il basilico

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IL BASILICO
LE FITOPATIE DEL BASILICO IN LIGURIA STRATEGIE E
TECNICHE DI DIFESA
LE FITOPATIE DEL BASILICO IN LIGURIA. STRATEGIE E TECNICHE DI DIFESA
Premessa
Un notevole lavoro tecnico - scientifico è stato compiuto nel quinquennio 1993-1997 da
parte del Di.Va.P.R.A. – Patologia Vegetale dell’Università di Torino e dal Centro
Regionale di Sperimentazione e Assistenza Agricola di Albenga della Camera di
Commercio di Savona presso numerose aziende distribuite su tutto il territorio ligure.
Tale lavoro ha fornito conferme circa la diffusione e l'incidenza dei parassiti del basilico,
consentendo di individuare, altresì, un nuovo patogeno, Colletotrichum gloeosporioides,
mai segnalato prima sulle coltivazioni liguri, ma già ben noto presso i produttori nelle
sue manifestazioni, con il temine di "macchia nera". Nuove ed importanti indicazioni
sono state ottenute dal confronto tra le tecniche colturali messe in atto nel levante, e
quelle poste in atto nel ponente ligure, fornendo alcune giustificazioni della diversa
incidenza dei parassiti del basilico nelle due aree così delimitate e utili indicazioni per il
perfezionamento delle tecniche di coltivazione stesse.
I prelievi di materiale vegetale e gli isolamenti dei patogeni effettuati su di esso hanno
consentito al Di.Va.P.R.A. - Patologia Vegetale e al Centro di impostare prove di lotta
contro i patogeni isolati, valutando le migliori strategie di applicazione dei mezzi di
difesa disponibili, e offrendo agli agricoltori la possibilità di applicare i risultati ottenuti.
LE PRINCIPALI MALATTIE FUNGINE CHE INTERESSANO LE COLTURE DI BASILICO.
L'individuazione dei parassiti responsabili delle fitopatie del basilico in Liguria, in grande
maggioranza già segnalati da vari Autori, è stata effettuata prendendo in considerazione
tutte le principali aziende produttrici di tale specie nelle aree orticole della provincia di
Genova, di Savona (Albenga) e di Imperia (Dianese), anche se, come noto, realtà
produttive
sono
presenti sulla quasi
totalità
della
zona
costiera, da Genova a
Lavagna e da Albenga
a Celle Ligure e nel
Sarzanese.
In figura si riporta la
mappa delle principali
aree di coltivazione del
basilico e l'indicazione
delle aree ove sono
state eseguite indagini
fitopatologiche
sulla
Il basilico
Il basilico - 2
coltura
In tabella 14 si riporta l’elenco delle aziende visitate nel 1993-'95.
Tabella 14. Elenco delle aziende visitate nel 1993-'95.
Provincia
N. aziende
specializzate
nella prod.
di basilico
Aziende di
riferimento
visitate
Numero di
visite/anno
N.prelievi di
piante per
azienda e
per visita
N. totale
isolamenti
effettuati
Genova
Imperia
Savona
La Spezia
15
20
15
2
10
12
12
2
5
5
5
2
3
3
3
3
360
72
36
12
In tabella 15 viene riportato un elenco dei parassiti isolati da piante infette e ordinato in
base all'importanza che ciascuno di essi riveste nella zona.
Tabella 15: elenco dei parassiti osservati sul basilico disposti in ordine di importanza
Grado di importanza
Patogeno
1
2
3
4
5
6
7
Fusarium oxysporum f.sp. basilici
Rhizoctonia solani
Colletotrichum gloeosporioides
Sclerotinia minor
Botrytis cinerea
Fusarium tabacinum
Pythium ultimum
Nel loro complesso, questi parassiti possono ridurre anche del 50% la produzione
aziendale potenzialmente ottenibile.
Il riconoscimento dei parassiti fungini.
Fusarium oxysporum f.sp. basilici
I sintomi della tracheofusariosi causata da Fusarium oxysporum f.sp. basilici, segnalata
per la prima volta nell'ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche sono quelli
caratteristici di ogni tracheomicosi (Fig. 15): epinastia, asimmetria, clorosi, avvizzimento
cui segue necrosi fogliare. La necrosi ha andamento basipeto, estendentesi dall'apice
all'intera pianta; sezionando il fusto ed evidenziando i vasi legnosi si possono osservare
estesi e evidenti imbrunimenti. Il decorso della malattia può essere molto rapido nelle
giovani piante, che possono morire anche solo dopo 3-4 giorni dalla comparsa dei primi
sintomi; in alternativa, su piante adulte la malattia ha andamento più lento, ma sempre
con esito letale.
Il basilico - 3
In Liguria tutte le aziende Figura 15. Attacchi di fusariosi su basilico
coltivatrici di basilico oggetto
dell'azione
di
monitoraggio
hanno presentato sulle colture
gravi
attacchi
di
questo
parassita,
particolarmente
laddove più elevate sono le
temperature osservate anche
nel
periodo
invernale
in
ambiente protetto.
Rhizoctonia solani
Il parassita attacca piante in
qualunque stadio di sviluppo, ma
risulta particolarmente dannoso
quando questo colpisce le
giovani piante, provocandone
rapidamente la morte che si manifesta con il loro
colonizza rapidamente le porzioni più basali del fusto
originando su esse estese aree necrotiche, depresse,
zonate e seccherecce, spesso avvolgenti l'intero asse
vegetativo. In coltura, esso attacca a partire da un
punto, generalmente disposto in prossimità di pali di
sostegno delle serre o dei passaggi interni,
originando caratteristiche aree tondeggianti ad
accrescimento radiale all'interno delle quali la
maggior parte delle piante è abbattuta al suolo (Fig.
16).
In Liguria tutte le aziende coltivatrici di basilico
oggetto dell'azione di monitoraggio hanno presentato
sulle colture gravi attacchi di questo parassita, anche
nel periodo invernale.
abbattimento a terra. R. solani
Figura 16. Attacchi di R. solani su
basilico
Figura 17. Necrosi fogliari causate
da Colletotrichum gloeosporioides
Colletotrichum gloeosporioides
L'attacco del parassita, favorito da elevata umidità
negli ambienti di coltivazione, da prolungati periodi di
bagnatura delle foglie, da temperature di 15-20°C,
nonché dalla elevata densità di coltivazione, condizioni normali per la coltura effettuata
in ambiente protetto, si manifesta già nelle prime fasi di sviluppo della pianta, a carico
delle foglie cotiledonari, del fusto e delle foglie vere. Sulle foglie il parassita origina aree
Il basilico - 4
necrotiche tondeggianti di colore bruno scuro, seccherecce, a contorno netto, prive di
alone clorotico (Fig. 17), in un primo tempo isolate e poi, in seguito al loro
accrescimento, coalescenti in grandi aree a contorno irregolare, talvolta lacerate al
centro. Il parassita può anche attaccare porzioni di fusto originando su esse estese aree
necrotiche dello stesso colore di quelle osservate sulle foglie, spesso avvolgenti l'intero
asse vegetativo. L'attacco di C. gleosporioides sui fusti delle plantule nelle prime fasi di
sviluppo ne provoca rapidamente la morte con sintomi molto simili a quelli osservati in
presenza di attacchi di altri parassiti del basilico. Nelle serre liguri le condizioni
climatiche interne, caratterizzate soprattutto da elevata umidità ambientale, consentono
una rapida diffusione del parassita.
