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Arboricoltura
I RISULTATI DI 6 ANNI DI PROVE NELL’ AMBIENTE VERONESE
Comportamento della cultivar
di melo «Smoothee»
su diversi portinnesti nanizzanti
Dal confronto tra cloni di M9, M9-simili e M26 emergono
differenze in termini di vigoria delle piante, efficienza
produttiva, produzione cumulata e presenza di abbozzi
radicali e polloni; relativamente alle caratteristiche dei
frutti, non sono state rilevate differenze evidenti
Gino Bassi, Giovanni Colombari
L’introduzione dei portinnesti clonali è stata una delle principali innovazioni nella tecnica colturale del melo e ha permesso un aumento della
densità di piantagione e un miglior
sfruttamento dello spazio a disposizione di ogni singola pianta. Ciò si è
tradotto in una più rapida entrata in
produzione, in un aumento della stessa per unità di superficie e in una riduzione dei costi di gestione per la possibilità di svolgere buona parte delle
operazioni colturali da terra (Buscaroli et al., 1988; Comai, 1988; Keppel et
al., 1997). Per contro, vi è un maggior
costo d’impianto proporzionalmente
più elevato tanto maggiore è la densità
di piantagione.
Dopo quasi trent’anni di esperienze
è risaputo come l’M9 sia il portinnesto
clonale maggiormente affermato e impiegato (Sansavini e Mantinger, 1995)
e recentemente utilizzato anche negli
impianti fitti con cultivar spur in sostituzione dei più vigorosi M26 o MM106.
In passato l’M9 identificava il portinnesto clonale selezionato dalla stazione inglese di East Malling. In seguito al
recente lavoro di risanamento e selezione eseguito in alcuni Paesi europei
a partire dal capostipite inglese, sono
stati costituiti diversi nuovi cloni; a
questi si sono affiancati anche altri
portinnesti nanizzanti M9-simili imparentati con il Paradiso giallo di Metz,
da cui l’M9 stesso deriva (Masseron,
1989; Cummins, 1991; Loreti, 1994;
Sansavini e Corelli Grappadelli, 1997).
Per approfondire la conoscenza e
confrontare alcuni tra questi nuovi
soggetti nanizzanti è stata avviata una
prova sperimentale collegiale nell’ambito del Gruppo frutticoltura dell’Alpe
Adria in otto diverse località: Verona,
Laimburg (Bolzano), S. Michele all’A-
dige (Trento), Enemonzo (Udine), St.
Andrä (Carinzia), Haidegg-Graz (Stiria), Maribor (Slovenia) e Keszthely
(Ungheria) (Youssef et al., 1995; Keppel, et al., l.c.; Mantinger e Stainer,
1997)
Materiali e metodi
Gli impianti sono stati realizzati nel
marzo del 1991 utilizzando astoni di un
anno con la cultivar «Smoothee T 2.832»
virus-esente innestata sui seguenti 9
portinnesti:
■ tra i cloni di M9, la selezione olandese M9/T 337 e quelle belghe M9/19 e
M9/29;
tra gli M9-simili, i francesi Pajam 1 e
Pajam 2 (derivati dal Paradiso giallo di
Metz), lo Jork (J9) e il Mark (Mac 9),
derivati da libera impollinazione di M9
ottenuti rispettivamente in Germania
e negli Usa, e il russo B9 (M8×Red
Standard) della serie Budagovsky;
■ come testimone l’M26.
La prova è stata impostata adottando uno schema sperimentale a blocchi randomizzati con parcelle di quattro piante replicate quattro volte e divise da una pianta di «Granny Smith»
a uso impollinante. Il sesto d’impianto adottato è di 3,8×1,3 m per un numero complessivo di 2.024 piante ad
ettaro; la forma di allevamento è il fusetto.
