PROGETTO E4: Realizzazione vivaio plantule di

Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Provincia di Crotone
Direzione protezione natura
A.C.S.D.I.S.S.D.”ANNA PROIETTI ZOLLA”
PROGETTO E4: Realizzazione vivaio plantule di Posidonia oceanica
RELAZIONE FINALE
(Ottobre 2009)
Referente scientifico: Prof. Francesco Cinelli
Collaboratori
Marina Burgassi, Sante Francesco Rende, Maria Lorella Grippa, Domenico Rocca
INDICE
Introduzione ................................................................................................................................... 3
PROGETTO E4 Fase I°: Realizzazione vivaio plantule di Posidonia oceanica .................. 8
PROGETTO E4 Fase II°: Realizzazione vivaio plantule di Posidonia oceanica ............... 20
Bibliografia.................................................................................................................................... 30
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Introduzione
La
fanerogama
marina
Posidonia
oceanica
(L.)
Delile
si
insedia
più
comunemente su substrati mobili come sabbia più o meno grossolana, talvolta
mista a fango, ma anche su fondi detritici e rocciosi. In ogni caso, su qualsiasi
substrato la pianta si insedi, essa modifica notevolmente il substrato originario
di impianto; infatti lo strato foliare della fanerogama agisce come una sorta di
trappola per le particelle in sospensione nella colonna d'acqua, facilitandone la
sedimentazione (Dauby et al., 1995). La pianta necessita di una forte
illuminazione, e per questo motivo sono fattori determinanti per la crescita di
P. oceanica sia la trasparenza dell'acqua che la profondità.
Quando P.oceanica incontra condizioni ambientali favorevoli, colonizza vaste
aree di fondo marino, formando ampie distese chiamate praterie che si
estendono dalla superficie fino a circa 30-35 metri di profondità, spingendosi a
volte fino a 40 metri in acque particolarmente limpide. Una caratteristica
importante per valutare lo stato di salute di una prateria è la densità dei fasci
foliari (numero di fasci per metro quadrato di substrato). In relazione alla
densità si possono distinguere praterie uniformi (con densità regolare)e
continue e praterie con numerose interruzioni ed una densità non uniforme;
altre ancora sono definite "a macchia" in quanto costituite da raggruppamenti
di piante distinti tra loro (Pergent-Martini et al., 1999).
Per quanto riguarda la distribuzione di una prateria a P.oceanica si distingue un
"limite superiore" ed un "limite inferiore". Il limite superiore, punto in cui ha
inizio la prateria partendo dalla linea di costa, è sempre molto netto, mentre il
limite inferiore, punto in cui termina la prateria, può avere conformazioni
diverse, tra le quali si distinguono (Boudouresque et al,1990):
a) limite progressivo: il ricoprimento della pianta è inferiore al 50%, la
densità
dei
fasci
diminuisce
progressivamente
e
la
"matte"
è
generalmente assente. In questo caso si ritiene che la diminuzione
dell'intensità
luminosa sia il fattore determinante la progressiva
scomparsa della pianta.
3
b) limite netto: il ricoprimento della pianta è superiore al 50%, la "matte" è
generalmente assente e la prateria presenta un margine di interruzione
ben definito. In questo caso la crescita della pianta è ostacolata dal tipo
di sedimento o dalla natura e morfologia del fondo.
c) limite di regressione: il ricoprimento della pianta è inferiore al 50%, la
densità dei fasci diminuisce progressivamente su "matte" morta.
d) limite di erosione: il ricoprimento della pianta può essere anche molto
elevato; la prateria termina bruscamente spesso evidenziando lo scalino
formato dalla "matte". In questo caso l'avanzamento della prateria è
ostacolato dalle correnti di fondo che possono provocare l'erosione della
"matte" e la sua regressione.
La prateria a P.oceanica rappresenta una biocenosi molto complessa e ben
strutturata, caratterizzata da un'elevata variabilità biologica delle comunità
vegetali ed animali che la compongono (Buia et al., 2000). Tale biocenosi è
costituita dalla sovrapposizione di due popolamenti: uno fotofilo presente sulle
foglie ed uno sciafilo sui rizomi (Mazzella et al., 1989).