Sclerotinia minor e Botrytis cinerea
Figura 18. Attacchi di S. minor su basilico
Sclerotinia minor è uno dei più gravi
parassiti che colpisce la lattuga, la
cicoria, la scarola e l'indivia. Sul
basilico, il marciume del colletto
colpisce le piante in tutti gli stadi di
sviluppo ma è soprattutto dannoso su
quelle
adulte,
prossime
alla
maturazione commerciale, quando le
foglie più vecchie formano, a contatto
con il terreno, camere umide molto
favorevoli alle infezioni. Queste
iniziano generalmente nella zona del
colletto producendo in pochi giorni il disfacimento molle dei tessuti, in conseguenza del
quale le foglie ingialliscono, avvizziscono e marciscono. La rapida distruzione dei tessuti
può portare al distacco della parte aerea dalla base della pianta oppure, prima che
questo si verifichi, interessare l'intero fusto, trasformandolo in una massa molle e scura
(Fig. 18).
Quando il marciume è prodotto da S. minor o da S. sclerotiorum le parti colpite vengono
ricoperte da un feltro bianco sul quale si differenziano sclerozi in forma di masserelle
globose dapprima grigiastre e mollicce, quindi nere e di consistenza cuoiosa.
Il comportamento ed i caratteri morfofisiologici dei due funghi sono molto simili. Essi
differiscono essenzialmente per la dimensione degli sclerozi, notevolmente più piccoli
(0,5-2 mm) in S. minor che in S. sclerotiorum (3-9 mm).
Essendo capaci di vita saprofitica attiva, questi parassiti possono permanere nel terreno
a mezzo del loro micelio e superare condizioni sfavorevoli mediante gli sclerozi, che
conservano molto a lungo la loro vitalità. Le infezioni primarie iniziano in genere a
partire dalle ascospore.
Il basilico - 5
Preferiscono terreni leggeri, ben aerati, dove non si verifichino eccessi d'acqua, fatto,
questo, che sembra correlabile con la loro incapacità ad accrescersi in presenza di
elevate concentrazioni di anidride carbonica.
Sovente gli attacchi di Sclerotinia Figura 19. Attacchi di B. cinerea su basilico
sono associati o seguiti (e mascherati)
da attacchi di Botrytis cinerea,
riconoscibili per la presenza sugli
organi colpiti dalle tipiche fruttificazioni
conidiche grigie del parassita (Fig. 19)
e talvolta di sclerozi di forma appiattita
e
leggermente
convessa,
generalmente aderenti ai tessuti. La
B. cinerea, che è normalmente
presente come parassita di debolezza
su piante debilitate da attacchi
parassitari diversi o da condizioni ambientali sfavorevoli, in particolare dal freddo, può
comportarsi come parassita primario in condizioni di elevata umidità ambientale quali
facilmente si verificano nelle colture forzate in serra o sotto copertura di plastica. In
simili condizioni, oltre a poter produrre essa stessa il marciume del colletto con sintomi
che si differenziano, di poco da quelli dovuti alle Sclerotiniae, la B. cinerea è causa di
necrosi e strozzature sui fusti delle giovani piantine e di marciumi molli del picciolo e del
lembo delle foglie, particolarmente di quelle più vecchie. Le sue infezioni possono
provocare la morte immediata delle giovani piante oppure rimanere dapprima latenti per
manifestarsi successivamente, quando le condizioni ambientali divengono favorevoli,
ovvero in presenza di temperature non particolarmente ridotte (minimi raramente
inferiori a 17°C) e umidità (80-95%) molto elevate. Le lesioni a manicotto che si formano
sui rami e sui fusti determinano sempre la morte delle parti aeree sovrastanti; sopra i
tessuti infetti possono anche formarsi i tipici sclerozi neri, di forma irregolare, con faccia
inferiore generalmente concava.
La velocità di sviluppo ed il potere della Botrytis e delle Sclerotiniae di degradare i
tessuti rappresentano un pericolo molto grave anche dopo la raccolta, nell'involucro di
vendita, nel quale se l'aerazione non è sufficiente e la temperatura troppo elevata, le
infezioni iniziate in campo possono estendersi e causare ulteriori danni.
La presenza di questi due parassiti è abbastanza diffusa nelle aree di coltivazione del
basilico, con particolare incidenza laddove manca una attenta gestione dell'umidità
ambientale.
Il basilico - 6
Pythium ultimum
I funghi del genere Pythium provocano Figura 20. Attacchi di Pythium sp. su basilico
marciumi
in
preemergenza
ed
in
postemergenza delle giovani piante e
marciumi radicali delle piante adulte. I primi
sono di gran lunga i più frequenti ed
importanti in quanto i semi sotto terra o le
piantine appena emerse che ne sono
affette muoiono, lasciando nelle colture
ampie fallanze, o dando origine a piante
deboli e malformate (fig. 20). I secondi
sono per lo più localizzati agli apici delle
radici ed hanno conseguenze di scarso
rilievo per la produttività della coltura.
Numerose sono le specie del genere Pythium responsabili dell'uno e dell'altro tipo di
alterazione; attualmente non è ancora ben noto quale sia la specie presente in maniera
prevalente o esclusiva sul basilico. Si tratta di funghi compresi con le Phytophthorae
nella famiglia delle Pythiaceae, capaci di vita saprofitica, che in presenza di elevata
umidità parassitizzano le parti delle piante sotterranee o prossime al terreno.
I parametri climatici e le tecniche di coltivazione del basilico: la loro influenza sui
parassiti fungini.
Parallelamente al lavoro di individuazione e riconoscimento dei principali parassiti
fungini in grado di arrecare danno alla coltivazione del basilico, sono stati attentamente
valutati i sistemi di coltivazione adottati dai coltivatori e, all'interno delle serre di
coltivazione, i parametri ambientali principali (temperatura e umidità relativa),
riscontrando importanti differenze tra le aree del levante e del ponente ligure.
Nelle zone del levante, come si è già detto, gli apprestamenti protetti sono, in
maggioranza, molto semplici (serre del tipo "Riviera"), caratterizzati da strutture in legno
o ferro sostenenti il materiale di copertura in plastica o, più frequentemente, in vetro
supportato da una intelaiatura in legno ("vetrine"). Tali serre sono costruite direttamente
sulle pendici terrazzate dei rilievi prospicienti il mare, senza grandi modificazioni della
giacitura del suolo: questo tipo di sistemazione, combinata con l'elevata pendenza del
terreno e con la forte insolazione durante tutta la giornata, comporta la delimitazione,
all'interno delle serre, di un ridotto volume d'aria, di una ridotta circolazione della stessa
e l'esposizione della coltura a repentini sbalzi di temperatura e ristagni di umidità. Tali
fenomeni si manifestano soprattutto nelle ore notturne, quando si raggiunge facilmente
la massima concentrazione di umidità nell’ambiente, aggravati dalle scarse possibilità di
ventilazione offerte da questo tipo di serra (Fig. 21). Il riscaldamento viene effettuato sia
mediante l'impiego di termoventilatori, sia mediante sistemi a termosifone, mentre il
Il basilico - 7
riscaldamento del terreno, mediante tubazioni posizionate in profondità, è raramente
applicato in tutte le zone di coltivazione prese in esame, a causa degli alti costi che tale
pratica comporta e per il fatto che, tradizionalmente, i produttori sono soliti incorporare
annualmente nel terreno elevati quantitativi di concimi organici.
L'elevata quantità di seme impiegato/m2, Figura 21. Tipiche "vetrine" liguri
mediamente pari a circa 10-15 g/m2, ma spesso
superiore a 30 g, nonché l'adozione della pratica
della trasemina che avviene con la coltura in
atto, dopo aver effettuato le prime 2-3 raccolte di
piante pronte alla vendita, facilita l'instaurarsi ed
il perdurare di un microclima particolarmente
umido, ideale per molti parassiti fungini.
