basilico, profumo di liguria Le specie attribuite a questo genere sono molte (circa 65), tutte esotiche e provenienti dall’Asia sud-orientale. Si possono manifestare sia in forme erbacee che in piccoli arbusti accomunati dalla caratteristica di essere sempre odorosi, con foglie sem- plici e opposte. Grazie alle loro caratteristiche di sintetizzatrici di elementi aromatici sono tutte piante ricercate per le loro applicazioni in cucina e nella profumeria. La varietà typica ha un elevato valore orticolo. Principali cultivar: Basilico grande verde (considerato tipico per la specie): ha una massa fogliare molto compatta. Le foglie sono ovali, verde lucente, il profumo gentile. Ha fiori bianchi in spighe molto lunghe. E’ considerato ottimo per la cucina e per l’estrazione. Basilico grande violetto (O. basilucum violaceum Hort.): ha caratteristiche molto simili al precedente ma manifesta una dominanza di pigmenti rossi sulla clorofilla, sulle foglie e sui fusti. I fiori sono lilla ed è utilizzato per la decorazione dei giardini. se le foglie rimangono ampie e bollose, con i lembi talvolta accartocciati o pieghettati sui margini, crespi e sovente macchiati di rosso o di violetto al punto di ricordare la foglia della cicoria. Le spighe fiorali sono molto serrate e tardive, i fiori sono bianchi e l’odore molto penetrante. La varietà minimum proviene dal Sud America. Principali cultivar sono: Basilico piccolo verde: pianta annuale, alta 20 cm., a forma di globo. La vegetazione molto densa è costituita da foglie acute o rotonde numerose, grasse, verdi o rossastre. I fiori sono bianchi o tendenti al rosa ed hanno un profumo penetrante. E’ utilizzabile come il basilico classico ma, per la facilità di coltivazione in vaso, ha un uso anche ornamentale. Per ottenere un esemplare perfetto nella forma si semina in aprile e poi si trapianta in contenitori di circa 15-20 cm. di diametro. colorazione violacea dei fusti e delle foglie. I tipi di basilico Il basilico appartiene al genere Ocimum della grande famiglia delle Labiatae di cui fanno parte molte altre piante aromatiche usate in cucina come la salvia, il rosmarino, la maggiorana, l’origano e il timo. Basilico piccolo violetto (O. minimum violaceum Hort.): si distingue nettamente per la Basilico a foglie bollose: la vegetazione è più ridotta, anche Basilico piccolo nano compatto (O. minimum nanum compactum Hort.): rispetto alle caratteristiche della specie evidenzia un numero di fusti maggiore e con fogliame piuttosto fine, lucido e dal profumo gradevole. E’ adatto alla coltivazione in vaso. Basilico soave (Ocimum gratissimum L.): venne importato in Europa nel 1816 dalle regioni tropicali (Brasile e Centro America). Alto da 60 a100 cm., ha forma piramidale e foglie appuntite, crenulate, acute alla base. Fiorisce tra luglio e agosto. Particolarmente gradevole, è pregiato perché se ne estrae olio essenziale. Quante sono le foglie di basilico in Liguria? Pianta simbolo della Liguria, il basilico combatte per sopravvivere ed affermarsi tra mille intralci. E insieme lottano i coltivatori, tra “finanziarie”,“accise” e prezzi dei combustibili che continuano a salire, provvedimenti dell’Unione Europea da applicare e concorrenza agguerrita di pesto “infiltrato” proveniente da paesi vicini, Spagna o Israele, o lontani, dal Sud America al Vietnam addirittura. In Liguria vi sono un’ottantina di produttori, concentrati soprattutto nella provincia di Genova, a Pra’ e a Recco, nella piana d’Albenga, ad Andora, a Diano Marina e a La Spezia; senza contare gli innumerevoli orti, terrazzi e balconi che di basilico non sono mai sprovvisti. Gli insediamenti più antichi sono quelli della provincia genovese: alcuni risalgono ai primi del Novecento. Nel ponente, ad Albenga e a Diano Marina, le prime coltivazioni furono avviate da genovesi trapiantati attorno al 1930. Grazie alla presenza di ampie piane, qui lo sviluppo delle colture raggiunge maggiori dimensioni. Anche alla Spezia vi sono significativi insediamenti, prevalentemente rivolti all’industria alimentare. In totale, il basilico può vantare un’estensione delle colture che supera i 70 ettari di terreno, un fatturato di oltre 10 miliardi e una produzione di 1.700 q., di cui 1.200 in serra. Il numero degli addetti è valutabile attorno alle 600 persone. Contando anche quanti operano nell’indotto della coltivazione, il numero di addetti si fa significativo. La produzione è oggi prevalentemente ottenuta in serra. Arrampicate sulle alture liguri tra i profumi mediterranei, strette tra la costa impolverata dal traffico e la collina, le serre hanno qualcosa di magico. Le ampie vetrate brillano accese dal sole e dai riflessi delle ossature metalliche e contrastano con il tappeto di tenere piantine come in un pacifico mondo, avveniristico ed incontaminato, che coniuga la freddezza della tecnologia e la magia della natura. A Pra’ le serre sorgono appena alle spalle della città, come quella