimentata dal contatore condominiale con comando mediante
pulsanti di tipo luminoso agenti su un temporizzatore ubicato nel quadro generale. Conformemente
alle indicazioni della Guida CEI 64-50, l'interdistanza fra i pulsanti non sarà superiore a 8m.
Tav. XV
117
5.4.5 Locale caldaia
L'impianto di riscaldamento di tipo centralizzato sarà alimentato da caldaia da 120.000 kcal/h
ubicata nel locale sito nel seminterrato con bruciatore a metano.
Essendo il locale e l'intero impianto termico previsti conformi alle vigenti leggi ed alle Norme UNI
CIG, il luogo è da considerarsi in base alla Norma CEI 64-2/A di classe 3 con centri di pericolo di
2º grado (C3CP2).
Pur essendo la zona C3Z2 limitata agli immediati intorni della caldaia, è previsto per l'intero locale
l'impianto di tipo AD-FTIP44 (con l'eccezione dei componenti IP40 facenti parte dell'impianto di
bordo macchina peri quali tale grado è consentito, essendo ubicati nella parte bassa del locale).
Sono previste condutture costituite da cavo N1VVK installate entro tubo protettivo in PVC rigido
con manicotti e raccordi che consentono l'ottenimento del grado di protezione IP40.
La consistenza dell'impianto e lo schema del quadro sono indicati nella tavola XVa e XVb.
Nota: per l'impianto di bordo macchina è in genere necessario, se trattasi di progetto esecutivo,
allegare lo schema fornito dal costruttore.
Tav. XVa
118
Tav. XVb
119
5.4.6 Impianto di portiere elettrico
Con riferimento alla tavola XVI l'impianto citofonico sarà così costituito:
•
un alimentatore del tipo di sicurezza idoneo a realizzare impianti tipo SELV con uscita in
corrente continua a 8V (fonia) e in corrente alternata a 12V (elettroserratura e chiamata);
•
un posto esterno costituito da una pulsantiera a 30 pulsanti, un amplificatore, un
microfono (specificare tipo) e un altoparlante magnetodinamico;
•
30 citofoni installati negli appartamenti (specificare tipo e caratteristiche).
Tav. XVI
Le condutture di collegamento saranno costituite da cavetto multipolare sotto guaina leggera di
PVC (specificare tipo) installate entro propria tubazione e proprie scatole e, quindi, totalmente
separate dall'impianto di energia.
L'elettroserratura (specificare tipo e caratteristiche) sarà installata nel portone d'ingresso
realizzato con profilati di alluminio e non richiederà il collegamento all'impianto di terra trattandosi
di sistema di sicurezza classificato come SELV.
L'elettroserratura sarà comandata da ogni singolo citofono e da un pulsante del tipo da incasso
installato in prossimità del portone d'ingresso.
Nota: per il progetto esecutivo è necessario allegare lo schema di collegamento in genere fornito
dal costruttore dei componenti.
120
5.5 IL QUADRO GENERALE E L'IMPIANTO DI TERRA
5.5.1 Il quadro generale
Il quadro generale di condominio, costituito da un involucro in lamiera del tipo a parete con
dimensioni di circa mm 630x800x150, sarà ubicato nel locale contatori e munito di portello in
vetro con chiusura a chiave. Si prevede la consegna della chiave a persona debitamente
addestrata abitante nel condominio, poiché il quadro è classificabile di tipo ANS rispondente alla
Norma CEI 17-13/1, come dovrà risultare da certificazione del costruttore.
E’ prevista la protezione della linea in entrata mediante interruttore automatico magnetotermico
differenziale di tipo S le cui caratteristiche
Tav. XVII
sono indicate nella tavola XVII (la tavola XVII considera uno schema completo suggerito dalla Guida
CEI 64-50 che deve essere in ogni caso adeguato alla consistenza effettiva; è inoltre
indispensabile completare questo schema con una tabella dati sottostante del tipo di quello
indicato alla Tav. V - vedere fascicolo 45 prima parte).
