Criteri e modalità procedurali per l`assegnazione delle risorse

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA
Progetto di ricerca:
Analisi di causalità del reato minorile sia a livello macro che micro economico e
valutazione dell’impatto sul benessere individuale e sociale delle misure di intervento
SOGGETTI PROPONENTI
Dipartimento di Scienze Economiche - Università degli studi di Verona
Centro Interdipartimentale di Documentazione Economica – Università di Verona
Istituto don Calabria - Comunità San Benedetto
Cooperativa Sociale Antares
COORDINATORE SCIENTIFICO DEL PROGETTO DI RICERCA
Prof. Federico Perali
Tel 045/8028486 e-mail [email protected]
Curriculum scientifico
Impiego: 4 mesi uomo
PARTECIPANTI DELLE UNITÀ DI RICERCA presso Dipartimenti/Centri di Ateneo
Dipartimento di Scienze Economiche:
Responsabile Scientifico (Prof. Federico Perali)
- Dr.Eugenio Peluso
Struttura: Dip. Scienze Economiche
e-mail: [email protected]
Curriculum scientifico
Impiego: 4 mesi uomo
- Dr.ssa Martina Menon
Struttura: Dip. Scienze Economiche
e-mail: [email protected]
Curriculum scientifico
Pagina 1
Impiego: 4 mesi uomo
- Dott.ssa Alessandra Michelangeli
e-mail [email protected]
Curriculum Scientifico
Impiego: 4 mesi uomo
- Dr.ssa Bettocchi Alessandra
Struttura: Dip. Scienze Economiche
e-mail: [email protected]
Curriculum scientifico
Impiego: 8 mesi uomo
- Dr.ssa De Agostini Paola
Struttura: Dip. di Scienze Economiche
e-mail: [email protected]
Curriculum Scientifico
Impiego: 3 mesi uomo
- Dr. Piccoli Luca
Struttura: Dip. di Scienze Economiche
e-mail: [email protected]
Curriculum Scientifico
Impiego: 8 mesi uomo
Centro Interdipartimentale di Documentazione Economica
Responsabile Scientifico
Dott. Alberto Roveda
Struttura: Dipartimento di Scienze Economiche
Direttore Centro Interdipartimentale di Documentazione Economica (C.I.D.E.)
Email. [email protected]
Curriculum Scientifico
Impiego: 4 mesi uomo
Dr. Tommasi Nicola
Pagina 2
Struttura: CIDE – Centro Interdipartimentale di Documentazione Economica
e-mail: [email protected]
Curriculum Scientifico
Impiego: 6 mesi uomo
PARTECIPANTI DELLE UNITA' DI RICERCA presso Imprese/Enti
Istituto don Calabria
Responsabile scientifico
Dr. Alessandro Padovani
tel 045/8033698 e-mail [email protected]
Ricercatori senior
- Dr. Ciappi Silvio
tel. 0577-992169 e-mail.: [email protected]
- Dr.ssa Mastropasqua Isabella
tel.06/681888396 e-mail [email protected]
Ricercatori Junior
- Dr.ssa Brunelli Francesca
- Dr.ssa Brutto Sabrina
tel. 045/8052925 e-mail [email protected]
- Dr. Masin Silvio
tel. 045/8902562 e-mail [email protected]
- Dr.ssa Zoni Elisa
tel. 338/9860973 e-mail [email protected]
Cooperativa Sociale Antares Via Dante n.127, 22100 Como
- Responsabile scientifico: Dr. Manforte Giuseppe
tel. 02/38301682 e-mail [email protected]
- Dr.ssa Masserey Chantal
tel. 02/4581517 e-mail [email protected]
- Dr. Moneto Matteo
Tel 02/42290369 e-mail [email protected]
AREA SCIENTIFICA, PAROLE CHIAVE (Keywords), CLASSIFICAZIONE ISTAT
Aree Scientifiche: SECS-P/02 (Politica Economica), SECS-P05 (Econometria), M-PED01
(Pedagogia generale e Sociale), M-PSI05 (Psicologia Sociale), SPS12 (Sociologia Giuridica,
della devianza e mutamento sociale), IUS/17 (Diritto Penale)
Keywords: Reati minorili, giustizia penale, riabilitazione, economia della criminalità, benessere,
sicurezza sociale, integrazione.
