lingua, musica e strumenti della cultura basca

CSA Vittoria
LINGUA, MUSICA E STRUMENTI DELLA CULTURA BASCA
sabato 25 settembre 2010
Il rapporto tra baschi, musica e lingua è
sempre stato molto forte.
L'euskera o euskara, la lingua basca, tra le più antiche
lingue del mondo e la più antica d'Europa tra quelle che vengono ancora
utilizzate, preindoeuropea, un autentico mistero linguistico, di natura incerta
è sopravvissuta in forma orale fino ad oggi ed esiste in forma scritta appena
dal 1500.
E' un elemento fondamentale per capire la
cultura di un popolo il cui nome, euskaldun, significa "colui che
parla la lingua basca", sottolineandone il legame profondo. Esso continua
ad essere a tutt'oggi un idioma che ha un intenso rapporto con la natura, una
natura composta da mari, montagne, boschi e fiumi che da sempre i baschi hanno
abitato e amato.
L'euskera poi, oggi parlato
all'incirca da un quarto della popolazione, è stato lo strumento principale
attraverso il quale un popolo ha mantenuto la propria identità anche in epoche
di estrema difficoltà come la dittatura franchista, ma anche l'inquisizione,
che qui è stata particolarmente violenta.
Le narrazioni orali, come le canzoni, per
secoli sono state le uniche forme di trasmissione della propria cultura e della
lingua, vedendo fra i protagonisti i Bertsolari (letteralmente “coloro che fanno i versi”),
i poeti-cantori, i bardi di Euskal Herria , provenienti da un passato
lontanissimo e dalla tradizione orale che ora trovano largo spazio anche tra i
media, nella televisione, la radio o i giornali.
Ci sono
scuole e competizioni nelle quali i bertsolari improvvisano la loro
poesia-canzone su di un tema che non conoscono fino al momento dell’esibizione,
che può essere solitaria o una gara di botta e risposta, entrambe rette da
regole molto rigorose di rima e metrica e basate su un’amplissima gamma di
melodie adattate alle singole strofe.
La qualità e
la ricchezza della lingua utilizzata, la poeticità del pezzo e la sua
musicalità sono i parametri di giudizio.
Essendo espressione di un popolo e di una
cultura, spesso questi poeti-cantori,
sono protagonisti attivi, con i loro “bertsos”, nella denuncia della
repressione che vive parte della loro gente piuttosto che nelle domande di
giustizia, pace ed autodeterminazione dei baschi.
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Il rapporto
tra i baschi e la musica è quindi antico come la loro storia e i loro strumenti
sono una testimonianza di ciò: la Txalaparta
è uno dei più affascinanti, una specie di xilofono in legno, formato da poche e
lunghe tavole, anticamente utilizzato come “tam-tam” dai pastori baschi per la
comunicazione con le vallate vicine.
Viene
suonata da due persone contemporaneamente e i suoni prodotti dalle percussioni
sulle tavole con dei bastoni di legno devono essere perfettamente sincronizzati
per formare così un unico suono che nasce dai due diversi prodotti dai
txalaparteros.
Altri strumenti della cultura popolare sono
Danbolin e Txistu, rispettivamente un tamburo, leggermente più
stretto e allungato rispetto ai conosciuti ed un flauto.
Normalmente vengono suonati dalla stessa
persona, che regge con tre dita della mano sinistra il flauto e con la mano
destra suona il tamburo, spesso sfilando tra le vie delle città e dei paesi in
festa.
accompagnando riti come l'aurresku, (danza
di omaggio rituale), le processioni in costume di tipiche figure basche (gigantes
e cabezudos) o i balli popolari come i solenni fandangos (danze
di coppia).
Altri strumenti e simboli della cultura
basca sono la Dultzaina (strumento conico a fiato della famiglia degli
oboe), il Pandero (tamburello basco a sonagli) e la Trikitixa
(piccola fisarmonica diatonica quasi sempre suonata insieme al Pandero),
protagonisti delle feste popolari ma non solo.
