Pero in Agricoltura Biologica

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Pero
Il Pero
in Agricoltura Biologica
Il pero si adatta bene
all’agricoltura biologica,
in particolare per le
varietà precoci, mentre
per le varietà tardive,
difficile risulta il controllo
della Carpocapsa.
La scelta del portinnesto
è condizionata dalle
caratteristiche del suolo.
Il pero innestato su franco
sopporta un terreno con
calcare attivo fino al 12%
Il pH ideale è tra 6,5 -7,5:
in queste condizioni
la maggior parte di
macro e micro-elementi
Pero in fiore - foto di F. Franceschelli
viene
facilmente
assorbita, mentre sono da evitare suoli con pH minori di 5,4 e maggiori di 8,8.
Adottando portinnesti appartenenti al cotogno, diventano fattori limitanti il contenuto
in calcare attivo (5-67%) e il pH (deve essere subacido o neutro). I cotogni tuttavia
assicurano una certa resistenza all’asfissia radicale.
Scelta del portinnesto
COTOGNI: portinnesti deboli come i cotogni anticipano l’entrata in produzione, ma possono avere problemi di
disaffinità (non sempre superata dall’utilizzo di un intermedio) possono ridurre la produzione. Sono sensibili
alla clorosi ferrica e possono essere più soggetti a deperimento (disaffinità, virus, citoplasmi). L’apparato radicale si approfondisce poco nel terreno e deve essere più accurata la concimazione e l’irrigazione.
L’utilizzo di questi portinnesti è da realizzare solo in aree e terreni vocati, dove si può prendere in considerazione l’impiego di Sydo e BA29, anche se in linea di massima l’impiego dei cotogni non risponde bene alle
esigenze agronomiche in biologico.
FRANCHI E AUTORADICATO: i portinnesti franchi, le sue selezioni clonali (Farold) e l’autoradicato presentano
un maggiore vigoria, nonché ottima affinità d’innesto. Con questi portinnesti la potatura deve essere eseguita
con particolare attenzione per cercare di anticipare l’entrata in produzione. Le piante autoradicate presentano
una uniformità maggiore dei franchi da seme.
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PORTINNESTI FRANCHI
Pero
Portinnesto
Caratteristiche
Adattabilità
Giudizio
Induce una vigoria
superiore al cotogno
BA 29 e all’OHF 69.
L’entrata in produzione
è ritardata rispetto al
cotogno, la fruttificazione
è abbondante ed i frutti
sono di buona pezzatura
Dotato di apparato
radicale superficiale e
ricco di radici fini, non
tollera i terreni pesanti
e asfittici, necessita, in
generale, dell’apporto
irriguo. Resistente
all’Erwinia amylovora
e tollerante al “Pear
Decline”
Portinnesto interessante
sia per la cultivar William
che per Abate Fetel,
idoneo per impianti a
media densità
Farold® 69 Daymir
Le piante presentano
una vigoria leggermente
superiore al cotogno
BA 29. L’entrata in
produzione risulta tardiva
rispetto al cotogno,la
fruttificazione è da
ritenersi buona, così
come la qualità dei frutti
Si riproduce per
micropropagazione,
presenta apparato
radicale ben ramificato
e ricco di capillizio.
Tollera terreni abbastanza
argillosi, purchè non
asfittici. Elevata la
tolleranza al calcare
attivo. Resistente
all’Erwinia amylovora e
tollerante al deperimento
del pero
Portinnesto valido, la
vigoria indotta è inferiore
a quella del Farold® 40,
buoni i risultati ottenuti
in combinazione con la
cultivar William, adatto
anche per Abate Fetel.
Da impiegarsi per
impianti a media densità
Fox 11
Induce vigoria inferiore
al franco comune, molto
simile al Farold® 69,
buona l’omogeneità delle
piante
Discreta rusticità, induce
media precocità di
fruttificazione, buona
la tolleranza al calcare
attivo
Le prime valutazioni lo
indicano particolarmente
adatto in combinazione
con la cultivar William
Adattabilità
Giudizio
Assenza di disaffinità
di innesto, notevole
rusticità, buona tolleranza
al calcare attivo, elevata
produttività (eccezione
fatta per la cv. Decana
del Comizio)
I pereti autoradicati non
risentono particolarmente
delle condizioni imposte
dal terreno. L’impiego
di autoradicato vene
ritenuto poco indicato in
terreni di buona-ottima
fertilità, nei quali la
gestione delle pianta può
risultare spesso difficile
Farold® 40 Daygon
Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (novembre
2005)
PIANTE AUTORADICATE
Portinnesto
Autoradicato
Caratteristiche
Valida alternativa ai
portinnesti franchi o ai
cotogni in ambienti non
particolarmente vocati
alla pericoltura, inducono
elevata vigoria e una
lunga fase di “giovanilità”
Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (novembre
2005)
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PORTINNESTI COTOGNI
Cotogno BA 29
Cotogno Sydo®
Caratteristiche
Conferisce alle cultivar
innestate media vigoria
superiore sia ad EMC
che al cotogno Sydo®,
rapida messa a frutto e
produttività elevata
Vigoria media
leggermente inferiore al
BA 29
Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (novembre
2005)
Scelta varietale
Le cultivar rustiche con maturazione precoce hanno
una minor suscettibilità all’attacco di parassiti.
CARMEN* (-20): la maturazione anticipata consente di sfuggire alle ultime generazioni di carpocapsa
e cidia.
Adattabilità
Predilige terreni freschi
e fertili, tollera il calcare
attivo fino a livelli di 6-7%
Medio-scarsa tolleranza
al calcare attivo, rapida
entrata in produzione,
elevata produttività
Giudizio
Pero
Portinnesto
Necessita di terreni
vocati, adatto ad abate
Fetel con l’impiego di
innesto intermedio
Adatto per impianti
a medio alta densità,
portinnesto oggi in
espansione, entrata in
produzione e qualità del
prodotto perfettamente
paragonabili a quelle
ottenibili con il BA 29.
Indicato per Abate
Fetel, William (solo con
intermedio), Conference,
Kaiser e Decana del
Comizio
KAISER (+31): ottima varietà tardiva, caratterizzata dalla
buccia completamente rugginosa.
® = marchio registrato
* = varietà protetta
Forme di allevamento e
sesti di impianto
SANTA MARIA (-12): molto sensibile a ticchiolatura e
al colpo di fuoco batterico.
