l’AmateurProfessionnel di Marco Fontanelli Il paleontologo ha V i sentite persi, in piena era informatica (siamo giunti alla seconda o terza era, in questo momento ho perso il conto, scusate!), circondati da una selva oscura di standard sempre in guerra e sempre più instabili, DVD, Super Audio CD, formati con compressione di dati (MPEG 3 et similia mi pare che stiano ormai marcando il passo sotto il versante della qualità, ma per cederlo ad altre amenità)? Tranquillizzatevi! Qui parleremo dei trasformatori audio per testine fonografiche, ossia attrezzi remoti, residuati dell’archeologia, che le nuove generazioni audiofile non solo non conoscono ma di cui si erano proprio perse le tracce. Il vecchio disco nero in vinile fa parte a buon diritto degli oggetti che hanno rappresentato il XX secolo ed è, o perlomeno si era tentato di presentarlo, come una sorta di reperto archeologico musicale che la curiosità erudita di qualche nostalgico, o snob a oltranza, continuava a ricercare quale esempio di tecnologie superate dell’altro secolo come i pianoforti automatici, le valvole, il macinino elettrico da caf1 88 Ciò che vi proponiamo non ha a che fare con le tecnologie più spinte del versante digitale: qui stiamo disseppellendo delle specie ormai estinte, come i paleontologi fanno con le ossa dei dinosauri del Giurassico: stiamo parlando dei trasformatori per testine MC. fè o i juke box. Ho visto persone perdere la faccia in discussioni dotte e meno dotte, ma comunque sempre tecnologicamente attrezzate, cioè digitalmente à la page, condotte e dominate da tecnici o da costruttori o da esperti di turno, illuminati tutti dallo spirito santo del codice binario. Questi poveretti miscredenti, rossi di vergogna per non aver compreso il sacro verbo, dovevano azzittirsi di fronte all’esibizione di tale tripudio di perfezione tecnologica binaria: zero distorsioni, rapporti segnale-rumore da capogiro e… “lei ci viene a parlare di analogico e di testine, un aratro che solca un pezzo di plastica scricchiolante?” Sta di fatto che da alcuni mesi nell’ambito dell’audiofilia c’è un ritorno al vecchio formato analogico. Forse si tratta di un fenomeno mar2 ginale, di nicchia, nulla a che vedere con il mercato, quello con la “M” maiuscola delle multinazionali dei telecomandi dei frontalini, delle lucette e del multicanale audiovideo; però il fenomeno esiste. Peccato che a non esistere più siano invece gli apparecchi o perlomeno alcuni apparecchi fondamentali per ottenere quelle altissime prestazioni, queste sì veramente di qualità audio, che i migliori sistemi analogici avevano saputo e saprebbero tuttora fornire. TRASFORMATORI UNITI IN MATRIMONIO CON I CIRCUITI MM Ma che cosa sta dicendo costui? Magari si trovassero a prezzi umani alcuni di questi oggetti che andremo a descrivere… È davvero impossibile reperirli sul mercato? Tranquilli, forse qualcosa si può ancora trovare e, d’altra parte, qualcosa di buona qualità è ancora attualmente in costruzione anche se a cifre certamente importanti; altrimenti questo articolo non avrebbe ragione d’essere! Ce ne occuperemo poi, mentre ora facciamo un passo indietro e cominciamo dall’inizio, dalla prima ragionevole domanda: che cosa è un trasformatore per testine MC? È un oggetto normalmente simile a uno scatolotto metallico, completamente chiuso, schermato rigorosamente dai campi magnetici, di solito di forma cubica o simile (la fantasia dei costruttori riguardo alle forme e all’estetica di questo tipo di oggetti devo dire che si è sbizzarrita poco), che riporta sul retro del suo pannello gli ingressi, due pin RCA femmine per gli spinotti provenienti dal braccio del giradischi. Dallo stesso scatolotto fuoriescono quindi altri (solitamente) due pin, da pannello femmine: le uscite, cui vanno collegati i cavi che porteranno il segnale agli ingressi del pre o della sezione pre di un amplificatore integrato. Che cosa succede durante il tragitto del segnale? Nel caso delle testine MC a bassa uscita, quelle con pochi microVolt di segnale, i modelli che appunto hanno bisogno di un trasformatore, il segnale viene elevato in tensione dal trasformatore e predisposto per il circuito RIAA, cioè l’ingresso phono MM del preamplificatore o ottobre 2003• SUONO Il paleontologo ha buone orecchie buone orecchie 1 • Mitchell A. Cotter Mk II Costruito negli Stati Uniti intorno alla fine degli anni settanta. Questo trasformatore passivo ha delle caratteristiche che lo rendono praticamente unico al mondo. Tramite ponticelli è possibile regolarlo in modo completo, adatto quindi per pickup con impedenze di carico da 20 a 50 Ohm come Denon; da 2 a 30 Ohm come Supex e Ortofon; da 20 a 30 Ohm come EMT. Gli avvolgimenti dei trasformatori sono in argento. 