L’impianto del nostro Istituto è stato
realizzato nell’azienda sperimentale di
Bovolino nel comune di Buttapietra
(Verona) in zona di pianura (foto 1). Il
terreno, alluvionale, è caratterizzato
da uno scarso strato di coltivazione,
ricco di scheletro, sabbioso-argilloso,
alcalino e mediamente calcareo, ma
■
Foto 1 - Panoramica della prova portinnesti durante la fioritura di quest’anno
L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 42/97
59
Arboricoltura
30
a
b
b
b
c
d
d
d
d
1,0
20
05
Portinnesti
Risultati e
discussione
Comportamento vegetativo
delle piante
Dai dati raccolti
nei primi sei anni
si è riscontrata
una differenza si-
0,0
Pajam 1
M9/T 337
B9
J9
M9/29
Pajam 2
Mark
M26
0
M9/19
10
Volume chioma (m3)
■ altezza, larghezza e spessore della
chioma;
■ diametro del tronco 20 cm sopra il
punto di innesto;
■ numero di polloni e di abbozzi radicali (burr knots);
■ produzione per pianta annuale e cumulata suddivisa per le seguenti classi
di calibro: <70, 70-80, 80-90, > 90.
Nelle produzioni delle annate 1995 e
1996 sono state eseguite anche delle
analisi comparative relative alla rugginosità e alla forma dei frutti e ai principali indici di raccolta: RSR (residuo
secco rifrattometrico), durezza misurata con penetrometro con puntale da
11 mm e test sulla degradazione dell’amido (scala 1-9)
I dati raccolti nei primi sei anni, di
seguito riportati e commentati, sono
stati elaborati statisticamente mediante l’analisi della varianza. La significatività tra le medie è stata saggiata con
il test di Duncan.
Ove significative,
Grafico 1 - Volume della chioma e area della sele differenze fra i
zione del tronco alla fine del 6° anno
valori medi sono
2,5
70
evidenziate nei
a
a
grafici e nella taa
60
bella con lettere
bc
2,0
bc c
diverse, minusco50
le per P=0,01 e
d
d
d
1,5
maiuscole
per
40
P=0,05.
Area sezione tronco (cm2)
con scarsa presenza di calcare attivo.
La dotazione in sostanza organica è
buona anche se non ben umificata e
così pure quella dei principali elementi, a eccezione di potassio e boro.
Il terreno è stato inerbito nell’interfilare e diserbato sulla fila. L’erba sfalciata periodicamente e il legno di potatura sono stati direttamente trinciati
nell’interfilare. Le operazioni colturali
riguardanti la potatura, la concimazione e la difesa fitosanitaria sono state
quelle tipiche impiegate nei meleti del
veronese.
È da sottolineare che l’irrigazione è
stata di solo soccorso nei primi tre anni e, in seguito, dal 1994 è stata effettuata l’irrigazione a scorrimento superficiale con turno bisettimanale. Ciò
ha permesso un rapido recupero delle
piante in prova
Ogni anno è stata eseguita una serie
di rilievi su tutte le 156 piante in prova:
gnificativa nell’accrescimento tra i diversi portinnesti, sia in termini di sviluppo della sezione del tronco che come volume della chioma. Se si considera lo sviluppo della superficie della
sezione del tronco è possibile suddividere i portinnesti considerati in quattro gruppi di diverso vigore in cui l’M26
risulta il più vigoroso, seguito da un
gruppo costituito da M9/19, Mark e
Pajam 2, che si differenziano statisticamente rispetto al meno vigoroso M9/29
e agli ancor più deboli J9, B9, M9/T 337
e Pajam1 (grafico 1). L’ andamento risulta molto simile se si considera lo
sviluppo del volume della chioma rispetto al quale i più vigorosi risultano
M9/19 e M26, intermedi Pajam 2, Mark,
M9/29 e J9 e i più deboli M9/T 337, B9 e
Pajam 1 (grafico 1).
In merito alla presenza degli abbozzi
radicali (burr knots) sulla porzione di
portinnesto al di fuori del suolo, J9
(foto 2) è quello che ne evidenzia il
maggior numero, con un quantitativo
quasi quadruplo rispetto a M26, Mark,
M9/19 e M9/29; limitata risulta, invece,
la presenza di burr knots nei portinnesti deboli, in particolare in Pajam 1
(grafico 2). Questa negativa caratteristica di J9, confermata in tutti gli altri
campi dell’Alpe Adria, è sufficiente
per metterlo in discussione, data la facilità con cui tali sferoblasti possono
favorire la penetrazione di agenti di
cancro cortecciale o insetti lignicoli
come sesia e scolitidi o, la diffusione
nel futuro del fire blight (colpo di fuoco batterico).
