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mensile Anno 4 n°42 dicembre 2015 € 0,00
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v
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Nu
I Ricatti del mercato
Filippo Gambetta
Festival “La zampogna”
Pifferi, muse e zampogne
Riccardo Marasco
Giuliano Gabriele
a
s
u
M
Steampunk e Abney Park
Malanova
Whisky Trail
Les Nuages ensemble
Francesca Blanchard
Voyage sonore
Sommario
n. 42 - Dicembre 2015
Contatti: [email protected] - www.lineatrad.com - www.lineatrad.it - www.lineatrad.eu
—04
04
I Ricatti del mercato
—10
10
Pifferi, muse e zampogne
—18
18
Simone Carotenuto e
i Tammorrari del Vesuvio
—05
05
Filippo Gambetta
—14
14
Un ricordo
di Riccardo Marasco
—20
20
Dallo steampunk
al dark cabaret
08
Festival “La zampogna”
—17
17
Quartaumentata
—23
23
Barabàn
—08
Eventi
Cronaca
Interviste
Recensioni
Argomenti
di Loris Böhm
D
ove eravamo rimasti? Mi verrebbe questo da dire, soltanto a
sentire tutti i discorsi “strampalati” che si fanno in giro... Peccato che
a fare questi discorsi, il più delle volte
siano autorevoli personaggi che masticano musica da diversi decenni.
Dove siamo diretti? Questa è la logica domanda che devo, e dovete farvi,
ascoltando i discorsi “strampalati” che
questi autorevoli personaggi mettono in
circolazione (non solo su facebook!).
E così fu che il gestore del più storico
negozio di dischi di Genova che festeggia i suoi 50 anni di attività, qualche
giorno prima dell’evento, alla mia domanda se era arrivato qualche disco
di musica folk mi disse candidamente
“la musica folk è morta”... sono rimasto annichilito, al punto da decidere di
non volergli rispondere con una sola
sillaba.
Mi perdonerete (non lui) se adesso,
da buon “opinionista ligure”, mi sfogo
su queste pagine... lo so, sotto Natale
dovremmo essere tutti più buoni e perdonare, ma chi mi cerca mi trova.
22
42/2015
Andiamo avanti: un noto gestore di
bar genovese, dopo aver minacciato
più volte pubblicamente, su facebook
(guardacaso), che non farà più concerti
nel suo locale, decide di attuare l’intento, sempre su facebook... a me invece aveva detto che quelle serate musicali erano l’unica occasione in cui riusciva a riempire il locale, abitualmente
semideserto. Sta di fatto che attualmente sembra che organizzi “random”
un paio di concerti, prevalentemente
folk, alla settimana!!! Questi concerti
improvvisati (ammesso che abbiano
luogo) li annuncia su facebook, che è la
piattaforma ideale per accogliere personaggi poco attendibili.
Noi di Lineatrad pensiamo di fare
cosa buona e giusta se in futuro snobberemo tutti coloro che piangendo miseria sfruttano la musica, anche folk.
Tornando al dischivendolo, mi piace
ricordare che per festeggiare i suoi 50
anni di attività ha invitato a suonare
una manciata di musicisti... folk, per
intenderci. Uno di questi era Filippo
Gambetta, che ha presentato il suo
FIM Fiera di Genova
Editoriale
nuovo album, di cui abbiamo l’intervista in esclusiva.
Tanto per ribadire alcuni concetti,
la nostra vita è intrisa di musica folk,
la società moderna è intrisa di musica
folk, le trasmissioni televisive della RAI
e di Mediaset sono intrise di musica
folk, che fanno da colonna sonora di
molteplici programmi (Onda verde,
Sereno variabile) ieri sera una rubrica
RAI dedicata all’economia finlandese
aveva come colonna sonora alcuni
brani delle Värttinä, il folk-gruppo finnico che per primo ho presentato in
Italia quando erano ancora ragazzine
sconosciute, proprio sulle pagine di
Folk Bulletin. Il concerto natalizio di
Mediaset è stato allietato da Hevia, il
cui celebre spot pubblicitario per la
nota industria automobilistica non è
stato un caso isolato, visto che una
nota robiola italica ha recentemente
usato un brano tradizionale bretone,
repertorio di Tri Yann, per la sua campagna pubblicitaria; e potrei andare
avanti all’infinito, annoiandovi ulteriormente, sicuramente più dell’ineffabile
—24
24
Massimo Ferrante
Lingalad
—26
26
Giuliano Gabriele
Whisky Trail
—29
29
Le due visioni di
Francesca Blanchard
25
Malanova
—27
27
Mescarìa
Les Nuages ensemble
—31
31
Voyage Sonore
di Francesco Landucci
—25
ASCOLTATE SU RADIO CITTA’ BOLLATE
www.radiocittabollate.it
la trasmissione An Triskell
ogni GIOVEDÌ alle ore 21:30
negoziante di dischi, che bontà sua è
ben supportato da altri negozianti che
“non vedono” o meglio “non vendono”
più la obsoleta musica folk! Per fortuna
esistono ancora dischivendoli che al
folk ci credono.
Allora mi perdonerete se perderò un
po’ di tempo parlando di quelle etichette discografiche che insistono a
pubblicare titoli folk, mi perdonerete se
continuerò ossessivamente a parlare di
quei musicisti che “vorrebbero” vivere
di musica folk, e mi perdonerete se
qualche volta, come adesso, mi verrà
voglia di precisare nei confronti di chi
manipola la musica folk... dopotutto
non sono un imbellettato “giornalista
presentatore” iscritto all’Albo, ma solo
un freelance opinionista, dopotutto
scrivo ogni mese una vagonata di necrologi sulla musica folk: esattamente
come fanno ben più celebrate testate
giornalistiche specializzate che si occupano esclusivamente di quei generi
musicali che vendono!
