Agostino di Duccio Algardi, Alessandro Storia dell`arte

A
Agostino di Duccio
Firenze 1418 - Perugia 1481
Scultore italiano
L’artista, nato a Firenze, nel 1441 fu esiliato per furto,
pertanto operò quasi sempre fuori dalla sua città di origine. Nel 1442 esegue le Storie di San Giminiano, per il
Duomo di Modena, dove si mostra influenzato da Michelozzo. Nel 1446 è a Venezia, dove può conoscere gli esempi della scultura tardogotica locale.
Il suo capolavoro è la decorazione del Tempio Malatestiano di Rimini, eseguita tra il 1449 e il 1455. In quest’opera
il suo stile è ormai maturo, le forme sono risolte in puri
ritmi lineari e il tono generale è quello paganeggiante della
corte di Sigismondo Pandolfo Malatesta. La tendenza al
decorativismo si accentua nella facciata marmorea della
Chiesa di San Bernardino a Perugia, realizzata tra il 1457
e il 1461. Meno significative le ultime opere, eseguite nel
corso degli anni Settanta.
Algardi, Alessandro
Bologna 1595 - Roma 1654
Scultore italiano
Nato a Bologna, l’Algardi si formò inizialmente all’Accademia di Ludovico Carracci e studiò scultura con Giulio
Cesare Conventi. Dopo aver trascorso qualche anno a
Mantova, giunse nel 1625 a Roma. Qui, grazie alle raccomandazioni del Duca di Mantova entrò subito in contatto
con il cardinale Ludovico Ludovisi, bolognese anch’egli e
proprietario di una ricca collezione di statuaria antica. Fu
il cardinale a commissionargli il restauro di alcune sculture
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mentre, le prime committenze di rilievo, gli giunsero grazie ai contatti con l’amico Domenichino. Lo scultore lavorò a fianco dell’ormai famoso concittadino nella Cappella Bandini in San Silvestro al Quirinale, dove eseguì le statue di Maria Maddalena e San Giovanni Evangelista (c.
1628). L’affermazione dell’Algardi in Roma progredì assai
lentamente. Nel 1640, ormai quarantenne, divenne Principe dell’Accademia di San Luca e gli furono affidati i primi
grandi incarichi: la tomba di Papa Leone XI in San Pietro
e la statua di San Filippo Neri e l’angelo per la sagrestia di
Santa Maria in Vallicella. L’elezione al soglio pontificio di
Innocenzo X nel 1644 segnò la definitiva affermazione
dell’artista, impegnato, negli anni successivi, sia come
scultore che come architetto. In questo ambito sopraintese
alla costruzione e alla decorazione della villa di Belrespiro,
presso porta San Pancrazio (1644-52), per il cardinale Camillo Pamphilj. Maggiori furono però gli impegni in scultura; gli anni del pontificato Panfilj coincisero con l’esecuzione del rilievo con l’Incontro tra Leone I e Attila per la
Cappella della Colonna in San Pietro (1646-53), della Statua di Innocenzo X, in bronzo, oggi nel Palazzo dei Conservatori (1645-50), del Martirio di San Paolo per la chiesa di San Paolo a Bologna (1647) e delle numerose serie di
busti ritratto, tra cui spicca il Busto di Olimpia Maidolchini Pamphilj (c. 1646) della Galleria Doria a Roma.
Ammannati, Bartolomeo
Settignano 1511 - Firenze 1592
Scultore e architetto italiano
Nacque a Settignano, presso Firenze, nel 1511. Compì il
proprio apprendistato artistico nella bottega del fiorentino
Baccio Bandinelli e in seguito si recò a Venezia, dove nel
1540 collaborò con Jacopo Sansovino alla decorazione della Libreria Marciana. Nello stesso periodo fu operoso anche a Firenze. Qui scolpì il gruppo marmoreo della Vittoria, in origine destinato al monumento Nari per la chiesa
della Santissima Annunziata (ora al Museo del Bargello).
Nel 1550 si spostò a Roma, introdotto da Giorgio Vasari
alla corte di Papa Giulio III. Lo stesso anno sposò a Urbino la poetessa Laura Battiferri, della quale Agnolo Bronzino eseguì il noto ritratto. Tornato a Firenze nel 1555,
l’Ammannati diventò scultore e architetto ufficiale della
corte dei Medici. Egli partecipò, così, alla celebrazione del
potere di Cosimo I, che intendeva affermare il proprio
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ruolo ufficiale di sovrano del granducato anche attraverso
la realizzazione di opere a destinazione pubblica.
Per Palazzo Vecchio progettò una fontana, con le personificazioni di Arno, Arbia e Terra, ora smembrata e conservata al Museo del Bargello. Per il grande bacino d’acqua
della Villa Medicea di Castello, poco fuori Firenze, eseguì
la colossale statua dell’Appennino, nota anche come Gennaio. Sempre per Cosimo I realizzò la grande e ben nota
Fontana del Nettuno, posta in Piazza della Signoria, davanti all’omonimo Palazzo, dimora granducale. Domina al
centro della vasca la gigantesca figura del dio marino, in
marmo bianco, chiamato dai fiorentini il «Biancone».
L’attività di archietto di Bartolomeo Ammannati annovera la progettazione di molti palazzi fiorentini fra cui Palazzo Giugni e Palazzo Ramirez Montalvo.
Andrea Pisano
Pontedera 1290 ca. - Orvieto dopo il 1348
Scultore italiano
Figlio di Ser Ugolino di Nino, notaio di Pisa, lo scultore
Andrea Pisano è noto anche con il nome di Andrea da
Pontedera. Le prime notizie sicure riguardano l’esecuzione
della porta bronzea del Battistero di Firenze, firmata dall’artista e datata 1330; contrariamente alla consuetudine,
questa data si riferisce all’inizio dei lavori, terminati nel
1336 e condotti con l’ausilio di vari collaboratori. Alla
morte di Giotto, nel 1337, venne affidato ad Andrea il
ruolo di Capomastro dell’Opera del Duomo, carica che lo
portò ad occuparsi soprattutto della continuazione del
Campanile avviato da Giotto. Lo scultore eseguì le formelle raffiguranti le Storie della Genesi, le Arti meccaniche,
forse su disegno di Giotto, ed inoltre quelle con le Virtù, i
Pianeti, le Arti Liberali e i Sacramenti. Dopo la caduta del
signore di Firenze Gualtieri di Brienne, cacciato dalla città
nel 1343, Andrea si recò probabilmente a Pisa, dove eseguì con l’aiuto della bottega la tomba del vescovo Saltarelli nella chiesa di Santa Caterina. Nel 1347-48 lo scultore è
documentato a Orvieto, come responsabile del cantiere
della Cattedrale e impegnato soprattutto nel restauro della
facciata. Per decorare uno dei portali laterali, Andrea si
fece inviare dalla sua bottega di Pisa un gruppo marmoreo
raffigurante la Madonna e due angeli, conservato ora nel
Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto. Nel 1349 il ruolo di capomastro della Cattedrale fu affidato al figlio di
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Andrea, Nino Pisano; non è noto se l’incarico fu dovuto
alla morte del padre oppure al suo ritorno in Toscana. Potrebbero infatti essere riferite all’ultima attività di Andrea
le due bellissime Madonne marmoree scolpite per la chiesa
di Santa Maria della Spina a Pisa. Sepolto nella Cattedrale
di Firenze, lo scultore era sicuramente già morto nel 1358.
Antelami, Benedetto
1150 ca. - 1230
Scultore e architetto italiano
Attivo fra il 1170 e il 1220, Benedetto Antelami faceva
parte probabilmente di quei costruttori provenienti dalla
valle d’Intelvi noti con il nome di «magistri Antelami»,
derivato dalla loro provenienza. Formatosi in Francia, fra
la Provenza e l’Ile de France, la mano dell’artista è stata
riconosciuta in alcuni capitelli del chiostro di San Trophime ad Arles, eseguiti intorno al 1165-70. Giunto in Italia,
il maestro fu attivo in varie regioni dell’Italia settentrionale. A Parma si occupò inizialmente della sistemazione del
coro della Cattedrale, lavoro del quale rimangono oggi la
cattedra espiscopale e un rilevo con la Deposizione datato
1178, già parte di un pulpito quadrangolare. Fra il 1170 e
il 1190 Benedetto Antelami fu anche impegnato nella costruzione del Duomo di Borgo San Donnino, l’attuale Fidenza, eseguendo i rilievi della facciata, rimasta incompiuta. Dal 1196 il maestro fu responsabile della costruzione e
della decorazione del Battistero di Parma, per il quale realizzò gli splendidi rilievi policromi dei portali e la decorazione interna costituita da sculture di tema religioso e profano, quali la raffigurazione dei Mesi e delle Stagioni. All’artista sono stati riferiti talvolta anche il progetto per la
chiesa di Sant’Andrea a Vercelli, la prima chiesa gotica
italiana ispirata a modelli francesi, e due sculture di leoni
nella chiesa di San Lorenzo a Genova, parte di un perduto
pulpito.
Arnolfo di Cambio
Colle Val d’Elsa 1245 ca. - Firenze 1302
Archietto e scultore italiano
Nativo di Colle Val d’Elsa, Arnolfo di Cambio è documentato fra il 1265 e il 1267 nella bottega di Nicola Pisano, con la
quale probabilmente partecipò all’esecuzione dell’Arca di
San Domenico nell’omonima chiesa di Bologna. Le aperture
verso il gotico transalpino che caratterizzano soprattutto le
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invenzioni architettoniche di Arnolfo hanno tuttavia indotto
ad ipotizzare anche una possibile formazione nel cantiere cistercense della chiesa di San Galgano, in provincia di Siena.
Alla fine degli anni Settanta il pittore si trasferì in Umbria
dove nel 1281 eseguì la Fontana Minore di Perugia, oggi
smembrata. Di questo lavoro si conservano nella Galleria
Nazionale alcuni frammenti che rappresentano figure di
Paralitici, noti convenzionalmente con il nome di Assetati.
È probabile che Arnolfo sia giunto a Perugia con la bottega
di Nicola e Giovanni Pisano, ai quali nel 1278 era stata
commissionata l’esecuzione della Fontana Maggiore. Ad
Orvieto, nella chiesa di San Domenico, Arnolfo eseguì la
tomba del Cardinale De Braye, morto nel 1282. Le singole
parti del monumento, composto originariamente da una
struttura architettonica e da alcune sculture, furono probabilmente inviate da Roma dove l’artista si era recato all’inizio degli anni Ottanta chiamato dal re Carlo d’Angiò. Per
quest’ultimo Arnolfo eseguì un grande ritratto marmoreo,
parte di un monumento celebrativo oggi perduto. Contemporaneamente lo scultore ricevette importanti commissioni
anche dalla chiesa romana; per Bonifacio VIII, papa fra il
1294 e il 1303, eseguì il monumento sepolcrale, conservato
ancora in parte nelle Grotte Vaticane. Rispettivamente nelle chiese di San Paolo fuori le Mura e in Santa Cecilia in
Trastevere realizzò due cibori, il secondo dei quali firmato
e datato 1293. La feconda attività romana è testimoniata
anche dai frammenti del monumento Annibaldi nella chiesa di San Giovanni in Laterano e dal Presepe per la Chiesa
di Santa Maria Maggiore, probabilmente commissionato
dal papa francescano Niccolò IV. Alla fine degli anni Novanta Arnolfo rientrò a Firenze dove gli venne affidato il
progetto per la cattedrale di Santa Maria del Fiore, fondata
nel 1296. L’artista eseguì anche alcuni gruppi scultorei per
la decorazione della facciata, conservati nel locale Museo
dell’Opera del Duomo. All’artista, scomparso fra il 1302 e
il 1310, sono tradizionalmente attribuiti anche i progetti
architettonici della chiesa di Santa Croce e del Palazzo dei
Priori, meglio noto come Palazzo Vecchio.
Arp, Hans
Strasburgo 1887 - Basilea 1966
Pittore e scultore tedesco
Dopo aver studiato pittura alla Scuola d’arte di Weimar
(1905) e poi all’Académie Julian a Parigi (1908), Arp si
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trasferisce in Svizzera, a Weggis, un villaggio sulle rive del
lago dei Quattro Cantoni. Qui incontra altri pittori, con i
quali fonda nel 1911 il «Moderne Bund». A questi si aggiungono altri importanti incontri: nel 1912 conosce a
Monaco Kandinskij e partecipa alla celebre mostra del
«Blaue Reiter», in seguito entra in contatto a Parigi con
Delaunay, Modigliani, Picasso ed Apollinaire e a Colonia
con Max Ernst. Nel 1915 si rifugia in Svizzera e dipinge
le sue prime opere astratte, ottenute dall’intersecarsi di
elementi rettilinei e piani cromatici. Inizia poi a frequentare il Cabaret Voltaire di Zurigo e diventa uno dei promotori ed animatori del movimento dada, sperimentando i
suoi primi rilievi policromi, e spregiudicate composizioni
di oggetti. La sua opera si affida spesso al caso, inventa un
linguaggio astratto, popolato di forme colorate ritagliate
nel legno o nella pietra e sovrapposte a comporre rilievi
policromi che non hanno alcun riferimento naturalistico
ma che risultano apparentemente del tutto «naturali». A
Zurigo collabora a svariate iniziative dadaiste, fondando
con Janco l’«Association des Artistes Révolutionnaires»,
organizzando con Ernst e Baargeld il gruppo di Colonia,
creando il «Fotogaga», stringendo rapporti a Berlino con
El Lissitskij e Schwitters.
Nel 1925 partecipa alla prima collettiva surrealista presso
la galleria Pierre di Parigi.
Nei due anni successivi lavora con la moglie Sophie Taeuber e l’architetto Theo Van Doesburg alla decorazione del
café-dansant L’Aubette a Strasburgo, per poi aderire ai
gruppi d’avanguardia Cercle e Carré e Abstraction-Création realizzando, a partire dal 1930, sculture a tutto tondo, cui dà forme vagamente organiche e papiers déchirés
(carta su carta strappata a mano). Nel dopoguerra lavora
in America a importanti opere pubbliche. Nel 1954 il Premio internazionale per la scultura assegnatogli alla Biennale di Venezia ne ha segnato la definitiva consacrazione.
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B
Bandinelli, Baccio
Firenze 1493 - 1560
Scultore e pittore italiano
Il Bandinelli si formò come scultore presso il fiorentino
Giovan Francesco Rustici, nel clima del manierismo fiorentino elaborato sulle opere lasciate nella città da Michelangelo, Leonardo e Raffaello. Come tutti gli scultori attivi a Firenze intorno alla metà del secolo (Ammannati,
Giambologna, ecc.) subì il fascino della scultura di Michelangelo e in particolar modo del David. Questa gigantesca
statua collocata in Piazza della Signoria divenne un modello di espressione eroica della figura umana, riproposto da
Bandinelli nell’Ercole e Caco scolpito nel 1534 e collocato
nella medesima piazza: la scultura denota un’interpretazione superficiale e retorica del linguaggio michelangiolesco.
Molto più autonomo il Bandinelli fu in altre sculture, come i rilievi del coro di Santa Maria del Fiore, dove interpretò in chiave quasi astratta lo stile del Buonarroti. Come
ritrattista di corte Bandinelli scolpì inoltre un Busto e una
Statua di Cosimo I.
Barye, Antoine
Parigi 1795 - 1875
Scultore francese
Antoine Barye si colloca tra i principali protagonisti della
statuaria francese del XIX secolo. A quindici anni iniziò il
suo apprendistato presso un incisore di metalli, indirizzandosi solo in seguito verso la scultura. Desideroso di apprendere il disegno, l’anno seguente entrò nello studio di
Gros. Fu uno dei massimi scultori del XIX secolo, ma non
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va trascurata la sua attività di pittore, o meglio di acquerellista. I suoi acquerelli rappresentanti animali sono conservati al Louvre e all’epoca riscossero il favore del pubblico ancor prima delle sue sculture. Il debutto come scultore
avvenne al Salon del 1827 con dei semplici busti-ritratto.
Nel 1831, attirò l’attenzione della critica con le opere San
Sebastiano e Tigre che divora una preda, al Louvre. In seguito, si dedicò prevalentemente ai bronzetti di piccolo
formato, raffiguranti animali esotici spesso impegnati in
lotte e temi mitologici. Alcuni bronzetti divennero modelli per sculture monumentali; il Leone con il serpente del
Louvre fu realizzato nel 1855 in grande formato per essere
collocato alle Tuileries. Espresse una grande abilità artistica anche nelle sculture di figure, quali ad esempio Teseo e
il Minotauro del Louvre e le Tre Grazie, Giunone, Santa
Clotilde e Napoleone I. Le sue opere dimostrano una grande attrazione nei confronti dell’arte assira e dell’antica
Grecia.
Bartolini, Lorenzo
Prato 1777 - Firenze 1850
Scultore italiano
Di umili origini, Bartolini nacque a Savignano presso Prato. Nel 1795 lavorò in alcuni laboratori di alabastrai a Firenze e a Volterra, dove ebbe modo di conoscere le incisioni di Flaxman. Tornato a Firenze fu ammesso all’Accademia di Belle Arti. Nel 1799 si arruola come disegnatore
al seguito di un generale francese, col quale si reca a Parigi. Grazie all’interessamento di Elisa Baciocchi, sorella di
Napoleone, riesce ad entrare nello studio di David dove
conosce il giovane Ingres. Nel 1802 partecipa al Prix de
Rome giungendo secondo. Tra il 1805 e il 1807 lavora al
Busto di Napoleone (Parigi, Louvre) e al bassorilievo con
la Battaglia di Austerlitz per la colonna di Place Vendôme.
Nel 1807 è nominato dalla Baciocchi professore di Scultura all’Accademia di Carrara. In questo periodo realizza la
statua monumentale di Napoleone (Bastia, corso San Nicola) e il ritratto di Madame Eynard Lullin (Ginevra, Palazzo Eynard). Nel 1814 in seguito alla caduta di Napoleone, molte delle sue opere vengono distrutte. Torna a Firenze dove, dopo un periodo di difficoltà anche economica, ha inizio la sua attività più feconda. Del 1818 è L’Ammostatore e del 1824 La Carità educatrice, acquistata dal
Granduca di Toscana. Nel 1820 ospita Ingres, che sog-
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giorna a Firenze fino al 1824. Nel 1830 riceve la commissione per il monumento Demidoff, portato a termine dall’allievo Pasquale Romanelli, e nel 1835, su commissione
di Rosa Trivulzio, esegue la celebratissima Fiducia in Dio
(Milano, Museo Poldi Pezzoli). Dal 1837 al 1844 lavora al
monumento funebre della principessa Sofia Zamoyska
Czartoryska (Firenze, Santa Croce). Nel 1839 ottiene la
cattedra di Scultura all’Accademia di Firenze. Dei suoi ultimi anni sono il monumento Niepper (Parma, chiesa della
Steccata), il monumento a Leon Battista Alberti (Firenze,
Santa Croce) e la Ninfa dello scorpione (San Pietroburgo,
Museo dell’Ermitage) esposta nel 1845 al Salon di Parigi
dove fu molto ammirata da Baudelaire.
Benedetto da Maiano
Maiano, Firenze 1442 - Firenze 1497
Architetto e scultore italiano
La sua opera architettonica prende le mosse dall’esempio
brunelleschiano per elaborare uno stile rigoroso ed equilibrato, come si può notare nel Palazzo Strozzi di Firenze
(1487), dove collabora con Simone del Pollaiolo detto il
Cronaca, e nel Portico di Santa Maria delle Grazie ad
Arezzo. Come scultore lavorò spesso in società col fratello
Giuliano, ma ricercò uno stile personale caratterizzato da
un pronunciato plasticismo e da un gusto per effetti pittorici e per la resa particolareggiata dei dettagli. Si cimentò
prevalentemente nelle tecniche della scultura in marmo e
della scultura lignea, impegnandosi anche nell’intaglio. Tra
le sue opere scultoree più significative si possono ricordare:
il Ritratto di Pietro Mellini (1474), il pulpito di Santa Croce (1472-75), la porta intarsiata della Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio, due lunette per la Basilica della Santa Casa
di Loreto (1484-87), la tomba di Filippo Strozzi, nell’omonima cappella in Santa Maria Novella a Firenze.
Bernini, Gian Lorenzo
Napoli 1598 - Roma 1680
Scultore e architetto italiano
Gian Lorenzo Bernini nacque a Napoli da Pietro, scultore
toscano attivo in quel momento alla Certosa di San Martino, e attorno al 1605 si trasferì con la famiglia a Roma.
Nell’arco della sua lunga vita lasciò la città solo nel 1665,
all’apice della fama, perché chiamato da Luigi XIV a Parigi. Compì la sua formazione artistica nella bottega del pa-
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dre, edicandosi allo studio dei grandi maestri del Cinquecento e della statuaria antica, in particolare dei modelli ellenistici. L’artista rivelò il suo precoce talento nei gruppi
marmorei Enea e Anchise, il Ratto di Proserpina, David,
Apollo e Dafne, eseguiti su commissione del cardinale Scipione Borghese tra il 1619 e il 1625. Lo scultore rimase al
servizio del Cardinale fino al 1624.
L’ascesa al soglio pontificio di Urbano VIII Barberini assicurò a Bernini un posto di rilievo nella vita artistica romana. Nel 1629 fu eletto architetto di San Pietro. La sua attività nella Basilica, iniziata nel 1624 con la commissione
del Baldacchino, lo occupò dagli anni Trenta fino alla morte. Per San Pietro Bernini eseguì la tomba di Urbano VIII
(1639-47), la statua equestre di Costantino (1654-68), il
San Longino (1629-38), la scenografica Scala Regia (166366) oltre alla spettacolare Cattedra (1656-66) e al colonnato antistante la basilica (1656-1667). Importanti opere architettoniche dell’artista sono il palazzo di Montecitorio
(1650-55), la chiesa di Sant’Andrea al Quirinale (165870), e i progetti commissionati da re Luigi XIV per il palazzo del Louvre che, però, non vennero realizzati perché
giudicati incompatibili con il gusto classicista e le esigenze
abitative francesi. Al nome di Bernini sono associate anche alcune celebri fontane romane, dalla Fontana dei Fiumi (1648-51) in piazza Navona a la Fontana del Tritone in
piazza Barberini (1640). Inoltre l’artista eseguì un cospicuo numero di ritratti scultorei tra i quali Scipione Borghese (1632, Galleria Borghese, Roma) e Costanza Buonarelli (1635, Museo del Bargello, Firenze). Grandi esempi
della spiritualità barocca sono opere come l’Estasi di Santa
Teresa (1647-52, Roma, Santa Maria della Vittoria, Cappella Cornaro) e la beata Ludovica Albertoni (1671-74,
Roma, San Francesco a Ripa).
Bernini, Pietro
Sesto Fiorentino 1562 - Roma 1629
Scultore italiano
Padre di Gian Lorenzo, anch’egli scultore fu attivo a Firenze, sua città natale, a Roma e a Napoli dove risiedette dal
1584 al 1604, quando si trasferì di nuovo a Roma. Qui eseguì rilievi per Santa Maria Maggiore, Sant’Andrea della
Valle e per Villa Borghese e per il parco fantastico di Caprarola. La sua cultura tardomanierista ricevette a Roma,
grazie ai contatti con il Mariani e il Mochi, un nuovo im-
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pulso. Ne derivò l’enfatizzazione delle torsioni nelle cariatidi del monumento funebre a Clemente VII nella Cappella
Paolina e il tentativo di imprimere moto mediante le vibrazioni luministiche nel San Giovanni Battista per Sant’Andrea della Valle. Su questo virtuosistico magistero educò il
figlio. Del 1627-29 è la sua fontana della Barcaccia in piazza di Spagna (da alcuni attribuita a Gian Lorenzo).
Berruguete, Alonso
Paredes de Nava 1486 ca. - Toledo 1561
Pittore e scultore spagnolo
Figlio di Pedro, vive per circa un decennio in Italia, dove
entra in contatto con i manieristi toscani ed è influenzato
da Michelangelo. Ritornato in Spagna, diventa pittore di
corte di Carlo V ma è attivo soprattutto come scultore.
Fonde elementi della cultura italiana con la tendenza realistica spagnola all’interno di uno stile altamente drammatico.