Per quanto riguarda la macroflora epifita si possono distinguere due comunità
(Pansini & Pronzato 1985). La prima, tipica dello strato foliare, è caratterizzata
sia da specie incrostanti che erette di alghe appartenenti prevalentemente ai
phyla Rhodophyta e Phaeophyta, spesso epifite esclusive delle foglie di P.
oceanica (Panayotidis 1980). La comunità algale associata ai rizomi invece,
non presenta elementi esclusivi e caratteristiche così peculiari come quella
delle foglie; questi popolamenti algali sono sostanzialmente simili a quelli
sciafili dell'infralitorale o del coralligeno circalitorale a secondo della profondità
e della quantità di luce che li raggiunge (Boudouresque 1968, Piazzi et al
2002).
Le praterie di P.oceanica costituiscono un ambiente ideale anche per la vita di
numerose specie animali; fra queste si distinguono specie residenti e specie
migratorie: le prime trascorrono l'intero ciclo vitale all'interno della prateria,
mentre le seconde vi si trasferiscono da ambienti circostanti soltanto in
4
relazione alla ricerca di cibo, di un riparo o per la riproduzione (Buia et
al.,2000). La fauna all'interno della prateria presenta una tipica distribuzione
spaziale; infatti si possono distinguere organismi vagili e sessili che vivono
sullo strato foliare, organismi mobili nella colonna d'acqua tra le foglie,
organismi vagili e sessili che vivono tra i rizomi o alla base dei ciuffi ed infine
organismi che vivono all'interno della "matte" (infauna) (Gambi et al 1992).
In Mediterraneo P.oceanica riveste un ruolo fondamentale nell'economia
generale delle aree costiere di fondo mobile per l'influenza che essa ha, dal
punto di vista energetico, sulle comunità animali e vegetali. La P. oceanica
rappresenta un accumulatore di energia, che viene poi trasmessa ai livelli
trofici superiori dell’ecosistema attraverso le foglie, gli epifiti algali e il detrito
fogliare. La pianta produce attraverso la fotosintesi oltre ad ossigeno una
grande quantità di materia organica. Le praterie sembrano presentare la più
alta produttività primaria dei popolamenti mediterranei sia di biomassa
vegetale che animale (Pergent et al., 1994; Pergent-Martini et al., 1994). La
sostanza organica prodotta costituisce una fonte di cibo diretta e indiretta per
numerosi organismi ed il punto di partenza di una complessa rete trofica
(Mazzella et al., 1992). L'ecosistema a P.oceanica costituisce inoltre una sorta
di "nursery" per gli avannotti dei pesci e rappresenta un rifugio per un grande
numero di organismi, tra cui numerose specie anche di notevole importanza
economica, come Pesci, Cefalopodi e Crostacei (Francour, 1997).
La prateria svolge anche un ruolo fondamentale sulla sedimentazione litorale,
spesso infatti modifica il sedimento originario di impianto (Dauby et al, 1995).
Questo fenomeno è dovuto alla duplice azione che le foglie viventi esercitano
sia sul particolato fine che viene catturato ed imbrigliato tra i rizomi, sia su
onde e correnti la cui intensità viene notevolmente ridotta; la matte inoltre
rappresenta una struttura allo stesso tempo elastica e rigida che può assorbire
una parte dell'energia delle onde. Infine le foglie morte, trasportate a riva dalle
correnti, costituiscono ammassi misti a sabbia che possono superare 1 metro
di altezza ("banquettes") e che rappresentano una protezione per le spiaggie,
attenuando i danni provocati dalle mareggiate (Jeudy de Grissac 1984). Le
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praterie costituiscono perciò un'importante cintura naturale di contenimento e
di protezione delle coste dall'azione erosiva del moto ondoso.