Buon Anno Nuovo e arrivederci alla
grande nel 2016! ❖
www.lineatrad.com
www.womex.com/virtual/lineatrad
ANNO 4 - N. 42 - Dicembre 2015
via dei Giustiniani 6/1 - 16123 Genova
Direttore Editoriale:
Loris Böhm - [email protected]
Consulente alla Direzione:
Giovanni Floreani - [email protected]
Responsabile Immagine e Marketing:
Pietro Mendolia - [email protected]
Responsabile Ufficio Stampa:
Agostino Roncallo - [email protected]
PROSSIMAMENTE
SUI
VOSTRI
SCHERMI
Hanno collaborato in questo numero:
Luca Ricatti, Jessica Lombardi,
Aldo Coppola Neri, Eleonora Molinari,
Gaia Rosetta, Stefania Rossi, Synpress 44
Pubblicazione in formato esclusivamente
digitale a distribuzione gratuita
completamente priva di pubblicità.
Esente da registrazione in Tribunale
(Decreto legislativo n. 70/2003,
articolo 7, comma 3)
42/2015
3
3
Argomenti
I RICATTI DEL MERCATO
di Luca Ricatti
ulla metropolitana di Roma, la tipologia del viaggiatore medio cambia a seconda della fascia oraria. E le persone più interessanti si incontrano nel
primo mattino. Interessanti, va da sé, per un curioso osservatore dell’umanità come il sottoscritto, sempre a caccia di spunti per una canzone o un articolo. Alle prime luci
dell’alba, a salire sui vagoni della metro è la massa insonnolita della classe proletaria: muratori, addette alle pulizie,
magazzinieri di supermercati.
Hanno già le facce stravolte. Intuisci alla prima occhiata
che la notte è stata troppo corta, che dopo dodici ore di
lavoro pesante sono andati a casa a pulire, cucinare, lavare
i piatti, mettere a nanna i bimbi, contare i soldi per la rata
del condominio.
Qualche mattina fa, erano quasi le sette, sulle scale mobili
della fermata di Piazza di Spagna, mi è caduto l’occhio su
una donna di mezza età.
Un po’ sovrappeso, abbigliamento ordinario. Infilate nelle
maniche del cappotto aveva almeno due borse piene zeppe di roba. Una di queste era una sacca da shopping. C’era
su scritto: I am Naomi Campbell. Troppo facile fare ironia.
Il punto è: io sono così diverso dalla signora? Ovvio che non
sogno di essere Naomi Campbell, ma forse vorrei essere,
che so, Pierre Bensusan o Tony McManus, fare concerti in
giro per il mondo, avere millemila fan e preoccuparmi solo
di suonare bene la chitarra.
Noi che prendiamo la metro in orari antelucani sogniamo
tutti una vita diversa. E non solo noi, credo. I personaggi di
successo hanno successo anche perché incarnano i sogni
delle masse.
Quello che gli esperti di marketing definiscono con l’infelice termine di personal branding, forse consiste proprio in
questo: essere quello che altri vorrebbero essere.
Ci sono limiti oggettivi a questa cosa, perché è difficile
convincere il pubblico di essere l’incarnazione di un sogno,
suonando in un pub di periferia il martedì sera, davanti
a tre persone. E questo è uno dei modi con cui le major
tengono le redini del mercato discografico: vendere al pub-
S
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blico sogni che solo loro hanno i mezzi e i soldi per realizzare. Ma c’è anche un risvolto, per così dire, psicologico. Non
possiamo proiettare un’immagine contraria a quella che
abbiamo di noi stessi.
Voglio dire che se noi artisti siamo venditori di sogni, almeno un po’, dobbiamo essere il sogno che vogliamo vendere.
Allora forse dovremmo sforzarci ogni giorno di essere la
persona che sogniamo. Non ho scritto sembrare, ho scritto
essere. E questa, tutto sommato, potrebbe essere una bella
massima di vita. ❖
Interviste
Intervista in occasione della presentazione
del suo nuovo album “Otto baffi”
davanti al negozio Disco Club di Genova
FILIPPO GAMBETTA
di Loris Böhm
U
n’occasione quasi grottesca
per intervistare un musicista
che presenta il suo nuovo
album di musica folk... la festa del
cinquantenario di vita di un negozio
di dischi che, per esigenze di sopravvivenza, da anni ha rinnegato
il folk, vendendo solo quei prodotti
commerciali richiesti dai clienti...
ben distanti dalla musica folk.
Così vanno le cose nel delirio imprenditoriale genovese, ma questa
è un’altra storia.
Come dichiarato nell’editoriale,
noi di Lineatrad preferiamo soffermarci su coloro che invece sono i
paladini della musica folk, su coloro
che ci credono. Filippo Gambetta è
un esempio di carriera votata alla
musica folk, sulla scia di suo padre
Beppe, e può essere considerato, al
pari di suo padre, il portabandiera
della città di Genova nel mondo per
questo genere musicale.
Questo formidabile disco, che finalmente vede il nostro “depositario” di uno stile inconfondibile, è la
conferma ai massimi livelli artistici
internazionali di Filippo, orgoglio
cittadino.
Filippo sembra un’orchestra di organetti... l’espressione che fotografo dal vivo è simile al disco!
