Arboricolt ura SPERIMENTAZIONE DI 8 ANNI NEL VERONESE Influenza dei portinnesti sulla produzione del ciliegio La possibilità di realizzare impianti intensivi per il ciliegio Materiali e metodi trova conferma nei risultati di questa sperimentazione. Per La sperimentazione, realizzata nelottenere livelli produttivi e qualitativi elevati e costanti da l’ambito delle attività del Gruppo frutpiante di dimensioni ridotte è necessaria un’adeguata tecni- ticoltura dell’Alpe Adria, coinvolge 9 sperimentali ed è coordinata dal ca di conduzione del ceraseto che deve essere dotato di im- Centri Bayerische Landesanstalt für Weinbau pianti, primo fra tutti quello di irrigazione und Gartenbau di Würzburg in Baviera La cerasicoltura italiana è, in diversi ambienti, impostata ancora su impianti poco specializzati, su portinnesti vigorosi, di lenta messa a frutto, caratterizzati da ampie chiome che comportano costi di produzione onerosi e notevoli rischi per gli operatori. Da alcuni anni sono disponibili sul mercato portinnesti nanizzanti e seminanizzanti più produttivi, caratterizzati da uno sviluppo contenuto dell’albero che consente di aumentare la densità di impianto, ma che necessitano di una verifica sulla loro adattabilità ai diversi ambienti pedoclimatici italiani. In numerose sperimentazioni in atto, che mettono a confronto questi nuovi soggetti con quelli tradizionali, si stanno riscontrando risultati incoraggianti sia sul piano produttivo che qualitativo dei frutti, ma sono ancora molti i quesiti aperti per individuare i migliori per i diversi ambienti, quelli da impiegare nei ristoppi e quali siano le combinazioni d’innesto più opportune (Lugli e Sansavini, 1997; Sansavini e Lugli, 1997; De Salvador e Lugli, 2002; Lugli et al., 2005). L’impiego di questi nuovi soggetti potrebbe contribuire ad arrestare il lento declino di alcune aree cerasicole tipiche italiane, come quella Veronese, e consentire la realizzazione di ceraseti caratterizzati da specifiche impiantistiche che limitino avversità tipiche della coltura, quali le spaccature da pioggia e i danni da uccelli, da gelate o da siccità (Weber, 2003). Inoltre si ridurrebbe l’elevato costo della manodopera soprattutto nelle operazioni di potatura e raccolta e il ciliegio potrebbe sostituire o integrare, in areali di pianura, altre colture frutticole intensive (Catalano et al., 2005) strutturalmente in crisi per motivi sanitari o, semplicemente, di mercato. Il seguente lavoro riporta i risultati di un confronto tra 10 diversi portinnesti con la cultivar autofertile Lapins dopo 8 anni di coltivazione e vuole fornire utili indicazioni per la realizzazione di ceraseti specializzati. (Germania) che ha fornito anche il materiale vegetale (Siegler et al., 2000). L’impianto è stato realizzato nel febbraio del 1997 nell’azienda di Ponton (S. Ambrogio di Valpolicella - Verona) dell’Istituto sperimentale di frutticoltura della Provincia di Verona, sita a 100 m slm su un appezzamento in piano caratterizzato da un terreno di origine fluvio-glaciale, di modesto spessore, sabbioso, ricco di scheletro, subalcalino, calcareo, con normale contenuto in calcare attivo. La dotazione in sostanza organica è un po’ scarsa ma ben umificata; è ben dotato di tutti gli elementi a eccezione di potassio (K) e boro (B) (tabella 1). Il campo è irrigato con sistema a microjet, inerbito e periodicamente sfalciato tra le file e diserbato sulla