INTRODUZIONE
Questo piccolo insieme di pensieri vuole esporre alcuni temi riguardanti la musica
che mi stanno particolarmente a cuore.
Vi sono alcune cose che risultano più chiare una volta scritte e credo che questo
sia il caso: dopo aver ascoltato a lungo e per svariate volte alcuni brani, anzi
alcuni album (discuterò di questa distinzione più avanti) sono arrivato alla
conclusione che in quanto vere e proprie opere d’arte abbiamo molto da dire su
diversi aspetti.
Ero convinto nel pensare che alcuni pezzi andrebbero ascoltati almeno una volta
nella vita.
E' vero d'altronde sia che per molti di questi un solo ascolto e' assolutamente
inutile, sia che comunque anche dopo vari ascolti possono non suscitare tutto cio'
che hanno suscitato in me dato che ( per fortuna ) ogni uomo ha un'esperienza di
vita diversa e un’interiorità propria.
E' vero anche che qualsiasi sia il genere di musica che si ascolta, esso richiede
attenzione e senso critico: e' il minimo tributo che si possa dare all'arte della musica
( e sottolineo bene il minimo ).
E' lo stesso atteggiamento che si ha verso una qualsiasi opera d'arte. Molti dicono
che la musica sia un arte dalla facile comprensione, poiche' penetra direttamente
i nostri sensi. Credo che proprio questa facilita' renda molte persone superficiali nel
considerarla.
Ogni persona ha una musica dentro di se' e sapra' di averla trovata solo quando
l'avra' scelta tra tante; questo richiede sforzo e tempo. Nessuno credo abbia mai
detto che la vita sia facile, quindi se e' fatica quella che dobbiamo fare, forse puo'
essere piacevole indirizzarla nei campi che piu' ci interessano.
Per ogni cosa, vi sono diversi livelli di approfondimento: i primi livelli richiedono
poco sforzo e suscitano rapidamente l’entusiasmo; più si và avanti, più le cose si
fanno difficili, ma anche più interessanti.
Il fatto per cui io sia così pignolo nello specificare di approfondire le cose di cui ci si
interessa risiede nel banale dato della mia esperienza: troppa manifesta e
consapevole superficialità mi ha fatto ricredere su alcuni punti che credevo basilari
in ogni individuo.
Arrivo qui a una brevissima trattazione della differenza tra brano e album citata
precedentemente, che si collega peraltro a svariati altri temi.
Tutti diranno: “ E’ banale la differenza, uno è un singolo oggetto, l’altro un insieme
dello stesso tipo di oggetti, che sono le canzoni. “
Questa definizione può andare bene per qualsiasi cosa che NON sia creato
consapevomente da una mente umana. Possiamo definire stormo l’insieme dei
singoli uccelli, bosco l’insieme di singoli alberi e cosi via : in questi casi gli insiemi
costituiti sono del tutto casuali, ogni elemento ha una sua singolarità, ma non è
importante per esempio l’ordine con cui li prendiamo oppure se sono tutti maschi o
tutti femmine oppure se qualcuno è più grosso di altri. Sarà comunque uno stormo
o un bosco.
Questo non coincide chiaramente con il concetto di album: ogni brano è pensato,
ripeto, da una mente umana consapevole ed ha quindi un suo significato, una sua
posizione, importanza, incisività, un suo colore insomma.
Ed i brani insieme, formati coscientemente per stare in quel determinato modo,
formano l’album che va quindi ascoltato con questa idea a priori.
Ascoltare un brano preso da solo è del tutto legittimo, ma non è completo.
Tutto questo viene discusso in linea molto teorica, il passaggio alla pratica alle volte
attenua di molto la distinzione fatta in precedenza: quanto sia marcata questa
distinzione dipende dal livello di consapevolezza e di abilità del creatore, del
musicista.
Per questo motivo, molti gruppi musicali o singoli musicisti non vengono apprezzati
per quello che realmente valgono: è possibile che qualche brano sparso ascoltato
anche con attenzione non dica più di tanto e questo è il più delle volte dato dal
fatto che sia parte di un insieme costruito con attenzione.