121
5.5.2 L'impianto di terra
Tutti gli impianti sia nelle unità abitative che in quelle adibite ad altri usi saranno dotati di
interruttore automatico magnetotermico differenziale con I n = 30 mA per un totale di 32
dispositivi in parallelo; prevedendo una dispersione naturale media di 10 mA per utenza, risulta
una dispersione totale ininterrotta di 320 mA.
Il solo quadro generale sarà protetto da interruttore differenziale di tipo S con I n = 1A sicché è
su tale valore che va dimensionata la resistenza del dispersore. Essa non sarà superiore a 50Ω
per cui la tensione totale di terra permanente conseguente alle dispersioni naturali non sarà
superiore a 16V.
In realtà si otterrà una resistenza di terra di valore molto minore, essendo previsto un anello lungo
circa 80 m, integrato con 6 picchetti da 2 m e collegato ai ferri d’armatura del calcestruzzo
(circa 3Ω).
Le dimensioni dei diversi componenti sono indicate nella tavola XVIIIb.
Tav. XVIIIa
Lo schema planimetrico del dispersore è indicato nella tavola XIX.
Tav. XVIIIb
1) PE > SF (sezione del conduttore di fase del montante se < 16 mm2);
2) EQP > 6 mm2 (regola generale EQP > 0,5 con minimo di 6 mm2);
3) CT > 16 mm2 (se protetto sia dalla corrosione che meccanicamente).
122
La relazione approssimata per il calcolo della resistenza di terra risulta:
dove r è la resistività del terreno in Ω/m e P è il perimetro in m.
Tav. XIX
123
5.6 L'IMPIANTO ELETTRICO NELL'ABITAZIONE
L’impianto nell’unità immobiliare adibita ad abitazione è del tipo sotto traccia realizzato con
apparecchi di comando conformi alla Norma CEI 23-9 e con prese bipolari con terra rispondenti
rispettivamente alla Norma CEI 23-5 (contatti laterali di terra) e 23-16 (alveoli allineati con
contatto di terra centrale).
Il sistema di distribuzione è del tipo dorsale a sezione suddiviso in più circuiti in modo che la
protezione risulti assicurata dagli interruttori automatici installati nel centralino secondo il
coordinamento indicato nella tabella seguente.
Tab. I
Protezione dei circuiti al centralino
Sezione del conduttore
mm2
Portata
in
regime
Caratteristiche permanente per 4 cavi A
della linea
raggruppati
A2 s massimi
k
(A2s)
Corrente
nominale
A
dell'interruttore
Caratteristiche Potere
d'interruzione
kA
del dispsitivo ordinario
di protezione
Limitazione * dell'energia
k
specifica al limite del 2
(A s)
potere d'interruzione
1,5
2,5
4
6
14
19
25
32
29,7 82,6 211 426
10
15
20
32
4,5
4,5
4,5
4,5
8
9
10
15
Note * riferita a interruttori di tipo limitatore di media qualità
I tubi protettivi di tipo flessibile isolati in PVC rispondenti alla Norma CEI 23-14 sono di tipo L
per i tracciati a parete o a soffitto e di tipo P per quelli sotto pavimento.
Lo stipamento non è superiore a quello raccomandato dalla Norma CEI 64-8/5 (diametro interno
del tubo non inferiore al 130% del diametro circoscritto al fascio di cavi contenuti).
I percorsi a parete sono orizzontali o verticali, paralleli agli spigoli. I cavi sono di tipo H07V-K o
similari.
La consistenza è quella indicata alla tavola I (minima consigliata dalla Guida CEI 64-50) ed è
riassunta nella seguente tabella.
124
Tab. II
Tabella di consistenza dell'impianto nell'appartamento tipo…(*)
Locale
Illuminazione
Altri usi
Note
Ingresso
1 punto luce a soffitto di tipo 1 presa 2P+T10A
deviato
Vedere lo schema del centralino a Tav.