fila. Presenta un sesto d’impianto di 4,5 m tra le file e 4 m sulla fila; il sistema di allevamento adottato è il fusetto, già descritto in una precedente nota (Bassi, 2001), realizzato preferendo interventi di potatura al verde dopo la raccolta nei portinnesti più vigorosi e al bruno Cultivar di Lapins innestata su Weiroot 72 (altezza stadia 3 m) Cultivar di Lapins innestata su Weiroot 158® (altezza stadia 3 m) Cultivar di Lapins innestata su Pi-Ku 1* (altezza stadia 3 m) Gino Bassi L’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 24/2005 55 Arboricolt ura ◾ altezza, larghezza e spessore della chioma delle piante per la determinazione del volume conico della chioma e della proiezione circolare della stessa sul suolo; ◾ il numero di polloni radicali per pianta. Come indicatori del comportamento produttivo sono stati rilevati: ◾ la produzione per pianta; ◾ il peso medio dei frutti. Con tali rilievi si sono determinate la produzione cumulata dal 1998 al 2004 per pianta e per ettaro, la resa ettariale calcolata come media dal quinto all’ottavo anno e l’efficienza produttiva in rapporto tra la produzione cumulata e Tabella 1 - Caratteristiche del terreno del campo in prova Scheletro Sabbia (%) Limo (%) Argilla (%) pH Carbonio organico (%) Sostanza organica (%) Capacità di scambio cationico (meq/100) Rapporto C/N Rapporto Mg/K Cabonati totali (% CaCO3) Calcare attivo (% CaCO3) Esp (% di sodio scambiabile) Sar (rapporto di assorbimento del sodio) Azoto totale (‰) Fosforo (ppm P2O5) Potassio (ppm K2O) Magnesio (ppm MgO) Calcio (ppm CaO) Ferro (ppm Fe) Manganese (ppm Mn) Zinco (ppm Zn) Rame (ppm Cu) Boro (ppm B) Sodio (ppm Na) 3,58 ab 4,06 ab 2,02 a 5,88 cd 5,8 cd 4,40 bc 6,13 cd 8,72 ef 7,70 de 9,86 f 3,70 ab 4,2 ab 2,09 a 6,09 cd 6 cd 4,55 bc 6,35 cd 9,02 ef 7,97 de 10,20 f A lettere differenti corrispondono valori differenti del test di Duncan per P=0,01. (1) Area della sezione del tronco a 20 cm sopra l’innesto. (2) Rapporto tra l’area della sezione del tronco a 20 cm sopra il punto d’innesto e quella al di sotto del punto d’innesto. (3) Media 2001-2004. 56 L’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 24/2005 100 80 60 100 79 40 75 60 48 41 20 20 0 Gisela 5* 0,17 a 2,0 a 0,05 a 0,20 a 0,15 a 0,60 a 0,35 a 12,94 b 0,3 a 1,85 a Figura 1 - Vigoria indotta dai portinnesti (*) Edabriz * 1 abc 1,38 cde 1,12 abcd 2,4 f 1,78 e 1,16 abcd 1,22 bcd 1,6 de 0,67 a 0,70 ab Proiezione chioma al 7° anno (m2) 1 - Cultivar di Lapins innestata, a sinistra, su Gisela® 4* e, a destra, su Weiroot 72 (altezza stadia 3 m) 2 - Cultivar di Lapins innestata su Gisela® 4* (altezza stadia 3 m) Gisela® 4* Weiroot 72 121,9 b 141,1 bc 58,1 a 179,6 cd 179,0 cd 144,4 bc 223,2 de 228,7 de 233,6 e 296,6 f Polloni radicali (3) (n.) Volume chioma al 7° anno (m3) 2 Gisela® 12 Pi-Ku 1* Edabriz* Gisela® 4* Gisela® 5* Gisela® 12 Pi-Ku 1* Weiroot 72 Weiroot 158® Weiroot 13® MaxMa 14 Mazzard F12/1 Sezione nesto/ sezione portinnesto (2 ) 1 Weiroot 158® Portinnesti Area sezione tronco innesto (1) (cm2) l’area della sezione del tronco, entrambe alla fine dell’ottavo anno. I dati sperimentali sono stati elaborati statisticamente mediante l’analisi della varianza. La significatività tra le medie è stata saggiata con il test di Duncan con P = 0,01. MaxMa14 Weiroot 13® Tabella 2 - Caratteristiche vegetative rilevate fino al 2004 presente 73 19 8 7,72 0,86 1,47 21,2 10,8 6,1 36,5 2,21 2,2 0,14 1,9 