2 • ART MC-8 Costruito in Giappone da Imai (Audio Teknè) per Yamamura nel ’92-’93. I trasformatori hanno il nucleo in Superpermalloy, la costruzione prevede un pesante lavoro di schermatura rendendo questo step-up praticamente insensibile ai disturbi magnetici e di radiofrequenza esterni. Può essere regolato, saldando i capi del secondario, su due posizioni per guadagni fino a 25 dB e oltre i 30 dB. Per testine come Dynavector 17 mkII o Koetsu con tensioni di uscita di 0,6 mv. 4 • Supex SDT-1000 Permette un guadagno di 40 dB.La sua costruzione è accuratissima e raffinata e utilizza materiali nobili, L’impedenza di carico è di 1,5-10 Ohm. 5 • Audio Innovation Serie 1000 Questo trasformatore è costruito con avvolgimento in rame OFC Litz.I due guadagni e impedenze sono selezionabili tramite una levetta esterna, si parte da 2 Ohm fino a 30 Ohm (bassa o alta). La Brighton è la ditta giapponese che ha costruito per Audio Innovation questo trasformatore che, successivamente confluirà nell’Audio Note England. 3 3 • Supex SDT-77 Costruita da Yoshiaki Sugano (Koetsu) agli inizi degli anni ottanta, permette un guadagno di 28,5 dB ed è consigliata per testine con impedenze di carico di 3-5 Ohm. dell’integrato, che ha abitualmente un’impedenza di 47 kOmh e una sensibilità di ingresso che varia entro qualche milliVolt di accettazione. Naturalmente, se come accade nella maggior parte dei preampli attuali, vista la sbandata digitale, spesso non è presente un ingresso phono, occorre procurarsene uno! Proviamo a ricapitolare: perché dovrei compare un trasformatore per testine? Che ci faccio? Un acquisto del genere ha una ragione d’essere se si possiede o si vuole acquistare una testina a bassa uscita e comunque, prima dell’acquisto, per poter utilizzare proficuamente il mio trasformatore, devo accertarmi di possedere nel mio sistema di riproduzione della musica gli oggetti del seguente elenco: 4 3. Se possedete testine magnetodinamiche (ossia MM) con valori di uscita dell’ordine del 2,5-3,5 milliVolt lasciate perdere il trasformatore. In quei casi cercatevi un buon phono MM e vivete felici, perlomeno fino al giorno in cui non ascolterete una moving coil seria elevata dal trasformatore giusto. 4. Un preamplificatore dotato di un buon ingresso phono MM a 47 kOhm: quanto buono? il migliore che vi potete permettere. Non saranno mai soldi buttati quelli investiti sulla qualità di questo circuito. Nel malaugurato caso in cui il vostro pre non avesse un buon ingresso phono MM o non lo avesse affatto, allora dovrete procurarvi un circuito phono separato, che andrete ad inserire in aggiunta al vostro sistema, collegandolo a una delle prese degli ingressi ad alta uscita del vostro pre (CD, AUX 1 o 2, tuner, tape, av, ecc. sono tutti adatti allo scopo). Quest’ultima è alla fine la combinazione migliore, certo più dispendiosa, ma è quella che garantisce i migliori risultati sonori. 5. Molti LP. Sì, perché non ha senso allestire un sistema analogico del massimo blasone e poi suonarci l’unico cofanetto di selezione recuperato al mercatino rionale con i cori degli alpini della trentesima brigata. 5 1. Un giradischi completo di braccio e di cavi (possibilmente ben tarato e posizionato su apposito supporto). 2. Una testina moving coil a bassa uscita, ossia con un valore oscillante tra gli 0,6 microVolt (alcune Trasfiguration) di tensione e gli 0,2 o 0,15 microVolt di certe Ortophon (es. mod. Rhoman) o Dynavector (es mod. Karat 17 nelle varie versioni). SUONO • ottobre 2003 89 l’AmateurProfessionnel 7 Se sono soddisfatti i requisiti sopra esposti ha senso prendere in considerazione l’acquisto di un trasformatore per testine MC, in particolare se folgorati sulla via di Damasco o semplicemente attoniti dopo averle ascoltate da un amico o da un negoziante vi siete innamorati del suono di una testina MC a bassa uscita! Anche qui vediamo di capire qualche cosa di più: i fonorivelatori MC sono contraddistinti da caratteristiche elettriche direttamente opposte rispetto ai fonorivelatori a magnete mobile (MM). Questi ultimi hanno una tensione di uscita alta e un’impedenza di carico di alcune decine di kOhm, solitamente 47 k, mentre i trasduttori MC presentano tensioni di uscita molto basse, unite a un’impedenza che varia da alcuni Ohm (es. Audio Note, Ortofon, Dynavector ecc.) fino ad alcune centinaia di Ohm (es. le Audiquest le Lyra e Linn). PERCHÉ UN TRASFORMATORE Il trasformatore funziona da interfaccia tra le MC e l’ingresso phono del preamplificatore e risulta essere una soluzione ottimale per ciò che riguarda la silenziosità del funzionamento, se è costruito con criteri di qualità. Inoltre è facile da collocare, dal momento che risulta molto poco sensibile ai ronzii indotti e ai disturbi spuri come le radiofrequenze. I pregi di un tale oggetto sono dunque di vario tipo: elevato rapporto segnale/rumore, bassa sensibilità ai campi magnetici dispersi, bassa sensibili- tà ai fenomeni di radiofrequenza, facile collocazione che permette di ottenere un ronzio o un rumore residuo del tutto trascurabili. Rispetto ad altri circuiti attivi, come ad esempio i pre-preamplificatori MC elettronici, l’unico svantaggio può essere individuato in una risposta in frequenza variabile a seconda delle caratteristiche dell’impedenza di ingresso dello stesso amplificatore