IV
1 presa telefono
1
pulsante
suoneria
ingresso
con
1 citofono
1 centralino d'appartamento con
3 circuiti in uscita
Soggiorno
1 punto luce a soffitto di tipo 3 prese 2P+T10A
interrotto
1 presa 2P+T bipasso 16/10A
1 presa 2P+T10A comandata 1 presa telefono
da interruttore
1 presa antenna
Cucina
1 punto luce a soffitto di tipo 4 prese 2P+T 10A
interrotto
Prese per elettrodomestici disposte
come indicato in figura 1
1 presa 2P+T 10/16A
1 punto
interrotto
luce
a
parete 2 prese 2P+T 16A
1 presa telefono
1 presa TV
1 suoneria
Camera
matrimoniale
Per allarme bagno
1 punto luce a soffitto deviato 4 prese 2P+T 10A
1 presa 2P+T bipasso 10/16A
2 prese 2P+T 10A
lampade da comodino
per 1 presa telefono
1 presa antenna TV
Camera
letto
a
1 1 punto luce deviato a soffitto 2 prese 2P+T 10A
1 presa 2P+T bipasso 10/16A
1 presa luce 2P+T 10A per 1 presa telefono
lampada da comodino
1 presa antenna TV
Bagno
1 punto luce a soffitto di tipo 1 presa 2P+T 10A
interrotto
Tipo per rasoio elettrico
1 presa 2P+T bipasso 10/16A
1 punto luce a parete di tipo 1 pulsante a tirante
interrotto
Per comando allarme (in cucina)
1 attacco scaldacqua elettrico Impianto realizzato come indicato in
da 1000 W
figura 2
(*) Solitamente nei condomini vi sono più tipi di appartamenti, ciascuno dei quali sarà caratterizzato
da una specifica tabella di consistenza (tabella A, tabella B, ecc.)
125
5.6.1 Schemi di comando
Gli schemi elettrici per l’alimentazione dei punti luce fissi, sono diversi a seconda del numero dei
punti di comando previsti e dei gruppi di lampade da azionare separatamente. I comandi possono
essere:
•
interrotto: lampada (gruppo di lampade) comandata da un solo punto. Tale comando viene
realizzato tramite l’interruttore;
•
deviato: lampada (gruppo di lampade) comandata da due punti. Tale comando viene
realizzato tramite l’utilizzo di n. 2 deviatori;
•
invertito: lampada (gruppo di lampade) comandata da tre o quattro punti. Per il comando
da tre punti occorrono di n. 2 deviatori e n. 1 invertitore; per il comando da quattro punti
occorrono n. 2 deviatori e n. 2 invertitori
Qualunque sia il tipo di comando, gli schemi elettrici possono essere di tre tipi: schema
funzionale, schema di montaggio e schema unificare.
Lo schema funzionale è basato sulla rappresentazione successiva dei circuiti nell'ordine per quanto
possibile in cui intervengono nella sequenza normale delle manovre.
Lo schema di montaggio, mostra le connessioni tra i divesi elementi dell'impianto rispettando la
loro posizione ed indicando la distribuzione dei conduttori. Da questo schema il preventista
ricaverà l'elenco dei materiali necessari, mentre l'istallatore elettricista otterrà le indicazioni per
l'esatta ubicazione del materiale da collocare in opera come: scatole di
derivazione,interruttori,deviatori,prese, percorso dei conduttori.
Lo schema unifilare, e caratterizzato dal fatto che tutti i conduttori di ogni sistema a due o più fili
sono indicati con una sola linea.
