Appuntamenti Musicarte Ultreya! Cammini spirituali d'Europa 2015Domenica 13 settembre alle ore 17 Corte Sant'Andrea, Senna Lodigiana (LO) SE MAI PER MARAVEGLIA La musica sulle strade dei pellegrini e nelle Corti fra '500 e '600 LAUS CONCENTUSArianna Lanci mezzosoprano Giorgio Merati flauti Maurizio Piantelli liuto e tiorba Anonimo (Sec.XV) Se mai per maraviglia Bartolomeo Tromboncino (Venezia, 1580 circa – Roma, 1651) Vergine bella Anonimo(Sec. XV) O Jesu dolce Francesco Soto (1534 – 1619) Nell’apparir del sempiterno sole /Anima mia che pensi Andrea Falconieri (1585 o 1586 – 29 luglio 1656) La suave melodia e sua corrente Claudio Monteverdi (Cremona 1567 - Venezia 1643) Si dolce è il tormento Alessandro Piccinini (Bologna, 30 dicembre 1566 – 1638) Toccata IX / Ciachona in partite variate Giovanni Felice Sances (Roma, 1600 – Vienna, 24 novembre 1679) Lagrimosa beltà Anonimo (sec XVII) Ballo di Mantova e Sua Corrente/ Fuggi fuggi Tarquinio Merula (Busseto, 24 novembre 1595 – Cremona, 10 dicembre 1665) Canzonetta spirituale sopra la ninna nanna Andrea Falconieri Il Spiritillo brando/ Brando dicho el Melo Giulio Caccini (Tivoli, 1550 circa – Firenze, 1618) Dalla porta d’oriente Johannes Hieronymus Kapsberger (c. 1580 – 17 January 1651) Figlio dormi dormi figlio Se la messa e il mottetto possono essere considerate come l’espressione dotta o ufficiale della musica sacra nel Rinascimento, la lauda rappresenta la manifestazione più popolare del culto. Filo conduttore dei canti dell’antica spiritualità popolare fu la devozione mariana: la figura della Vergine Maria rappresenta il tramite tra Dio ed i suoi fedeli bisognosi di protezione e fu proprio questo sentimento devozionale che diede vita nel periodo fra Medioevo e Rinascimento ad uno straordinario repertorio musicale non liturgico, processionale, di tipo popolare, con strutture semplici facilmente assimilabili e ripetibili oralmente. Le laudi nascono in quel particolare clima di fermento spirituale favorito dalla nascita delle comunità monastiche. La prima “Fraternita di Laudesi” di cui si abbia notizia nacque a Siena nel 1267 e tale nuovo costume non mancò di diffondersi per tutta l'Italia centrale. Le laudi vengono cantate come forma di accompagnamento alle processioni cittadine e la loro struttura è organizzata in strofe e ritornelli, in una alternanza esecutiva fra solisti e assemblea. Della ricca produzione laudestica due sono le fonti principali che quasi sicuramente riportano le melodie “originali”: il Codice 91 dell’Accademia Etrusca di Cortona (conosciuto appunto con il nome di Laudario di Cortona) che apparteneva alla Confraternita di Santa Maria delle Laude e il manoscritto della Biblioteca Centrale di Firenze appartenuto alla Compagnia di Santo Spirito. Composti tra la fine del XIII e i primi decenni del XIV secolo essi ci restituiscono non solo uno straordinario repertorio musicale ma sono anche la testimonianza della vitalità “sociale” di allora. A volte ingenuo, a volte profondo e drammatico, il sentimento religioso che si avverte tra le melodie ed i versi delle laude (non dimentichiamo che la lingua utilizzata è quasi sempre il volgare) è sicuramente coinvolgente nella sua sincerità e capace di trasmettere quella forza spirituale che è il primo motore di questa produzione poetico-musicale, i cui autori sono quasi sempre anonimi. Dato il carattere popolare di questo repertorio non c’è da stupirsi che molte laudi non sono che travestimenti spirituali di canzoni profane in voga (ad esempio “Quant’è bella giovinezza” di Lorenzo de’ Medici). Ma le laudi divennero ben presto oggetto di interesse anche fra i poeti di corte: compositori del calibro di Marchetto Cara e Bartolomeo Tromboncino scriveranno veri e propri capolavori utilizzando testi poetici di fama come di poeti famosi come Francesco Petrarca. Allo stesso tempo , nelle stesso Corti Rinascimentali dove fioriva la Lauda, si affermavano nuovi generi, qualiil madrigale per quanto riguarda la musica vocale e toccate, ricercari e fantasie per la parte strumentale, tutti di provenienza dal raffinato ambiente cortigiano. Così, come la musica “profana” era in uso nelle sale e nelle feste dei vari Principi, la lauda, nella sua semplicità melodica e armonica, diventa per il viandante un punto di riferimento e aggregazione durante i lunghi pellegrinaggi religiosi. Laura Pietrantoni Venerdì 11 settembre alle ore 21 Pont Saint Martin, antica chiesa di Fontaney USURPATOR TIRANNO Arie, danze e toccate del '600 italiano LAUS CONCENTUSArianna Lanci mezzosoprano Massimo Lonardi arciliuto Maurizio Piantelli tiorba Johannes JeronimusKapsberger (Venezia, 1580 circa – Roma, 1651) Sarabanda e Canario (tiorba e arciliuto ) Claudio Monteverdi (Cremona 1567 - Venezia 1643) Si dolce è il tormento Anonimo (sec.XVII) La Bertoncina e sua Corrente Sigismondo d'India (Palermo, 1582 circa – Modena, 19 aprile 1629) Piangono al pianger mio Alessandro Piccinini (Bologna, 30 dicembre 1566 – 1638) Toccata IX / Ciachona in http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 partite variate (tiorba e arciliuto) Giulio Caccini (Tivoli, 1550 circa – Firenze, 1618) Dalla porta d’oriente Johannes Jeronimus Kapsberger Passacaglia Barbara Strozzi (Venezia, battezzata il 6 agosto 1619 – Padova, 11 novembre 1677) L’eraclito amoroso Anonimo (sec XVII) Ballo di Mantova e Sua Corrente (arciliuto e tiorba) Giovanni Felice Sancez (Roma, 1600 – Vienna, 24 novembre 1679) Usurpator tiranno Arie, Danze e Toccate del ‘600 italiano, è un’antologia di composizioni per voce e basso continuo, alle quali abbiamo accostato brani per tiorba e basso continuo, per arciliuto e basso continuo e per “ ogni sorta di strumenti” ovvero opere nelle quali la scelta dello strumento da utilizzare era lasciata agli esecutori. Il programma comprende Danze di carattere popolaresco, eredi dell’antica tradizione rinascimentale che consisteva nell’ elaborare e variare balli tradizionali trasfigurandoli in raffinate opere d’arte, Arie di origine vocale all’epoca assai note, che costituivano un repertorio condiviso da molti autori che si cimentavano in fantasiose fioriture strumentali e Toccate nelle quali trovava libero sfogo la fantasia improvvisativa dei liutisti e dei tiorbisti seicenteschi. Il primo ‘600 fu caratterizzato nell’ambito della musica vocale da grandi novità, come l’avvento del “recitar cantando” e la nascita del teatro musicale. La vocalità influenzò ampiamente il modo di scrivere dei compositori liutisti e tiorbisti che,cercando di realizzare sui propri strumenti le caratteristiche della “ teoria degli affetti” atta a commuovere gli uditori, diedero un importante impulso alla definizione e allo sviluppo dello stile barocco. www.museilodi.it Il Lodigiano e i suoi tesori, domenica 5 luglio 2015 Terranova de' Passerini, Cascina "Le Cascine" Ore 16.30 Visita guidata alla Cascina “Le Cascine” - Via Cascine dei Passerini 25.Ore 17.30 concerto presso la Cascina "Le Cascine":A TAVOLA CON LEONARDORicette, musiche e consigli culinari di Leonardo da Vinci Leonardo da Vinci, Girarrosti (Cod. Atl.fol. 21r) Contiene due disegni di girarrosti: quello superiore è mosso da un contrappeso, la velocità è frenata da un mulinello munito di penne; quello inferiore è mosso dalla corrente d’aria calda prodotta dal fuoco e concentrata nella strozzatura del camino. La velocità di rotazione è automaticamente regolata dall’intensità della fiamma. LAUS CONCENTUS Luciano Pagetti, voce recitante Arianna Lanci, canto Giorgio Merati, flauti Maurizio Piantelli, liuti La passione di Leonardo per la cucina risale agli anni dell’infanzia. Figlio naturale del notaio fiorentino ser Pietro e una donna di Vinci, pochi mesi dopo la sua nascita sua madre sposerà un pasticciere in pensione, Accatabriga di Piero del Vacca. Sarà lui che gli farà conoscere i dolciumi, gli farà scoprire i segreti dell’arte culinaria, che gli lascerà creare modellini di marzapane da far asciugare al sole della Toscana; Leonardo affinerà il dolce e inebriante gusto per il cibo che lo accompagnerà per tutta la vita minacciando il successo di molte altre sue attività. Quando Leonardo andrà a bottega da Verrocchio, per supplire agli scarsi introiti ricevuti dalle rare commissioni che il maestro gli concedeva, la sera andrà a lavorare come cameriere alla Taverna delle Tre Lumache sul Ponte Vecchio di Firenze. E poi, nella primavera del 1473, a seguito della misteriosa morte per avvelenamento di tutti i cuochi delle Tre Lumache, Leonardo verrà promosso in cucina. Quando, nell’estate del 1478, la Taverna viene distrutta da un incendio, Leonardo decide di avviare una nuova attività con l’amico e collega Botticelli: riciclando vecchi scenari del Verrocchio, i due allestiscono la locanda chiamate Le Tre Rane di Sandro e Leonardo. Il locale non ottiene molto successo sia per i minimalisti piatti vegetariani proposti sia perché – come si lamenterà Botticelli – chi mai capirebbe un menu scritto da destra a sinistra? L’esperienza delle Taverne però avrà notevoli conseguenze sulla mente indagatrice di Leonardo. Gli fa capire quanto sia dispendioso in termini di tempo e di lavoro preparare pietanze. E da questo momento in poi penserà sempre di più a quelli che potremmo definire “gadgets risparmia-fatica” per la cucina. Comincia allora a scrivere le sue note, ed è abbastanza sorprendente rilevare come per molti dei disegni allegati, che per i successivi quattrocento anni sono stati interpretati come macchine da guerra, Leonardo intenda proprio l’esatto contrario: macchine di http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 pace, tritacarne, lavatrici, schiaccianoci meccanici, girarrosti e cose del genere. Nel 1482 Leonardo lascerà Firenze per approdare a Milano, alla corte di Ludovico Sforza, con l’incarico di Consigliere alle fortificazioni e Gran Maestro di Feste e Banchetti. Nella lettera di presentazione che egli stesso consegna al Duca vi era scritto: “Io non ho rivali nel costruire ponti, fortificazioni e catapulte; e anche altri segreti arnesi che non ardisco descrivere su questa pagina, La mia pittura e la mia scultura reggono il confronto con quelle di qualunque altro artista. Eccello nel formulare indovinelli e nell’inventare nodi. E faccio delle torte che non hanno uguali” Il Lodigiano e i suoi tesori, domenica 28 giugno 2015 Guardamiglio, Palazzo Zanardi Landi Ore 16.30 Visita guidata a Palazzo Zanardi Landi.Ore 17.30 concerto presso Palazzo Zanardi Landi: LA CORTE & LA PIAZZA Amori, furori e penitenze nell'Italia centro-meridionale del XVI secolo ACCADEMIA DEGLI IMPERFETTI Silvia Piccollo soprano Marinella Di Fazio liuto e chitarriglia Maurizio Less viola da gamba e direzione Recercada primera Diego Ortiz (Toledo 1525 ca. – Napoli 1568) Canterò dell'onore del mondo An. sec. XVI, da: “Libro primo delle laudi spirituali…”, Venezia, 1563, di Fra' Serafino Razzi (Rocca di S. Casciano (FI), 1531 – Firenze 1611) Recercada tercera Diego Ortiz Madonna tu mi fai lo scorrucciato villanella alla napolitana, anonimo sec.XVI Ricercare Silvestro Ganassi (Fontego, Venezia 1492 ? - 1550) Vurria addeventare (napolitana) Anonimo sec.XVI Recercada ottava (sopra 'La Gamba') Diego Ortiz Padoana detta "Chi passa" Giacomo Gorzanis (Puglia 1525 – Trieste? 