Nella zona del ponente, le strutture all'interno
delle quali si alleva il basilico sono decisamente più evolute dal punto di vista strutturale
e termodinamico, e pertanto i ricambi d'aria sono più elevati e frequenti. Esse sono
costruite in ferro e vetro ed hanno una altezza al colmo mai inferiore a 4 m; i ricambi
d'aria sono più elevati e frequenti, sia per la grande superficie apribile ai lati e al colmo
delle serre, sia per una precisa volontà del produttore che, a differenza di quello della
zona del levante, preferisce coltivare il basilico a temperature massime diurne più
basse. Il riscaldamento dell'ambiente di coltivazione avviene prevalentemente
ricorrendo all'impiego di termoventilatori attrezzati con maniche in film plastico che,
correndo lungo l'asse maggiore della serra, operano una più uniforme distribuzione del
calore, contribuendo a rimescolare gli strati d'aria all'interno della serra (Fig. 22).
La luminosità all'interno di tali strutture è, quindi,
Figura 22. Moderne strutture per la
decisamente più elevata rispetto a quella delle coltivazione del basilico
serre del levante e ciò comporta un aumento dei
livelli termici ambientali disponibili che, almeno
durante le ore del giorno, contribuiscono a
ridurre la presenza di acqua di condensa
sull'apparato fogliare delle piante, rallentando,
così, lo sviluppo di patogeni quali B. cinerea. In
base a quanto detto, appare in parte
comprensibile l'elevata presenza di patogeni
quali Rhizoctonia solani e Colletotrichum
gloeosporioides riscontrata nel levante (Tab.
16), rispetto alla situazione riscontrata nelle zone del ponente. Tali parassiti, infatti,
sono favoriti dalle temperature e dall'umidità relativa elevata, dal forte sbalzo termico tra
giorno e notte, dalle molte ore, sia notturne, sia diurne, durante le quali un velo d'acqua
ricopre l'intera superficie delle piante, nonché dalla bassa luminosità delle strutture.
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Tabella 16. Frequenza con la quale sono stati identificati i vari parassiti del basilico sul totale degli
isolamenti effettuati
Zona di
produzione
Riviera di
Levante
Riviera di
Ponente
Frequenza percentuale con la quale sono stati identificati i vari
parassiti del basilico sul totale degli isolamenti effettuati
Colletotrichum
Fusarium
Rhizoctonia
Sclerotinia
Pythium
gloeosporioides
basilici
solani
minor
ultimum
18,0
40,0
40,0
1,8
0,2
40,0
30,0
19,8
10,0
0,2
Legata a fattori parzialmente indipendenti da quelli meramente climatici appare, invece,
la presenza di F. basilici, mentre la giacitura delle serre e, soprattutto, il fattore umano
risultano strategici.
Nella zona del levante, la limitata presenza di attacchi di F. basilici appare legata
all'ubicazione delle aziende produttrici in zone spesso impervie e quindi difficilmente
raggiungibili con i mezzi che abitualmente sono impiegati per operare la disinfezione del
terreno con bromuro di metile o altri mezzi chimici o con vapore. Il ridotto impiego di tali
mezzi e sistemi di disinfezione ha aperto la strada all’adozione di forme di disinfezione
del terreno, quali la solarizzazione, anche applicata in combinazione con dosi ridotte di
un fumigante, semplici da applicare, a basso impatto ambientale ed in grado di ridurre i
negativi effetti del “vuoto biologico”; successivamente a queste, l’applicazione al terreno
di un mezzo biologico in grado di contenere efficacemente gli attacchi di F. basilici, e
ormai ampiamente commercializzato in Italia, ha contribuito a ridurre fortemente gli
attacchi del parassita.
La disinfezione del terreno abbinata con l’inoculazione in presemina di antagonisti di F.
basilici si è affermata rapidamente anche nel ponente ligure e recentemente è stato
osservato un calo generalizzato degli attacchi del parassita in tutte le aree di
coltivazione del basilico.
La diffusione dell'applicazione di strategie di difesa integrata anche su basilico fa
seguito, peraltro, alle recenti limitazioni d’impiego del bromuro di metile, il principale
geodisinfestante largamente impiegato in passato, e ai problemi legati al contenimento
dei patogeni del terreno e alle conseguenze negative del cosiddetto "vuoto biologico",
indotte da tutti quei trattamenti che eliminano pressoché ogni forma di vita nel terreno.
Di fatto, quegli agricoltori che per primi si sono rivolti a pratiche a più ridotto impatto
ambientale, meno distruttive nei confronti della microflora del terreno e, in ultima analisi,
meno costose, ottengono oggi ottimi risultati nel contenimento di F. basilici.
Strategie di difesa utilizzabili su basilico
L'approccio "integrato" per il contenimento dei parassiti del terreno risulta più che mai
un’esigenza imprescindibile per la coltivazione del basilico che, come abbiamo detto,
risente della progressiva limitazione all'uso di fitofarmaci precedentemente ammessi,
della mancanza di nuove registrazioni, nonché della riduzione delle possibilità di
impiego del bromuro di metile per la disinfezione del terreno.
Il basilico - 9
L’applicazione in campo di sistemi di difesa a basso impatto ambientale applicabili nel
caso della coltivazione del basilico sono sia di tipo diretto, sia di tipo indiretto e la loro
applicazione rappresenta il passo successivo alla identificazione dei parassiti e alla
valutazione delle condizioni pedoclimatiche della zona (Tab. 17).
Tabella 17. Elenco degli interventi applicabili per il contenimento dei parassiti fungini nel caso della
coltura del basilico.
Interventi di tipo indiretto
Esempi
Impiego di materiale sano o risanato Semente certificata esente da F.basilici
Corretta adozione di pratiche colturali Concimazione,
ventilazione,
riscaldamento,
irrigazione, illuminazione, controllo del pH
Interventi di tipo diretto
Esempi
Impiego di mezzi fisici
Impiego di mezzi biologici
(attualmente limitato)
Impiego di mezzi chimici
Vapore, solarizzazione
Uso di microrganismi antagonisti di parassiti
radicali; impiego di predatori e parassiti di insetti
fungicidi, insetticidi e acaricidi
ammessi all'uso
Gli interventi di tipo indiretto
Tra gli interventi di tipo indiretto, di larga applicazione presso i produttori è, ormai,
l'impiego di semente esente da F. basilici, certificata per questo da Istituti universitari, la
quale deve essere posta a dimora su terreno disinfettato con vapore, o con la
solarizzazione o con il bromuro di metile. Progressivamente sempre più adottate dai
produttori sono anche quelle modifiche alle pratiche colturali quali la concimazione,
l'irrigazione, la ventilazione ed il riscaldamento, in grado di produrre effetti utili sia sulla
coltura, sia sul terreno, sia di contenimento sui parassiti. In particolare, la pratica della
ventilazione, unitamente al riscaldamento notturno, rappresenta un valido sistema per
ridurre l'umidità degli ambienti di coltivazione e gli sbalzi termici tra il giorno e la notte.
Tale pratica, oltre a sfavorire la condensazione dell'umidità sulle piante, riduce lo stress
cui la coltura viene sottoposta con il risultato di ottenere un prodotto di migliore qualità.
Nel caso di C. gloeosporioides e di B. cinerea, di grande importanza risulta essere la
riduzione del numero delle ore di bagnatura degli organi epigei delle piante a meno di 6,
al di sopra dei quali gli attacchi vengono fortemente favoriti.
Di un certo interesse appare la tecnica di riscaldamento e ventilazione attuata nell'ora
immediatamente precedente il sorgere del sole. L’agricoltore procede all’innalzamento
della temperatura dal valore fissato per la notte a quello fissato per il giorno e, quando
la temperatura ha raggiunto il valore desiderato (e comunque non oltre 30 minuti
dall'inizio del riscaldamento), comanda l'apertura delle sportellature laterali e di colmo, o
anche soltanto di quelle di colmo, fino a quando la temperatura ritorna sui livelli fissati
per la notte. A questo punto è possibile richiudere nuovamente le sportellature
procedendo con la gestione dell'ambiente di coltivazione come normalmente stabilito.