La cultura
basca e la sua tradizione musicale, infatti, non hanno un puro aspetto
folkloristico o didascalico, non restano chiuse nella loro storia immutabile ai
tempi, non sono monoliti che vivono di memoria e polvere, ma cultura viva
nell’anima popolare, crescono e cambiano, si evoluzionano e sperimentano e gli
strumenti tradizionali assumono ruoli impensabili che ben si sposano con
sonorità apparentemente a loro aliene e contrapposte.
E’ strano
osservare in un popolo del nord stretto fra le culture e le tradizioni
pastorali e peschiere, sfregiato dal vento e dalle piogge che dominano il golfo
di Biscaglia, tanta voglia intrinseca, tanta necessità di socialità e di festa:
ogni paesino dal più piccolo alle grandi città si traforma infatti in
un’esplosione festiva per lo meno due volte all’anno, riempiendo di colori e
musica ogni angolo ed ogni via.
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Da più di un
secolo queste occasioni vanno ben oltre la loro radice antropologica,
rispecchiando sia la repressione che la resistenza del popolo basco, diventando
feste rivendicative, dove si raccolgono fondi per i familiari dei prigionieri
politici e si cambia l’aspetto di strade e muri riempiendoli di striscioni e manifesti
che testimoniano l’ansia di libertà di questo popolo.
Ogni “sagra
paesana”, momento di gioia e di festa, assume quindi un altro significato, e le
foto o le sagome dei volti dei prigionieri politici appesi sui balconi o
stampate sulle magliette in vendita per l’occasione, sembrano con forza voler
rendere partecipi anche loro del momento speciale.
E proprio in
questi momenti festivi sotto gli anni del regime, i cantautori baschi, suonando
dell’innocua musica folkloristica, cantano le consegne della lotta e della loro
identità in una lingua sconosciuta alla Guardia Civil presente.
DAL CANTAUTORATO FOLK AL ROCK RADIKAL VASCO
Durante la
spietata dittatura franchista la difesa della propria identità porta ad un
risveglio culturale che si riflette in tutti gli ambiti, e la musica
tradizionale inizia un cammino proprio verso un rinnovamento ed una crescita
sia nelle forme che nei contenuti.
Gli anni
sessanta ci regalano le pietre miliari della musica folk-cantautorale basca,
allora avente come temi centrali del cantare il paesaggio, l’amore per la
propria terra e la propria cultura: Benito Lertxundi, Imanol, Xabier Lete e
Mikel Laboa, forse il maggior cantautore basco di tutti i tempi, morto nel
dicembre del 2008.
La decade successiva rappresenta un vero e proprio
stacco, parallelamente alla trasformazione politica del nazionalismo basco che
si allontana in parte dal conservatorismo per abbracciare col tempo le teorie
guevariste e fanoniane, marxiste e rivoluzionarie, questi cantautori iniziano a cambiare
l’oggetto del loro cantare che verrà utilizzato come arma in più da
utilizzare contro l’agonizzante dittatura di Franco.
Come Victor Manuel in Spagna, così anche il
cantautorato basco diventa portabandiera della protesta e della ribellione:
storico il duo basco-francese di Pantxoa eta Peio che rappresenta, con gli
autori già menzionati, la colonna sonora della ribellione basca di quegli anni.
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La prima band che porta nuove sonorità rock
in Euskal Herria sono gli Errobi, il cui primo album esce nel 1975 e da subito
delineea l’impegno militante della band del Paese Basco francese; l’anno dopo
il folk vede nascere una delle sue
pietre miliari, gruppo a tutt’oggi protagonista della scena musicale e
culturale basca, gli Oskorri, che celebrano nel loro primo disco il poeta
Gabriel Aresti.