Punto luce Interrotto (comando da un punto)
schema funzionale
schema di montaggio
schema unificare
126
Punto luce Deviato (comando da due punti)
schema funzionale
schema funzionale
schema di montaggio
Punto luce Invertito (comando da tre punti)
schema di montaggio
schema unificare
schema unificare
127
Tav .I
L’impianto d’appartamento, che fa capo al centralino del tipo a 3 circuiti in uscita il cui schema è
riportato alla tavola IV (vedere pagina 15) è distribuito in una tubazione dorsale chiusa ad anello
avente diametro nominale di 25 mm e facente capo a 3 cassette di derivazione principale in PVC
aventi dimensioni di circa mm 220x160x140 (tavola II).
Da tali cassette di derivazione l’impianto si dirama agli appartamenti utilizzando le scatole
portafrutto per il solo transito di cavi integri e per il collegamento agli apparecchi.
Gli apparecchi sono a doppio morsetto, sicché le prese sono fra loro collegate su una unica
dorsale di tipo entra ed esci.
128
Tav. II
Predisposizione delle sole tubazioni
Il progetto prevede la predisposizione di una tubazione di riserva Ø 25 (vedere la tavola II) per
eventuali futuri ampliamenti e per l’eventuale impianto antintrusione.
Detta tubazione fa capo ad uno specifico scomparto della cassetta di derivazione e ad una
tubazione Ø 20 mm interna ai singoli locali (solo soggiorno, cucina e camere, non indicata nel
piano d’installazione in quanto il tracciato è da decidere in accordo con i singoli proprietari delle
unità immobiliari).
129
Tav. III
Conformemente a quanto previsto dalla Guida CEI 64-50 è predisposta una tubazione in PVC di
tipo pesante (secondo CEI 23-14, medio secondo CEI 23-25) Ø 20 mm che collega la cassetta
Telecom del primo punto telefonico ai 4 punti telefonici previsti nel soggiorno, in cucina e nelle
camere (vedere tavola III pagina 11); le scatole sono di tipo unificato Telecom e saranno
incassate a 25 cm dal piano del pavimento finito. Al primo punto telefonico saranno installate 3
scatole Telecom in vicinanza di una presa di corrente per poter alimentare eventuali dispositivi
ausiliari abbinati al telefono (fax, centralino, filodiffusione, ecc.).
Le prese TV, del tipo in derivazione sono oggetto di specifico progetto a cura di...........(*);
questo progetto prevede la sola posa di tubi Ø 20 secondo il tracciato indicato a tavola III
(vedere pag. 11) facenti capo a scatole per prese TV di tipo modulare.
Per l’alimentazione degli elettrodomestici da incasso, inseriti nella cucina componibile, in assenza
di indicazioni precise sono stati assunti i seguenti dati di base:
-
forno elettrico + piastre elettriche: potenza nominale
2000 W;
-
lavastoviglie: potenza nominale
2000 W;
130
-
gruppo congelatore + frigorifero: potenza nominale
500 W;
-
cappa di aspirazione, comprese luci: potenza nominale
200 W;
-
piccoli elettrodomestici da cucina: potenza nominale
200 W;
Totale Potenza Pmax.
4.900 W
Consideranto fattore di contemporaneità pari a 0,5 si ha P=0,5*Pmax = 2450 W.
Fig. 1
Non occorre pertanto una linea specifica essendo sufficiente la dorsale per elettrodomestici con
sezione 2,5 mm2 (vedere il centralino alla tavola IV pagina 15).
Per l’alimentazione degli elettrodomestici incassati nella base sono previsti due gruppi di prese
2P+T 10/16A ubicati in prossimità del lavello come indicato in figura 1 (essendo questi gli unici
punti sicuramente non impegnati dalla struttura del mobile).
Per l’alimentazione della cappa è prevista una presa 2P+T 10A ubicata come indicato in figura 1 in
prossimità della bocca di aspirazione.
Per i piccoli elettrodomestici da utilizzare sul banco della cucina sono previsti 3 gruppi di prese
distanziate dal lavello e dai fornelli come indicato in figura 2.