101 198 416 5.141 22,7 7,1 9,3 19,12 0,33 105,4 Mazzard F12/1 con quelli di vigore medio e scarso. Le tecniche di coltivazione riguardanti la difesa fitosanitaria sono state quelle tipiche della coltura nel Veronese, mentre non è stata praticata alcuna fertilizzazione nei primi quattro anni; negli anni a seguire è stato apportato dell’azoto soltanto ai portinnesti più deboli, al fine di stimolarne lo sviluppo vegetativo. Sono stati impiegati astoni di un anno della cultivar autofertile Lapins sui seguenti portinnesti: ◾ Mazzard F12/1 - selezione clonale di Prunus avium, provenienza East Malling, (Regno Unito); ◾ MaxMa Delbard® 14 Brokforest (P. mahaleb×P. avium), provenienza Oregon, (Usa); ◾ Pi-Ku 1* (clone 4,20) - (P. canescens× P. tomentosa)×P. avium, provenienza Dresden-Pillnitz (Germania); ◾ Tabel® - Edabriz* - (P. Cerasus), provenienza Inra-Ctifl (Francia); ◾ Gisela®: 4* (clone 473/10), 5* (clone 148/2) e 12 (clone 195/20), (P. cerasus Schattenmorelle×P. canescens), provenienza Giessen (Germania); ◾ Weiroot 13® - (P. cerasus), provenienza Weihenstephan (Germania); ◾ Weiroot cloni 158® e 72 - (P. cerasus× P. avium?), provenienza Weihenstephan (Germania). Le piante, 5 per portinnesto, sono state disposte nell’impianto secondo uno schema randomizzato in cui ogni singolo albero rappresenta una ripetizione. Come indicatori del comportamento vegetativo indotto dai portinnesti il protocollo prevedeva la rilevazione dei seguenti dati: ◾ diametro del tronco a 20 cm sopra e sotto il punto di innesto per determinare l’area della sezione del tronco nei due punti e il rapporto tra le due sezioni; (*) Calcolata come area della sezione del tronco - indice Mazzard F12/1 = 100. Arboricolt ura 5,5 abcd 6,7 abcd 3,8 a 7,3 bcde 9,8 e 8,0 cde 8,8 de 7,6 bcde 4,9 abc 4,5 ab 0,42 cd 0,46 cd 0,69 e 0,37 bcd 0,48 cd 0,51 de 0,32 abcd 0,27 abc 0,16 ab 0,12 a 7,82 a 8,38 bc 8,03 ab 8,77 c 8,43 bc 8,58 c 8,41 bc 8,77 c 8,42 bc 8,70 c A lettere differenti corrispondono valori differenti del test di Duncan per P = 0,01. (1) Dal 1998 al 2004. (2) Dal1998 al 2004 con 555 piante/ha. (3) Media dal 2001 al 2004 con 555 piante/ha. (4) Media dal 1997 al 2004. 90 80 70 50 11,1 40 30 10,1 20 12,9 10 3,5 5,8 2,8 0 2004 7,3 10,4 7,8 9,9 2,1 2003 Lapins innestata su Gisela® 5* (altezza stadia 3 m) Particolare del punto d’innesto di Pi-Ku 1* (altezza stadia 3 m) Comportamento vegetativo l’area della sezione del tronco del Mazzard F12/1 alla fine dell’ottavo anno, si è ottenuto il seguente ordine di accrescimento: MaxMa 14, Weiroot 13® e 158®, di vigore medio-elevato molto simile, con uno sviluppo tra il 78 e il 75% rispetto al Mazzard F12/1; segue la coppia costituita da Gisela® 12 e PiKu 1* di vigore intermedio con sviluppo del 60%; poi Weiroot 72 e Gisela® 4* di vigore medio-scarso con sviluppo del 47-48% e, infine, i due più deboli Edabriz* (41%) e Gisela® 5* con sviluppo stentato pari al 19,6% rispetto a Mazzard F12/1 (figura 1). Andamento simile si riscontra anche valutando il volume della chioma alla fine del settimo anno (tabella 2) in cui si differenziano statisticamente tre gruppi: i vigorosi, Mazzard F12/1 e Weiroot 13®; quelli di vigore intermedio costituiti da Weiroot 158®, Gisela® Mortalità delle piante. Dopo 8 anni si sono verificati solo due decessi, il primo all’impianto di Weiroot 13® per mancato attecchimento dell’astone e il secondo del portinnesto Edabriz* al quinto anno