Alla fine degli anni settanta, il rock
inizia a penetrare anche nel Paese Basco peninsulare e fra i primi che lo usano
nella propria lingua, citiamo Zarama, Itoiz e il solista Ruper Ordorika.
ll contesto politico sociale che va delineandosi
in Euskal Herria porta però rapidamente al germinare della rivolta e a cambi
radicali, anche nel mondo della musica.
Siamo nell'epoca della transizione che qui procede
molto a rilento rispetto al resto dello stato spagnolo e cede spazio ad una repressione
che tocca il suo apice, così come la lotta armata dell'ETA anche se non sono
soltanto gli etarras gli obbiettivi di una violenza istituzionale che si
diversifica e si sviluppa tatticamente prendendo di mira anche i militanti baschi che lottavano
democraticamente in organizzazioni, movimenti e partiti alla luce del sole.
E' il momento in cui viene data vita al
denominato piano ZEN (Zona Especial Norte), organizzato dal nuovo governo
socialista di Gonzales salito al potere nel 1982, con ex-generali franchisti
che prendono spunto dai manuali che la CIA aveva diffuso in Europa già dopo la
fine della seconda guerra mondiale, per contrastare l’influenza dei partiti
comunisti nella società, principalmente attraverso la deformazione
dell’informazione, la guerra psicologica e la creazione di gruppi di consenso
intorno all’apparato repressivo statale.
Apparato che dà via libera al terrorismo di
stato, attuato da servizi segreti deviati, membri delle forze di sicurezza
spagnole (Guardia Civil e Policia Nacional), mercenari, ma anche da diversi neofascisti
italiani, che trovano
rifugio in Spagna durante e dopo gli anni delle stragi nere, delle bombe sui
treni e delle piazze insanguinate.
L’azione di questi gruppi para-polizieschi
dura una decade e si rende responsabile di oltre 500 attentati, 38 morti e
innumerevoli episodi di tortura.
Prendendo spunto dalla lotta al movimento
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delle Pantere Nere negli Stati Uniti, un'altra terribile arma per disgregare il
movimento nazionalista e giovanile dal suo interno e fomentare la
marginalizzazione sociale è la droga, con la messa in circolazione libera ed in
grandi quantità di eroina a basso costo, in particolare nei quartieri proletari
delle grandi città.
Se a questo si unisce la crisi economica
dettata dalla riconversione industriale che destruttura la società basca dalla
sua base, in quanto fondata in gran parte sulle grandi industrie, la crescita
della disoccupazione, la perdita del potere acquisitivo e l'aumento della
natalità di quegli anni, capiamo quali sono le basi da cui nasce uno dei
movimenti musicali più importanti di tutta la penisola: il Rock Radikal
Vasco (RRV).
IL
ROCK RADIKAL VASCO
Il RRV nasce nei Paesi Baschi meridionali (Euskadi e Nafarroa)
agli inizi degli anni ottanta e si protrae per oltre una decade, influenza
profondamente la musica del resto dello stato spagnolo, segna l'entrata in
scena in tutta la penisola del punk e alla sua uscita lascia spazio ad una
infinità di nuovi generi e gruppi musicali di ancora grande ascolto.
Oltre al punk vi convergono altri generi
musicali come lo ska, il reggae, il rock urbano e un tipo di metal embrionale,
anche se la sua maggior influenza resta comunque il punk inglese dei Sex
Pistols, i Ramones o i The Clash, incrementata dal gran numero di giovani che partono per Londra e tornano con gli
zaini pieni di vinili.
La definizione di RRV viene coniata
nel 1983 da un giornalista del giornale Egin, ora illegalizzato e censurato e
da un manager di uno di questi gruppi l’indomani di un grande festival contro
l’adesione della Spagna alla NATO.
Come è prevedibile all’inizio queste nuove
forme musicali vengono mal viste ed aspramente criticate da alcuni settori più
tradizionalisti e rappresentano una forte rottura con la musica cantautoriale
precedente e a loro contemporanea, rottura duplice, non solo nella tipologia di
genere musicale, ma anche a livello del messaggio proposto attraverso testi
essenziali e provocatori.