Filippo, “Ottobaffi” o “Ottobassi”,
questo è stato un gioco di parole sulle
note musicali?
la prima era di collegare otto mie
immagini con otto tipi diversi di
baffi, ma mancava il riferimento
all’organetto, allora pensando a varie formule ci siamo chiesti “perchè
non pensare ad un baffo che si trasforma in organetto?” ed alla fine è
uscita questa copertina che trovo
molto carina e originale.
Da lì è nata anche l’immagine della
copertina?
Qual’è la cadenza delle tue produzioni discografiche?
Inizialmente pensavo di intitolare
il disco “Ottobassi” però era un titolo un po’ troppo serioso e banale,
allora chiacchierando con Michel
Balatti, dei “Liguriani” che mi dice
“come va il tuo disco ottobaffi”, mi
è piaciuta questa definizione.
L’immagine è nata dalla collaborazione con una grafica che si
chiama Carola Zerbone, di Barcellona, e le ho spiegato che mi
sarebbe piaciuto che ci fosse in
copertina un collegamento tra l’organetto che suono e i baffi, dunque sono saltate fuori delle idee:
Diciamo che ero un po’ fermo con
il discorso delle mie composizioni e
dele mie musiche: è del 2009 l’uscita del disco precedente “Andirivieni”, e sono comunque passati
sei anni. Devi sapere che esistono
tantissimi tipi di organetto... c’è chi
ha uno strumento a tre file con una
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5
5
certa intavolatura e altri con tantissime altre intavolature e piante
note diverse. Questo fattore rende
difficile la comunicabilità delle melodie tra un organettista e un altro:
io ho composto le melodie sul mio
organetto a tre file ma si trova un
musicista o un allievo che vuole imparare il pezzo che dice che ha un
organetto diverso dal mio e non può
eseguire il brano, allora col passare
del tempo mi sono detto che sarebbe carino fare un disco per gli
otto bassi che almeno è quello più
diffuso e più o meno usano tutti,
e si parte da quello... ho fatto un
discorso di massimizzazione, un
disco che sia fruibile, interpretabile
da tanti suonatori e da principianti
che vogliano studiare.
Io sono considerato abbastanza severo nella critica discografica, temuto
da certi noti musicisti (anche di organetto) e devo dirti che i primi due
dischi “Stria” e “Pria Goaea” non mi
avevano entusiasmato tanto non per
il loro valore reale, ma perchè ci si
aspetta sempre di più da un “figlio
d’arte” e penso ti abbia un po’ pesato
ad inizio di carriera.
Eh... come ti posso rispondere...
sicuramente faccio un genere di
Interviste
musica diverso da quello di mio padre perchè lui è nella musica folk
americana ed io nella tradizione
europea, a parte il mio progetto
“Chocochoro” che riguarda la musica brasiliana per cui il fatto di es-
sere figlio d’arte mi ha dato modo di
distinguermi in un genere diverso
per cui i paragoni tra quello che fa
il mio babbo e quello che faccio io
sono diversi.
Comunque tra di voi ci sono state
compartecipazioni in alcuni album e
una specie di gemellaggio artistico...
Lui era presente in un brano del
disco “Andirivieni” ed io ho suonato
in qualche suo disco, ma in questo
nuovo lavoro le sonorità non hanno
nulla a che fare con il mondo della
musica americana... è molto radicato nelle tradizioni europee, ci
trovi bourèe, una tarantella, ad eccezione di un brano brasiliano un
po’ rock.
Torniamo al discorso precedente:
non ero rimasto troppo entusiasta dei
primi due dischi perchè secondo me
esploravi tante sonorità diverse ma eri
ancora acerbo per esprimere un tuo
stile: tanta ispirazione dalle sonorità
folk ma poca interpretazione dalla tua
personalità.
Dopo Filippo Gambetta, l’Orchestra Bailam, altro importante gruppo folk genovese
66
42/2015
Su alcune cose sono d’accordo.
Nel primo disco alcuni brani erano
Interviste
molto arrangiati. Quello che potrei
dirti è che una scottish o una mazurka come io l’avevo suonata in
“Stria” nel 2000, ora nel 2015 la
suonerei in una maniera completamente diversa perchè col passare
del tempo ho studiato di più certe
cose e ho capito come andare a
fondo nei linguaggi. In “Stria” mi
piace l’atmosfera cameristica, alcuni temi larghi con violoncello e
violino, mi sembrano ben riusciti.
Chiaramente era il disco di esordio
con i suoi limiti. Invece Pria Goaea
lo considero un disco complessivamente abbastanza riuscito, anche
perchè ci sono valenti musicisti.
Quello che mi ha piacevolmente impressionato in Otto Baffi è che finalmente ho trovato quello stile inconfondibile che mancava prima: la tua
mano è libera da schemi e influenze
esterne, padrona dei propri mezzi.
Ti ringrazio, mi fa piacere, ci ho
lavorato tanto in questo disco: è un
disco fatto molto di cuore, molto
meno di testa, dipende dal fatto
stesso di averlo registrato in casa
mia, autoprodotto, si investe filtrando da un mastering e il suono
finale è curato perchè passato attraverso delle buone mani. E’ stata
una mia scelta perchè attualmente
il mercato del disco è in crisi...
(risata)... siamo davanti ad un negozio di dischi
...alla fine mi sono detto: mi organizzo autonomamente con Amazon
e iTunes e in più rifornisco alcuni
negozi personalmente e riuscirò ad
ottenere un risultato simile. Oggi
può essere la scelta giusta. Quando
tu prima hai detto che ti piaceva
il disco volevo aggiungere questo
fatto che registrando in casa ti dà
la possibilità di non avere delle
scadenze impellenti. Quando ti capita di dover andare in uno studio
di registrazione che hai fissato in
agenda, magari il giorno prima non
stavi bene o non stava bene un altro musicista, o avevi un problema
improvviso che complicava tutto. Ci
sono tante variabili che influiscono
sulla registrazione in studio.