poco prima della raccolta, probabilmente causato da sindrome di disaffinità d’innesto dato che non sono state rilevate evidenze di attacchi fungini all’apparato radicale e aereo. Le altre piante sono tutte vive e nel complesso sane. Sviluppo vegetativo. I dati (tabella 2) raccolti sull’area della sezione del tronco negli 8 anni di prova e sul volume della chioma alla fine del settimo anno mostrano in entrambi i parametri differenze altamente significative tra i diversi portinnesti. Posto come riferimento (fatta = 100) 12,0 16,8 15,7 23,7 11,0 11,2 12,1 12,3 17,3 7,1 7,6 14,3 11,4 22,5 22,0 60 14,1 8,7 3,6 6,4 4,0 10,9 3,7 8,0 13,3 14,4 17,8 13,0 11,2 8,6 12,3 8,5 26,0 21,5 13,7 2002 5,8 14,6 14,5 8,8 2001 13,3 Pi-Ku 1* 28,2 ab 31,7 abc 22,4 ab 37,3 bcd 46,5 d 40 cd 40,2 cd 33,6 abcd 20,8 a 19,5 a Peso frutto (4) (g) Gisela® 4* Weiroot 13® Gisela® 12* Weiroot 72 Weiroot 158® 50,9 abc 57,1 abcd 40,3 ab 67,2 bcd 83,8 d 72,0 cd 72,4 cd 60,5 abcd 37,5 a 35,2 a Efficienza produttiva (kg/cm2) Edabrix* Edabriz * Gisela® 4* Gisela® 5* Gisela® 12 Pi-Ku 1* Weiroot 72 Weiroot 158® Weiroot 13® MaxMa 14 Mazzard F12/1 Resa (3) (t/ha) Mazzard F12/1 MaxMa 14 Gisela® 5* Portinnesti Produzione cumulata/ Produzione pianta cumulata (1) (2) (t/ha) (kg/pianta) Grafico 1 - Produzione di frutti suddivisa tra gli anni di prova Produzione frutti/pianta (kg) Tabella 3 - Caratteristiche produttive rilevate fino al 2004 2000, 1999 e 1998 12 e Pi-Ku 1* e i più deboli Edabriz* e Gisela® 5*. Nella valutazione sul rapporto tra l’area della sezione del tronco a 20 cm sopra il punto d’innesto e quella al di sotto del punto d’innesto (tabella 2), MaxMa 14 e Mazzard F12/1 risultano gli unici portinnesti con valori inferiori a 1 e, quindi, con uno sviluppo del portinnesto superiore a quello del nesto; vi è poi un gruppo di portinnesti (Edabriz*, Gisela® 5*, Weiroot 72 e 158®) con valori compresi tra 1 e 1,2 dove l’accrescimento dei due membri è simile o leggermente a favore del nesto. Seguono quattro portinnesti dove le differenze di accrescimento a favore del nesto sono notevoli: Gisela® 4* con 1,38, Weiroot 13® (1,6), Pi-Ku 1* (1,78), e Gisela® 12 con 2,4 che, infatti, necessita di sostegno, perché con il carico della frutta tende a piegarsi. Queste ultime situazioni fanno sorgere dubbi sulla durata degli impianti e sulla possibile insorgenza di manifestazioni di disaffinità tardive. Polloni radicali. È stata riscontrata una certa frequenza solo nel Weiroot 13® con 12,9 polloni per pianta; qualche pollone è risultato presente in Gisela® 4* e Mazzard F12/1 mentre in tutti gli altri portinnesti la presenza è stata occasionale o nulla (tabella 2). Comportamento produttivo Produttività per albero. Anche le differenze tra i dati raccolti sulle produzioni (kg/pianta) sono risultate alquanto significative (tabella 3). La miglior precocità nella messa a frutto si è osservata nel Weiroot 72 con 0,4 kg/ pianta al secondo anno; al terzo anno, a eccezione del Mazzard F/12 e del MaxMa 14 che hanno prodotto rispettivamente 100 e 200 g, gli altri portinnesti L’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 24/2005 57 Arboricolt ura 0,80 0,50 6 0,40 0,30 4 0,20 2 Efficienza produttiva Weiroot 72 Gisela® 5* Pi-Ku 1* Gisela® 4* Mazzard F12/1 MaxMa 14 Weiroot 13® Weiroot 158® Gisela® 12* Edabrix* 0 0,10 0,00 40 hanno prodotto da poco meno di 1 kg fino a 1,7 kg. Le prime produzioni rilevanti si sono ottenute