1578 ca.) Chi passa per sta strada Filippo Azzaiolo (Bologna 1530 – 1569 ca.) Fantasia Francesco da Milano (Monza 1497 – Milano 1543) Il bianco e dolce cigno Jacques Arcadelt (? 1504 ca. – Parigi 1568), testo di Alfonso D'Avalos, Marchese di Pescara e Vasto Ricercare Silvestro Ganassi (Fontego, Venezia 1492 ? - 1550) Anchor che col partire Cipriano de Rore (Anversa 1516 ca. - 1565) Testo di Alfonso D'Avalos La Carità è spenta Anonimo sec.XVI (dalla raccolta di P. Serafino Razzi) Recercada settima Diego Ortiz Non posso abandonarte Peregrinus Cesena (sec.XVI) La mantovana Anonimo sec. XVI Oy comamos y bebamos Juan dell Enzina (1468 – 1529) O bella sopra tutte l'altre bella villanella alla napolitana, Cesare Tudino (Atri 1530 c.a. – dopo il 1590) Ricercada segunda Diego Ortiz Vorria che tu cantasse napolitana, Antonio Scandello (Bergamo 1517 – Dresda 1580) O bene mio Adrian Willaert (Roulers 1490 ca. – Venezia 1562) Tarantella popolare XVI – XVII sec Vecchie letrose Adrian Willaert Note al programma Il programma descrive attraverso la musica alcune atmosfere tra Corte e piazza del '500 nel Regno di Napoli. Il madrigale, la fantasia ed il ricercare strumentale provengono dal raffinato ambiente cortigiano, mentre la villanella e la canzone spesso si riferiscono a situazioni di vita vissuta dei ceti popolari; infine la lauda, nella sua semplicità melodica e armonica, diventa per il viandante un punto di riferimento e aggregazione durante i lunghi pellegrinaggi religiosi. Anche l’amore viene descritto ora con ammiccanti motteggiamenti, ora con liriche delicate come quelle di Alfonso d'Avalos, Marchese di Pescara, gli uni e le altre messe in musica dai migliori tra gli artisti fiamminghi e italiani chiamati alla spagnola corte di Napoli.Il programma è quindi una vetrina di colori musicali del Cinquecento. Il Lodigiano e i suoi tesori, domenica 21 giugno 2015 San Rocco al Porto, Azienda agricola Isolone Ore 15 Visita guidata all’Azienda Agricola Isolone con itinerario in bicicletta o a bordo del carro trainato dal trattore - Cascina San Benedetto.Ore 17.30 concerto presso l'Isolone: IN VINO VERITASOde al Vino dal Medioevo i giorni nostri LAUS CONCENTUS Valerio Bongiorno voce recitante Elena Bertuzzi soprano Maurizio Piantelli liuto e chitarra baroccaGiorgio Merati flauti Stefano Torre mandolino, lauto e percussioni Racconti, poesie e musiche ad alto contenuto... alcoolico. Letture tratte da “Elogio della sbronza consapevole” Antonio Salieri (1750 - 1825), Viva viva la bottiglia (canone a 3 voci) dai Carmina Burana (XII sec.), Bache bene venies Anonimo (XV sec.), “Quant'è bella giovinezza” Trionfo di Bacco e Arianna dai Carmina Burana (XII sec.), Ecce tempus gaudii Claudio Monteverdi (1567-1643), Damigella tutta bella H. Dedekind (1562 - 1626), Trink Ich Wein Anonimo (XV sec.), Pan de miglio caldo caldo dai Carmina Burana, Vinum bonum et suave Anonimo (XV sec.), Quand je bois du vin claret Juan del Encina (XVI sec.), Hoy comamos y bebamos La visione dello spettacolo è consigliabile anche agli astemi, purchè animati da sincera volontà di redimersi... nei casi più difficili un buon ausilio terapeutico può essere la lettura di Elogio della sbronza consapevole http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 Il Lodigiano e i suoi tesori, domenica 14 giugno 2015 Orio Litta, Villa Litta Carini Ore 15.00 Visita guidata all’antica Grangia dei Benedettini e Villa Litta Appuntamento presso la Grangia dei Benedettini, Piazza Benedettini.Ore 17 concerto presso Villa Litta:Salutano gli uccelli col proprio canto il Sole ne' suoi alboriSonate di Marco Uccellini dedicate al Principe di Modena ArParlaDavide Monti, violino barocco Maria Christina Cleary, arpa barocca - - Marco Uccellini (1603 – 1680) Sonata Seconda à Violino solo Op. 7, 1660 Michelangelo Rossi (1601 – 1656) Toccata nona, 1657 Marco Uccellini Sonata Seconda à Violino solo Op. 4 detta la Luciminia contenta, 1645 Marco Uccellini Sonata Nona à Violino e Basso Op. 4 Gregorio Strozzi (1615 – 1687) Toccata de Passagaglia, e ciascheduno si può sonare à sola, 1687 Marco Uccellini Sonata Settima à Violino e Basso Op. 4 detta La prosperina Marco Uccellini Sonata Prima à Violino solo Op. 7 Il Lodigiano e i suoi tesori, domenica 7 giugno 2015 Lodi Vecchio, Museo Laus Pompeia Ore 16.00 Visita guidata alla Basilica di San Bassiano, al Museo Laus Pompeia, all’Area archeologica e all’Ex Conventino (Piazza Santa Maria).Ore 18.00 Concerto presso il museo Laus Pompeia: LE CANTIGAS DE SANTA MARIA Ensemble “La Ghironda”Marzia Grasso, Andrea Marello, voci Tiziana Miroglio, voce narrante Florio Michielon, ghironde, organistrum, gittern e liutiAba Rubolino, viella da braccioMaurizio Perissinotto, liuto, colascioneWalter Mussano, flautiGianpiero Malfatto, flauti, cromorno, tromba marina e sackbutPiercarlo Cardinali, cornamuse - - A gloriosa grandes faz (CSM n.68) strumentaleDuctia (CSM n.248 e n.353) strumentaleA que por muy gran fremosura (CSM n.384)RaccontoNon soffre Santa Maria (CSM n.159)Des oge mais quer’ eu trobar (CSM n.1)Ali u todo los Santos (CSM n.313)Saltarello (CSM n.77 e n.119) strumentaleRaccontoSanta Maria amar (liuto e voce narrante)Sempr’a Virgen groriosa (CSM 377) (liuto e voce)Quen quer que na Virgen fia (CSM n.167)Que por al non devess’ om’ a Santa Maria servir (CSM n.388)Quen Santa Maria quiser deffender (CSM n.74) strumentaleRaccontoComo Deuz fez vynno (CSM n.23)Poder a Santa Maria (CSM n.161) Non è gran cousa se sabe (CSM n.26) strumentale cornamusa solaMeravillosos et piadoso (CSM n.139) strumentale Il culto della Vergine si sviluppò a partire dal secolo XI, quando accanto all'esaltazione della vita dei santi, cominciarono ad essere raccontati, nella poesia popolare, i miracoli di Maria. Queste poesie erano cantate dai giullari per il popolo in occasione delle feste religiose ed oltre ad essere accompagnate dalla musica tipica dell'epoca ogni canto era anche associato ad un testo pittorico, una miniatura in cui venivano rappresentate le varie scene e i vari personaggi di cui la poesia raccontava. Più tardi, nel corso del XIII sec., nacquero le Cantigas nelle corti spagnole, in un ambiente dove la cultura e l'amore per l'arte erano i principali piaceri a cui si dedicava l'aristocrazia. Molto sentita fu l'influenza dei trovatori francesi e dei menestrelli che erano soliti viaggiare per l'Europa cantando le loro poesie. Il vero luogo di nascita delle Cantigas fu però la corte di Alfonso X detto il Saggio, re di Castiglia e di Leòn, il quale fin dall'adolescenza manifestò il suo amore per le lettere e per la scienza. Intorno a lui si creò infatti un circolo di intellettuali, musicisti e poeti che, sotto la sua supervisione, realizzarono la raccolta delle Cantigas di Santa Maria tra il 1250 e il 1280. Le poesie che costituiscono tale corpus sono piu' di 400 e trattano le vicende di personaggi miracolati dalla Vergine, prendendo spunto dalle antiche fonti germaniche e latine dell'eta' classica. Le cantigas sono di due tipi: le più numerose narrano miracoli della Vergine e storie in cui Ella intercede per i suoi devoti; il racconto poetico procede in forma di leggenda, secondo il gusto del tempo, e in genere queste cantigas hanno un ritmo vivace che si presta anche alla danza sacra, in uso presso i santuari per alimentare la gioia pur in mezzo alle penitenze. Il secondo tipo di cantigas, denominate "di lode", comprende quelle che non hanno contenuto narrativo, ma sono preghiere con cui si chiede la Grazia e l'intercessione per il perdono dei peccati. Si tratta di vere e proprie poesie, ove i testi utilizzano immagini preziose per la Vergine: "stella", "cammino", "luce", "rosa"... Il loro ritmo è più dolce e delicato. Le Cantigas riprendono racconti popolari, leggende, storie di pellegrini, nelle quali fondamentale risulta la figura della Vergine Maria, che interviene nelle varie situazioni per portare giustizia aiuto e amore a chi la prega e la esalta; molto presente e molto forte é la compenetrazione tra umano e divino, sacro e profano che caratterizza questi testi. Il Lodigiano e i suoi tesori, domenica 17 maggio 2015 http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 Turano Lodigiano, Palazzo Calderari Ore 16.00 Visita guidata a Palazzo Calderari (Via Garibaldi)Ore 17.00 Concerto presso Palazzo Calderari USURPATOR TIRANNO Arie, Danze e Toccate del '600 italiano Ensemble Laus ConcentusArianna Lanci, mezzosoprano Massimo Lonardi, arciliuto Maurizio Piantelli, tiorba Johannes Jeronimus Kapsberger (Venezia, 1580 circa – Roma, 1651) Sarabanda e Canario (tiorba e arciliuto ) Claudio Monteverdi (Cremona 1567 - Venezia 1643) Si dolce è il tormento Anonimo (sec.XVII) La Bertoncina e sua Corrente Sigismondo d'India (Palermo, 1582 circa – Modena, 19 aprile 1629) Piangono al pianger mio Alessandro Piccinini (Bologna, 30 dicembre 1566 – 1638) Toccata IX / Ciachona in partite variate (tiorba e arciliuto) Giulio Caccini (Tivoli, 1550 circa – Firenze, 1618) Dalla