Bertoldo di Giovanni
Firenze 1420 ca. - 1491
Scultore e medaglista italiano
Ritenuto da alcuni figlio illegittimo dei Medici, svolse
una precoce attività presso la bottega di Donatello, collaborando col maestro al basamento della Giuditta e ad altre sculture. Ben presto entrò a far parte della cerchia di
Lorenzo il Magnifico, come testimonia la medaglia da lui
eseguita per la congiura dei Pazzi, nel 1478. L’opera di
Bertoldo è costituita da medaglie, statuette e rilievi in
bronzo tra i quali la Battaglia , la Crocifissione e una
Pietà, conservati al museo del Bargello a Firenze. Ma è
nel settore dei bronzetti che egli offrì il suo massimo contributo. Bertoldo si esprimeva con un accentuato realismo, che infondeva in forme mosse da una certa violenza
espressiva e sbalzate in pieno rilievo. Disegnò (senza peraltro eseguire) il fregio in terracotta invetriata, con l’Esaltazione di Lorenzo de’ Medici per la villa di Poggio a
Caiano, e i dodici rilievi in stucco nel cortile del palazzo
Scala-Gherardesca. Il compito di restauratore e precettore di giovani artisti che egli svolse presso il giardino di
San Marco — una scuola d’arte frequentata anche da Michelangelo — è testimoniato anche dalla presenza in palazzo Medici di una stanza a lui destinata, nella quale trascorse gli ultimi anni della sua vita.
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Bistolfi, Leonardo
Casale Monferrato 1859 - Torino 1933
Scultore italiano
Compiuti gli studi a Brera, realizza una serie di sculture
funerarie di stile patetico, simbolista e floreale, dal modellato morbidamente pittorico (L’angelo della morte, per la
tomba Brayda a Torino, la Sfinge della tomba Pansa a Cuneo, Il sogno, L’olocausto, La purificazione per cimiteri
della Lombardia e del Piemonte), oltre a lastre a bassorilievo (Le lacrime, 1902-05, Galleria Civica d’Arte Moderna).
Un moderato verismo si ritrova nelle statue celebrative di
Lombroso a Verona (1922) e in certi busti, tra cui quello
di De Amicis e di Giacosa. Bistolfi è anche disegnatore
(Manifesto della prima esposizione d’arte decorativa moderna, Torino) e autore di medaglie.
Bonanno Pisano
Pisa, XII secolo
Scultore e architetto italiano
È uno dei principali protagonisti dell’arte romanica in Italia,
capace di sviluppare un linguaggio originale ed autonomo
basato sulla fusione di elementi bizantini, classicheggianti e
oltremontani. A lui si attribuisce tradizionalmente il progetto e la realizzazione della prima fase dei lavori del Campanile di Pisa. La sua attività di scultore fu predominante e lo
portò all’esecuzione della porta reale del Duomo di Pisa,
realizzata nel 1180 in bronzo e successivamente distrutta
nell’incendio del 1565. Allo stesso giro di anni risale la porta di San Ranieri, collocata nel transetto destro del Duomo
di Pisa, le cui imposte bronzee narrano in venti formelle i
principali episodi della Vita di Cristo. Al 1186 risale l’esecuzione della porta della Cattedrale di Monreale, su cui sono
raffigurate Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento. L’opera è firmata da Bonanno civis pisanus e fu probabilmente
realizzata a Pisa nello stesso periodo della porta di San Ranieri; entrambe le opere infatti mostrano una grande coerenza formale e la stessa facilità narrativa, elementi che dimostrano la raggiunta maturità artistica dello scultore pisano.
Bourdelle, Émile-Antoine
Montauban 1861 - Vésinet 1929
Scultore francese
Ancora molto giovane a Parigi frequentò lo studio di Rodin di cui diventò prima allievo e poi collaboratore. Lo
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stile del maestro è fortemente radicato nelle opere iniziali, caratterizzate dal gusto per il monumentale e dall’esaltazione idealistica dell’uomo. In seguito Bourdelle si rivolse ad uno stile più asciutto e serrato, chiaramente ispirato all’arcaismo greco, come testimonia la statua di Ercole arciere. Nel 1912 lo scultore realizzò tutte le decorazioni, ad affresco e bassorilievo, del teatro dei Champs-Elysées. Si dedicò inoltre alla creazione di monumenti equestri in stile neo-rinascimentale, e ad una intensa attività
di ritrattista.
Bracci, Pietro
Roma 1700-1773
Scultore italiano
Formatosi con Giuseppe Bartolomeo Chiari e sullo studio
dell’opera di Gian Lorenzo Bernini, dal 1725 tenne un
diario nel quale annotò tutte le commissioni ricevute.
Nello stesso anno, già celebre a Roma, ricevette l’incarico
di scolpire i ritratti in marmo del cardinale Fabrizio Paolucci e di papa Innocenzo XII per la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Ancora in memoria del Paolucci realizzò la
lapide funebre in San Marcello al Corso nel 1726. Nel
1730 scolpì due statue a grandezza naturale con San Pietro Nolasco e San Felice di Valois per la Basilica di Mafra
in Portogallo.
Si data al 1732 il rilievo raffigurante Sant’Andrea Corsini
che lava i piedi ai poveri nella cappella Corsini in San Giovanni in Laterano e al 1734 il rilievo con San Giovanni
Battista nel portico della stessa basilica. Ricevette importanti incarichi per la facciata di San Giovanni dei Fiorentini (1734-35) e per la chiesa di Santa Maria Maggiore
(1742), a seguito del successo riscosso nel 1734 dal monumento funebre di Benedetto XIII in Santa Maria sopra
Minerva e più tardi dal monumento di Maria Sobieska in
Vaticano. L’interesse per la scultura classica lo portò ad
occuparsi di restauro: lavorò ai rilievi dell’Arco di Costantino e alle statue della collezione del cardinale Alessandro
Albani.
Tra le numerose tombe eseguite nelle chiese di Roma si ricordano quelle del cardinale Renato Imperiale in Sant’Agostino (1741), di Carlo Leopoldo Calcagnini in Sant’Andrea delle Fratte (1748) e di Benedetto XIV in San Pietro
(1769). Dal 1754 al 1758 lavorò alle statue dei santi fondatori degli ordini religiosi per il colonnato di San Pietro,
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eseguendo San Vincenzo de’ Paoli, il Beato Girolamo
Emiliani e San Norberto. Uno dei suoi lavori più conosciuti è il gruppo scultoreo centrale della Fontana di Trevi,
originariamente commissionato a Giovanni Battista Maini, ma realizzato dal Bracci e completato nel 1762.
Brancus, i, Constantin
Pes,tis,ani Gorj, Romania 1876 - Parigi 1957
Scultore franco-rumeno
Dopo una formazione svolta all’Accademia di Bucarest,
egli lavorò a Vienna e a Monaco prima di trasferirsi nel
1904 a Parigi, città nella quale stabilì la sua residenza.
La scultura Il bacio (1908), più volte replicata dall’artista,
segnò la svolta antinaturalistica della sua opera, definendo
forme pure e primordiali, stilizzate entro volumi essenziali
e impersonali, attraverso una sistematica eliminazione di
ogni accessorio.
Amico di Amedeo Modigliani, nel 1913 egli espose tre
sculture alla mostra dell’Armory Show di New York, avviando nella città statunitense una folta serie di mostre
che lo vedranno protagonista più volte nel corso della sua
vita.
Se l’interesse di Brancusi per l’arte primitiva e africana è
dimostrato da alcune sculture lignee eseguite tra il 1914 ed
il ’18, quali Il Figliol prodigo (Philadelphia, Museum of
Art) e Strega (New York, Solomon R. Guggenheim Museum), dopo la Prima guerra mondiale si accentua nella sua
opera il gusto per l’astrazione formale, sostanziato da un
continuo, approfondito studio sulla scultura egizia, greca
arcaica e messicana. Tali suggestioni si ritrovano assimilate in un linguaggio astrattizzante personalissimo.
A ripetuti soggiorni negli Stati Uniti intervallò nel 1937
un ritorno in Romania, dove eseguì alcune sculture per il
giardino pubblico di Tirgu Jiu e un viaggio in India per
progettare un tempio per il maragià di Indore. Morì a Parigi nel 1957.
Storia dell’arte Einaudi
C
Caggiano, Emanuele
Benevento 1837-1905
Scultore italiano
Scultore originario di Benevento, studiò alcuni anni a
Firenze. Intorno al 1860 scolpisce Pane e lavoro (Napoli, Museo di Capodimonte) che fu esposto a Parigi e a
Londra. Fu insegnante di scultura a Roma e all’Accademia di Napoli. La sua opera più nota è la statua bronzea della Vittoria che corona il monumento ai caduti
nelle rivoluzioni contro i Borboni (Napoli, Piazza dei
Martiri).
Calcagni, Tiberio
Firenze 1532 - Roma 1565
Scultore italiano
Fiorentino, fu collaboratore e assistente di Michelangelo a
Roma, nell’ultimo periodo della vita del maestro, ed ebbe
così la possibilità di portare a compimento due delle sue
ultime opere: il Bruto e la Pietà del Museo dell’Opera di
Firenze. Aiutò il Buonarroti anche nella stesura dei disegni per San Giovanni de’ Fiorentini e ne costruì anche il
modello in argilla. Rimase vicino a Michelangelo fino alla
morte, tenendo costantemente informato il nipote Lionardo sulla salute dello zio. Nel 1565 curò la ristrutturazione
della chiesa di Sant’Angelo in Borgo a Roma, di cui però
non rimane traccia, a causa del rinnovamento che ebbe
luogo nel Settecento. Morì a Roma, un anno dopo Michelangelo.
Storia dell’arte Einaudi
Calder, Alexander
Filadelfia 1898 - New York 1976
Scultore americano
Appartenente ad una famiglia di scultori, si interessò all’arte fin da giovanissimo, mostrando però interesse più
per gli «utensili meccanici che per la creta o i pennelli».
Dopo aver terminato gli studi in ingegneria, si iscrisse all’Arts Students League di New York eseguendo disegni e
caricature per vari giornali o riviste. Giunse a Parigi nel
1926, dove ebbe inizio la sua carriera di scultore. La sua
opera pittorica è legata ai primi Fili di ferro esposti nel
1927 al Salon des humoristes a Parigi. Nella grafica mostra una preferenza per la penna e la matita, con cui eseguì
numerosi disegni, specie ad inchiostro di china, dove la sicurezza del tratto riecheggia le strutture lineari dei suoi
personaggi da circo. Nei guazzi l’artista mostra un iniziale
figuratività che poi si evolve rapidamente verso un puro
astrattismo che, liberatosi dall’influsso di Mirò, trova piena espressione negli anni del dopoguerra. La sua opera grafica fu esposta in varie occasioni a Parigi (1954, Galerie
des Cahiers d’Art), Londra (1961, Lincoln Gallery) e Düsseldorf (1963, Gallerie Vömel). Parallelamente ai molteplici disegni che ne accompagnano i mobiles ed alle litografie
a colori, gli ultimi guazzi di Calder, serie di figure grottesche e mostruose, attestano lo humor ma anche la ferocia
di uno spirito incisivo. Nel 1973 l’artista ha decorato 18
carlinghe di aerei di compagnie americane.
Canova, Antonio
Possagno, TV, 1757 - Venezia, 1822
Scultore italiano
Nato a Possagno da padre scalpellino, il suo apprendistato
si svolse in Veneto presso la bottega del Torretti, al cui seguito si spostò a Venezia nel 1768.
Qui frequentò i corsi dell’Accademia, studiando e disegnando i calchi in gesso delle sculture antiche e verso il
1773 aprì il suo primo studio di scultore nel chiostro di
Santo Stefano e poi a San Maurizio. Fino al 1779 rimase a
Venezia, dove ricevette numerose importanti commissioni, fra cui quella per il Dedalo e Icaro (Venezia, Museo
Correr).
Trasferitosi a Roma, dove approfondì la sua conoscenza
della scultura classica, frequentò i corsi di nudo dell’Accademia di Francia e la scuola di Pompeo Batoni.
Storia dell’arte Einaudi
A Roma, che sarà il centro della sua attività, egli si affermò ben presto con una serie di prestigiose commissioni
culminanti nel monumento a Clemente XIV (1783-87) nella Basilica dei Santi Apostoli e nel monumento a Clemente
XIII (1784-92) nella Basilica di San Pietro.
Nell’ultimo decennio del secolo creò alcune celebri opere
marmoree, come Amore e Psiche (Parigi, Museo del Louvre), Venere e Adone (Ginevra, Villa La Grange) ed il
Perseo (Roma, Musei Vaticani).
Nel 1802 fu chiamato a Parigi per eseguire il Ritratto di
Napoleone Bonaparte, soggetto ripreso in numerose versioni, a mezzo busto e a figura intera.
Nel primo decennio dell’Ottocento lavorò ancora per la
famiglia Bonaparte, scolpendo i ritratti di Letizia, madre
di Napoleone, della sorella Paolina Bonaparte Borghese, di
Carolina e Gioacchino Murat, di Elisa Baciocchi.
In questi anni diede inizio al monumento funebre di Vittorio Alfieri per la chiesa di Santa Croce a Firenze e inaugurò quello a Maria Cristina d’Austria nella chiesa viennese degli Agostiniani (1805).
Nel 1812 ultimò la celebre Venere italica (Firenze, Galleria Palatina) e nel 1716 le Tre Grazie (San Pietroburgo,
Museo dell’Ermitage).
Incaricato dal papa della missione diplomatica di recupero
degli oggetti d’arte portati a Parigi da Napoleone, da qui
si recò a Londra per ammirare i marmi appena giunti dal
Partenone di Atene. In quest’ultima fase della sua attività
Canova fece erigere a Possagno un tempio ispirato al
Pantheon di Roma. Qui, oltre ad un gran numero di opere, vi sono conservate le spoglie dello scultore, morto a
Venezia nel 1822.
Carpeaux, Jean-Baptiste
Valenciennes, 1827 - Courbevoie, Parigi 1875
Scultore e pittore francese
Nonostante le tendenze classiciste dell’arte ufficiale, gli
interessi personali lo orientano alla lettura in chiave veristica proposta da Rude nella scultura e da Delacroix nella
pittura. Esito esemplare delle sue ricerche realistiche il
gruppo Ugolino e i figli, connotato in tono altamente
drammatico. Lo scultore riesce a sostenere con grande leggerezza anche il gusto decorativo e raffinato, evidente ne
La Danza, caratterizzata dai guizzanti e potenti effetti del
chiaroscuro. Il risultato dirompente e in netto contrasto
Storia dell’arte Einaudi
con la freddezza accademica della scultura del tempo è stato la causa delle critiche e degli scandali che hanno accompagnato quasi sempre l’uscita delle sue opere.
Cecioni, Adriano
Fontebuona, Firenze 1836 - Firenze 1886
Scultore, pittore e scrittore d’arte italiano
Frequentò l’Accademia di Firenze dedicandosi soprattutto
alla scultura. Si arruolò poi come volontario nel 1859 e
combatté nella guerra di indipendenza. Nel 1863 è a Napoli, dove è tra i fondatori della Scuola di Resina. Tornato
a Firenze, si lega a Signorini e partecipa attivamente al
gruppo dei macchiaioli del Caffè Michelangelo, di cui è
considerato proprio con Signorini l’animatore e il teorico.
Del 1868 è una delle sue opere più note il gesso Bambino
col gallo. Nel 1870 è a Parigi, chiamato da De Nittis, dove
rimane deluso dall’arte francese. Nel 1872 compie un viaggio a Londra. Fu acuto critico d’arte, teorico della pittura
macchiaiola e polemista vivace.
Cellini, Benvenuto
Firenze 1500-1571
Scultore, orafo, scrittore e trattatista d’arte italiano
Nella Vita, la sua autobiografia, racconta i viaggi, le avventure, le risse, i duelli, non tralasciando di documentare
le sue opere. Iniziò giovanissimo l’attività di orafo. Nel
1519 si recò a Roma, dove la sua abilità gli procurò le
commissioni di papa Clemente VII. Nel 1521 è di nuovo a
Firenze, ma in seguito a una rissa, condannato a morte, ritornò a Roma. Non abbandonò la città al momento del
sacco del 1527, ma si distinse nella difesa di Castel
Sant’Angelo. L’anno seguente si recò a Mantova presso la
corte dei Gonzaga. Nel 1529, durante l’assedio, è a Firenze. Nel 1534, in una rissa, uccise un uomo, ma papa Paolo
II lo assolse. Compì viaggi a Firenze, Venezia e di nuovo a
Roma. Fra il 1540 e il 1545 si trasferì in Francia alla corte
di Francesco I nella reggia di Fontainebleau, dove già si
era recato il Rosso Fiorentino. Per il re di Francia, fra il
1542 e il 1543, realizzò la famosissima Saliera d’oro (Vienna, Kunsthistorisches Museum).Qui all’attività di orafo
affiancò quella di scultore, iniziando la fusione in bronzo.
Rientrato a Firenze, dove risiedette pressoché stabilmente
fino alla morte, offrì i suoi servizi a Cosimo I de’ Medici.
Al 1545 risale la committenza del Perseo, voluto dal Gran-
Storia dell’arte Einaudi
duca per la Loggia dei Lanzi. Nel 1548 lo scultore eseguì
in bronzo il Busto di Cosimo I (Firenze, Museo Nazionale
del Bargello), rivelandosi ritrattista di grande abilità. Gli
anni che seguono lo videro soprattutto impegnato nella
complessa realizzazione del gruppo bronzeo del Perseo,
completato solo nel 1554, del cui basamento facevano parte anche quattro piccole figure di Divinità, tra cui Mercurio, e un grande bassorilievo (ora conservati a Firenze,
Museo del Bargello). Cellini scolpisce ancora per Cosimo I
un Crocifisso in marmo (Madrid, Escorial), donato poi dal
Granduca Francesco I al re Filippo II di Spagna. Nel settimo decennio del secolo attese alla scrittura dei due trattati
Dell’oreficeria e Della scultura.
César, César Baldaccini detto
Marsiglia 1921
Scultore francese
Frequenta la Scuola di Belle Arti a Marsiglia e a Parigi.
Dal 1950 inizia a svolgere una ricerca personale legata alle
suggestioni dei materiali naturali, realizza assemblages con
pezzi di ferro, materiali di scarto di fonderia, che salda
realizzando le sue prime sculture che espone alla Galleria
Lucien Durand nel 1954. Partecipa alle Biennali di Venezia e di San Paolo e alla seconda edizione della Documenta
nel 1959.
Dal 1960 fa parte del gruppo Nouveaux Réalistes e inizia
la sua produzione di Compressions: grazie a presse industriali trasforma resti di vecchie automobili, o altri rifiuti
in metallo in enormi volumi regolari di ferraglia. Passa poi
a realizzare fusioni per creare oggetti monumentali ingigantiti come il Pollice di César in bronzo alto circa 185
cm. Nel 1967 scopre il poliuretano che gli permette di
creare la serie delle Expansions, gigantesche colate di poliuretano la cui resina liquida si solidifica cristallizzando
all’aria. Ha continuato a usare queste tecniche approfittando anche di numerose committenze.
Chillida, Eduardo
San Sebastián 1924
Scultore spagnolo
Studia architettura a Madrid, in seguito si trasferisce a Parigi dove negli anni 1948-51 inizia a dedicarsi alla scultura. Torna nel 1951 nei paesi baschi e, individuato nel ferro il suo materiale preferito, realizza alcune opere monu-
Storia dell’arte Einaudi
mentali tra cui le porte della basilica di Aranzazu,1954,
dove utilizza materiali consumati dal tempo e dall’uso. Fin
dal 1956, presenta diverse opere alla Galleria Maeght (Parigi), e Bachelard parla giustamente a loro proposito di un
«cosmo di ferro». Usa il ferro allo stato grezzo, lasciando
la superficie scabra e rugosa con evidenti tracce del fuoco
su di essa. Alla Biennale del 1958 gli è conferito il gran
premio per la scultura. Nei suoi lavori di questi anni le forme piene si intrecciano con il vuoto, creando zone di contrasto tra luce e ombre, in un rapporto dinamico con lo
spazio circostante (Rumor de Limites II). Dal 1959 si dedica anche all’incisione.
Churriguera
secc. XVII-XVIII
Famiglia di architetti e scultori spagnoli
José Benito (Madrid, 1665-1725) attivo a Madrid come disegnatore di corte dal 1690, eseguì monumentali altari con
fastose decorazioni (retablo) nella cattedrale di Segovia e
in San Esteban a Salamanca; a Madrid costruì il palazzo
ora sede dell’Accademia di San Fernando.
Joaquín (Madrid 1674-24) fratello e collaboratore di José
Benito, progettò la cattedrale nuova a Salamanca e costruì
il patio del Colegio de Anaya e il Colegio de Calatrava.
Alberto (Madrid 1676 - Orgaz 1750) fratello dei precedenti, fu anch’egli architetto della cattedrale di Salamanca,
città in cui progettò anche la chiesa di San Sebastián e la
plaza Mayor (1728).
Colla, Ettore
Parma 1896 - Roma 1968
Scultore italiano
Nato a Parma nel 1896, studia all’Accademia di Belle Arti
della sua città. A partire dal 1922 compie diversi viaggi a
Parigi, dove ha modo di frequentare gli studi di importanti scultori come Emile Bourdelle e Aristide Maillol. Tornato in Italia nel 1926 si trasferisce a Roma, prendendo parte a numerose esposizioni cittadine e nazionali. Nel 1930
espone per la prima volta alla Biennale di Venezia.
Nel corso degli anni Trenta esegue numerose sculture in
pietra. Otterrà in seguito la cattedra di scultura alla Scuola Superiore dell’Arte di Roma. Tra 1944 e 1948 attraversa un periodo di riflessione in cui abbandona la scultura e
Storia dell’arte Einaudi
diviene organizzatore dell’attività espositiva della Galleria
Lo Zodiaco e della Galleria del Secolo di Roma.
Tra il 1948 e il 1949 compie i primi esperimenti di pittura
astratta e collage. In questo periodo entra in contatto con
Alberto Burri e col critico Emilio Villa.
Nel 1950 fonda il Gruppo Origine insieme a Mario Ballocco, Alberto Burri e Giuseppe Capogrossi, con i quali espone nell’anno successivo alla Galleria Origine. Nel 1953
Emilio Villa pubblica sulla rivista Arti Visive il primo articolo sulle sculture astratte di Colla.
Tra la fine del 1954 e il 1955 termina i suoi primi montaggi con rottami di ferro che vengono esposti, per interessamento di Mario Mafai, alla VII Quadriennale di Roma. Alla Biennale di Venezia del 1956 viene rifiutata l’esposizione di una sua opera. Nel 1957 tiene la sua prima
mostra personale a Roma, due anni dopo ne allestisce
un’altra a Londra, presso l’Institute of Contemporary
Arts. Nel 1960 la mostra viene trasferita allo Stedelijk
Museum di Amsterdam su invito di Willelm Sandberg;
l’esposizione è presentata da Giulio Carlo Argan. Il Museum of Modern Art di New York accoglie due sue opere
alla mostra dal titolo «The Art of Assemblage» del 1961
e, nell’anno successivo, acquista la scultura intitolata
Continuità.
Nel 1962 Colla presenta tre grandi opere all’interno della
rassegna Sculture nella città curata da Giovanni Carandente per il Festival dei Due Mondi a Spoleto. Una di
queste opere, dal titolo Grande spirale, viene collocata nel
giardino di fronte alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna
di Roma.
Nel 1964 Maurizio Calvesi presenta la sua mostra individuale alla Biennale di Venezia. Nel 1967 viene allestita
una sua grande mostra personale a Foligno con la presentazione di Palma Bucarelli. Muore a Roma nel 1968.