La pratica del diserbo chimico sulla
fila realizzata nella prova ha limitato la
presenza di polloni radicali, che risultano dannosi perché favoriscono lo
sviluppo di parassiti quali ad esempio
oidio e afidi e possono creare problemi
Grafico 2 - Presenza media di polloni e numero di abbozzi radicali
(burr knots) alla fine del 5° anno
30
a
25
25
20
20
15
15
10
10
b
5
b
b
b
d
cd
0
J9
60
(n/pianta)
(n/pianta)
30
B9
cd
d
a
b
5
b
b
c
d
M9/T 337 Pajam
Pajam M9/29
1
2
M9/19 Mark
Portinnesti
L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 42/97
b
b
d
M26
0
Abbozzi
radicali
Polloni
Foto 2 - Jork 9 (J9) è il portinnesto in
prova con maggior presenza di abbozzi
radicali
Arboricoltura
con l’uso di erbicidi. Pajam 2 (foto 3) e
M9/29 sono risultati i più polloniferi,
mentre è risultata solo occasionale la
loro presenza in M26, Pajam 1, Mark e
J9 (grafico 2).
Comportamento produttivo
La produzione cumulata dal 1992 al
1996 è stata contenuta se paragonata a
quella delle altre località dell’Alpe
Adria a causa della mancata irrigazione nei primi tre anni di impianto, che
ha rallentato lo sviluppo vegetativo e
limitato le produzioni del 1992 (inferiore a 2 kg/pianta) e del 1993 (inferiore a 8 kg/pianta) (grafico 3). Si è potuto comunque osservare differenze tra
le produzioni cumulate, che sono risultate per i portinnesti vigorosi
(M9/19, Mark, Pajam 2, M26) superiori
a 40 kg/pianta e per quelli più deboli
tra 34 kg/pianta di B9 e 41 kg/pianta di
Pajam 1; è statisticamente significativa però solo la differenza tra i 45 kg
per pianta prodotti da M9/19 (il più
produttivo) e i 34 kg di B9 (il meno
produttivo) (grafico 4).
La produzione cumulata per pianta
non è sufficiente per determinare quale portinnesto sia più efficiente, poiché
ciò dipende anche dal suo sviluppo vegetativo. Per tale scopo si calcola l’efficienza produttiva che è un parametro
che mette in relazione la produzione
con la superficie della sezione del tronco. Come si rileva dal grafico 4, i
portinnesti più deboli sono anche i più
efficienti, nonostante abbiano una minor produzione per pianta. Essi permettono infatti un aumento del numero di piante per ettaro con una produzione per unità di superficie superiore.
Il portinnesto che è risultato più efficiente alla 6a foglia è il Pajam 1, che si
differenzia statisticamente dai meno
efficienti che sono l’M9/19 e l’M26. Tra
i rimanenti sei, pur non registrandosi
differenze statisticamente significative, possono essere individuati i più deboli J9, B9 e M9/T 337 come più efficienti e i più vigorosi M9/29, Pajam 2 e
Mark come meno efficienti.
Il peso medio dei frutti nel corso dei
quattro anni di produzione è stato in
generale buono con una variabilità limitata tra i 200 g (M9/29) e i 210 g
(M9/T 337) (tabella 1). Così pure se si
considera la distribuzione percentuale
del calibro dei frutti non ci sono differenze significative tra i portinnesti: la
produzione media con calibro inferiore ai 70 mm varia dal 3,7% di M26 e
M9/29 al 2,2-2,3 % di B9 e M9/19; vi sono lievi differenze fra le classi di calibro superiori ai 70 mm (70-80, 80-90 e
>90) con una leggera prevalenza del
Mark, che ha più del 76% della produzione con diametro superiore a 80 mm;
al contrario l’M9/29 non raggiunge il
71% (grafico 5). La più elevata produzione cumulata o la migliore efficienza
produttiva, quindi, non hanno influenzato negativamente la pezzatura o il
calibro dei frutti.