porta d’oriente Johannes Jeronimus Kapsberger Passacaglia Barbara Strozzi (Venezia, battezzata il 6 agosto 1619 – Padova, 11 novembre 1677) L’eraclito amoroso Anonimo (sec XVII) Ballo di Mantova e Sua Corrente (arciliuto e tiorba) Giovanni Felice Sancez (Roma, 1600 – Vienna, 24 novembre 1679) Usurpator tiranno Arie, Danze e Toccate del ‘600 italiano, è un’antologia di composizioni per voce e basso continuo, alle quali abbiamo accostato brani per tiorba e basso continuo, per arciliuto e basso continuo e per “ ogni sorta di strumenti” ovvero opere nelle quali la scelta dello strumento da utilizzare era lasciata agli esecutori. Il programma comprende Danze di carattere popolaresco, eredi dell’antica tradizione rinascimentale che consisteva nell’ elaborare e variare balli tradizionali trasfigurandoli in raffinate opere d’arte, Arie di origine vocale all’epoca assai note, che costituivano un repertorio condiviso da molti autori che si cimentavano in fantasiose fioriture strumentali e Toccate nelle quali trovava libero sfogo la fantasia improvvisativa dei liutisti e dei tiorbisti seicenteschi. Il primo ‘600 fu caratterizzato nell’ambito della musica vocale da grandi novità, come l’avvento del “recitar cantando” e la nascita del teatro musicale. La vocalità influenzò ampiamente il modo di scrivere dei compositori liutisti e tiorbisti che,cercando di realizzare sui propri strumenti le caratteristiche della “ teoria degli affetti” atta a commuovere gli uditori, diedero un importante impulso alla definizione e allo sviluppo dello stile barocco. Il Lodigiano e i suoi tesori, domenica 10 maggio 2015 Camairago, Castello Borromeo Ore 16.00 Visita guidata al Castello Borromeo, via Castello 16Ore 17.00 Concerto presso il Castello Borromeo: VEDER GLI EFFETTI MIE’ DOLC’E PERFETTI LASCIAR PER FROTTOLE I VAGHI INTELLETTI Ensemble Laus ConcentusElena Bertuzzi, soprano Maurizio Piantelli, liuto Maurizio Less, viola da gamba Leonardo da Vinci (1452-1519) Rebus musicale (codice Windsor 12697) elaborazione di Massimo Lonardi Marco Cara (sec.XV-dopo il 1525) Non è tempo d’aspettare Francesco da Milano Fantasia Pietro da Lodi (secc. XV-XVI) Riposarmi in questo porto Bartolomeo Tromboncino (1470 ca.-dopo il 1535) Su, su, leva, alza le ciglia Francesco da Milano Recercar Pietro da Lodi He l’è nata aimè colei http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 Marco Cara Io non compro più speranza Diego Ortiz Recercada Josquin Desprez (1450-1521) Mille Regretz Francesco da Milano Recercar Bartolomeo Tromboncino (1470 ca.-dopo il 1535) Hor che’l ciel et la terra (Petrarca) Diego Ortiz Recercada Marco Cara Per fuggir d’Amor le punte Francesco da Milano Recercar Peregrinus Cesena (secc. XV-XVI) Non posso abandonarte Bartolomeo Tromboncino Ostinato vo’ seguire Le musiche E’ Madonna Musica in persona ad esprimersi in questo modo in un madrigale (Musica son) di Francesco Landini alla fine del Trecento; e sarà proprio la frottola ad affermarsi come genere decisivo per la formazione dello stile del pieno Rinascimento. La consacrazione della frottola - forma letteraria e musicale - avviene con le raccolte pubblicate dal celebre stampatore Ottaviano Petrucci tra il 1504 e il 1514 : 11 libri (ma il decimo è andato perduto) contenenti 648 composizioni di Bartolomeo Tromboncino, Marchetto Cara, Michele Pesenti, Filippo de Lurano, Francesco D’Ana, Pietro da Lodi. La caratteristica delle frottole sta nel rapporto testo-musica : di struttura strofica, il testo viene poi rivestito con linee musicali che esaltano sia la straordinaria vivacità ritmica delle composizioni sia il loro contenuto espressivo. Pur essendo scritte prevalentemente a 4 voci la pratica esecutiva prevede l’esecuzione solistica accompagnata da uno strumento che può intavolare, ossia riassumere in maniera accordale e leggermente semplificata, la polifonia prodotta dalle voci che sono scritte sotto la parte del canto. Questo strumento era quasi sempre il liuto e la gradevolezza timbrica scaturita dalla sua unione con la voce riscosse un tale successo da assurgere a emblema di tutta la musica Cinquecentesca. Il livello espressivo delle frottole è molto vario e, naturalmente, è determinato dai testi che alterna brani moraleggianti, mitologici, aulico-seriosi, popolareschi. Queste musiche echeggiano nelle corti e nella case cittadine e diventano la più consueta arte musicale “quotidiana”. La figura di Pietro da Lodi emerge in questo panorama, accanto ai celebri nomi di un Cara o di un Tromboncino, in maniera del tutto inedita; di lui sono purtroppo sconosciute le date di nascita e di morte ma si presume, dalle date di stampa delle sue opere, che visse contemporaneamente a Franchino Gaffurio. Come altri compositori di questo periodo, lavorò probabilmente presso le corti settentrionali più importanti quali quelle di Milano, Venezia, Mantova, Ferrara, Urbino (città dove avvenne la maggiore espansione della frottola). Le sue opere (nove frottole e due laudi) furono stampate nelle antologie di Ottaviano Petrucci e di Andrea Antico da Montona fra il 1507 e il 1520. Il merito della definitiva affermazione del liuto quale strumento “principe” non solo in funzione di accompagnamento ma anche come strumento solistico si deve ad un altro grande compositore di questi anni : Francesco da Milano (1497- 1547 ca.). L’ampiezza della sua produzione (più di un centinaio fra brani originali e intavolature per liuto) e l’evoluta ricercatezza tecnica gli fecero meritare il titolo di “divino”. Un vera e propria “chicca” è l’esecuzione di un “rebus” musicale di Leonardo da Vinci. L’attività musicale del grande scienziato risulta, come altri aspetti della sua vita, enigmatica e avvolta da un’atmosfera misteriosa. Informazioni biografiche e alcuni documenti lasciano intravedere degli interessi volti sia all’attività di esecutore (come virtuoso di lira da braccio) sia come ricerca fisico-acustica e progettazione di nuovi e http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 originali strumenti. Gli unici suoi esempi di scrittura musicali sono poche decine di “rebus” conservati in un manoscritto della Collezione Windsor. Laura Pietrantoni Il Lodigiano e i suoi tesori, domenica 3 maggio 2015 Codogno, Raccolta d'arte Lamberti Ore 15.00 Visita guidata alla mostra “1914-1918 da Sarajevo a Vittorio Veneto. Documenti, immagini e cimeli della Grande Guerra” presso la sede della Pro Loco di Codogno in Piazza XX SettembreOre 16.00 Visita guidata alla Raccolta d’Arte Carlo Lamberti (Via Cavallotti 6) che conserva opere di Tranquillo Cremona, Eugenio Gignous, Paolo Troubetzkoy, Carlo Lamberti e Giuseppe Novello Ore 17.00 Concerto presso la Raccolta d’Arte Carlo Lamberti:LA GUERRA É BELLA ma è scomoda Ferruccio Filipazzi, voce recitante Ensemble “La Lirìa” Stefano Torre, voce Gianni Satta, tromba Giorgio Merati, clarinetto Donato Pugliese, violino Lello La Porta, fisarmonica Maurizio Piantelli, chitarra Produzione Musicarte EventiMusiche e canti della tradizione degli alpini. Letture da “La guerra è bella ma è scomoda” di Paolo Monelli con illustrazioni di Giuseppe Novello. Introduzione del prof. Amedeo Anelli, direttore artistico del Premio "Giuseppe Novello" e direttore della rivista di poesia e filosofia Kamen'.Sfogliare le pagine di La guerra è bella ma è scomoda (testo edito nel 1929, frutto della felicissima collaborazione tra lo scrittore Paolo Monelli e il disegnatore, "alpino partito da zero", Giuseppe Novello) significa scontrarsi con una questione di non piccola entità: come può essere raccontata la guerra? Qual è il registro espressivo più efficace per avvicinare il lettore alla cruda esperienza vissuta dai soldati? Paolo Monelli, ufficiale degli alpini durante la Grande Guerra, aveva già raccontato le proprie avventure al fronte in Le scarpe al sole (Cronaca di gaie e di tristi avventure di alpini di muli e di vino), uscito nel 1921. Si tratta di un testo di altissima qualità letteraria, amaro ma non privo d'allegria, che descrive, in pagine palpitanti e musicali, le dure condizioni degli alpini in guerra: le asprezze della vita di trincea, le battaglie, le morti spesso inutili, e infine la prigionia seguita alla rotta di Caporetto. La guerra è bella ma è scomoda tenta fin dal titolo un approccio completamente differente. Qui la materia incandescente dell'esperienza in prima linea è stata fatta come decantare. La guerra, più che essere raccontata in presa diretta, viene ricordata, ripensata da una certa distanza. I testi di Monelli e le efficaci (e modernissime) illustrazioni di Novello ci fanno pervenire le vicende guerresche degli alpini attraverso il filtro di un'ironia goliardica e giocosa, impensabile nei tempi che immediatamente seguirono il conflitto, andando a tratteggiare quegli anni durissimi con spirito salace ma anche con la tenerezza con cui si ripensa la propria gioventù. (Dario Malini – Arte nella Grande Guerra) RisuonArte. L'eco dei luoghi domenica 2 novembre 2014 Lodi, Museo della Stampa, via della Costa 4 Alle ore 16 visita guidata al Museo della stampa Alle ore 17.00 lettura-concerto: LA FIGURAZIONE DELL'INVISIBILE Omaggio a Franchino Gaffurio LAUS CONCENTUS Renata Fusco, voce Massimo Lonardi, liuto Maurizio Piantelli, liuto basso Luciano Pagetti e Dario Leone, voci recitanti regia di Piera Rossi Musiche di: Leonardo da Vinci (1452-1519), Marco Cara (sec.XV-dopo il 1525), Joan Ambrosio Dalza (secc. XV), Josquin Desprez (1450-1521), Pietro da Lodi (fine XV - prima metà XVI sec.), Franchino Gaffurio (Lodi, 14 gennaio 1451 – Milano, 24 giugno 1522), Peregrinus Cesena (secc. XV-XVI), Bartolomeo Tromboncino (1470 ca.