Comolli, Francesco
Valenza Po, Alessandria 1775 - Milano 1830
Scultore italiano
L’artista studiò all’Accademia di Brera con Giuseppe
Franchi, scultore neoclassico, seguace di Antonio Canova,
ma fu a Roma che completò la propria formazione artistica. Comolli lavorò per lungo tempo in Francia, a Grenoble, dove eseguì alcuni ritratti di personaggi illustri per la
biblioteca di quella città. Rientrato in Italia, dal 1803 al
Storia dell’arte Einaudi
1814 fu titolare della cattedra di scultura presso l’Accademia Albertina di Torino; in seguito, si trasferì a Milano,
dove consolidò la sua fama di ritrattista. Tra i ritratti più
notevoli da lui eseguiti si ricordano, oltre a tre dedicati a
Napoleone (di cui uno a Milano, al Civico Museo del Risorgimento, l’altro nel Museo Civico di Alessandria, l’ultimo in quello di Piacenza), quelli del poeta Vincenzo Monti, alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano, e quello della
celebre cantante Giuditta Pasta, nel museo annesso al
Teatro della Scala. Altre opere degne di nota sono la statua raffigurante La Pace, che si trova ad Udine, e che venne inaugurata da Francesco I nel 1819, in memoria della
pace di Vienna; La giustizia di Tito, per villa Galbiati a
Cardano; il gruppo di Dante e Beatrice per la villa Melzi
sul lago di Como; le sculture che ornano il tabernacolo della cappella del Rosario, nella chiesa di San Giovanni in
Canale, a Piacenza; l’Allegoria dell’Astronomia per l’Arco
della Pace, a Milano.
Consagra, Pietro
Mazara del Vallo, TP 1920
Scultore italiano
Nasce a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, nel
1920. Dopo una prima formazione presso l’Accademia di
Belle Arti di Palermo, nel 1944 si trasferisce a Roma, dove stabilisce legami d’amicizia con Renato Guttuso, Mario Mafai, Giulio Turcato. Nel 1946 compie un viaggio a
Parigi, dove frequenta artisti e intellettuali. Tornato a
Roma nel 1947 redige con Carla Accardi, Ugo Attardi,
Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio
Sanfilippo e Giulio Turcato il manifesto che verrà pubblicato nel primo numero della rivista Forma, con l’intento
di diffondere i valori dell’astrattismo. Nello stesso anno il
gruppo Forma 1 tiene la prima mostra alla Galleria dell’Art Club di Roma, alla quale Consagra espone un gesso
verticale. Nel 1948 l’artista, rifiutato alla Biennale di Venezia, espone polemicamente proprio a Venezia, presso la
Galleria Sandri, i primi Totem, sculture filiformi a struttura longitudinale.
Tra il 1954 e il 1956 è invitato alla Biennale di Venezia,
successivamente espone al Palais des Beaux-Arts di
Bruxelles, alla World House Gallery di New York (1958)
e alla Galerie de France a Parigi (1959). Alla Biennale di
Storia dell’arte Einaudi
Venezia del 1960 ottiene il Gran Premio Internazionale
della Scultura.
Giulio Carlo Argan pubblica nel 1962 una monografia sullo scultore.
Dopo il 1964 l’artista elabora le sculture colorate dei Piani
sospesi e dei Ferri trasparenti, dal profilo curvilineo e dai
piani sottili. Tra il 1967 e il 1968 risiede negli Stati Uniti,
dove insegna alla School of Arts di Minneapolis ed è invitato alla mostra «Sculpture from Twenty Countries» al
Solomon Guggenheim Museum di New York. Nella stessa
città lo scultore espone, presentato da Carla Lonzi, alla
Marlborough Gerson Gallery. Invitato alla Biennale di
Venezia del 1972, espone Trama, una installazione costituita da sette alte sculture in legno attraverso le quali il visitatore può camminare.
Collabora attivamente alla ricostruzione di Gibellina, per
la quale nel 1981 realizza la Stella di Gibellina, alta ventisei metri, mentre nel 1983 progetta l’edificio cui dà titolo
Meeting. Nel 1989 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna
di Roma gli dedica un’ampia e accurata mostra retrospettiva che viene coronata, nel 1993, con l’inaugurazione nel
museo di una sala permanente costituita da opere da lui
donate.
Coysevox, Antoine
Lione 1640 - Parigi 1720
Scultore francese
La famiglia dell’artista era probabilmente di origine spagnola; avviato alla scultura fin da piccolo, all’età di diciassette anni si trasferì a Parigi, dove frequentò lo studio di
Louis Lerambert. Nel 1666 divenne scultore del re e fu
impegnato in alcuni lavori nel Louvre. In seguito alla prematura morte della moglie Marguerite Quillerier, nipote
del suo maestro di scultura, si trasferì per qualche tempo
in Alsazia, al seguito del cardinale de Furstenberg. Dal
1676, gli venne assegnato l’incarico di professore all’Accademia, e l’anno seguente ritornò definitivamente a Parigi.
La carriera di Coysevox è estremamente ricca di opere; tra
le imprese decorative più complesse menzioniamo le sculture eseguite per i castelli di Versailles, Trianon, Marly,
Saint-Claud e Parigi. A lui si deve la monumentale statua
in bronzo di Luigi XIV collocata nel 1689 nel cortile del
Comune di Parigi, e la statua equestre di Luigi XIV in
bronzo, realizzata nel 1726 a Rennes e distrutta durante la
Storia dell’arte Einaudi
Rivoluzione. Si distinse per l’intensa attività ritrattistica e
per i busti, tra i quali spiccano, per forza espressiva, quelli
del Principe Condé, di Mazarino e di Colbert. Dal 30 ottobre del 1694 Coysevox divenne il rettore dell’Accademia e in seguito ricoprì altre cariche di rilievo all’interno
della prestigiosa istituzione. Il pittore Hyacinthe Rigaud
eseguì un bel ritratto di Coysevox, che nel 1702 fu inciso
da Jean Audran.
Corradini, Antonio
Este 1668 - Napoli 1752
Scultore italiano
Formatosi nell’ambito della tradizione del classicismo veneto, lavorò per numerose corti straniere e poi a Roma e a
Napoli, dove scolpì le statue per la Cappella della Pietatella. Nelle sue opere, con virtuosistica eleganza, unisce
compiacimenti pittorici e scenografici a reminiscenze classiciste.
Coustou, Guillaume
Parigi 1716-1777
Scultore francese
Fu il quarto figlio nato dal matrimonio tra Guillaume
Coustou, appartenente ad una famiglia di scultori, e Geneviève Julie Morel, figlia di Claude Morel, maestro di
cerimonia del Cancelliere di Francia. Scultore del re, fu
accolto all’Accademia nel luglio 1742, all’età di ventisei
anni, e nel 1746 fu designato successore del padre all’insegnamento. Nel corso della sua carriera ricoprì tutti i
ruoli più importanti all’interno dell’Accademia, fino a
diventarne rettore e tesoriere, compito che assolse insieme a quello di conservatore dell’antichità di Sua Maestà.
Fu insignito del titolo di cavaliere di San Michele, l’ordine del re. Morì assai celebre nel 1777; ricevette dei funerali grandiosi e fu sepolto a Saint-Germain-l’Auxerrois. Un ritratto di Guillaume II Coustou, scultore del
re, realizzato da Henri Drouais, fu esposto nel Salon del
1758. Tra le opere realizzate dal grande artista, ricordiamo il Mausoleo del delfino , nella cattedrale di Sens,
complesso celebrativo di grande impegno tecnico. Alla
produzione monumentale si affiancò un’intensa attività
di ritrattista, nella quale Coustou liberò una vena di felice immediatezza.
Storia dell’arte Einaudi
Cragg, Tony
Liverpool 1949
Scultore britannico
È uno dei principali rappresentanti della cosiddetta new
generation inglese. Dal 1973 al 1977 studia scultura al
Royal College of Art a Londra. Inizia a creare opere con
oggetti trovati come Combination of Found Beach
Objects (combinazione di oggetti trovati sulla sabbia), fatta di oggetti reperiti sulla riva del mare posti su una griglia
tracciata con il gesso, o con pezzi di legno sparpagliati sul
pavimento o arrangiati in cumuli verticali. Tiene la sua
prima personale presso la Lisson Gallery di Londra nel
1979 dove compone un rettangolo con centinaia di piccoli
oggetti di plastica colorata alcuni macerati dal tempo e irriconoscibili altri ben identificabili. Nel disporli per terra
l’artista osserva con rigore il digradare dei colori secondo
lo spettro cromatico di Newton. Con lo stesso procedimento in seguito Cragg lavora appendendo sul muro i pezzi di plastica che sfociano spesso nella figurazione unitaria
di una silhouette o di una narrazione (Aeroplane 1979). Le
sue opere sono alla Biennale di Venezia del 1980 nella sezione dei giovani (Aperto). Il suo interesse si sposta in seguito su altri materiali di recupero, vecchi tavoli, sedie, biciclette. A partire dal 1984 appaiono sculture a tutto tondo alcune delle quali sono combinazioni di oggetto d’uso
con tubi di plastica o pietra, mentre altre sono composizioni architettoniche di forme geometriche in legno di varia
altezza accostate in modo tale da suggerire case o paesaggi
montuosi Per la mostra «Scultura del XX secolo» all’aperto a Basilea esegue la scultura in pietra Realms and Neighbours (territori e vicini). Nella seconda metà degli anni
Ottanta partecipa a un simposio sulla lavorazione del vetro e realizza ampolle di vetro prima soffiato poi liso e bucato da un processo di sabbiatura (Eroded Glass, 1988).
L’attenzione costante ai processi di trasformazione delle
cose evidenzia la valenza alchemica del suo lavoro che più
che sottolineare l’atto del recupero dell’oggetto vuole tendere a far riflettere sull’impossibilità di decretarne la morte. Negli anni Novanta l’artista è presente in molte delle
maggiori esposizioni internazionali.
Storia dell’arte Einaudi
D
Dalou, Jules
Parigi 1838-1902
Scultore francese
Allievo di Carpeaux, ma sensibile in modo particolare alla
lezione naturalistica di Courbet, è autore di sculture di
grande effetto realistico e retorico, caratterizzate da una
forte tensione dei volumi. Accanto alla produzione monumentale, assai interessanti e ricche di vitalità sono le serie
di piccoli bozzetti in terracotta, ispirati alla vita dei lavoratori ed eseguiti principalmente quando l’artista risiedeva
a Londra, esiliato dopo la caduta della Comune (1871-79).
L’interesse per le tematiche sociali prevale sugli argomenti
ufficiali, ossia la storia, la mitologia e la religione. L’attenzione dell’artista per la realtà quotidiana è evidente nei
soggetti, ma ancor più nel talento del modellatore che rifiuta ogni concessione all’idealismo dell’arte sapiente, mettendo in mostra tutte le debolezze e le forze del corpo
umano.
Della Quercia, Jacopo
Siena 1371 ca. - 1438
Scultore italiano
Il padre era orafo e intagliatore in legno. Con la famiglia si
spostò a Lucca intorno al 1386 dove forse Jacopo si formò
presso lo scultore lucchese Antonio Pardini. Nel 1401 partecipa al concorso per la porta nord del Battistero fiorentino. Nel settembre 1403 è a Ferrara per eseguire una Madonna di marmo per il Duomo, terminata solo nel 1409.
Nel 1405 muore la giovane moglie di Paolo Guinigi, Ilaria
del Carretto. Jacopo fu chiamato ad eseguirne il monumento funebre (Lucca, Duomo), secondo alcuni subito do-
Storia dell’arte Einaudi
po la morte di Ilaria, secondo altri intorno al 1413. Nel
1409 gli viene commessa la costruzione della fontana in
piazza del Campo a Siena, la cosiddetta Fonte Gaia, a cui
Jacopo lavorerà soprattutto dal 1416 al 1419, quando riceve la quietanza finale. Nel frattempo lavora alla cappella
Trenta nella chiesa di San Frediano a Lucca, per la quale
esegue, entro il 1422, alcune tombe terragne e la pala d’altare. Del 1421 è il gruppo ligneo dell’Annunciazione, per
la Collegiata di San Gimignano. Dal 1425 al 1438, anno
della morte, lavora alla decorazione del portale centrale
della chiesa di San Petronio a Bologna. I lavori a questa
decorazione saranno interrotti da Jacopo una prima volta
intorno al 1430 a causa dell’impegno al Fonte battesimale
di Siena, per il quale esegue il rilievo con l’Annuncio a
Zaccaria e alcune figure di Profeti; una seconda volta dopo il 1435 per i lavori al monumento funebre Vari-Bentivoglio nella chiesa di San Giacomo Maggiore a Bologna.
Della Robbia, Andrea
Firenze 1435-1525
Scultore e ceramista italiano
Nipote e allievo del più noto Luca, ne continuò l’opera e
l’attività della bottega di terrecotte invetriate. La sua attività, vastissima, cominciata con un gusto vicino a quello di
Luca e di Andrea del Verrocchio, se ne differenzia successivamente per la ricerca di effetti pittorici accentuati
sfruttando la brillantezza dei colori. Opere note sono i
medaglioni con i Putti per il Portico dell’Ospedale degli
Innocenti a Firenze (1463), i rilievi con l’Annunciazione
per il Santuario della Verna, la lunetta con l’Incontro dei
Santi Francesco e Domenico per l’ospedale di San Paolo a
Firenze. Alla fine del Quattrocento dette un forte impulso
alla produzione di ceramiche invetriate, ampliando notevolmente il numero dei collaboratori alla sua bottega, grazie alla quantità di commissioni ricevute.
Della Robbia, Luca
Firenze 1400 ca. - 1482
Scultore e ceramista italiano
Forse allievo di Nanni di Banco o di Ghiberti, niente sappiamo della sua formazione. La sua prima opera documentata è la cosiddetta Cantoria marmorea per il Duomo di
Firenze, alla quale lavorò dal 1431 al 1438 (oggi al Museo
dell’Opera del Duomo). Nel 1437 riceve la commissione
Storia dell’arte Einaudi
per cinque rilievi delle Arti e delle Scienze per il Campanile del Duomo. Tra il 1441 e il 1443 lavora al Tabernacolo
del Sacramento per la cappella di san Luca nell’Ospedale
di Santa Maria Nuova (ora a Peretola, Santa Maria), nel
quale troviamo i primi inserti di terracotta invetriata, cioè
di quella tecnica della lavorazione della terracotta che sarà
da ora in poi caratteristica delle opere di Luca e, a lungo,
dei suoi discendenti. Nel 1444 realizza una Resurrezione
di Cristo per la lunetta sopra il portale della Sagrestia delle Messe del Duomo (il portale con dieci rilievi in bronzo
fu realizzato anch’esso da Luca, in collaborazione con Michelozzo e Maso di Bartolomeo), mentre l’Ascensione di
Cristo per la Sagrestia dei Canonici è terminata nel 1451.
Del 1445 è il gruppo della Visitazione per la chiesa di San
Giovanni Fuoricivitas a Pistoia. Intorno alla metà del secolo lavora per Piero de’ Medici al rivestimento della volticina della Cappella del Crocifisso nella chiesa di San Miniato al Monte e al suo studiolo privato in Palazzo Medici,
del quale rimangono dodici pannelli invetriati con i Lavori
dei mesi (Londra, Victoria and Albert Museum). Dal 1454
al 1456 esegue la sua ultima opera in marmo, il sepolcro
Federighi, nella chiesa di Santa Trinita. Del 1461 è la sua
collaborazione alla decorazione della Cappella del Cardinale del Portogallo, ancora in San Miniato al Monte, per la
quale esegue la copertura della volta. Per la basilica di
Santa Maria all’Impruneta, intorno alla metà degli anni
Sessanta, Luca e Michelozzo lavorano a due tempietti gemelli eretti nei pressi del presbiterio, la cappella della Madonna, e la cappella del Crocifisso. Tra le bellissime terracotte invetriate di Madonne col bambino si ricordano
quelle del Museo del Bargello, a Firenze (la Madonna della
mela, la Madonna del roseto, la Madonna di via dell’Agnolo), e quella per lo stemma dell’Arte dei Medici e Speziali, all’esterno della chiesa di Orsanmichele.
Desiderio da Settignano
Settignano, Firenze 1430 ca. - Firenze 1464
Scultore italiano
Il padre e i fratelli maggiori lavoravano come scalpellini.
Nel 1453 si immatricola all’Arte dei Maestri di pietre e legnami. Forse subito dopo tale data gli viene commesso il
monumento funebre al cancelliere Carlo Marsuppini per la
chiesa di Santa Croce a Firenze. Nel 1461 termina il Tabernacolo per la cappella del Sacramento nella chiesa di
Storia dell’arte Einaudi
San Lorenzo. Muore nel 1464. Queste le uniche date certe
che abbiamo riguardo alla vita e alle opere di Desiderio.
La sua mano è stata riconosciuta in alcune testine di cherubini che decorano il fregio del portico della cappella Pazzi nel chiostro di Santa Croce, probabile collaborazione
giovanile. Tra i rilievi raffiguranti la Madonna con il Bambino, ricordiamo la Madonna Panciatichi (Firenze, Bargello) e la Madonna Foulc (Philadelphia, Museum of Art).
Tra i busti-ritratto, la presunta Marietta Strozzi (Berlino,
Kaiser Friedrich Museum) e la Giovinetta del Bargello. La
Maddalena lignea nella chiesa di Santa Trinita a Firenze è
generalmente considerata opera tarda dello scultore.
Donatello, Donato di Niccolò di Betto Bardi
Firenze 1386-1466
Scultore italiano
Dal 1404 al 1407 è aiuto di Lorenzo Ghiberti ai lavori della porta nord del Battistero. Intorno al 1408 lavora per
l’Opera del Duomo, per la quale esegue il David per uno
dei contrafforti esterni (identificato con quello in marmo
del Bargello), e il San Giovanni Evangelista per la facciata
(ora al Museo dell’Opera del Duomo). Dal 1411 comincia
a lavorare per la chiesa di Orsanmichele, per la quale esegue la statua di San Marco, quella di San Giorgio (1417
ca.) e quella di San Ludovico (intorno al 1420; conservata
al Museo dell’Opera di Santa Croce). Negli stessi anni
scolpisce cinque statue per il campanile del Duomo (141536): il Profeta imberbe, il Profeta barbuto, il Sacrificio di
Isacco, il cosiddetto Zuccone e il Geremia. Dal 1425 al
1433 Donatello collabora con Michelozzo ad una serie di
opere, tra cui il monumento funebre di Giovanni XXIII
(Firenze, Battistero) e quello del cardinale Brancacci nella
chiesa di Sant’Angelo a Nilo di Napoli. Per il fonte battesimale del Battistero di Siena lavora intorno al 1425 al rilievo con il Banchetto di Erode e alle statue della Fede e
della Speranza. Tra il 1430 e il 1432 lo scultore è a Roma
dove realizza il Tabernacolo del Sacramento in San Pietro.
Rientrato a Firenze, comincia un periodo di intensa attività: esegue il Pulpito esterno del Duomo di Prato (142838), la Cantoria per la Cattedrale fiorentina (1433-39),
l’Annunciazione per l’altare Cavalcanti di Santa Croce
(1435 ca.), la decorazione della Sagrestia Vecchia di San
Lorenzo (1437-43 ca.), forse il David bronzeo del Bargello
e la statua lignea di San Giovanni Battista per la chiesa di
Storia dell’arte Einaudi
Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia (1438). Nel
1443 parte per Padova dove rimarrà per circa un decennio. Chiamato per realizzare il monumento equestre di
Erasmo da Narni, detto il Gattamelata, gli fu commesso il
grande complesso in bronzo per l’altare maggiore della Basilica del Santo che prevedeva la statua della Madonna col
Bambino circondata da quelle dei Santi Francesco, Antonio, Giustina, Daniele, Ludovico e Posdocimo, e una serie
di quattro rilievi con episodi della vita di Sant’Antonio
(non conosciamo l’aspetto originario dell’altare; la ricostruzione odierna è arbitraria). Rientrato a Firenze alla fine del 1454, sono dell’ultimo periodo di attività il gruppo
bronzeo della Giuditta e Oloferne (1453-57), la Maddalena lignea del Museo dell’Opera del Duomo, il San Giovanni Battista per il Duomo di Siena, infine i due pulpiti
bronzei della chiesa di San Lorenzo, forse terminati dagli
aiuti dopo la morte di Donatello nel 1466.
Duquesnoy, Francesco
Bruxelles 1597 - Livorno 1643
Scultore francese
Iniziata la carriera artistica in patria accanto al padre, famoso scultore, Francesco Duquesnoy si trasferì nel 1618 a
Roma, dove collaborò all’esecuzione del baldacchino di
Gian Lorenzo Bernini in San Pietro e si legò in amicizia
con il pittore francese Nicolas Poussin, inserendosi presto,
con posizione di prestigio, nell’ambiente classicista. Intorno al 1630 si dedicò alla statuaria di grandi dimensioni
creando con il Sant’Andrea in San Pietro e con la Santa
Susanna in Santa Maria di Loreto, opere considerate a
lungo modelli di riferimento per la scultura sacra. Fu rinomatissimo anche per le sue raffigurazioni di putti, di delicata dolcezza.
Storia dell’arte Einaudi
E
Epstein, Jacob
New York 1880 - Londra 1959
Scultore statunitense
Nato negli Stati Uniti da una famiglia ebrea di origine europea, Epstein studia prima a New York e poi a Parigi,
presso l’Ecole des Beaux-Arts, dove risente dell’influsso di
Rodin. Nel 1905 si trasferisce a Londra e qui realizza sculture che sollevano vivaci polemiche nell’ambiente accademico inglese per il loro estremo realismo. A Parigi dal
1911 conosce Picasso, Modigliani, Brancusi che orientano
la sua ricerca in senso sperimentale, avvicinandolo alla
scultura negra e primitiva e alle tendenze del vorticismo.
Nel dopoguerra ritorna ad esperienze più direttamente
naturalistiche, nelle quali la ricerca di monumentalità si
accompagna ad un realismo esasperato fino all’espressionismo.
La sua celebrità rimane però fondamentalmente legata alla
ritrattistica.
Storia dell’arte Einaudi
F
Fazzini, Pericle
Grottammare 1913 - Roma 1987
Scultore italiano
Formatosi presso il padre, artigiano del legno, studiò in seguito disegno e scultura a Roma a partire dal 1929. Proprio qui, nell’ambito della Scuola Romana degli anni Trenta si colloca il momento più intenso della sua esperienza
artistica, sviluppatasi in senso di decisa anticlassicità (Ritratto di Ungaretti, 1936, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma).
In questa fase, nella quale l’artista usa quasi esclusivamente il legno, Fazzini crea un’umanità remota e silenziosa
con un linguaggio plastico semplice e istintivo. Successivamente, anche col sostituire al legno il bronzo, le sue figure
subiscono un’ulteriore spoliazione, e la ricerca di essenzialità dà vita a uno stile rapido e sintetico (La Sibilla, 1947,
Museum of Modern Art, New York). In opere ancora più
tarde si noterà la tensione verso una libera rievocazione
fantastica (La fontana, 1961-65, EUR Roma).
Fra’ Bevignate
Notizie 1277-1305
Architetto e scultore italiano
Fra’ Bevignate era membro dell’ordine religioso dei silvestrini. Nel 1295 e nel 1300 è ricordato in alcuni documenti inerenti il cantiere del Duomo di Orvieto, del quale talvolta Bevignate è stato creduto responsabile del progetto.
Per la decorazione dei pilastri interni l’artista eseguì le figurazioni di due pilastri e le sculture del portale con la
Vergine e angeli. Secondo Benvenuto Cellini, al frate si
Storia dell’arte Einaudi
deve il sistema idraulico della Fontana Maggiore di Perugia, eseguita da Nicola e Giovanni Pisano nel 1277-78.
Spetterebbe a Fra’ Bevignate anche la decorazione scultorea di alcuni capitelli nel Duomo di Todi..
French, Daniel Chester
Exeter 1850 - New York 1931
Scultore americano
Allievo di Thomas Ball, fu uno dei principali scultori americani, mettendo in mostra uno stile classico e privilegiando soggetti di carattere civile, trattati con piglio realistico.
All’artista si devono molti dei monumenti pubblici eretti
negli Stati Uniti, segno della fortuna che riscontrò la sua
arte negli ambienti ufficiali. Soggiornò in diversi periodi a
Parigi, partecipando alle esposizioni che vi si tenevano ed
ottenendo importanti riconoscimenti: al Salon di Parigi
del 1892 si aggiudicò la medaglia come terzo classificato.
Espose inoltre all’Esposizione Universale del 1900. Fu
membro dell’Accademia Nazionale nel 1901 e fu inoltre
accolto nell’Accademia di San Luca a Roma, a dimostrazione di un apprezzamento generale che il suo stile riscosse nei principali ambienti artistici d’Europa.