alla 4a foglia con valori per pianta variabili tra gli 8 e i 13 kg per tutti i portinnesti a eccezione di Mazzard F12/1, MaxMa 14 e Weiroot 13® che hanno prodotto rispettivamente 2,6, 1,9 e 4,7 kg. La produzione per pianta all’ottavo anno (grafico 1) vede ancora Mazzard F/12 e MaxMa14 con quantitativi per pianta di 10,1 e 7,3 kg, inferiori rispetto a quella di tutti gli altri portinnesti a eccezione di Gisela® 5* (3,6 kg). Molto elevate le performance produttive di Pi-Ku 1* con 22,7 kg/pianta, seguito da Weiroot 158®, 72 e Gisela® 4* con valori tra 16,8 e 14,1 kg/pianta. La produzione cumulata all’ottavo anno mostra delle differenze notevoli confermate anche dall’analisi statistica con valori minimi di Mazzard F12/1 e di MaxMa 14, rispettivamente con 35,2 e 37,5 kg/pianta, e massimi con Gisela® 12 (circa 67 kg), Weiroot 72 e 158® L’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 24/2005 9,2 8,4 10 0 9,0 6,6 10,5 11,9 9,4 8,4 7,9 20 9,2 7,4 30 1998 Lapins innestata su MaxMa 14, a sinistra, e Weiroot 13®, a destra (altezza stadia 3 m) 8,9 7,7 11,3 Rese ettaro (555 piante/ha) (*) Media produzioni 2001-2004. 58 50 11,2 8,3 7,8 9,3 8,7 8,6 8,2 8,5 8,4 8,8 9,6 11,1 10,1 10,4 11,6 7,8 8,4 8,0 9,6 8,3 7,8 8,4 8,7 8,5 8,4 10,9 9,0 8,0 5,2 8,6 8,9 8,4 9,1 9,1 8,7 6,8 6,9 7,4 8,3 6,9 6,5 7,8 6,9 7,0 7,4 7,3 7,2 7,3 7,1 7,3 7,0 7,1 7,3 7,0 7,0 6,1 1999 2000 2001 2002 Weiroot 13® Weiroot 158® Weiroot 72 8 60 Pi-Ku 1* 0,60 Mazzard F12/1 Gisela® 12 Gisela® 5* Gisela® 4* MaxMa 14 Rese ettaro (t/ha) 10 70 Peso medio del frutto (g) 0,70 Efficienza produttiva (kg/cm2) 12 Grafico 3 - Peso medio del frutto suddiviso tra gli anni della prova Edabrix* Grafico 2 - Efficienza produttiva e rese ettariali (*) dei portinnesti 2003 2004 Lapins innestata su Pi-Ku 1*, a sinistra, e Weiroot 158®, a destra (altezza stadia 3 m) (circa 72 kg) e Pi-Ku 1* con ben 83,8 kg/pianta. Intermedie le produzioni degli altri portinnesti a partire dai 40 kg di Gisela® 5* fino ai 60 kg del vigoroso Weiroot 13®. Rese ettariali. Le rese ettariali annue (tabella 3 e grafico 2) (555 piante/ha), calcolate come media dell’ultimo quadriennio, mostrano le migliori performance produttive ottenute con Pi-Ku 1* che raggiunge le 9,8 t/ha, seguito da i tre Weiroot con valori intorno alle 8 t/ha. All’opposto, le minori produzioni si sono ottenute con Gisela® 5* con 3,7 t/ha seguito da Mazzard F12/1 e MaxMa 14 con poco meno di 5 t/ha. Le differenze tra le rese ettariali potrebbero essere superiori se variassimo ragionevolmente il numero di piante a ettaro a seconda del vigore del portinnesto, che può essere verificato dalla proiezione delle chiome sul suolo: queste variano tra i 2 m2 del Gisela® 5* e i 910 m2 dei più vigorosi Mazzard F12/1 e Weiroot 13® (tabella 2). Non si intende appositamente fare delle stime produttive che potrebbero risultare troppo ottimistiche senza tener conto di tutte le interazioni che comporta la variazione del sesto, ma se appare evidente che quello di 4×4,5 m nel tempo risulterà stretto per i portinnesti più vigorosi, allo stesso modo un incremento del 50% delle piante per i portinnesti di medio vigore e del 100% per i più deboli potrebbe essere più che ragionevole e quindi si potrebbe stimare un medesimo incremento delle produzioni per ettaro. Efficienza produttiva. Anche per l’efficienza produttiva (grafico 2), che mette in relazione la produzione delle piante rispetto allo sviluppo