-dopo il 1535), Francesco da Milano (Monza, 18 agosto 1497 – Milano, 15 aprile 1543) Testi di Laura Pietrantoni La figurazione dell’invisibile - La musica del tempo di Leonardo “Il poeta resta, in quanto alla figurazione delle cose corporee, molto indietro al pittore, e delle cose invisibili rimane indietro al musico”. Così Leonardo si esprime nel suo Trattato della Pittura: se la Pittura quindi eccelle nella figurazione delle cose corporee, visibili e tangibili, la Musica domina nella figurazione delle cose invisibili mentre alla http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 Poesia è lasciato il primato nel rendere le parole e i discorsi degli uomini. E ancora scrive: “la musica è sorella della pittura, ma una sorella minore e infelice perché svanisce di volta in volta”. L’opposizione fra corporeo e invisibile è determinata dall’ambito d’azione dei due sensi, la vista e l’udito: la Musica, dice Leonardo, è “subietta dell’udito, secondo senso all’occhio” e la sua inferiorità rispetto alla Pittura corrisponde alla gerarchia dei sensi che riconosce il primato dell’occhio. La Musica dunque eccelle nel rendere la bellezza dei suoni e delle voci. Ciò che probabilmente affascinava di più lo scienziato era la speculazione teorica sull’arte musicale e che bene si inseriva nella straordinaria vitalità del pensiero rinascimentale: basti pensare ai trattati di Gaffurio sulle proporzioni o agli arditi contrappunti delle composizioni di Josquin des Près, per citare solo alcuni dei musicisti che sicuramente Leonardo conobbe e con cui si confrontò. Presso la corte degli Sforza la musica assumeva una grandissima importanza e i cantori e i musicisti ammessi a corte godevano del massimo prestigio. Nel 1471 Galeazzo Maria aveva fondato una cappella musicale di grandissimo rilievo affidata al fiammingo Gaspard van Werbecke; nel 1474 vi fanno già parte quaranta persone sotto la direzione di Antonio Guinati, diciotto “de camera” e ventidue “de cappella”. Fra i musicisti più noti vi sarà appunto quel Josquin des Près a cui sembra appartenere il bellissimo ritratto conservato all’Ambrosiana con la dizione Ritratto di musico di scuola leonardesca e Franchino Gaffurio, altro possibile protagonista del suddetto ritratto, che nel 1484 era maestro di cappella del duomo di Milano e nel 1492 docente di musica sotto Ludovico il Moro. (Laura Pietrantoni) RisuonArte. L'eco dei luoghi domenica 19 ottobre 2014, ore 17 Museo Archinti, viale Pavia 28 con Ferruccio Filipazzi, voce recitante Riccardo Ristori, canto Maurizio Piantelli, chitarra e percussioni Walter Pandini, sax Luca Consolandi, fisarmonica Musiche composte da Arturo Coppola e altri canti dei deportati nei lager Testi di Giovannino Guareschi con una poesia di Roberto Rebora Disegni dello stesso Guareschi e di Giuseppe Novello, suo compagno di prigionia. Testi tratti dal Diario Clandestino di Giovannino Guareschi Dedicata "Ai miei compagni che non tornarono", l'opera ha una caratteristica unica: è stata interamente pensata e scritta, tranne l'Appendice, durante la prigionia dell'autore nel campo di concentramento di Sandbostel. Molto spesso brani del diario, dal tono a tratti umoristico a tratti commovente, venivano letti direttamente da Guareschi ai compagni di prigionia. Dopo la liberazione ad opera degli inglesi, Guareschi riuscì a portare a casa i suoi magri quadernetti e a farli pubblicare da Rizzoli nel 1949. La copertina, che raffigura un malinconico soldato italiano con le fattezze dell'autore, è stata disegnata dallo stesso Guareschi. La storia degli Internati Militari Italiani è una di quelle rimasta per anni nascosta nelle pieghe di quegli anni drammatici. Con la pubblicazione dei suoi scritti dal lager volle, in qualche modo, dare voce ad essi, strappandoli dal colpevole dimenticatoio in cui finirono, sia durante la prigionia che una volta tornati a casa. L’uomo, secondo Guareschi, quando è ha posto con la propria coscienza, non ha paura di nulla e nulla ha da temere. Può essere piegato dalla violenza e dalle privazioni, ma nel suo animo resterà sempre in piedi e sempre libero. Guareschi in quei giorni tragici non cedette, né materialmente né, soprattutto, spiritualmente. (Laura Pietrantoni, 2010) RisuonArte. L'eco dei luoghi sabato 20 settembre 2014, ore 21 Fondazione Maria Cosway, Sala della musica (Lodi, via Gorini 6. Ingresso da Piazza Zaninelli) MUSICA NEL SALOTTO DI THOMAS JEFFERSON Omaggio a Maria Cosway Duo ArParla Davide Monti, violinoMaria Christina Cleary, arpa classica a movimento semplice Lorena Nocera, voce recitante A. CORELLI (1653 – 1713) Sonata 10 op. V in F-Dur (1700) Preludio, Alemanda, Sarabanda, Gavotta, Giga G.TARTINI (1692 – 1770) L'arte del arco (1758) Variations on Corelli's Gavotta J.B. KRUMPHOLTZ (1747 – 1790) Sonata Op. 1 M. COSWAY (1760 – 1838) Sonate pour le Clavecin, avec un Violon Andantino, Allegretto - - - C. BALBASTRE (1724 – 1799) Pieces de Clavecin, Premier Livre (1759) La de Caze, La Segur, La Monmartel ou La Brunoys L. SPOHR (1784 – 1859) Sonata for Violin and Harp in B flat major, Op. 16 (1806) Allegro, Adagio, Rondo (Allegretto) Letture tratte dal carteggio Cosway-Jefferson (cura di Tino Gipponi) Organizzazione: Musicarte Spettacoli, col patrocinio del Comune di Lodi http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 In collaborazione con la Fondazione Maria Cosway La biblioteca personale di Thomas Jefferson in Virginia permette di dare uno sguardo alla musica da lui eseguita sul violino, e denota un chiaro gusto per la musica degli antichi maestri barocchi, compreso Corelli e Vivaldi. Durante la sua permanenza in Europa, Jefferson entrò in contatto con diversi musicisti della sua generazione, compresi l'arpista e compositore Jean-Baptiste Krumpholtz e Madame Krumpholtz, citati successivamente in una lettera dall'America per l'invenzione da parte di Jean-Baptist della pedaliera per l'arpa. L'arpa a movimento semplice era uno strumento molto popolare alla fine del 18° secolo particolarmente in Francia dove lui era diplomatico. Durante il suo soggiorno parigino le sue figlie presero lezioni di musica dal rinomato organista Balbastre. Da non dimenticare che Jefferson era schermidore e le connessioni tra musica e scherma sono maggiori di quanto ci si potrebbe aspettare. Arco e spada di fatto hanno qualche cosa in comune. Tartini stesso era maestro di scherma prima di essere il violinista rinomato che conosciamo. Il brano di Tartini ha come titolo Arte dell'arco e si riferisce alla padronanza nella sua gestione, necessaria per poter affrontare il pezzo, ed è basato sulla gavotta della sonata X di Corelli, anch'essa in programma. Maria Cosway compose il brano in programma per clavicembalo e violino (arrangiate anche per arpa), come per suggellare la sintonia con il suo violinista Thomas e idealizzare un'unione spirituale. In quel periodo nuova musica veniva suonata, e la nuova scuola violinistica di Spohr si faceva avanti. RisuonArte. L'eco dei luoghi mercoledì 10 settembre 2014, ore 21 Tempio civico dell'Incoronata (Via Incoronata 25, Lodi) I MAESTRI DI CAPPELLA IN LOMBARDIA FRA '500 E '600 ENSEMBLE LUX VIVENS Soprani – Contralti Julia Berger, Stefania Bocchi, Mariantonia Bombardieri, Giulia Piemonti, Sabrina Pollorsi, Francesca Provezza, Mirella Scaglia, Silvia Scaglia Controtenori – Tenori - Bassi Ciro Aroni, Teo Aroni, Fabio Belluti, Roberto Bottino, Giuseppe Leandri, Alessandro Simonato, Filippo Tuccimei Campane di cristallo di rocca Giuseppe Olivini Direzione Artistica Patrizia Maranesi O Nata Lux La Metafisica della Luce nella Polifonia Tardo Rinascimentale Compositori Europei del XVI Secolo O nata lux Inno Gregoriano per la Festa della Trasfigurazione O nata lux (Thomas Tallis, Greenwich 1505 ca - 1585) - Inno a 5 voci Salva Nos Antifona Gregoriana Nunc Dimittis Cantico Gregoriano di Simeone Hodie Beata Virgo Maria Antifona Gregoriana Magnificat Cantico Gregoriano di Maria Lumen ad revelationem (William Byrd, Lincolnshire, 1539 ca – Stondon Massey 1623) Inno per la Festa della Purificazione Christe qui lux es et dies (Robert White, Londra, 1538 ca – 1574) Inno di Compieta per il Periodo Quaresimale Veni, Sancte Spiritus Sequenza gregoriana di Pentecoste Veni, Sancte Spiritus (Giovanni Pierluigi da Palestrina, Palestrina 1525 ca – Roma 1594) Mottetto a otto voci Si quis diligit me Antifona Gregoriana Magnificat Cantico Gregoriano di Maria Veni Creator Spiritus Inno Gregoriano di Pentecoste Veni Creator Spiritus (Luis Thomas De Victoria, Avila 1548 ? – Madrid 1611) Inno a quattro voci Christus Jesus Slendor Patris (Luca Marenzio, Coccaglio - Brescia 1553 – Roma 1599) Mottetto per la Festa della Trasfigurazione O Oriens Antifona Gregoriana per l’Avvento O Oriens, Splendor Lucis Aeterne (Carlo Gesualdo da Venosa, Venosa 1566 – Gesualdo 1613) Sacrae Cantiones per sei voci Hodie Christus natus est Antifona Gregoriana Magnificat Cantico Gregoriano di Maria http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 Hodie Christus natus est (Giovanni Gabrieli, Venezia 1555 – 1612) - Mottetto a otto voci Vespere autem sabbati Antifona Gregoriana Magnificat Cantico Gregoriano di Maria Aurora lucis rutilat Inno Gregoriano per la S. Pasqua Nel concerto - meditazione verranno eseguiti alcuni capolavori musicali della polifonia tardo – rinascimentale europea, attingendo nel repertorio irradiato dalla tematica della Luce, intesa come fonte metafisica di illuminazione, nel senso spirituale di rivelazione divina. Il canto gregoriano rappresenta il filo di congiunzione tra i vari brani ed è anche il motivo ispiratore delle varie composizioni musicali proposte. Il succedersi dei canti sarà accompagnato dagli armonici delle campane di cristallo di rocca che, in forma sperimentale, ne esalteranno i momenti musicali più intensi e significativi e le descrizioni testuali più elevate. L’ascoltatore è invitato a ricevere la musica in uno stato di fruizione libero, cercando di espandere la propria coscienza oltre i limiti fisici e di abbandonarsi in uno stato di meditazione profonda e consapevole. RisuonArte. L'eco dei luoghi mercoledì 3 settembre 2014, ore 21 Fondazione Maria Cosway, Sala della musica (Lodi, via Gorini 6. Ingresso da Piazza Zaninelli) PIECES DE VIOLES Roberto Gini, basse de viole Marco Angilella, basse de violeSara Dieci, clavicembalo clicca sul programma per ingrandirlo Organizzazione: Laboratorio Nautilus di Maria Notarianni; Libreria Sempreliberi In collaborazione con la Fondazione Maria Cosway Del concerto del 3 settembre Gini scrive: "Letteratura e cinematografia influenzano il pubblico sulla vita e