Sempre sulle colonne del quotidiano Egin,
inizia una forte polemica e l’accusa primaria si concentra sull’introduzione
nel mondo musical-culturale basco di forme e strumenti che provengono da
universi ad esso estranei, come il punk ed il rock angloamericano o la chitarra
elettrica.
L'introduzione di questi nuovi elementi
infatti viene vista come un'aggressione di un certo colonialismo musicale verso
una cultura che si considera repressa e combattuta, che resiste tenacemente, ma
anche gelosamente rispetto alla sua integrità tradizionale, fino a questo
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momento poco incline ad aperture verso l'esterno.
Ma man mano
che si vanno affermando e moltiplicando le band della protesta, le polemiche si
trasformano in consensi, le masse giovanili si ritrovano unite in una nuova
identità e da “estranei culturali” questi elementi si trasformano
inconsapevolmente nel motore della nuova “ola rebelde” e dell’inizio del
più profondo rinnovamento della musica e della cultura basca.
La
maggioranza dei testi si caratterizzano per la loro dura posizione contro il
sistema officiale, rivolgendo alle istituzioni le loro feroci critiche e le
dure denunce: contro lo stato, la polizia, l’esercito, la monarchia , lo
sfruttamento padronale e la chiesa alleata del regime.
L’aspetto
scenografico, oltre a quello musicale risulta decisivo, come nel caso dei La
Polla Records che bruciano una croce durante i loro concerti, un gesto
simbolico che ben si intreccia con la voglia di rinascita, riscatto sociale e
ribellione che si respira in un paese militarizzato e quotidianamente immerso
nella repressione.
Gran parte
di questi gruppi utilizzano la lingua spagnola (il che spiega la sua diffusione
nella penisola ed in America Latina), altri il basco, altri ancora, come i
Kortatu, passano, disco dopo disco, dalla lingua di coloro che considerano come
i propri oppressori alla propria, l’euskera.
I componenti
di questi gruppi riflettono la realtà sociale del paese: provenienti dalle
periferie industriali delle grandi città basche, da famiglie interessate dalla
crisi economica e sociale della riconversione industriale, abitano per lo più
in quartieri marginali dove la vita è
insostenibile e da cui prende forma la ribellione anti-statale ed
anti-istituzionale.
Il RRV
è uno dei movimenti musicali più
attaccati di sempre: profondamente condannato e censurato sia dalla critica che
dalle major, oltre che da stampa ed istituzioni spagnole , i gruppi che lo
hanno composto vengono tacciati unanimemente di nullità musicale, di avere
posizioni politiche inaccettabili e di utilizzare una lingua incomprensibile.
Questi
gruppi quindi decidono di muoversi attraverso canali di produzione, promozione
ed organizzazioni di concerti, completamente alternativi a quelli esistenti e
che per loro risultano più naturali: si rivolgono infatti, ai loro diretti
interlocutori: giovani ribelli che nel frattempo hanno fatto nascere e stanno
moltiplicando fanzines, piccole etichette indipendenti, radio libere e gaztetxeak (case occupate), in ogni
angolo di Euskal Herria.
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L’unico
mezzo di comunicazione che li appoggia dopo le riserve e le polemiche iniziali,
è il giornale Egin, nella propria sezione culturale, dando spazio e voce alle
nuove forme musicali e di protesta.
Succesivamente,
la piattaforma politica nata nel 1978 Herri Batasuna (HB), si rende
conto dell’importanza di questo movimento/non-movimento
e delle masse giovanili che lo sostengono, anche perché gran parte di esse
fanno riferimento proprio a questa area politica.
Nasce quindi
nel 1985 la campagna di HB, Martxa eta
Borroka (festa e lotta) che vede i meetings dell’izquierda abertzale
(sinistra nazionalista) accompagnati dai gruppi del RRV ad essa più vicini, e
che avevano unito la musica all'impegno politico: Kortatu, Hertzainak, BAP,
RIP, Baldin Bada, La Polla Records, Barricada, Cicatriz, solo
per citarne alcuni.