Ma i contatti con i musicisti invitati
sono stati decisi in precedenza a tavolino o sul momento?
e poi mi sono detto: “in questa traccia ci starebbe bene un quartetto di
clarinetti” così ho scritto le parti e
li ho invitati; poi in questa traccia
potrebbe starci bene il contrabbasso di Federico Bagnasco piuttosto che il contrabbasso di Riccardo
Barbera piuttosto che un basso di
un bassista canadese (David Woodhead), per darti un esempio,
non te li dico tutti e ventidue che
sono tanti ma il disco è stato tutto
un work-in-progress per cui è partito ad ottobre fino febbraio-marzo
per cui mi sono preso tutti i tempi
comodi, senza fretta, anche perchè
oggi o fai un disco che te lo godi e
ti soddisfa o se lo fai sotto la pressione tempistica di una casa discografica, le sue scelte sulla grafica...
insomma ho voluto fare da me, mi
sono buttato in questa scelta coraggiosa, e speriamo di venderne
un po’. Da Amazon arrivano clienti
giapponesi e americani... su Spotify ho rinunciato causa i proventi
bassi che offre.
Va bene Filippo, ti ringraziamo e
In parte sul momento. Ho regi- ti auguriamo successo per questo
strato la maggior parte delle tracce nuovo album! ❖
Locarno, 10 dicembre 2015
LocarnoFolk Festival al Parco di Orselina - Entrata libera
D
al 2016 il LocarnoFolk Festival si sposta nel Parco di
Orselina che, oltre ad offrire
una cornice mozzafiato ai concerti,
è anche dotato di buone infrastrutture ed è facilmente raggiungibile
da Locarno. La nuova sede consente un ulteriore sviluppo della
manifestazione, che beneficia del
sostegno congiunto del Comune di
Orselina e della Pro Orselina. Inoltre, per rispettare la tradizione delle
manifestazioni gratuite del Parco, il
festival non fisserà più un biglietto d’ingresso, ma sarà ad offerta libera.
In sintonia con l’atmosfera mediterranea della sua nuova sede,
il LocarnoFolk Festival celebrerà
le tradizioni musicali del Sud Italia organizzando una Notte della
Taranta dal 18 al 20 agosto 2016,
proprio durante la “vera” Notte
della Taranta del Salento. Saranno
invitati alcuni dei gruppi più ambiti
della scena folk italiana, ma anche
nuove scoperte, e saranno organizzati dei workshop di pizzica e di
tamburo a cornice.
Nato dalla volontà di arricchire
l’offerta culturale del Ticino con una
manifestazione estiva dedicata alle
musiche tradizionali, il LocarnoFolk
Festival si tiene annualmente a Locarno dal 2012.
Dopo una prima edizione in
Piazza S. Antonio di Locarno e in
altri luoghi della città, il giardino del
Teatro Paravento lo aveva ospitato
dal 2013.
Giunto al quinto anno di vita, il
Festival si vuole rinnovare nei contenuti e nella forma per continuare
a svolgere al meglio la sua missione. ❖
Per ulteriori informazioni, rivolgersi a Barbara Knopf, 078 882 47 42
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7
Eventi
FESTIVAL “LA ZAMPOGNA”
XXIII Edizione
16 – 17 gennaio 2016
Maranola/Formia (LT)
Comunicato Stampa
S
i rinnova a gennaio l’appuntamento con uno dei festival più
importanti in Italia nel panorama della musica popolare e della
world music: La Zampogna – Festival di Musica e Cultura Tradizionale.
Giunto alla XXIII edizione, e in
programma a Maranola e Formia
i prossimi 16 e 17 gennaio, il Festival coinvolgerà un gran numero
di studiosi, musicisti, liutai e un appassionato pubblico, confermando
quanto sia forte ed in costante aumento, l’attenzione verso questo
fondamentale strumento della tradizione popolare italiana.
Molti sono gli artisti e gli artigiani
che affolleranno le strade del paese e integreranno il programma
di concerti e seminari e tra questi,
in particolare, i tanti suonatori tradizionali di zampogna della zona
degli Aurunci, Ausoni e delle Mainarde.
Musicisti giovani e anziani, italiani e stranieri, che animeranno i
concerti, i seminari e gli incontri.
Ma il Festival sarà anche l’occasione per avere un contatto diretto
con alcuni tra i costruttori di strumenti musicali tradizionali più importanti della penisola. La mostramercato di liuteria tradizionale di
Maranola è considerata infatti tra
gli appuntamenti più rilevanti del
settore.
Costituisce un’occasione unica
in cui poter acquistare strumenti
musicali, oggettistica tradizionale,
attrezzi di uso pastorale legati al
mondo della zampogna e degli
zampognari.
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42/2015
NOTE SUL PROGRAMMA
Per l’edizione 2016 un focus sarà
dedicato al Salento e vedrà fra i protagonisti alcuni tra i musicisti più
importanti del folk salentino. Tra
questi il trio formato dal percussionista Claudio Cavallo, dalla straordinaria voce di Anna Cinzia Villani e
dal polistrumentista Giovannangelo
De Gennaro. Altri ritmi dal Capo di
Leuca con il gruppo Kalascima, in
questa occasione in quartetto, nella
loro versione acustica.
