Senza titolo-1 - Marcello Marrocchi

VIVAVERDI
Un montaggio delle copertine
dei successi firmati Marrocchi.
A destra, Marcello Marrocchi
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musica
AUTORI
MARCELLO MARROCCHI,
IL DONO DELLA COMPOSIZIONE
di Piergiuseppe Caporale
Se si pensa che le sue canzoni hanno visto
interpreti come Dalidà, Patty Pravo, Johnny
Holliday, Rita Pavone, Iva Zanicchi, Gianni
Morandi, Milva, Mina, Mal, Little Tony, Ornella Vanoni, Franco Califano, Amedeo Minghi, Wess, I Collage, Ninì Rosso, I ricchi e
poveri, Massimo Ranieri, Ivana Spagna, Luiselle, Squadra Italia, Maria Carta… (e ci fermiamo qui per non allungare troppo un
elenco pressoché interminabile), si comprende anche come faccia parte da molto
tempo di quella vera e propria spina dorsale della musica italiana, la categoria degli autori. Una categoria in via d’estinzione, purtroppo, soprattutto da quando ci si è accorti che cantandosi e scrivendosi le proprie
canzoni… si guadagna il doppio.
A parte la battuta c’è da dire che la nascita di
quello che è stato (e ancora in parte è) uno
dei più grossi patrimoni artistici nostrani
(la canzone d’autore) ha decisamente tarpato le ali ai grandi professionisti della composizione (sia musicale che testuale). Cosa
che non è avvenuta per Marcello Marrocchi
(è di lui che stiamo parlando), con ogni probabilità perché, anche se da sempre schivo
di quest’appellativo, è – molto più che in nuce – un cantautore. Ma lo vedremo più in là.
Per ora diamo una guardata ad una carriera
che è letteralmente costellata di successi.
A cominciare dal primo, l’ancor ben noto
Andiamo a mietere il grano, che Luiselle
portò al successo immediato. Successo che
Ha lavorato come autore musicale in esclusiva per la Rca per dodici anni. E, prima e dopo, per
interpreti importanti anche come produttore. Le sue canzoni sono state cantate da artisti di
successo come Rita Pavone, Dalida, Ornella Vanoni, Mal e altri. Una carriera ricca di
soddisfazioni, quella di Marcello Marrocchi, dai tempi di Andiamo a mietere il grano, il suo
primo grande hit, fino a Hai scelto me, l’inno apprezzato dalla Chiesa, e all’Ape Maja, la sigla
televisiva da un milione di copie vendute.
dura ancor oggi in quanto fa ormai parte del
patrimonio folk della musica italiana: “Grazie al ‘Disco per l’estate’ del ’65, fu subito un
best seller – ricorda Marrocchi – Tanto da diventare anche un cavallo di battaglia dei tifosi romanisti che la cantavano ai colleghi laziali cambiando ‘andiamo’ in ‘andate’. Quant’erano meglio quegli sfottò innocenti…”.
Subito dopo un contratto come autore in
esclusiva con la Rca Italiana. Durò ben 12
anni e vide anche l’esordio sanremese con
Tu sei bella come sei: “Dapprima sembrò
che la dovessero interpretare i Procol Harum (che la volevano), poi, per fortuna, venne cantata da Mal”. Per fortuna in quanto, a
pochi giorni dalla fine del Festival del 1969,
era già ai primi posti della classifica.
Vennero, poi, Gli occhi dell’amore (testo di
Migliacci), meravigliosamente eseguita da
Patti Pravo, La zanzara per Rita Pavone ed
un altro successone internazionale. Si trattava di Chitarra suona più piano con cui Nicola di Bari vinse la Canzonissima 1971: “Il
testo era di Franca Evangelisti e vincemmo
contro due pesi massimi della canzone co-
me Massimo Ranieri (che arrivò secondo) e
Iva Zanicchi (terza): fu tradotto e venduto in
tutto il mondo. Il che succede ancor oggi.
Dovetti, poi, farmi perdonare da Ranieri…
ma ci vollero 18 anni”.
Nel 1968, in ogni caso, Marrocchi aveva avuto un’altra fortunata partecipazione a Sanremo: Un uomo piange solo per amore, eseguita da Little Tony, era arrivata quarta, e si
era rivelata anch’essa un grande successo.
Nello stesso periodo l’attività di produttore
si incentivava con i Ricchi e Poveri: “Grandi artisti e grandi professionisti! Ricordo il
mese a Milano con loro: il Maestro Pintucci ed io arrivavamo in sala di registrazione e
loro, quasi sempre, erano già lì prima di noi”.