e del preamplicatore cui è collegato; può risentire inoltre, in maniera talvolta molto marcata, dell’influenza dei cavi di segnale di collegamento, visto che anche questi ultimi componenti che trattano il segnale presentano proprie caratteristiche di resistenza e capacità (soprattutto l’aspetto capacitivo può influenzare anche pesantemente il risultato timbrico complessivo e caratterizzate sbilanciamenti della risposta in frequenza, soprattutto delle alte e medie frequenze). I trasformatori mostrano fattori di guadagno variabili entro un range che va da almeno 20 dB fino ad arrivare ai 40 dB (record) del Supex 1000. In alcuni casi è possibile scegliere con appositi selettori le impedenze di ingresso e, quindi, i relativi guadagni, ad es. Fidelity Research, Elac MC21, Audio Note ansc7, ecc. Costitutivamente il trasformatore ha un circuito magnetico di ferro lamellato chiamato nucleo, su cui sono avvolte delle spire di avvolgimento separate elettricamente fra loro, dette primario e secondario; variando il numero delle spire degli avvolgimenti varia il valore della tensione primaria di alimentazione e di quella La sottile linea che divide chi funziona da chi suona S pesso gli impianti che sento in giro si limitano a funzionare correttamente, ma solo pochissimi di loro alla fine suonano, cioè riproducono della musica che è capace di comunicare emozione e feeling. Se il vostro sistema sta riproducendo della musica, ma non riesce a coinvolgere l’ascoltatore emotivamente, mettendolo in contatto con l’interpretazione espressiva dell’esecutore, allora voi avete solo un buon sistema hi-fi un po’ anonimo, indipendentemente, ahimè, dalla cifra che potete aver investito nell’impianto e dai consigli degli esperti di turno. Questa è una delle più tristi e frequenti realtà che affliggono il mondo degli audiofili e ha contribuito a rallentare la crescita del mercato dell’alta fedeltà: l’insoddisfazione nei confronti della prestazione del proprio impianto, che genera alla lunga dispendi economici, delusioni, stress e può portare all’abbandono della passione. È un cammino su cui molti sono tristemente indirizzati, ma che è reversibile. I risultati sonori, descritti in questo articolo, sono il prodotto di sinergie, fisionomie sonore e accoppiamenti studiati, armonizzati, provati e riprovati nel tempo. Nessun sistema, infatti, potrà suonare mai meglio del suo peggior componente ma, a parità di qualità di componenti nella catena audio, il risultato finale sarà nettamente superiore nella catena sinergica, rispetto ad un’altra, composta con criteri (magari il costo, o il blasone degli apparecchi, o le singole recensioni o certi pregiudizi incrostati) che prescindono dalla faticosa e lunga esperienza di ascolto sul campo di chi compone l’impianto e da una certosina messa a punto. In questo caso la somma risulta ben maggiore delle singole parti che la compongono. ottobre 2003• SUONO Il paleontologo ha buone orecchie 6 7 • ART MC7 Sono in molti ad affermare che questo sia il miglior trasformatore che si può accoppiare con la Koetsu. L’impedenza è di 3-10 Ohm, le regolazioni si possono effettuare tramite saldature interne. La schermatura è di ottima qualità favorendo la silenziosità del pre phono MM, viene utilizzata abbondantemente la grafite ed il peso finale di questo step-up è davvero notevole. Oltre al mod. MC7 è stato costruito anche l’MC8, dei due modelli ne sono stati costruiti in tutto soltanto dieci esemplari con i nuclei, manco a dirlo, in superpermalloy. 8 • Kiseki MCT2 Oltre al modello MCT2 sono stati costruiti anche l’MCT3 e 4 anche se sono stati importati in Italia solo il 2 e il 3. L’MCT2 è adatto per testine con impedenza di carico di 5,3 Ohm, mentre l’MCT3 per testine con 40 Ohm di impedenza di carico 9 • Koetsu MCT1 Anche questo trasformatore ha la forma cilindrica tipica degli elevatori Kiseki. Possiede la particolarità di essere costruito con avvolgimenti in argento il più puro possibile (99,99%). Questo materiale però genera, proprio con le testine Koetsu; una certa ridondanza sulle alte frequenze! Da provare con testine che necessitano di una minima enfasi sulle medio-alte frequenze. secondaria che si vuole utilizzare trasformata (rapporto di trasformazione del trasformatore). Questo dispositivo si fonda sulla legge dell’induzione elettromagnetica. Il rapporto tra il flusso elettromagnetico del primario e del secondario è uguale al rapporto diretto del numero delle spire dei due avvolgimenti, mentre il rapporto tra corrente primaria e secondaria è uguale al rapporto inverso del numero di spire. È possibile per le varie ditte riuscire a costruire trasformatori dotati di eccezionali caratteristiche, che, essendo dispositivi passivi, non introducono rumori se non quello di modestissima entità dovuto alla resistenza degli avvolgimenti. L’isolamento nei confronti dei campi magnetici esterni indotti ha trovato vari tipi di soluzioni più o meno efficaci, ma solitamente ha visto aumentare le schermature anche tra i due canali, onde