Nell’intento di salvaguardare l’ecosistema a Posidonia oceanica, assume
un’importanza basilare definire le aree occupate dalle praterie,studiarne la
struttura, la fenologia ed i popolamenti epifiti. Per realizzare tale proposito si
utilizzano metodologie che, attraverso rilevamenti sul campo, conducono a
rappresentazioni cartografiche immediatamente interpretabili e ad indicazioni
sullo stato di salute delle praterie e dei popolamenti ad esse associati (Pergent
et al., 1995). Posidonia oceanica risente in modo particolare delle variazioni
della qualità dell’ambiente e scompare allorché l’inquinamento, inteso in senso
lato, è troppo accentuato, per questo motivo è ritenuta un eccellente indicatore
della qualità dell’ambiente.
Alcuni scienziati asseriscono che P. oceanica mostra un disadattamento
progressivo all’ambiente Mediterraneo che porta ad una rarefazione naturale
delle praterie perlomeno lungo le coste settentrionali (Blanc & Jeudy de Grissac
1989). Lo scarso successo della riproduzione sessuata sembra aver portato nel
tempo ad una diminuzione della variabilità genetica all’interno delle popolazioni
che potrebbe aver reso la specie più vulnerabile rispetto ai cambiamenti delle
condizioni ambientali. Le principali cause di regressione delle praterie sono
comunque da collegare alla crescente pressione antropica sull’ambiente
costiero. In particolare, l’aumento di torbidità e la conseguente riduzione della
trasparenza delle acque riduce la capacità fotosintetica della pianta e risulta
essere una delle cause più frequenti di regressione delle praterie. L’alta
concentrazione di inquinanti organici, causando un eccessivo sviluppo algale,
può provocare sia un aumento della torbidità delle acque sia un eccessivo
sviluppo di epifiti sulle foglie di P. oceanica. In entrambi i casi viene ridotta
l’intensità di luce che raggiunge la pianta con conseguenze negative sulla
sopravvivenza della stessa.
Sostanze chimiche di vario genere (es. tensioattivi, metalli pesanti ecc.)
possono causare necrosi dei tessuti, alterazioni morfologiche e comunque
interferire negativamente con i normali processi di sviluppo delle piante
6
(Capiomont et al., 2001). La costruzione di porti e dighe, lo sbancamento e
cementificazione dei litorali sono tutti interventi che possono interferire
drasticamente con il normale regime idrodinamico e causare importanti
alterazioni del tasso di sedimentazione. Sia un aumento che una riduzione
dell’apporto sedimentario può creare seri problemi alla sopravvivenza delle
praterie, nel primo caso favorendone l’insabbiamento e il conseguente
soffocamento, nel secondo promuovendo lo scalzamento dei rizomi e rendendo
quindi la prateria più sensibile a fenomeni di erosione (Jeudy de Grissac 1979;
Astier 1984).Tra le alterazioni legate indirettamente alle attività umane
possiamo prendere in considerazione l’introduzione di specie alloctone che
possono entrare in competizione con P. oceanica. L’esempio più importante di
tale fenomeno è dato dall’espansione di due specie di alghe verdi di origine
tropicale appartenenti al genere Caulerpa
Gli squilibri provocati al sistema costiero dalla scomparsa delle praterie di P.
oceanica sono stati studiati in molte aree del Mediterraneo. Gli effetti diretti
possono essere riassunti in un impoverimento quantitativo e qualitativo delle
biocenosi del sistema litorale. Inoltre, la scomparsa delle praterie porta ad una
maggiore sensibilità delle coste a fenomeni di erosione che hanno un elevato
impatto sia dal punto di vista naturalistico che economico (Peres 1984).
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PROGETTO E4: Realizzazione vivaio plantule di Posidonia oceanica
I° Fase
Nell’ambito del
“PROGETTO E4:
Realizzazione vivaio plantule di
Posidonia oceanica” sono state avviate le attività previste dalla Convenzione
La prima fase è consistita nella scelta e reperimento dei materiali necessari alla
realizzazione del vivaio, scelta che si è basata su di un’accurata e lunga
sperimentazione (iniziata nel settembre 2006 nella Baia di Cavo (Comune di
Rio Marina, Isola d’Elba) (Fig. 1) e protrattasi fino al Marzo 2009 con
selezionati
materiali
innovativi
già
ampiamente
utilizzati
dall’Ingegneria
Naturalistica per riforestare e rivegetare le sponde di fiumi e corsi d’acqua,
fornitici dalla Soc. Coastal Protection Systems ( Officine Maccaferri) di Bologna.