Storia dell’arte Einaudi
G
Gemito, Vincenzo
Napoli 1852-1929
Scultore italiano
Figlio di genitori ignoti, fu adottato da un artigiano. Nel
1861, a nove anni di età, fu accolto nella bottega dello
scultore Emanuele Caggiano, insieme al coetaneo Antonio
Mancini col quale condivide un’adolescenza povera e turbolenta. Successivamente passa nella bottega di Stanislao
Lista. Nel 1868 esordisce alla Promotrice napoletana con
Il giocatore di carte (Napoli, Museo di Capodimonte).
Studia con passione le opere antiche conservate nel Museo
di Napoli, e dal 1869 comincia a realizzare una serie di
bellissimi ritratti, tra i quali quelli di Verdi e della moglie
Giuseppina Strepponi (Milano, Museo Teatrale della Scala), di Michetti (Firenze, Galleria d’arte moderna) e di
Morelli (Napoli, Museo di Capodimonte). Frequentando
la colonia dei francesi a Napoli, conosce Matilde Duffaud,
donna colta e intenditrice d’arte, che va a vivere con Gemito, assistendolo fino alla sua precoce scomparsa nel
1881. Nel 1877 raggiunge a Parigi l’amico Mancini, ed
espone varie volte sia al Salon sia all’Esposizione Universale. Alla fine del 1880 torna definitivamente a Napoli.
Nel 1886 gli viene commessa la statua marmorea di Carlo
V per la facciata del Palazzo Reale di Napoli e da Umberto I di Savoia un grande trionfo da tavola in oro e argento.
Cominciano in questi anni gli attacchi di follia: rinchiuso
in un istituto, fugge di nascosto e si chiude in casa per circa venti anni, assistito soltanto dalla moglie Anna Cutolo,
che morirà nel 1906. Alcune sue opere furono esposte alla
Biennale di Venezia del 1903. Si ripresenta in pubblico solo nel 1909, lavorando quasi esclusivamente l’argento e
Storia dell’arte Einaudi
l’oro, e dimostrando una straordinaria perizia tecnica. Dal
1915 soggiorna frequentemente a Roma, e nel 1924 compie il suo ultimo viaggio a Parigi.
Ghiberti, Lorenzo
Firenze 1378-1455
Scultore italiano
Compie il suo apprendistato come orafo. Nel 1400 lui
stesso ricorda di aver lasciato Firenze e di aver lavorato
come pittore a Pesaro. Rientrato a Firenze partecipa con
successo al concorso del 1401 per la porta nord del Battistero con la formella del Sacrificio di Isacco (Firenze, Bargello). I lavori alla porta saranno conclusi solo nel 1424. In
questi anni realizza per le nicchie esterne della chiesa di
Orsanmichele le statue in bronzo di San Giovanni Battista
(1414), San Matteo (1420) e Santo Stefano (1427-28). Nel
1424 compie un viaggio a Venezia, e intorno al 1430 uno
a Roma. Per il fonte battesimale di Siena esegue i rilievi
del Battesimo di Cristo e del Battista davanti a Erode, terminati nel 1427. Dal 1425 lavora alla cosiddetta porta del
Paradiso, sempre per il Battistero fiorentino, che termina
solo nel 1452: vi sono rappresentate le storie del Vecchio
Testamento distribuite in dieci riquadri. In questi anni
esegue anche l’Arca dei tre martiri (1428; Firenze, Museo
del Bargello) e l’Arca di San Zanobi (1442) per il Duomo
di Firenze. Negli ultimi anni di vita scrisse i tre libri dei
Commentari, una sorta di diario, in cui trovano posto trattazioni storiche, ricordi biografici e riflessioni teoriche sull’arte.
Giacometti, Alberto
Stampa 1901 - Coira 1966
Scultore e pittore svizzero
Figlio del pittore post-impressionista Giovanni, vive in un
ambiente familiare favorevole alla sua iniziazione alle arti.
Già da adolescente dimostra grande facilità nel dipingere e
scolpire. Compie gli studi al collegio di Schiers e alla Scuola di Arti e Mestieri di Ginevra visita due volte l’Italia dove conosce le opere dei futuristi. Dal 1922 al 1925 frequenta a Parigi l’atelier di Bourdelle.
Nelle opere degli anni Venti si avverte il suo interesse per
il cubismo, l’arte primitiva (Torso, 1925; Donna cucchiaio, 1926). Frequenta il gruppo surrealista, fino al
1935: opere quali La sfera sospesa 1930, e L’oggetto invi-
Storia dell’arte Einaudi
sibile sono tipici esempi di opere surrealiste sospese tra il
gusto del congegno e della macchina inutile. Dal 1935 circa l’artista mette fine a questo genere di produzione per
dedicarsi alla figura umana capace di offrire una complessità in grado, secondo quanto lui stesso dichiara, di sostituire l’universo intero. Questo ritorno alla figura porta
con sé una rottura definitiva con il surrealismo. Fino al
1947 smette di esporre per poi ricominciare a mostrare il
proprio lavoro caratterizzato dal suo nuovo e inconfondibile stile personale: forme allungate e assottigliate dalla
corrosione interiore, lunghe, filiformi, immerse in uno
spazio che le avvolge e le corrode (Donna di Venezia IV,
1947).
Giambologna, Jean de Boulogne detto il
Douai 1529 - Firenze 1608
Scultore fiammingo attivo in Italia
Giambologna, scultore originario delle Fiandre, giunge
ben presto in Italia. Niente sappiamo della sua attività iniziale. Nel 1550 l’artista fiammingo è già a Firenze, dove
alla fine del sesto decennio diventa lo scultore ufficiale dei
Medici, Granduchi di Toscana, che gli affidano numerosi
incarichi.
Fra il 1563 e il 1566 è impegnato nella realizzazione della
monumentale Fontana del Nettuno a Bologna, ispirata alla
scultura di analogo soggetto è progettata dallo scultore fiorentino Bartolomeo Ammannati.
Negli anni seguenti intensa è la sua produzione di piccoli
bronzi a soggetto mitologico.
Nel 1571 per il giardino della Villa Medici Demidoff realizza la stupefacente Fontana dell’Appennino, esempio
del gusto manierista orientato verso opere capaci di destare meraviglia e stupore. Nel giardino della villa medicea
in cui la scultura viene posta, l’artificio dell’uomo gareggia con la natura. Per i giardini esegue anche una serie di
bronzi più piccoli raffiguranti animali, che dovevano integrarsi perfettamente nell’ambiente naturale. Al 1575 risale l’esecuzione della grande Fontana dell’Oceano, commissionatagli dai Medici quale imponente arredo per il
giardino di Boboli. Fra il 1574 e il 1582 è impegnato nella realizzazione del grande gruppo marmoreo raffigurante
il Ratto delle Sabine, particolarmente ammirato da Francesco I che lo fece collocare sotto la Loggia dei Lanzi di
Piazza della Signoria, vera e propria galleria di sculture
Storia dell’arte Einaudi
all’aperto. Intorno agli anni Ottanta il Giambologna esegue per lo più opere a carattere sacro per Lucca, Genova
e Firenze. Per i Medici realizza sculture a carattere celebrativo come il monumento equestre del Granduca Cosimo I in piazza della Signoria, e quello di Ferdinando I in
piazza Santissima Annunziata. Artista di chiara fama,
seppe soddisfare le richieste di una committenza raffinata
che richiedeva opere in bronzo di piccolo formato, destinate all’arredo di studioli e camerini. I soggetti prediletti
erano quelli ispirati al mondo dell’antichità classica e alla
mitologia.
Giovanni Pisano
Pisa 1248 ca. - Siena dopo il 1314
Scultore e architetto italiano
Figlio dello scultore Nicola Pisano, Giovanni fu avviato all’arte della scultura nella bottega del padre; sulla base dei
pagamenti effettuati, il giovane artista dovette essere il
più importante collaboratore di Nicola nell’esecuzione del
pulpito del Duomo di Siena, eseguito fra il 1266 e il 1268.
La collaborazione fra i due artisti è testimoniata anche
dall’iscrizione apposta nei rilievi che decorano la Fontana
Maggiore di Perugia, eseguita nel 1277-78. A Giovanni
sono solitamente riferite le statue di coronamento delle vasche e il gruppo delle Ninfe eretto al centro. L’artista intervenne anche nella decorazione esterna del Battistero di
Pisa, eseguendo le cuspidi che inquadrano le finestre del
terzo ordine e i busti della Madonna, di Mosè e del Battista, oggi conservati nel Museo dell’Opera del Duomo. Alla
morte di Nicola, Giovanni divenne il titolare della importante bottega paterna, rilevandone le più prestigiose commissioni. Dal 1285 al 1296 l’artista fu impegnato a Siena
come capomastro della Cattedrale. Al maestro spetta l’allungamento della navata della chiesa e il progetto per la
decorazione della facciata, realizzata tuttavia solo nella
parte inferiore, fino all’altezza dei portali. Per la facciata
Giovanni scolpì le grandi statue di Profeti e delle Sibille
che oggi si conservano nel locale Museo dell’Opera del
Duomo. Dissapori con l’Opera del Duomo spinsero l’artista ad abbandonare il cantiere senese e a rientrare nel
1297 a Pisa, dove divenne capomastro della Primaziale.
Contemporaneamente, nel 1301, Giovanni scolpì il Pulpito della chiesa di Sant’Andrea a Pistoia, rielaborando il
prototipo ideato da Nicola Pisano per il Battistero di Pisa
Storia dell’arte Einaudi
e per la cattedrale di Siena. Segna una ulteriore evoluzione
stilistica il Pulpito scolpito per il Duomo di Pisa fra il
1301 e il 1310, nel quale la forma esagonale lascia il posto
alla sagoma circolare. Il maestro, che svolse anche la professione di orafo secondo quanto riportato dallo stesso
Giovanni nell’iscrizione apposta sul pulpito di Pisa, terminò probabilmente l’attività entro il secondo decennio
del XIV secolo. L’ultima opera eseguita fu probabilmente
il sepolcro di Margherita di Lussemburgo, moglie dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, morta nel 1311. La
tomba, eretta nella chiesa di San Francesco di Castelletto
a Genova verso il 1313, è stata smontata ed è andata in
parte perduta. Importanti frammenti si conservano oggi
nel Museo di Sant’Agostino.
Gislebertus
attivo nei primi decenni del XII sec.
Scultore francese (?)
La firma di Gislebertus (Gislebertus hoc opus fecit) compare sul timpano del portale di Saint-Lazare ad Autun, testimoniando la posizione di grande prestigio che l’artista
ricopriva. Sulla base di quest’opera gli è stata attribuita
tutta la decorazione scolpita della cattedrale, compresi i
capitelli rovinati dell’abside, che si ritiene eseguita negli
anni che hanno immediatamente preceduto la consacrazione della chiesa, nel 1132. Partendo dalle promesse poste
dagli scultori di Cluny, Gislebertus rinnova l’iconografia
tradizionale pervadendo le composizioni di un dinamismo
particolare, che altera le proporzioni della figura umana e
ne deforma i tratti fisionomici. I risultati raggiunti sono
affini a quelli del timpano di Vézelay, tanto che alcuni
hanno ipotizzato la sua partecipazione anche a quest’impresa decorativa.
Grandi, Giuseppe
Varese 1843-1894
Scultore italiano
Frequentò l’Accademia di Milano legandosi successivamente al gruppo della Scapigliatura lombarda. Nel 1869
eseguì la statua di Santa Tecla per il Duomo, nel 1871 il
monumento a Cesare Beccaria, e nel 1874 il Ritratto del
maresciallo Ney. La sua opera di maggior impegno fu il
monumento alle Cinque Giornate di Milano che, iniziato
nel 1881, sarà inaugurato solo dopo la sua morte.
Storia dell’arte Einaudi
Greenough, Horatio
Boston, 1805 - Somerville, Massachusetts, 1852
Scultore americano
Lo scultore iniziò a modellare alla tenera età di dodici anni, sotto la direzione di artisti della sua città natale; proseguì poi gli studi presso i Collegio di Harvard. È stato il
primo scultore americano a recarsi a Roma per studiare
dal vivo i grandi modelli della statuaria classica e degli artisti rinascimentali e barocchi. Tornato in America, soggiornò in alcune delle principali metropoli, Washington,
Baltimora e Filadelfia, dove cominciò a realizzare le sue
prime opere autonome. Di nuovo in Italia, fu allievo a Firenze di Lorenzo Bartolini, esponente di punta della corrente neoclassica. Diventato ben presto il principale scultore ufficiale americano, tra le sue opere si ricordano un
busto di Lafayette, eseguito nel 1831 nel corso del suo
soggiorno parigino, e un Gruppo di angeli, copia da Raffaello e prima opera in marmo della storia della scultura
americana.
Guglielmo
attivo verso la metà del XII secolo
Scultore italiano
È ignota la provenienza geografica dello scultore, ma l’ipotesi più credibile lo vede originario dell’Italia settentrionale, data l’impostazione fortemente volumetrica delle sue
figure. Il vigoroso plasticismo che contraddistingue le figure di Guglielmo, arricchito da una notevole sensibilità pittorica evidente nel modo in cui sono trattate le pieghe delle vesti e gli intagli ornamentali, rivela infatti una cultura
aggiornata ed articolata, che comprende le narrazioni su
due registri derivata dai sarcofagi tardo-antichi, e le più
recenti novità della scultura lombarda e provenzale. Tra il
1159 e il 1162 Guglielmo eseguì i rilievi del Pulpito del
Duomo di Pisa, successivamente (1312) trasferiti nella cattedrale di Cagliari per far posto al nuovo pulpito realizzato
da Giovanni Pisano. L’opera è una delle realizzazioni più
interessanti del XII secolo; il suo riutilizzo a Cagliari vide
anche uno smembramento del pulpito che venne diviso per
formare due amboni. L’importanza di questo maestro è
evidente nell’influenza esercitata su numerosi artisti, noti
e anonimi, attivi nella seconda metà del XII secolo tra Pisa, Lucca, Volterra e Pistoia.
Storia dell’arte Einaudi
Guidetto
XII-XIII secc.
Architetto e scultore italiano
Fu attivo a Lucca, dove decorò nel 1204 le loggette della
facciata del Duomo di San Martino e quella di San Michele in Foro. Nel 1211 lavorò invece ai capitelli della facciata del Duomo di Prato. Esponente del romanico luccheselombardo e, per l’accentuato plasticismo, precursore in
certo senso del gotico, si fece interprete di una tendenza
decorativa caratterizzata da un forte risalto cromatico, devoluto all’alternanza di tarsie bianche e nere.
Guido da Como, Guido Bigarelli detto
documentato dal 1239 al 1257, anno di morte
Scultore italiano
Di origine lombarda, lavorò a lungo in Toscana. La sua
cultura risente dell’influenza degli scultori attivi in questi
anni nell’area lucchese, e quindi di Guglielmo, Lanfranco
Bigarelli e di Guidetto, mentre la sua origine ticinese si
avverte nella nitidezza e nella levigatezza dell’intaglio. Il
suo linguaggio è sostanzialmente quello ticinese-lucchese
dei maestri operanti nel portico del duomo di Lucca, per il
quale sembra aver scolpito l’architrave del portale maggiore e due simboli degli evangelisti situati ai lati del portale
stesso.
Due iscrizioni permettono di riferirgli il Fonte battesimale
del battistero di Pisa (1246) ed il Pulpito di San Bartolomeo in Pantano a Pistoia (1250), che costituiscono i poli
intorno a cui la critica ha cercato di raggruppare le sue
opere. Fra le altre, gli si attribuisce l’architrave del portale
maggiore della chiesa di San Pietro Somaldi a Lucca, alcuni capitelli della navata anulare del battistero di Pisa, la
statua dell’Arcangelo Michele, oggi conservata nel Museo
Diocesano di Pistoia e, sempre a Pistoia, le recinzioni presbiteriali della chiesa di Sant’Andrea.
Guillaume, Eugène
Montbard, 1822 - Roma, 1905
Scultore francese
Proveniente da una famiglia agiata, termina gli studi presso il collegio di Digione e solo dopo frequenta la Scuola di
Disegno sotto la direzione di Pierre Darbois. Nel 1841 entra all’Ecole des Beaux-Arts e diviene il pupillo di Pradier.
Nel 1845 vince il Prix-de-Rome e si stabilisce in Italia, do-
Storia dell’arte Einaudi
ve soggiorna fino al 1850. Durante questo periodo realizza
l’Anacreonte, opera classica che segna il suo successo e l’ascesa della sua carriera, ricca di soddisfazioni. Tornato in
patria partecipa alla decorazione del palazzo del Louvre e
si dedica prevalentemente al genere del ritratto. Nel 1864
è nominato direttore dell’Ecole des Beaux-Arts; dal 1891
è direttore dell’Accademia di Francia a Roma. Nel 1898
gli viene assegnato il massimo riconoscimento: la nomina a
membro dell’Accademia di Francia per i meriti di scrittore
e oratore. Muore a Roma, ma è sepolto a Parigi, nel cimitero di Père-Lachaise, luogo destinato ad accogliere le celebrità di tutti i tempi.
Storia dell’arte Einaudi
H
Hidetoshi, Nagasawa
Tonei, Mancuria, 1940
Scultore giapponese
Diplomatosi nel 1963 alla scuola di Belle Arti di Tokyo
(sezione design), si trasferisce definitivamente a Milano
nell’agosto 1967. L’episodio del «viaggio» intrapreso in
bicicletta e canoa assume una dimensione emotiva che segna fortemente il suo lavoro. L’allontanamento dal Giappone coincide con la partenza come artista. Il senso del
viaggio è presente — per sua stessa dichiarazione — sia in
quello che si vede, sia in ciò che c’è dietro l’idea di ogni
suo lavoro. La barca è la testimonianza visiva del rapporto
tra arte e viaggio. Un tema che appare più volte dagli anni
Settanta ad oggi. Nel 1973 espone alla Biennale de Paris
una piroga scavata in un tronco d’albero con il fuoco e
l’accetta come settemila anni fa; nel 1981 la forma della
barca riappare in una mostra a Torino: è di marmo di Carrara ed è piena di terra dove è piantato un salice. In seguito il «viaggio della barca» diventa sempre meno fisico e
più mentale. Nel 1986 partecipa alla mostra Chambres
D’Amis a Gand: una barca leggera, trasparente, un semplice profilo di ottone, è appesa alla parete esterna di una
casa. Contemporaneamente a Sonsbeek, in Olanda, un
gruppo di barche dai profili di ferro avvolti in carta giapponese, con la punta rivolta verso Ovest, è posato su un
prato ognuna ha al centro un albero di salice.
Il tema del viaggio si lega a quello della natura e del paesaggio, del luogo e del tempo. Nelle sue opere sul tema
del giardino (Luogo dei Fiori, 1985, Mito, Japan, Contemporary Art Center; Jardin,1996, Palma de Mallorca,
Fondazione Miró) si evince la differenza tra il concetto di
Storia dell’arte Einaudi
natura occidentale e orientale: l’artista stesso afferma più
volta che « il giardino in Oriente è scultura e senso della
scultura».
Houdon, Jean-Antoine
Parigi 1741-1828
Scultore francese
Questo grande artista, uno dei più alti rappresentanti della
scuola francese di scultura, nacque da una famiglia modesta; il padre lavorò al servizio del mercante Lamotte e, in
seguito, trovò impiego come portiere presso la scuola del
Louvre. Il lavoro del padre favorì il contatto del giovane
aspirante scultore con artisti ed insegnanti; fu precocemente ammesso a frequentare lo studio di Michel-Ange
Slodtz, ottenendo fin da subito importanti riconoscimenti
per le sue opere. Nel 1764 Houdon si recò a Roma, in
quanto vincitore del Prix de Rome; studiò con entusiasmo
gli oggetti che stavano venendo alla luce negli scavi di Ercolano e Pompei, dedicando grande attenzione anche allo
studio del Rinascimento e in particolare di Michelangelo.
Tra le opere che Houdon eseguì in Italia, conviene ricordare il San Bruno per la chiesa di Santa Maria degli Angeli, e l’Ecorché, piccola scultura di un uomo scorticato, tipico esercizio rinascimentale per la definizione e lo studio
della muscolatura e dell’anatomia umana. Nel 1768 lo
scultore fece ritorno in Francia, ottenendo una notevole
quantità di committenze prestigiose. Prese parte alle esposizioni del Salon dal 1777 al 1805. Intimamente legato
con Franklin, Houdon fu scelto dal Congresso americano
per realizzare la statua di George Washington; per eseguirla l’artista partì per Filadelfia il 22 luglio 1785, dove
rimase fino al compimento dell’opera, avvenuto il 4 gennaio 1786. Nel corso della sua carriera Houdon ricevette
numerose onorificenze e ricoprì incarichi ufficiali presso
l’École des Beaux-Arts.
Storia dell’arte Einaudi
L
Leoni, Leone
Menaggio 1509 ca. - Milano 1590
Scultore, medaglista e orafo italiano
Poco si sa della sua formazione come scultore, medaglista e orafo. Acquisita una certa fama in questo campo,
fu dapprima a Roma in veste di incisore della Zecca
pontificia (1538-40), dopodiché nel 1542 fu chiamato a
Milano dal governatore Alfonso d’Avalos come incisore
della Zecca imperiale e medaglista. Ben presto giunse alla ribalta alla corte di Carlo V, di cui divenne un protetto. Per l’imperatore eseguì un ritratto in bronzo (Carlo
V domina il furore, 1551), assieme alle statue dell’imperatrice Isabella (1555), di Filippo II (1553) e di Maria
d’Ungheria (1553), tutte conservate nel Museo del Prado a Madrid. Questi ritratti furono eseguiti dal vero dopo soggiorni alle corti di Augsburg (1551) e di Bruxelles
(1549, 1556). Lo stile di Leoni dimostra uno studio condotto sulle sculture antiche e sulle opere di Donatello,
Sansovino e Cellini. A partire dalla fine degli anni cinquanta lo scultore lavorò soprattutto per alcuni principi
italiani (Ritratto di Ferrante Gonzaga che domina l’Invidia, Guastalla; monumento di Gian Giacomo de’ Medici, Milano, Duomo). A Milano intorno al 1565 lavorò
alla decorazione scultorea della facciata della sua abitazione detta Palazzo degli Omenoni per le gigantesche figure di telamoni aggettanti, completata da bassorilievi
con storie a sfondo autobiografico.
Storia dell’arte Einaudi
Lipchitz, Jacques
Druskininkai 1891 - Capri 1973
Scultore lituano
Compiuti gli studi di ingegneria a Vilna, Lipchitz si trasferisce nel 1909 a Parigi, dove si iscrive alla Scuola di Belle
Arti e all’Accademia Julian, dedicandosi alla scultura.
Qui conosce Picasso e si avvicina al cubismo, creando forme fortemente semplificate e statiche.
Intorno al 1925 maturò uno stile più dinamico, fondato
sulle possibilità espressive dei profili e del loro intreccio
piuttosto che sull’analisi dei volumi. Venne definita «scultura trasparente», per significare quanto lo spazio ne fosse
parte integrante.
Si riavvicinò in seguito alle forme concrete della realtà,
rappresentata attraverso una plastica duttile ed animata,
carica di un’espressività che spesso sconfina nella drammaticità.
Nel 1941 si trasferisce negli Stati Uniti, dove la sua scultura ha spesso assunto caratteri monumentali.
Lista, Stanislao
Salerno 1824 - Napoli 1908
Scultore italiano
Di origine salernitana, inizia la sua attività nel 1852 e intorno al 1869 realizza la statua di Paisiello per il Teatro
San Carlo di Napoli. Collaborò con Gioacchino Toma alla
fondazione della scuola serale per operai. Per la Colonna
dei Martiri del 1866 eseguì il grande Leone ferito. Suo è il
sepolcro del vescovo Angelo Andrea Zottoli nel Duomo di
Salerno. Insegnò all’Accademia di Napoli.