MOTIVAZIONI DELLA RICERCA
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Nell’ultimo decennio la devianza minorile italiana ha subito profonde trasformazioni: il
numero delle denunce a carico di minorenni nel periodo 2000-2003 è variato tra i 41.000 ed i
46.000 casi. Il quadro generale, relativo ai minori che commettono reato, presenta una netta
diminuzione degli italiani a fronte di un aumento di minori provenienti da ex-Jugoslavia,
Marocco, Algeria, Albania e Romania spesso indagati nello spaccio di sostanze stupefacenti
e nei circuiti della criminalità organizzata.
Il quadro nazionale mostra una distinzione tra nord e sud rispetto a tale variabile -minori
stranieri denunciati- mettendo in risalto una stretta correlazione tra diffusione del benessere
economico sociale e presenza della criminalità minorile straniera, in particolare nelle regioni
del nord-est.
Nel Veneto, territorio di osservazione principale, la situazione presenta le seguenti
caratteristiche:
1. crescita delle denunce;
2. aumento significativo dei minori tra i denunciati;
3. omogeneizzazione del fenomeno sul territorio regionale con una distribuzione dei
fatti-reato in tutte le Province;
4. prevalenza dei reati contro il patrimonio con significativo incremento delle ragazze;
5. aumento dei comportamenti-reato commessi da infra quattordicenni.
Considerando i dati regionali, in relazione all’andamento nazionale, il Veneto può
considerarsi come un laboratorio per affrontare le questioni della giustizia penale minorile
per scoprire i problemi, tarare gli interventi e trasferire successivamente l’impianto della
ricerca in altri territori nazionali.
L’iter giudiziario è tracciato dal D.P.R. n.448/88 ove viene sancito il rispetto dei diritti del
minore e la ricerca di risposte responsabilizzanti adeguate al suo recupero personale e
sociale. L’adolescente viene considerato nella condizione dell’età evolutiva, come soggetto
di diritti e personalità da valorizzare e responsabilizzare, attuando quindi un approccio di tipo
riabilitativo al reato minorile. Le linee portanti del D.P.R. sono sinteticamente le seguenti:
- la specificità e le finalità educative del processo;
- l’adozione di un’ottica orientata alla produzione di responsabilità del minore;
il coinvolgimento e l’integrazione dei servizi della giustizia minorile e del
territorio.
L’attuale sistema prevede la custodia in Centri di Prima Accoglienza dei minorenni arrestati
e, con la successiva udienza di convalida, l’applicazione di misure di custodia cautelare in
Istituto o con permanenza a casa connesse ad altri obblighi di restrizione della libertà
personale. In seguito il Giudice valuta le condizioni per l’applicazione di misure alternative
alla detenzione (probation) o attiva il percorso processuale.
Oggetto del presente studio è la valutazione dell’impatto socio-economico delle misure
alternative alla detenzione quali ad esempio: la messa alla prova, l’attività riparatoria verso la
vittima (probation), la valutazione dei programmi di intervento attraverso un’analisi
sistematica degli aspetti metodologici di tipo sociologico ed economico. Considerato che
oggi le misure alternative alla detenzione hanno raggiunto i 15 anni di vigenza, sono
necessarie ricerche e studi che possano evidenziarne elementi di positività e di criticità, in
un’ottica di integrazione delle competenze scientifiche, e per fornire tali elementi di
conoscenza ai decisori istituzionali e politici.
Pagina 4
Il progetto si focalizza sull’approfondimento qualitativo e comparativo delle differenti
procedure di intervento per realizzare una valutazione di efficienza ed efficacia delle stesse.
Ulteriore elemento di rilievo risiede nella ricaduta dei risultati della ricerca sui programmi di
prevenzione e di contrasto al reato minorile grazie alla comprensione del comportamento di
recidività. Non sono infatti ancora disponibili evidenze scientifiche, su scala locale e
nazionale, che consentano un monitoraggio delle recidive per poter avanzare conclusioni
generali sulla pregnanza dell’esperienza italiana. Il progetto, stimando l’impatto dei
differenti interventi alternativi, consente di valutare l’efficacia nei termini del recupero
sociale del minorenne e nell’impatto complessivo sul proprio benessere, in modo da
verificare l’adeguatezza del modello riabilitativo in relazione agli elementi di politica
criminale ed economica. L’analisi verterà su una stima qualitativa e quantitativa anche dei
costi effettivi sostenuti dalla società rispetto ai reali benefici attivati dai percorsi alternativi.