prevenire fenomeni di crosstalk, che si potrebbero verificare quando due campi magnetici diversi coesistono all’interno di un medesimo contenitore. SUONO • ottobre 2003 8 “Madamina, il catalogo è questo” Q ui di seguito troverete una lista di trasformatori e testine che ho avuto modo di provare in situazione controllata, ossia in impianti ottimizzati e provati a lungo nella mia tormentata carriera di audiofilo, ho iniziato a quindici anni e ora ne ho quarantaquattro, dicendo subito che tra le moltissime combinazioni possibili che, seguendo la formula di Leibniz, si originerebbero intersecando tutti questi dati, solo poche hanno fornito musicalmente i risultati sperati, per cui la lista degli accoppiamenti felici risulta alla fine molto più breve di quanto si possa inizialmente immaginare. Gli oggetti che elenco hanno fatto parte della mia collezione o della collezione di qualche mio amico (operatore, negoziante, importatore, musicista, collega giornalista, parente, produttore di dischi, spirito inquieto); in molti casi questi oggetti sono tuttora disponibili per l’ascolto e per riscontri incrociati e, di fatto, deliziano le mie giornate e quelle dei miei compagni di avventura con cui ho avuto la fortuna di condividere questa meravigliosa passione che si è arricchita sempre più di esperienza e di scambi di opinioni nel tempo concretamente e intensamente vissute sul campo a colpi di confronti incrociati, di selezioni spietate, a volte impietose, di sedute di ascolto serrate, comunque sempre appassionanti e istruttive. Trasformatori: Art (MC 8 e MC 7), Audio Techne (MCT 9401 e MCT 9448), Audio Note (ans7c), Dynavector (6A e 6X), Fidelity Research FRT3g, Mayware T-24, Kiseki (MTC 2 e MTC 3), Koetsu, Ortofon (T 30,T1000 e T 2000), Supex (ST 1000 e ST 77), YBA trasformatore MC. Testine moving coil: Art (limited edition), Audio Note IO-II, Audiotechnica OC 7 e AT1000 MC e, Audioquest AQ B 200 MH (ad alta uscita) e AQ 7000 snx, Benz Glyder (alta uscita) e MC Ruby, Denon (DL304 e DL103), Audio Techne MC 6310, Dynavector 17 mk2 e XXI, Elac Van Den Hul, Fidelity Research MC-44, Linn (Asaka, Asak, Karma, Troika, Arkiv), Kiseki (Blue Silver Spot e Lapis-Lazuli), Koetsu (Red K, Signature e Onix), Krell MC 100, Mayware MC-2V, Monster Cable Alpha 2 e Alpha 2 HO (ad alta uscita), Ortofon (varie nel tempo, fra cui MC 3000, Rhoman e Spu Gold), Scan Tech Lyra Lydian e Parnassus, Shinon Red Boron, Supex 900 e 901 (ad alta uscita), Symphonic Line RG 8 Gold, Sumiko Blue Point Special e Sho (entrambe ad alta uscita), Immutable Music (Trasfiguration Temper, Esprit e New Spirit); Van Den Hul Grasshopper L, YBA Diva. IL GIOCO VOLUBILE DELL’INTERFACCIA Una volta collegato un trasformatore qualsiasi a una testina MC a bassa uscita e al pre phono MM il gioco è fatto? No, siamo solo all’inizio, perché non esiste il trasformatore universale, ossia quello che suona magnificamente con tutte le testine e, dunque, a parità di caratteristiche di elevazione del segnale in termini di decibel uguali tra due trasformatori potremo ottenere suoni molto diversi, perché entrano in gioco le impedenze interne delle testine, le impedenze di carico delle stesse e le impedenze di carico dei trasformatori e i loro fattori di guadagno. Anche il carico offerto alla testina è molto importante ed eventuali disadattamenti tra l’uscita del trasformatore e lo stadio successivo di preamplificazione-equalizzazione RIAA cui questo viene collegato possono causare modificazioni nella risposta in frequenza tutt’altro che trascurabili e dunque si complica il problema dell’interfacciamento elettrico che le testi- ne MC sembravano, per la loro struttura costruttiva, aver risolto. Il suono di questi oggetti è dato naturalmente da vari fattori, tra cui: i materiali costruttivi (rame, argento, cavi ofc, fili litzt e altro), le modalità di avvolgimento e le geometrie delle spire, i nuclei magnetici (permalloy, superpermalloy, varie leghe), i materiali di schermatura (dotati di maggiore o minore efficacia ad esempio il mumetal). Volendo restare su un terreno puramente quantitativo, ad esempio, il trasformatore che io conosco con il maggior fattore di guadagno è il Supex 1000 che ha al suo attivo 40 decibel di elevazione, per cui riesce a far suonare molto forte anche testine notoriamente dure, cioè caratterizzate da una bassa sensibilità di uscita. Che cosa vuol dire? Che è il migliore? No, solo che è quello che suona più forte. In alcuni casi l’ho sentito suonare divinamente, in altri casi manda in saturazione il sistema e diviene inascoltabile, dunque non funziona ma l’altro dato fondamentale, perché fa variare la 91 l’AmateurProfessionnel risposta in frequenza del sistema e dunque, sposta pesantemente l’equilibrio timbrico, è l’impedenza di carico (dato espresso in Ohm). Facciamo un esempio pratico, una stessa testina di alto rango funzionerà in due modi del tutto differenti con due trasformatori che, pur avendo lo stesso fattore di guadagno o, comunque, un fattore di guadagno molto simile (mettiamo 26-28 db), mostrino due impedenze di carico diverse (poniamo 30-50 Ohm o 3-5 Ohm). Una testina Linn Arkiv ad esempio, con un trasformatore Ortofon o con un trasformatore Kiseki funzionerà con entrambi, ma suonerà solo con il primo e sarà molto più scura e un po’ vetrosa nella gamma media con il secondo. Oppure possiamo indicare il caso della Dinavector Karat 17 MKII, che sarà in grado di esprimersi meravigliosamente in termini musicali (oltre che di funzionamento e di interfacciamento elettrico) con un trasformatore ART MC 7 o 8, ma che sarà solo funzionante e non suonante con uno dei trasformatori più costosi mai costruiti, l’Audio Note ANSC7 (eppure dal punto di vista elettrico è anche in questo caso perfettamente interfacciata, considerando che nell’Audio Note si possono variare sia le resistenze di carico che le impedenze interne). Se invece possedete una Audioquest 7000 SNX non provate mai l’Audio Note ANSC7 perché sarete fritti: non ne potrete più fare a meno! INTERFACCIAMENTI FELICI Vorrei chiarire alcuni aspetti, per me importanti, del suono delle testine fonografiche: 1. Nessuna testina MM, di pregio quanto si voglia e interfacciata al meglio, ha mai prodotto risultati sonici paragonabili a una buona MC messa in condizione di funzionare correttamente con il trasformatore adeguato. Chi dice il contrario o è un costruttore di testine MM o non ha mai ascoltato una buona moving coil, per cui gli suggerisco di darsi una svegliata. 2. Nessun lettore di compact disc passato o presente, sia esso integrato o in due telai meccanica-convertitore, di qualsiasi fascia di prezzo, può competere con una coppia di qualità e ben interfacciata di testina-trasformatore per naturalezza di suono, trasparenza, respiro, per olografia sonora e (udite, udite) per dinamica (tanto in termini di macrodinamica che di microdinamica del segnale audio percepito). Durante questi anni ho provato moltissime configurazioni lettori CD-meccaniche, alcune coppie anche di prezzo e caratteristiche stratosferiche, in alcuni casi si sono raggiunti risultati ottimi, ma in nessun caso siamo riusciti a superare i livelli massimi della riproduzione analogica. Se qualcuno è convinto del contrario sono a sua disposizione per un duello all’ultimo sangue sulla piazza a mezzogiorno. A lui la scelta del suo software digitale, io porterò i miei ellepì, i padrini saranno numerosi e rigorosamente scelti tra gli appassionati audiofili più accaniti. Non si faranno prigionieri. 3. Intendo con “coppia ben interfacciata testina-trasformatore” un insieme che tenga atten- 92 9 10 11 9 • Supex SD-900 MK II Amatissima dagli appassionati per la sua raffinatezza timbrica, ha un’uscita di 0,2 mV con impedenza di 2-3 Ohm. 10 • Audio Tecnica AT 1000 Costosa e difficile testina. La tensione di uscita di 0,1 mV, ne fa una delle testine più difficili da tirare su. Rarissima da trovare attualmente in buone condizioni è stata costruita fino alla fine degli anni ottanta. 11 • Yamaha MC9 Vogliamo scherzare? No,Yamaha ha fatto tante cose eccellenti tra cui questa economica MC9 con tensione di uscita di 0,3 mV. 12 • Supex SD-901 MK IV Attenzione! La 901 ha 80 Ohm di impedenza e un’uscita di 2mV, non serve nella maniera più assoluta il trasformatore ma solo un buon pre-phono. Lo schema riassume le nostre conoscenze in materia di abbinamento tra testine e trasformatori; sono segnalati gli interfacciamenti ottimali. tamente presenti, ottimizzandoli, sia i valori di interfacciamento elettrico (testina - cavi - trasformatore - pre phono - pre linea) sia i valori di interfacciamento meccanico (base giradischi - braccio - testina). Non considerare quest’ultimo aspetto del problema significa rischiare di compromettere a priori il risultato finale. Mi è capitato di sentire fonorivelatori illustri mortificati da un errato interfacciamento elettrico o meccanico (erano stati montati sul braccio sbagliato o sul giradischi sbagliato; altre volte invece erano stati installati in modo errato, completamente al di fuori dalla geometria richiesta), suonavano perciò in modo deprimente o, comunque, completamente snaturato. Attenzione, quindi, quando date (o avete dato?) giudizi di ascolto in situazioni da stand fieristico o, comunque, approntate con fretta, quando non improvvisate in modo improbabile. Un amico una volta mi ha detto che aveva cambiato una Koetsu Red con una Lyra Parnassus perché la prima suonava in modo spigoloso e un po’ aspro sulle note medio-alte, mentre la Parnassus risultava dolce e gradevole; peccato che alla Koetsu Red siano forse imputabili altri difetti, ma nessuno che l’abbia ascoltata in un contesto che la valorizzava, anche minimamente, riconoscerà mai la descrizione del profilo sonoro fatto da questo mio amico. Era un caso di errato interfacciamento elettrico. La testina entrava direttamente in un pre fono attivo MC, dotato di un’impedenza di carico fissa di 100 Ohm (buona invece per la Parnas- ottobre 2003• SUONO 12 sus), il che impediva alla Koetsu di esprimersi e l’effetto