WILLIAM (0): Varietà rustica, non è suscettibile alla
maculatura bruna, mediamente sensibile alla ticchiolatura, sfugge all’ultima generazioni di carpocapsa e
cidia. Impollinante per le principali varietà. Utilizzata
principalmente per la trasformazione industriale.
CONFERENCE (+13): sensibile agli attacchi di afide
grigio, suscettibile alla maculatura bruna, varietà
rustica, molto produttiva, necessita di una accurata
potatura e gestione per ottenere un livello qualitativo
buono. Può essere commercializzata fino a marzo.
foto A. Franceschi
ABATE FETÉL (+24): particolarmente appettita da
carpocapsa e sensibile a maculatura bruna. Varietà
di riferimento per la pericoltura tardiva. In agricoltura
biologica le difficoltà sono legate a mantenere l’epidermide non rugginosa, e spesso alla produttività.
Nella scelta della forma d’allevamento occorre tenere
presente due caratteristiche della specie: portamento assurgente che non consente grande plasticità la pianta
se potata poco nella fase giovanile, blocca lo sviluppo
vegetativo ed entra precocemente in produzione.
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Pero
Forma di allevamento
Vigoria dell’albero
Elevata
Media
Scarsa
Palmetta e candelabro
4,5 X 3,5-3,0
4,5 X 3,5-3,0
4,0 X 2,5-2,0
Fusetto
-
4,5 X 2,0-1,5
-
Tabella dai disciplinari di produzione integrata dell’Emilia Romagna, 2005
Le forme più utilizzate sono: Palmetta libera, Candelabro, Fusetto
Irrigazione
I sesti dovranno garantire un buon arieggiamento e
luminosità. La potatura dovrà spostare la produzione
su rami ben lignificati di due o tre anni. Per migliorare
la produzione (i frutti su lamburde o zampe di gallo
porta a frutti di pezzatura piccola), è necessario contenere la vigoria della pianta e permettere quindi un
buon arieggiamento delle piante, condizione ottimale per migliorare lo stato fitosanitario del pereto.
Per ottenere una produzione costante è importante
poter usufruire di un buon impianto d’irrigazione.
Se il portinnesto utilizzato è un cotogno o un franco
clonale l’irrigazione è necessaria, mentre sono meno
esigenti il franco o l’autoradicato.
La consultazione delle liste raccomandate nell’ambito dei Disciplinari di Produzione Integrata, è utile in
agricoltura biologica per la conoscenza delle caratteristiche delle varietà: DPI liste varietali pero.
Difesa fitosanitaria
Ticchiolatura:
Venturia pirina - Fusicladium pyrinum
Gestione del suolo
Per quanto riguarda le indicazioni generali relative
alla gestione del suolo si rinvia alla scheda “ Pratiche agronomiche arboree”. Per indicazioni sulle carte
delle limitazioni pedologiche alla crescita dei principali portinnesti di pero si rinvia alla scheda “Pratiche
agronomiche”
Fertilizzazione
L’azoto è l’elemento nutrizionale limitante. Per far sì
che questo elemento sia disponibile nel momento di
maggior fabbisogno della coltura è importante tenere presente i diversi tempi di mineralizzazione delle
sostanze azotate di origine organica utilizzabili come
concime. La distribuzione delle sostanze nutritive
può essere effettuata anche tramite fertirrigazione.
Se il fosforo nel suolo è insufficiente può essere integrato con l’impiego di pollina, mentre in caso di carenza di potassio è possibile utilizzare sale grezzo o
solfato di potassio e borlanda.
Per quanto riguarda le indicazioni generali relative
alla fertilizzazione si rinvia alla scheda “Nuovi impianti frutticoli e vite”.
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foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
malattia molto pericolosa, in particolare in concomitanza di primavere miti e umide. Negli areali della
regione il patogeno sverna come pseudotecio sulle
foglie infette cadute a terra l’anno precedente.
Dalla fase di rottura gemme e per un periodo di oltre
due mesi ogni evento piovoso o di bagnatura prolungata è in grado far rilasciare le ascospore di Venturia
pyrina che, in condizioni di bagnatura sufficiente sono
in grado di infettare i tessuti vegetali.
Su di essi, normalmente, trascorso un periodo di
incubazione variabile in funzione della temperatura, si producono i conidi di Fusicladiun pyrinum
responsabile delle infezioni secondarie sia a carico delle foglie che dei frutti. Le fasi di maggiore
suscettibilità sono quelle pre-fioritura a inizio in-
Le cultivar di pero più sensibili sono: Santamaria,
Kaiser, William, William rosso. Anche l’Abate fetél è
sensibile.
Difesa fitosanitaria: rispetto alla ticchiolatura del melo la fase ascosporica
primaria, contro la quale è necessario intervenire, è di
circa due settimane più lunga (da fine marzo a inizio
giugno), mentre la fase di maggior rilascio ascosporico normalmente coincide con la fase di fioritura.
Nelle prime fasi vegetative si effettuano trattamenti
preventivi con sali di rame (80 g/hl di rame metallo)
o polisolfuro di calcio (2000 g/hl); successivamente
si interviene con 25-50 g/hl di rame metallo in caso
di precipitazioni o polisolfuro di calcio (1000-1800 g/
hl) in relazione alle temperature, indicativamente fino
a inizio maggio (prima del verificarsi di problemi di
maculatura bruna o della concomitanza di interventi
con olio bianco per la psilla).
E’ preferibile utilizzare prodotti a base di zolfo sulle
cultivar sensibili a rugginosità (Decana). Lo zolfo ha
una buona efficacia ed un’azione in parte eradicante
nei confronti della ticchiolatura. È importante limitare il più possibile l’impiego di rame perché, in base
al Reg. CE 473/2002, la quantità massima di rame
metallo consentita è di 6 Kg/ha/anno.
In Emilia Romagna, per il pero, melo è possibile calcolare questo quantitativo su una media quinquennale di 30 Kg di rame metallico per ettaro.
Maculatura bruna:
Stemphylium vesicarium
mente influenzato da alcune condizioni ambientali,
oltre che dalla suscettibilità varietale (le cultivar più
sensibili sono Abate Fetel e Conference, in misura minore Kaiser, Decana, Passa Crassana, Harrow Sweet;
sono invece resistenti la William, la S. Maria e la Coscia.), dalla fase fenologica e dalla diversa recettività
dei vari organi della pianta.