Il basilico - 10
Questa operazione, effettuata nelle ore più fredde del giorno, consente di ridurre
fortemente l'umidità dell'ambiente protetto, riducendo anche il fenomeno di
condensazione del vapore acqueo sulle porzioni epigee delle piante.
L'irrigazione, che per la coltivazione del basilico deve essere necessariamente
effettuata per aspersione, è altresì un fattore di grande importanza, proprio in forza
dell'inevitabile bagnatura delle porzioni epigee: in questo caso, anche il semplice
spostamento dell'orario di irrigazione dal pomeriggio alla mattina consente di ridurre
l'attacco dei parassiti fogliari. Non sono attualmente disponibili dati sull'influenza della
qualità dell'acqua impiegata per l'irrigazione e la sua influenza sulla qualità della
produzione.
Gli interventi di tipo diretto
Tra gli interventi di tipo diretto, di grande importanza per la coltivazione del basilico
assume la disinfezione del terreno, pratica che prevede l'applicazione di mezzi chimici,
o di mezzi fisici, quali il calore umido o vapore surriscaldato e la solarizzazione (Fig.
23).
Figura 23. Disinfezione del terreno con
Quest'ultimo tipo di disinfezione del terreno (Fig. vapore
23) può essere applicato mediante l'immissione
di vapore acqueo ad elevata temperatura
(temperature non inferiori a 80°C per non meno
di 20 min.), o mediante l'applicazione della
pratica
della
pacciamatura
riscaldante
(temperature più basse per lunghi periodi).
L'impiego del vapore per la disinfezione del
terreno non ha mai avuto una grande diffusione
per la coltivazione del basilico, sia per gli alti
costi di produzione, sia per la già citata dislocazione orografica di molte serre, sovente
raggiungibili soltanto a piedi. Difficoltà applicative simili sono state già descritte anche
per l'impiego del bromuro di metile (Fig. 24), mentre una efficacia parziale del dazomet
è sempre stata denunciata da parte dei coltivatori.
In conseguenza di quanto ora detto, nell'ottica di una progressiva e necessaria
riduzione dell'impiego di mezzi chimici sulla coltura e al fine di ridurre i problemi
fitopatologici connessi con la formazione del vuoto biologico conseguente
all'applicazione sia del vapore, sia del bromuro di metile, particolare importanza e
diffusione sta assumendo in questi anni l'applicazione della pacciamatura riscaldante
(Fig. 25). Tale tecnica, come noto, sfrutta il calore generato dal sole per produrre un
lento riscaldamento del terreno a valori termici di 37-50°C con i quali si realizza una
marcata riduzione della microflora del terreno nell'arco di 4 settimane.
Il basilico - 11
Come
conseguenza
di
questo Figura 24. Disinfezione del terreno con bromuro di
riscaldamento a livelli subletali per la metile
maggior parte dei microrganismi del
terreno, si può osservare una ritardata
germinazione dei propaguli, un loro
ridotto sviluppo ed una più marcata
sensibilità ai fitofarmaci. Si ha, così, un
effetto di selezione sulla microflora del
terreno: mentre parassiti quali Fusarium
basilici, Rhizoctonia solani, Sclerotinia
minor, Pythium sp. vengono eliminati o
perlomeno fortemente ridotti, attinomiceti,
Trichoderma spp., Pseudomonas sp. fluorescenti ed altri funghi termofili, pur essendo
ridotti di numero dall'effetto della solarizzazione, sono in grado di ricolonizzare
rapidamente il terreno dopo la fine della
Figura 25. Disinfezione del terreno mediante
pacciamatura
l'applicazione della pacciamatura riscaldante
In sintesi, la solarizzazione provoca
cambiamenti tali nel terreno da favorire il
costituirsi di un ambiente adatto alla
colonizzazione
da
parte
dei
microrganismi, normalmente saprofiti,
dotati di maggiore competitività. In
relazione alla integrazione tra i diversi
mezzi di lotta disponibili per la difesa del
basilico, anche periodi di pacciamatura
riscaldante ridotti a 14 e 21 giorni,
associati a ridotti dosaggi di dazomet (40,
50 e 70 g p.a./m2) forniscono risultati positivi, consentendo l'applicazione della
solarizzazione in serra per periodi più brevi. Anche in pieno campo, la combinazione di
almeno quattro settimane di solarizzazione con una dose ridotta del 50% rispetto alla
dose piena di dazomet consente di ridurre fortemente l'attacco dei patogeni e di
contenere in modo eccellente lo sviluppo delle erbe infestanti.
I mezzi biologici
Relativamente all'impiego di mezzi biologici per il contenimento delle fitopatie del
basilico, attualmente risulta disponibile una strategia di lotta biologica in grado di ridurre
i danni indotti dalla tracheofusariosi su basilico, già efficacemente applicata, come più
sopra ricordato, dai basilicoltori liguri: esistono, infatti, sul mercato almeno due isolati di
Fusarium sp. antagonisti di F. basilici dotati di elevata attività nel ridurre i danni causati
da tale malattia. Essi sono in grado di persistere nel terriccio di coltivazione, per cui una
Il basilico - 12
unica applicazione, effettuata per miscelazione al terreno preventivamente disinfettato,
eventualmente seguita, nelle successive semine eseguite senza disinfettare il substrato,
dall'uso di semente conciata con gli stessi, costituisce la migliore strategia di
applicazione soprattutto in una coltura come il basilico, ove è comunissima la tecnica
della trasemina contemporanea o inframmezzata alla raccolta del prodotto a maturità
commerciale.
Altri prodotti si stanno diffondendo sul mercato, tra cui ceppi di Trichoderma sp. e di
Gliocladium sp., applicabili per il contenimento di B. cinerea e di R. solani; lo sviluppo di
questi prodotti è, comunque, fortemente legato alla possibilità di ottenere una
registrazione come "biofitofarmaci", attualmente lunga e onerosa da ottenere, a fronte di
una importanza economica del mercato del biologico di difficile valutazione.
I mezzi chimici
L'impiego dei mezzi chimici, come detto molto ridotto, risulta essere attualmente
indispensabile per il contenimento di patogeni quali C. gloeosporioides, S. minor e B.
cinerea.
Per il contenimento di C. gloeosporioides, solo recentemente segnalato nelle serre di
coltivazione liguri, è fondamentale affiancare alla regolazione dei parametri ambientali,
e particolarmente alla diminuzione del numero di ore durante le quali le foglie e i fusti
delle piante sono ricoperti da un velo di acqua, l'impiego dei ditiocarbammati ed in
particolare dello ziram (121,5 g p.a./hl, uno o due trattamenti) e del tiram (125 g p.a./hl,
due trattamenti). Gli interventi devono essere effettuati quando la pianta si trova allo
stadio di cotiledoni o di iniziale accrescimento delle prime foglie vere, al fine di
contenere i primi attacchi del patogeno e, soprattutto, per non avere residui di tali
fitofarmaci superiori ai limiti massimi ammessi dalla legge. Tra i prodotti a base di rame,
anch'essi ammessi all'uso sul basilico, sufficiente risulta l'attività dell'idrossido (112 g
p.a./hl, due trattamenti).
Analoghe raccomandazioni possono essere formulate per il contenimento di B.cinerea,
mentre contro S. minor, oltre al controllo dei parametri ambientali sopra citato, l'impiego
di dicloran alla dose di 100 g p.a./hl applicato per bagnatura del terreno alla
germinazione dei semi può limitare la gravità degli attacchi, come pure una notevole
riduzione degli attacchi è garantita dalla disinfezione del terreno.