Fig. 1. Baia di Cavo. L’area dell’intervento è indicata dalla freccia.
E’ stato quindi fondamentale, prima di poter avviare un impianto pilota come
quello da realizzare nell’Area Marina Protetta di Capo Rizzuto, poter verificare
in un ampio arco di tempo la compatibilità di questi materiali con l’ambiente
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marino. I materiali posizionati all’Isola d’Elba in questi anni di sperimentazione
sono stati infatti costantemente monitorati per testare la loro resistenza
all’idrodinamismo e la loro capacità d’integrarsi con il substrato.
Il materiale posizionato nel mese di settembre 2006 ad una profondità
variabile tra i 5 e i 7 m nella località di Cavo Isola d’Elba è costituito da:
1) Materassi tipo “Reno”, (1m x 1m x 0,23m) in rete metallica a doppia
torsione rivestiti alla base e sui lati con geotessuto, riempiti con sabbia e
chiusi in alto da un quadrato (dimensioni 1m x 1m) in MacMat R, una
particolare geostuoia a struttura tridimensionale, costituita da un telaio in
rete metallica a doppia torsione, attorno al quale è stato estruso un
filamento plastificato, che crea una struttura tridimensionale parzialmente
vuota al suo interno. I materassi sono stati posizionati su substrato
sabbioso in prossimità del limite superiore della prateria di Posidonia
oceanica, in un’area in cui si alternano sabbia e matte di P.oceanica. dove
è presente un elevato idrodinamismo (Fig. 2).
Fig. 2 Materasso completo posizionato su fondo sabbioso
2) Quadrati in Mac Mat R (dimensioni 1m x1 m)
costituiti
dallo stesso
materiale utilizzato per chiudere il materasso, fissati al substrato tramite
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pali in acciaio zincato. I quadrati sono stati posizionati su due diverse
tipologie di substrato: sabbia e matte morta di P.oceanica.
3) Infine, per testare la resistenza in acqua di un materiale completamente
biodegradabile, sono state utilizzate 4 biostuoie in fibra di agave a trama
fitta, di cui due rinforzate con rete metallica a doppia torsione, e due
prive di rinforzi. Tutte le strutture sono state posizionate su substrato
sabbioso e fissate al fondo tramite pali in acciaio zincato.
Su tutti questi materiali sono state posizionate circa 20 talee di Posidonia
oceanica prelevate in loco, privilegiando l’utilizzo di talee già scalzate e
danneggiate dal moto ondoso o dall’erosione della matte (Fig 3) .
Fig 3 Materasso con talee di Posidonia oceanica
Nei mesi successivi
al posizionamento dei materiali sono stati effettuati una
serie di controlli, per rilevare lo stato di conservazione dei materiali e la
stabilità delle strutture e delle talee alle correnti. Nel primo controllo effettuato
circa un mese dopo il posizionamento è stato rilevato un ottimo stato di
conservazione di tutti materiali, in particolare il riquadro in “Macmat R”
posizionato sulla scarpata di matte morta, presentava già una completa
integrazione con l’ambiente bentonico grazie alla crescita, all’interno della
struttura tridimensionale che costituisce il “Macmat R”, dell’alga Caulerpa
prolifera (Forskaal) Lamouroux già presente nell’area in oggetto. In questo
controllo tutte le talee posizionate erano in buone condizioni (Fig.4).