Le novità rispetto tale avversità riguardano principalmente il ciclo biologico e l’epidemiologia di
S.vesicarium. In autunno i corpi fruttiferi di Pleospora allii si producono sia sulle foglie infette cadute l’anno precedente sia sulle erbe del cotico erboso. La fase
primaria comincia dalla fine di febbraio e dura fino ai
primi di giugno, in un periodo dove i frutti non sono
ancora suscettibili. Le ascospore emesse sarebbero in
grado di contaminare sdaprofiticamente sia le foglie
di pero, qualora presenti che quelle secche del cotico
erboso; queste ultime producendo conidi proprio in
concomitanza della fase di accrescimento del frutto.
Durante i mesi primaverili ed estivi, i conidi si sviluppano e si diffondono nell’ambiente dando il via al
processo infettivo in presenza dell’ospite suscettibile
e di condizioni climatiche favorevoli (temperatura ottimale di 21-23°C e almeno 8-10 ore di bagnatura).
Prevenzione: le piante clorotiche e sofferenti sono molto più sensibili al patogeno rispetto a piante sane. Le condizioni predisponenti alla malattia sono: terreni asfittici,
innesti su cotogno, clorosi, irrigazioni soprachioma,
inerbimento e sesti d’impianto troppo fitti.
Molto importanti sono gli interventi agronomici e
colturali finalizzati alla creazione di condizioni sfavorevoli alla malattia.
Fra questi risulta avere buona efficacia l’utilizzo di un
ripuntatore con sfera per favorire il drenaggio, facendo confluire le acque nel fosso principale.
E’ opportuno inoltre distruggere i frutti infetti per ridurre il potenziale d’inoculo. L’inoculo si trova anche sulle
foglie, per cui sarebbe opportuno asportare le foglie.
Difesa fitosanitaria: Stemphylium vescicarium, danno su frutto - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
la malattia è molto temibile soprattutto nelle zone
molto umide. Lo sviluppo della malattia è stretta-
in condizioni climatiche favorevoli (piogge, nebbie)
si effettuano trattamenti a base di rame alla dose di
25-60 g/hl di rame metallo, le dosi più basse si utilizzano nel periodo estivo e dove la pressione della
malattia non è elevata. E possibile impiegare Trichoderma harzianum, distribuito sul cotico erboso in
quanto contribuisce a ridurre l’inoculo del patogeno
che sverna saprofiticamente sulla vegetazione secca.
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Pero
grossamento frutti e in prossimità della raccolta.
Pero
Questa tecnica quando impiegata insieme ad altri
mezzi di difesa e alla asportazione delle foglie ha ridotto significativamente il potenziale di inoculo del
patogeno; sono in corso approfondimenti per migliorare l’uso.
Valsa: Valsa ceratosperma
Le condizioni favorevoli si verificano indicativamente
da metà maggio. Il modello BSP-CAST, messo a punto dal Foto Foto Foto Servizio Fitosanitario Regionale
dell’Emilia Romagna, indica le condizioni di rischio
d’infezione in funzione dell’andamento climatico.
Cancri delle Pomacee:
Nectria galligena, Phomopsis mali,
Sphaeropsis malorum
Valsa, sintomi su tronco - foto F. Franceschelli
Ciclo biologico: questi patogeni possono causare delle infezioni in
autunno attraverso le microlesioni dovute al distacco
delle foglie e in primavera alla schiusura delle gemme; sono molto pericolosi su piante giovani e negli
impianti situati in zone molto umide.
il Cancro da Valsa, rilevato dal 2001 in Emilia Romagna (aziende convenzionali), che si manifesta su pero
con cancri su tronco o sulle branche facilmente confondibili, a prima vista, con altre patologie. La varietà
prevalentemente colpita è risultata Abate, ma anche
William, Decana e Kaiser si sono rilevate sensibili. Il
fungo si conserva come micelio nei tessuti vegetali
infetti e a partire dalla fine dell’inverno inizia a formare i corpi fruttiferi. Da recenti osservazioni di campo
sembra che la sua diffusione avvenga ad opera delle
spore in grado di essere rilasciate, in concomitanza
con temperature invernali miti, da febbraio fino a dicembre. La primavera e l’autunno sono sicuramente
i periodi più favorevoli allo sviluppo del patogeno e
alla sua diffusione.
Prevenzione: Prevenzione:
foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico: vengono privilegiati gli interventi agronomici come
l’asportazione dei rami infetti con la potatura invernale e la disinfezione delle superfici di taglio.
Difesa fitosanitaria:
trattamento preventivo con sali di rame alla caduta
delle foglie, al bruno ed eventualmente alla ripresa
vegetativa (i trattamenti contro la ticchiolatura con
sali di rame controllano anche i cancri).
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come per altri patogeni agenti di cancri, le misure
di difesa possono essere solo a carattere preventivo
mettendo in atto buone pratiche colturali, evitando
ferite e pesanti potature e rimuovendo i cancri tagliando i rami infetti ad almeno 10 cm oltre il limite
del cancro e bruciarli.
Difesa fitosanitaria: la strategia di difesa si basa sugli interventi preventivi; inoltre deve prediligere i trattamenti soprattutto
in primavera e dopo grandinate. Negli impianti a rischio, il potenziale di inoculo può essere abbassato
eseguendo ulteriori interventi nel periodo autunnale,
dopo la raccolta dei frutti
Danni: Caratteristiche: le piante in stress idrico, in particolare in condizione di vento caldo, manifestano i sintomi di brusone.
Sensibili Conference, William, Kaiser.
gli attacchi al tronco e ai rami determinano deperimenti e disseccamenti vegetativi. Nei frutti attaccati
il danno si manifesta con areole clorotiche circondate
da un alone rossastro al centro del quale è presente
lo scudetto della cocciniglia.
Prevenzione:
Prevenzione: mantenere le piante in buon rigoglio vegetativo, effettuando irrigazioni, possibilmente con ala gocciolante, seguendo i turni indicati nei bollettini tecnici
provinciali
favorire una insolazione diretta delle colonie nel periodo estivo tramite la potatura verde, e l’esposizione
al freddo e agli eventuali trattamenti nel periodo invernale tramite spazzolature delle colonie più grosse.