Uno speciale laboratorio di costruzione sarà dedicato al nay, il
flauto arabo di canna. Appositamente da Tunisi arriverà infatti uno
dei più rinomati costruttori dell’area maghrebina – Slaheddine Manaa - che coordinerà un laboratorio
aperto a tutti gli appassionati.
Tra i Seminari di studi,
di grande rilevanza la
presentazione al pubblico del primo Catalogo
Strumenti della Liuteria
Montecassino, centro di
costruzione di strumenti
musicali della tradizione
che sotto l’abile guida di
Marco Tomassi sta ottenendo grandi risultati
professionali.
Il liutaio Alfonso Toscano
curerà invece la Mostra
“Festa, farina, forma” dedicata all’artigianato nella
tradizione agropastorale
nell’area cilentana. E molti
i musicisti ospiti invitati a
formare il programma dei
concerti con zampogne,
pive e ciaramelle che ar-
riveranno da tante regioni italiane
per ricreare quel volano di energia e
cultura che da sempre caratterizza
l’evento maranolese.
Oltre al Premio Speciale Artista,
che riserverà come sempre una
grande sorpresa, novità importante
dell’edizione 2016 è il Premio per
giovani musicisti attraverso il quale
il Festival, intende promuovere
ragazzi e ragazze interessati agli
strumenti musicali della tradizione
popolare. Il Premio è promosso
dall’ACEP e dall’Unemia e vede
l’importante Patrocinio della SIAE.
Tutto questo e molto altro al Festival “La Zampogna”: un evento
assolutamente da non perdere. ❖
Per maggiori informazioni
www.lazampogna.it
[email protected]
Eventi
FORMIA - 16 Gennaio
Teatro Remigio Paone - h. 18.30 CONCERTO di APERTURA
ZAMPOGNARI & MUSICANTI - I suoni del buon cammino
Maranola - 16 Gennaio
Piazzale Torre Cajetani - h. 21.00 CONCERTO SAPORITO
LE VIRTU’ & LE BIFERE - Canti e balli con degustazione di prodotti tipici
Maranola - 17 Gennaio
Mostra-Mercato di Strumenti Musicali - Percorsi enogastronomici
Piazza A. Ricca - h. 10.00 MUSICA del BUON MATTINO
Musiche di Processione con Zampogne & Ciaramelle
Madonna degli Zampognari – h. 10.30 CANTI VOTIVI
Salento mistico con Anna Cinzia Villani
IL PROGRAMMA DEL FESTIVAL “LA ZAMPOGNA”
Sala Abaducesare - h. 11.00 LABORATORIO
La costruzione del Nay a cura di Slaheddine Manaa
Centro Studi ”A. De Santis” Torre Cajetani - h. 11.00 PROIEZIONI
Storie di cibo. Introduzione a cura di Alfonso Toscano
L’immagine capovolta. Videoracconti dal Salento
Unisono. Il filmato di Seminaria 2015
Villa Comunale - h. 13.00 ALBERI DI CANTO
Cerimonia di Piantumazione a cura di Salamandrina
Centro Studi ”A. De Santis” Torre Cajetani - h. 14.30-17.00 SEMINARI DI STUDI
Ciaramelle a braccio a cura del Festival di Borbona
Liuteria Montecassino a cura di Marco Tomassi
Musette e Sordelline a cura di Eric Montbel
La storia di Ragno a cura di Erasmo Treglia
Chiesa S. Luca Evangelista - h. 15.00-17.30 CONCERTI
KALASCIMA “Acustico”
VILLANI-CAVALLO-DE GENNARO “Tambureddhu a uce”
Chiesa SS. Annunziata - h. 18.00 GRAN CONCERTO
IL BORDONE SONORO - Zampognari dei Monti Aurunci, Ausoni, Mainarde
Premio Giovani Musicisti (a cura di ACEP-Unemia)
Premio Speciale Artista “LA ZAMPOGNA 2016”
Piazzetta S. Antonio Abate - h. 19.30 CONCERTO DI CHIUSURA
Zampogne di Maranola
Centro Studi ”A. De Santis” Torre Cajetani MOSTRA
Festa, Farina, Forma a cura di Alfonso Toscano (Cilento)
Chiesa S. Maria ad Martyres MOSTRA
Pastori in cammino a cura dell’Ass. Maranolanostra
Un progetto di Ambrogio Sparagna e Erasmo Treglia per ARCHIVIO AURUNCO
Dedica speciale a Sergio Torsello
in collaborazione con
COMUNE DI FORMIA - EUROPEAN FORUM OF WORLD MUSIC FESTIVALS - PUGLIA SOUNDS - AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA DI ROMA
ENTE PARCO REGIONALE MONTI AURUNCI - ACEP/UNEMIA - XVII COMUNITA’ MONTANA - XIX COMUNITA’ MONTANA SALAMANDRINA
RE.FO.LA. RETE DEL FOLKLORE NEL LAZIO - SISTEMA BIBLIOTECARIO SUD PONTINO - TRIVIO AMICI
Edizione gemellata con
FESTIVAL “CANTO A BRACCIO” (Borbona-RI) – VILJANDI FOLK MUSIC FESTIVAL (Viljandi-Estonia)
FESTIVAL “LOLLAS” (Villaputzu-CA) – FESTIVAL “FLAUTO E ARTI BEDUINE” (Bouarfa-Marocco)
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9
9
Cronaca
PIFFERI MUSE E ZAMPOGNE
VENTENNALE AD AREZZO
Un evento folk caratteristico
del periodo natalizio, alla ribalta
di Loris Böhm
L’
Associazione Culturale Musicanti del Piccolo Borgo
insieme al Circolo Aurora festeggiano il ventennale del festival
“Pifferi Muse Zampogne”, organizzato da Silvio Trotta ad Arezzo nello
storico spazio del Circolo Culturale
Arci con due serate all’insegna
degli strumenti a fiato protagonisti
della musica popolare italiana.