sulle opere dei grandi artisti, a volte in modo tanto romanzato da essere lontanissime dalla realtà storica. A questo si aggiunge la distanza che comunque ci separa dal linguaggio delle musiche del passato e dall’estetica degli strumenti per le quali queste musiche sono state concepite. Il clavicembalo, la viola da gamba e gli strumenti della famiglia del liuto sono legati ad un mondo che è andato scomparendo a causa del mutamento del gusto e dai grandi sconvolgimenti politici. Gli altri strumenti, come gli archi o gli strumenti a fiato che vediamo sempre nelle nostre orchestre, hanno continuato il loro cammino fino all’età moderna, cambiando certe caratteristiche a seconda delle epoche che in più di duecento anni, dalla Rivoluzione francese in poi, si sono susseguite con contesti estetici, espressivi e tecnici molto differenti. La riscoperta della viola da gamba rappresenta il recupero di un suono particolare e, appunto, dell’estetica peculiare di questo strumento. Il nostro primo sforzo è quello di cercare di capire proprio il suono che autori quali Marin Marais e François Couperin evocano attraverso le loro composizioni senza farci influenzare da agenti estranei o da preconcetti che appartengono alla nostra moderna sensibilità: ad un’idea tutta nostra degli autori, delle musiche, della stessa voce dello strumento, condizionata da tutti quei fattori estetici (anch’essi moderni) che tendono a ricostruire un’epoca passata attraverso la sua immagine di facciata più che sulla verità sostanziale. In questo caso il rischio che corriamo è di travisare un linguaggio adattandolo al nostro tempo, forzando sia il testo musicale sia il suono dello strumento. È una mancanza di fiducia, da parte nostra, nella musica così com’è; oppure un timore che questa non sia sufficiente ad esprimere il nostro narcisistico desiderio di espressione e a soddisfare le aspettative degli ascoltatori. Eppure, se ricerchiamo il suono che i compositori stessi hanno immaginato scrivendo frasi e passaggi in regioni dello strumento ora chiare e sonore, ora cupe e soavi, non solo recuperiamo un linguaggio sempre attuale, anche se apparentemente lontano dal nostro, ma ci lasciamo guidare alla scoperta della vera anima dello strumento a cui dedichiamo il nostro studio e la nostra ricerca." Il Lodigiano e i suoi tesori domenica 15 giugno 2014 Maleo, Chiesa dell'Annunciata Ore 15,30 visita guidata alla Chiesa dell'Annunciata (Via Manfredi) Ore 16,15 concerto presso la Chiesa dell'Annunciata: ...IL FIN, LA MERAVIGLIA... Ensemble degli Affetti Andrea Marmoleio, violino Sergio La Vaccara, violino Barbara Bertoldi, violoncello Maurizio Piantelli, tiorba http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 Vittorio Zanon, clavicembalo Andrea Falconiero (1585-1656) Sinfonia II Folias echa para mi señora Doña Tarolilla de Carallenos Passacalle dal “Primo Libro di Canzone, Sinfonie, Fantasie” (1650) - Girolamo Frescobaldi (1583-1643) Canzon Seconda “La Henricuccia” da ‘Canzoni da sonare’ - Libro primo (1634) Canzon IV dal ‘2° Libro di Toccate d’intavolatura di cembalo e organo’ (1637) - Marco Uccellini (1603-1680) Sonata XXVI “La Prosperina” da ‘Sonate, Correnti et Arie’ op.4 (Venezia 1645) - Domenico Gabrielli (1655-1690) Sonata à Violoncello solo con il basso continuo in sol magg (1687) - Arcangelo Corelli (1653-1713) Sonata XII “Ciaccona” da ‘Sonate da Camera a trè’ op. 2 (1685) Ensemble degli Affetti composto da due violini, violoncello e organo/clavicembalo e tiorba, è nato grazie all’intento comune dei componenti di approfondire il repertorio musicale del XVII e XVIII secolo insieme alla prassi esecutiva dell’epoca e con gli strumenti originali, con particolare attenzione alla produzione italiana. Nel periodo tra '500 e '600 la teoria musicale identificava ogni affetto, ogni diverso stato d'animo (es. gioia, dolore, angoscia), con specifiche figure musicali definite figurae o licentiae. Tali raffigurazioni si caratterizzavano da anomalie nel contrappunto, negli intervalli e nell'andamento armonico, appositamente inserite per suscitare particolari e intense suggestioni. La musica ha quindi il potere di ricreare vere e proprie figure retoriche, volte a suscitare nell’ascoltatore emozioni di svariata natura.. Proporre questo tipo di musica eseguita con la giusta consapevolezza, comporta un’indiscutibile piacevolezza nell’ascoltatore. La scrittura musicale assume infatti un andamento imprevedibile, caratterizzato dalle sfumature più diverse e inaspettate. Il Quartetto degli Affetti formatosi nel 2010 e si è esibito in numerose stagioni concertistiche in Trentino-Alto Adige e non solo. Ha partecipato inoltre a Festivals organistici (Tires -BZ- e Bolognano d’Arco -TN-), alla rassegna de “I Pomeriggi Musicali” di Lugano (CH) e alla Stagione de “I Virtuosi Italiani” presso la Chiesa della Pietà di Venezia. L’incisione live di un concerto si è classificata nell’anno 2011 e nel maggio 2013 nella Top 10 della Radio Americana “Classic Music Discoveries”. Ogni componente del Quartetto porta la propria esperienza da partecipazioni in formazioni che vanno dal duo al settimino, a Festival importanti quali: Settembre Musica, Festival Mozart, di Barga, di Digione, Strasburgo, San Sebastian e ancora, collaborazioni con Orchestre prestigiose: Virtuosi Italiani, Orchestra della Rai e Orchestra Haydn; con solisti di fama internazionale: Arvo Part, Michael Radulescu,, Stephan Picard, Giuliano Camignola e Christopher Stembridge e Stefano Veggetti; incisioni discografiche per la Sipario, Stradivarius, Dynamic, Fonè e Bongiovanni Arts. e ancora I Solisti della Cappella Mauriziana di Milano, l’Alessandro Stradella Consort di Genova, Il Conserto Vago (dir. Massimo Lonardi), Sacro & Profano, Accademia Serenissima di Venezia, Cappella Leopoldina di Graz, Ensemble Chiaroscuro (dir.Nigel Rogers), Tolzenknabenchor, Orchestra della Radio Svizzera di Lugano (dir.Diego Fasolis), Accademia degli Invaghiti di Mantova, I Solisti Veneti, Orfei Farnesiani, Orchestra barocca "La Calandria" di Pesaro, Accademia del Ricercare di Torino, Ensemble More Maiorum (dir. Peter Van Heyghen), Concerto Romano (dir. Alessandro Quarta), Delitiae musicae (dir. Marco Longhini), L’Astrée), Academia Montis Regalis (dir. Alessandro De Marchi), Concerto Italiano (dir.Rinaldo Alessandrini) , Ensemble Durendal di Pamplona (dir. Sergio Barcellona ), RecitarCantando di Pesaro, NovArt Baroque Ensemble , Accademia del Santo Spirito di Torino , Ensemble Cordia I suoi musicisti inoltre sono tutti impegnati in attività didattica presso Conservatori italiani, Scuole di Musica e come maestri preparatori di Orchestre giovanili. Nell’estate del 2012 l’ensemble è stato impegnato in esibizioni concertistiche presso il Chiostro di Santa Caterina di Treviso, e la Chiesa di San Vigilio a Soligo per Asolo Musica e ancora a ottobre 2012 per il Festival Organistico Internazionale “Città di Treviso e della Marca Trevigiana”. Il Quartetto ha commissionato di recente un’opera a Marcello Fera, “Scherzi con Claudio”, eseguito lo scorso 14 aprile 2012 in prima assoluta all’Interno della rassegna “l’Eterno Presente.” Recentemente ha collaborato con il baritono Marco Scavazza nella rassegna “Note d’altri tempi”. Nel giugno del 2013 ha suonato per il Festival di Musica Sacra di Trento e Bolzano e sempre nello stesso anno ha collaborato con Stefano Veggetti e l’ensemble Cordia di Brunico all’interno della rassegna “In suono veritas” in due concerti per l’anniversario di A. Corelli. Il Lodigiano e i suoi tesori domenica 8 giugno 2014 Mezzana Casati, Oratorio di San Pietro Ore 16 visita guidata all’Oratorio di San Pietro di Mezzana Casati (Via Noceto) Ore 17 concerto presso l'Abbazia: LA TASTIERA E LA CORDA Michelangelo Lapolla, organo Luciano Conca, violino A. Corelli (1653-1713) Sonata in re minore op. 5 n. 7 (Preludio; Corrente; Sarabanda; Giga)-G. Frescobaldi (1583-1643) Toccata avanti la Messa (Missa Cum Jubilo In Festis B. Mariae Virginis) Canzona Sesta (Secondo Libro) http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 Toccata per l’Elevazione (Missa Cum Jubilo)-D. Scarlatti (1685-1757) Sonata in sol maggiore K. 328-A. Vivaldi (1678-1741) Sonata in do maggiore op. 2 n. 6 (Preludio; Allegro; Presto)-I. Spergher (1734-1808) Sonata in si bemolle maggiore-D. Cimarosa (1749-1801) Sonata in do minore Sonata in sol maggiore-G. Tartini (1692-1770) Sonata in sol minore op. 1 n. 10 (Affettuoso; Presto; Allegro) Michelangelo Lapolla, diplomato in Organo al Conservatorio di Brescia e in Clavicembalo al Conservatorio di Milano, ha studiato, rispettivamente, sotto la guida di Maurizio Ricci e Mariolina Porrà. Ha studiato Basso Continuo con Ottavio Dantone, Canto Barocco con Lavinia Bertotti e Strumenti a percussione con Carlo Rossi. Ha seguito corsi di perfezionamento e seminari tenuti dai più grandi specialisti. L’attività concertistica, in qualità di solista o come membro di orchestre e ensemble, lo ha portato a esibirsi in cattedrali, basiliche, santuari, teatri e sedi concertistiche in Italia, Francia, Svizzera, Germania, Croazia e a collaborare con musicisti quali G. Bezzina, G. Carmignola, P. Toso, E. Segre, A. Diaz, S. Gazzelloni, G. Banditelli, C. Gasdia, K. Ricciarelli, E. Dindo, D. Gavazzeni. Ha partecipato a registrazioni discografiche di musiche di Vivaldi, Haendel, G. B. Sammartini, Hasse, Cavalli. Con il “Complesso Barocco di Lodi”, da lui stesso fondato e diretto, propone pagine di musica antica secondo le relative prassi esecutive. A Lodi è organista dal 1977 nella Cattedrale e dal 1981 nel Tempio dell’Incoronata. E’ il presidente in carica dell’Associazione Musicale “F. Gaffurio” di Lodi. Dal 2001 al 2013 a Pioltello (MI), ha diretto il Civico Istituto Musicale “G. Puccini” nonché le rassegne musicali promosse dal Comune. Insegna a Crema (CR) alla Scuola di Musica “C. Monteverdi”. E’ membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione “Amici della Musica A. Schmid” di Lodi.Luciano Conca, nato a Lodi, ha completato gli studi musicali sotto la guida della Prof.ssa Tina Aliprandi, diplomandosi presso l’Istituto Musicale