Le erbe di alta montagna Andrea Azzetti Tec. Erborista - Etnobotanico L’alta montagna Per alta montagna si intende di solito la parte di montagna che supera i 1500 metri di altitudine. Oltre il limite superiore della vegetazione arborea ed arbustiva si trovano le praterie e i pascoli d'alta montagna, una delle più importanti ricchezze naturalistiche e paesaggistiche delle nostri valli. La flora di questi ambienti varia a seconda della disponibilità idrica, dell'esposizione e del grado di sfruttamento a cui sono state sottoposte. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Achillea moscata Wulfen. Millefoglio del granito Il millefoglie puo essere aggiunto alle minestre primaverili, e altrove, specie in Friuli, viene utilizzata nelle frittate. È fra le erbe usate per aromatizzare il lardo di Arnaud e le foglie sono buone per dare aroma particolare ai formaggi freschi o preparare originali salse gastronomiche.. Come aromatica si possono aggiungere poche foglioline anche alle insalate e alle minestre, mentre con esse e con le sommità fiorite si preparano liquori e vini aromatici con proprietà Achillea millefoglie toniche e digestive. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Vaccinium vitis-idaea L. Mirtillo rosso Le possibilità d’impiego dell’uva di monte in cucina sono impressionanti e molto più numerose di quanto si possa pensare. Aggiunta nelle salse alla selvaggina e alla carne affumicata, la confettura di mirtillo rosso gode di ottima fama. Arrosto all’agro con mirtilli rossi, omelette con mirtilli rossi, formaggi accompagnati con mirtilli rossi, riso al latte con mirtilli rossi, così come frittata dolce – ovvero «Kaiserschmarren» Il sapore acidulo e amarognolo dei frutti è ideale anche per la preparazione di creme da spalmare sul pane e di uno sciroppo rinfrescante. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Carum carvi L. Cumino tedesco Le foglie giovani possono essere impiegate per aromatizzare insalate e minestre, ma la parte più importante della pianta sono i frutti, usati per conferire un caratteristico gradevole aroma a piatti di carne, in particolare le carni grasse, a piatti di pesce, a minestre, formaggi, pane, biscotti e torte, alle verdure conservate sotto aceto ed ai salumi.carne (soprattutto di maiale). Sono indispensabili per la preparazione del noto liquore (kúmmel) aromatico e digestivo. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Cetraria islandica L. Lichen Il lichene Islandico ha proprietà addensanti, è una gelatina più soffice rispetto a quella della Agar-agar, e normalmente si usa per legare zuppe, stufati e salse, per farla sciogliere completamente va cotta a lungo, eliminando prima le parti più dure. Il suo potere addensante è dato dalla provenienza e dal tempo di raccolta. Ancora oggi il lichene d’Islanda è usato in Francia e in Germania nell’industria dolciaria mentre era impiegato nei paesi scandinavi per la preparazione di zuppe, gelatina, porridge, pane, biscotti salati da utilizzare per i viaggi in mare. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Nigritella nigra (L) Richard Nigritella comune La nigritella è una piccola orchidea che cresce nei prati delle alpi tra i 1500 e i 2500 m. Il nome scientifico di questo strano fiore è nigritella nigra, ma viene chiamata semplicemente nigritella, vanillina o anche morettina. Questo fiore emana un delicato, gradevolissimo profumo di vaniglia e anche di cioccolato. Nigritella rubra Come le altre orchidee alpine è un fiore protetto. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Thimus serpyllum L. Timo comune Il timo serpillo è una varietà di timo molto apprezzata in cucina per la delicatezza dell'aroma: rispetto al timo comune contiene infatti una minor quantità di timolo ed olio essenziale. Il timo in cucina è un’ erba aromatica molto apprezzata, e viene impiegata per numerose preparazioni come, minestre, verdure, ripieni, sughi, frittate, carni arrosto, umidi e brasati, funghi, oli e aceti aromatici, ma anche pesce. E’ anche utilizzato per le sue caratteristiche che aiutano a rendere più digeribili parecchi cibi (soprattutto cacciagione e carni che richiedono una lunga cottura). Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Carlina acaulis L. Carlina bianca Carlina Acaulis, cardo spontaneo di montagna, fiore che da sempre è stato, per le popolazioni alpine, simbolo solare, protettore nei confronti di malanni e malefici. Ed anche ultima fonte di sostentamento quando non resta più altro di cui cibarsi: come dice il detto delle Alpi provenzali ¨monjà dé cordobélos¨, essere ridotti a nutrirsi di carline, che non è un gran regalo ma può dare di che sopravvivere. La parte usata in cucina è il ricettacolo ( involucro) del capolino (raccolto prima della fioritura); possono essere usati come i carciofi (lessati con olio e limone o fritti). In certe zone questi ricettacoli vengono chiamati “pane degli alpini”. Il sapore di questa parte della pianta è simile alle mandorle o nocciole. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Rosa canina L. Rosa canina La rosa canina è stata usata nella cucina familiare soprattutto per preparare liquori e marmellate e oggi non è difficile trovarla riproposta anche nei mercati o nei negozi, anche nella forma di sciroppo o, più rara, di gelatina. Oltre a essere l’ingrediente aromatico unico di liquori specifici, fra cui il non ancora dimenticato rosolio, viene utilizzata anche per aromatizzare aceti, grappe e acquaviti. In cucina si usano soprattutto i cinorrodi ma c’è spazio anche per i fiori, da cui si può ottenere un’ottima marmellata eliminando la base dei petali, amara. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Polygonum bistorta L. Bistorta In cucina della Bistorta si usa il rizoma, sia in polvere per creare una sorta di farina sia essiccato e macinato come surrogato del caffè; inoltre le foglie giovani vengono comunemente usate, cotte, come succedaneo degli spinaci o crude nelle insalate miste. La radice tostata e la fecola dei rizomi, un tempo, mista alla farina serviva per la panificazione. La corteccia del rizoma veniva usata come colorante per stoffe, bruno marrone. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Chenopodium bonus henricus L. Il nome Chenopodium significa "piede d'oca", con allusione alla forma delle foglie. Buon enrico Erbacea spontanea dei nostri monti. Si ritrova in vicinanza delle malghe. L’uso in cucina è al pari dello spinacio domestico. La leggenda narra che Enrico IV di Navarra nel 1600 decise di aprire i cancelli del suo parco reale alla popolazione affamata, permettendo di cibarsi di erbe selvatiche. Per gratitudine la popolazione gli dedicò una pianta, quel gradevolissimo spinacio selvatico che ogni Per quanto riguarda l'uso in cucina può cucina montana conosce (Chenopodium bonus henricus), sostituire gli spinaci sia nei primi che nei nutriente e molto ricco di ferro e vitamina B1. contorni e nelle torte salate. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Juniperus communis L. subsp. nana Ginepro nano In cucina le coccole, sono usate per aromatizzare le carni, in particolare selvaggina, porchetta, arrosti, prosciutti; si aggiungono alle verdure sottaceto e si abbinano bene alle verdure della famiglia delle Brassicaceae, come il Cavolo. I frutti dopo fermentazione e distillazione forniscono l'acquavite di ginepro, il famoso "Gin" inglese e anche il tirolese " Kranawitter"; messi a macerare in alcool, forniscono invece un ottimo amaro, tonico. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Juniperus communis L. bacche di Ginepro Vagliatura bacche Prima bollitura Spremitura e ribollitura da 10 a 12 ore fino a due giorni Estratto di ginepro Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Cicerbita alpina (L.) Wallr. Il germoglio Radicchio dell’orso della specie è raccolto all'inizio della stagione vegetativa. Le plantule giovani, appena spuntate, sono tenere e croccanti e si consumano crude, cotte o si conservano sott'olio Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Rumex alpinus L. Rabarbaro alino Rabarbaro alpino Le foglie spuntano immediatamente dopo lo sciogliersi della neve, ma spesso si possono trovare sotto l’ultimo breve spessore di neve, il primo è di colore rosso scuro, nell’altro caso bianco giallastro; in questo stadio e per pochi giorni, le foglie, sono carnose , tenere e gustosissime. Con i lunghi e carnosi piccioli delle foglie, cotti a lungo con zucchero, si prepara una marmellata dal gusto acidulo assai caratteristico con la quale si insaporisce una crostata molto popolare in Inghilterra. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Alchemilla xanthochlora aggr. Alchemilla In cucina le foglie fresche di alchemilla possono essere usate come insalata. Le foglie più giovani, dal leggero gusto amarognolo, si sposano perfettamente a diversi tipi di insalate. Vengono anche impiegate per insaporire e aromatizzare salse a base di formaggi freschi. Si ritiene che i migliori formaggi provengano da pascoli ricchi di alchemilla, tanto che tali pascoli sono molto ambiti in quanto le vacche, cibandosi di questa pianta, producono latte più ricco di panna. Il nome alchemilla deriva dall’arabo al-kimiya (la pietra filosofale), perché si riteneva che con la rugiada delle sue foglie si potessero trasformare i metalli vili in oro: a questa pianta gli alchimisti attribuivano virtù magiche. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Epilobium angustifolium L. Gambi rossi Le giovani piantine vanno raccolte fino all’altezza di 10-15 centimetri. I gambi e le foglioline si lessano in acqua leggermente salata e si consumano conditi con olio e limone, in pinzimonio, in frittate, saltati in padella. Nei paesi del Nord Europa si consumavano i germogli e il midollo dei fusti crudi in insalata, oppure cotti come ortaggi; con i fiori e le foglie essiccate si preparano infusi e dolci. L'Epilobio è una pianta storica: infatti, nel 1793, il botanico tedesco Christian Conrad Sprengel, osservando queste piante, pensò che l'impollinazione delle piante fosse effettuata dagli insetti, teoria che fu convalidata da Darwin nel XIX secolo. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Nasturtium officinale R. Br. Crescione Si usano le cime e le tenere foglie, che si possono raccogliere con continuità senza rovinare la pianta, dalla primavera fino all’autunno inoltrato Con le foglie tenere si ottengono anche salse dal sapore particolare con cui accompagnare carni, pane e formaggi. Le parti da consumare vanno lavate accuratamente e nel caso di raccolta in acque che non si possono considerare sicure al cento per cento anche quelle trasparenti ma a valle di luoghi dove si abbeverano o pascolano ovini o bovini è opportuno lasciar perdere il consumo a crudo. Il significato del genere si fa derivare dal latino nasi tortium, naso torto, a causa dell’odore intenso e acre delle foglie. Officinale per il tradizionale impiego in preparati medicinali. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Tragopogon pratensis L. Barba di becco Si usa tutta la pianta, finché giovane, in minestre e frittate. I giovani germogli, lessati, possono competere a sapore con i più conosciuti asparagi. Ma la parte migliore sembra essere la radice, che per alcuni ha perfino sapore di ostriche, mentre per altri semplicemente di carota. preparare. Le radici di barba di becco, se ben trattate, sono una delizia . Possono essere bollite e condite con olio e aceto. L'importante è saperle riconoscere prima che la pianta vada in fiore e... saperle Il nome alla pianta fu dato da Discoride, dal greco “trágos” = caprone e “pogón” = barba con riferimento alle setole del pappo , che fanno pensare alla barba di un caprone. Il nome volgare “barba di becco” sembra derivi dal longobardo “bikk” = becco cioè caprone. A testimonianza che la pianta era conosciuta fin dall'antichità: in un affresco a Pompei si ritrova la sua radice. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Levisticum officinale W.D.J. Koch Sedano di monte Si trova negli orti montani e coltivi umidi dove può spontaneizzarsi fino a 1800 m s.l.m. In cucina vengono utilizzate le foglie fresche e i getti giovani per insaporire insalate e frittate minestre, formaggi morbidi, pesci bolliti o alla griglia, nella preparazione di dadi per brodo, come succedaneo del pepe (radice grattugiata). I semi si usano per aromatizzare marmellate e dolci. Sembra che il levistico sia stato introdotto in Europa dai monaci Benedettini e che fosse apprezzato alla corte di Carlo Magno, è una delle 73 erbe de “Il Capitulare de villis” emesso nel 795 circa. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Picris hieracioides L. Lattaiola, Aspraggine comune Si utilizzano esclusivamente le rosette basali giovani. Si può utilizzare anche da sola, per zuppe, minestroni, risotti o per farcire torte e focacce, ma più spesso viene mescolata con altre cicorie o con altre erbe amare per migliorarne il gusto, rendendole più gradevoli. Qualora la pianta si raccogliesse un poco setolosa sarebbe preferibile mangiarla lessata con le patate. Sulla costa romagnola, spesso le erbe che farciscono la Specie estremamente polimorfa e di difficile piadina contengono aspraggine in gran quantità. Il suo uso è interpretazione. molto diffuso al Sud, nelle miscele d’erbe che sono lessate e poi ripassate in padella con olio, aglio e peperoncino, ma essa è anche un ingrediente delle tradizionali zuppe casalinghe del Centro Nord (prebuggion, minestrella). Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013 Leucanthemopsis alpina (L.) Heywood Margherita alpina In alcune aree alpine le giovani foglie vengono mangiate in insalata insieme ad altre verdure primaverili Habitat: Pendii franosi, ghiaioni, luoghi rocciosi, rupi, ma anche in vallette nivali e macereti preferibilmente su suolo siliceo da circa 1800 s.l.m. Tec. Erborista Andrea Azzetti - Berbenno (SO) 2013