10
Fig. 4 Riquadro in Macmat R su matte morta con talee di Posidonia oceanica e crescita di Caulerpa prolifera dopo
circa un mese dalla messa in posa della struttura
I successivi controlli (estate 2007) sono stati effettuati a seguito di forti
mareggiate
che
hanno
interessato
l’area:
in
questo
caso
le
strutture
presentavano ancora un ottimo stato di conservazione e gli ancoraggi dei
materiali si sono dimostrati efficaci. Nell’estate 2008 sono stati effettuati una
successiva serie di controlli, che ha mostrato come nel tempo le strutture
fissate al substrato sabbioso mediante pali zincati presentino una minore
stabilità, legata in particolare all’azione degli ancoraggi. Le biostuoie in agave
inoltre si sono disgregate quasi completamente evidenziando una durata in
acqua di mare troppo breve per il loro utilizzo in interventi di riforestazione.
Infine in aree a sedimentazione elevata, strutture che non presentano un
elevato spessore tendono a essere seppellite con conseguente soffocamento ed
abrasione delle talee che sono state posizionate sopra di esse. Al contrario i
materassi Reno, grazie al riempimento con sabbia che conferisce pesantezza e
solidità alla struttura, hanno evidenziato una grande stabilità e resistenza e, a
due anni dalla messa in opera, non mostrano danneggiamenti, spostamenti o
cedimenti a causa dell'idrodinamismo o degli ancoraggi. Infine le strutture si
sono ben integrate con il substrato, permettendo la crescita della vegetazione
algale, che oramai li ricopre completamente (Fig. 5).
11
Fig 5 Materasso Reno con talee di Posidonia oceanica e crescita di alghe bentoniche dopo circa un anno dalla messa in
posa della struttura
Ottimi risultati sono stati ottenuti anche con l’uso del quadrato in “Macmat R”
posizionato sulla scarpata di matte morta, anche in questo caso l’integrazione
con l’ambiente marino è stata completa permettendo la completa penetrazione
della struttura tridimensionale del Macmat R ad opera di alghe bentoniche
(Fig.6).
Fig 6. Macmat R su “matte” morta con talee di Posidonia oceanica e crescita di alghe bentoniche ed integrazione con il
substrato di appoggio dopo circa un anno.
L’ultimo controllo effettuato a marzo 2009 conferma la stabilità e la capacità
d’integrazione con il substrato marino dei materassi e del riquadro in Macmat R
su matte, come verificato nei precedenti controlli dell’estate 2008. Infine su
12
tutte queste strutture le talee di P.oceanica inserite presentano un buono stato
di
conservazione,
mostrando
un
accentuato
allungamento
dell’apparato
radicale (Fig.7).
Fig 7. Accentuato allungamento dell’apparato radicale delle talee di Posidonia oceanica estratte dai materassi con
buono stato di conservazione.
Maggiori dettagli sullo studio effettuato nella
Baia di Cavo sono contenute
nelle pubblicazioni scientifiche, riportate in bibliografia, e presentate a
congressi nazionali ed internazionali:
Lo studio sopra descritto ci ha permesso di definire il materiale più adeguato
alla realizzazione del vivaio nell’Area Marina Protetta di Capo Rizzuto. In base
alle caratteristiche dell’AMP, all’estensione del progetto e alle caratteristiche
idrodinamiche dell’area è stato scelto di utilizzare i materassi Reno.
Sono stati quindi scelti i seguenti materiali:
• telai di materassi in rete metallica a doppia torsione di dimensioni varie
(1m x1m, 2m x 1m, 3m x 1m): n° 5 pacchi aventi dimensioni
1,60x1,60x0,40 (Fig.8)
13
Fig 8. Pile di telai per materassi
• rotoli in geotessuto da utilizzare per foderare i telai metallici dei
materassi: n° 2 rotoli aventi diametro 0,32 x 4,50 (Fig.9)
•
Fig 9. Rotoli di geotessuto da rivestimento
• rotoli in Macmat R da utilizzare per creare riquadri di varie dimensioni
come copertura dei materassi: n° 10 rotoli aventi diametro 0,80x 2,10
(Fig.11)
14
Fig 10. Rotoli di Macmat R
Tutto il materiale, consegnato dalla ditta produttrice Coastal Protection
Systems (Officine Maccaferri) alla AMP Capo Rizzuto alla fine del mese di
marzo 2009, e alloggiato sulla banchina del porto di Le Castella, necessita di
un lungo lavoro di preassemblaggio, prima della sua messa in posa in mare.