Pareggiato "G. Donizetti" di Bergamo. Ha partecipato successivamente a vari stage e corsi di perfezionamento cameristico tra i quali quelli di Lanciano e Lerici. Ha studiato violino barocco con Nicholas Robinson raffinando così le modalità della prassi esecutiva della musica antica. Svolge attività concertistica in Italia e all'estero, collaborando con diversi gruppi cameristici ed orchestrali quali "La Camerata di Cremona", "L'Orchestra Filarmonica di Brescia" e "L'Orchestra Filarmonica Italiana". E' stato primo violino del gruppo da camera "Il Concerto Grosso" e del “Complesso Barocco dell’Accademia F. Gaffurio”. Laureatosi in Scienze dell'Informazione, ha collaborato con il "Laboratorio di Informatica Musicale" dell'Università Statale degli Studi di Milano riuscendo nell’intento di conciliare due discipline apparentemente distanti. Attualmente insegna violino presso l’Accademia di Musica “F. Gaffurio" di Lodi. Il Lodigiano e i suoi tesori domenica 1 giugno 2014 Abbadia Cerreto, Abbazia Cistercense Ore 16 visita guidata all’Abbazia dei Santi Pietro e Paolo (Piazza della Vittoria). Ore 17 concerto presso l'Abbazia: QUIS QUIS CORDIS ET OCULI... Laus Concentus Elsa Bossi, voce recitante Annamaria Calciolari, soprano Maurizio Piantelli, oud, liuto e tiorbaPiera Rossi, drammaturgia Philip the Chancellor ? (c.1160-70 – 1236) Testo di Pietro Abelardo Quis quis cordis et oculi (Alterco fra il cuore e l’occhio) Pietro Abelardo (Le Pallet, 1079 – Chalon-sur-Saône, 21 aprile 1142) O quanta qualia Anonimo ( Carmina Cantabrigensia) Jam dulcis amica venito Jean-Baptiste Lully (Firenze, 28 novembre 1632 – Parigi, 22 marzo 1687) Se que me muero Barbara Strozzi (Venezia, battezzata il 6 agosto 1619 – Padova, 11 novembre 1677) Voglio morire Anonimo (sec. XII) Deus creator omnium / Conditor alme siderum Francesco Spinacino (Fossombrone, XV secolo – Venezia, dopo il 1507) Recercar Anonimo (sec. XIII) Anima mea Letture tratte dalla corrispondenza epistolare fra Pietro Abelardo, Priore di Cluny, ed Eloisa, Badessa del Paraclito. http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 Abelardo (1079-1142) fu uno dei più grandi filosofi del Medioevo: grande innovatore, in contrasto con personalità forti come S. Bernardo, ebbe una vita molto travagliata; accusato di eresia, il suo libro condannato al rogo, cacciato o fuggito da più di un monastero, finì i suoi giorni a Cluny, stanco delle avversità vissute e delle ingiustizie subite. È celeberrima la sua storia d’amore con Eloisa. Divenuto magister a Parigi si innamorò di una sua giovanissima studentessa; quando la fanciulla rimase incinta Abelardo la sposò in segreto, giudicando le nozze incompatibili con la speculazione filosofica, ma lo zio di lei, Fulberto, divulgò la notizia: la coppia negò e si separò, Eloisa si ritirò in Argenteuil dove prese il velo e Abelardo, dopo essere stato evirato da alcuni sicari inviati da Fulberto, prese l’abito monastico, pur continuando ad insegnare e a studiare. Una volta ripresi i contatti con Eloisa, nel frattempo diventata badessa, le donò il Paracleto, un oratorio da lui fondato a Quincey, dove ella si ritirò con le sue monache e dove entrambi furono seppelliti. La leggenda narra che quando Eloisa morì, oltre vent’anni dopo, egli aprì le braccia per accogliere la sua amata compagna. Malgrado la seduzione della sua personalità brillante, multiforme e provocatoria, malgrado ciò che la sua vita e la sua carriera rivelano dell’ambiente intellettuale del XII secolo, malgrado l’originalità quasi unica della sua autobiografia e il carattere romanzesco della sua esistenza e del suo temperamento, soprattutto se non ne dissociamo la straordinaria e fedele Eloisa, indubbiamente il personaggio di Abelardo non ci avrebbe lasciato una traccia abbastanza forte da diventare una luce dell’umanità passata. Ma c’è la sua opera, considerevole, di grande importanza per la storia della teologia, della filosofia e della vita intellettuale. Abelardo fu anzitutto un dialettico, un logico e un filosofo del linguaggio, il che lo rende un moderno. In una delle sue opere più celebri, il Sic et Non, si e no, egli fonda sulla contrapposizione tra un’affermazione teologica e il suo contrario una lettura storica dei testi. Nella sua Etica, ha formulato meglio e prima di ogni altro una morale dell’intenzione e una nuova concezione del peccato basata su questa intenzione. Di lui si può dire che apre la strada alle pratiche della confessione e dell’esame di coscienza, preparando la psicologia moderna e l’introspezione. Ha scritto anche uno straordinario Dialogo tra un filosofo, un ebreo e un cristiano che può essere considerato il primo tentativo di dialogo interculturale che preannuncia Raimondo Lullo, Niccolò Cusano. Egli sarebbe stato, così, un precursore dell’ecumenismo e della tolleranza moderna. Egli è stato il primo intellettuale moderno. Ha attratto attorno a sé allievi, discepoli. Ha praticato il diritto di espressione. Ha sempre fatto riferimento ai testi e alla ragione. a unito indissolubilmente la ricerca, la riflessione personale e l’insegnamento e persino la diffusione del proprio pensiero nella società. Analogamente, l’amore di Abelardo e Eloisa è stato il primo esempio di amore moderno. Anzitutto, un amore folle nella carne e nello spirito, un amore di intellettuali che ha spinto Abelardo a sedurre Eloisa e i suoi studenti come autore di canzoni, tanto che si è visto in lui l’inventore della fin amors cortese. Fu vicino anche ai chierici vaganti, i Goliardi, le cui canzoni celebrano la donna, il vino, l’amore profano. Quanto a Eloisa, ella ha visto nel matrimonio un ostacolo alla vocazione intellettuale del filosofo innamorato. Intellettuali, Abelardo e Eloisa lo sono stati fino a sfiorare il ridicolo. Hanno dato a loro figlio il nome di Astrolabio. Il romanticismo, nel XIX secolo, ha portato Abelardo ed Eloisa nella stessa tomba al cimitero Père-Lachaise a Parigi. Già Villon, nel Quattrocento, aveva cantato il loro amore in versi indimenticabili: Dov’è la tanto dotta Eloisa Per cui fu castrato e poi monaco Pietro Abelardo a Saint-Denis Per questo amore ebbe questa sventura Ma dove sono le nevi di un tempo? Le nevi di un tempo si sono conservate freschissime nella memoria, nella storia e nella poesia. Il Lodigiano e i suoi tesori domenica 18 maggio 2014 S.Stefano Lodigiano, Cascina Santa Maria Ore 15,30 Inaugurazione dell'ex Cascina Santa Maria - Ore 16 Itinerario con visita guidata alla Chiesa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e all’ex Cascina Santa Maria. In occasione dell’inaugurazione l'ex Cascina ospiterà la mostra di Ceramica Vecchia Lodi. Ore 17.30 concerto presso l'ex Cascina Santa Maria: KOLYMBETRA Musiche dal bacino del Mediterraneo Domo Emigrantes Stefano Torre voce, chitarra, bouzouki, mandolino, fiati> Filippo Renna voce, tamburi a cornice, daff, darbuka, cajon e percussioni Ashti Abdo voce, saz, percussioni Donato Pugliese violino Lello Laporta fisarmonica Il gruppo Domo Emigrantes nasce a Lodi nel 2009 dall'incontro di tre giovani con la passione comune per la musica popolare del Sud Italia e per le tradizioni musicali di tutto il mondo. Il repertorio comprende sia canti popolari di Sicilia, Puglia, Campania, Calabria, sia danze folkloriche come tarantelle, pizziche, tammurriate, arricchite con elementi etnici e arrangiamenti originali; l’organico viene spessoampliato col violino di Donato Pugliese, il saz e le percussioni di Ashti Abdo e l’apporto di altri musicisti e strumenti (contrabbasso, flauto, clarinetto, sax). A luglio 2011 è uscito il primo CD ed è in lavorazione il secondo, Kolymbetra. È da qualche tempo che i Domo Emigrantes hanno deciso di creare un nuovo progetto legato alla ricerca e al rilancio di alcuni pezzi in chiave “contaminata”; non solo la tradizione popolare del sud Italia che li caratterizza ma, nel loro repertorio musicale, sono presenti anche alcuni brani provenienti da altri paesi dell'area mediterranea. Da questa idea nasce “Kolymbetra”, termine greco che indica un tipo di piscina dell’età romana che veniva utilizzata per effettuare giochi acquatici. Oggi è un sito archeologico ubicato nel cuore della Valle dei Templi ad Agrigento, proprio in Sicilia, una delle regioni che caratterizza il gruppo dei Domo Emigrantes. http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 La Sicilia, regione ricca di storia, conquiste e misticanze di cultura, è la Kolymbetra del Mediterraneo, proprio per la posizione morfologica, è riuscita negli anni a essere conquistata dai popoli e di conseguenza a “contenere” e “racchiudere” l’arte e la musica di questi ultimi, Paesi Arabi, Kurdistan, Turchia, Grecia, Paesi della Costa Adriatica, Spagna. Con questo nuovo progetto, il gruppo vuole divulgare in chiave musicale la storia e le radici non solo del meridione italiano, ma di tutti i paesi bagnati da un mare che racchiude passione, arte, segreto e mistero dei secoli passati: il Mar Mediterraneo. Il Lodigiano e i suoi tesori domenica 11 maggio 2014 Orio Litta, Villa Litta-Carini Ore 15.00 Itinerario a piedi lungo la Via Francigena con visita guidata alla Grangia dei Benedettini. Percorso su strada sterrata (Km 4,5). Appuntamento alla Grangia, Via Valle Ore 17.30 concerto presso Villa Litta: AMAN SEPHARAD Musiche dalle comunità ebraiche del Mediterraneo SENSUS Arianna Lanci canto Sara Mancuso arpa, clavicytherium, organo portativo Marco Muzzati salterio, percussioni Por que llorax (Andalusia) ballata tratta da quattro romances spagnoli del XIV sec., sulla storia del conte Dirlos che abbandonò moglie e figli per andare in guerra. Nani nani (Spagna) ninna nanna / ballata che tratta della gelosia di una donna per il marito. Ay que buena que fue la Hora (Bulgaria) canto per matrimonio: “oh, che bella quella danza in cui vi feci la mia promessa di matrimonio”. Cantar del Saidi (Tetuàn - nord Marocco) ballata che narra di una fanciulla innamorata del valoroso Cid Campeador. La Galana y el mar (Salonicco - Grecia) canto di matrimonio; esaltazione della bellezza e delle doti della sposa. Durme durme (Turchia) ninna-nanna; amorevole