Lombardo, Pietro
Carona, Lugano 1435 - Venezia 1515
Scultore italiano
Lombardo di origine, si forma forse in Toscana e lavora a
Padova alla metà degli anni Sessanta, per fermarsi stabilmente a Venezia subito dopo. Qui dà vita a una fiorente
bottega, all’interno della quale lavorano anche i suoi figli
Antonio e Tullio, specializzata nella realizzazione di grandi monumenti funerari. Tra i grandi monumenti si possono ricordare quelli della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo,
a Pasquale Malipiero, a Niccolò Marcello (1474) e a Pietro
Mocenigo (1476). Significativa è anche la sua attività di
architetto, che contribuisce alla creazione del volto rina-
Storia dell’arte Einaudi
scimentale di Venezia. A lui spettano la costruzione della
Chiesa di San Giobbe (1480), la Chiesa di Santa Maria dei
Miracoli (1489), la facciata della Scuola di San Marco
(1490).
Lombardo, Tullio
Venezia 1455-1532
Scultore italiano
Fu allievo del padre Pietro, con cui collaborò fin dalla costruzione del monumento al doge Mocenigo. Lavorò, agli
esordi, ma con assiduità, anche con il fratello Antonio.
Ebbe presto una attività indipendente segnata dall’Incoronazione di Maria per la Chiesa di San Giovanni Crisostomo a Venezia (1502), in cui dimostrò di aver accolto l’eredità della bottega paterna. Il suo linguaggio andò sempre
più distinguendosi per i pronunciati accenti classicistici,
evidenti anche nella trattazione delle superfici, levigatissime, e nella minuziosa resa dei particolari. Ne sono testimonianza gli altorilievi con i Miracoli di Sant’Antonio,
eseguiti per la Basilica del Santo a Padova (1520-25) ed il
monumento a Matteo Bellati nel Duomo di Feltre (1528).
La sua attività si svolse a Venezia (ove sono conservate
l’Annunciazione, nell’Oratorio del Seminario e l’Assunzione in San Giovanni Crisostomo), nel Veneto fino a Belluno e Treviso, e nella pianura padana, da Mantova a Ferrara. Notevoli per la finitezza formale e per il severo realismo ispirato alla statuaria romana, sono sculture isolate
come il Bacco ed Arianna, oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna. La sua opera maggiore, in cui classicismo
e gusto del patetico si fondono in straordinario equilibrio,
è la lastra tombale di Guidarello Guidarelli ora al Museo
Civico di Ravenna (1525).
Long, Richard
Bristol 1945
Scultore britannico
Studia a Bristol e a Londra dal 1962 al 1966, nel 1964 realizza la sua prima opera a cielo aperto
(A Snowball Track). È generalmente associato alla Land
Art, ma ha sempre rifiutato qualsiasi tentativo di inserirlo
in specifiche tendenze artistiche. Dal 1967 viaggia molto,
in America del Nord e del Sud, in Europa, in India, in
Giappone e in Africa e nel corso delle sue lunghe passeggiate solitarie, che seguono itinerari ben definiti, esegue i
Storia dell’arte Einaudi
suoi lavori, cerchi, spirali, corone circolari fatte delle pietre del luogo o figure geometriche realizzate dall’impronta
o dal solco del suo piede. In alcuni casi la scultura può anche passare inosservata o essere cancellata a causa delle
condizioni atmosferiche. Resta una documentazione fotografica che viene esposta nelle gallerie e nei musei insieme
alle mappe dei luoghi attraversati. Long non rifiuta di ricreare i suoi lavori direttamente in ambienti chiusi con
l’ardesia, la pietra, il legno o il fango che preleva durante i
suoi percorsi. I reperti vengono disposti in strisce, spirali,
cerchi formati sul pavimento (White rock Line, 1990, Musée Bordeaux). Negli anni Sessanta e Settanta Long partecipa alle maggiori manifestazioni in cui si sottolinea il processo concettuale dell’arte: «Quando gli atteggiamenti diventano forma», Kunsthalle di Berna 1969, Documenta V
a Kassel nel 1972, la Biennale di Venezia del 1976. Dal
1968 fino ai nostri giorni molte sono le sue personali nelle
maggiori gallerie internazionali.
Storia dell’arte Einaudi
M
Maderno, Stefano
Bissone, Canton Ticino 1576 - Roma 1636
Scultore italiano
Iniziò la carriera da restauratore di statue antiche, alcune
delle quali furono da lui riprodotte in bronzo. La conoscenza dell’arte classica lo aiutò nella realizzazione dell’opera più significativa, la Santa Cecilia, nella chiesa
omonima in Trastevere a Roma, commissionatagli dal
cardinale Sfrondrato che nella chiesa aveva trovato il
corpo della santa, nel 1599. Lo scultore lo riprodusse nelle stesse dimensioni e nella stessa posa in cui era stato
rinvenuto e il rilievo venne collocato in una nicchia di
marmo nero sotto l’altare maggiore. L’originalità della
soluzione e il naturalistico abbandono della posa ebbero
un grande successo nella scultura barocca, anche se tale
esito rappresentò un caso isolato nella produzione classicheggiante dell’artista.
Maestro di Cabestany
seconda metà XII sec.
Scultore spagnolo (?)
Alla personalità dello scultore, la cui denominazione deriva da un timpano scolpito nella chiesa di Cabestany, è
stata attribuita una serie di opere, disseminate tra la
Linguadoca, la Catalogna, la Navarra e l’Italia. Nel rilievo, che pone al centro Cristo tra la Vergine e san
Tommaso e sui lati la rappresentazione della Vergine
che esce dal sepolcro e la sua Assunzione, sono stati individuati i caratteri stilistici peculiari al maestro: le figure rivelano un certo vigore plastico ed un’impostazio-
Storia dell’arte Einaudi
ne solenne, ravvivata dal ritmo veloce dei panneggi
mossi dal vento.
Accurati confronti hanno poi permesso di ricostruire il
corpus delle sculture realizzate dal Maestro di Cabestany e
dalla sua bottega: accanto al timpano proveniente dal monastero catalano di Sant Pere de Rodes, raffigurante la
Vocazione di San Pietro, e ad alcuni capitelli della chiesa
di Sant Esteve d’en Bas (Gerona), si ricorda il sarcofago di
Sant’Ilario, eseguito per l’omonima abbazia benedettina,
situata poco lontano da Carcassonne, i capitelli e le decorazioni per la chiesa abbaziale di Saint-Papoul, presso Castelnaudary e i rilievi del timpano di un portale della chiesa di Errondo in Navarra.
In Italia la presenza del maestro è stata invece rilevata
nel capitello con San Daniele nella fossa dei leoni a
Sant’Antimo, nei pressi di Montalcino, e nel fusto di acquasantiera della piccola chiesa di San Giovanni in Sugana, presso San Casciano Val di Pesa.
Maestro dei Mesi di Ferrara
attivo nella prima metà del sec. XIII
Scultore italiano
Viene così chiamato dalle sculture allegoriche raffiguranti
i Mesi, smontate da un portale della cattedrale ferrarese e
conservati nell’attiguo museo. Suoi sono probabilmente
anche i rilievi con il Sogno e l’Adorazione dei magi della
lunetta di San Mercuriale a Forlì (1230 ca.). Per la straordinaria sensibilità, ormai gotica, con cui il modellato si
traduce in dettagliata indagine naturalistica, libera da ogni
rigidezza, è da annoverare tra gli artisti più originali e innovatori del primo Duecento.
Maestro di Naumburg
notizie 1225 ca. - dopo il 1249
Scultore tedesco
Formatosi probabilmente nei cantieri delle grandi cattedrali gotiche della Francia settentrionale e della valle del
Reno, elabora un linguaggio ormai libero dal rigore romanico. La sua opera principale è l’ambone con scene
della Passione e dodici statue di donatori del Duomo di
Naumburg, dalla vigorosa espressività e dalla vivace animazione delle figure.
Storia dell’arte Einaudi
Maillol, Aristide
Banyuls-sur-Mer, 1861-1944
Scultore e pittore francese
La sua formazione è inizialmente pittorica, come allievo di
Gérôme e Cabanel presso l’Ecole des Beaux-Arts dal 1885
al 1889. Negli stessi anni, grazie all’amicizia con Bourdelle, manifesta un primo interesse per la scultura con particolare riferimento alle opere di Rodin. Contemporaneamente sviluppa una passione particolare per la tecnica dell’arazzo, tanto da aprire un atelier specializzato a Banyuls.
Queste diverse esperienze, unite all’ammirazione per Gauguin e Denis, sono alla base delle prime opere pittoriche.
In seguito, a causa di una malattia agli occhi, Maillol si dedica prevalentemente alla scultura, mostrando uno stile
che lega insieme le suggestioni Nabis, l’influenza di Matisse e riferimenti alla scultura egizia, indiana e classica. Le
sculture di Maillol sono caratterizzate da una plastica monumentalità dal solido impianto e dall’imponenza tranquilla, lontane da ogni compiacimento intellettualistico.
Maitani, Lorenzo
Siena 1275 ca. - Orvieto 1330
Scultore e architetto italiano
Di origine senese, Lorenzo Maitani si formò nel cantiere
della Cattedrale di Siena, a contatto con la bottega di Giovanni Pisano. Nel 1308 l’artista venne chiamato ad Orvieto a dirigere i lavori per la costruzione del Duomo, fondato nel 1290. L’architetto, nominato nel 1310 «universalis
caputmagister», si occupò dell’ampliamento dell’edificio e
della decorazione della facciata, per la quale eseguì gran
parte dei rilievi e dei gruppi scultorei che la ornano. L’attività scultorea di Lorenzo Maitani è attestata anche dalla
sussistenza di alcune sculture lignee, quali i due Crocifissi
conservati rispettivamente nel Duomo e nella chiesa di
San Francesco. Il lungo soggiorno orvietano dell’artista fu
interrotto da sporadici viaggi che lo condussero nel 1317 e
nel 1319 a Perugia per realizzare alcune opere di riparazione all’acquedotto. Nel 1322 l’architetto tornò a Siena dove era stato chiamato quale consulente per la costruzione
del Duomo Nuovo. Nel 1323 è documentato a Montefalco, dove realizzò il progetto per il castello, mentre nel
1325 Lorenzo Maitani era a Castiglione del Lago, impegnato a edificare le fortificazioni della città. Questi interventi si alternarono con il lavoro di decorazione della fac-
Storia dell’arte Einaudi
ciata del Duomo di Orvieto, per la quale nel 1329 l’artista
fece fondere in bronzo l’Aquila apocalittica che sovrasta i
portali insieme agli altri simboli degli Evangelisti. Lorenzo
Maitani morì nella città umbra nel 1330.
Manship, Paul
Saint Paul, Minnesota 1885-1966
Scultore americano
Lo scultore americano, dallo stile puramente classico, si
conquistò velocemente il favore del pubblico e della critica, partecipando con le sue opere a numerose mostre a livello nazionale. All’apice della carriera, verso il 1930, ricevette alcuni prestigiosi riconoscimenti, tra cui una medaglia d’oro all’Esposizione di Filadelfia del 1926 e la nomina a presidente della Società Nazionale di Scultura. Lo stile della maturità fu profondamente influenzato dalla stilizzazione del periodo della Grecia arcaica. La maggior parte
delle sue opere fu fusa in bronzo, mettendo in mostra
un’abilità eccezionale nel procedimento tecnico e nella finezza esecutiva. I soggetti delle sue opere sono improntati
sulla natura, ma le forme sono rese in modo fortemente
stilizzato secondo un ritmo e linee di contorno di caratteristica grazia e leggerezza. L’influenza astratta percepibile
nelle sculture deriva piuttosto dallo studio e dall’influenza
dell’arte antica che non dalle contemporanee esperienze
del cubismo e del costruttivismo. Equilibrio e ordine,
componenti essenziali dell’arte classica, sono allo stesso
modo determinanti nell’arte di Paul Manship.
Manzoni, Piero
Soncino, CR 1933 - Milano 1963
Scultore italiano
Nasce a Soncino, in provincia di Cremona, nel 1933. Nel
1957 aderisce al Gruppo Nucleare, con cui redige il manifesto Per una pittura organica e, qualche mese dopo, il
Manifesto contro lo stile. La riflessione sulle opere di
Klein, Alberto Burri e Lucio Fontana lo conducono ad elaborare una serie di lavori materici in gesso grezzo, graffiato e segnato o in tela ritagliata in modo irregolare. Tale serie viene intitolata Achromes, ad esprimere la concezione
di uno spazio privo di immagini, da identificare con il grado zero del quadro. Nel 1958 Luciano Anceschi presenta
la mostra di Enrico Baj, Manzoni e Fontana alla Galleria
Bergamo di Milano.
Storia dell’arte Einaudi
Nel 1959 approfondisce il rapporto con Enrico Castellani
e Vincenzo Agnetti. Realizza le prime Linee e concepisce
il progetto di firmare persone viventi, conferendo loro un
certificato di autenticità. Tiene una mostra all’Aja, dove
conosce Henk Peeters che lo mette in contatto con il
Gruppo Zero. A Milano realizza Corpi d’aria, sculture
pneumatiche che continuerà ad eseguire fino al 1961: il
pallone può essere comprato dall’acquirente, ma qualora
sia lo stesso autore a gonfiarlo l’opera prende il titolo Fiato d’artista. Sempre nel 1959 prosegue la sperimentazione
sugli Achromes che nel tempo realizza in materiali diversi
ed espone la Linea, lunga 19,93, metri distesa intorno alle
pareti della Galleria Pozzetto a Chiuso di Albisola. Con
Agnetti e Castellani progetta la rivista Azimuth che propone testi di poesia, critica e arte contemporanea. Alcuni
mesi dopo allestisce con Castellani una galleria sotterranea, che viene chiamata «Azimut»; la prima mostra della
galleria ospita le Linee di Manzoni, presentate da Agnetti.
Procedendo continuamente nella sperimentazione, nel
1960 Manzoni elabora la prima Scultura nello spazio, una
sfera sospesa sopra un gettito d’aria circolare.
Nel 1960 alla Galleria Azimut presenta la sua mostra Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte
che consiste nel far divorare al pubblico uova bollite e impresse con suo pollice.
Nel 1961 concepisce la prima Base magica: qualunque persona o oggetto vi si pongano sopra sono da considerare
opere d’arte. Nello stesso anno produce le scatolette Merda d’artista, vendute al grammo secondo la valutazione
giornaliera dell’oro. Espone, realizza e concepisce continuamente nuove idee. Nel 1963 muore a Milano.
Manzù, Giacomo
Bergamo 1908 - Ardea 1991
Scultore italiano
Assai presto Giacomo Manzù inizia a lavorare come apprendista prima presso un intagliatore, poi presso un doratore e infine presso uno stuccatore. Un soggiorno a Verona,
dovuto al servizio militare, gli consente di ammirare le porte della chiesa di San Zeno Maggiore e i calchi di sculture
antiche dell’Accademia Cicognini. Nel 1928 Manzù decide
di dedicarsi completamente alla scultura, e nel 1929 è a Parigi per un breve e sfortunato soggiorno. A Milano, dove si
trasferisce nel 1930, partecipa al vivido clima intellettuale
Storia dell’arte Einaudi
che permea la città negli anni trenta del secolo, ed entra in
contatto con artisti, intellettuali, critici d’arte e musicisti.
Fra le prime opere milanesi si ricorda la decorazione della
cappella dell’Università Cattolica. In questi anni i temi più
ricorrenti del repertorio figurativo dell’artista sono ritratti
e teste femminili. Si dedica anche alla pittura, affrontando
soprattutto temi religiosi. Nel 1934 compie per la prima
volta un viaggio a Roma, dove la sua immaginazione figurativa viene straordinariamente colpita dal vedere nella Basilica di San Pietro il papa seduto fra due cardinali. Il tema
delle figure cardinalizie sarà uno dei più cari all’artista nel
corso di tutta la sua attività. Nel 1937, ancora a Roma,
espone con successo alla Galleria La Cometa; l’anno seguente le sue sculture vengono presentate alla Biennale di
Venezia confermandolo fra i migliori protagonisti della mostra. La serie di rilievi in bronzo improntati al tema «Cristo nella nostra umanità» rivelano la tendenza di Manzù ad
interpretare il tema sacro con sentita umanità, sottolineata
da espliciti riferimenti agli orrori della guerra (Ardea, Raccolta Manzù). Nel 1940 ha inizio il suo insegnamento all’Accademia di Brera che prosegue fino al 1957. Negli anni
del dopoguerra il suo stile assume un tono più narrativo.
Sono anni di importanti commissioni in Italia e all’estero.
Nel 1952 vince il concorso per la porta della Morte della
Basilica di San Pietro in Vaticano, impresa che lo vede poi
intensamente impegnato soprattutto fra il 1962 e il 1964,
anno della loro inaugurazione.
Fra il 1955 e il 1958 l’artista lavora alla porta dell’Amore
della cattedrale di Salisburgo, mentre fra il 1965 e il 1969
si dedica alla realizzazione della porta della Pace e della
Guerra per la Cattedrale di San Lorenzo a Rotterdam.
Dalla metà degli anni quaranta l’attività espositiva di
Manzù si è intanto fatta sempre più intensa, non solo in
Italia ma anche in Europa e in America. A ciò corrisponde
una grande produzione scultorea, alla quale va assommandosi anche quella per il teatro come autore di bozzetti e
scenografie.
Marini, Marino
Pistoia 1901 - Viareggio, LU 1980
Scultore italiano
Nato a Pistoia nel 1901, si iscrisse nel ’17 all’Accademia
di Belle Arti di Firenze. Nella prima fase della sua carriera
artistica sperimentò le tecniche della pittura e del disegno.
Storia dell’arte Einaudi
La scoperta della vocazione per la scultura, che risale al
1922, non gli impedì di continuare a praticare per tutta la
vita la pittura e la grafica, con brillanti risultati. Sulla scelta della disciplina scultorea pesò indubbiamente lo studio
dell’arte antica, soprattutto etrusca, approfondito nel Museo Archeologico di Firenze. Dal 1926 si legò al gruppo
fiorentino di Novecento e nel ’28 soggiornò a Parigi, dove
fu a contatto con l’opera dei principali scultori delle avanguardie e conobbe De Pisis, Picasso, Braque.
Nel ’29 si trasferì in Lombardia, chiamato da Arturo Martini ad occupare la cattedra di scultura alla Scuola d’Arte
della Villa Reale di Monza, dove insegnerà fino al 1940.
In contemporanea all’insegnamento, iniziò a presenziare
alle maggiori esposizioni artistiche e a viaggiare in Europa.
Fu in Germania, in Austria, in Belgio, in Olanda, in Inghilterra e nuovamente a Parigi, dove conobbe De Chirico, Kandinskij e Campigli. Premiato nel 1935 alla II Quadriennale di Roma, dal ’40 si dedicò all’insegnamento nelle accademie nazionali, prima a Torino, poi a Milano, città
dalla quale fuggì nel ’42 dopo che, durante un bombardamento, la casa e lo studio erano stati distrutti assieme a
quasi tutte le opere del periodo giovanile. Trasferitosi a
Locarno, in Svizzera, con la moglie Mercedes, detta familiarmente Marina, rientrò a Milano nel 1946 e riprese l’insegnamento all’Accademia di Brera.
Alla Biennale di Venezia del ’48 conobbe lo scultore inglese Henry Moore, col quale allacciò uno stretto rapporto di
amicizia. Nel 1950 espose in una mostra personale a New
York; più tardi a Zurigo e in Giappone. Ad iniziare dal I
Premio di Scultura ricevuto alla Biennale di Venezia del
’52, i riconoscimenti ufficiali, i premi, le onorificenze si
susseguirono nel corso degli anni. Nel ’57 divenne membro dell’Accademia di San Luca. Nella maturità riprese assiduamente l’esercizio della pittura.
Morì in Versilia nell’agosto del 1980.
Marocchetti, Carlo
Torino 1805 - Passy 1867
Scultore italiano
Nonostante la formazione classicista, i suoi monumenti
equestri (Emanuele Filiberto, 1838, Torino) sono originali
affermazioni del gusto romantico in scultura, per la scelta
del tema storico o cavalleresco e gli effetti luministici.
Storia dell’arte Einaudi
Martini, Arturo
Treviso 1889 - Milano 1947
Scultore e pittore italiano
Autodidatta, sin da giovanissimo lavorò in una fabbrica di
ceramiche presso Treviso, esperienza che gli lascerà la passione artigianale per la materia plastica, soprattutto per la
creta, studiata dal vivo nei modelli preparatori di Antonio
Canova conservati nella Gipsoteca della vicina Possagno.
Nel 1905 egli siglò e datò la sua prima opera conosciuta, i
Veneziani del Settecento, un rilievo in gesso (Treviso,
Museo Civico). Dopo un soggiorno a Monaco di Baviera
nel 1909, nel ’12 si recò a Parigi, presentando alcuni pezzi
al Salon d’Automne al fianco di Modigliani e di De Chirico. Rientrato a Treviso espose alla mostra di Ca’ Pesaro a
Venezia sette sculture e sette cheramografie, una sorta di
incisioni fatte su lastre di terracotta, materiale meno costoso del rame, suscitando scandalo per la scabrosità delle
opere. Nel 1914 presenziò alla II Mostra della Secessione
con tre sculture, La Prostituta, l’Uomo spesse volte incontrato e il Buffone; una quarta opera, la Ragazza che si lava, fu rifiutata con l’accusa di pornografia. Il diniego da
parte della critica ufficiale di alcuni suoi pezzi lo spinse a
partecipare alla mostra dei «rifiutati» dalla Biennale all’albergo Excelsior del Lido di Venezia. Ad un nuovo soggiorno parigino seguì un periodo trascorso a Roma e il ritorno
a Treviso, dove si fece promotore della Mostra d’Arte
Trevigiana.
Allo scoppio della guerra chiese di essere inviato come
fonditore in uno stabilimento di armi, esperienza che gli
permise di imparare a fondere. Nel 1918 a Faenza pubblicò il volume Contemplazioni, privo di testo, con disegni in bianco e nero evocanti gli spartiti musicali e, alla
fine dell’anno successivo, frequentò a Milano Margherita Sarfatti ed il gruppo iniziatore di Novecento. Nel
1920 allestì la sua prima mostra personale, presentato in
catalogo da Carlo Carrà e nel ’22 partecipò alla Fiorentina Primaverile con otto sculture, introdotte da uno scritto di Alberto Savinio. Il decennio lo vide protagonista di
numerose importanti esposizioni e nel ’29 egli fu chiamato ad insegnare alla Scuola d’Arte della Villa Reale di
Monza, incarico che declinò a favore di Marino Marini.
A partire dagli anni Trenta si dedicò alla scultura monumentale, realizzando, tra gli altri, i rilievi per l’Esposizione dell’Aereonautica al Palazzo dell’Arte, per il Palaz-
Storia dell’arte Einaudi
zo di Giustizia e per l’Ospedale Niguarda a Milano e per
l’Università della Sapienza a Roma. Alla fine del 1939
iniziò a dipingere, mai tuttavia abbandonando la scultura, e dal ’42 insegnò all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Morì nel marzo del 1947.
Maso di Bartolomeo
Firenze 1406-1456 ca.
Scultore italiano
Scultore vicino a Donatello e a Michelozzo con i quali
lavorò al Pulpito esterno del Duomo di Prato. Altre sue
opere sono la cancellata della cappella della Cintola,
sempre nel Duomo di Prato, il candelabro nel Duomo di
Pistoia, il portale di San Domenico a Urbino.
Mastroianni, Umberto
Fontana Liri, FR 1910-1998
Scultore italiano
Nel 1926 si stabilisce a Torino. Il suo linguaggio, negli
anni Cinquanta, giunge ad esprimersi in opere monumentali. La lezione del primo Futurismo viene tradotta
in un plasticismo vitale e animato che si unisce anche a
suggestioni neocubiste, dando luogo a lavori costruiti
con bruschi passaggi e proiezioni triangolari. Muore nel
1998.
Mazzoni, Guido
Modena 1450 ca. - 1518
Scultore italiano
Attivo inizialmente come ideatore e fabbricatore di maschere teatrali e divertimenti scenici per gli Estensi, divenne poi grande modellatore di gruppi in terracotta policroma, dedicati di preferenza al tema della Deposizione di
Cristo, nei quali si esprime con un drammatico e popolare
realismo, che tocca picchi di vera tensione spirituale. Dopo un periodo di attività a Napoli, si trasferì in Francia, al
seguito dapprima di Carlo VIII, di cui eseguì il monumento funebre nella basilica di Saint-Denis, poi del suo successore Luigi XIV.