Arrivati a questo punto è quindi lecito chiedersi quale sia il metro di giudizio di un
gruppo musicale, quale siano cioè i punti fermi su cui potersi basare per affermare
che veramente quella musica è novità, genialità, arte.
Credo che al giorno d’oggi ci si rifugi troppo dietro al relativismo ( che peraltro non
esiste se non in fisica ) : spesso si afferma che in fondo i gusti sono gusti e quindi
ogni musica può essere ben fatta, a seconda di quale orecchio la ascolti; o
anche, la musica piace perché è musica, non importa di che genere, “ io ascolto
un po’ di tutto” è la frase che va per la maggiore in questi ultimi tempi.
Personalmente reputo questo ragionamento parzialmente errato.
Attribuire un giudizio a un qualsiasi oggetto significa criticarlo, sottoporlo cioè a un
ragionamento e a un confronto con ciò che si sente a livello di emozioni: un
giudizio è uno scambio che si ha con l’oggetto in questione; infatti dal momento in
cui lo si giudica, il rapporto con esso cambia drasticamente, si passa da un
rapporto passivo, in cui cioè la persona riceve la sensazione dell’oggetto
attraverso i sensi, a un rapporto attivo in cui in poche parole si pensa a ciò che si è
ricevuto. Il pensare a questo modifica instantaneamente l’oggetto perché entra
consapevolmente a far parte dell’insieme di esperienze vissute dal soggetto e ne è
quindi condizionato.
Portando il breve ragionamento alla musica, risulta molto chiaro che non è più
possibile affermare di apprezzare qualsiasi genere ( meglio, canzone ) che si
ascolta se si ritiene di averlo giudicato: ognuno di essi DEVE aver suscitato qualcosa
di diverso e quindi non può passare inosservato, o allo stesso livello di tutto il resto.
Vorrei far notare bene che sto sottolineando l’impossibilità di raggruppare tutto
sotto un unico aggettivo, non l’impossibilità di apprezzare tutto; quindi la frase “
tutta la musica è bella “ la reputo senza senso poiché bello ha un significato così
generale che perde completamente significato nell’infinita particolarità di ogni
canzone.
Se quindi uno afferma di apprezzare qualsiasi tipo di musica, ci si aspetta poi che
ne sappia ben distinguere le impressioni e le caratterizzazioni.
Tutto questo discorso ha lo scopo di sostenere delle idee che valorizzino il più
possibile la musica, la cui “ sacralità “ credo sia messa a dura prova in questi ultimi
tempi dalle novità tecnologiche dell’ultimo decennio, quali i programmi di file
sharing e i dispositivi portatili a grande capacità come ipod etc…
Faccio di nuovo notare con attenzione in che direzione si muove il mio pensiero: la
novità tecnologica è sempre neutra, non ha cioè conseguenze positive o
negative, fino al momento in cui si sceglie il modo di usarla. Ritengo che i file
sharing e gli ipod siano un grande passo avanti per la diffusione della musica, ma
solo se utilizzati in modo da non colpire i suoi fondamenti.
Qualcuno potrebbe affermare che le novità tecnologiche DEVONO cambiare le
radici stesse di ciò che influenzano affinchè sia possibile il progresso.
A questo proposito faccio un piccolo esempio.
Un piccolo gruppetto di individui che vivono solitari in una foresta ha ideato un
linguaggio che varia a seconda della posizione degli astri nel cielo: ogni giorno è
quindi caratterizzato da una serie di suoni che cerchino di riprodurre l’immagine
che viene formata dal cielo e attraverso questi suoni si comunica regolarmente per
tutta la giornata.
Un giorno uno di questi uomini elabora un macchinario in cui siano registrati tutti i
singoli suoni delle diverse giornate, di modo che ognuno possa consultarlo all’inizio
della giornata per essere sicuro di non sbagliare nulla e quindi di capirsi al meglio.