Sempre nel settore produzione, poi, iniziava
una lunga collaborazione con un altro gruppo
importante dell’epoca, i Collage: nel 1975 il
primo LP, Due ragazzi nel sole, arrivava subito ai primi posti della classifica e, l’anno dopo, Tu mi rubi l’anima si aggiudicava il secondo posto a Sanremo. Seguirono altri tre album
con successi come Sole Rosso, Piano piano mi
innamorai di te, ecc.
VIVAVERDI
E venne anche Califfo! Invitato dall’amico
Giovanni Saint Just, Marrocchi iniziò a frequentare il Capriccio (storico night di lusso della Capitale): “Lo scopo era quello di
entrare nel mondo artistico di Franco Califano, allora star di quel locale, per stabilire
una collaborazione con l’artista”. Nacque per prima Nun me portà a casa
“che credo sia una delle più belle
storie raccontate da lui”. Seguirono poi l’ormai evergreen, La
mia libertà, e l’album Impronte
digitali: “Avevo continuato a lavorare con lui anche durante le
sue traversie giudiziarie: scrivemmo insieme una quindicina di brani comparsi poi
nei suoi album successivi”.
Si dice che
nella vita
di un autore non
può mancare una canzone per bambini: preclari esempi ci vengono da Sergio Endrigo,
Bruno Lauzi, tanto per citare fra i più noti
italiani. E per Marrocchi l’occasione venne
con l’Ape Maja: “Un giorno mi telefona l’amico Giancarlo Chiaramello, allora direttore artistico della Fonit Cetra, e mi
invita ad andare a vedere quel cartone animato in visione privata. La sigla che scrissi divenne un vero e proprio tormentone”. Sei mesi in classifica,
oltre un milione di dischi
venduti (fu addirittura disco
dell’anno), altro che tormentone: dura da almeno tre generazioni.
1981: Alì Agca spara a Giovanni
Paolo II. “Lo shock, l’emozione privata mi ispirò
Un uomo venuto da lontano. Pro-
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vai a proporla a diversi cantanti, ma nessuno voleva farla. Tant’è che decisi di cantarla io stesso. Insomma diventai cantautore,
subito etichettato come ‘il cantautore cattolico’ (cosa di cui mi vanto)”. Ma, a prescindere dalle motivazioni intime, quali sono
quelle artistiche? “Io non conosco una nota di musica! Nella mia mente, però, ci sono dei quadri di com’è fatta la musica, c’è
uno schema ben preciso. Ho scritto più di
600 brani (quelli‘stampati’ realmente sono
circa 500) e so esattamente quello che i musicisti, in studio, devono fare. Sono convinto che questi sono doni che o ce li hai o nessuno te li può dare: e, allora, se sono doni,
devi restituirli. Io, come cristiano, so che se
il dono serve a far crescere gli altri è un dono positivo; se, invece serve a sporcare gli
altri, è un dono sprecato. Sono convinto che
il Padreterno ci ha dato delle ricchezze da
mettere anche al servizio degli altri per far
migliorare il mondo…”.
Torniamo, però, a Un uomo venuto da lontano: “Ad un certo punto mi chiesero di cantare questa canzone davanti al Papa. Non
avevo il coraggio di farlo e pensai che fosse
assolutamente necessario trovare un artista
famoso che si assumesse questa responsabilità. Venne in mio aiuto un produttoremanager che conoscevo da anni, Rolando
D’Angeli, che mi convinse che Amedeo Minghi era l’interprete ideale. Lo contattai, accettò subito e devo dire che ne fece un’elaborazione e realizzazione eccezionali: tanto
che da allora (1997) la canzone è diventata
uno dei suoi cavalli di battaglia”.
Facendo un passo indietro non si può dimenticare un’altra vittoria sanremese. E,
questa volta, di peso ancor maggiore delle
precedenti. Stiamo parlando di Perdere l’amore, con cui, nel 1988, Massimo Ranieri
fece la sua vera e propria rentrée trionfale
nel mondo della canzone: “Per primo la offrii a Morandi che, pur apprezzandola moltissimo, mi disse che sì, l’avrebbe presa in
esame per il suo LP. Sperando in qualcosa
di più non la cedetti. Poi il produttore di Ranieri mi fece sapere che l’artista aveva intenzione di tornare a cantare (a quei tempi
aveva privilegiato la sua carriera teatrale e
cinematografica, n.d.r.) e che stava cercando dei brani: erroneamente pensai che non
fosse una cosa sicura e continuai a cercare.
Per la verità pensavo a Cocciante del quale
avevo la stessa timbrica vocale: credo, però,
che il mio provino non gli sia mai arrivato.
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Il memorabile incontro tra
Marcello Marrocchi
e Papa Giovanni Wojtyla.