Interessanti sono inoltre i dati (tabella 1) che mostrano l’influenza del
portinnesto sulla rugginosità media
dei frutti, nonostante sia noto come tale fisiopatia sia molto influenzata dall’andamento climatico. Differenze
statisticamente significative vi sono
Tabella 1 - Valori medi di indici di raccolta, peso,
forma e rugginosità dei frutti (biennio 1995-1996)
M26
M9/19
Mark
Pajam 2
M9/29
M9/T 337
B9
J9
Pajam 1
5,3 6,4
6,6
8,6 abcd
10,2 a
5,9 d
9,1 abc
9,9 ab
7,3 bcd
6,7 cd
10,4 a
7,9 abcd
50
a
abc
40
bc
35
0,6
30
0,5
0,4
0,3
45
25
a
ab
abc
abc
abc
bc
bc
c
c
20
15
0,2
10
0,1
5
0
0
Produzione cumulata (kg/pianta)
cumu5
lata
6,0 6,9
1,0 1,8
1996
1,8 1,3
0
1995
1,3 1,3
1
1,0 0,9
ni
m
9
J
a
1994
1,3
j
9
An
B 337 9
Pa
2
2
T
/
/
1993
M9 Pajam Mark /19
M9
6
M2
M9
Portinnesti
4,3
ab
M26
5,9
0,95 n.s.
0,94 n.s.
0,93 n.s.
0,94 n.s.
0,94 n.s.
0,94 n.s.
0,95 n.s.
0,95 n.s.
0,93 n.s.
M9/19
10,0
c
ab
Mark
10
6,4 7,8
202 n.s.
209 n.s.
206 n.s.
203 n.s.
200 n.s.
210 n.s.
205 n.s.
208 n.s.
207 n.s.
Pajam 2
15
13,7
abc
M9/29
14,8
0,7
abc abc
M9/T 337
20
21,6 21,6 23,4
18,0 19,7 18,5
17,6
15,2 17,2
11,0 12,9 12,9 14,6
17,4
25
20,2
0,8
B9
35
30
5,7 AB
5,3 BC
5,75 A
5,5 ABC
5,5 ABC
5,3 BC
5,2 C
5,2 C
5,5 ABC
0,9
J9
41,6
34,3 36,4
40
Produzione (kg/pianta)
43,8 44,5 45,7
Pajam 1
45
40,9
7,6 ab
7,8 a
7,6 ab
7,8 a
7,3 c
7,5 b
7,5 b
7,4 bc
7,6 b
Forma
Rugginosità
(diametro/
(%)
altezza)
Grafico 4 - Produzione ed efficienza produttiva
cumulata al 6° anno
Efficienza produttiva cumulata (kg/cm2)
Grafico 3 - Produzioni annuali e cumulata al variare del portinnesto
39,6 40,8
14,1 b
14,5 a
14,1 b
14,4 ab
14,4 ab
14,6 a
14,6 a
14,3 ab
14,6 a
Peso
(g)
Le differenze fra i valori affiancati da lettere diverse sono significative per P=0,01 se il carattere
è minuscolo e per P=0,05 se il carattere è maiuscolo.
(1) La durezza è stata misurata con penetrometro (puntale 11 m).
Foto 3 - Pajam 2 è il portinnesto in prova più pollonifero
50
Durezza
Test
(kg/cm2)
iodio
(1)
(scala 1-9)
RSR
(%)
Portinnesto
Portinnesti
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61
62
L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 42/97
60
50
40
30
20
10
0
Pajam 1
J9
B9
M9/T 337 M9/29 Pajam 2 Mark
M9/19
M26
Portinnesto
<70 mm
80-90 mm
<90mm
Grafico 6 - Percentuale di rugginosità sui frutti al
variare del portinnesto
100
90
80
70
60
50
40
30
20
Portinnesto
0%
26-50%
1-10%
51-75%
11-25%
76-100%
M26
M9/19
Mark
Pajam 2
M9/29
0
B9
10
J9
sintetizzare i seguenti risultati.
■ Vigoria. Possono essere formate
tre categorie: debole (Pajam 1,
M9/T 337 e B9),
media (J9, M9/29,
Pajam 2 e Mark),
ed elevata (M9/19,
M26).
■ Abbozzi radicali. J9 è in assoluto quello con
maggior presenza,
che risulta viceversa molto contenuta nei portinnesti deboli, in
particolare nel Pajam 1.