Gli studi italiani, rispetto alle esperienze in altri Stati europei, sono carenti e non permettono
l’individuazione di indicatori specifici. A tal proposito sarà attivato a livello macro un
confronto fra i dati esistenti in altri Paesi europei rispetto ai focus tematici della ricerca.
In sintesi le esigenze che motivano la presente ricerca possono essere così schematizzate:
1. valutazione e validazione delle esperienze oggetto della ricerca;
2. strutturazione di un modello di analisi;
3. confronto a livello nazionale ed internazionale.
OBIETTIVI DEL PROGETTO DI RICERCA
Rispetto all’attuazione delle diverse misure di intervento, per promuovere un lavoro di tipo
qualitativo, l’attenzione deve esser posta sulla stima del benessere personale del minore ma
pure sul livello sociale di soddisfazione legato all’intervento. La stima dell’impatto sulla
comunità delle misure menzionate diviene infatti basilare per creare anche una
comunicazione con la società stessa che si chiede molto spesso il perché dell’investimento su
modelli di intervento molto più costosi rispetto a quelli attivati in passato.
Obiettivi della ricerca sono:
a) fotografare la situazione attuale rispetto ai minori inseriti nel circuito penale per trarre le
considerazioni che permettono un giudizio obiettivo rispetto ai differenti interventi attuati e
comprensione delle cause che favoriscono il comportamento criminale dei minori;
b) determinare l’efficacia e l’efficienza delle risposte alternative previste nel sistema penale
minorile, focalizzando l’attenzione sull’analisi di alcuni elementi dei percorsi attivati, quali:
- responsabilizzazione del minore;
- risocializzazione ed inclusione del minore nel tessuto comunitario di appartenenza;
- effettivo tasso di recidività;
- coinvolgimento delle vittime nei percorsi attivati;
c) convalidare i percorsi di messa alla prova nell’ottica dell’aumento personale e sociale del
fruitore e del contesto sociale.
Il successo della stessa messa alla prova o di tutti quelli interventi alternativi alla detenzione
può essere inteso in una duplice accezione: ci si può accontentare di un successo
processuale, che si raggiunge con esiti positivi della prova e quindi con l’estinzione del
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reato ascritto all’imputato, oppure se ne può parlare in senso proprio come di recupero
sociale, di risocializzazione ed essenza correlata di recidiva. Quest’ultima visione è quella
che ci si propone di seguire per attuare un ragionamento efficace ed utile alle future scelte
da mettere in campo.
Un progetto quindi che intende individuare gli elementi utili ad attivare “innovazione di
sistema” in una duplice accezione: da un lato per la sistematizzazione di dati di conoscenza,
in un’ottica di linguaggi scientifici integrati, utili alla determinazione dei modelli di
intervento; dall’altro per creare un confronto a livello nazionale ed europeo favorendo un
dibattito scientifico in linea ed in applicazione con i più recenti Documenti internazionali:
- Raccomandazione - REC (2003)20 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sulle
nuove modalità di trattamento della delinquenza giovanile ed il ruolo della giustizia minorile;
- Raccomandazione (87)20 del Consiglio d’Europa sulle reazioni sociali alla delinquenza
giovanile;
- Raccomandazione (2000)20 sul ruolo dell’intervento psico-sociale precoce nella
prevenzione dei comportamenti criminosi.
Rispetto ai dati raccolti, l’ottica sottostante al lavoro di comparazione vedrà una diversa
lettura dei dati, attuata non solo in base alla percezione dei soggetti della riuscita o meno
degli interventi ma soprattutto di quella della società. La stima di tale impatto diviene infatti
basilare per creare anche una comunicazione statisticamente affidabile, continua e leale con
la società stessa.