131
Fig. 2
L’impianto nel locale da bagno verrà realizzato secondo la Norma CEI 64-8/7 sezione 701
rispettando le condizioni riassunte nella tabella III.
132
Tab. III
Apparecchi ammessi nelle zone di rispetto dei locali da bagno e doccia
Zona 1
IPX4
Zona 2
IPX4
Zona3
IPX1
Grado di protezione (IPX5 nei locali pubblici
(IPX5 nei locali pubblici nei
minimo
contro
la nei quali la pulizia si
quali la pulizia si effettua
penetrazione d'acqua effettua
con
getti
con getti d'acqua)
d'acqua)
(IPX5 nei locali pubblici
nei quali la pulizia si
effettua
con
getti
d'acqua)
Apparecchi
di
comando,
di
protezione e scatole Vietati
di
derivazione
o
giunzione
Nessuna limitazione
Vietati
Ammesse purche':
protette
con
differenziale con I n <
30 mA
Prese a spina
Vietate
Ammesse
purche'
con
trasformatore
di oppure
isolamento (tipi per rasoio - alimentate in SELV
elettrico)
oppure
alimentate
con
proprio trasformatore
di isolamento
Ammessi tutti i componenti
permessi in zona 1 e
Scaldacqua
purché
inoltre:
protetti da differenziale
Apparecchi
di
con I n < 30 mA
illuminazione
e
- Apparecchi SELV
riscvaldamento
anche
in
Apparecchi utilizzatori
classe I purché protetti da
Unità
per differenziale con I < 30
n
idromassaggio
purché mA
protette da differenziale
con I n < 30 mA e Apparecchi
di
ubicate sotto la vasca
illuminazione in classe II
Ammessi:
Nessuna
limitazione
purché esista a monte
un differenziale con I n
< 30 mA
Nessuna
limitazione
Condutture
(salvo - Limitate a quelle che alimentano apparecchi posti
purché con isolamento
quelle incassate oltre nelle zone 1 e 2 purché con isolamento
corrispondente
alla
5 cm)
corrispondente alla classe II
classe II
Collegamento
equipotenziale
supplementare
Riciesto
Richiesto
Richiesto
133
Il centralino d'appartamento
Con riferimento alla tavola IV, trattandosi di unità abitative con superficie maggiore di 40 m2,
conformemente a quanto raccomandato dalla Guida CEI 64-50, l’impianto è stato suddiviso in 3
circuiti dorsali a sezione unica rispettivamente con sezione 2,5 mm2 per le prese 2P+T 10/16A
bipasso con destinazione generica, 2,5 mm2 per le prese destinate alla cucina e 1,5 mm2 per i
centri luce e per le prese 2P+T 10A di uso generico (soggiorno, bagno, camere).
Tav. IV
Essendo la potenza impegnata di 3kW monofase, il montante di alimentazione ha le seguenti
caratteristiche (vedere anche le tabelle in appendice):
- corrente nominale dell’interruttore limitatore sulla tavoletta portacontatori: 15A;
- sezione della colonna montante: 4 mm2;
- portata riferita a posa in tubi affiancati (secondo l’appendice G - CEI 64-50): 22A
- lunghezza sulla colonna montante: 8 m.
L’interruttore generale del centralino, destinato al sezionamento, alla protezione contro i contatti
indiretti ed alla protezione da sovraccarico della colonna montante ha le seguenti caratteristiche:
- tipo magnetotermico differenziale rispondente a Norma CEI 23-3 e 23-18;
- corrente nominale In = 20A
134
- corrente nominale differenziale I n = 0,03A
- corrente nominale di cortocircuito Icu = 6 kA
- limitazione dell’energia specifica di cortocircuito a 6 kA < 10 K (A2s).
La corrente presunta di cortocircuito al punto di consegna dell’energia (locale contatori) è stata
dichiarata dall’Ente distributore di 6 kA, sicché essendo la colonna montante più lunga di 6m, la
corrente di cortocircuito al centralino è sicuramente inferiore a 2,5 kA e la protezione è
correttamente assicurata.