■ Polloni radicali. I più polloniferi sono Pajam 2 e
70-80 mm
M9/T 337
Dalla prova di confronto tra portinnesti nanizzanti (cloni di M9, M9-simili
e M26) innestati con la cultivar «Smoothee» nell’ambiente veronese relativamente ai primi sei anni di impianto e
per i caratteri considerati si possono
70
Pajam 1
Conclusioni
Foto 6 - «Smoothee» su M9/19 alla fine
del 50 anno
Grafico 5 - Distribuzione percentuale delle produzioni cumulate
suddivise per classi di calibro
Rugginosità (%)
tra i frutti meno rugginosi del Mark
(5,9%) e del B9 (6,7%) e quelli con la
maggior rugginosità media dell’J9
(10,4%), dell’M9/19 (10,2%) e dell’M9/29 (9,9%); medesimo andamento
può essere notato nel grafico 6 se si
considerano i frutti con rugginosità
estesa a meno del 10% (aree in rosso e
in blu) dove in particolare il Mark e il
B9 si attestano rispettivamente all’86%
e all’84%, mentre J9 non raggiunge il
70% e M9/29, e M9/19 lo superano di
poco.
Non viene influenzata invece la forma del frutto: in generale i frutti più
lunghi hanno anche una maggior larghezza e il rapporto tra queste due misure varia soltanto tra lo 0,93 e lo 0,95
(tabella 1).
Da notare infine che i frutti sono
sempre stati raccolti tutti nello stesso
giorno e mostravano degli indici di
raccolta leggermente diversi, in alcuni
casi confortati anche da differenze
statistiche (tabella 1). Si nota ad
esempio come il Mark e l’M26, pur presentando i valori più bassi in zuccheri,
abbiano una degradazione dell’amido
(5,7) statisticamente diversa e superiore rispetto a B9 e J9 (5,2). Inoltre
tutti i portinnesti meno vigorosi
(Pajam 1, B9, M9/T 337) hanno presenza superiore di zuccheri (maggiore di
14,5%). Relativamente alla durezza rilevata con penetrometro, differenze
statisticamente diverse ci sono tra le
mele più dure, su M9/19 e Pajam 2, e le
più morbide, su M9/29.
Foto 5 - Pianta di «Smoothee» innestata su
M26 al 40 anno
Produzione per classi di calibro (%)
Foto 4 - Pianta di «Smoothee» innestata
sul B9 al 40 anno
Arboricoltura
7
8
9
Foto 7 - «Smoothee» su Mark alla fine del
50 anno. Foto 8 - «Smoothee» su M9/T 337
alla fine del 50 anno. Foto 9 - «Smoothee»
su Pajam 1 alla fine del 5° anno
Foto 10 - «Smoothee» su Pajam 2 al 70 anno (1997)
M9/29, quelli con minor presenza di
polloni M26, Pajam 1, J9 e Mark.
■ Produzione cumulata. Superiore
è risultata nei portinnesti più vigorosi
(M26, M9/19, Mark); tra quelli piu deboli il migliore è il Pajam 1 con 41 kg/
pianta.
■ Efficienza produttiva. Al contrario della produzione cumulata è migliore nei portinnesti più deboli
(Pajam 1, J9, B9 M9/T 337) mentre i
meno efficienti sono M26 e M9/19.
■ Caratteristiche del frutto. Relativamente alla forma, al suo peso medio
e alla suddivisione percentuale del calibro non vi sono differenze evidenti;
per quanto riguarda la rugginosità, la
minor presenza è stata rilevata su
Mark e B9, viceversa la maggiore è stata riscontrata su J9, M9/29 e M9/19.
■ Indici di raccolta. Si sono rilevate
lievi ma significative differenze.
Gino Bassi
Giovanni Colombari
Istituto sperimentale di frutticoltura
Provincia di Verona
Gli autori ringraziano il collega p.a. Umberto
Fraccaroli per la collaborazione prestata nei
rilievi e nelle analisi di laboratorio sui frutti.
Si ringrazia inoltre il dr. Alberto Dorigoni dell’Istituto agrario di S. Michele all’Adige (Trento) per aver effettuato l’elaborazione statistica dei dati.
Foto 11 - «Smoothee» su Pajam 1 al 70 anno (1997)
La bibliografia verrà pubblicata negli estratti.
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