Gli obiettivi alla base delle attività assumono la dimensione del reato come problema che
emerge nel sociale e che, sempre all’interno dei contesti di appartenenza, deve essere
affrontato in termini complessivi, integrando saperi e competenze di tipo sociologico,
psicologico, criminologico ed economico.
In termini di finalità, il progetto si orienta a fornire gli indicatori necessari ad orientare le
Istituzioni nella determinazione dei programmi di intervento nella giustizia penale minorile
assumendo una prospettiva di integrazione delle esigenze di rieducazione dei minorenni, di
sicurezza sociale, di coinvolgimento della Comunità e di sostenibilità economica.
PRESUPPOSTI SCIENTIFICI, STATO DELL’ARTE E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Uno dei presupposti principali della letteratura riguardante i rapporti tra misure alternative
alla detenzione e rischio di recidiva, prende in considerazione il peso specifico che ciascuna
delle variabili di stake in conformity (ovverosia di controllo sociale) esercita sul presunto
rischio di commissione di atti devianti (Blumstein 1995, Blumstein e Lynch 1998, Case e
Katz 1991, Ciappi e Traverso 1995, Ciappi 2003, Ciappi e Panseri 2004, ). Tradizionalmente
la letteratura internazionale indica tra le principali variabili di stake in conformità (DiIulio
1996, Ehlrich 1973, 1975a, 1975b, 1981, Fajinzylber et al. 1998, Witte 1980) , l’inserimento
scolastico e lavorativo, l’instaurarsi di relazioni familiari ed affettive stabili, variabili che
tendono a rafforzare i legami sociali (Sampson 1990, Simon set al. 1994), il costo sociale
relativo alla commissione di un reato (Thoumi 1995, WHO), il grado di polarizzazione della
società (Contreras 1997, Esteban e Ray 1994, Fajinzylber et al. 1999, Mauro 1995) e il
livello di capitale sociale in generale (Glaeser 1999, Glaeser et al. 1998, Glaeser e Sacerdote
1999° e 1999b, Glaeser et al. 1996, Glaeser et al. 1999, Groggger e Willis 1998, Lederman
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et al. 2000). Al contrario la valutazione dell’impatto di programmi ispirati all’idea del puro
contenimento o della tolleranza zero, o dell’incapacitazione selettiva (Grogger 1991, 1997,
1999) ha dimostrato che, se è vero che una maggiore attenzione della polizia alla piccola
criminalità od un maggior uso della detenzione può aver l’effetto di ridurre la criminalità
grave nel breve periodo, ha buone probabilità però di aumentarla nel lungo periodo
(Donohue 1998). E’ stato dimostrato che programmi generali di politica criminale realizzati
attraverso arresti in massa o prolungate detenzioni per piccoli reati producono le seguenti
controindicazioni: 1. riducono le chances occupazionali e quindi l’inserimento sociale dei
giovani a rischio (Allan e Steffensmeier 1989, Levitt 1998°, 1998b, 2001) ; 2. delegittimano
la Polizia sia tra le persone arrestate che nel loro network familiare (Levitt 1996, 1997,
Garland 2004); 3. producono effetti criminogenetici, accrescendo il senso di sfida (defiance)
dei giovani autori di reato e quindi aumentano la propensione degli arrestati verso una
maggiore violenza interpersonale (Levitt e Venkatesh 1998, Peters et al. 1992, Sherman
1993).Da questo punto di vista è necessario allora colmare il vuoto dio analisi che c’è in
Italia riguardo il non facile problema del nesso che c’è tra rischio di recidiva e prevenzione
anticipata dei comportamenti a rischio di recidiva. Tale ricerca si propone di studiare le
relazioni circa il ruolo causale o meno svolto da alcune variabili di base sulla genesi del
comportamento deviante (Becker 1965, 1968 e 1993, Levitt ) ed inoltre valutare l’impatto in
termini economici, psicologici e sociali (Bourguignon 1998, 1999, Tanzi 1999) della misure
di decarcerizzazione previste dall’ordinamento con le misure più propriamente restrittive
della libertà personale facendo confronti a livello locale e possibilmente internazionale
(Bennet e Lynch 1990). Questa ricerca rappresenta lo stato dell’arte a livello nazionale sia in
relazione alla sistematicità della raccolta dei dati macro territoriali ed individuali sia per la
qualità dell’interpretazione degli stessi.