La limitazione dell’energia specifica di cortocircuito - < 10 k (A2s) - è, indipendentemente dalle
caratteristiche degli interruttori divisionali, sufficiente alla protezione anche dal circuito luce sezione 1,5 mm2, K2s2 29,7 k (A2s).
Gli interruttori divisionali sono scelti come indicato in Tabella I e assicurano la protezione contro il
sovraccarico dei rispettivi circuiti.
Non è prevista la selettività d’intervento.
Il centralino avrà caratteristiche conformi a quanto previsto dalla Norma CEI 17-13/3 per i quadri
tipo ASD come dovrà risultare da certificazione del costruttore.
Nella Tavola V è indicato un modo sintetico per definire le caratteristiche di coordinamento tra gli
interruttori automatici del quadro e le linee protette.
Tav. V
Tab. IV
N° circuito
1
2
3
Corrente d'impiego IB (A)
15
10
13
2,5
2,5
2,5
sezione (mm ) 4
1,5
2,5
portata (A)
14
19
Corrente di cortocircuito (kA)
2
Linee protette
2
Interruttore
2
2
22
K S (A s)
211.000 29.700 82.600
In (A)
20
10
15
I n (A)
0,03
-
-
Icn kA
6
6
6
10.000
9.000
8.000
2
Limitazione a Icc A s
135
5.7 FASI REALIZZATIVE DI UN IMPIANTO ELETTRICO ALL’INTERNO DI UN APPARTAMENTO
La lavorazione dell’impianto elettrico nell’appartamento si sussegue con una scansione temporale che
deve tener conto dei tempi e dei modi tipici dell’edilizia.
Cronologicamente si possono individuare le seguenti fasi di lavorazione:
ƒ
Tracciatura dell’impianto sulla parete
ƒ
Scanalatura dei tracciati sulla parete
ƒ
Posizionamento e muratura delle scatole e cassette di derivazione da incasso
ƒ
Posa del tubo
ƒ
Muratura del tubo nella parete
ƒ
Collegamenti equipotenziali
ƒ
Infilaggio dei conduttori
ƒ
Collegamento apparecchi
ƒ
Cablaggio del centralino di appartamento
ƒ
Cablaggio delle cassette di derivazione
ƒ
Verifiche e messa in servizio
5.7.1 Tracciatura
Si tracciano sulla parete i percorsi che dovranno assumere le condutture di collegamento con percorsi
che dovranno essere verticali o orizzontali (fig 1.1). Sono da evitare tracciati inclinati salvo nel caso di
tracciati che debbano seguire un’eventuale inclinazione della parete o del soffitto. Nel soffitto e nel
pavimento le condutture potranno essere posate seguendo percorsi qualsiasi.
fig 1.1
5.7.2 Scanalatura
136
Con martello e scalpello o con appositi attrezzi, seguendo le tracce indicate in precedenza, si pratica
la scanalatura delle pareti, ricavando nel muro aperture sufficienti a contenere tubi, scatole e cassette
di derivazione (fig. 1.2).
fig 1.2
5.7.3 Posizionamento scatole e cassette
Si posizionano le scatole portapparecchi e le cassette di derivazione fissandole in modo sicuro nella
parete con malta cementizia.
fig 1.3
5.7.4 Posizionamento tubi
I tubi vengono posizionati nelle scanalature che sono state praticate nella parete per collegare fra loro
le varie scatole, cassette di derivazione, punti luce, ecc (fig. 1.4). Le cassette di derivazione sono
collegate fra loro mediante tubi collocati a pavimento.
fig 1.4
137
5.7.5 Chiusura mediante malta cementizia
I tubi nelle pareti e nel pavimento sono definitivamente coperti mediante malta cementizia (fig. 1.5).
fig 1.5
5.7.6 Infilaggio
Dopo aver rifilato i tubi a filo della scatola si infilano i conduttori mediante un’apposita sonda tirafili.