ottenuto era un clamoroso snaturamento sonico. Lì sarebbe bastato inserire, tra la Koetsu e l’ingresso MM Phono del pre, un piccolo trasformatore (ad esempio il Supex 77, volendo cavarsela con poca spesa, e l’impianto avrebbe cominciato a suonare). La prova è stata fatta e tuttora questa è la combinazione che sta funzionando. Questo semplice esempio che cosa insegna, ammesso che qualcosa insegni? Che la Parnassus non va bene? No, la Parnassus canta, eccome se canta, ad esempio con l’Audio Note ANS7C settato su 3 Ohm di impedenza interna e caricato con il circuito aperto a 1000 Ohm e non appare affatto dolce o mielosa, ma realistica e coinvolgente per la propria neutralità e dinamica (apparentemente infinita). Quando l’analogico suona sono dolori. Qui i cuori si spezzano, si spalancano i sorrisi e acquista un senso la passione dell’hi-fi. COME SCEGLIERE IL FONORIVELATORE GIUSTO? Quello che si ascolta è sempre una catena nel suo insieme e inserita nel nostro ambiente, ma la maggior parte degli audiofili continuano ancora a cambiare il singolo pezzo, inserendolo in modo spesso casuale, attratti da sirene allettanti o da considerazioni di varia natura ma tutto questo con la qualità sonora ed il risultato finale c’entra ben poco. Il più triste di questi luoghi comuni che sento in giro è: “considera come poi è rivendibile l’oggetto, un assegno circolare un domani, mica come certa roba”. Non l’hanno ancora acquistato, non sanno come suona nella loro catena (non lo possono provare quasi mai prima), nella maggior parte casi è inadatto, ma lo comprano ugualmente e già pensano di rivenderlo e non possono che rivenderlo, visto che non era adatto, ma questo lo scoprono sempre dopo. Tutta questa odissea di ordinaria follia hi-fi, che con la musica non c’entra affatto né con la SUONO • ottobre 2003 l’AmateurProfessionnel Trasformatori: facciamo una prova d’ascolto di Roberto Rocchi Art MC8 C Grandissima raffinatezza delle medio alte che risultano dettagliate e limpide. Eccellente risoluzione timbrica. Piani sonori verticali ed orizzontali espressi con normale precisione ed appena ravvicinati tra loro. omplice la disponibilità di un appassionato collezionista come Antonio Palmieri, abbiamo avuto la possibilità di effettuare una serie di ascolti incrociati utilizzando la testina Koetsu Rosewood (nella foto) come riferimento assoluto, inserita in una catena di pregio elevato. Come si può vedere dalle brevi note che accludiamo, i risultati sonori variano anche in maniera significativa a seconda del tipo di trasformatore collegato a conferma, come più volte ribadito che l’accoppiamento testina - trasformatore deve essere ottimizzato. D’altronde i risultati di questo breve test d’ascolto non determinano una graduatoria qualitativa dei trasformatori che al variare della testina producono differenti risultati. Come ulteriore tentativo di chiarificazione pubblichiamo inoltre uno scheda di accoppiamenti ideali che consentono di ottimizzare le prestazioni del sistema testina - trasformatore Supex SDT77 Dinamica espressa su valori normali, dettaglio buono senza raggiungere livelli alti, suono generalmente corposo con timbrica appena scura. Soundstage poco profondo ma giustamente largo. Bellissima la sensazione di un grandissimo senso di equilibrio. Art MC7 Buona dinamica che si esprime lungo un panorama sonoro ampio e aperto con una scena musicale dettagliata e precisa nei contorni con eccellente scansione dei piani verticali ed orizzontali. Il contrasto dinamico risulta di ottima levatura in quanto, oltre a contribuire alla costruzione della rappresentazione scenica molto sgranata, riesce nel difficile compito di rispettare in modo naturale la timbrica di voci e strumenti. L’insieme molto equilibrato favorisce la piacevolezza dell’ascolto e l’appagamento psichico. Supex 1000 Ottima la dinamica caratterizzata da contrasto e dettaglio. Risposta ai transienti molto veloce con molto controllo dei rilasci. Dimensioni sceniche un po’ schiacciate, con strumenti dalle doti timbriche nella norma. Kiseki MCT2 Ottima estensione delle frequenze che si esprimono in un soundstage profondo e gradevolmente separato nei piani sonori. Ottima sensazione di equilibrio timbrico e controllo. riproduzione della musica, ha creato solo guasti e sfiducia nel mercato. Così ho deciso di realizzare la mia prima opera: il vademecum minimalista per la giovane marmotta audiofila o per la marmotta audiofila delusa (stilato dalle marmotte vecchie e anche un po’ arrabbiate per essere incappate in vent’anni di onorata attività nonché passione in incauti acquisti). L’oggetto dei desideri-assegno circolare si è trasformato sempre in una delusione atroce perché era stato superato e reso obsoleto dal suo ben più illustre successore MKII nel giro di sei mesi e nel giro di un anno da un altro modello della casa, completamente diverso, che spergiurava mirabolanti miglioramenti. “Ah, Lei ha ancora (ma non sono passati solo dodici mesi!?) il vecchio P4, sì era abbastanza buono, ma che vuole…la tecnologia….il progresso. Ritirarglielo? È un po’ un problema, lei capisce, ormai ci sono queste cose nuove. Lo so che lei è un cliente, ma…forse, non so, si potrebbe fare un quarto del prezzo dell’epoca (siamo ancora ai soliti dodici mesi di prima ed ecco l’assegno circolare)”. Come controprova pensate a una qualsiasi ditta illustre che produce, poniamo, amplificazioni, e provate a contare, sfogliando gli annuari degli ultimi quindici anni, quanti modelli o nuove versioni ha sfornato: sono poche quelle che mantengono a lungo in catalogo i loro modelli o ne garantiscono l’upgrade! 