Bibliografia
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SOMMARIO DEL PROGETTO DI RICERCA
Il progetto realizza una ricerca su modelli e programmi di intervento nella giustizia penale
minorile focalizzando l’attenzione sui seguenti indicatori: valutazione d’impatto,
convalidazione scientifico-metodologica, definizione di un modello di conoscenza
trasferibile.
Il gruppo di lavoro vede la partecipazione di ricercatori ed esperti del Dipartimento di
Scienze Economiche e del CIDE dell’Università di Verona e del Privato Sociale (Istituto don
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Calabria, Cooperativa Antares). Coordinatore scientifico del progetto è il Professor Federico
Perali.
Attività previste: a) raccolta dati, b) analisi econometrica volta a spiegare le cause che
favoriscono l’insorgenza di eventi criminali tra i minori sia a livello macroeconomico che
microeconomico in relazione ai comportamenti individuali, c) analisi statistica per definire
un sistema di supporto alla decisione di indirizzare un giovane verso un percorso di tipo
riabilitativo o punitivo quale la carcerazione tradizionale utilizzando l’analisi discriminante,
e d) valutazione dell’efficacia degli interventi alternativi e tradizionali in termini di
probabilità di eventi recidivi sia in relazione all’impatto sul benessere del singolo, della
famiglia e della comunità.
Il programma di lavoro ha una durata complessiva di due anni.
Il progetto prevede a) la costruzione di una banca dati e di un sito web dinamico dedicato al
progetto, b) pubblicazioni scientifiche sia su riviste nazionali sia internazionali e c) un
convegno nazionale finale per la presentazione e divulgazione dei risultati.
DESCRIZIONE DEL PROGETTO DI RICERCA
Il progetto intende lavorare su due piani: nazionale ed internazionale. Il primo livello
d’intervento si attuerà tramite uno Studio pilota su un campione individuato indicativamente
in un numero minino di 200 minori autori di reato (laboratorio di ricerca locale) ed inseriti
all’interno di misure alternative alla detenzione. Tali risultati permetteranno un confronto tra
i possibili percorsi alternativi di risposta al reato. A tal proposito sarà fondamentale
l’identificazione delle variabili che intervengono durante e dopo l’attivazione di specifici
interventi. Il secondo sarà invece attivato attraverso un confronto fra i vari Paesi europei che
hanno già da tempo sperimentato determinate modalità attuative, nell’ottica di una riflessione
ad ampio raggio che permetta, nonostante le differenze territoriali, una ottimizzazione delle
prassi.
Livello nazionale
Il progetto sarà articolato nelle suddette fasi:
Fase 1_ Pianificazione delle attività
Fase 2_ Realizzazione degli strumenti di lavoro
Fase 3_ Realizzazione dell’attività di ricerca
3.1. Raccolta dati
3.2 Analisi dei dati per studiare le cause del comportamento delinquenziale tra i
minori
3.3 Analisi statistica per definire un sistema di supporto alla decisione di
indirizzare un giovane verso un percorso di tipo riabilitativo o detentivo utilizzando
l’analisi discriminante
3.4 Valutazione dell’efficacia del percorso riabilitativo rispetto alla detenzione
tradizionale e dell’impatto sul benessere del singolo, della famiglia e della
comunità dell’intervento giudiziario
Fase 4_ Stesura delle pubblicazioni scientifiche
Fase 5_ Realizzazione del Convegno finale
Fase 1_ Pianificazione delle attività
Pagina 10
La prima fase del progetto prevede la pianificazione delle attività. Nello specifico verrà
definito in dettaglio sia il programma di lavoro che il sistema di monitoraggio e valutazione
dello stesso. Punto di forza del suddetto gruppo tecnico di ricerca, composto da esperti
individuati dalle Organizzazioni partecipanti al progetto, è l’eterogeneità delle competenze e
dei saperi degli stessi che permettono di definire una strutturazione delle attività basata su
un’ottica ad ampio raggio includente aspetti di vario tipo (sociologico, psicologico,
criminologico, statistico ed economico) fondamentali per affrontare a 360° il problema in
questione. All’interno del gruppo sono previsti inoltre dei borsisti.