Eliminare i rami attaccati durante le fasi di potatura.
Difesa fitosanitaria: la presenza di Ragnetto rosso (Panonychus Ulmi) è
un fattore che amplifica il fenomeno della fisiopatia.
Quindi in caso di sua presenza effettuare interventi
nei confronti di quest’ultimo per limitarlo.
Marciumi calicini: Difesa fitosanitaria:
i trattamenti con sali di rame o zolfo contro la ticchiolatura, eseguiti a caduta petali, sono efficaci anche
contro questa avversità.
Cocciniglia di S. Josè:
Comstockaspis perniciosa
Difesa fitosanitaria: alcuni antagonisti naturali ne limitano efficacemente
la diffusione. La straordinaria velocità di diffusione
rende fondamentale la difesa tutti gli anni; infatti, se
non controllata, la cocciniglia può causare la perdita
pressoché totale della produzione e il disseccamento
di parti della pianta.
Generalmente i trattamenti vengono effettuati alla ripresa vegetativa contro le forme svernanti; da rottura
gemme a mazzetti divaricati, si possono impiegare il
polifosfuro di calcio (25 Kg/hl, efficace anche per ticchiolatura) o l’olio bianco (3-3,5 Kg/hl). Si consiglia di
utilizzare l’olio bianco nelle ore più calde.
Gli oli minerali estivi possono venire impiegati anche
nel periodo vegetativo durante la migrazione delle neanidi. Per ridurre le infestazioni autunnali, qualora si
verifichino danni alla raccolta, si può effettuare un trattamento con olio bianco (2,5-3 Kg/hl) a caduta foglie.
Antonomo: Anthonomus pomorum
Cocciniglia di S. Josè,danni su frutto - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
compie 3 generazioni all’anno. Sverna come neanide
di prima o seconda età, gli stadi più sensibili ai trattamenti. Le neanidi compaiono a maggio, luglio-agosto
e a settembre-ottobre. La diffusione delle infestazioni
avviene ad opera delle neanidi che migrano fino a raggiungere i nuovi organi da colonizzare. Dopo questa
fase di mobilità si fissano su rami e frutti proteggendosi con uno scudetto di color grigio ardesia di forma
circolare per le femmine e allungata per i maschi.
Anthonomus podorum, adulto - foto A. Franceschi
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Pero
Brusone: Fisiopatia
Pero
Ciclo biologico: Danni:
le piante ospiti del litofago sono il melo, il pero e il
biancospino. Gli adulti compaiono in primavera (fine
febbraio-marzo) e si nutrono nelle gemme fiorifere.
le larve penetrano direttamente nei frutticini e spostandosi, possono danneggiarne più di uno.
Quando queste si sono ingrossate, nel momento
in cui tra le perule appare una piccola linea biancoverdastra, vi vengono deposte le uova. In genere una
per ogni bottone fiorale.
Dopo circa una settimana sgusciano le larve, che si
sviluppano cibandosi di stami e pistilli. Le larve cementano con le proprie feci l’interno della corolla e,
incidendo la base dei petali, ne impediscono la schiusura. In seguito la gemma assume una caratteristica
colorazione bruna, e al suo interno si forma la pupa. I
fiori infestati rimangono per lo più attaccati alla pianta fino alla fuoruscita dell’adulto (seconda metà di
maggio-primi di giugno).
Le situazioni di maggior rischio si verificano in annate di scarica e in caso di scarsa allegagione (problema
riscontrabile sulle cultivar di Abate Fetel e Decana del
Comizio); i danni provocati sono legati alla fertilità
della cultivar, alla quantità della fioritura e all’allegagione dell’anno.
I neo sfarfallati rodono per qualche tempo le foglie,
dopo di che si accingono a estivare e a svernare.
Danni:
l’azione delle larve provoca la mancata apertura dei bottoni fiorali. In seguito la corolla presenta petali di colore
bruno rugginoso.
Il melo è la pianta più colpita ma, se la fioritura è abbondante, i danni non sono gravi.
Prevenzione:
l’epoca dell’antesi influisce sulla vulnerabilità delle
varietà allevate. Ove ciò sia compatibile con le esigenze colturali, conviene optare per meli di fioritura
precoce o, all’opposto, tardiva.
Larva su frutticino -foto Servizio Fitosanitario Regionale
Difesa fitosanitaria: la raccolta mattiniera degli adulti, anche se efficace, è
inattuabile, per motivi economici. La difesa si esegue
con un unico trattamento con rotenone o piretro in
miscela ad olio bianco, all’epoca dell’ovideposizione
(da inizio rottura gemme a punte verdi).
Prevenzione: Tentredine del pero:
la presenza degli adulti va monitorata con 2-4 trappole cromotropiche bianche per appezzamento prima
che compaia il bottone bianco del fiore.
Hoplocampa brevis
Ciclo biologico:
sverna nel terreno e compie una generazione all’anno. Gli adulti compaiono in campo immediatamente
prima della fioritura e depongono all’interno del calice
fiorale. L’ovideposizione si protrae per tutta la durata
della fioritura e prosegue anche dopo la caduta petali.
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in caso di popolazioni elevate si può cercare di limitarne lo sviluppo mediante una lavorazione del terreno, in quanto le larve svernano nel suolo.
Difesa fitosanitaria:
La soglia è di 15 adulti per trappola. La difesa si basa
su trattamenti pre e post-fiorali con rotenone, eventualmente in miscela ad olio bianco.
Afide grigio del pero:
Psilla: Cacopsylla pyri
Pero
Dysaphis piri
Adulto - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Colonia - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico: presenta caratteristiche biologiche simili a Dysaphis
plantaginea (afide grigio del melo), ma ha virulenza
minore e non causa la deformazione dei frutticini. In
annate particolari gli attacchi possono risultare gravi
soprattutto in pereti giovani, causando la cascola dei
frutticini e la compromissione della fioritura dell’anno successivo. Suscettibili in particolare William e
Conference, mentre sono stati riscontrati pochi danni
su Abate Fetel.
Danni:
gli attacchi di afidi provocano abbondante emissione
di melata fitotossica per la vegetazione.
Ciclo biologico
sverna come femmina adulta e compie fino a cinque
generazioni. Fuoriesce dai siti di svernamento già in febbraio poi comincia a deporre le uova alla base delle gemme, all’ascella dei rametti o in screpolature della corteccia.
