L’età delle scoperte geografiche
L’Europa medievale si concentrava nell’area del mar
Mediterraneo. Per gli antichi l’Oceano Atlantico era
il simbolo della fine del mondo, l’estremo limite oltre
il quale non ci poteva essere altro che l’abisso.
L’avvio dei primi grandi viaggi di scoperta fu
consentito un miglioramento delle imbarcazioni e
delle tecniche di navigazione. Tre furono gli
strumenti indispensabili: la bussola, l’astrolabio, le
carte nautiche e i portolani. Così si superò la
navigazione di cabotaggio per quella stimata
astronomica. Inoltro furono progettate nuove
imbarcazioni: le caravelle.
L’avanzata turca nel Mediterraneo
orientale costrinse gli europei a
cercare un nuovo passaggio a sud,
per superare l’Africa per giungere
alle Indie. Il principe di Portogallo
Enrico il Navigatore promosse
viaggi di esplorazione verso le
coste dell’Africa occidentale, per
la promozione del commercio di
schiavi e oro. Nel 1488
Bartolomeo Diaz raggiunse l’India
toccando il Capo di Buona
Speranza.
Sarà il navigatore Vasco De Gama che nel 1498
avrebbe completato l’esplorazione raggiungendo
Calicut, in India. Fu assicurato così la
circumnavigazione assicurando l’arrivo in Europa di
prodotti particolari come spezie e tessuti pregiati.
Il genovese Cristoforo Colombo, che aveva iniziato la
sua carriera al servizio del Portogallo, definì un
progetto di navigazione: essendo la Terra una sfera si
posso raggiungono le Indie navigando verso Ovest.
Colombo pensava così di raggiungere il Giappone e la
Cina, ma aveva sbagliato i calcoli: pensava infatti che
la distanza tra l’Europa e le Indie fosse molto minore
di quanto sia in realtà.
Colombo compì quattro
viaggi, sovvenzionati dai
sovrani di Spagna: il primo
partì il 3 agosto 1492 con tre
caravelle e toccò terra il 12
ottobre 1492 presso l’isola di
Guanahanì, ribattezzata S.
Salvador. Continuarono poi le
esplorazioni a Haiti e Cuba;
negli ultimi viaggi i risultati
furono deludenti e così
cadde in disgrazia.
La via dell’Ovest fu percorsa anche dal viaggiante
portoghese Pedro Cabral che nel 1500 esplorò le
coste dell’America meridionale. Questa zona fu
assegnata ai portoghesi con il trattato di Tordesillas
siglato con la Spagna nel 1494. Esso riconosceva a
questi due paesi il dominio sulle terre emerse. Il
Brasile quindi divenne portoghese.
Le esplorazioni continuarono con due navigatori
italiani, Giovanni e Sebastiano Caboto, per conto
dell’Inghilterra verso le coste e l’isola di Terranova.
Nel 1519 invece il portoghese Ferdinando Magellano,
per la Spagna, tentò la rotta Sud-Ovest del mondo.
Con cinque navi toccò la Terra del Fuoco e viaggio
nell’Oceano Pacifico. Toccò infine le Filippine, dove
Magellano fu ucciso. I superstiti tornarono a Lisbona.
Fin dall’inizio del XVI secolo la Spagna, e in seguito
altri stati europei, si impossessarono di immensi
territori situati nell’America centrale e meridionale.
Le popolazioni indigene potevano accettare di essere
sudditi, oppure rifiutavano e venivano ridotti in
schiavitù. Le spedizioni di conquista si susseguirono
per il XVI secolo: le motivazioni erano la possibilità di
arricchirsi vista l’estrazione dell’oro.
La seconda motivazione era l’evangelizzazione delle
popolazioni indigene; la Chiesa vedeva l’opportunità
di convertire e salvare gli Indios. Inoltre la conquista
del Nuovo Mondo serviva per l’elevarsi socialmente:
lasciarono l’Europa contadini, artigiani, piccoli nobili.
Ci fu uno sterminio delle popolazioni indigene; le
cause furono: le uccisioni dirette, i maltrattamenti e
le malattie importate dall’Europa.
La conquista del Nuovo Mondo fu
guidata da differenti condottieri. Il
più importante fu lo spagnolo
Hernàn Cortès, il quale nel 1519
invase il Messico e conquistò il
regno degli Aztechi guidato
dall’imperatore Montezuma. Tra il
1531 e il 1534 due soldati spagnoli
Francesco Pizarro e Diego de
Almagro conquistarono il Perù,
dove si trovava il potente impero
degli Inca. Pizarro fece inoltre
prigioniero l’imperatore Atahualpa.
Gli spagnoli, pochi e in un territorio a loro
sconosciuto, riuscirono a sottomettere antiche e ben
organizzate civiltà. La loro forza erano le armi da
fuoco e l’utilizzo di animali come i cavalli, sconosciuti
agli Indios; le debolezze degli Indios erano le rivalità
interne e le malattie importate dai conquistatori.
Gli spagnoli così costituirono un impero coloniale
diviso in due vicereami: la Nuova Spagna (Messico e
America centrale) e Perù (America meridionale). I
viceré, scelti dall’aristocrazia spagnola, garantivano il
rispetto delle leggi.
L’Oceano Atlantico fu così attraversato da differenti
scambi commerciali tra l’Europa e l’America, il
Vecchio e il Nuovo Mondo. Nel continente appena
conquistato arrivarono piante europee come il grano,
la vite e l’olivo, il caffè, il banano, lo zucchero così
come animali domestici come cavalli, mucche e
maiali. Dall’America arrivarono in Europa tacchini,
porcellini d’India, i pomodori, le patate, il mais, i
peperoni, il cacao e il tabacco.