Sotto, il brindisi con Nicola Di Bari
interprete di “Chitarra suona più piano”
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musica
un provino e lo inviai al cardinale cui piacque
molto. Gli dissi, allora, che mi sarei attivato per
trovare un interprete all’altezza, ma mi rispose che era piaciuta a tutti come l’avevo cantata
io. Mi ritrovai così, unico cantante in mezzo ad
un coro di cento sacerdoti, a fare gli auguri al
Santo Padre. Quella canzone è oggi diventata
l’inno di tutti i sacerdoti italiani”.
UN RICCO CANZONIERE
Ripensai allora a Ranieri, ma seppi che, avendo stretto un contratto con la Cbs, avevano già
scelto il brano per Sanremo. Non so perché,
poi, quel contratto non sia andato in porto…
fatto sta che firmò, invece, con la Wea: fu proprio il boss di allora di questa casa discografica, Marco Bignotti, che mise come conditio sine qua non per la partecipazione di Massimo al
Festival Perdere l’amore”. La canzone vinse con
uno scarto di oltre tre milioni di voti rispetto
alla seconda classificata ed è reputata una fra le
più belle del ’900, “forse perché nata da un dolore personale fortissimo, la separazione da mia
moglie”.
C’è da dire che Massimo Marrocchi, a partire
dalla fine dei ’90, ha visto intensificarsi la sua
vis compositiva religiosa: tutto ciò lo ha porta-
to a scrivere brani come Mamma Teresa, ispirata a Madre Teresa di Calcutta e interpretata
da Ivana Spagna, o Il figliol prodigo affidata ad
una trionfale esecuzione di Massimo Ranieri
alla Sala Nervi in occasione di un concerto natalizio per il Papa a cui partecipavano artisti di
fama internazionale come Dionne Warwick.
“Vorrei terminare questa chiacchierata affermando che fra tutte le soddisfazioni che
la mia carriera d’autore mi ha riservato (e
devo dire che sono stato indubbiamente fortunato), quella che, forse, posso considerare la più grande e la più emozionante, è
quanto accadutomi pochi anni fa. Il Cardinale Crescenzio Sepe mi chiese di scrivere
una canzone per i 50 anni di sacerdozio del
Santo Padre. Io scrissi Hai scelto me, realizzai
Sono più di 500 le canzoni scritte nel corso della
sua lunga carriera da Marcello Marrocchi, nato a
Veroli nel 1941 e iscritto alla Siae dal 1961. Ecco
un elenco dei suoi brani più conosciuti, con a fianco gli interpreti.
Louiselle Andiamo a mietere il grano, Il pontile,
Anche se mi fai paura, Quello che c’è tra me e te.
Little Tony Un uomo piange solo per amore,
Cuore ballerino, Lei
Wess Ti ho inventata io, Come è dolce il vento antico
Johnny Halliday Senza te
Dalidà Toi perdonne moi
Josè Feliciano Lascia che l’amore ti passi accanto
Patty Pravo Gli occhi dell’amore
Gianni Morandi Vado a lavorare, Chissà però
Mal Tu sei bella come sei
Nicola di Bari Chitarra suona più piano
Mina – Paco de Lucia Chitarra suona più piano
Rita Pavone La Zanzara
Ornella Vanoni Cordialmente
Iva Zanicchi Come stai? Bene e tu?
Milva Io lo farei
Collage Due ragazzi nel sole, Tu mi rubi l’anima,
La gente parla, Sole rosso, Lei non sapeva far
l’amore, Piano piano m’innamorai di te, Troppa bella, Ma che faccia da schiaffi, Io non ti venderei,
Saprei darti un’anima, La notte era alta,
Cento guerrieri
Franco Califano La mia libertà, Buio e luna piena,
Amare è, Da solo, Il cantante, Non sò vivere a metà,
Per una donna, Lupo bianco, Nun me porta’ a casa
Peppino di Capri Comme è ddoce ‘o mare
Massimo Ranieri Perdere l’amore, La vestaglia,
Il canto libero del mare, Purissima Lucia, ‘Stì ccanzoni, Non posso bruciarmi, Ho preso tutto, Il canto libero del mare, Amore ritrovato, Che notte è,
Padre perdonami
Alessandro Greco Evviva la musica, Disco Natale (fiocchi di neve)
Squadra Italia (Nilla Pizzi, Manuela Villa, Jimmy
Fontana, Nazzaro, Wilma Goich, Wess, Tony Sant’Agata, Lando Fiorini, Mario Merola, Rosanna Fratello) Una vecchia canzone italiana
Ivana Spagna Fratello, Mamma Teresa
Amedeo Minghi Un uomo venuto da lontano