Storia dell’arte Einaudi
Melotti, Fausto
Rovereto, TN 1901 - Milano 1986
Scultore italiano
Nasce nel 1901 a Rovereto. Si stabilisce a Milano, dove si
laurea in ingegneria elettrotecnica. Frequenta i corsi di
Adolfo Wildt all’Accademia di Brera, dove conosce Lucio
Fontana con cui stringe un a duratura amicizia. Stabilisce
una profonda sintonia con gli architetti del gruppo razionalista, con cui collabora. Nel 1935 prende parte alla Prima mostra collettiva di Arte Astratta italiana, allestita
nello studio torinese di Felice Casorati, dove espone insieme a Osvaldo Licini, Lucio Fontana, Atanasio Soldati,
Mauro Reggiani, Gino Ghiringhelli, Oreste Bogliardi e
Luigi Veronesi. Nello stesso anno tiene la sua prima mostra personale alla Galleria milanese del Milione. Nel
1936 espone nella sala allestita dal gruppo di architetti
BBPR per la VI Triennale di Milano dove compaiono dodici suoi manichini in gesso. Frequenta Arturo Martini.
Nel 1937 compie un viaggio a Parigi, invitato al Padiglione italiano dell’esposizione universale. Espone ad alcune
mostre a Milano e alla Quadriennale di Roma. Negli anni
Quaranta e Cinquanta si dedica attivamente all’esecuzione di piccole sculture in ceramica o in terracotta, arricchite di policromia e di inserimenti di materiali diversi. Viene invitato alla Biennale di Venezia del 1948. In questi
anni esegue delle sculture per alcune tombe del Cimitero
Monumentale di Milano e comincia una fervida e assidua
collaborazione con Gio Ponti per la produzione di ceramiche e decorazioni. Opera attivamente insieme ad architetti, con cui realizza pannelli decorativi per interni, spesso
pubblicati da Domus, rivista di cui diviene collaboratore.
Continua ad eseguire i suoi teatrini in terracotta colorata
e ad esporre in Italia e all’estero, conseguendo importanti
premi internazionali. Nel 1971 gli viene dedicata una ricca retrospettiva a Dortmund, presentato da Gillo Dorfles.
Esegue Contrappunto VIII per la città di Gibellina. Nel
1972 la Galleria Civica di Torino allestisce una sua grande mostra antologica; l’anno successivo il critico Arno
Hammacher — che curerà una corposa biografia nel 1975
— presenta una sua mostra alla Marlborough Galerie di
Zurigo. Nel 1976 si stabilisce a Roma. In questi anni si
moltiplicano le importanti occasioni espositive, tra cui la
retrospettiva al Forte Belvedere di Firenze, nel 1981, e
Storia dell’arte Einaudi
nel 1983 alla Galleria Nazionale d’arte Moderna di Roma. Muore a Milano nel 1986.
Messina, Francesco
Linguaglossa, CT 1900 - Milano 1995
Scultore italiano
Nato a Linguaglossa in provincia di Catania, si trasferì in
Liguria con la speranza di emigrare in America con la sua
famiglia. A nove anni iniziò a frequentare una scuola serale di disegno e nel 1913 si iscrisse all’Accademia Linguistica delle Belle Arti, approfondendo la sua preparazione con
lo studio nei Musei. Cominciò ad esporre a quindici anni.
Nel 1922 partecipò alla Biennale di Venezia e in seguito fu
sempre presente alle più importanti rassegne d’arte in Italia e all’estero.
Dopo una prima fase di ricerca simbolista, trova il suo personale stile in un verismo idealizzato, con il quale ha reso
soggetti mitici, tradizionali o quotidiani e la copiosa produzione ritrattistica. Negli anni Cinquanta ha eseguito
sculture di tono espressionista in opposizione alle precedenti, legate al naturalismo ottocentesco o ai moduli classici, a cui però ritornerà fra il 1960 e 1970. Dal 1934 al
1971 ha tenuto la cattedra di scultura all’Accademia di
belle arti di Brera a Milano. Tra le opere più significative
si ricordano il Cavallo morente, posto davanti al Palazzo
della RAI, il monumento di papa Pio XII in Vaticano e la
statua di Santa Caterina da Siena nei pressi di Castel
Sant’Angelo.
Tenendo sempre ben presente la lezione del passato, Messina affermava: «Appartengo a tre Regioni, la Sicula, in
me ancestrale, è quella più nostalgica; la Ligure, la più tribolata, ma in amore di affettuoso grido. La Lombarda,
ove conduco la croce della vecchiaia, conclusione di tante
pene, gioie, poche virtù, esaltazioni ed illusioni».
Michelozzo di Bartolomeo Michelozzi
Firenze 1396-1472
Scultore italiano
Allievo del Ghiberti e collaboratore di Donatello, si rivela
pienamente nella costruzione del complesso del convento
di San Marco (1436-44); e del Palazzo Medici-Riccardi
(1444-59), con il quale formula la tipologia del palazzo
fiorentino alla quale gli architetti faranno riferimento nel
corso di tutto il secolo. Le ville medicee di Trebbio
Storia dell’arte Einaudi
(1427-36 ca.), di Cafaggiolo (1450 ca.) e di Careggi
(1435-40 ca.) sono una interpretazione rinascimentale del
castello medievale.
Michelozzo concilia il ricordo del misurato gotico fiorentino con i nuovi orientamenti classicisti, evidenti nell’uso di
membrature e decorazioni ispirate all’antico. Come scultore collabora con Donatello (Tabernacolo della Mercanzia,
Orsanmichele, Firenze, 1423 ca.; monumento Brancacci
in Sant’Angelo a Nilo, Napoli, 1427 ca.; Pulpito del Duomo di Prato, 1433-38; monumento Aragazzi, Montepulciano, Duomo, 1437 ca.) e con Luca della Robbia (porta
bronzea della sagrestia del Duomo di Firenze), aderendo a
un classicismo sobrio e lievemente accademizzante.
Milles, Carl
Uppsala 1875 - Millesgarden 1955
Scultore svedese
Milles nacque in Svezia nel 1875 e fu in gioventù un apprendista carpentiere, studiando poi la lavorazione del legno e il modellismo. Dopo un soggiorno a Parigi, egli cominciò a partecipare a concorsi per l’edificazione di monumenti ed a viaggiare in tutto il mondo divenendo con sua
moglie, una pittrice austriaca di ritratti, cittadino americano. Membro e professore della Royal Academy of Art, ottenne il dottorato in Lettere umanistiche alla Yale University e quello onorario in Filosofia all’Università di Stoccolma. Nelle sue sculture egli cercò di ricreare l’ideale di bellezza dei tempi antichi; per tale motivo soggiornò a lungo
in Italia, nazione che adorava per la cultura e per il patrimonio artistico. Il giardino della sua residenza, il Millesgarden, fu da lui adornato con una splendida collezione di
scultura e donato alla città di Stoccolma, della quale rappresenta ancora oggi una delle più importanti attrazioni
turistiche. L’originalità delle sculture e la loro disposizione
su terrazze che scendono sino al mare determinano un effetto spettacolare.
Mino da Fiesole
Fiesole 1429 - Firenze 1484
Scultore fiorentino, allievo di Antonio Rossellino e di Desiderio da Settignano, fu inizialmente attivo come ritrattista a Firenze (Piero dei Medici, 1453, Bargello Firenze), a
Roma (Nicolò Strozzi, 1454, Berlino Statl. Mus.) e a Napoli. Tornato a Firenze, iniziò a realizzare opere di mag-
Storia dell’arte Einaudi
giore impegno, come monumenti funebri e grandiosi cibori. Oltre che a Firenze, lavorò a Volterra, Prato e soprattutto a Roma, ove eseguì, da solo o con l’aiuto di fedeli
collaboratori, numerosissimi monumenti funerari in San
Pietro, in Santi Apostoli, in Santa Maria del Popolo e in
molte altre chiese. Tornato a Firenze nel 1464, vi scolpì la
sua opera maggiore, il monumento al Conte Ugo nella Badia Fiorentina (1469-81). Fu con l’aiuto di Andrea Bregno
e di Giovanni Dalmata che realizzò la Transenna marmorea e la Cantoria nella Cappella Sistina per Sisto IV (147184). Artista eclettico, si adeguò agli ideali umanistici interpretandoli con una grazia un po’ esteriore, prossima a Desiderio da Settignano.
Mochi, Francesco
Montevarchi, Arezzo 1580 - Roma 1654
Scultore italiano
Si formò a Firenze guardando al Giambologna, e a Roma
come allievo del Mariani. Dalla formazione manierista
passò progressivamente a prediligere il dinamismo del barocco, come manifestò nella Annunciazione per il Duomo
di Orvieto. Dal 1629 l’artista lavorò a Roma ispirandosi al
Bernini, al quale in seguito il Mochi si oppose con polemica resistenza, che lo portò all’isolamento degli ultimi anni,
spesi alla ricerca di forme scabre opposte all’edonismo berniniano. In opere come il Battesimo di Cristo, eseguito tra
il 1634 e il 1644, si rivela una delle personalità di rilievo
della scultura del Seicento.
Moulin, Julien-Hippolyte
Parigi 1832 - Charenton 1884
Scultore francese
Ebbe una vita molto difficile e travagliata. Dal 1855 frequenta l’Ecole des Beaux-Arts. Nonostante egli stesso si
dichiari allievo di Ottin e di Barye, deve essere considerato un autodidatta. Costretto infatti per necessità a lavorare facendo tutt’altre cose, non può dedicarsi a tempo pieno all’attività artistica. Nel 1857 debutta al Salon dove
continuerà ad esporre fino al 1878. Gli vengono assegnate
numerose medaglie nel corso della sua attività; riceve anche un riconoscimento all’Exposition Universelle nel
1878. Tra le sue opere più famose, tutte caratterizzate da
un purismo formale di stretta osservanza classicista, è Un
segreto dall’alto.
Storia dell’arte Einaudi
Moore, Henry
Castleford, Yorkshire 1898 - Much Hadham, Hertfordshire 1986
Scultore inglese
La scultura di Moore si configura attraverso una lentissima elaborazione che giunge a una prima maturazione al ritorno dal soggiorno di studio in Francia, Italia e Spagna,
nel 1925. Allora gli interessi di Moore si amplificano spaziando dalla scultura primitiva e arcaica a quella cubista,
da Brancusi a Picasso. Già nelle prime sculture, realizzate
immediatamente dopo il ritorno in Inghilterra, si delineano le linee di ricerca e i temi che diverranno tipici della
sua opera, la Figura distesa (la prima è quella del 1930) e
la Madre col figlio (dal 1932). Procedendo verso forme organiche che sintetizzano fantasiosamente quelle naturali
(Due figure, 1934), Moore si avvicina, intorno al 1935, al
surrealismo, movimento a cui aderisce esponendo alla mostra londinese del 1936, ma rispetto al quale si pone sul
fronte più astrattista, vicino ad Arp e a Barbara
Hepworth. Le sue sculture sono concepite secondo una
sorta di sentimento di crescita organica delle masse plastiche, ispirato a quella degli elementi naturali: seguendo
questo principio, dal 1934 comincia a ricavare nelle masse
delle cavità che progressivamente assumono pari importanza rispetto ai pieni della scultura, così che le sue figure
umane, da masse organicamente continue, prendono a
scindersi nelle loro componenti primarie (Composizione in
quattro pezzi: Figura giacente, 1934). Contemporaneamente la scala delle sue opere si fa sempre più monumentale: Moore concepisce le sue sculture per essere collocate
nel paesaggio. Raggiunta una fama internazionale nell’immediato secondo dopoguerra (vince il Gran Premio di
scultura alla Biennale di Venezia del 1948), il suo atelier
attira molti allievi — fra cui Antony Caro e Phillip King
— e viene oberato da ordinazioni, ma la sua opera si manterrà intensamente ispirata fino agli ultimi anni.
Storia dell’arte Einaudi
N
Nanni di Banco, Giovanni di Antonio di Banco
detto
Firenze 1380/90-1421
Scultore italiano
Collabora con Brunelleschi e Donatello nel 1419 all’esecuzione del modello della cupola del duomo fiorentino. Nelle
sue prime opere, il Profetino (1407) e l’Isaia (1408) rivela
tracce di goticismo, poi rapidamente superate a favore di
forme classicheggianti. Oltre alle opere già citate scolpisce
il San Luca (1408-13, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo) e le statue per Orsanmichele; il San Filippo (1411), il
Sant’Eligio (1415) e i Quattro santi coronati (1412-16).
L’ultima opera, la Madonna che offre la cintola a san
Tommaso (1414-21), risolve in termini di rigore plastico e
slancio ascensionale i problemi imposti dallo schema iconografico fissato dalla tradizione.
Nicola Pisano
?, 1215/20 - m. fra il 1278 e il 1284
Scultore italiano
Artefice del rinnovamento dell’arte italiana che prende avvio nella seconda metà del XIII secolo, Nicola Pisano seppe coniugare forme finalmente libere dalla tradizione romanica e bizantina con le nuove istanze espressive che
emergono nel corso del Duecento. La formazione dello
scultore avvenne probabilmente in Italia meridionale, come si intuisce, oltre che dal suo stile classicheggiante, anche dalla iscrizione apposta sul Pulpito del Battistero di
Pisa nel quale l’artista si firma Nicola de Apulia. Nella terra di origine Nicola crebbe nel clima di restaurazione classica promossa dall’imperatore Federico II, imparando a
Storia dell’arte Einaudi
guardare proficuamente alle testimonianze della scultura
antica. Giunto in Toscana verso la metà del secolo, la prima opera dell’artista è da riconoscere nelle teste bronzee
che decorano la Fontana dei canali a Piombino, datata
1247. Fra il 1250 e il 1260 l’artista fu probabilmente attivo a Lucca, dove eseguì la decorazione scultorea del portale della chiesa di San Martino, mentre fra il 1259 e il 1264
fu probabilmente impegnato nel cantiere del Duomo di
Siena dove scolpì le teste marmoree che costituiscono le
mensole della cupola. La prima opera firmata e datata di
Nicola Pisano è il Pulpito eretto nel 1260 nel Battistero di
Pisa, il cui complesso programma iconografico seguiva probabilmente i precetti dell’arcivescovo Giovanni Visconti.
Allo scultore venne probabilmente affidata anche la decorazione esterna dell’edificio, per il quale Nicola eseguì gli
archi che del secondo ordine e i busti di profeti e santi che
si conservano oggi nel Museo dell’Opera di Pisa. Aiutato
dalla bottega nella quale si muovevano artisti del calibro
del figlio Giovanni e di Arnolfo di Cambio, Nicola soddisfa nel corso degli anni Sessanta numerose commissioni
che lo porta in giro per l’Italia centrale. Fra il 1265 e il
1267 l’artista è a Bologna, dove progetta e comincia a
scolpire l’Arca di San Domenico, terminata nelle forme attuali solo alla fine del Quattrocento. Dal 1266 al 1268 è
impegnato nell’esecuzione del Pulpito per il Duomo di Siena, mentre all’inizio degli anni Settanta si sposta con la
bottega a Pistoia dove, nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas, rimane di sua mano un’acquasantiera. L’ultima
opera di Nicola, condotta in collaborazione con l’architetto umbro Fra’ Bevignate ed il figlio Giovanni al quale
spettano gran parte dei rilievi, fu la Fontana maggiore di
Perugia, monumento della società comunale dove accanto
a temi mitologici si alternano soggetti allegorici e civici
tendenti a celebrare la grandezza della città.
Niccolò
prima metà del XII sec.
Scultore italiano
Lo scultore risulta attivo tra il 1120 e il 1150 nell’Italia
settentrionale, dove lascia una serie di opere firmate e datate. La sua produzione inizia col portale dello Zodiaco alla Sagra di San Michele, presso Susa (1120), che sviluppa
un tema del tutto nuovo dal punto di vista iconografico e
risente di influssi francesi e bizantineggianti. Affine a que-
Storia dell’arte Einaudi
sto è il portale sud della facciata della cattedrale di Piacenza (1122-30) che, nelle Storie di Cristo dell’architrave, rivela un accostamento all’opera di Wiligelmo, cui seguono
la lunetta del portale della cattedrale di Ferrara (1135), i
rilievi con le Storie della Genesi sulla facciata di San Zeno
a Verona (1138), ed il portale della cattedrale di Verona
(1139-40).
Nino Pisano
Pisa inizi XIV sec. - 1368 ca.
Scultore italiano
Figlio di Andrea Pisano, Nino sostituì il padre nel 1349
nella carica di capomastro del Duomo di Orvieto. Gli inizi
nella bottega di Andrea sono testimoniati dalla probabile
collaborazione fra i due artisti nell’esecuzione del sepolcro
Saltarelli in Santa Caterina a Pisa e dei gruppi scultorei
che ornano la chiesa di Santa Maria della Spina nella stessa città, opere del quinto decennio del XIV secolo. Nino
abbandona la robusta volumetria di gusto giottesco che caratterizza le opere di Andrea Pisano per approdare a figure più sinuose, contraddistinte da una dolce intonazione
sentimentale e da un trattamento quasi pittorico del marmo. Famosi sono i suoi gruppi scultorei raffiguranti la Vergine col Bambino, quale ad esempio quello nella chiesa di
Santa Maria Novella a Firenze, pienamente partecipi del
clima gotico.
Storia dell’arte Einaudi
P
Pacetti, Camillo
Roma 1758 - Milano 1826
Scultore italiano
Amico di Canova, si distingue inizialmente come restauratore di sculture antiche presso i Musei Vaticani. Su segnalazione dell’amico viene poi nominato professore di
scultura presso l’Accademia di Brera di Milano e per questo fu costretto a trasferirsi nel capoluogo lombardo. Qui
partecipò alla decorazione dell’Arco della Pace, per il quale eseguì in fredde forme neoclassiche i rilievi con Minerva, Marte e La capitolazione di Dresda, e al completamento della facciata del Duomo, con le statue di Mosè e
San Giacomo Maggiore. Fu anche un apprezzato ritrattista e contribuì alla diffusione del linguaggio neoclassico in
Lombardia.
Pajou, Augustin
Parigi, 1730-1809
Scultore francese.
Allievo di Lemoyne, ottenne il primo premio del Grand
prix nel 1748, con un soggetto liberamente scelto dall’artista, e quindi fu ammesso alla scuola del Louvre che raccoglieva i migliori giovani talenti. Di ritorno a Parigi, dopo
un soggiorno a Roma lungo dodici anni, nel 1759 fu accolto all’Accademia e debuttò al Salon, dove continuò ad
esporre regolarmente fino al 1802, incontrando il successo
del pubblico e l’apprezzamento della critica. Le sue opere
principali sono la decorazione dell’Opéra, e gli interventi
scultorei nella chiesa di San Luigi di Versailles e nel Palazzo dei Borboni, per i quali eseguì anche dei rilievi in legno
dorato e gruppi in stucco di grazia squisita. Ebbe una par-
Storia dell’arte Einaudi
te di primo piano nella definizione del gusto Luigi XVI.
Artista di notevole successo tra i contemporanei, annovera
tra le opere migliori alcuni ritratti — Mademoiselle Du
Barry e Mademoiselle Vigée Lebrun, entrambe al Louvre
— e la famosa Psiche abbandonata (1783-90, Louvre), in
cui una sottile sensualità settecentesca si riveste di forme
che anticipano e preludono al Neoclassicismo. Ricoprì cariche di rilievo nel mondo accademico e fu nominato cavaliere della Legione d’Onore.
Pampaloni, Luigi
Firenze 1791-1847
Scultore italiano
L’artista frequentò l’Accademia di Firenze, seguendo i
corsi del pittore ed incisore Giuseppe Piattoli; trasferitosi
in seguito a quella di Carrara, ebbe come maestro Lorenzo
Bartolini, del quale divenne discepolo prediletto e collaboratore. Rientrato a Firenze a seguito del maestro, Pampaloni eseguì tra il 1826 ed il 1827 tre figure di Naiadi per la
fontana di Empoli, ed un Fanciullo che prega più volte replicato, di cui un esemplare si conserva presso la Pinacoteca Tosio-Martinengo di Brescia. Nel 1830 l’artista scolpì
due grandi figure marmoree di Filippo Brunelleschi ed Arnolfo di Cambio, collocate sulla facciata del palazzo dei
Canonici, progettato da Gaetano Baccani; in seguito, per
il loggiato degli Uffizi, egli modellò, pure in marmo, la statua di Leonardo da Vinci. Tra le opere più note di Pampaloni si ricordano ancora: Ganimede rapito dall’aquila nella
sala da bagno di palazzo Pitti; la tomba di Giulia Buonaparte Clary nella cappella Giugni in Santa Croce; infine la
statua raffigurante la celebre cantante Virginia de Blasis
nel chiostro della stessa chiesa. Tuttavia l’artista conseguì
la notorietà soprattutto eseguendo graziose figurette di
putti, Veneri, Amori, Pomone.
Pigalle, Jean-Baptiste
Parigi 1714-1785
Scultore francese
Fu allievo di Robert le Lorrain e di Lemoyne; incontrò
molte difficoltà ad affermarsi non potendo contare sull’incoraggiamento dei suoi maestri, che non individuarono né
apprezzarono le sue qualità artistiche. Volendo visitare l’Italia e non riuscendo ad ottenere la borsa di studio dell’Accademia, decise di partire a piedi. Giunse a Roma nel
Storia dell’arte Einaudi
1736 e vi soggiornò fino al 1739; cadde subito in una grave malattia, dalla quale si risollevò grazie alle cure e all’aiuto di Guillaume Coustou, quel tempo pensionante del
re. Dopo un periodo di stenti e di patimenti, ottenne il
permesso di frequentare l’Accademia di Roma. In questo
periodo eseguì un Mercurio che si riallaccia i calzari che in
seguito (1744) presentò come prova d’accesso all’Accademia di Parigi. Partecipò al Salon del 1744 con due opere
in pietra di soggetto mitologico, Venere che affida un messaggio a Mercurio e Mercurio che si appresta a recapitare
un messaggio, che finalmente ottennero critiche favorevoli, decretando il successo dell’artista. Dopo questa prima
esperienza espositiva, partecipò assiduamente al Salon fino al 1753. Ricevette commissioni dal re e fu preso sotto
la protezione di Madame de Pompadour, che gli procurò
importanti commissioni, come il portale della chiesa degli
orfanelli (1747) e le statue di Luigi XV e della marchesa
per il castello di Bellevue. Nel 1792, in punto di morte, lo
scultore Bouchardon chiamò Pigalle per affidargli il completamento del monumento a Luigi XV che egli stava realizzando a Reims; tale commissione, ancora più prestigiosa
perché i due scultori non erano affatto amici, testimonia la
fama ormai raggiunta da Pigalle.
Pilon, Germain
Parigi 1535 ca. - 1590
Scultore francese
Questo fecondo artista che si cimentò nella lavorazione di
tutti i materiali scultorei, dal marmo alla pietra, dal bronzo al legno, era figlio di un tagliatore di pietra, con il quale cominciò a lavorare fin da piccolo, acquisendo le competenze tecniche e i segreti della materia. Fu allievo di Pierre Bontemps con cui, tra il 1557 e il 1558, senza dubbio
collaborò alla realizzazione della tomba di Francesco I. Per
quest’opera, realizzò otto figure di Geni funebri che poi
non furono mai utilizzati nella decorazione del monumento. La regina Caterina de’ Medici gli commissionò il monumento del cuore di Enrico II (1561), che fu collocato all’interno dell’abbazia di Saint-Denis. Per il monumento
Pilon eseguì tre Carità, destinate a sostenere l’urna, avendo come modello un disegno di Primaticcio. Ancora sotto
la direzione del pittore italiano, lavorò nella cappella funeraria eretta in Saint Denis per Caterina de’ Medici e distrutta nel XVIII secolo. Le sue ultime opere mettono in
Storia dell’arte Einaudi
mostra un manierismo pre-barocco che sembra annunciare
il Bernini. Per il trattamento della muscolatura delle figure
e per l’andamento sinuoso e serpentino dei corpi, è evidente l’influenza di Michelangelo. Negli ultimi anni della
sua attività fu coinvolto nei lavori del cortile del Louvre e
portò a termine le decorazioni scultoree del Palazzo di
Giustizia. Partecipò infine alla decorazione del castello
d’Anet, proprietà di Diana di Poitiers.