Danni:
la melata prodotta dall’attività trofica delle neanidi e
dalle ninfe imbratta i frutti e favorisce lo sviluppo di fumaggini. In agricoltura biologica la psilla, di solito, è ben
controllata da svariati antagonisti naturali, in particolare
da antocoridi (Anthocoris nemoralis). I rischi maggiori
si verificano nella prima fase vegetativa e nel periodo di
conversione, cioè quando non si è ancora raggiunto un
giusto equilibrio preda/predatore.
Prevenzione: si possono adottare alcuni accorgimenti agronomici di tipo preventivo per favorire il controllo naturale
come potature equilibrate, non eccedere con le irrigazioni e le concimazioni azotate organiche, che possono provocare un eccessivo rigoglio vegetativo. Anche
interventi volti a tutelare la complessità dell’agroecosistema possono contribuire al controllo degli afidi,
come il mantenimento dell’inerbimento e delle siepi
per il rifugio degli insetti antagonisti.
Antocoride, adulto - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Difesa fitosanitaria:
Prevenzione: si può intervenire sia in pre che in post fioritura con
piretro o rotenone (200 g/hl) in miscela ad olio bianco (0,5-1 Kg/hl). Il piretro ha una efficacia di breve
durata. Su William si può intervenire con azadiractina (eventualmente in miscela a olio bianco) in prefioritura, poiché su questa varietà il prodotto non è fitotossico, eventualmente ripetendo l’intervento dopo
la fioritura. In caso di reinfestazioni si può rallentare
lo sviluppo degli afidi mediante lavaggi con prodotti
a base di sapone di potassio, anche se sono scarse le
possibilità di controllo con infestazione in atto.
per favorire l’insediamento degli antagonisti naturali
è opportuno introdurre siepi come ricoveri naturali;
è consigliata la scelta di piante di Cercis siliquastrum
(Albero di Giuda) o di altre specie vegetali che ospitano psille diversa da quella che vive sul pero, di cui gli
Antocoridi possono nutrirsi all’inizio della primavera.
Difesa fitosanitaria: in genere, valorizzando il ruolo degli antagonisti naturali, la Psilla non richiede particolari interventi fitosanitari. In situazioni di rischio, per esempio durante
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Pero
il periodo di conversione, si possono effettuare lanci
con 1000 individui/ha di Antocoridi (2-3 interventi)
dall’ultima settimana di marzo a metà aprile.
In caso di necessità si può utilizzare olio minerale
estivo (1500-2000 g/hl) sulle uova (fine aprile-inizio
maggio), distanziando tali interventi da quelli con
zolfo di 21 giorni. In presenza di melata effettuare
lavaggi con sapone di potassio (400-700 g/hl) o silicato di sodio (400-700 g/hl), le dosi più basse con infestazioni basse, si possono ripetere ogni 7-10 giorni.
Interessanti i primi risultati con la miscela aglio (600
g/hl), olio estivo (2000 g/hl) e peperoncino (400 g/
hl), da impiegare sulle uova e giovani neanidi, da confermare l’efficacia con ulteriori prove. Impiegare per
i lavaggi molta acqua. E’ possibile effettuare lavaggi
con gli impianti a pioggia per l’irrigazione.
Tingide del pero: Stephanitis pyri
Difesa fitosanitaria: in caso di attacchi effettuare interventi con piretro
(100 g/hl), eventualmente in miscela ad olio bianco
(250 g/hl).
Gli interventi posizionati sulle prime forme giovanili
forniscono i risultati migliori. Se necessario ripetere
gli interventi.
Discreti i risultati ottenuti con i saponi di potassio
(600 g/hl). In particolare si è osservato che trattamenti più efficaci sono quelli posizionati sulle prime
forme giovanili.
Carpocapsa: Cydia pomonella
Ciclo biologico:
é il fitofago più importante per la coltura. Il suo ciclo
è regolato da meccanismi neuro-ormonali che sono a
loro volta influenzati da stimolazioni esterne (temperatura, fotoperiodo). Nei nostri ambienti C. pomonella svolge tre generazioni all´anno e sverna come larva
matura in diapausa dentro un bozzolo posto nelle anfrattuosità del tronco o nel terreno. L´incrisalidamento
ha luogo in marzo-aprile e i primi adulti compaiono, a
seconda delle condizioni ambientali a partire da metà
aprile. Gli adulti sono attivi al tramonto e con temperature superiori ai 15 °C avvengono gli accoppiamenti seguiti dopo pochi giorni dalle ovideposizioni.
Adulto -foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
compie tre generazioni e sverna come adulto riparato sulla pianta e tra le foglie secche cadute al suolo.
Compare in genere da aprile. In maggio depone le
uova nei tessuti della pagina inferiore delle foglie ricoprendole con una goccia di liquido che poi solidifica ed annerisce.
Danni:
provoca fitte punteggiature sulla pagina superiore
delle foglie. L’adozione delle tecniche di agricoltura
biologica porta a privilegiare o sfavorire popolazioni
di alcune specie rispetto ad altre. Questo meccanismo spesso non chiaramente visibile, provoca l’insorgenza di problemi dovuti a fitofagi che non erano
considerati pericolosi, come la Tingide, che nel pero
è di solito presente in maniera sporadica ma che ha
fatto registrare un sempre più preoccupante aumento di attacchi
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Diffusore per la confusione sessuale
foto Servizio Fitosanitario Regionale
Le uova vengono deposte isolatamente e quelle della
prima generazione vengono deposte per lo più sulle
foglie o sui rametti in vicinanza delle fruttificazioni.
Dalle uova sgusciano le larve neonate che trascorrono alcuni giorni all´esterno spostandosi su foglie e
rametti prima di penetrare nei frutti. Durante questi
vagabondaggi le larvette possono intaccare le foglie
causando raramente dei danni. All´interno dei frutti, le larve completano il loro sviluppo in 21-30 giorni
Danni:
nei frutti le larve entrano attraverso un qualsiasi punto dell´epicarpo. In seguito, in corrispondenza del
foro di entrata, si forma un piccolo grumo di rosura
ed escrementi che consente la rapida individuazione
dell’attacco. Su frutti non maturi, la larva penetra nella zona sottoepidermica scavando una galleria spiralata e in seguito si dirige verso la zona carpellare per
nutrirsi dei semi.