Purtroppo,
come già anticipato, il periodo del RRV vede l'esistenza di un'altra
protagonista, l’eroina, che unita all’ignoranza e all’impreparazione entusiasta
di una massa giovanile, ha conseguenze terribili.
Un esempio
su tutti è quello dei Cicatriz, dei quattro membri fondatori non è
sopravvissuto nessuno, avvelati uno per uno dalla polvere bianca, ma un
discorso analogo vale anche per altre band, come i RIP o gli Eskorbuto (il
gruppo più controverso ed uno dei più importanti, profondamente punk in tutte
le sue espressioni), decimate dalle overdosi o da altre conseguenze legate all'eronia, come l' HIV o l' epatite.
Per capire
la portata e l’importanza di questo fenomeno musical-culturale, riportiamo le
parole dell’ex-membra dei Potato Elena Aguirre: “il RRV fungerà da gran
canalizzatore di menti inquiete in diversi ambiti: etichette indipendenti,
riviste, fanzines e supplementi di quotidiani, case occupate, sale per
concerti, bar, fumetti, video, teatro, cinema e giornalismo” di cui il RRV sarà
la colonna sonora.
Un altro
protagonista di quegli anni, IHigo Muguruza (prima parte dei Kortatu, poi dei
Negu Gorriak) spiega come “il momento storico fu cruciale, di fatto, se non
fosse sorto un movimento musicale si sarebbero fatti film come Ken Loach in
Super 8 o qualsiasi altra manifestazione artistica che riflettesse la
riconversione industriale, la repressione poliziesca, l’impotenza politica,
l’imposizione di una transizione decaffeinata, il disinganno del governo
socialista ...”
Uno dei
gruppi più importanti del RRV e della musica basca in generale sono proprio i Kortatu,
i cui membri fondatori, successivamente, fonderanno essi stessi fanzines,
etichette indipendenti, altri gruppi musicali, studi di registrazione ed altro
ancora.
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Una della
canzoni più famose dei Kortatu è Sarri Sarri (subito, veloce), sulla
musica di “Chatty Chatty” dei giamaicani Toots and the Maytals con testo
scritto nel 1985 dai Landa.
La canzone,
un’autentica celebrazione della fuga, è dedicata a Joseba Sarrionandia detto
Sarri, famoso scrittore basco ma anche militante politico, condannato per la
sua appartenenza all’ETA e per questo rinchiuso nel carcere di Martutene, a
pochi kilometri da Donostia (San Sebastian).
La settimana
successiva ad un concerto dei Kortatu, in occasione del concerto del cantautore
Imanol all’interno del carcere, il 7 luglio del 1985 Sarri ed un altro
prigioniero politico basco, scappano nascosti negli amplificatori del gruppo,
facendo perdere le loro tracce.
A causa di
questa canzone e della sua riproposizione ancor oggi in diversi concerti,
Fermin Muguruza subisce diverse denunce e una campagna di boicottaggio promosse
dalla Asociación de Víctimas del Terrorismo (associazione legata
ideologicamente al Partido Popoular EspaHol).
DAGLI ANNI NOVANTA AD OGGI.
Da allora
molto è cambiato, la musica basca si è estremamente diversificata in generi e
in espressioni musicali, ma il terremoto provocato dal RRV è ancora vivo e la
stessa musica tradizionale ha trovato spazi prima negati, lasciandosi
abbracciare da contaminazioni che le hanno donato nuova vita, il folk non è
rimasto storia, passato e tradizione, ma presente vivo, con nuove facce e nuova
pelle, quelle di un popolo che s’incammina nel terzo millennio, con le proprie
radici, rinnovate ed ancora più forti, con un orgoglio creativo e culturale
unico in Europa per quantità e qualità.