Per limitare i danni da Pythium alle giovani piantine è consigliabile trattare i semi con
Tiram e curare attentamente la sistemazione ed il drenaggio del terreno. Buoni risultati
sono stati ottenuti impiegando prodotti a base di Propamocarb.
Il contenimento di Rhizoctonia solani è, infine, garantito, oltre che dalla disinfezione del
terreno, anche dall'impiego di tolclophos methyl applicato per bagnatura del terreno
presemina o al momento della semina alla dose di 1 g di p.a./m2.
Il basilico - 13
I PRINCIPALI PARASSITI ANIMALI CHE INTERESSANO LE COLTURE DI BASILICO.
Oltre ai numerosi funghi agenti di malattie sul basilico, alcuni parassiti animali sono
largamente diffusi e possono, in particolari condizioni ed in alcune stagioni, arrecare
gravi danni alla produzione.
Tra il 1996 e il 1996 il Di. Va. P. R. A. – Entomologia e Zoologia applicate all’ambiente
dell’Università di Torino ha effettuato una ricognizione in campo, nelle aree ove si
concentra maggiormente la coltivazione del basilico, per verificare la presenza dei
parassiti animali in grado di interessare la coltura.
In base delle indicazioni tratte da tale lavoro, da lavori svolti da altri Autori e in base alle
conoscenze tratte dalla comune pratica agricola, di seguito si indicano i principali
parassiti animali in grado di arrecare danni alle colture.
Gli insetti.
Tra gli insetti, Tisanotteri (tripidi), afidi e lepidotteri sono quelli che più frequentemente si
incontrano su basilico.
I Tisanotteri.
Tra i numerosi appartenenti a questo Ordine, Frankliniella occidentalis (Fig. 26) si
osserva su basilico con una
certa frequenza.
Figura 26. Danni da tripidi su basilico
Su piantine giovani e tenere
il loro attacco,
frequentemente localizzato
sull'apice
vegetativo e sulle foglie di
più
recente
formazione, provoca intensi
e vistosi fenomeni
di arricciamento della lamina
fogliare
e,
frequentemente, di completa
distorsione
dell'apice
vegetativo.
In
conseguenza
dell'attacco, inoltre, le foglie
tendono
ad
ispessirsi
e
la
loro
consistenza
si
accresce notevolmente; talvolta, particolarmente nei periodi più freddi dell'anno, anche il
colore delle foglie può mutare divenendo più cupo e perdendo la sua naturale
brillantezza.
I tripidi possono colpire la coltura di basilico in tutte le stagioni dell'anno e
rappresentano un grave problema per le coltivazioni in ambiente protetto. In questo
caso, infatti, le condizioni ambientali particolarmente favorevoli stimolano l'attività di
questi parassiti, favorendo la rapida successione delle generazioni.
La gravità dei danni alle coltivazioni arrecati dai tripidi in ambiente protetto è
particolarmente elevata nel periodo invernale, nel quale la lentezza dell'accrescimento
delle piante, associata alla impossibilità di eseguire trattamenti con prodotti efficaci
rispettando i periodi di sicurezza, rende praticamente impossibile controllare con
successo la diffusione degli attacchi.
Il basilico - 14
Dal punto di vista territoriale, in Liguria non si osservano differenze nella intensità degli
attacchi, anche se questi appaiono più frequenti nelle coltivazioni protette del levante,
ed in particolare nelle aree di coltivazione poste attorno a Genova.
La difesa nei confronti dei Tisanotteri appare complicata a causa della ridotta
disponibilità di prodotti ammessi e, per quelli autorizzati all'uso, della notevole
lunghezza del periodo di sicurezza che li rende di fatto inutilizzabili. Oltre a ciò, tutti i
prodotti attivi sono "vecchi", ovvero sono prodotti la cui ammissione all'uso risale agli
anni '80 o anche prima. Questo fatto impone ai basilicoltori l'uso di fitofarmaci
sicuramente superati dal punto di vista ambientale ed igienico sanitario, e quindi
tecnicamente sconsigliabili su produzioni di pregio quali il basilico, e preclude l'impiego
di prodotti di più recente formulazione, peraltro ammessi su colture simili a questa.
In assenza di prodotti specifici da impiegare per il controllo dei tripidi, è possibile
utilizzare l'estratto di piretro naturale, anche attivato con piperonil butossido,
distribuendo il prodotto la sera, o comunque nelle ore di buio essendo le piretrine
fotolabili, almeno 2-3 volte a intervalli di 3-4 giorni. Operando in questo modo è
possibile ottenere una sensibile riduzione del numero di adulti presenti sulle piante,
interrompendo i trattamenti 3 giorni prima della raccolta. Talvolta, su coltivazioni di
basilico invernali, e quindi particolarmente "tenere", si sconsiglia l'esecuzione del terzo
trattamento con piretrine, che potrebbe causare fenomeni di fitotossicità (ispessimento
e la bollosità internervale della lamina fogliare, e colorazione scura e brillante delle
foglie).
Per il contenimento dei Tisanotteri si sta diffondendo, inoltre, l'impiego dell'estratto di
Azadiracta indica, che unisce ad una certa attività insetticida una bassa tossicità per gli
insetti utili.
Il diserbo o l'eliminazione di piante erbacee o arbustive che possono accrescersi o
sopravvivere nel periodo invernale a ridosso di serre e tunnel rappresentano la
soluzione ideale per eliminare un "serbatoio" di insetti parassiti e particolarmente di
tripidi che da lì possono entrare in serra. L'eventuale apposizione di reti anti-insetto è,
infine, una operazione complessa e di difficile attuazione pratica. Le reti in tessuto-non
tessuto ("teline") o le reti tessute di maglia sufficientemente piccola da poter impedire
l'ingresso nelle serre limitano, infatti, notevolmente la circolazione dell'aria negli
ambienti protetti e, particolarmente le seconde, risultano essere, seppure più robuste
delle prime, molto costose.
Poiché i tripidi svolgono una parte del loro ciclo vitale negli strati più superficiali del
terreno, è, inoltre, importante ricorrere alla lavorazione del terreno tra ogni semina,
evitando, per quanto possibile, soprattutto in presenza di massicci attacchi del
parassita, la pratica della risemina senza la lavorazione.
Infine, ogni forma di disinfezione del terreno che prevede l'uso di geodisinfestanti ad
ampio spettro d'azione, o del vapore, o della solarizzazione contiene efficacemente la
diffusione del parassita, eliminandone la presenza dal substrato.
Il basilico - 15
I Lepidotteri
La specie che più comunemente interessa il basilico è Spodoptera littoralis. Questo
insetto, in grado di colpire anche gravemente la coltivazione in serra, è particolarmente
diffuso nel ponente ligure.
Di solito l'attacco ha inizio quando gli adulti, alati, entrano negli apprestamenti protetti
dalle aperture di ventilazione e, se riescono a riprodursi nell'ambiente, le forme giovanili
causano intensa defogliazione sulle piante a tutti gli stadi vitali. Gli adulti hanno ali
anteriori brunastre e riflessi talvolta violacei e quelle posteriori biancastre. Le uova, di
diametro di circa 0,6 mm, sono deposte in ovature ricoperte da peli bruno – giallastri
distaccati dall’addome.
L'attività trofica avviene prevalentemente nelle ore notturne, quando i giovani
fuoriescono dal terreno. I danni maggiori vengono procurati alla coltura dalle prime età
larvali, estremamente attivi e "voraci"; gli adulti, invece, non attaccano il basilico. Le
larve neonate hanno il corpo di colore verde chiaro con capo e scuto pronotale
brunastro, mentre in quelle mature (VI età) il corpo è di colore variabile dal grigio al
rossastro o al giallastro con una linea dorsale e due subdorsali giallastro – rugginose o
grigiastre con puntini gialli segmentali lungo il loro percorso. Ventralmente il colore è
grigio-rossastro o giallastro.