Le funzioni di tale Organo saranno:
- pianificazione e realizzazione delle attività;
- monitoraggio sullo stato di avanzamento progettuale;
- successiva ridefizione delle attività in itinere dovute a possibili criticità emergenti;
- definizione degli strumenti di comunicazione interna ed esterna;
- realizzazione della pubblicazione e del Seminario finali;
- diffusione dei risultati,
- attivazione del confronto (comparazione-comunicazione) con i Paesi europei.
L’organo in questione, coordinato dal Professor Perali Federico del Dipartimento di Scienze
Economiche – Università degli studi di Verona, avrà pertanto la titolarità del progetto a
livello di scelte operative ed organizzative. Il gruppo di ricerca si incontrerà nel primo mese
di attuazione per un lavoro di stretta e continua collaborazione con l’obiettivo di definire
l’impianto progettuale. Successivamente seguiranno meeting di lavoro in itinere soprattutto
alla fine di ogni sottofase di ricerca (3.1-3.2-3.3) per valutare il procedere delle attività e
strutturare gli steps successivi. Il 21° mese di realizzazione progettuale avrà luogo un
incontro per la produzione della pubblicazione finale e per la strutturazione del Seminario.
Seguirà un ultimo incontro (24° mese) per definire i criteri di trasferibilità delle esperienze
attivate.
Fase 2_ Realizzazione degli strumenti di lavoro
In questa seconda fase saranno realizzati tutti quegli strumenti di lavoro necessari alle attività
di ricerca in particolare per la definizione del questionario, costruito per la raccolta dei dati,
caratterizzato da una facile architettura che permetterà una lettura dei dati veloce e pratica.
Saranno raccolti ed analizzati macro dati su base provinciale -Verona- dei principali
indicatori della criminalità giovanile (dati Istat, analisi e report sulla sicurezza, analisi di
vittimizzazione, ecc.) unitamente a:
- dati macroeconomici (tasso locale di sviluppo economico, tasso di disoccupazione,
indicatori di capitale sociale, distribuzione dei redditi, segregazione urbana, consumo
di sostanze che generano dipendenza, ecc.);
- caratteristiche demografiche del territorio (popolazione, fascia di età giovanile,
fenomeni migratori, etnicità, ecc.);
- altre variabili sociali.
Nell’arco di tempo dedicato alla creazione del data base verranno sistematizzati anche i
supporti tecnologici utili alla ricerca.
Fase 3_ Realizzazione dell’attività di ricerca
L’attività di ricerca sarà suddivisa in tre sottofasi.
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3.1 Raccolta micro dati
La somministrazione del questionario è attuata nell’arco temporale di otto mesi. La raccolta e
la misurazione dei dati sarà effettuata da soggetti appartenenti agli Enti partners, in
particolare dell’Università di Verona e dell’Istituto don Calabria (esperti senior e junior). La
suddetta analisi permetterà di effettuare un confronto tra le caratteristiche della delinquenza
minorile della provincia di Verona con altre province italiane (in particolare il raffronto
verterà con le altre province venete e del Nord Italia; in particolare Milano e provincia). La
suddetta servirà anche ad effettuare un’analisi causale tra le variabili di studio.
3.2 Analisi dei dati per studiare le cause del comportamento delinquenziale tra i minori
In questa fase verrà svolta una analisi per valutare l’efficacia delle misure alternative
relativamente ad un gruppo di ragazzi afferenti ai servizi della Giustizia Minorile di Verona e
del Veneto e al Centro di Giustizia Minorile per la Lombardia e la Liguria, cui fanno
riferimento, oltre agli Uffici del Servizio Sociale Minorile di Milano e Brescia, anche uno dei
più importanti istituti per minori d’Italia: l’Istituto penale minorile di Milano “Cesare
Beccarla”. In tale modo verranno analizzate le caratteristiche sociali e giudiziarie di un
gruppo di ragazzi in carico presso il suddetto istituto nel periodo 2001-2004. Tale gruppo di
soggetti dovrà essere formato da minori in espiazione di custodia cautelare, e da minori
affidati invece all’area penale esterna. Verranno studiate e descritte le principali
caratteristiche socio-demografiche e criminologiche dei minori facenti parte del suddetto
campione di studio. Quindi, verrà effettuato, all’interno di una metodologia longitudinale,
uno studio relativo alla rilevazione di alcuni aspetti di vita, della posizione giuridica e sociale
attuale dei minori (adesso giovani adulti) facenti parte del campione di cui sopra, in modo da
poter valutare la portata di alcune modificazioni essenziali del comportamento sociale del
ragazzo quali il miglioramento delle capacità sociali e relazionali (social and relational
skills), l’inserimento lavorativo, la commissione di nuovi reati, o la presenza/assenza di
procedimenti penali in corso.