A tal riguardo, una delle attività di questa prima fase di realizzazione del
progetto, è stato il montaggio dei telai dei materassi la cui rete deve essere
piegata sui quattro lati e fissata con apposito filo di ferro (Fig.11).
Fig 11. Fase di preassemblaggio dei materassi.
15
Altra attività molto importante in questa fase del progetto è stata la scelta
delle località adatte alla futura messa in posa dei materiali per la realizzazione
del vivaio; questa attività ha richiesto una serie di immersioni al fine di
selezionare tra le varie aree ipotizzate quella più adatta. Il survey effettuato
nei giorni del 3 e 4 aprile 2009 in immersione con autorespiratore ad aria ARA,
è stato condotto in circa 4 aree localizzate tra la spiaggia di Sovereto e la
Punta di Capo Rizzuto , al termine del quale è stata scelta un’area antistante il
villaggio il Tucano a circa 300 metri dalla costa, localizzato come in figura 12.
L’area si trova tra gli 8 e i 9 metri di profondità in un’ampia radura
caratterizzata da sabbia fine e circondato da una prateria di Posidonia oceanica
in evidente stato di regressione. L’area infatti è caratterizzata da un elevato
tasso di sedimentazione che sta soffocando la prateria.
In questo sito è stato effettuato un survey per valutare e documentare lo stato
attuale dell’area, durante il quale sono state effettuate sia videoriprese
subacquee sia fotografie digitali con l’uso di una fotocamera digitale Sony
Cybershot W 300 munita di apposita custodia subacquea (Fig.13-14-15-16).
Dalle indagini effettuate, la scelta di questa area per la creazione del vivaio
sperimentale appare particolarmente adeguata, in quanto la struttura dei
materassi, grazie alla loro azione stabilizzante permetterà una stabilizzazione
dell’area, coadiuvando la prateria di P.oceanica a contrastare il fenomeno di
regressione attualmente in corso
16
Fig 12. Area dell’intervento.
17
Fig 13. Prateria rada con fasci semisommersi dalla sabbia.
Fig 14. Prateria rada con fasci semisommersi dalla sabbia.
18
Fig 15. Resti dei fasci di P.oceanica sottoposti all’azione abrasiva della sabbia
Fig 16. Fasci di P.oceanica in cui è evidente l’azione abrasiva della sabbia
19
PROGETTO E4: Realizzazione vivaio plantule di Posidonia oceanica
II° Fase
La seconda fase del progetto è stata impegnata nell’attività di messa in mare dei
materassi preassemblati, il loro riempimento e posizionamento definitivo sul
fondale individuato nei precedenti survey
ed infine la piantumazione di talee
Posidonia oceanica.
E’ stato necessario sostituire l’utilizzo di plantule nate da seme con talee
prelevate in situ e provenienti dal disfacimento della matte per naturale
erosione, questo poiché non si è verificata una fruttificazione di P.oceanica che
potesse produrre materiale vegetale sufficiente alla realizzazione del vivaio. Le
talee utilizzate sono state scelte soprattutto tra quelle già scalzate dalle forti
mareggiate invernali e già in parte staccate dalla prateria per disfacimento della
"matte" della prateria stessa.
Le operazioni di realizzazione dell’impianto sperimentale si sono svolte tra il
mese di maggio e giugno 2009, con un importante impiego di personale
subacqueo qualificato. La squadra di lavoro è stata di circa 8 persone, 2 delle
quali appartenente al personale dell’ Area Marina Protetta. Il lavoro di messa in
posa dei materiali ha richiesto circa 2 settimane di lavoro, svoltesi in 2 fasi
separate.