94 COME EVITARE DI FARSI ANCORA MALE? A. In prima battuta bisogna individuare un budget massimo d’acquisto adatto alle proprie esigenze da destinare alla coppia testina-trasformatore. B. Quindi bisogna accertarsi di possedere un sistema analogico di lettura adeguato (es. che il braccio sia per massa compatibile con le caratteristiche meccaniche della testina scelta la sua cedevolezza verticale e la sua massa equivalente) ed equilibrato. C. Ricordarsi che esiste una gerarchia nell’ordine di importanza dei componenti analogici: al primo posto la base-giradischi, quindi il braccio di lettura, poi la testina. Una testina eccezionale infatti può essere mortificata nella prestazione se installata su un sistema braccio giradischi modesto (questo per la mia esperienza è il caso più diffuso), perché non viene messa in condizione di leggere quello che sapreb- 13 • Immutable Transfiguration Esprit Inutile negare che si tratta del fonorivelatore MC a bassa uscita da me preferito (0,4 mV nel modello Spirit ed Esprit).Ottimo equilibrio in tutto,sia sonoro che di costo anche se si parla di cifre alte. 14 • Scan-Tech Lydian La Lydian,insieme alla Transfiguration sono un esempio di MC di tipo moderno, capaci di ottime prestazioni, non necessitano di particolari accorgimenti come il trasformatore, è sufficiente curare la qualità del pre phono MC che deve essere al di sopra ogni sospetto. 15 • Dynavector XX1L Amata e odiata: 0,2 mV per 20-30 Ohm. be; il sistema giradischi - braccio, in quel caso, commette vari errori (cattivo isolamento dalle interferenze esterne, rumble alto, fluttuazioni di velocità autogenerate, microvibrazioni del motore che sporcano la resa finale, rumorosità del perno ecc…). Viceversa, testine di minor costo (naturalmente che rispettino pur sempre parametri costruttivi accettabili) possono fornire all’ascolto risultati di tutto rilievo, se installate su giradischi-braccio di ottima fattura. Così il sistema farà estrarre alla testina in questione tutte le informazioni di cui è capace nella lettura del vinile, mettendola in grado di esprimersi al meglio e facendole mostrare la propria natura e le proprie caratteristiche. D. È inprescindibile una prova d’ascolto, inizialmente anche in situazione non nota, fuori dal proprio contesto, tanto per farsi una prima idea del tipo di suono e poi assolutamente nel proprio contesto!!! E dove altrimenti? Non fatevi intimorire dalla nomea degli oggetti né dalla fama del costruttore o dal costo, anzi esigete il massimo durante le prove e ritornate indietro, verificando nuovamente il vostro vecchio insieme con una controprova di riscontro. È inevitabile che cambiando le variabili del vostro sistema il risultato finale cambi, ma non è detto che queste differenze avvertite immediatamente, a caldo, siano sempre migliorative, spesso non lo sono, o alla lunga non è detto che lo siano. Anzi differenze troppo vistose, che ci colpiscono in un primo momento, spesso possono essere fonte di delusioni nei giorni seguenti, di amarezze e di ripensamenti. E. Acquistare gli oggetti individuati e provati solo dopo aver toccato con mano che rappresentano effettivamente quanto di meglio posso inserire nel mio sistema, perché costituiscono un reale e tangibile miglioramento. Solo così si eliminerà la perversa idea di rivenderli, e si inizierà ad accarezzare l’idea che, siccome mi ottobre 2003• SUONO Il paleontologo ha buone orecchie 13 14 15 soddisfano in pieno, saranno compagni di un lungo viaggio per molti anni durante gli ascolti musicali. Non sarà così facile, vedrete, trovare sostituti migliori. Troppo spesso ho verificato che oggetti di costo e blasone più elevato, inseriti in contesti sinergici ottimizzati e messi a punto con cura, non solo non fornivano affatto le prestazioni sperate, ma neppure apportavano i miglioramenti promessi o ipotizzati. In diversi casi, purtroppo, peggioravano la qualità complessiva e lì si è trattato di cocenti delusioni per il portafoglio e le aspettative. nico la Denon 103 può essere montata su vari bracci anche di prezzo medio. Buoni risultati si ottengono con l’intramontabile Rega RB 300R, meglio (solo di poco) con RB 900, oppure con il vecchio Micro-seiki, ottimi risultati con l’inglese Zeta ARM, eccezionali con il Max Research. Si consiglia di ascoltare con questi bracci le seguenti basi giradischi: Rega planar 25, Linn Sondek12, Moss Rebel T.J. A livello di interfacciamento elettrico se