La presenza dell'insetto è prevalente nel periodo primaverile, anche se attacchi
possono protrarsi anche in autunno. Attacchi violenti sono osservabili in quelle aziende
nelle quali l'agricoltore non si è avveduto in tempo delle prime ovideposizioni o delle
prime mangiature e le generazioni si succedono a ritmo serrato in conseguenza delle
ovideposizioni degli adulti. L’insetto si avantaggia di temperature di 25-28°C ed in
queste condizioni la specie può compiere una generazione in circa un mese. Anche in
questo caso, i problemi legati al contenimento di questo insetto, come nel caso dei
Tisanotteri, sono connessi con la scarsità e l'inapplicabilità dei pochi prodotti ammessi. I
"vecchi" prodotti, oltre a non avere una sufficiente efficacia, hanno periodi di sicurezza
molto lunghi, tali da renderli praticamente inutilizzabili.
Tra i mezzi biologici, una certa efficacia è stata dimostrata da Bacillus thuringiensis. La
sua attività è conseguenza dell'attività trofica degli insetti, e poiché questa è elevata
particolarmente nelle prime fasi dello sviluppo larvale, risulta fondamentale, per
assicurare una buona efficacia del trattamento, monitorare attentamente la coltura ed
eseguire i primi trattamenti alla comparsa delle prime forme larvali, o, addirittura, alla
prima osservazione delle ovideposizioni. Queste avvengono normalmente sulla pagina
inferiore delle foglie di basilico, e, alla prima osservazione, si consiglia di effettuare il
primo trattamento, seguito da almeno altri due-tre a intervalli di sette giorni.
Tra i mezzi di lotta applicabili, alternativi o complementari a quelli chimici e biologici,
l'impiego di reti anti-insetto di maglia sufficientemente fitta da impedire l'entrata in serra
degli individui adulti è un buon sistema per impedire il contatto stesso tra l'ospite (il
basilico) ed il parassita. Tali reti sono disponibili sul mercato, hanno un basso costo e
Il basilico - 16
sono relativamente semplici da opporre alle aperture laterali e di colmo, e non alterano
la ventilazione o la luminosità all'interno delle strutture.
La lavorazione anche superficiale del terreno a fine coltura abbatte la presenza degli
stadi giovanili e di crisalidi presenti nel terreno, come pure la disinfezione del substrato
di coltivazione operata con mezzi chimici o fisici.
Con minore frequenza si osserva sulle colture di basilico la presenza di Autografa
gamma.
Gli afidi
Gli afidi, di numerosi generi e specie, sono solo sporadicamente rintracciabili su basilico
e la bassa presenza, unita alla relativa semplicità di contenimento anche con estratti di
piretro sinergizzati o non con piperonil butossido, non costituisce un problema per la
coltura. Le specie più frequentemente rintraccibili sono: Myzus persicae e Macrofiphum
euphorbiae La presenza di colonie di afidi, soprattutto nel periodo primaverile, è
avvertibile ad iniziare dalle aperture di accesso o di ventilazione degli ambienti protetti.
Le prime colonie, pertanto, sono limitate a poche aree all'interno delle serre e, se il
riconoscimento dell'infestazione è tempestivo, uno o due interventi mirati su esse sono
risolutivi. Gli afidi colpiscono tutti i tessuti delle piante e, particolarmente, le foglie.
L'attività trofica di questi insetti consiste nella suzione dei succhi cellulari e linfatici, e
spesso causa, oltre al rallentamento dell'accrescimento, intense distorsioni e
accartocciamento delle foglie.
La difesa, che come si è detto deve essere tempestivamente messa in atto alla prima
individuazione dei focolai di infestazione, può essere effettuata con l'impiego di estratti
di piretro, distribuiti come si è detto per la lotta ai Tisanotteri; in alternativa, è possibile
apporre reti anti afidi alle aperture delle serre, anche se la fittezza delle maglie può
ridurre l'areazione e la luminosità degli ambienti. Anche l'impiego di estratti di
Azadiracta indica può contribuire a ridurre l'intensità degli attacchi.
La lotta biologica, con l'impiego di Crisopidi (Crisopa spp.) o di altri insetti iperparassiti è
scarsamente diffusa, a causa sia della scarsa importanza di questi parassiti per la
coltura, sia della difficoltà di impiegare organismi che, con le raccolte continue di
materiale vegetale, vengono allontanati dalla coltura.
I minatori fogliari
Liriomyza trifolii e Liriomyza huildobrensis attaccano gravemente il basilico sia nel
periodo estivo in pieno campo, sia, soprattutto, nei periodi freddi dell'anno in serra o in
tunnel. In tali ambienti, infatti, questi insetti trovano le condizioni ideali per il proprio
sviluppo e gli attacchi possono diventare assai gravi e produrre danni alle coltivazioni.
L . trifolii ovidepone all'interno della lamina fogliare e le larve che dalle uova si
sviluppano creano, con la propria attività trofica, delle gallerie (mine) all'interno del
mesofillo fogliare. Tali gallerie sono ben visibili all'interno delle foglie e, in trasparenza,
Il basilico - 17
sono facilmente osservabili sia i giovani, sia le loro deiezioni. Un foro di uscita al
termine della mina identifica il punto ove l'insetto è fuoriuscito dalla lamina fogliare.
Gli attacchi dei minatori fogliari non sono molto frequenti su basilico, ma, in caso di
diffusione dell'infestazione in coltivazioni in fase di sviluppo, il suo contenimento risulta
essere alquanto complesso, a causa della mancanza di insetticidi efficaci ammessi sulla
coltura e, soprattutto, della necessità di procedere a raccolte con notevole frequenza.
La difesa risulta, quindi, particolarmente complicata, ed anche l'impiego di parassitoidi
appare difficilmente applicabile, in conseguenza del continuo allontanamento di piante
dagli ambienti di coltivazione come conseguenza delle raccolte.
Gli acari
Tra gli acari che possono infestare le coltivazioni di basilico, Tetranicus urticae è il più
comune. Gli acari, osservabili esclusivamente in ambiente protetto, non rappresentano
un pericolo reale per la coltura, limitando il proprio attacco a ristrette aree poste nei
punti più asciutti. Gli sporadici attacchi sono osservabili dalla tarda primavera a tutto
l'autunno, nei punti ove la coltura è più esposta al caldo secco, ovvero in prossimità
delle aperture delle serre, o lungo tutti i bordi, o in aree localizzate nelle quali
l'irrigazione è ridotta o mal distribuita. Talvolta, più raramente, attacchi sono osservabili
nel periodo autunnale o invernale in prossimità dei termoventilatori o dei tubi alettati
impiegati per il riscaldamento.
La scarsa frequenza e diffusione degli attacchi rende inutile adottare metodi di lotta
diretti e, peraltro, sulla coltura non sono attualmente registrati prodotti ad azione
acaricida reperibili sul mercato.
Nella pratica agricola comune, si è osservato che la formazione e la diffusione di focolai
di infezione può essere facilmente ridotta avendo cura di evitare la formazione di zone
asciutte e la presenza di piante soggette a prolungati periodi di disidratazione.
I nematodi
Anche la presenza di nematodi fogliari e radicali su basilico è estremamente ridotta in
Liguria; i rari attacchi di nematodi su radici sono stati osservati in terreni sciolti da parte
di nematodi galligeni appartenenti al gen. Meloidogyne. Essa provoca la formazione di
vistose galle e distorsioni delle radici le quali rapidamente perdono la propria
funzionalità provocando la morte della pianta. Come tutti i nematodi presenti nel
terreno, anche Meloidogyne sp. si diffonde a macchia d’olio a partire dal luogo della
prima infezione; anche se il movimento proprio del parassita è molto lento, la diffusione
può essere accelerata con le lavorazioni del terreno, o, comunque, con l’impiego di
strumenti di lavorazione sporchi di frammenti di terra provenienti da aree infestate.