La particolare ambientazione
conviviale del Circolo Aurora permette agli artisti e ai spettatori di
stare a contatto, un po’ come succede nei folk-club. Il repertorio dei
quattro gruppi che si sono alternati
Venerdì e sabato 5/6 dicembre dalle
ore 22 come è giusto che sia in
questo periodo dell’anno, ha dato
Prima dei concerti
1010
42/2015
La cena dei musicisti. In primo piano Aldo Coppola Neri per l’etichetta Radici Music
ampi spazi a tematiche natalizie: gli
strumenti ad ancia nella tradizione
sono pur sempre quelli più usati
per esternare il calore del clima natalizio.
L’accoglienza che Lineatrad ha
ricevuto è commovente, sancita da
una partnership non solo virtuale.
La lunga tavolata che ci ha visto
uniti per due serate dove a ricche
conversazioni si è abbinato ottimo
cibo e vino. Arezzo poi durante il
periodo natalizio è una cittadina affascinante, al pari dei dintorni.
Veniamo alla musica… Venerdì
ha iniziato un gruppo che si è recentemente costituito: “Zampogneria Fiume Rapido” e come dice il
nome, valorizzano il più importante
strumento a sacca italiano: la zampogna. I suoi componenti, Marco
Cronaca
Zampogneria Fiume Rapido, e a destra particolare della zampogna
Luigi Vitullo (Nuova Musa) al pianoforte
Tomassi, Marco Iamele e Giorgio
Pinai vantano una pluridecennale
esperienza concertistica a livello
internazionale. Di particolare rilievo
la loro attività di ricerca organologica e liuteria che li ha portati alla
ricostruzione di antichi strumenti
nella “Liuteria Montecassino” di
Marco Tomassi.
La loro ricerca studia le possibilità
organologiche proprie degli strumenti del XVI e del XVII secolo presenti nei repertori di musica antica
e classica italiana ed europea, ricostruisce gli strumenti ormai quasi
scomparsi che nella loro musica
risorgono e costruiscono nuovi repertorio per la zampogna con brani
di musica sacra, da concerto e da
danza. Gli “Zampogneria Fiume Rapido”
dimostrano particolare sensibilità
al sociale, coerenti con l’umiltà nobile dei loro strumenti, e scelgono
spesso di suonare in ambienti dedicati a persone in difficoltà.
Il secondo gruppo viene dal Molise, i Nuova Musa, sono una rifondazione del magnifico gruppo
Ecletnica Pagus, che nel 2006 ci
ha lasciato un disco di pregevole
fattura, oggetto di culto tra colle-
zionisti. La nuova formazione vede
Piero Ricci alla zampogna, Luigi
Vitullo al pianoforte, Ernest Carracillo all’organetto, Morris Capone
al contrabbasso, Paolo Zampogna
al fagotto e Antonello Iannotta alle
percussioni.
L’energia si è moltiplicata con
la sostituzione dell’arpa di Tiziana
Tamasi con il potente piano di Luigi, e anche con la sostituzione
di oboe e corno con il fagotto e il
contrabbasso. La celebre zampogna di Piero Ricci, reduce da una
operazione ai polmoni, è sempre
protagonista nonostante la visi-
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Cronaca
Antonello Iannotta al tamburello
Tutta la grinta e sofferenza di Piero Ricci
La premiazione di Piero Ricci
bile sofferenza del valoroso artista,
che al termine dell’esibizione sarà
premiato dall’organizzatore Silvio
Trotta con una meritata targa.
Piero Ricci, artista e ricercatore strumentista eclettico, compositore, musicista polivalente, è
considerato tra i migliori suonatori
di zampogna al mondo. E’ stato
incluso in formazioni di musica
classica tra cui quella dei “Solisti Aquilani”, l’orchestra Scarlatti,
l’Orchestra Regionale del Molise, la
Princeton Orchestra (U.S.A.) e del
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Espressività di Elvira Impagnatiello
l’orchestra del “Teatro alla Scala” di
Milano sotto la direzione del Maestro Riccardo Muti.
Piero Ricci punta sugli strumenti
classici come la zampogna, suonando quanto più possibile senza
amplificazione per esaltare ancora
di più il suono reale. L’anno prossimo è atteso il loro primo album,
e sarà un evento che non ci perderemo sicuramente.
Sabato 5 dicembre si è passati
dal sud al nord con il gruppo modenese “Pivenelsacco” e con i
“Musicanti del Piccolo Borgo”, formazione molisana per nascita ma
quasi aretina per adozione.
La serata è iniziata con il suono
coinvolgente e fascinoso delle pive
emiliane di Fabio Bonvicini.
Il repertorio del gruppo affonda le
proprie radici nella ricerca rigorosa
delle fonti popolari dell’Appennino Tosco-Emiliano ma anche in
quelle storiche, colte, rinascimentali e barocche, del cinquecento
e seicento italiano. Abbiamo davvero assaporato l’originale bellezza
Cronaca
Pivenelsacco
con passione. I loro concerti sono l’espressione
di un amore viscerale verso la loro terra, il Molise, ma soprattutto verso una musica che non
invecchia perché nutrita dalla certezza che la
musica popolare è cultura e come tale deve essere tramandata e vissuta fino in fondo. Hanno
scelto di celebrare il loro quarantennale all’interno del ventennale del festival che loro stessi
organizzano: una doppia festa!