volete sentire cantare la Denon DL 103 i trasformatori sono quasi una scelta obbligata: Audio Techne MCT 9401 o, volendo spendere portandola alle massime prestazioni, MCT 9448, ne vale la pena. Il caso Dynavector Karat 17 MKII è atipico nel panorama dell’alta fedeltà. Si tratta di una testina in produzione da svariati anni, che ha subito piccolissime differenziazioni nel tempo, a garanzia di un progetto perfettamente centrato. Uno dei suoi punti di forza è caratterizzato dal cantilever cortissimo (il più piccolo del mercato e dunque il più rigido) e in diamante, che mette in grado la testina di leggere con la leggerezza di una farfalla anche i più impegnativi passaggi dei solchi vinilici e le fa riproporre la musica con un disarmante realismo, questo a patto di montarla su un braccio di livello adeguato che ne sappia valorizzare le enormi potenzialità: appena sufficiente il Rega RB 300 R, meglio un vecchio Syrinx PU3, buono il Well Tempered Classic Arm a filo flottante, eccezionale il Max Research senza contrappeso su filo, inarrivabile l’Inertial Moss su liquido (questa testina unita in matrimonio al sistema Eldorado Moss, a mio avviso, rappresenta un vertice assoluto della riproduzione analogica). A livello di interfacciamento elettrico se volete sentire come veramente suona la Dynavector Karat 17 MKII allora o trovate il suo trasformatore Dynavector 6A (meglio del 6X) oppure, molto meglio un A.R.T. MC 8 o un A.R.T. MC 7, due oggetti in superpermalloy costruiti su specifiche da Imai Sun per Bè Yamamura, che rappresentano lo stato dell’arte per la 17 MKII. La Dynavector costruisce attualmente un pre elevatore attivo, il DV PHA-100. Questo apparecchio pilota il segnale in corrente e, pur non essendo un trasformatore, si è dimostrato un oggetto di notevole valore sonico nell’interfacciamento con la 17 Karat tanto che rispetto ai vecchi trasformatori Dynavector 6A e 6X alcuni audiofili miei amici sono arrivati a preferirlo e lo hanno inserito nei loro sistemi. VALORI COSTANTI Detto questo vorrei indicare alla vostra attenzione a titolo d’esempio almeno due casi di interfacciamenti felici, che possiamo replicare, visto che queste testine sono ancora presenti sul mercato. Sto parlando di due fonorivelatori regolarmente in produzione, appartenenti a fasce di prezzo differenziate, che possono dare notevoli soddisfazioni all’ascolto a fronte di una spesa tutto sommato possibile: la Denon DL 103, La Dynavector Karat 17 MKII. Certo, chi volesse ottenere di più, lo potrebbe fare a costi più alti (talvolta di molto) anche con altre combinazioni, ma attenzione a non mettervi in casa testine blasonate posizionate in modo maldestro sul braccio o interfacciate a caso con l’ingresso phono MC di alcuni moderni preampli, anche di grido. La Denon DL 103 è una testina che, per quanto economica, si dimostra capace di una performance sonora di tutto rispetto, al di là dello standard offerto da una fascia di base. È inoltre un prodotto longevo, che si fregia di giudizi (forse eccessivamente) benevoli sulla propria bontà e sul proprio valore. Non esageriamo, è pur sempre una testina col diamante dal taglio conico, realizzata in grande tiratura e nata per essere usata nelle emittenti radio giapponesi. Nonostante tutto può dare effettivamente notevoli soddisfazioni, se inserita nel giusto contesto. Per ciò che attiene all’interfacciamento mecca- SUONO • ottobre 2003 LE CONCLUSIONI DEL VADEMECUM Questi semplici esempi di riusciti o non riusciti accoppiamenti, ma se ne potrebbero fare molti altri, che cosa portano ragionevolmente a concludere? Che un trasformatore è meglio dell’altro? Forse in quei contesti citati questo può essere vero relativamente, ma basta cambiare testina per capovolgere drasticamente il giudizio. Quindi, come facciamo a sapere quali sono gli interfacciamenti giusti, cioè ben suonanti, oltre che elettricamente funzionanti? Avendo un’ampia esperienza sul campo nel settore degli interfacciamenti e degli accoppiamenti tra fonorivelatori e trasformatori e, dunque, ricorrendo alla vecchia ma confortante esperienza di chi ha provato, confrontato e selezionato: in fondo non si dice che l’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori, per cui solo dopo aver sbagliato, talvolta (ma non è obbligo) si può anche imparare? Un consiglio aureo mi pare d’obbligo: diffidare da chi afferma, per altro in modo facilmente smentibile, che esistono trasformatori universali, che funzionano e suonano meglio di altri con tutte le testine. Ho assistito a casi di clamorose smentite e indelebili scottature, alcune volte accompagnate da scomodi, ma inevitabili dietro front. Un doveroso ringraziamento ad Antonio Palmieri, audiofilo di fede consolidata, possessore di quattordicimila ellepì e collezionista di testine rare e trasformatori (alcuni dei quali nelle foto), amico ed estimatore di Imai Sun e Audio Techne, patron di uno studio a Livorno che rappresenta l’esempio vivente di come si potrebbero e dovrebbero dimostrare le catene hi-fi di pregio. 95