dell’albero, le dif ferenze sono notevoli e altamente significative. I portinnesti meno efficienti sono risultati Mazzard F12/1, MaxMa 14, Weiroot 13®, che tardano nella messa a frutto con valori tra 0,12 e 0,27; mentre i più efficienti sono risultati Gisela® 5* con 0,69, determinato più dallo scarso sviluppo Arboricolt ura Particolare del punto di innesto di Gisela® 12 (altezza stadia 3 m) Cultivar di Lapins innestata su Gisela® 12 (altezza stadia 3 m) dell’albero che dalla produzione cumulata; Weiroot 72 e Pi-Ku 1* rispettivamente con 0,51 e 0,48 in ragione di elevate produttività realizzate in piante contenute, ma con sufficiente rinnovo vegetativo. In posizioni intermedie gli altri portinnesti con valori che oscillano tra 0,32 e 0,45. Peso medio del frutto. Il peso medio dei frutti, calcolato come media di tutti gli anni (tabella 3), presenta valori compresi tra gli 8 e 8,8 g e conferma che la maggior produttività dei soggetti nanizzanti e seminanizzanti non va a discapito della pezzatura dei frutti rispetto a Mazzard F12/1 e, soprattutto, MaxMa 14. Unica eccezione Edabriz* con 7,82 g che si differenzia negativamente dagli altri anche in termini statistici. Se si analizzano i pesi medi per singola annata (grafico 3), si può notare come l’influenza dell’andamento climatico sul peso medio dei frutti sia superiore a quella tra i portinnesti: esemplificativi sono i valori medi riscontrati nel 2002 di 10,9 g rispetto agli 8,2 dell’anno seguente. Sempre dal medesimo grafico si possono notare alcuni pesi medi particolarmente scarsi (5,2 g per Gisela® 5* e 6,1 g per Edabriz* nel 2000) che sono coincidenti con produzioni eccessive rispetto alle capacità delle piante in quella fase di sviluppo; per limitare questo fenomeno è necessario intervenire meglio di quanto fatto con la potatura, come si è riusciti a realizzare negli anni seguenti. creta innovazione per la cerasicoltura veronese. Dopo 8 anni di prova, inoltre, permette di effettuare delle valutazioni sul comportamento di alcuni portinnesti nanizzanti e seminanizzanti a confronto con i più tradizionali Mazzard F12/1 e MaxMa 14 impiegati come testimoni. La sperimentazione ha evidenziato come nelle condizioni della prova e dopo 8 anni tutti i portinnesti saggiati si siano dimostrati più rapidi nella messa a frutto, più produttivi ed efficienti dei controlli. Tale produttività può essere ulteriormente aumentata per unità di superficie considerato che è possibile, vista la taglia che inducono alcuni portinnesti, intensificare gli impianti fino a raddoppiarne la densità rispetto alle condizioni della prova. Nonostante queste migliori performance produttive è da rilevare come il peso medio del frutto si sia mantenuto simile e talvolta migliore ai controlli, a eccezione di Edabriz*. L’abbinamento tra portinnesti molto deboli e produttivi (Edabriz*, Gisela® 5*, Weiroot 72) e varietà autofertili può favorire eccessi produttivi a scapito della pezzatura dei frutti. Tra i portinnesti più deboli quello che ha maggiormente impressionato nelle condizioni della prova fino a questo momento è il Weiroot 72 che, con una pianta equilibrata anche in termini vegetativi, ha mantenuto elevate performance, produttive e ottime pezzature dei frutti. Tra i portinnesti di medio vigore hanno destato impressione il Pi-Ku 1* in particolare per le potenzialità produttive espresse, anche se preoccupa il differente accrescimento del