Nella prima settimana si è provveduto a posizionare pochi metri quadri di
materassi di prova, al fine di valutare il posizionamento migliore delle strutture
rispetto alle correnti locali, verificare le metodologie di riempimento più adatte
utilizzando 2 diverse tipologie di sorbona e mettere a punto delle tecniche di
chiusura dei materassi che offrissero maggiore stabilità e minore tempo di
esecuzione. In questa fase si è anche completato il montaggio a terra di tutto il
materiale necessario alla realizzazione del vivaio.
Nella seconda settimana si è invece provveduto alla messa in posa di 28 m2 di
materassi Reno che costituiscono la struttura dell’impianto pilota, al reperimento
in situ di talee ortotrope e plagiotrope di P.oceanica, e alla piantumazione delle
20
stesse sui materassi. Le attività sopracitate hanno richiesto un notevole
impegno: la squadra di lavoro precedentemente descritta ha infatti effettuato
ogni giorno 2 immersioni di lavoro, al fine di ottimizzare i tempi di messa in posa
e ridurre i tempi di giacenza delle talee. Si descrivono di seguito nel dettaglio le
operazioni di realizzazione dell’impianto.
I materassi Reno (dimensioni
2m X 1m X 0,23 m) precedentemente
preassemblati e foderati di geotessuto a terra sono stati trasportati sul luogo
scelto per la realizzazione dell’impianto e agilmente calati in mare, grazie alla
loro leggerezza e maneggevolezza.
Si è scelto di creare un’unica struttura posizionando i singoli moduli uno accanto
all’altro così da costruire un’unica continua striscia lunga 14 m e larga 2 m. La
motivazione di questa scelta di creare un’unica struttura è quello di assicurare la
massima stabilità possibile nel tempo all’impianto. Per facilitare il corretto
posizionamento dei materassi è stata stesa una sagola di riferimento lungo la
quale sono stati posizionati i singoli moduli che sono stati fissati tra loro tramite
fascette ad uso professionale.
Tutti i materassi sono stati riempiti sia manualmente con delle palette, sia con
l’uso di una sorbona. Il materiale sabbioso necessario per il riempimento è stato
prelevato in loco (Figura 17 e Figura 18).
A seguito del riempimento dei materassi, si è provveduto alla loro chiusura sul
lato superiore (Figura 19 e Figura 20). A tal riguardo è stata utilizzata una
geostuoia in Mac Mat R , appositamente tagliata a terra delle stesse dimensioni
del
vivaio
(14
m
X
2
m).
Questa
geostuoia
presenta
una
struttura
tridimensionale, costituita da un elemento di rinforzo in rete metallica a doppia
torsione al quale è fissato, in fase produttiva, un filamento estruso di
polipropilene, che la rende estremamente porosa.
Il rotolo di geostuoia Mac Mat R pre-tagliato è stato trasportato sul luogo del
vivaio, calato in mare e steso direttamente sopra l’intera struttura, controllando
che aderisse perfettamente alla superficie superiore dei materassi e fissando i
lati con fascette ad uso professionale. La scelta di utilizzare un’unica geostuoia
21
per coprire l’intera struttura dei materassi
ci ha permesso di ridurre
sensibilmente sia i lavori di pre-montaggio a terra dei materiali sia il lavoro
subacqueo di copertura.
Successivamente alla fase di montaggio dell’impianto, si è provveduto al
reperimento e alla successiva piantumazione di talee ortotrope e plagiotrope di
P.oceanica (Figura 21 e Figura 22). Le talee sono state prelevate dalla prateria
circostante, alla stessa profondità di trapianto, scegliendo soprattutto quelle già
scalzate dal moto ondoso invernale e provenienti dalle parti della matte in
disfacimento per erosione. Questa scelta è stata fatta per tutelare il più possibile
la prateria di P.oceanica sia prelevando la quantità minore possibile di fasci dalla
prateria
sia
riutilizzando
del
materiale
vegetale
che
sarebbe
andato
probabilmente perso nelle successive mareggiate.
Sono state trapiantate circa 20 talee di P.oceanica per 28 m2, delle quali 10
talee con rizoma ortotropo e 10 con rizoma plagiotropo, per un totale di circa
560 talee (Figura 23 e Figura 24).