3.3 Analisi statistica per definire un sistema di supporto alla decisione di indirizzare un
giovane verso un percorso di tipo riabilitativo o detentivo utilizzando l’analisi discriminante
Il gruppo di ricerca utilizzerà l’analisi discriminante per stimare una relazione che permetta
di assegnare un minore ad un percorso riabilitativo o di detenzione con un elevato grado di
confidenza. Tutto questo servirà alla valutazione circa il reale ruolo trattamentale e
risocializzativo delle misure penali adottate e quindi consentirà l’inizio di una riflessione su
quale delle misure giudiziare adottate abbia apportato un reale e significativo miglioramento
nel benessere individuale e nell’inserimento sociale del minore.
3.4 Valutazione dell’efficacia del percorso riabilitativo rispetto alla detenzione tradizionale e
dell’impatto sul benessere del singolo, della famiglia e della comunità dell’intervento
giudiziario
Questa sottofase valuta l’efficacia degli interventi giudiziari di tipo riabilitativo o detentivo
in termini di probabilità di eventi recidivi e di capacità di reinserimento nel mondo del
lavoro. L’obiettivo dell’intervento giudiziario in generale è quello di “ri-livellare il campo da
gioco,” ossia di offrire al giovane con esperienza di reato dopo il percorso correttivo le stesse
possibilità lavorative e relazionali di cui godrebbe un giovane normale a parità di
circostanze. L’adozione del criterio etico e normativo delle eguali opportunità dovrebbe
consentire al gruppo di ricerca di esprimere una valutazione univoca in merito all’efficacia
relativa dei percorsi correttivi. La valutazione, ed il successivo ordinamento dei percorsi
giudiziari alternativi e tradizionali, dipende anche dall’impatto che il trattamento giudiziario
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ha sul benessere del singolo, della famiglia che può nuovamente ospitare una persona
riabilitata e della comunità. La variazione di benessere del singolo verrà valutata sulla base
di quesiti specifici che rivelano la disponibilità di un giovane “a pagare” pur di evitare il
percorso penale prescritto, e chiedendo di mettere a confronto la percezione della propria
qualità della vita prima, durante e dopo aver compiuto il percorso giudiziario correttivo.
Fase 4_ Stesura delle pubblicazioni scientifiche
Il progetto prevede la diffusine a livello locale dei risultati ottenuti. Il 21° mese di
realizzazione vedrà la produzione di una pubblicazione contenente, oltre ai risultati raccolti
ed analizzati, una valutazione degli stessi frutto di un lavoro di stretta collaborazione fra le
figure partecipanti al progetto. I risultati della ricerca saranno divulgati attraverso i differenti
mezzi di comunicazione e nel Convegno nazionale conclusivo.
Fase 5_ Realizzazione del Seminario finale
Il penultimo mese vedrà la realizzazione di un Seminario di chiusura delle attività,
organizzato in una sede da definirsi, aperto al grande Pubblico ma primariamente indirizzato
a Soggetti istituzionali coinvolti a vario titolo nei circuiti della Giustizia Penale Minorile.
L’indice fondamentale della trasferibilità mira infatti a valorizzare e diffondere gli aspetti
maggiormente innovativi del progetto, verso il recepimento delle attività sperimentate quali
buone pratiche, in un’ottica di accreditamento delle risorse attivate e degli organismi
coinvolti.