della fotografia gentilmente messa a disposizione da Pino Sacco. Dicono, i praesi, che il loro basilico è il migliore; si riconosce anche dalla caratteristica confezione a bouquet, in grandi mazzi tondi. Le varie zone di produzione coltivano però tutte lo stesso tipo di basilico, noto come “genovese”. Alcuni produttori privilegiano tuttavia il mercato della grande industria e, nel badare a che il basilico sia saporoso, odoroso quanto basta e perfettamente integro per la sicurezza alimentare, lasciano che le piante arrivino ad una maggiore altezza, prima di raccoglierle. Altri invece privilegiano la qualità, le piantine dalle foglie più tenere, profumate e gustose. E la bontà del basilico è purtroppo, per forza di cose, direttamente proporzionale al prezzo. Due le varietà: Typica e Minimum. foto Mario Barbagelata più rustica di basilico a fiori bianchi, con foglie non molto espanse, odore acuto, che è possibile coltivare facilmente in vaso. Basilico anisato (O. anisatum L.): l’aroma di questo basilico ricorda molto quello dell’anice. Basilico bianco (Ocimum canum Sims.): introdotta in Europa nel 1822, è originaria del Madagascar è oggi diffusa in tutti i paesi tropicali. Pianta eretta, alta 30 cm., ha foglie picciolate, ovali, ristrette alle due estremità, quasi intere e biancastre nella pagina inferiore. I fiori sono bianchi. L’olio etereo contenuto nella pianta può variare nella sua composizione da regione a regione; contiene spesso una notevole proporzione di canfora. Il suo odore varia quindi da quello tipico del basilico a quello di garofano o di canfora. Basilico santo (Ocimum sanctum L.): specie spontanea in tutte le zone tropicali, ha fiori rossastri, porporini o bianchi ma sem- pre molto piccoli. Questo basilico è tenuto in grande considerazione dagli Indù che lo ritengono una pianta sacra, la più sacra tra tutte quelle da loro coltivate.Viene mantenuta in vaso sia nelle case sia nei templi, circondata di molte cure. Pianta perenne, lignifica alla base: con il legno si producono rosari per la preghiera. re una specie di tè. Non ha un profumo gradevole. Basilico a fiori grandi (Ocimum filamentosum Forsk.): originaria dell’Africa tropicale, ha normalmente piccole dimensioni. I fiori sono molto sviluppati, bianchi, raccolti in spighe corte. Anche in questo caso il profumo non è gradevole. Basilico dal fiore verde (Ocimum viride Willd.): originaria dell’Africa occidentale, venne importata in Europa nel 1816. Alta da 60 cm. sino a 1 m., ha fiori bianco-verdastri, che sbocciano fra luglio e ottobre. Le foglie vengono utilizzate dalle popolazioni africane come febbrifughe. In Sierra Leone è coltivata industrialmente per produr- Basilico a foglia di menta (Ocimum menthaefolium Hochst.): è abbondante in Eritrea, dove vive sugli altipiani tra i 600 e i 1600 metri. Fortemente aromatica, ha un profumo che ricorda quello della menta piperita, per la presenza nell’olio essenziale di meticavicolo ed anetolo. Nell’area di origine le foglie vengono triturate ed impastate con burro per farne cosmetici. Ad accrescere il profumo ed il caratteristico sapore del basilico di alcune zone intervengono altri decisivi fattori: dall’acqua alla qualità del terreno, dall’irraggiamento alla brezza marina. Un microclima particolarmente favorevole alla cultura del basilico, tipico di alcune zone liguri che i coltivatori vogliono valorizzare e difendere. Recentemente la stampa pubblicò la notizia che la Germania si apprestava a brevettare il proprio “pesto”, una salsa verde a base di basilico mescolato ad arachidi (non pinoli) e ad olio di semi. L’idea che una salsa tedesca di color verde possa bruciare sul tempo il nostro squisito emblema, appropriando- si per prima della denominazione di “pesto”, è quasi grottesca. L’azione principale per la salvaguardia delle coltivazioni liguri è per fortuna già stata avviata. L’istanza di DOP -Denominazione d’Origine Protetta-, promossa dalle organizzazioni che rappresentano i coltivatori attraverso l’Assessorato Agricoltura della Regione Liguria è stata presentata da più di un anno. L’approvazione da parte dell’Unione Europea dovrebbe essere imminente. Ottenuta la DOP del basilico si penserà anche a quella del pesto. Attraverso l’apposito disciplinare, la DOP definisce zone, epoca di produzione, sementi, caratte- ristiche della pianta, terreni, ambienti di coltivazione, modalità di raccolta e condizionamento sia per il basilico destinato al consumo come prodotto fresco sia per quello destinato alla trasformazione. Così, malgrado gli attacchi dal mondo e le lamentele dei coltivatori (che si vorrebbe poter ascrivere solamente al ligure adagio “chi no cianze no tetta”) la bandiera verde del basilico ligure continuerà a sventolare, sostenuta dalle azioni di enti, associazioni, produttori e ristoratori, ma, soprattutto, dall’irrinunciabile volontà dei consumatori di mantenere il pesto sulle proprie tavole. Basilico comune: è la forma 1