Sembra
quindi normale assistere ad un concerto dove la dura chitarra elettrica si
mescola con un cantato hip hop e si sposa con fisarmonica e tamburello basco,
incanta ed insegna, dimostra come una cultura tradizionale possa rinnovarsi,
dove elementi di passato e presente apparentemente in contrasto tra loro,
possano creare una sintesi ancor più energica e completa(Lin Ton Taun).
Così come il
folk melodico possa incontrare elementi moderni o elettronici (Gozategi)
piuttosto che mescolarsi seguendo la corrente della “world music” con culture
musicali delle etnie più disparate (Kepa Junkera) o unendo al folk, come in un
folle gioco, ogni genere, dal jazz al metal (Tapia eta Leturia Band).
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Dalle ceneri
dei Kortatu nasce il gruppo che segna gli anni novanta in Euskal Herria,
i Negu Gorriak, un simbolo per più di una generazione. La loro importanza
musicale e militante travalica i confini baschi: suonano in America latina e
negli USA, percorrono tutta l’Europa e stringono forti rapporti d’amicizia con Manu
Chao e i Mano Negra, con cui pubblicano nel 1991 un maxi lp “Gora Herriak”
(viva i popoli).
Le amicizie
raggiungono anche la nostra penisola, la Banda Bassotti li affiancano di
frequente ed insieme danno vita nel 1993 ad un tour in America Latina dove
appoggiano la campagna elettorale del FLMN durante le elezioni salvadoregne
post-guerriglia.
Nel
frattempo i Negu hanno già fondato la loro etichetta Esan Ozenki che da spazio
e visibilità alla nuova ondata di gruppi baschi, dal reggae al metal, dal punk al
cantautorato, dallo ska all’hip hop, dall’hardcore al new folk, regalandoci una
complessità musicale qualitativamente molto alta e stupefacente se si pensa
alle ridotte dimensioni demografiche del Paese Basco.
Ma non
basta, parallelamente viene creata l’etichetta Gora Herriak (viva i popoli),
che pubblica gruppi di diverse nazionalità con il comune denominatore
dell’anticapitalismo: dai francesi Zebda agli argentini TTM, dai catalani
Inadaptats ai cubani Garaje H.
Uno dei
primi titoli pubblicati, nel 1995, è l’edizione basca dello storico Avanzo de
Cantiere della Banda Bassotti, che annuncia da subito la collaborazione con la
romana Gridalo forte nella distribuzione discografica e nell’organizzazione di
concerti.
Dopo oltre
10 anni, con la fine dei NG, la Esan Ozenki dal 2001 lascia spazio alla Metak.
Fermin
Muguruza ex leader tanto dei Kortatu come dei NG, continua una prolifica
carriera solista collaborando con i mostri sacri della musica elettronica e del
reggae giamaicano, toccando i cinque continenti e facendosi portabandiera di un
piccolo popolo che resiste all’omologazione culturale e al capitalismo
selvaggio della globalizzazione.
L’autoproduzione
basca e la creatività musicale della sua gioventù continua oggi con la
piattaforma MusikHerria, grazie alla quale decine di giovani gruppi trovano uno
spazio ed una visibilità che da noi facendo le giuste proporzioni risulta a dir
poco incredibile.
Il panorama
musicale basco oggi risulta quanto mai eclettico, mostri sacri già affermati
nell’heavy metal e nel punk-rock (Su Ta Gar, Etsaiak, EH Sukarra, S.A., M.C.D.)
si sono visti affiancare da nuove leve (Kudai, Kuraia, Lehendakaris Muertos);
l’hardcore/crossover da sempre presente con gruppi come BAP o Ama Say rinasce e
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si rafforza con gli Anestesia, i Pilt o i Berri Txarrak che si sono resi
protagonisti anche di alcune tournè americane con i Rise Against.