Sui frutti maturi, la larva entra invece direttamente
nella polpa, raggiunge e divora i semi. Gli attacchi
del fitofago su melo e pero, se non controllati tempestivamente con interventi insetticidi, provocano
pertanto gravi lesioni dei frutti che, così danneggiati,
finiscono per cadere al suolo.
Le larve muoiono in 3-5 giorni per l’interruzione delle
attività vitali. I trattamenti hanno migliore efficacia se
le piante hanno un apparato fogliare non troppo sviluppato, in modo da effettuare una buona bagnatura.
Correggere il pH dell’acqua.
Contro le larve svernanti si sta diffondendo l’impiego
di nematodi entomopatogeni, prodotto da utilizzare
in autunno. Si tratta di nematodi delle specie Steinernema carpocapsae e Steinernema feltiae, parassitoidi
dei lepidotteri che provocano la morte degli insetti
penetrando dalle aperture naturali della larva della
vittima e liberando un batterio simbionte che si riproduce dando origine a tossine letali per il fitofago.
Il prodotto è da applicare in giornate piovose, prima
o durante una precipitazione per garantire un velo
d’acqua sulla vegetazione. Le temperature ottimali
sono di 12-14°C. Il rispetto delle condizioni di impiego è fondamentale per l’efficacia della tecnica. Il prodotto può essere conservato a 5-10°C (in frigo) per
almeno 2 mesi, ma non è possibile utilizzarlo l’anno
successivo.
Cidia molesta: Cydia molesta
Trattamenti tardivi non evitano comunque il danno
“estetico” e il deprezzamento del prodotto dovuto
alla presenza sull´epicarpo di tracce cicatrizzate dei
fori di penetrazione
Prevenzione: eventuali piante di noce limitrofe ai frutteti devono
essere tolte o trattate come la coltura, in quanto la
Carpocapsa può attaccare anche questi frutti, diventando fonte di infestazione. A raccolta allontanare dal
campo tutti i frutti, anche quelli bacati.
Difesa fitosanitaria: per la difesa si utilizza la confusione sessuale associata a Virus della Granulosi. Nella maggior parte dei
casi, è necessaria l’integrazione delle due tecniche.
Il virus della granulosi (Carpovirusine 1,5 l/ha - Madex
200 cc/ha, 100 cc/ha splitting - Carpostop 500 cc/
ha - Virgo 500 cc/ha) deve essere realizzato con tempestività, ad inizio schiusura delle uova, momento da
individuare tramite le catture con le trappole per il
monitoraggio e facendo riferimento ai modelli previsionali, messi a punto e gestiti dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’E.R. I trattamenti vanno ripetuti
a distanza di 8 giorni (6 giorni con splitting a dose
più bassa).
Le larve di Cydia molesta si riconoscono da quelle di
Cydia pomonella per la presenza del pettine anale
foto servizio fitosanitario regionale
Ciclo biologico: sverna come larva matura in diapausa nelle anfrattuosità della corteccia, nel terreno o nei magazzini e
compie 4-5 generazioni all´anno.
A primavera si ha l´incrisalidamento, seguito dal primo sfarfallamento di adulti durante il mese di aprile.
L´epoca dei primi voli può variare da un anno all´altro,
essendo molto influenzata dalle condizioni ambientali.
Gli sfarfallamenti e gli accoppiamenti hanno luogo
nelle ore crepuscolari (con temperature superiori a
16°) e notturne.
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Pero
e, una volta mature, fuoriescono dai frutti infestati
e vanno ad incrisalidarsi sotto la corteccia o in altri
ripari. Gli adulti di seconda generazione compaiono
da fine giugno a tutto agosto e oltre, con un picco
massimo nella prima decade di luglio. Il terzo sfarfallamento inizia da metà agosto, sovrapponendosi
talvolta al secondo. La terza e ultima generazione di
larve completa lo sviluppo nei frutti in maturazione
per poi entrare in diapausa.
Pero
Dopo l´accoppiamento, ogni femmina depone alcune decine di uova in modo isolato sui tessuti vegetali a superficie liscia. Il numero complessivo di
uova deposto per ciascun individuo è inferiore in
prima generazione rispetto alle ovideposizioni delle
generazioni successive. Ogni uovo dà origine dopo
un´incubazione di 1-2 settimane ad una larvetta di
colore giallo-rosato che inizia rapidamente la sua attività trofica all´interno degli organi vegetali.
Dopo 3-4 mute, la larva raggiunge la piena maturità
e si imbozzola sulla pianta o nel terreno, per incrisalidarsi e mutare in adulto. L´intero processo ha una
durata variabile in funzione delle condizioni ambientali, in genere comunque il secondo volo di adulti ha
inizio i primi di giugno con un massimo di presenza
nella metà del mese. Da luglio a ottobre il volo degli
adulti è praticamente continuo per l´accavallarsi delle
generazioni estive e autunnali.
Danni:
attacca il pesco e le pomacee. Quando le pere sono
ancora acerbe la larva danneggia solo gli strati epidermici e non penetra l´interno della polpa; sui frutti
maturi la larva penetra invece direttamente nel mesocarpo. A differenza della carpocapsa, le gallerie scavate dalle larve di cidia nelle mele e nelle pere non
raggiungono la zona carpellare. Risulta dannosa soprattutto per le cultivar tardive (Abate, Kaiser).
Caliroa, larva con danni fogliari - foto di Vergnani
Danni:
le larve scheletrizzano la pagina superiore delle foglie
rispettando le nervature primarie e secondarie. Con
presenza di numerose larve sulle foglie può provocare danni anche gravi.
Difesa fitosanitaria: In caso di attacchi intervenire con piretro (100 g/hl)
alla comparsa delle larve.
Eulia: Argyrotaenia pulchellana
Difesa fitosanitaria: occorre effettuare il monitoraggio mediante trappole
a feromoni, anche se non è dimostrata una correlazione fra catture e rischio di danno; risulta più sicura,
anche se meno agevole, è l’individuazione dell’ovodeposizione sui frutti. La difesa si può realizzare con il
metodo della confusione/disorientamento sessuale.
I migliori risultati si ottengono quando la confusione/
disorientamento viene applicato all’inizio del volo.