canto in cui la madre enumera le tappe di crescita della figlia fino a che anch’essa avrà dei figli. Avrix mi galanica (Mediterraneo orientale) canto d’amore; nel divertente testo i due giovani innamorati cercano un modo per stare assieme senza essere scoperti dai parenti della ragazza. Noches, noches (Sarajevo - Bosnia) ballata; struggente canto alla notte. Salgash Madre (Bulgaria) canto per matrimonio; la madre dello sposo è angosciata dall’arrivo della futura nuora, che le porterà via il figlio, ma infine esalta la sposa e l’accoglie con grande confidenza. Esto quen lo culpa (Turchia) canto sociale; canto che in tono “scherzoso” tratta di una gravidanza indesiderata. Buenas noches Hanum Dudu (Salonicco - Grecia) canto d’amore: una serenata tra innamorati. Un languido addio, un dolce lamento, felicità velata di malinconia, è questo il volto della musica sefardita. Canti femminili, tramandati da madre a figlia, come la stessa discendenza ebraica. Musica profana di tradizione orale, di cui non conosciamo gli autori né l’esatta origine ma che, migrando, porta con sé la voce e il cuore delle genti che dalle coste iberiche si dispersero per tutto il Mediterraneo fino a spingersi nei lontani Balcani. La musica sefardita è infatti la musica degli ebrei cosiddetti “spagnoli”, giacché Sepharad è l’antico nome della Spagna, loro terra di origine, e raccoglie il commiato che quel popolo affida alla memoria di questi antichi canti. Lo struggente richiamo dell’amato o il suo addio, la ninna-nanna per il bimbo o il pianto funebre e finanche la canzone da matrimonio, lieta e mesta per la partenza dei figli dalla casa materna, tutto si racchiude in un lamento: “Aman”. Parola che come una cantilena inanella dolci e tristi pensieri per tutto ciò che è transitorio, in questa effimera esistenza.Aman Sepharad, ahi Spagna addio: a seguito del movimento denominato Reconquista, che culmina con la liberazione di Granada e quindi di tutto il suolo iberico dal dominio arabo, nel 1492 con un editto di espulsione, i re cattolici Ferdinando di Aragona e Isabella di Castiglia cacciano gli ebrei dalla Spagna. È il “Gerush Sepharad”, espulsione che segna una nuova diaspora. Le comunità sefardite si stanziano così nel nord Africa, in Turchia (accolte dal Sultano ottomano Bayezid II) e in vari stati del continente europeo come l’Italia, la Grecia, la Bulgaria o la Bosnia, cosicché Salonicco, Livorno, Istanbul, Sofia e Sarajevo divengono importanti centri culturali sefarditi. Matrice comune a questi popoli così lontani tra loro sono proprio la lingua e la musica. Molto evidenti sono le influenze derivate dalla terra di origine, infatti queste musiche cantate in judezmo (o ladino), una sorta di antico castigliano infarcito di parole incontrate “strada facendo”, riecheggiano di sonorità dal sapore araboandaluso. Tuttavia il popolo ebraico seppe pur sempre adeguarsi alle nuove realtà ed infatti tra le varie comunità troviamo piccole varianti dovute all’influenza delle lingue locali, come testimoniano ad esempio la haquitía nel nord Marocco, o il bagitto livornese.La musica sefardita, proprio per le sue melodie dal sapore arcaico e dal calore assolato che trasmette, si contrappone nettamente al più conosciuto ed irruento Klezmer askenazita, di origine nord est europea, cantato in yiddish, crogiolo di lingue tra il tedesco e lo slavo. Queste donne modulano un canto di pace, pace interiore e tra le genti, una pace perduta e mai più ritrovata. Come un soffio melodico si alza allora il nostro Aman Sepharad. Ma tutto ciò che si racconta e si canta è ormai passato e non tornerà: a noi resta il suo triste sorriso. Il Lodigiano e i suoi tesori http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 domenica 4 maggio 2014 Caselle Landi, Chiesa dell'Assunzione Ore 16.00 Itinerario con visita guidata a Palazzo Landi, al Castello Landi e alla Chiesa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria (appuntamento alla Chiesa, P.zza Mons. Mezzadri) Ore 17.30 concerto presso la Chiesa: ALLORA CHIUDI GLI OCCHI... ArParla Davide Monti, violino Maria Christina Cleary, arpa classica Louis Spohr (1784 – 1859) Sonata concertante op.115 (Allegro - Larghetto - Rondo) Jean-Baptiste Krumpholtz (1747 – 1790) Sonata I Mib maggiore op.3 (Allegro - Adagio - Tempo di Minuetto) Spohr/Mozart Sonata concertante op.114 (Andante: Potpourri sui temi del Flauto Magico di Mozart) La fine del settecento e inizio dell'ottocento vedono fiorire la musica da salotto ed in particolare modo la musica per arpa, composta per il diletto dell'aristocrazia ma anche della nuova borghesia che iniziava ad avere ora più possibilità, se non altro di possedere strumenti delicati e costosi come l'arpa. Viene scritta molta musica ma i livelli più alti vengono sicuramente raggiunti da personaggi del calibro di Spohr e Krumpholtz. Da notare la sonata di Spohr op.114 composta sui temi amorosi del Flauto Magico, come per onorare il suo rapporto affettivo e musicale con la moglie arpista Dorette Scheidler. Inoltre le sonate di Spohr sono composte per avere il violino che suona con il La a 440 Hz, (e quindi in Sol magg. e in Re magg.) mentre l'arpa suona accordata con il La a 415 Hz, ovvero un semitono più in basso (e quindi in tonalità di La b magg. e in Mi b magg.) in modo da sfruttare maggiormente la risonanza tipica di ogni strumento e per non sottoporre l'arpa al rischio di rottura della struttura e delle corde causato dalla maggior tensione e dagli spostamenti non sempre in condizioni agevoli per lo strumento. L’ensemble ArParla nasce dal desiderio di parlare con la musica, utilizzando le sonorità raffinate e delicate dell’arpa di Maria Christina Cleary, e le potenzialità espressive del violino di Davide Monti, secondo la prassi esecutiva storica. Il repertorio si focalizza particolarmente su due periodi storici in cui la coppia di strumenti rende in maniera eccellente la sintesi dell’estetica musicale dell’epoca: il primo barocco (XVII sec.) e il passaggio tra classicismo e romanticismo (fine 1700 e inizio 1800). Con energia ed entusiasmo l’ensemble si è esibito raccogliendo larghi consensi da un pubblico molto variegato, in diverse parti del mondo, portando un messaggio musicale trasversale recepito al di là delle culture, della lingua e dello stato sociale. Grazie alla loro carica comunicativa sono stati applauditi in diverse parti del mondo, in Europa (Italia, Germania, Francia, Irlanda, Olanda, Belgio, Grecia, Rep. Ceca, Polonia) come in Canada, Giappone, Uganda e Australia, proponendo la loro musica sia in festival (Festival Montréal Baroque in Canada, Aqua Musica ad Amsterdam, Rethymno Reneissance Festival a Creta, e Itineraire Baroque a Bordeaux, Woodend Winter Arts Festival, Mazovia Goes Baroque Warsaw, Muzyka w Raje Paradyz), lavorando in collaborazione con organizzazioni internazionali come l'ONG italiana COOPI, con la Fondazione Menuhin, così come per alcuni istituti universitari (Makerere University, International University of Kampala) e scuole di musica (Africa Institute of Music, Scuola Primaria di Liegi). Hanno svolto attività didattica in Conservatorio (Guildhall of Music London, Conservatorio di Padova, Vicenza, Vienna) e in Corsi di Perfezionamento (Corinaldo, Tokyo, Dacice, Melbourne, Perth, Brisbane, Singapore, Flagey) nella prassi esecutiva antica. In un CD edito dalla Stradivarius hanno registrato le sonate per violino e arpa di L. Spohr, in prima assoluta su strumenti originali. In un secondo CD sono invece raccolti brani tra i più significativi del XVII secolo, da Marini a Pandolfi-Mealli, Selma, Uccellini, Frescobaldi, Merula, e Fontana, frutto di un interessante lavoro di ricerca espressiva ed accademica nel campo della retorica musicale. Entrambi i CD hanno ricevuto eccellenti critiche per la freschezza dell'esecuzione e l'innovativa concezione estetica. Il Lodigiano e i suoi tesori domenica 13 aprile 2014 Ospedaletto Lodigiano, Abbazia dei SS Pietro e Paolo Ore 15.30 visita guidata all'Abbazia dei Santi Pietro e Paolo Ore 16.30 concerto presso l'Abbazia: STABAT MATER LAUS CONCENTUS Elena Bertuzzi, soprano Maurizio Piantelli, tiorba Maurizio Less, viola da gamba Lucrezia Vizzana (1590 – 1662) Ave stella mattutina Johannes Jeronymus Kapsberger (Venezia, 1580 circa – Roma, 1651) Sarabanda http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 Claudio Monteverdi (Cremona, 1567 – Venezia, 1643) O quam pulchra es Silvestro Ganassi (1492 – …) Recercar Tarquino Merula (Busseto, 1595 – Cremona, 1665) Canzonetta spirituale sopra la Nanna Gerolamo Frescobaldi (Ferrara, 1583 – Roma, 1643) Canzone VII Francesca Caccini (Firenze, 1587 – Lucca o Firenze, 1640) Maria dolce Maria Anonimo Romanesca Giovanni Felice Sances (Roma,1600- Vienna, 1679) Stabat MaterIl culto di Maria madre di Gesù ha origini remote, probabilmente risalenti alla chiesa primitiva. Un'antica tradizione cristiana narra che, laddove sorge la Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, un tempo sorgeva la "casa di Maria". Sotto la Basilica ricerche archeologiche hanno condotto alla scoperta di una costruzione rurale sulla cui parete sono stati ritrovati graffiti in lingua greca risalenti al II secolo, nei quali è scritto: "Luogo sacro a Maria" e "Kaire Maria". È venerata come "Santissima Madre di Dio" dai cattolici e dagli ortodossi (che la onorano del titolo di ΘεοτÌκος, (Theotókos, "Madre di Dio"). Le è dedicata una sura nel Corano ed anche per l'Islam la sua maternità è misteriosa. La Chiesa latina, come anche le chiese orientali, ha sviluppato il culto per Maria sia nella liturgia che nella devozione privata, così come nella musica , dove numerosissimi, attraverso i secoli, sono gli esempi di compositori che hanno dedicato le loro opere,soprattutto messe e mottetti, al nome di Maria. Ma è nel ‘600 che l’ampiezza del culto Mariano raggiunge forse il suo culmine che , come afferma il Guarini, “si propone di innestare ed accendere di nuovo nei petti nostri l’antica devozione di questa Madre d’Iddio quasi del tutto divelta e spenta” e addirittura Campanella giunge ad affermare :“bisogna che in questo tempo