Lo ska
rimane uno dei generi più seguiti ed esportati con i Betagarri, gli Skunk e gli
Skalariak; ma anche l’hip hop (Selektah Kolektiboa) o la musica dub-elettronica
(Basque Electronic Diaspora e Basque Dub Foundation) hanno fatto capolino
guadagnandosi ampi spazi.
Il
cantautorato gode di ottima salute con Anari, Jabier Muguruza, Mikel Markez per
non parlare del folk presente a tutti i livelli e con tutte le sfumature.
Da qualche
anno la musica basca è sottoposta ad nuovo attacco, il PP di Aznar e la vicina
“Asociacion de Victimas del Terrorismo” hanno iniziato una fortissima campagna
di pressione, censura e criminalizzazione di diversi gruppi baschi (Fermin
Muguruza e S.A. fra gli altri) e non solo, infatti, anche l'italiana Banda
Bassotti è stata oggetto di boicottaggio e ricatti istituzionali che le hanno
impedito più di un concerto nello stato spagnolo.
Ovviamente
per questi gruppi musicali, come per le organizzazioni democratiche,
quotidiani, radio, partiti e militanti baschi democratici, la scusa è la
stessa: appartenenza a banda armata o apologia del terrorismo, con le stesse
prove (mancanti) e la stessa filosofia (spicciola) degli stati canaglia di bushiana
memoria.
Da molto
prima degli anni neri del franchismo la cultura, la lingua e le richieste di
autodeterminazione dei baschi sono state soffocate nel sangue o nelle prigioni,
da anni il prezzo che viene pagato da Euskal Herria è sempre più alto, ma la
forza della coscienza e dell’identità hanno sempre reagito e difeso il diritto
ad esistere e a resistere dei baschi.
Osservando
la storia per interpretare il futuro, l’unica certezza è che il popolo basco,
in tutte le sue sfaccettature, dalla politica alla culturale, mai si piegherà
ad una repressione cieca, portando avanti le sue istanze di libertà e di
identità, gridando il suo diritto di esistere e di esprimersi, senza mai cedere
ad un’omologazione forzata, fiero della propria storia, della propria tradizione
e dei propri valori.
Per
un’Europa dei popoli e non delle nazioni, per un’Europa popolare e socialista,
non del capitale o schiava delle multinazionali, dove la diversità sia
ricchezza e la coscienza della propria identità motore di fratellanza e
solidarietà.
Questi non
sono slogan di partito ma valori e ideali che trapelano come messaggi chiari da
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Generata: 15 March, 2017, 18:55
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gran parte del mondo musicale basco, perché oltre che emozioni, per i baschi,
la musica è la colonna sonora della lotta, l’occhio critico sulla realtà, la
portavoce della coscienza, .
La musica
per i baschi, quindi, è più che un’arte, espressione della propria cultura,
assume il ruolo di bandiera e megafono nella difesa e nella lotta politica ed
identitaria.
Cantare in
basco è una scelta cosciente e determinata che porta oggi più di ieri centinaia
di gruppi ed artisti ad utilizzarla pur sapendo che il loro risultato di
pubblico o commerciale sarà sempre limitato se non osteggiato al di fuori di
Euskal Herria.
5
album imprescindibili attuali
Negu Gorriak
– Borreoak baditu milaka aurpegi
Berri
Txarrak – Eskuak
Betagarri –
Betagarri
Fermin
Muguruza – FM 99.00 Dub Manifest
E.H. Sukarra
- Ura Sutan
5
album imprescindibili cantautori e folk
Mikel Laboa
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– Bat.Hiru
Pantxoa
eta Peio – 1969/1991
Kepa Junkera
- Maren
Benito
Lertxundi – Auhen Sinfonikoa
Tapia eta
Leturia - 1998
5
album imprescindibili RRV
Eskorbuto Anti-todo
Kortatu –
Kortatu
Hertzainak
– Hertzainak
La
Polla Records – Revolucion
R.I.P.
- No te muevas + Zona Especial Norte
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Generata: 15 March, 2017, 18:55