Al termine del loro concerto, che chiudeva
tutta la manifestazione, spazio alla mega
torta, offerta a tutto il pubblico presente, e al
relativo brindisi generale che ha sancito l’unione tra pubblico, musicisti e organizzatori,
una unione che si ripeterà di anno in anno,
ne siamo certi. ❖
I Musicanti del Piccolo Borgo
delle gighe, bergamasche, spagnolette scoperto il fascino delle
corti italiane del rinascimento ma
anche la solenne semplicità della
musica popolare appenninica del
centro nord.
E infine i Musicanti del Piccolo
Borgo, gruppo di “ragazzi” attivo
già dal 1976 portando a nuova vita
un patrimonio culturale di un valore immenso fatto di storie, ninnenanne, racconti più o meno epici di
briganti e storie d’amore che sanno
d’antico… lo fanno da quarant’anni
...infine la festa può avere inizio!
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Argomenti
UN RICORDO DI RICCARDO MARASCO
Il 18 dicembre ci ha lasciato
di Jessica Lombardi
I
l 18 dicembre 2015 abbiamo
perso Riccardo Marasco. Cantante di musica popolare colto
e raffinato, ha rappresentato per
Firenze e la Toscana tutta, una
voce unica e irripetibile. Non vorrei, in questa sede, raccontarvi la
sua vita artistica (che peraltro trovate riassunta nel riquadro), e non
sto scrivendo per esprimere il mio
grande e personalissimo dolore per
questa perdita. Vorrei solo condividere con i lettori di Lineatrad alcuni
ricordi che lo riguardano, perché
chi si occupa di musica tradizionale italiana, per lavoro o per passione, non dimentichi certi artisti.
Riccardo era famoso per essere
irriverente sul palco, il suo repertorio spaziava dagli stornelli toscani a
canzoni d’autore (sue, di Spadaro e
di molti altri) fino a toccare il repertorio sacro delle laudi mariane. Il
grande pubblico lo conosceva per
brani allegri dai testi coloriti come
La Teresina o La Lallera, ma nella
vita privata, con i collaboratori, con
gli amici e con i parenti non era mai
neanche lontanamente volgare,
era alc contrario elegante nell’esprimersi e sensibile nel relazionarsi. Quando nel 2000 suonammo
insieme per la prima volta, io, cresciuta ascoltando con le amichette
nel garage di casa i sui dischi, mi
trovai davanti un uomo raffinato e
ricco di una cultura tutta rinascimentale, un signore d’altri tempi,
insomma. Come un vero cantante
popolare capiva più la gente dei
politici, si sapeva rivolgere al pubblico come un ammaliatore e si
crogiolava di queste doti, ma soffriva i rapporti con “quelli che contano” perché Riccardo era vero, un
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Riccardo e Jessica
Argomenti
menestrello autentico e irriverente,
non si piegava mai.
In macchina, tornando dai concerti, cantava per noi musicisti.
Prima dei concerti, Silvio Trotta che
lo ha seguito per vent’anni con il
suo mandolino, doveva ricordargli
di accordare la chitarra e insieme
lo pregavamo di non cambiare la
scaletta sul palco ma lui lo faceva
sempre, e poi ridendo, sempre sul
palco, si scusava. Aveva ragione,
sapeva bene che era sul momento,
con il suo pubblico, che avrebbe
costruito lo spettacolo migliore!
Ha insegnato molto a chi lo ha
accompagnato, sia per ciò che riguarda la professione che, più rilevante, per quel modo tutto suo di
prendere la vita, come un’artista,
come un leone.
Facevamo le prove nella sua
grande sala a Bagno a Ripoli tra
quadri, chitarre e molto altro c’era
una foto che mi piaceva tanto: una
foto di famiglia con lui, la sua bellissima moglie e i suoi tre figli, tutti
maschi. La foto li ritraeva sorridenti
al mare, uniti gli uni agli altri in
una catena di sorrisi affettuosi. Lì,
in quell’immagine si riassumeva
la forza di Riccardo e trapelava un
grande amore per la sua famiglia,
quell’amore che ha accompagnato
la sua carriera e lo ha reso più ricco
anche come artista.
Addio Riccardo, leone toscano.
Per riquadro informativo:
Riccardo Marasco (Firenze, 29 ottobre 1938 –
Bagno a Ripoli, 18 dicembre 2015)
è stato un cantautore italiano, menestrello vernacolare fiorentino,
acculturato ed irriverente.
Conoscitore e reinventore della
tradizione popolare non solo toscana, è noto soprattutto per le
canzoni sboccate e ironiche (L’alluvione; La lallera; La Teresina; La
Wanda;Vassallo, cavallo, gallo);
tuttavia nel suo repertorio si trovano
anche canzoni popolari e canti religiosi. Anche nei contesti più vicini al cabaret, Marasco rivela un
amore per la storia della propria
terra, come nel caso deL’ammucchiata, una lunga descrizione di
un’orgia a cui partecipano i più
grandi nomi del potere fiorentino e
della cultura rinascimentale.
Biografia
Riccardo Marasco nasce il 29 ottobre 1938 nel cuore di Firenze. A
otto anni frequenta le prime lezioni
di pianoforte con Bruna Venturini,
a cui seguono quelle di chitarra
con Giulio Giannini e Otello Mori e
i seminari di musica antica di Andrea von Ramm. Gli anni sessanta
segnano l’inizio della sua carriera
artistica, divisa fin dal principio tra
musica e teatro.
