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Cristoforo Stati
Lo scultore Cristoforo Stati nacque a Bracciano nel 1556.
Della sua vita non si sa molto; Giovanni Baglione, pittore ed autore del celebre "Le vite de'
Pittori, Scultori, Architetti" (Roma 1642), dedica a lui ed a suo figlio Francesco, pure
scultore, una breve biografia.
Di Cristoforo dice: “…Non passerò in silenzio Cristofano Stati da Bracciano, che ivi hebbe
il suo natale, ma però nella città di Fiorenza fu allevato; ove studiò i fondamenti e regole
della Scoltura e in esse ne divenne ragionevole e buon Maestro. E d’indi giunto a Roma
diedesi a cercare le anticaglie e pezzi di statue vecchie, per mandarle (come si diceva) a
Fiorenza.e tanto fisso l’animo vi applicava, che vi consumò gran tempo, e poco di scultura
qui fra noi operò. […] Ha fabricato ancora Christofano braccianese una Venere, e un
Adone di finissimo marmo, che in Bracciano ritrovasi, figure nude con sì bell’arte condotte
e sì al vivo spiranti, che innamorano chiunque a loro riguarda.” La scultura di Venere e
Adone è quella oggi esposta nel Museo Civico.
Il Baglione cita altre opere dello scultore: una Santa Maria Maddalena ed il ritratto di un
Barberini per la omonima cappella in Sant’Andrea della Valle, una statua rappresentante
l’Amicizia scolpita per la famiglia Mattei, un bassorilievo eseguito, forse con la
collaborazione del figlio Francesco, per il monumento funebre di Paolo V nella Cappella
Paolina di Santa Maria Maggiore. Alla decorazione di questa importante cappella,
realizzata tra il 1611 ed il 1616, lavorarono praticamente tutti gli scultori attivi a Roma in
quel periodo; con loro ebbe la possibilità di confrontarsi lo Stati.
Cristoforo, dotato di talento e fedele servitore di casa Orsini, aveva avuto la possibilità di
studiare arte a Firenze, che vantava artisti del livello di Gianbologna, in quanto gli Orsini,
allora feudatari di Bracciano, avevano stretti legami di parentela con i Medici.
La cultura tardomanierista dello Stati è evidente nella scultura di Venere e Adone, con le
figure intrecciate e serpentinate che ricordano proprio il Gianbologna; l’accentuato
naturalismo delle due figure, tuttavia, ed alcuni particolari, ad esempio l’acconciatura di
Venere, rendono evidente il richiamo all’antichità classica, allontanando la scultura dagli
astratti e complessi schemi formali delle opere manieriste. I due amanti comunicano
attraverso un
intenso gioco di sguardi che provoca
emozione nello spettatore,
anticipando la sensibilità barocca.
La scultura rappresenta, insieme al gruppo del Sansone che lotta con il leone (eseguito
per il granduca di Toscana e poi donato al duca di Lerma, in Spagna), l'opera più celebre
dell'esiguo catalogo delle opere note dello Stati.
Come racconta il Baglione Cristoforo Stati si dedicò a Roma soprattutto al recupero ed al
commercio di oggetti antichi, molto richiesti dalla società colta del tempo. Abitava nei
pressi della chiesa di Sant’Andrea della Fratte, zona abitata da molti artisti, e frequentava
l’accademia di San Luca. Morì in quella città il 22 settembre 1619.
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