Interventi con formulati a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) possono essere fatti come interventi di soccorso.
Caliroa: Caliroa limacina
Ciclo biologico: compie 2-3 generazioni all’anno e trascorre l’inverno
come prepupa in un bozzoletto interrato. Gli adulti
compaiono in maggio e depongono le uova nel parenchima fogliare. Le larve della prima generazione
compaiono di solito ad inizio-metà luglio.
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Larva di Eulia parasitizzata- Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
nei nostri ambienti compie tre generazioni l´anno e
sverna come crisalide, riparata sotto le foglie cadute
a terra. I primi adulti compaiono a fine marzo primi di
aprile e lo sfarfallamento dura circa un mese.
A circa una settimana dall´accoppiamento, le femmine depongono le uova in ooplacche di colore giallastro sulla pagina superiore delle foglie. Le larve della
prima generazione compaiono a partire dal mese di
maggio e si accrescono dapprima a spese del parenchima fogliare e poi dei frutticini.
va giovane all´interno di un bozzolo nascosto nelle
anfrattuosità della corteccia del tronco o dei rami.
Alla ripresa vegetativa, le larve escono dai bozzoli in
modo scalare e attaccano la vegetazione.
L´ultima generazione di adulti compare nel mese di
agosto ed è seguita dalle larve di terza generazione
che hanno un accrescimento molto lento e sono presenti fino a tutto il mese di ottobre, per poi incrisalidarsi.
L´incrisalidamento avviene alla fine di aprile-inizi di
maggio all´interno di foglie accartocciate o unite tra
loro, oppure nei punti di contatto tra diversi organi
vegetativi.
Danni:
danneggia anche il melo e il susino. Le cultivar più
sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo
(S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e William) difficili
da colpire coi trattamenti.
Le larve provocano caratteristiche erosioni, danneggiando inizialmente le foglie e in seguito, anche i
frutti. Sulle foglie l´attacco è localizzato alla pagina
inferiore, sono risparmiate le nervature e la pagina
superiore del lembo fogliare.
Sui giovani frutti le larve provocano erosioni superficiali, su quelli prossimi alla maturazione le erosioni si estendono alla cavità peduncolare, rendendoli
incommerciabili e facilmente soggetti a processi di
marciume.
Prevenzione:
nei frutteti biologici viene generalmente ben controllata dai numerosi antagonisti naturali, altrimenti
risultano molto efficaci interventi con Bacillus thuringiensis.
Difesa fitosanitaria: installare le trappole a ferormoni per seguire l’andamento dei voli e intervenire al superamento della soglia d’intervento a con trattamenti a base di Bacillus
thuringiensis (100-150 g/hl).
Correggere il pH a 6-6,5 per l’impiego del Bacillus
E’ importante effettuare una buona bagnatura della
vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni
specialmente in caso di forte presenza di larve o di
catture di adulti prolungate nel tempo.
Il momento per intervenire è indicato dai Bollettini
tecnici provinciali anche sulla base delle indicazioni
del modello previsionale MRV-Eulia.
Pandemis: Pandemis cerasana
Ciclo biologico:
compie due generazioni all´anno e sverna come lar-
La prima generazione di adulti compare da metà
maggio ai primi di giugno; la seconda generazione
dalla fine di luglio a tutto agosto.
Le uova sono deposte in ooplacche sulla pagina inferiore delle foglie; le larvette appena sgusciate erodono il lembo fogliare per poi spostarsi poi in una fase
più avanzata di sviluppo all´apice dei germogli della
parte alta della pianta e sui frutti.
Le larve della seconda generazione si accrescono lentamente e ai primi freddi entrano in diapausa.
Prevenzione:
nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali.
Danni:
il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che
attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni
(ricamature) che ne causano il deprezzamento commerciale.
Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo (S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e
William) difficili da bagnare coi trattamenti.
Difesa fitosanitaria: è importante verificare la presenza di larve svernanti
in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile è necessario installare le trappole a ferormone per l’andamento dei voli e la verifica del superamento della
soglia d’intervento.
La difesa è realizzata con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) al superamento
della soglia d’intervento, è importante effettuare una
buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni.
I trattamenti devono essere ripetuti in caso di forte
presenza di larve o di catture di adulti prolungate nel
tempo e per il periodo di nascita delle larve indicato
dai modelli previsionali elaborati dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’E.R.
Correggere il pH a 6-6,5 per l’impiego del Bacillus.
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Pero
Completato il loro sviluppo, le larve si incrisalidano
all´interno di un bozzolo sericeo dove avviene la metamorfosi che darà origine agli adulti a partire dalla
seconda metà di giugno.
Capua: Adoxophyes orana
Pero
Archips: Archips podanus
Archips adulto - foto Servizio Fitosaniatrio Regionale
Adulti catturati con trappola fermonica - Foto Reggiani
Ciclo biologico:
Ciclo biologico:
simile a Pandemis cerasana ma con tre generazioni
all’anno. I primi due voli coincidono con quelli di P.
cerasana mentre il terzo si verifica agli inizi di settembre.
svolge 2 generazioni all’anno con svernamento allo
stadio larvale entro un ricovero sericeo tessuto tra foglie e rami. Alla ripresa vegetativa le larve attaccano
i giovani germogli e raggiunta la maturità si incrisalidano tra la vegetazione. Il volo degli adulti si protrae
dalla metà di maggio alla metà di giugno. Le uova
sono deposte in ooplacche sulle superfici fogliari
(con preferenza per quella inferiore).
Prevenzione:
nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali.
Danni:
il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che
attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni
(ricamature) che ne causano il deprezzamento commerciale.
Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo (S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e
William) difficili da bagnare coi trattamenti.
Difesa fitosanitaria: è importante verificare la presenza di larve svernanti
in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile è necessario installare le trappole a ferormone per l’andamento dei voli e la verifica del superamento della
soglia d’intervento.
La difesa è realizzata con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) al superamento
della soglia d’intervento, è importante effettuare una
buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni.
Con aziende particolarmente infestate si può installare la confusione sessuale.
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Le larve vivono a spese delle foglie e dei frutti. Il secondo volo ha luogo tra fine luglio e inizio settembre;
all’ovideposizione segue la nascita delle larve che,
dopo una breve attività trofica entrano in diapausa.