Prieur, Barthélemy
Parigi ? - 1611
Scultore francese
Quasi nulla è noto della sua formazione e della sua prima
attività. Sembra plausibile ipotizzare la sua presenza nella
bottega di Germain Pilon; nella sua attività giovanile partecipò alla decorazione del castello d’Ecouen e della facciata della Petite Galerie del Louvre, nella quale scolpì le
due figure di Fama, distese sull’arcata della porta. Eseguì
inoltre la sepoltura del connestabile nella chiesa di Montmorency, e realizzò il monumento funebre dello stesso nella chiesa dei Celestini a Parigi, di cui alcune sculture sono
attualmente conservate nel Louvre. Tra le sue opere più
affascinanti è da ricordare la statua in preghiera di Maria
de Barbancon-Cany, datata 1601 ed esposta al Louvre.
Artista dotato di vasta cultura letteraria e figurativa —
possedeva una ricca biblioteca e una raccolta di calchi di
marmi antichi, nonché incisioni da opere di Raffaello e
Michelangelo, cartoni e disegni di altri artisti — fu il più
importante scultore della seconda fase della scuola di Fontainebleau. Fu molto attivo come bronzista, ma sfortunatamente la maggior parte delle sue opere è andata distrutta
o dispersa.
Pomodoro, Arnaldo
Morciano di Romagna 1926
Scultore italiano
Studia architettura e costituisce con il fratello Giò e Giorgio Perfetti lo Studio 3 P, che realizza lavori di decorazione e di oreficeria. Nel 1960, studia negli Stati Uniti i materiali industriali. Tornato in Italia si dedica totalmente alla scultura ricercando sotto l’influenza di Wols e di Burri
un linguaggio basato sulla policromia e l’espressività dei
materiali come ferro, legno, bronzo o cemento. Nel 1961
organizza le manifestazioni del gruppo Continuità. Realiz-
Storia dell’arte Einaudi
za grandi sculture in bronzo lucidato a specchio che richiamano alla mente steli e monumenti di una civiltà dimenticata o elementi di una architettura fantastica (La colonna
del viaggiatore, 1961). Le forme rigorosamente geometriche (sfera, parallelepipedo, cilindro o ruota) lacerate da
ampie crepe rivelano all’interno inquietanti strutture che
evocano elementi organici, alfabeti intraducibili, circuiti
di computer o le maquette di una città del futuro (Sfera
Grande, 1966-67).
Puget, Pierre
Château-Follet, Marsiglia 1620 - Fougette, Marsiglia 1694
Scultore, pittore, architetto e ingegnere francese
Inizialmente seguì un apprendistato nel settore della costruzione delle navi, ma ben presto mise in mostra doti
tecniche e creative non comuni e fu indirizzato allo studio
dell’arte. A diciassette anni intraprese un viaggio in Italia;
a Firenze trovò lavoro presso uno scultore che gli consigliò
di entrare in contatto con Pietro da Cortona. Il giovane
scultore fu impiegato dal grande pittore e decoratore barocco nella realizzazione degli stucchi delle sale di rappresentanza di Palazzo Pitti a Firenze (1637-42) e nella monumentale impresa del soffitto di Palazzo Barberini a Roma (1640ca.). Nel 1643, nonostante il parere contrario del
maestro, Puget decise di fare ritorno a Marsiglia, dove cominciò a farsi apprezzare dipingendo ritratti e scolpendo
le poppe di vascelli da guerra. In seguito ad una grave malattia che lo portò in punto di morte, gli fu proibito di dipingere, per cui fu costretto a dedicarsi all’architettura e
alla scultura. Al 1656 risale la costruzione e la decorazione
della celebre porta del municipio di Tolone, dove compare
l’originale e in seguito assai copiata soluzione delle cariatidi che sostengono il balcone. Puget seppe dare una personale interpretazione, spettacolare e virtuosistica del barocco romano, che si accentua soprattutto nelle opere drammatiche e retoriche dell’ultimo periodo, quali il Milone di
Crotone e Alessandro e Diogene del Louvre. Di notevole
importanza sono le opere del periodo genovese (1661-68),
che tendono a smaterializzare i volumi nel vibrante pittoricismo della resa plastica, con soluzioni destinate a influire durevolmente sul barocco locale.
Storia dell’arte Einaudi
Q
Queirolo, Francesco
Genova 1704 - Napoli 1762
Scultore italiano
Affermato rappresentante della scuola tardo-barocca, lavorò a Genova per numerose famiglie patrizie. Di qui si
trasferì a Roma, partecipando alla decorazione della Fontana di Trevi con una delle Stagioni, e poi a Napoli, dove
eseguì con scenografico virtuosismo statue e gruppi simbolici per la Cappella Sansevero.
Storia dell’arte Einaudi
R
Richier, Germaine
Grans 1904 - Montpellier 1959
Scultrice francese
Dopo gli studi a Montpellier, si trasferisce nel 1925 a Parigi, dove è allieva di Bourdelle. Esegue inizialmente una serie di sculture di ispirazione classica, poi si volge a motivi
espressionistici e surrealistici, interessandosi al mondo animale, agli elementi ed agli eventi della natura, che traduce
in grandi sculture allegoriche, dotate di forte carica espressiva. A partire dagli anni Cinquanta adotta materiali e tecniche diverse, mescolando bronzo, smalti, vetri colorati
per costruire sculture metamorfiche, che fondono forme
animali, vegetali e minerali in un tentativo di raffigurazione dell’occulto.
Riemenschneider, Tilman
Osterode 1460 ca. - Würzburg 1531
Scultore tedesco
A capo di un’importante bottega a Würzburg, realizza diversi monumenti in pietra per il Duomo della città, la monumentale tomba dell’imperatore Enrico II e di sua moglie
Cunegonda per il Duomo di Bamberga (1513) e le statue
di Adamo ed Eva (1493, Würzburg, Mainfränkisches Museum). I suoi capolavori sono gli altari in legno, arenaria,
alabastro, nei quali rende tutte le possibilità della luce di
riflettersi sulla materia (altare dell’Ultima Cena, Rothenburg, Sankt-Jacob; altare di Creglingen). L’opera di Riemenschneider è una delle più alte realizzazioni della plastica tardogotica tedesca, con figure melanconiche che preannunciano le inquietudini riformistiche, mentre la defini-
Storia dell’arte Einaudi
zione spaziale è data dai riflessi di luce e dalle incisioni
profonde e spezzate, che accentuano gli effetti di irrealtà.
Rizzo, Antonio
Verona ? 1430 ca. - Cesena 1499
Scultore italiano
Da giovane è attivo in Lombardia ed è documentata la
sua presenza alla Certosa di Pavia, dove gli sono attribuite le terracotte del Chiostro Grande. Dal 1457 è a Venezia, dove collabora con Andrea Bregno, di cui fu anche
allievo. Alla sua prima attività veneziana appartengono il
monumento Funebre del Doge Francesco Foscari nella
chiesa dei Frari e le statue di coronamento dell’arco Foscari a Palazzo Ducale. Agli anni settanta risale il monumento al doge Tron ai Frari. All’ultimo decennio del secolo datano invece le figure di Adamo ed Eva dell’Arco
Foscari nel Palazzo Ducale, caratterizzate da un grande
realismo che si richiama sia alla cultura figurativa lombarda, sia a fonti germaniche, forse conosciute attraverso
stampe. Dal 1483 al 1498 diresse i lavori di ricostruzione
e ampliamento del Palazzo Ducale, dopo l’incendio del
1483.
Rodin, Auguste
Parigi 1840 - Meudon 1917
Scultore francese
Nato a Parigi nel 1840 da una famiglia di condizioni modeste, Auguste Rodin si iscrive alla École Spéciale de
Dessin et de Mathématiques, seguendo i corsi di Lecoq
de Boisbaudran. Respinto dall’École des Beaux-Arts, inizia a lavorare come decoratore. Nel 1864 il Salon gli rifiuta L’uomo dal naso rotto perché ritiene la scultura incompiuta. L’uso del «non finito» caratterizza tutta l’opera dello scultore ed è in sintonia con il gusto pittorico
dell’epoca e con le ricerche impressioniste sugli effetti di
luce. Nello stesso anno viene assunto nell’atelier del famoso scultore Carrier-Belleuse, per il quale lavora fino al
1870 realizzando modelli per oggetti d’arte e decorazioni
e collaborando anche all’esecuzione delle decorazioni per
il palazzo della Borsa di Bruxelles. Nel 1875 Rodin parte
per l’Italia, tappa fondamentale della sua formazione artistica. Qui approfondisce lo studio di Michelangelo, che
influenza tutta la sua opera, soprattutto nella predilezione per i nudi resi con un modellato fortemente plastico.
Storia dell’arte Einaudi
L’Età del bronzo del 1876 raffigura un nudo virile realizzato secondo criteri così nuovi da attirargli l’accusa di
averlo realizzato con un calco dal vero. Nel 1877 scolpisce l’Uomo che cammina, opera innovativa rispetto alla
tradizione accademica per la definizione scabra, poco levigata delle superfici e per la scelta, ispirata all’arte classica, di realizzare una figura umana frammentaria, priva
di testa e braccia. Solo con il San Giovanni Battista, premiato al Salon del 1880, Rodin supera la polemica imponendosi al pubblico per lo stile realistico e dinamico, e
per il modellato pittorico, da mettere in rapporto alle
coeve ricerche impressioniste. In quello stesso anno viene incaricato dallo Stato francese di eseguire un grande
portale per il progettato e mai realizzato Musée des Arts
Décoratifs di Parigi. L’opera, ispirata alla Divina Commedia di Dante e intitolata La porta dell’Inferno, non
viene portata a termine e rimane scomposta in frammenti, alcuni dei quali costituiscono i momenti più alti della
sua attività artistica (Il pensatore, 1880-1917; Ugolino,
1880; Fugit Amor, 1887). Nel 1884 gli viene commissionata una delle sue opere più importanti, I borghesi di Calais. Tra i molti ritratti realizzati da Rodin, si ricorda la
monumentale figura di Balzac (1891-97), rifiutata dai
committenti perché considerata non finita e ritenuta
scandalosa all’esposizione del Salon del 1898. Muore a
Meudon nel 1917.
Rossellino, Antonio
Settignano 1427 - Firenze 1478/81
Scultore italiano
Fratello di Bernardo Rossellino, fu suo collaboratore a
Forlì, nell’arca del Beato Marcolino, e a Firenze, nella
tomba di Neri Capponi in Santo Spirito. La sua prima
opera indipendente è il busto di Giovanni Chellini del
Victoria and Albert Museum di Londra, datato 1456. Al
1459 risale la tomba del cardinale del Portogallo in San
Miniato al Monte a Firenze, cui fanno seguito l’altare di
San Sebastiano nella Collegiata di Empoli e il ritratto di
Matteo Palmieri (1468), caratterizzato da uno straordinario realismo. Nel corso degli anni Settanta è attivo anche
fuori Firenze, a Prato, a Ferrara e a Napoli, dove realizza
la tomba di Maria d’Aragona e la Natività nella Cappella
Piccolomini in Sant’Anna dei Lombardi.
Storia dell’arte Einaudi
Rossellino, Bernardo
Settignano 1409 - Firenze 1464
Architetto e scultore italiano
Scolaro e collaboratore di Alberti, è attivo in Toscana e a
Roma, dove lavora molto per papa Niccolò V (ampliamento dell’abside e del transetto di San Pietro). La sua fama è
affidata soprattutto alla sistemazione dell’antico borgo di
Corsignano, oggi Pienza, che Pio II Piccolomini (dal 1459)
vuole riplasmato secondo i principi dell’urbanistica e dell’architettura rinascimentale. Fondendo scultura e architettura, Rossellino rinnova il monumento funebre con la
tomba di Leonardo Bruni in Santa Croce a Firenze (144650), inserita in un arco a tutto sesto. Questo tipo di tomba
ha largo seguito a Firenze, dove viene ripreso tra gli altri
da Desiderio da Settignano.
Rosso, Medardo
Torino 1858 - Milano 1928
Scultore italiano
Insieme alla famiglia si trasferisce a Milano nel 1870. Dopo aver compiuto il servizio militare a Pavia, si iscrive nel
1882 all’Accademia di Brera; degli anni successivi sono Il
bersagliere (Roma, Galleria d’arte moderna), Gli innamorati sotto il lampione (Barzio, Museo Rosso), Lo scugnizzo
(Milano, Galleria d’arte moderna). Nel 1883 è a Roma per
partecipare all’Esposizione Internazionale. Tornato a Milano nell’aprile dell’anno successivo, partecipa al concorso
per il monumento a Garibaldi. Nel 1885 si sposa e gli nasce un figlio; partecipa al Salon des Champs Elisées a Parigi con Il bersagliere. Nella seconda metà degli anni Ottanta si dedica alla realizzazione di alcuni monumenti funebri
per il Cimitero Monumentale di Milano. Separatosi dalla
moglie nel 1889, parte per Parigi dove partecipa all’Esposizione Universale, ma solo l’anno successivo riesce ad
aprire uno studio proprio. Frequenta letterati e artisti: nel
1894 riceve la visita di Rodin che gli rivela di essere un
appassionato ammiratore delle sue opere. Dello stesso anno sono il Bookmaker (Milano, Galleria d’arte moderna) e
L’uomo che legge (Firenze, Galleria d’arte moderna). Nel
1896 è a Londra dove partecipa ad una esposizione con gli
artisti Preraffaelliti. All’Esposizione Universale del 1900
divide una sala con Segantini; in questa occasione conosce
Etha Fles, un critico d’arte olandese con la quale stabilirà
un legame profondo. Nel 1902 espone in Germania, a Ber-
Storia dell’arte Einaudi
lino e a Lipsia, e nel 1903 alla Secessione Viennese, poi a
Parigi, di nuovo a Vienna, a Londra e a Bruxelles. Nel
1909 conosce Ardengo Soffici, che già aveva scritto di lui
e che l’anno successivo organizzerà a Firenze la «Prima
Mostra dell’Impressionismo e di Medardo Rosso», nella
quale vengono esposte 17 opere dello scultore. Negli ultimi anni si susseguono le partecipazioni a esposizioni in
Italia e all’estero; vive tra Parigi e Milano, compiendo frequenti viaggi in Olanda dalla Fles. Nel 1926 pubblica una
sorta di manifesto della sua poetica dal titolo Concepimento-Limite-Infinito... Si ferisce ad un piede con delle lastre
fotografiche nel marzo del 1928; subisce in un primo momento l’amputazione della gamba, ma muore subito dopo
nel corso di una seconda operazione.
Rude, François
Digione 1774 - Parigi 1855
Scultore francese
Allievo di Devosge all’Accademia di Digione, si trasferisce
nel 1805 a Parigi, dove lavora con Gaulle alla Colonna
della Grande Armata. Per aver partecipato ai Cento Giorni viene esiliato a Bruxelles: in questa città esegue molte
decorazioni in stile neoclassico. Nel 1828 torna a Parigi e
comincia a ricevere i primi riconoscimenti. Dal 1833 al
1836 lavora al fregio e alle decorazioni per l’Arco di
Trionfo. La sua attività è prevalentemente pubblica, destinata a luoghi ed edifici di Parigi. Lo stile di Rude si diparte da un rigoroso classicismo improntato all’arte di David,
per poi seguire le tendenze romantiche che privilegiano
l’espressività, con risultati spesso non coerenti.
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S
Saint-Gaudens, Augustus
Dublino 1848 - Cornish, New Haven 1907
Scultore irlandese
Lo scultore si formò a New York, a Parigi e a Roma, affermandosi dopo il 1880 come il rinnovatore della grande statuaria pubblica degli Stati Uniti. Il suo stile, che mescola
ispirazioni da modelli rinascimentali e accademici con un
sobrio realismo, risultò particolarmente apprezzato dalla
critica e dal pubblico internazionale. Ha realizzato numerosi monumenti in bronzo con soggetti storici (L’ammiraglio Farragut, 1881, New York, Madison Square; Il diacono Chapin, detto anche Il puritano a Springfield, Massachusetts; il monumento equestre del generale W.T. Sherman, 1904, New York, Central Park) e statue di personaggi illustri (Lincoln, 1887, Chicago, Lincoln Park).
Saint-Phalle, Niki de
Parigi 1930
Scultrice francese
Cresciuta a New York, torna in Europa nel 1952. Nel
1960 si unisce al gruppo dei Nouveaux réalistes, conosce
Tinguély che diventerà suo marito e con il quale realizzerà molte delle sue opere più importanti. Esordisce nel
movimento sparando su dei sacchetti di plastica pieni di
colore, vetro e bombe fumogene appesi su superfici bianche, che vengono immediatamente imbrattate dal colore
(Pannelli-bersaglio). Successivamente realizza figure di
donne, prima in gesso, poi in poliestere a dimensione
monumentale e ambientale, spesso percorribili, a cui dà
sempre l’identico nome Nana , e che diventa la figura
centrale della sua opera. Una caricatura dell’immagine
Storia dell’arte Einaudi
della donna-bambola offerta dai mass-media, Nel 1966
insieme a Tinguély e Utveld realizza per il Museo d’Arte
Moderna di Stoccolma Lei, una gigantesca e coloratissime donna sdraiata: un ambiente dove si accede tramite
una porta che coincide con il sesso. Dal 1979 a Capalbio,
in Toscana, ha progettato e realizzato un parco di sculture ambientali, alcune delle quali praticabili, realizzate
sulla base delle figure dei Tarocchi, e nel 1983 a Parigi,
con Tinguély, la Fontana Stravinskij tra la chiesa SaintMerri e il Centro Pompidou, diventata uno dei monumenti più popolari di Parigi.
Sammartino, Giuseppe
Napoli 1720-1793
Scultore italiano
Attivissimo a Napoli, si dedicò sia all’intaglio di sculture
per presepi che alla lavorazione del marmo. In esse rivela
note di acuto verismo ed accenti patetici che, specie nelle
più impegnative realizzazioni marmoree, si combinano ad
un’eleganza di derivazione aulica. Eseguì numerosi monumenti funebri e statue per le chiese di Napoli, fra le quali
si ricordano quella del Cristo velato per la cappella Sansevero e le allegorie per la Certosa di San Martino.
Sangallo Giuliano da, Giuliano Giamberti detto
Firenze 1445 ca. - 1516
Architetto, ingegnere militare, scultore e intagliatore italiano
Per l’intensa attività creativa e la dotta partecipazione ai
connessi problemi culturali, fu una figura di primo piano
del suo tempo, e dette un contributo fondamentale all’elaborazione delle forme architettoniche del primo Cinquecento. La sua attività inizia nel 1480: come esperto di architettura militare lavora alle fortezze di Ostia, Nettuno,
Arezzo, Sansepolcro. Il frutto dei suoi studi sull’antico
matura nella villa medicea di Poggio a Caiano, in cui crea
il nuovo tipo della villa rinascimentale. Notevole è il suo
contributo alla ricerca sulla pianta centrale, con l’armoniosa soluzione a croce greca per la chiesa di Santa Maria delle Carceri a Prato (dal 1485). Partecipa alle più importanti
imprese del primo Cinquecento, dalla fabbrica di San Pietro a Roma al concorso (vinto da Michelangelo) per la facciata di San Lorenzo a Firenze.
Storia dell’arte Einaudi
Sansovino Jacopo, Jacopo Tatti detto il
Firenze 1486 - Venezia 1570
Scultore e architetto italiano
Jacopo Sansovino nasce a Firenze nel 1486. Dopo una prima formazione artistica nella città natale, nel 1506 raggiunge Roma, dove ha così occasione di studiare gli esempi
della statuaria antica e di meditare sull’opera di Michelangelo. Fra il 1511 e il 1518 scolpisce il San Giacomo Maggiore per il Duomo di Firenze. Intorno al 1512 è da collocare la statua del Bacco (Firenze, Museo Nazionale del
Bargello). Negli anni che seguono riceve molti incarichi sia
come scultore che come architetto. A Roma, per la chiesa
di Sant’Agostino, scolpisce la Madonna del Parto, il San
Giacomo ora in Santa Maria in Monserrato e la tomba Michiel a San Marcello al Corso. Nel 1527, in seguito al Sacco di Roma, si reca a Venezia. Nella città lagunare lascia
molte opere di scultura e di architettura, rimanendovi fino
alla morte sopraggiunta nel 1570. Del suo lungo soggiorno
veneziano si ricordano le quattro statue in bronzo della
loggetta di San Marco da lui progettata, fra cui il dio Bacco e i rilievi con Storie di San Marco del coro della stessa
Basilica, per la quale realizza anche la porta della sagrestia.
Jacopo Sansovino fu una delle figure che dominarono l’ambiente artistico veneziano. Fu scultore e architetto. Si
formò presso Andrea Sansovino da cui riprese il cognome e
appartenne a quella cerchia di giovani artisti impegnati a
studiare il cartone della Battaglia di Cascina di Michelangelo. Fondamentale per il completamento della sua formazione fu il soggiorno romano. A Roma ebbe modo di ammirare l’arte di Raffaello e in particolare di Michelangelo, e di
studiare la grande statuaria antica. Stando al Vasari, nel
1507 o nel 1508, egli avrebbe partecipato ad una gara promossa da Bramante e giudicata da Raffaello per premiare
l’esecuzione della migliore copia del gruppo scultoreo antico del Laocoonte, rinvenuto in quegli anni a Roma. Nella
città papale rivestì un ruolo di primo piano, che conservò
anche a Venezia, dove si trasferì nel 1527 in seguito al sacco di Roma e nella quale rimase fino alla morte. Eseguì varie sculture, ricoprì la carica di «protomaestro» di San
Marco e come tale fu impegnato principalmente nella costruzione di edifici destinati alla trasformazione di Piazza
San Marco. A Venezia strinse amicizia con Tiziano e con
Pietro Aretino. La sua arte ricevette il favore della Serenissima e dell’aristocrazia veneziana. Attraverso il Sansovino
Storia dell’arte Einaudi
la cultura figurativa tosco-romana si innestò felicemente
sulla tradizione veneziana, dando esiti assai originali.
Segal, George
New York 1924
Scultore e pittore statunitense
Studia presso l’università di New York e alla Rutgers University. Inizia come pittore per poi passare alla scultura
nell’ambito della pop art. All’origine troviamo L’uomo al
tavolo, primo esempio, siamo nel 1961, di scultura in gesso eseguita direttamente sul corpo umano. Queste sculture
in gesso sono inserite in una scena realizzata con oggetti
comuni, d’uso nella vita quotidiana: un tavolino, una sedia, una scala, una bicicletta e altri. Lo spettatore si trova
di fronte a un personaggio anonimo: il bianco del gesso annulla qualsiasi carattere distintivo. Da una parte la fisicità
degli oggetti reali dall’altra l’anonimato dell’immagine
umana (Donna sull’altalena; The dinner, 1964-66). Sembra di trovarsi di fronte ad eventi raggelati e resi immobili
come i calchi in gesso ricavati dalle ceneri dell’eruzione a
Pompei (The moviehouse, 1967).
Nel 1962 le sue opere vengono incluse alla mostra New
Realists, presso la Sidney Janis Gallery di New York. Nel
1963 viaggia per la prima volta in Europa. Nel 1977 è
scelto per realizzare alcune sculture del Roosvelt Memorial
a Washington. Nel 1982 la scultura Next Departure è collocata nel terminal portuale di New York.
Serpotta, Giacomo
Palermo 1656-1732
Scultore italiano
Nato a Palermo nel 1656, egli fu tra i più insigni maestri
dell’arte dello stucco, erede di una tradizione artigianale e
artistica siciliana. Formatosi quasi certamente a Roma, la
sua prima opera nota è la decorazione della piccola chiesa
della Madonna dell’Itria a Monreale (1677). Nel 1682 fu
incaricato della realizzazione della statua equestre di Carlo
II da collocare nella Piazza del Duomo di Messina; l’opera
fu distrutta nel 1848 e di essa si conserva un piccolo stampo nel Museo di Trapani.