Decisamente infrequenti sono gli attacchi alle foglie, causati da Aphelencohides spp..
La difesa nei confronti di questi parassiti può essere attuata, in caso di necessità,
mediante la disinfezione del terreno con geodisinfestanti (bromuro di metile, dazomet,
Il basilico - 18
metham-sodio, telone), o con vapore surriscaldato. La solarizzazione, altro mezzo fisico
di disinfezione del terreno oltre al vapore, risulta essere, invece, scarsamente efficace.
INCIDENZA DELLE ALTRE MALATTIE CHE INTERESSANO LE COLTURE DI BASILICO
Batteriosi e fitoplasmosi
Batteriosi
In Liguria non sono ancora stati osservati attacchi di batteri sulle coltivazioni di basilico,
anche se in Sardegna, su quasta coltura, è stata segnalata Pseudomonas viridiflava,
agente di una maculatura necrotica sulle foglie. Pseudomonas cichorii è, invece, stata
segnalata in Louisiana e in Florida (US).
L’eventuale contenimento di questo parassita può semplicemente avvenire, impedendo
l’instaurarsi nella coltura di condizioni di elevata umidità, ovvero mantenendo asciutte le
piante sia durante il giorno, sia nelle ore notturne.
Fitoplasmosi
In Liguria non si riportano attacchi di fitoplasmosi.
Virus
Tra i virus, in Liguria il Tomato spotted wilt virus (TSWV) è stato recentemente
rintracciato su questa coltura. Questo parassita è in grado di infettare centinaia di
specie appartenenti ad oltre 40 famiglie ed è largamente diffuso in molte parti d'Italia.
Sul basilico si riscontra raramente ed i sintomi della malattia variano lievemente in
relazione all'età della pianta, al momento dell'infezione e alle condizioni ambientali.
Comunemente, l'arricciamento fogliare, seguito dalla necrosi delle foglie e degli apici
vegetativi e dalla riduzione dell'accrescimento della pianta sono i sintomi più comuni.
Il TSWV è trasmesso da tripidi, in particolare da Frankliniella occidentalis, ormai
largamente diffusa anche su questa coltura. I danni maggiori sono riscontrabili in serra,
poiché in essa vi sono le condizioni più favorevoli alla moltiplicazione del vettore.
La difesa nei confronti di TSWV appare complessa, in quanto contro di esso, come nei
confronti di tutti i virus che colpiscono le piante da orto e da fiore, non esistono mezzi di
lotta diretti. Resta, pertanto, la possibilità di mettere in atto strategie di difesa indirette,
ovvero: controllare frequentemente sulla coltura la presenza eventuale dei vettori o dei
primi sintomi dell'infezione, mantenere le coltivazioni, e soprattutto le aree attorno agli
ambienti di coltivazione, libere da erbe infestanti o da piante comunque estranee alla
coltura, che potrebbero servire da serbatoi per il virus e per i suoi vettori ed, infine,
distruggere tempestivamente ogni focolaio di infezione, asportando le piante infette
assieme a piante, apparentemente prive di sintomi, ad esse contigue.
Purtroppo, come si è già detto nel paragrafo relativo ai tisanotteri, i trattamenti insetticidi
sono poco o nulla efficaci per contenerne la diffusione, anche in relazione alla
necessità, in fase di raccolta, di raccogliere pianta quasi giornalmente.
Il basilico - 19
Il basilico è anche frequentemente colpito dal virus del mosaico del cetriolo (CMV) il
quale, oltre a produrre mosaicature ed accentuate distorsioni e deformazioni fogliari,
accorcia gli internodi provocando il conseguente nanismo della pianta. Questo virus,
che ha un ampio spettro di ospiti naturali, valutato in oltre 800 specie, viene trasmesso
in maniera non persistente da circa 75 specie di afidi. Vettori particolarmente efficienti
sono: Aphis gossypii, A. fabae, Macrosiphum euphorbiae, Myzus persicae.
ALTERAZIONI NON PARASSITARIE
Alcune alterazioni a carico delle piante di basilico non hanno origine parassitaria; esse
sono causate da fattori diversi, di seguito brevemente esposti, e in grado di arrecare
danni all'intera pianta, o all'apparato radicale, o a quello fogliare.
Alterazioni a carico delle radici
Ingrossamento delle radici
Presso aziende coltivatrici di basilico da lungo tempo è stata osservata una alterazione
a carico dell'apparato radicale molto caratteristica. Le radici, anziché accrescersi
regolarmente, dopo un primo periodo di sviluppo arrestano la propria diffusione nel
substrato e la pianta, del suo insieme, cessa il proprio accrescimento.
Estraendo le radici dal terreno, si nota la presenza di una radice fittonante molto fragile
e di piccole dimensioni, mentre le radici secondarie, che da essa si dipartono, appaiono
brevi, tozze, con caratteristici rigonfiamenti lungo il proprio asse e all'apice. Tali sintomi
possono ricordare l'attacco di nematodi galligeni e, sovente, una diagnosi affrettata può
condurre a queste errate conclusioni. L'alterazione è legata al forte accumulo di sali nel
terreno che, frequentemente, si osserva in serre nelle quali da lungo tempo si coltiva
basilico e dove solo raramente il terreno viene lasciato a riposo o accoglie altre colture.
Negli strati superficiali si rilevano concentrazioni saline molto elevate (conducibilità
elettrica > 2000-2500 µS/cm), in conseguenza della frequente fertirrigazione o
dell'impiego di acque di falda saline o del ridotto rimescolamento del terreno. La
attenuazione di questo fenomeno può essere ottenuta dilavando, possibilmente con
acqua piovana o con acqua di falda poco salina, il substrato di coltivazione con volumi
2
di almeno 20-30 litri di acqua/m di terreno.
Alterazioni a carico dell'intera pianta
Fenomeni di "stanchezza" del terreno
Come nel caso precedente, in aziende che da più tempo coltivano il basilico in
nonocoltura, si può registrare una riduzione nell'accrescimento delle piante, fino ad una
interruzione quasi completa del loro sviluppo già a partire dalle prime fasi successive
alla germinazione.
Questo fenomeno, osservato in numerose aziende sia del levante, sia del ponente
ligure, è stato oggetto di studio da parte del Di.Va.P.R.A.-Patologia vegetale
dell'Università di Torino. I risultati dei lavori condotti hanno permesso di concludere che
tale alterazione non è legata ad attività di microrganismi parassiti della pianta, bensì
Il basilico - 20
appare legata al frequente ritorno della coltivazione del basilico sul medesimo
appezzamento e, quindi, alla induzione di fenomeni di “stanchezza” del terreno. Detti
fenomeni sono probabilmente causati da un accumulo di sostanze tossiche per le radici
delle piante di basilico, in grado di rallentarne o impedirne lo sviluppo e la loro
attenuazione o eliminazione può essere ottenuta provvedendo alla disinfezione del
terreno con vapore surriscaldato o con la solarizzazione. Dalle prove sperimentali
effettuate si rileva, infatti, che l’innalzamento delle temperature del terreno ai valori tipici
del trattamento con vapore o della pacciamatura riscaldante consente di eliminare, o di
attenuare fortemente, tale aterazione. A nulla vale, invece, la disinfezione del terreno
con mezzi chimici, o il dilavamento del substrato, mentre, particolarmente per le
coltivazioni in bancale sopraelevato, la sostituzione di almeno il 50% del substrato in
esso contenuto consente di riprendere regolarmente la coltivazione.