Prevenzione:
nei frutteti biologici vengono generalmente ben controllati dai numerosi antagonisti naturali.
Danni:
il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente
i frutti, sui quali provocano erosioni talvolta profonde
che ne causano il deprezzamento commerciale.
Difesa fitosanitaria: Circa il monitoraggio e il rispetto delle soglie d’intervento valgono le stesse indicazioni riportate per Pandemis e Archips.
La difesa è realizzata, al superamento della soglia
d’intervento, con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con virus della granulosi
(AoGV).
Rodilegno rosso:
Zeuzera pyrina
Cossus cossus
Ciclo biologico:
compie una generazione ogni due-tre anni e sverna
come larva. Gli adulti sfarfallano da fine maggio ad
inizio di settembre. E’ un fitofago particolarmente polifago che ha trovato sui fruttiferi e in particolare sulle
pomacee condizioni favorevoli.
Prevenzione:
non esistono antagonisti naturali in grado di contenerne le popolazioni ma possono essere considerati
antagonisti i pipistrelli e il picchio.
Danni:
Adulto di zeuzera pyrina- foto Servizio Fitosanitario Regionale
ha attività xilofaga, le larve scavano gallerie nel legno
con fuoriuscita di rosura di consistenza stopposa.
sverna come larva e compie una generazione in 1-2
anni. Gli adulti sfarfallano da maggio a settembre.
Può causare danni sia su piante in allevamento che
su piante adulte. Per l’azione delle larve le piante colpite deperiscono e, in caso di forti attacchi, si può
arrivare anche alla loro morte.
Danni:
Difesa fitosanitaria: Ciclo biologico:
è un fitofago particolarmente polifago che ha trovato
sui fruttiferi e in particolare sulle pomacee condizioni
favorevoli. Attacca prima i germogli poi i rami. In seguito si comporta come il rodilegno rosso attaccando
anche le branche principali. Danneggia sia su piante
in allevamento che le piante adulte.
Prevenzione: non esistono antagonisti naturali in grado di contenerne le popolazioni ma possono essere antagonisti
i pipistrelli e il picchio.
per la difesa da questo fitofago, buoni risultati si sono
ottenuti con la tecnica della cattura massale dei maschi mediante l’installazione di circa 8-10 trappole
per ettaro.
Proseguire la cattura massale per alcuni anni.
Sono possibili anche tecniche di difesa meccanica
come l’uncinazione delle larve presenti nei tronche
con filo di ferro e l’asportazione, quando possibile,
delle parti colpite.
Difesa fitosanitaria: Ragnetto rosso:
per il controllo di questo insetto si installano trappole per la cattura di massa al di sopra delle chiome
degli alberi, questo consente anche di individuare il
momento migliore per effettuare i trattamenti con
formulati a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/
hl) a partire da metà giugno.
Panonychus ulmi
Si può applicare la confusione sessuale con installazione dei dispenser a inizio maggio (con almeno
2 trappole per il monitoraggio nella parte alta della
chioma). Sono possibili anche tecniche di difesa
meccanica come l’uncinazione delle larve presenti
nei tronche con filo di ferro e l’asportazione, quando
possibile, delle parti colpite.
Panonychus ulmi, femmina - foto Servizio Fitosanitario Regionale
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Pero
Rodilegno giallo:
Pero
Ciclo biologico:
Difesa fitosanitaria: compie da sette a nove generazione all’anno e sverna
come uovo deposto sulle parti legnose della pianta
con particolare predilezione per i punti di inserzione
dei rami.
il momento più indicato per eventuali trattamenti con
olio bianco estivo (1-1,5 Kg/hl) o zolfo è circa una settimana dopo la caduta dei petali. Una moderata efficacia pare possano avere estratti di aglio, migliorata
se in miscela a olio di colza. In alternativa è possibile
utilizzare anche olio bianco estivo.
Danni:
le punture causano delle decolorazioni delle foglie. In
genere non comporta gravi rischi per la coltura, anche con infestazioni elevate, poiché i predatori sono
in grado di contenerne lo sviluppo. Le cultivar più
sensibili sono: Conference, William, Kaiser, Packam’s
Triumph.
Eriofide vescicoloso:
Eriophyes pyri
Prevenzione: in frutteti con scarsa presenza di predatori è possibile incrementarla introducendo materiale di potatura
o bande trappola provenienti da frutteti con elevate
popolazioni di predatori.
Difesa fitosanitaria: in genere non sono necessari trattamenti specifici.
Eriofide rugginoso:
Epitrimerus pyri
Eriophyes pyri, danni su foglie - foto Servizio Fitosanitario Regionale
Ciclo biologico:
compie 2-3 generazioni all’anno e sverna con femmine riunite in gruppi sotto le perule delle gemme.
Danni: sulle foglie provoca bollosità nella pagina superiore
che evolvono dal verde al nero. In genere non comporta gravi rischi per la coltura. Causa danni in particolare su piante giovani.
Difesa fitosanitaria: Epitrimerus pyri, danni sui frutti - foto Consorzio Fitosanitario Modena
Ciclo biologico: trascorre l’inverno con femmine riunite in colonie
sotto le perule delle gemme o nelle screpolature dei
rametti. All’inizio della primavera infesta le foglioline
e i frutticini appena formati.
Danni:
sulle foglie provoca la docciatura del lembo fogliare
con una colorazione brunata della pagina inferiore.
Nei frutti provoca rugginosità localizzate in genere
nell’area calicina. Le varietà più sensibili sono: William, Conference e Decana del Comizio.
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se si sono rilevate colonie svernanti nelle gemme, o
danni nella precedente annata, effettuare un trattamento a ingrossamento gemme (fare riferimento alle
gemme apicali) con olio bianco (3 kg/hl); un ritardo
anche di pochi giorni del trattamento ne riduce fortemente l’efficacia.
Si ringraziano per i loro contributi:
Pierangela Schiatti, Agnese Franceschi, Loredana
Antoniacci, Massimo Bariselli, Mauro Boselli, Riccardo
Bugiani, Giacomo Accinelli, Alberto Aldini, Sandro
Bolognesi, Stefano Caruso, Roberto Colombo, Fausto
Grimaldi , Riccardo Cornale, Alberto Reggiani, Carla
Scotti, Maria Grazia Tommasini, Stefano Vergnani
Aggiornamento 2008
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