Della sua vastissima produzione si ricordano le decorazioni in stucco eseguite nell’Oratorio di San Lorenzo in Santa Zita, in San Domenico a Palermo, in San Francesco
d’Assisi e in Santa Caterina all’Olivella. E ancora nella
Storia dell’arte Einaudi
Chiesa di Sant’Orsola e delle Stimmate, quest’ultima distrutta (parte delle decorazioni del maestro sono conservate nel Museo Nazionale di Palermo).
I suoi rilievi in stucco riflettono i motivi della decorazione
seicentesca barocca, interpretandoli con una personalissima impronta di leggerezza che già prelude al gusto rorocò.
Sigisbert, Adam
Nancy 1700 ca. - Parigi 1759
Scultore francese
Figlio di Jacob-Sigisbert Adam, lavorando con lui ad alcune opere ricevette i primi insegnamenti dal padre stesso,
che presto lo inviò a Parigi affinché perfezionasse la tecnica e lo stile presso artisti di maggior livello. Non sappiamo
presso quali maestri Adam si recò per completare la sua
formazione e avvolto nel mistero rimane anche il suo esordio nel mondo dell’arte. Giunto a Parigi nel 1719, Adam
si aggiudicò il Prix de Rome nel 1723 e partì immediatamente alla volta di Roma, dove soggiornò per circa dieci
anni. A Roma riuscì a presentare il suo lavoro al cardinale
de Polignac che, affascinato dal suo talento, gli affidò la
responsabilità del restauro dei pezzi antichi della sua collezione. Tale incarico gli attirò l’attenzione del papa Clemente XII, che pensò di commissionargli la realizzazione
della Fontana di Trevi. Dovette però ritirare l’offerta in
seguito alle violente polemiche e contestazioni che furono
avanzate dagli artisti italiani; per risarcirlo del lavoro mancato, gli affidò la realizzazione del bassorilievo con L’apparizione della Vergine a Sant’Andrea Corsini, nella cappella di San Giovanni Laterano, opera che viene annoverata tra i capolavori della sua attività artistica. Tornato in
Francia nel 1733, si stabilì a Parigi dove lavorò incessantemente, impegnato nella decorazione scultorea dell’Hôtel
de Soubise e di numerosi altri hôtel. Fu un artista di grande sapienza e maestria, attento alla resa minuta di ogni
singolo dettaglio senza mai perdere di vista l’effetto monumentale e magniloquente dell’insieme.
Sluter, Claus
Haarlem 1340 ca. - Digione 1405-06
Scultore fiammingo
Tra le sue prime opere giunteci sono le statue a grandezza
naturale del portale della certosa di Champmol, in cui
nuova e assai precoce è la concezione monumentale e natu-
Storia dell’arte Einaudi
ralistica delle figure. Di un’enorme croce rimane, sempre a
Champmol, un pilastro esagonale con sei figure di profeti
che predicono la passione di Cristo (nota come il Calvario
o Pozzo di Mosè o Pozzo dei profeti) in cui si dispiega la
sua rivoluzionaria concezione plastica, basata sulla volumetria piena e sulla struttura monumentale. L’ultimo capolavoro di Sluter, di grande realismo, è la Processione dei
pleurants per la tomba di Filippo (Digione, Musée).
Smith, David
Decatur, Indiana 1906 - 1965 Bennington
Scultore americano
Discendente da un fabbro, lui stesso lavora per mantenersi
agli studi in un’officina meccanica e nell’industria. Dal
1926 studia all’Art Students League a New York dove entra in contatto con Gottlieb, Gorky, e soprattutto Graham
che gli fa scoprire il lavoro dello scultore-saldatore spagnolo
González, che in un primo momento imita. Nei primi anni
Trenta elabora i primi assemblages ispirati alle opere di Picasso. Dopo una lunga serie di viaggi in Europa torna negli
Stati Uniti, dove nell’isolamento del suo studio in campagna, porta avanti la sua ricerca scultorea tra le più innovatrici del secolo. Decide in questi anni di dedicarsi al ferro.
Alcune delle sue sculture danno grande rilevanza ai vuoti,
nel Paesaggio sul fiume Hudson, 1951, che si sviluppa in
uno spazio quasi bidimensionale, il vuoto, delineato e percorso da linee plastiche, diviene parte integrante della scultura. Associa spesso oggetti trovati alle strutture astratte.
Ruote, strumenti aratori, senza perdere la loro qualità di
oggetti reali, evocano immagini e simboli (War Spectre,
1944). Dal 1950 le sue opere assumono sempre più una dimensione maggiore e le sculture iniziano a ordinarsi per serie, come Agricola, o le monumentali figure erette che ricordano totem, Tank Totem. Negli anni Sessanta realizza
opere in acciaio e in metallo smaltato di più rigoroso impianto geometrico e più compatto nei volumi: la serie dei
Voltri (Voltri VI, 1962) dove mette in relazione segni
astratti ed elementi di recupero (spesso forgiati); la serie
dei Cubi (Cubo XXVI, 1963) dove prevalgono i volumi
pieni. I suoi ultimi lavori sono realizzati in acciaio inossidabile e sono totalmente astratti e geometrici (Gondola II,
1964). La sua opera ha avuto una grande importanza per la
generazione successiva, Carl Andre dichiara che Smith è
l’unico maestro per il minimalismo.
Storia dell’arte Einaudi
T
Talenti, Simone
seconda metà del XIV sec.
Architetto e scultore italiano
Apprese il mestiere nella bottega del padre Francesco per
poi partecipare senza successo nel 1367 ad un concorso
per il coro del Duomo di Firenze, di cui in seguito diresse
i lavori di completamento. Con Taddeo di Ristoro e Benci
di Cione fu capomastro della Loggia della Signoria, di cui
disegnò i capitelli ed i pilastri secondo un ideale estetico
che si realizza nell’unione armonica tra la solidità delle
masse e la finezza pittorica della decorazione. Gli si attribuisce inoltre un primo progetto per la chiusura della loggia di Orsanmichele, dove la fioritura gotica degli archetti
è subordinata alla chiarezza della struttura, e quello per la
facciata ed il coro della chiesa di San Michele vecchio, oggi dedicata a San Carlo Borromeo.
Thorvaldsen, Bertel
Copenaghen 1770-1844
Scultore danese
Berthel Thorvaldsen si forma con il pittore Abilgaard all’Accademia Reale di Copenaghen (1781-93). Per le sue
qualità, nel 1789 gli viene assegnata una borsa di studio
triennale per Roma.
Dopo brevi soggiorni a Malta, Palermo e Napoli, Thorvaldsen giunge nel 1797 a Roma, dove rafforza i suoi legami con il pittore danese Cartens, fautore del «primitivismo» neoclassico.
Nel dicembre 1797 Thorvaldsen è a Velletri con Fernow e
il pittore Rhoden per ammirare la Pallade, da poco rinvenuta. Nel 1808, in un rilievo dello scultore danese (Minerva infonde il genio a Prometeo) il modello di Minerva
echeggia proprio la «sublime» statua ammirata alcuni anni
prima.
Storia dell’arte Einaudi
A Roma Thorvaldsen studia le antichità classiche, in particolare la pittura vascolare etrusca e la scultura fittile etrusco-romana, nonché le opere del Canova. Nella città eterna lo scultore danese riceve molti onori, la nomina a
Presidente dell’Accademia di San Luca e numerose commissioni.
La sua produzione comprende statue (Giasone, 1801), busti (Lord Byron, 1817), bassorilievi (Le Grazie, 1818) e
monumenti (a Poniatowski, 1817; a Pio VII, 1823-31).
Thorvaldsen si fa interprete di un rigoroso neoclassicismo,
fedele a un canone astratto e ad una assoluta purezza formale, differenziandosi così dal suo contemporaneo e rivale
Canova.
Lavora anche in Svizzera, Germania, Polonia e, naturalmente, in Danimarca, dove dopo la sua morte la città di
Copenaghen gli dedica un museo. La sua arte influenzerà
il purismo romano e la cultura dei nazareni tedeschi.
Tinguély, Jean
Friburgo 1925 - Berna 1991
Scultore svizzero
Frequenta la scuola di arti applicate di Basilea. Nel 1952
costruisce le sue prime sculture azionate da un motore
elettrico. Trasferitosi nel 1953 a Parigi, è tra i promotori
della mostra «le Mouvement» organizzata da Denise
René, dove propone sculture metalliche sonore, macchine
semoventi, robot metallici che chiama Macchine inutili.
Nel 1958 inizia un periodo di collaborazione con Klein
che trova il suo momento più creativo nella mostra a due
Velocità pura e stabilità monocroma che unisce l’uso dei
motori delle macchine inutili con il monocromo di Klein.
Dal 1960 fa parte dei Nouveaux réalistes con la moglie
Niki de Saint-Phalle. Lo scultore porta il suo interesse per
la macchina su un piano fantastico che aiuta a far cogliere
all’uomo la realtà di un mondo nel suo aspetto frenetico e
di perdita di energie. Questa dispersione di energia è condotta fino al punto di distruggere l’oggetto medesimo come avviene nella realizzazione del gigantesco Homage to
New York, presentato al Museum of Modern Art di New
York (1960), una macchina autodistruttiva programmata
per esplodere. Happenings simili sono a Copenaghen
(1961) e a Las Vegas (1962). Nel 1966 collabora con moglie Niki de Saint-Phalle per la scultura-ambiente Lei al
Moderna Museet di Stoccolma e crea le fontane di Basilea
Storia dell’arte Einaudi
e Parigi. Dal 1970 istalla le sue macchine su dischi che si
muovono su rotaie che creano un effetto da catena di
montaggio industriale con ingranaggi che producono solo
rumore e movimenti senza scopo.
Tino di Camaino
Siena 1285 ca. - Napoli 1337
Scultore e architetto italiano
Tino di Camaino fu introdotto all’arte dal padre Camaino
di Crescentino, anch’egli maestro di pietra. L’apprendistato dell’artista si svolse probabilmente a Siena, a contatto
con Giovanni Pisano, impegnato nel cantiere della Cattedrale. Nel corso del primo decennio del Trecento Tino di
Camaino si stabilì a Pisa, dove nel 1306 lavorava alla realizzazione dell’arca di San Ranieri, oggi conservata nel
Museo dell’Opera del Duomo. Nel 1311 l’artista era impegnato nell’esecuzione del Fonte battesimale per il Duomo,
opera andata distrutta e della quale alcuni frammenti si
conservano nel Museo dell’Opera e nel Museo Nazionale
di Pisa. Nel 1315 Tino di Camaino fu nominato capomaestro del Duomo, rilevando la carica che era già stata di
Giovanni Pisano. Nello stesso anno fu commissionato all’artista il monumento funerario dell’imperatore Enrico
VII di Lussemburgo, morto a Pisa nel 1313 e sepolto nella
Cattedrale. Sono state credute parte di questo stesso complesso monumentale un gruppo di statue raffiguranti Enrico VII circondato dai suoi dignitari, conservate nel Museo
dell’Opera di Pisa. Sembra più verosimile invece che il
gruppo plastico costituisse il coronamento di una delle
porte della città, eseguito in occasione dell’entrata a Pisa
dell’imperatore nel 1313.
L’adesione al partito guelfo costò a Tino di Camaino l’esilio da Pisa, città tradizionalmente ghibellina; rientrato a
Siena verso il 1316, l’artista fu nominato capomaestro della Cattedrale, all’interno della quale eseguì nel 1318 il monumento sepolcrale del cardinale Petroni. Nel 1321 Tino
di Camaino si trasferì a Firenze, dove ricevette prestigiose
commissioni dall’Opera del Duomo; nella Cattedrale il
maestro eseguì la sepoltura del vescovo Antonio Orso,
parzialmente conservata ancora oggi all’interno dell’edificio. Faceva probabilmente parte del complesso anche il rilievo con la Vergine in trono esposta nel Museo del Bargello, sempre a Firenze. Per la decorazione esterna del
Battistero l’artista realizzò un gruppo scultoreo con San
Storia dell’arte Einaudi
Giovanni Battista, lavoro assai celebrato dalle fonti antiche e del quale rimangono alcuni frammenti nel locale Museo dell’Opera del Duomo. Nella chiesa di Santa Croce,
infine, Tino scolpì il sepolcro di Gastone della Torre, patriarca di Aquileia deceduto a Firenze durante un viaggio.
La fama dell’artista superò ben presto i confini regionali
inducendo il re Roberto d’Angiò ad invitarlo a Napoli, dove Tino di Camaino giunse probabilmente nel 1323. Al
maestro, coadiuvato da una importante bottega, furono
commissionate dalla dinastia angioina molte delle sepolture della famiglia reale, dislocate nelle più importanti chiese
napoletane. Nel 1323 l’artista eseguì il monumento funerario di Caterina d’Austria, nella chiesa di San Lorenzo;
nel 1325 Tino era impegnato nell’edificazione del sepolcro
di Maria d’Ungheria, nella chiesa di Santa Maria Donna
Regina, mentre fra il 1329 e il 1337 l’artista realizzò le sepolture di Maria d’Angiò, Carlo di Calabria e Maria di
Valois nella chiesa di Santa Chiara. L’ultimo di questi monumenti fu pagato nel 1339 alla vedova dello scultore,
scomparso nel 1337.
Torrigiano, Pietro
Firenze 1472 - Siviglia 1528
Scultore italiano
Allievo di Bertoldo di Giovanni, venne esiliato da Firenze
dopo una lite violenta con Michelangelo, al quale aveva lacerato il naso con un pugno. Giunto a Roma, prese parte
alla decorazione in stucco nell’appartamento Borgia in Vaticano; si recò poi in Fiandra, alla corte di Margherita
d’Austria, e intorno al 1511 si stabilì in Inghilterra. Verso
il 1522 passò in Spagna, dove morì in carcere, rinchiusovi
dall’Inquisizione per aver distrutto una statua sacra. Tra le
sue opere, si ricordano le tombe di Enrico VII e di Elisabetta di York (1512-18), nell’abbazia di Westminster a
Londra, e la Madonna e San Girolamo conservata nel Museo di Siviglia: in tali sculture seppe innestare il plasticismo fiorentino nel gusto decorativo ancora tardogotico
della tradizione inglese. Della sua attività di medaglista si
ricordano alcune placchette.
i
Storia dell’arte Einaudi
V
Verdun, Nicola de
secc. XII-XIII
Scultore, orafo e smaltatore lorense
È il maggiore rappresentante della scuola mosana di smalti
ed oreficeria e uno dei più grandi artisti del medioevo. Il
suo nome appare per la prima volta nel 1181 sull’altare
della chiesa abbaziale di Klosterneuburg vicino a Vienna;
cinquantuno placche di smalto che raffigurano Episodi del
Vecchio e del Nuovo Testamento. Nelle figure e nelle scene si rivela un linguaggio originale e intensamente espressivo; un nuovo senso del volume e dello spazio è ottenuto
attraverso l’incisione marcata delle linee, sottolineate da
smaltature rosse e blu. Riferita a Nicola, è anche la cassareliquiario dei Re magi, realizzata per la cattedrale di Colonia. Testi gotici compiuti sono il reliquiario di NotreDame nella cattedrale di Tournai (firmato e datato 1205) e
il reliquiario di Sant’Annone nella chiesa abbaziale di San
Michele a Siegburg.
Verrocchio, Andrea di Francesco di Cione detto il
Firenze 1435 - Venezia 1488
Pittore e scultore italiano
Attivo inizialmente come orafo, protetto dai Medici, è insieme al Pollaiolo uno dei protagonisti dell’arte fiorentina
della seconda metà del Quattrocento, alla guida di un’importante bottega con allievi illustri tra cui Leonardo. Intorno alla metà degli anni Sessanta lavora al lavabo della
Sagrestia Vecchia di San Lorenzo. Per la stessa chiesa, tra
il 1465 e il 1467, esegue il monumento funebre di Cosimo
de’ Medici nella cripta sotto l’altare, mentre nel 1472 termina quello per Piero e Giovanni de’ Medici. Dal 1466 gli
Storia dell’arte Einaudi
viene commesso il gruppo bronzeo dell’Incredulità di san
Tommaso per un’edicola della chiesa di Orsanmichele,
nella quale il gruppo sarà collocato solo nel 1483. Intorno
al 1474 è chiamato ad eseguire il monumento Forteguerri
per il Duomo di Pistoia, che lascerà incompiuto. Nei primi
anni Settanta compie un viaggio a Roma e lavora al David
bronzeo (Firenze, Bargello), mentre intorno al 1480 sono
da collocare il busto della Dama col mazzolino (Firenze,
Bargello), e il rilievo per il monumento funebre di Francesca Tornabuoni per la chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma (ora a Firenze, Bargello). Nel 1479 comincia a
lavorare al modello per il monumento equestre di Bartolomeo Colleoni che la città di Venezia voleva far collocare
nel campo dei Santi Giovanni e Paolo; verso il 1483 parte
per Venezia, dove muore nel 1488.
Più difficile ricostruire il percorso della sua attività di pittore, della quale è soprattutto da ricordare il Battesimo di
Cristo per la chiesa di San Salvi (ora a Firenze, Uffizi), dipinto entro il 1470. Altre opere avvicinabili al Verrocchio
sono spesso attribuite a qualcuno dei suoi numerosi allievi,
come Ghirlandaio o Lorenzo di Credi.
Vigeland, Gustav
Mandal 1869-1943
Scultore norvegese
Nato in una famiglia di artigiani, sino da giovanissimo manifestò la volontà di intraprendere la professione di scultore, dimostrando notevoli doti nella lavorazione del legno.
Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1886, egli dovette
aiutare la madre per mantenere il fratello. Autodidatta per
necessità finanziarie, appassionato lettore di Omero, si
trasferì a Oslo, dove fu riconosciuto nel suo talento dallo
scultore Bergslien, che lo fece lavorare con sé. Ispirato dalla scultura medioevale, da Michelangelo e da Rodin, la cui
opera poté conoscere durante un soggiorno a Parigi, egli
cercò di esprimere i propri sentimenti interiori con accentuato simbolismo e la propria originalità attraverso l’esaltazione della vita umana. Negli ultimi quaranta anni della
sua vita lavorò ad un parco, il Frognepark a Oslo, in cui
scolpì soltanto figure umane raffigurate nelle varie fasi
della vita, in pietra e in bronzo. L’originalità della produzione artistica di Vigeland risiede nell’esaltazione della vita dell’uomo.
Storia dell’arte Einaudi
Vittoria, Alessandro
Trento 1525 - Venezia 1608
Scultore italiano
Si formò come scultore a Venezia nella bottega di Jacopo
Sansovino intorno al 1543. Fu tra i collaboratori del maestro nella decorazione plastica in stucco della Libreria Marciana, lavorando all’interno di un gruppo composito di
scultori veneti e toscani di cui fece parte anche Bartolomeo
Ammannati (1555). Ancora accanto al Sansovino Vittoria
collaborò all’ornamentazione della Scala d’oro di Palazzo
Ducale (1556). Negli stessi anni operò anche nell’entroterra, prima a Vicenza e poi in Sant’Antonio a Padova. Presto
egli divenne in Veneto la maggiore personalità in campo
plastico, come testimonia la sua collaborazione con Paolo
Veronese e Andrea Palladio nella villa Barbaro a Maser
(1560), dove eseguì la decorazione a stucco della facciata e
del ninfeo. Oltre all’influenza di Sansovino e della scultura
di Michelangelo, che dette alla scultura di Vittoria una
maggiore consistenza dei volumi, l’artista seguì le eleganze
formali della maniera, tratte soprattutto dal Parmigianino
per ottenere grazia e fluidità di ritmo nelle opere ornamentali. Tra le espressioni più originali della sua carriera vi fu
la ritrattistica. Vittoria infatti eseguì penetranti ritratti di
illustri esponenti del patriziato veneto, per esempio il Busto di Orsato Giustiniani (Padova, Museo Civico). Tale attività acquistò negli anni successivi un marcato accento pittorico avvicinando la ricerca espressiva dello scultore alle
esperienze conclusive di Tintoretto.
Vuolvinio
IX sec.
Scultore italiano
L’attività dell’artista si collega all’eccezionale altare della
chiesa di Sant’Ambrogio, rivestito di lamine d’oro e d’argento sbalzate ed incorniciate da smalti, gemme e pietre
preziose. Vuolvinio fu certamente l’ideatore di tutto il
complesso, come dimostra l’orgogliosa esibizione del suo ritratto e della sua firma sul tergo dell’altare, ma fu probabilmente affiancato da valenti aiuti, cui vengono riferiti gli
episodi cristologici della fronte. Nelle Storie di Sant’Ambrogio l’artista rivela le fonti della sua cultura, che attingono alla tradizione classica, conoscono la contemporanea
produzione carolingia, mostrano una sostanziale coerenza
formale ravvivata da un sottile senso drammatico.
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W
Wiligelmo
notizie dal 1099 al 1110
Scultore italiano
La sua opera scultorea ci è nota soltanto attraverso la decorazione interna ed esterna del Duomo di Modena, dove
Wiligelmo mostra una visione plastica fondata sul rapporto dialettico tra figure e fondo, con influssi dalla scultura
della Linguadoca francese, filtrata però da uno stile personale e concreto. La sua influenza sarà avvertita da tutte le
manifestazioni artistiche nel Nord Italia.
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X
Ximenes, Ettore
Palermo 1855 - Roma 1926
Scultore italiano.
Formatosi a Palermo ma poi allievo di Morelli all’Accademia di Napoli, dove conobbe anche l’opera di Gemito,
combinò insieme verismo, moduli rinascimentali e simbolismo. Ricevette importanti commissioni all’estero, come
quelle per il mausoleo del generale Belgrano a Buenos Aires, per i monumenti a Dante e a Giovanni da Verrazzano
a New York e per quello ad Alessandro II a Kiev. Fra le
opere realizzate in Italia si ricordano la quadriglia per il
palazzo di Giustizia e il monumento a Garibaldi a Milano.
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Z
Zadkine Ossip
Smolensk 1890 - Neuilly-sur-Seine 1867
Scultore russo
Dopo un soggiorno di tre anni in Inghilterra, si trasferisce
nel 1909 a Parigi, dove s’iscrive all’Ecole des Beaux Art,
conosce Archipenko, Modigliani, Brancusi e Lipchitz e
partecipa alle ricerche d’avanguardia.
Inizialmente influenzato da Brancusi, aderisce in seguito
al cubismo, ricercando però la semplificazione plastica dell’arte primitiva più che la scomposizione dei piani e mostrandosi sempre particolarmente attento alle specificità
dei materiali impiegati. Giunge così ad uno stile espressionistico, dove i gesti si dilatano teatralmente e la scultura
pare pervasa dal movimento.
Più tardi invece alleggerisce la massa scolpita con ampi
vuoti che la passano da parte a parte, così da moltiplicare i
punti di vista e raggiungere effetti di imponente ieraticità
e drammaticità.
Gli Zamara
secc. XV-XVI
Famiglia di scultori in legno originari di Chiari
Antonio (Chiari, 1430 ca. - 1506/1507), padre di Matteo,
è autore col figlio di un dipinto con Gloria dei Santi per la
chiesa di Nembro, in Val Seriana, datato 1490, lavoro di
mediocre interesse legato alla cultura di Bergognone. Firma e data nel 1492 una statua lignea con la Madonna col
Bambino nel santuario della Stella a Bagnolo Mella, purtroppo pesantemente ridipinta, sua unica opera scultorea
accertata.
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Clemente (Chiari, fine XV secolo - dopo il 1536), sicuramente appartenente alla stessa famiglia, fu, oltre all’attività di intagliatore, notaio e verseggiatore. Nel 1520 è attivo nella zona di Asola; nel 1524 esegue una Vergine Annunciata per la Cattedrale di Asola, oggi in pessime condizioni ed un Compianto a più figure per Canneto sull’Oglio. Nel 1520 data e firma gli stalli del coro della chiesa
di San Rocco a Brescia, oggi conservati in San Giuseppe a
Brescia. Gli è stato attribuito anche il Compianto conservato nel santuario della Stella a Bagnolo, dove è documentato risiedere dal 1525 al 1530. Nel 1536 termina il pulpito della Cattedrale di Asola, commessogli nel 1526, prima
su disegno di Giovan Antonio da Brescia, poi di un altro
pittore.
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