Fenomeni di interruzione dello sviluppo
Fenomeni di interruzione dell'accrescimento di piante basilico in tutti gli stati di sviluppo
possono essere osservati in terreni recentemente sottoposti a coltivazione e prima mai,
o solo sporadicamente, coltivati, o portanti in superficie da profonde sistemazioni del
suolo.
L'interruzione dello sviluppo avviene, in genere, dopo un iniziale, corretto accrescimento
delle piante e sembra legato a carenze di numerosi elementi minerali e ad un ridotto, o
quasi assente, contenuto di sostanza organica. Le piante allevate in queste condizioni
presentano una radice fittonante molto esile che si approfondisce molto nel terreno e
risulta quasi priva di radici secondarie.
Interventi con fertilizzanti minerali o organici tendono ad attenuare il fenomeno, ma non
sembrano risolutivi, mentre l'apporto ripetuto di massicce dosi di concimi organici e
minerali al terreno mediante la lavorazione dello stesso tende ad attenuare, nel tempo,
il fenomeno. Tale alterazione non è ancora stata studiata approfonditamente, anche
perchè molto rara, e, pertanto, non sono noti con precisione fattori nutritivi in grado di
provocarla, se assenti, o di attenuarla, se immessi nel terreno.
Alterazioni a carico delle foglie
Danni da freddo.
Nella stagione invernale è comune osservare, nelle coltivazioni in ambiente protetto, un
intenso ingiallimento dell'apice vegetativo e, particolarmente, delle foglie più giovani,
causato dal protrarsi di abbassamenti termici non sufficientemente controllati dal
riscaldamento. Questo fenomeno è comune anche in pieno campo nel periodo
primaverile in occasione di ritorni di freddo repentini, o nelle ultime coltivazioni
autunnali. L'ingiallimento degli apici vegetativi, con conseguente rallentamento anche
vistoso della crescita, è particolarmente evidente su giovani piante e meno visibile su
piante adulte prossime alla raccolta.
Distorsioni e bollosità della lamina fogliare.
Il basilico - 21
Con una certa frequenza, in primavera ed in autunno sia in ambiente protetto, sia in
pieno campo, è possibile che si manifesti una alterazione della superficie fogliare, che
da liscia, o limitatamente bollosa, può diventare fortemente bollosa ed in casi estremi
distorcersi vistosamente. La colorazione della foglia non cambia, come pure e
portamento complessivo della pianta. Raramente, oltre alla bollosità e alle distorsioni
delle foglie, si manifesta un giallume simile a quello presedentemente descritto.
Questo fenomeno appare legato agli sbalzi termici caratteristici delle stagioni dell'anno
più fresche, ed in particolare alla differenza di temperatura tra il giorno e la notte.
Normalmente, tali alterazioni non provocano danno alla coltura, ma possono essere
confuse con attacchi iniziali di tracheofusariosi. Tuttavia, in questo caso, l'arricciamento
e la bollosità delle foglie non è accompagnato dalla presenza degli altri sintomi
caratteristici dell'attacco di Fusarium basilici.
Danni da fitotossicità
In Liguria non sono mai stati osservati e documentati danni alle coltivazioni di basilico
provocati da sostanze inquinanti disperse nell'ambiente o comunque presenti
nell'atmosfera. I rari fenomeni di fitotossicità sono sempre stati riferibili ad effetti
dell'impiego di fitofarmaci, tra cui soprattutto prodotti a base di dodina o di metam-sodio;
altre volte, eccessi nel dosaggio di fertilizzanti minerali distribuiti per aspersione
soprachioma hanno indotto fenomeni di arricciamento fogliare o di necrosi dei bordi
delle foglie transitori, o di scarsa importanza.
GLI SVILUPPI DELLA DIFESA ALLE AVVERSITÀ DEL BASILICO
Il lavoro di ricognizione sul territorio della presenza dei parassiti animali e vegetali che
colpiscono il basilico ha messo in evidenza quali siano quelli principali in grado di
arrecare gravi danni alla coltura e quelli osservabili più sporadicamente.
La diversa presenza nelle due principali aree di coltivazione, in termini quantitativi, dei
patogeni vegetali ed, in parte, di quelli animali, va messa in relazione con le notevoli
differenze strutturali riscontrate, tra cui la diversa conformazione degli apprestamenti
protetti e la diversa tipologia dei materiali impiegati per la loro costruzione, nonché le
diversità riscontrate nella pratica colturale, peraltro in parte condizionate dalla stessa
natura degli apprestamenti protetti.
A questo proposito, si può prevedere una parziale riduzione, nel tempo, di queste
differenze in relazione alla progressiva sostituzione delle vecchie serre in legno e vetro
del levante ligure con le nuove, più efficienti, serre già normalmente diffuse nel ponente.
I vincoli imposti dall'orografia delle aree di coltivazione del basilico attorno a Genova,
impediranno, comunque, in molti casi, la costruzione di serre aventi un elevato volume
di aria al proprio interno, rimanendo pur sempre esposte alla forte insolazione tipica
delle zone prospicienti il mare.
Il basilico - 22
L'adozione di sistemi di lotta integrata contro i patogeni, in relazione alla progressiva
limitazione di impiego dei mezzi chimici per motivi ambientali e igienico-sanitari o
meramente economici, sta radicalmente cambiando l'approccio dei coltivatori nei
confronti della coltura, e del mercato. Stanno, infatti nascendo iniziative volte a
promuovere il basilico come coltura di pregio non solo per le qualità aromatiche ad essa
proprie, ma anche come esempio di coltivazione compatibile con l'ambiente naturale,
sociale ed economico che la circonda: la coltivazione del basilico, storicamente legata
all'area metropolitana genovese, è destinata sempre più a fare parte integrante del
panorama suburbano, come conseguenza dell'espansione della città, ponendo problemi
circa la compatibilità tra attività agricola e ambiente urbano stesso. Dal punto di vista
tecnico, le metodologie attualmente disponibili per rendere possibile la riduzione
dell'impiego dei mezzi chimici, mediante l'adozione di mezzi diversi, quali i biologici, i
fisici ed i genetici, in parte sono già in grado di risolvere alcuni dei principali problemi
della coltura. L'applicazione della solarizzazione, combinata o meno con dosi ridotte di
un fumigante, è in grado di ridurre fortemente i problemi legati ai parassiti del terreno,
mentre l'adozione di corrette pratiche di irrigazione, ventilazione e riscaldamento degli
ambienti di coltivazione, può contribuire notevolmente al contenimento dei parassiti
della porzione subaerea. L'applicabilità di tali strategie risulta, talvolta, ridotta dalle
esigenze del mercato che richiede il prodotto anche nel periodo estivo limitando, di
fatto, le possibilità di eseguire la solarizzazione proprio nel periodo più caldo, mentre i
problemi connessi con il costo dell'energia per il riscaldamento degli ambienti di
coltivazione può in parte ridurre, nel periodo invernale, la convenienza economica della
pratica della ventilazione. Pur conoscendo le perplessità e le difficoltà manifestate dai
produttori verso questo "approccio integrato" per la coltivazione del basilico, è pur vero
che una corretta informazione ed una assistenza tecnica attenta possono aiutare gli
stessi a gestire la coltura in maniera tale da trarre i migliori risultati offerti da strategie di
difesa ad impatto ambientale sempre più basso al minor costo possibile. La valutazione
dell'applicabilità di strategie di lotta biologica e integrata alla coltivazione del basilico
può, dunque, costituire un modello per altre colture ed un interessante "banco di prova"
ove valutare non soltanto il costo economico di tali strategie, ma anche il "costo
ambientale" connesso con l'applicazione della sola lotta chimica.
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