Questa operazione deve essere eseguita possibilmente da due persone per evitare che l’isolamento
dei conduttori possa danneggiarsi durante le operazioni di infilaggio.
fig 1.6
5.7.7 Collegamento apparecchi
Si collegano i conduttori agli apparecchi facendo attenzione a non lasciare sbavature di materiale
conduttore all’esterno del morsetto di serraggio. Le spellature devono essere effettuate di misura,
con l’accortezza che la parte conduttrice sia completamente inserita all’interno del morsetto.
138
fig 1.7
5.7.8 Cablaggio del centralino d’appartamento
Si cabla il centralino d’appartamento collegando i conduttori alle varie apparecchiature di sezionamento
e protezione dei circuiti luce, prese e segnalazione.
fig 1.8
5.7.9 Cablaggio cassetta di derivazione
Si cablano le cassette di derivazione ordinando i vari circuiti ed effettuando le giunzioni mediante
appositi morsetti di serraggio. I circuiti di energia e di segnalazione possono essere contenuti dalla
stessa cassetta di derivazione purché separati tramite setti separatori.
139
fig 1.9
5.7.10 Verifiche
Si effettuano le opportune verifiche prima della messa in servizio dell’impianto
fig 1.10
5.7.11 Punto luce interrotto
Permette il comando da un unico punto di una o più lampade in gruppo. Può essere adatto per locali
con un unico ingresso come ad esempio, bagno, cucina, sgabuzzino, ecc. Per la realizzazione di questo
circuito si utilizza un interruttore che dispone di due morsetti. Per ragioni di sicurezza al morsetto
centrale deve essere collegato il conduttore nero di fase L1 mentre al contatto centrale del
portalampade, punto meno accessibile, deve essere collegato il conduttore grigio collegato in uscita
sul secondo morsetto dell’interruttore. Azionando l’interruttore si vuole interrompere il conduttore di
fase che alimenta la lampada per garantire maggiore sicurezza durante la sostituzione della lampada. Dal
secondo morsetto del portalampade si chiude il circuito, mediante il conduttore blu chiaro, al neutro di
alimentazione N.
140
5.7.12 Punto luce deviato
Per il comando da due punti dell’accensione di una lampada o di un gruppo di lampade si impiegano due
deviatori. Il deviatore presenta tre morsetti di cui uno, generalmente quello centrale, deve essere
utilizzato, così come detto per l’interruttore, per il collegamento del conduttore nero di fase L1. Ai
rimanenti morsetti devono essere connessi i conduttori marroni di ritorno per collegare fra loro i due
deviatori. Dal morsetto centrale del secondo deviatore si diparte infine un conduttore grigio che fa
capo come già detto al contatto centrale del portalampade. Dal secondo morsetto del portalampade
si ritorna quindi, tramite il conduttore blu chiaro, al neutro di alimentazione N.
141
5.7.13 Punto luce invertito
Col punto luce invertito, rispetto al punto luce deviato, si possono estendere i punti di comando a più
di due. Lo schema è simile al punto luce con deviatori, è sufficiente inserire tra un deviatore e l’altro
tanti invertitori quanti sono i punti di comando in più che si vogliono ottenere rispetto ai due permessi
con il punto luce deviato. Rispetto allo schema del punto luce deviato lo schema prevede di inserire tra
un deviatore e l’altro un certo numero di invertitori collegati con i deviatori e fra di loro mediante due
conduttori marrone di ritorno. I due morsetti di entrata e i due di uscita sono generalmente distinguibili
dalla particolare posizione nell’invertitore o, meglio, dal colore diverso di ogni coppia di morsetti. In
ogni caso quasi tutti gli apparecchi presentano lo schema di collegamento serigrafato direttamente sul
corpo dell’apparecchio.
142
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