L’invenzione viene accolta con grande entusiasmo e tutti ne fanno subito uso
vedendone l’enorme vantaggio e il risparmio di fatica.
Nessuno però si accorge che il sistema del macchinario è lievemente in ritardo
rispetto al regolare corso del tempo: ha un ritardo di pochissimi millisecondi, effetto
che l’inventore aveva considerato assolutamente trascurabile e anzi riteneva
motivo di orgoglio, per aver sbagliato di così poco.
Succede così che dopo molti anni, ogni persona che crede di sentire i suoni del
giorno 28 ottobre, in realtà ascolta quelli del 27. Nessuno si accorge dell’errore
perché ormai sono tutti abituati ad usare il macchinario e quindi nessuno osserva
più il cielo per fare il confronto.
Accade quindi che la popolazione, che intanto è cresciuta notevolmente, utilizza
un linguaggio molto complesso senza neanche saperne il perché: nessuno più
comprende il motivo di tanta complessità, quando è certo che si possa trovare un
modo più semplice di comunicare.
Arriva quindi un giovane studioso con un nuovo linguaggio, molto più semplice,
che si basa su un alfabeto di cui si è inventato a caso i suoni e i simboli. Tutti
accolgono con entusiasmo il nuovo modo di parlare e ben presto tutti i macchinari
vengono buttati via.
La popolazione progredisce ora a vista d’occhio, ma non è più in grado di
apprezzare ogni singola caratteristica del giorno in cui sta vivendo perché tutto è
diventato uguale ogni giorno.
Il significato di questo piccolo esempio è molto semplice: al giorno d’oggi si ha un
accesso molto facilitato a qualsiasi tipo di musica, ogni canzone è scaricabile in
pochi minuti senza alcuno sforzo. Questo risulta un grande vantaggio per chi non
sia disposto a comprare un cd originale o è semplicemente la norma per chi non
vede la differenza tra le due cose.
Il facile accesso a qualsiasi tipo di musica rende la scelta di qualcosa da ascoltare
poco importante: posso scaricare un cd di un autore di cui ho sentito una
canzone che mi è piaciuta in pochi secondi e in realtà posso anche scegliere di
scaricarne uno che ho solo sentito nominare da qualche amico.
A questo punto mi si muoverà la giusta obiezione: “ E qual è il problema?”
Il problema ritengo sia molto più serio di quanto si creda. Se non faccio alcuno
sforzo ad accedere alla musica, non mi pongo il problema di doverla scegliere
con coscienza o di pensare un attimo a che genere o autore mi piacerebbe
approfondire. Di conseguenza ogni canzone diventerà semplicemente parte di un
grande minestrone in cui ho buttato tutte le varietà di cibi che mi trovavo attorno
e che mi erano vicine: è ovvio che se ho messo dentro cetrioli, ceci, peperoni,
fave, carote, pomodori, limoni, salsiccie etc. etc. il risultato d’insieme potrebbe
risultare, oltre che un po’ pesante a digerirsi, anche decisamente difficile da
apprezzare.
Qual è allora il significato del “mangiarsi” la musica?cioè, dopo aver fatto un
grande mischione di tutto senza aver scelto con particolare attenzione, mi viene
da pensare di assaggiare il sapore di ciò che ho scelto?
In altre parole: senza una scelta vera di ciò che ascolto, mi viene da cercare le
differenze o anche semplicemente delle qualità nascoste tra tutte le canzoni? Mi
viene da pensare che ognuna sia una stanza immensa che richiede del tempo
per essere esplorata? O, piuttosto, non mi pongo il problema e imposto la
“riproduzione casuale”, magari mandando avanti le canzoni che mi piacciono di
meno, o ascoltando solo quelle che sono in linea con l’umore della giornata?
Da questo deriva la frase “ mi piace un po’ di tutto” perché non si è capaci di
distinguere una canzone dall’altra in termini non superficiali.
Ascoltare la musica può essere anche solo una bella abitudine o un passatempo
come un altro. Ma sarebbe un po’ come possedere una perla preziosissima e
sfavillante di luce e usarla come pallina da ping pong.