Livello internazionale
La diffusione delle sperimentazioni in atto e dei successivi risultati prodotti sarà attuata
grazie all’utilizzo degli ampi e consolidati network di cui ogni partner dispone sia a livello
nazionale, ma soprattutto internazionale, basato quindi sul coinvolgimento dei contatti
esistenti nelle reti ed in particolare di quelli dell’Istituto don Calabria. Questa diffusione sarà
attuata attraverso la messa a disposizione di tutti gli ordinari strumenti di comunicazione:
riviste periodiche, newsletters elettroniche, siti internet dinamici, banche dati accessibili
anche via web. (vedi allegato partners nazionali ed internazionali).
SINTESI DEI RISULTATI ATTESI
I risultati attesi dal progetto possono essere sinteticamente schematizzati come segue.
1. Pubblicazione dei dati raccolti e sistematizzati comprendente:
a) analisi degli indicatori della criminalità minorile in relazione agli elementi macro
economici, alle caratteristiche demografiche e ad altre variabili socio-ambientali;
b) analisi causale delle variabili prese in esame e relativi confronti con altre Province
italiane;
a) analisi di causalità dei percorsi esaminati e valutazione dell’efficacia delle misure
alternative alla detenzione;
c) valutazione dell’efficacia dei percorsi in relazione al danno arrecato ad altre persone e alla
probabilità di un successivo impegno lavorativo;
d) valutazione dell’impatto nei percorsi del coinvolgimento delle vittime;
e) valutazione della recidività dei minori autori di reato.
2. Costruzione di una banca dati specifica sui temi di lavoro del progetto
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I dati raccolti porteranno ad una comparazione, sotto differenti punti di vista, rispetto alla
tematiche delle misure alternative alle detenzione. La banca dati permetterà una visione di
insieme del problema caratterizzata da variabili differenti, intercorrenti nel processo di
risocializzazione del minore.
3. Realizzazione di un modello di ricerca comunicabile e trasferibile in altri contesti
territoriali
Conseguentemente alla realizzazione del modello di ricerca si prevede una trasferibilità dello
stesso in altre Regioni del territorio nazionale. Data l’eterogeneità delle denunce a carico di
minori nella regione Veneto, maggiormente variegate rispetto al livello nazionale, si prevede
una definizione completa del modello da tarare successivamente in base alle esigenze
territoriali.
4. Definizione di indicatori qualitativi utili alle programmazioni degli interventi dei
soggetti competenti in materia
Tale risultato previsto consente l’individuazione, la definizione e la stima qualitativa di
alcuni indicatori che permettono di essere diffusi e recepiti dai decisori delle diverse
programmazioni istituzionali degli Enti competenti. Tale dimensione permette alla ricerca di
implementare le conoscenze e le competenze dei sistemi interessati, integrandosi quindi con
le conoscenze già acquisite e sviluppando un effetto migliorativo ai beneficiari individuati
(Dipartimento Giustizia Minorile, Centri Regionali della Giustizia, Enti Locali,
Organizzazioni Sociali).
5. Diffusione dei risultati alla Magistratura minorile, al Ministero competente, alle
Istituzioni locali e alle Organizzazioni interessate
La divulgazione a Soggetti portatori di compiti e funzioni istituzionali si inserisce nell’ottica
del raggiungimento dei sistemi coinvolti nel trattamento dei minori che commettono reati,
favorendo perciò l’innovazione delle competenze, delle capacità decisionali e le possibilità di
integrazione scientifica, operativa e culturale. La diffusione dei risultati avverrà utilizzando
gli strumenti di comunicazione in particolar modo internet e posta elettronica. Tale attività
sarà favorita soprattutto dalle reti già consolidate dei partners progettuali che attueranno una
divulgazione a grande scala a tutti quei Soggetti Istituzionali e non interessati alle tematiche
oggetto di ricerca.
6. Comparazione e comunicazione dell’analisi effettuata con analoghe iniziative a livello
nazionale ed europeo
I dati raccolti permetteranno un prima riflessione a livello nazionale sulle differenti tipologie
di intervento, per estrapolare punti di forza e di debolezza, utili ad un successivo confronto
con altri Paesi europei già attivi rispetto alle modalità operative di trattamento dei minori
autori di reato.
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