sia riconosciuto e cantato il meraviglioso modo di redenzione nella Madre di Cristo da parte di tutti gli ordini religiosi e perfino dalle nazioni umane, come ella ha profeticamente cantato: Ecco, da ora tutte le generazioni mi chiameranno Beata Quindi anche la musica subisce il fascino della “Madre d’Iddio” e i maggiori compositori del primo barocco ci forniscono esempi che, totalmente ispirati dall’immagine di Maria, costituiscono un quadro del livello compositivo raggiunto da autori come Claudio Monteverdi e il suo “Vespro della Beata Vergine”. Ma anche Tarquinio Merula, nella sua intimissima “Canzonetta sulla ninna nanna”, ci riporta ad una visione familiare ed intima , anche dolorosa ma non priva di speranza. Un capitolo a parte meriterebbero le donne compositrici come Lucrezia Vizzana e Francesca Caccini, relegate in un mondo , quello dei musici e compositori, prettamente maschile, ma non per questo inferiori ai loro “colleghi” uomini. In particolare la Caccini, apprezzata per le sue doti musicali, non meno che per l'avvenenza, fu una donna di alto ingegno e di grande cultura, che emersero anche nella sua attività di poetessa. La sua “Maria dolce Maria” è l’esempio di come abbia ereditato la capacità di descrivere gli “affetti” in musica da suo padre, Giulio, maestro del “recitar cantando”. Lo “Stabat Mater”, una preghiera - più precisamente una sequenza cattolica del XIII secolo attribuito a Jacopone da Todi ( ma la questione è controversa) è stato messo in musica innumerevoli volte, forse il più famoso quello di Giovanni Battista Pergolesi. Ma anche Giovanni Felice Sancez, con il suo “basso cromatico ostinato” riesce ad intensificare, plasmare ed attarre al senso del dramma che il testo trasmette all’ascoltatore, con la grande ed inarrivabile maestria che i compositori del ‘600 avevano fatto propria. Maurizio PiantelliL’ensemble vocale e strumentale Laus Concentus (che prende il nome dall’antica Lodi), è un gruppo di musica antica fondato nel 1992 dal liutista Maurizio Piantelli e che fa riferimento all’Associazione Culturale Musicarte della stessa città. Il gruppo, ad organico variabile, utilizza strumenti originali e loro copie, eseguendo con una prassi esecutiva filologica un repertorio che va dal periodo tardo medioevale al rinascimento e barocco. La tipicità del gruppo è quella di elaborare programmi musicali "ad hoc" sulla storia, architettura e ambientazione dei diversi luoghi dove viene chiamato ad operare. Questa sua caratteristica, fondata su un'ampia e approfondita ricerca musicologica, lo ha portato negli ultimi anni ad esibirsi con successo in alcuni dei luoghi più belli del patrimonio culturale italiano. Il Laus Concentus è chiamato regolarmente a partecipare a importanti festival nazionali ed internazionali, dal Guatemala alla Lituania, e recentemente ha suonato all’Hermitage di San Pietroburgo e alla Royal Concert Hall di Glasgow. Elena Bertuzzi, soprano, diplomata in canto lirico al Conservatorio F. E. Dall’Abaco di Verona, ha conseguito il titolo superiore in Canto rinascimentale e Barocco al Conservatorio A. Pedrollo di Vicenza, con il massimo dei voti e la lode ed una Tesi sui Lamenti italiani del XVII secolo. Nel 1996 ha vinto il primo premio del concorso indetto dall’Accademia Filarmonica di Verona. Ha tenuto numerosi concerti, come solista e in formazioni da camera, collaborando con orchestre e gruppi specializzati, in Italia e all’estero, partecipando a importanti festivals musicali; ha lavorato con direttori come E. Inbal, J. Tate, U. B. Michelangeli, T. Koopman, S. Kuijken, Peter Phillips. Ha partecipato ad allestimenti di opera e oratorio di autori quali: Monteverdi; Cavalli; Provenzale; Legrenzi; Vivaldi; A. e D. Scarlatti; Jommelli; Pergolesi; Bach; Galuppi; Paisiello; Mozart; Lucchesi. Ha registrato per RAI Radio 3 (Italia), WDR (Germania), BRT3 Clara (Belgio), ORF1 (Austria), Polskie Radio 2 (Polonia), KRO Radio 4 (Olanda), ABC Ballarat (Victoria, Australia). Il Lodigiano e i suoi tesori http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 domenica 30 marzo 2014 Cavacurta, Chiesa di San Bartolomeo Ore 15.30 visita guidata alla Chiesa di San Bartolomeo, all'ex convento dei Padri Serviti e al museo "Bonum Comedere". Ore 17.00 concerto presso la chiesa di San Bartolomeo: VITA DE LA MIA VITA Ricercari, danze, madrigali e canzoni Quartetto di liuti da Milano Emilio Bezzi Renato Cadel Elisa La Marca Giulia La Marca Liuti rinascimentali Anonimo sec. XVI, La Cornetta Pavana Jacob Arcadelt (1504/5-1568), Il bianco e dolce cigno Giulio Segni da Modena (1498-1561), Ricercare Francesco da Milano (1497-1543), La Spagna a due liuti Giovanni Giacomo Gastoldi (1555 ca.-1609), Vita de la mia vita - Lo sdegnato --Gioseffo Guami (1560-1627), La Lucchesina Luca Marenzio (1553 ca.-1599), Occhi dolci e soavi Giulio Segni da Modena, Ricercare Anonimo sec.XVI, Gagliarda La Traditora Adriano Banchieri (1568-1634), Felice chi vi mira Giovanni Giacomo Gastoldi, Il Ballerino --Ludovico Grossi da Viadana (1560 ca.-1627), La Fiorentina G. Pierluigi da Palestrina (1525/6-1594), Ahi che quest'occhi miei Giovanni Maria Nanino (1544 ca.-1607). Uno spirto celeste Francesco da Milano, Canone a due liuti Hieronimus Parabosco (1524 ca.-1577), Ricercare su Da Pacem Domine Giorgio Mainerio (1535-1582), Ballo francesce Alla fine del Rinascimento italiano, si assiste a un importante sviluppo della musica strumentale. Tale processo si attua principalmente lungo due vie: da un lato, come imitazione della musica vocale nella prassi strumentale – ovvero raddoppiando o sostituendo con gli strumenti le voci cantate di un brano polifonico; dall’altro, attraverso la scrittura sempre più matura di forme propriamente strumentali. Lo studio delle fonti mostra che il liuto è stato un importante protagonista della maturazione del linguaggio strumentale, sviluppando fin dagli inizi del secolo un proprio repertorio. Il suo ruolo tuttavia non è legato esclusivamente all’ampia letteratura solistica. Il liuto infatti è sempre stato suonato anche in ensemble, non solo in veste di strumento accompagnatore. Il consort di liuti è il contesto dove possono meglio emergere tutte le potenzialità dello strumento: in un gruppo di soli liuti, esso è sia strumento solista che accompagnatore e concertante. La scelta di eseguire a quattro liuti questo repertorio vuole essere un invito ad ascoltare la musica rinascimentale da una prospettiva del tutto particolare e poco praticata ai giorni nostri. Il colore del quartetto di liuti offre al pubblico odierno una ricostruzione sonora degli ambienti più riservati dei palazzi antichi, dove il liuto era uno degli strumenti più amati. Oltre a composizioni proprie del repertorio liutistico, il programma di questo concerto comprende ricercari e danze composti per ogni sorta di stromenti, nei quali la scelta degli strumenti è lasciata agli interpreti stessi. I brani di Viadana e di Guami sono tratti dal repertorio strumentale per doppio coro, tipico della tradizione veneziana. Infine, accanto a questo repertorio scritto per soli strumenti, il programma comprende l’esecuzione strumentale di musica vocale profana. Madrigali, canzonette e villanelle, infatti, non erano riservati esclusivamente ai cantanti, ma era anche pratica comune suonarli senza le voci. Anche senza testo, il raffinato impianto contrappuntistico di un brano vocale esprime da solo il clima della composizione mettendo in risalto i contenuti musicali più intimi. Nell’esecuzione strumentale è inoltre possibile sviluppare il materiale melodico attraverso l’arte della diminuzione, ovvero l’ornamentazione e la variazione della melodia originale. Questa pratica improvvisativa fu molto utilizzata per valorizzare le possibilità espressive proprie di ogni strumento, fino a raggiungere alti livelli di virtuosismo. L’arte della diminuzione può essere considerata come un elemento di “manierismo musicale”, intendendo la “maniera” come ripetizione esasperata di un modello formale. Il paragone con il manierismo, lo stile pittorico dominante dell’epoca, può essere una chiave per interpretare vari aspetti del gusto musicale della fine del Cinquecento. La nuova generazione di pittori guardava alle opere di grandi maestri come Raffaello e Michelangelo quali modelli iconografici assoluti, a partire dai quali attuare delle sperimentazioni volte alla creazione di opere nuove, ricercando in modo speciale una resa più viva delle passioni. Similmente, i nuovi compositori scrivevano studiando lo stile della generazione precedente dando così vita a uno stile diverso e originale, caratterizzato dalla ricerca di un’espressione più immediata degli affetti. Si nota così la ricchezza espressiva di un’età di passaggio, dove il richiamo all’antico si unisce alla ricerca sempre presente dell’espressione delle passioni umane. (Renato Cadel) Il Quartetto di Liuti da Milano è formato dai liutisti Emilio Bezzi, Renato Cadel, Elisa e Giulia La Marca. Il gruppo si propone di approfondire il repertorio del Rinascimento e del primo Barocco italiano, attraverso un attento lavoro di ricerca sulle fonti originali e sulla prassi esecutiva dell’epoca. Il repertorio del Quartetto spazia così dalla letteratura propriamente liutistica (con una particolare predilezione per Francesco da Milano), alle musiche composte “per http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27 ogni sorta di stromenti”, nonché l’esecuzione strumentale del repertorio vocale. Il Quartetto ha debuttato nel 2012 nella rassegna concertistica curata dalla Fondazione Marco Fodella, ottenendo un immediato consenso da parte della critica. Si è scritto dell’ensemble: «suona con personalità e con la padronanza che può soltanto venire da una approfondita cognizione di causa. Quando la musica arriva al pubblico con questa vividezza e qualità espressiva significa che gli interpreti hanno proprio colto nel segno» (Amadeus). Lo scorso giugno, il gruppo ha inciso il suo primo disco, dedicato alla musica del secondo Rinascimento italiano. http://www.musicarte.lo.it Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 01:27