portinnesto rispetto al nesto, e il Weiroot 158® molto simile al 72 come performance, ma più vigoroso. Conclusioni L’esperienza tuttora in corso di valutazione di 10 differenti portinnesti con la cultivar Lapins è apparsa interessante fin dall’inizio e da proporre come con- Tra i portinnesti vigorosi interessante il Weiroot 13® soprattutto per l’anticipo nella messa a frutto rispetto ai controlli, la maggior produttività e la miglior pezzatura dei frutti; per contro presenta anch’esso una notevole differenza di accrescimento tra nesto e portinnesto, da seguire con attenzione nel prosieguo della prova. Questo portinnesto potrebbe essere un’alternativa a quelli tradizionali, piuttosto deludenti nella prova, ma dovrebbe essere testato in un’apposita sperimentazione anche in coltura seccagna o con limitata disponibilità idrica. Dei tre Gisela® in prova quello che si è dimostrato più interessante è risultato il 4* che presenta una vigoria simile al Weiroot 72 anche se rispetto a questo è risultato un po’ meno produttivo ed efficiente. Il Gisela® 5* è risultato deludente nelle condizioni della prova: dopo i primi anni molto promettenti ha avuto una forte involuzione caratterizzata da produzioni/pianta contenute e soprattutto da un rinnovo vegetativo molto scarso o quasi nullo, con evidente precoce invecchiamento degli alberi. Il Gisela® 12*, pur con buone produzioni caratterizzate da ottime pezzature dei frutti, preoccupa per l’elevata differenza di accrescimento del nesto rispetto al portinnesto, tanto da necessitare di sostegni. Merita infine un’osservazione la forma di allevamento a fusetto dopo 8 anni di prova: risulta molto vicina al naturale habitus vegetativo del Prunus avium (Weber, 1999), ma si adatta bene solo a portinnesti nanizzanti e seminanizzanti; appare poco adatta con portinnesti vigorosi dove per controllare la spinta vegetativa è necessario l’impiego di molta manodopera per mantenere la forma e ciò ancor più con cultivar acrotone come Lapins. La possibilità quindi di realizzare impianti intensivi per il ciliegio si conferma anche dai risultati di questa sperimentazione. Certamente si ribadisce la necessità di rivedere completamente la tecnica di conduzione del ceraseto e di dotarlo di impiantistiche, prima fra tutte l’irrigazione, che risultano indispensabili per sostenere livelli produttivi e qualitativi elevati e costanti da piante di dimensioni ridotte. Rimangono ancora da valutare la durata di questi impianti e l’eventuale insorgenza di fenomeni di disaffinità tardive come rimane da verificare se quanto di buono ottenuto con la cultivar Lapins si realizzi anche con altre cultivar. Gino Bassi Istituto sperimentale di frutticoltura Provincia di Verona [email protected] La bibliografia verrà pubblicata negli estratti. L’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 24/2005 59 Arboricolt ura BIBLIOGRAFIA Bassi G. (2001) - Ciliegio (cv Lapins) allevato a spindel su 10 portinnesti. L’Informatore Agrario, 29: 61-65. Catalano L., Mattatelli B. Tarrione L., Melillo V. T. ,(2005) - La coltivazione del ciliegio in Puglia fra tradizione e innovazione. Frutticoltura, 3: 16-25. De Salvador F. R., Lugli S. (2002) - I portinnesti del ciliegio. Supplemento a L’Informatore Agrario, 51 «I portinnesti dei fruttiferi»: 9-16. Lugli S., Correale R., Gaiani A., Grandi M., Muzzi E., Quartieri M., Sansavini S. 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