Le talee non sono state fissate in alcun modo alla struttura, ma sono state
semplicemente inserite nella struttura tridimensionale della geostuoia stessa,
agevolando l’operazione d’inserimento tramite l’uso di un piantatore manuale.
Infatti la geostuoia in Mac Mat R grazie alla sua struttura porosa riesce ad
“intrappolare” i rizomi, evitando così i lunghi tempi di lavoro subacqueo
normalmente necessari per il fissaggio delle talee stesse.
A seguito della fase di trapianto si è provveduto a un controllo finale della
struttura, aggiungendo quando necessario un po’ di sabbia al fine di essere
sicuri che tutti i rizomi
di P. oceanica fossero a contatto con il sedimento,
condizione necessaria a una successiva radicazione delle talee.
Tutte le operazioni sono state documentate con
videoriprese subacquee e
fotografie digitali realizzate con una fotocamera digitale Sony Cybershot W 300
munita di apposita custodia subacquea.
Le coordinate geografiche dell’area dell’impianto sperimentale sono state
comunicate alla Area Marina Protetta di Capo Rizzuto che le ha opportunamente
22
inviate alla Capitaneria di Porto di Crotone per la realizzazione di un divieto di
ancoraggio nell’area. Il perimetro del vivaio è stato inoltre segnalato da 4 boe,
fissate a 4 corpi morti posizionati sul fondo, sopra le quali sono stati istallati
degli appositi cartelli informativi che spiegano ai naviganti che nell’area è in
corso un esperimento scientifico.
A seguito della realizzazione il vivaio sperimentale, inizia
una fase
in cui
l’impianto richiede un costante monitoraggio per valutare sia la stabilità della
struttura al forte idrodinamismo locale, sia il tasso di sopravvivenza delle talee
di P.oceanica nel tempo, anche in relazione ai lunghi tempi di radicazione delle
talee che caratterizzano Posidonia oceanica .
Alla fine del mese di luglio 2009 è stato già effettuato un primo controllo, che ha
permesso di constatare la sopravvivenza di tutto il materiale vegetale utilizzato
(Figura 24, 25 e 26).
Si ritiene indispensabile poter proseguire con un costante monitoraggio del
vivaio di durata almeno annuale, che permetterebbe nei prossimi mesi, dopo
una maggiore permanenza in mare della struttura sperimentale di valutare i
primi risultati effettivi
dell’impianto pilota in termini di stabilità e di
sopravvivenza delle talee. A tal proposito si evidenzia come simili impianti
necessitino soprattutto nei primo anno dalla realizzazione di una importante
attività di manutenzione, volta a mantenere la struttura per permetterle una
completa integrazione con il substrato naturale, questo al fine di ottimizzare i
risultati conseguiti.
23
Fig 17 Posizionamento e riempimento dei materassi ad opera di esperti subacquei.
Fig 18 Materassi riempiti per una superficie totale di circa 28 m2.
24
Fig 19 Fase di chiusura con il coperchio Mac Mat R del materasso riempito di sabbia.
Fig 20 Materasso completamento chiuso con il coperchio Mac Mat R tramite fascette di plastica.
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Fig 21 Fase del posizionamento delle talee di Posidonia oceanica sul coperchio Mac Mat R.
Fig 22 Operatore sub impegnato nella fase di impianto delle talee di Posidonia oceanica.
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Fig 22 Operatore sub impegnato nella fase finale di impianto delle talee di Posidonia oceanica.
Fig 23 Vista generale del vivaio “superficie di circa 28 m2” con le talee impiantate (giugno 2009).
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Fig 24 Vista ravvicinata del vivaio dopo un mese dall’impianto delle talee (luglio 2009).
Fig 25 Foto ravvicinata del vivaio “superficie di circa 28 m2” con le talee impiantate in ottimo stato.
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Fig 26 Particolare delle talee in ottimo stato vegetativo dopo circa un mese dal reimpianto (luglio 2009).
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