Durante più di quarant’anni Riccardo Marasco ha dato vita ad una
forma di teatro musicale che ha
toccato gli elementi più disparati
della musica italiana, dagli antichi
canti popolari toscani del Quattrocento a quelli patriottici del periodo risorgimentale, passando per
le laudi religiose dedicate a Maria
Vergine. Marasco è pure appassionato conoscitore e interprete dell’opera di Odoardo Spadaro, di cui è
considerato l’erede naturale. Tutto
questo è valso a Marasco dei riconoscimenti a livello nazionale, ma
anche una serie di collaborazioni
di prestigio, tra cui troviamo i nomi
di Oreste Lionello, Domenico Modugno, Franco Graziosi.
Musica
L’album d’esordio, dal titolo Firenze sboccata è datato 1969 e nasce
dalle registrazioni dall›omonimo
spettacolo presentato al Teatro
degli Artigianelli di Firenze lo
stesso anno. Nel 1972 esce il suo
secondo LP Il porcellino che lo
proietta come il nuovochansonnier fiorentino tra musica e cabaret.
L›anno 1974 è quello del suo terzo
album dal titolo Canti popolari toscani seguito dal quarto album del
1975 Un po’ di Toscana vera.
L’anno successivo incide il quinto
album intitolato L’ammucchiata,
che segna il ritorno di un Marasco
irriverente con una satira fantastorica sui costumi della Firenze rinascimentale. Nel 1977 pubblica il
suo primo libro, accompagnato da
una musicassetta, Chi cerca trova.
Vita e canti di Toscana. Ispirato
dal Campionato mondiale di calcio di quell’anno, nel 1982 esceAlé Viola, descrizione ironica del
mondo del calcio e della tifoseria
viola. Nel 1985 pubblica Vecchia
Toscana, raccolta di antichi canti
popolari ancora inediti. Il 1989 è
l’anno della celebre Firenze bottegaia che viene inserita nel suo
ottavo LP Ma Firenze… la cognoschi?. Nel 1990 viene pubblicato 70 mi da tanto fo 90,
riedizione su CD dei suoi sei
maggiori successi discografici.
Nel 1997 torna a lavoro per …
Pace non più guerra!, raccolta di
canti natalizi della tradizione popolare italiana dal 1200 al 1700 interpretati insieme al gruppo Musici di
Acanto. Nel 2005 presenta al Teatro Puccini di Firenze il suo ultimo
lavoro Un bacione a Spadaro.
Teatro
Marasco porta in scena, prima
nei teatri fiorentini e poi in quelli romani e milanesi, la sua poliedrica
essenza di cantastorie, cabarettista, musicista, comprimendola
in un unico momento artistico. Gli
innumerevoli spettacoli teatrali del
cantautore toscano possono essere considerati a partire dalle loro
tematiche: il Marasco-ricercatore
mette in scena una serie di recital
che hanno l’obiettivo di riportare in
vita il repertorio musicale italiano,
dal Medioevo a oggi; tra questi
spettacoli vanno citati Musica proibita, storia della serenata nei secoli, in scena al Teatro del Rondò
di Bacco di Firenze sul finire degli
anni sessanta; il teatro Romano
La Scaletta fa da sfondo a Arie
di corte e di cortile, spettacolo di
canti medioevali e rinascimentali
del 1986; al Piccolo Teatro di Milano invece, Marasco presenta a
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fianco di Franco Graziosi un recital di liriche rinascimentali e barocche dal titolo Amor che a nullo
amato amar perdona nel 1991; un
altro spettacolo degno di nota è poi
quello che apre la stagione teatrale
96-97 al Teatro di Rifredi di Firenze
dal titolo Dal cupolone ho visto
il Vesuvio, raffronto tra due culture musicali molto diverse come
quella fiorentina e quella partenopea e ultimo, in ordine temporale,
il recital Libertà va cercando… che
riporta alla luce i canti patriottici del
periodo risorgimentale.
Un altro filone del teatro di Marasco è quello che racchiude tutti gli
omaggi all’opera di Odoardo Spadaro: in due spettacoli del 1995,
il primo al Teatro Eliseo di Roma, il
secondo al Teatro Verdi di Firenze
arricchito da un’orchestra sinfonica
di trenta elementi e da una scenografia di rara bellezza. Marasco ha
anche l’animo del cabarettista impertinente e sfrontato. Da queste
premesse nascono recital come Firenze sboccata del 1969, Mali
detti toscani nel 1979, Canti erotici e carnascialeschi nel 1986.
Il legame con la sua città è profondo e spesso la cornice delle
piazze più suggestive di Firenze diventa quasi necessaria per la piena
riuscita delle sue esibizioni, una
serie di spettacoli dal titolo L’Arno
canta, durante i quali Marasco si
esibisce su un antico barcone da
renaioli, insieme al suo fedele collaboratore Silvio Trotta, mentre il
pubblico segue lo spettacolo dalle
rive e dai ponti. Marasco compie
anche un tour attraverso le province toscane intitolato Un giullare
in piazza che si conclude in Piazza
della Signoria dove Marasco canta
dalla Loggia dei Lanzi.
Altro
Agli inizi degli anni settanta una
lunga tournée in Australia lo vede
partecipare a diverse rubriche televisive e radiofoniche, in una delle
quali si trova a fianco del popolare
comico statunitense Jerry Lewis.
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Argomenti
Nel 1988 si ritrova alla corte del
regista Jonathan Ripley per inserire
alcune delle sue interpretazioni di
antichi canti toscani nel film Spirit.
Nel 1992 partecipa al film Caino
e Caino di Alessandro Benvenuti. Due anni dopo è tra i rappresentanti dell’Italia negli Stati
Uniti durante l’Italian National
Day diFiladelfia, proseguendo
verso Pittsburgh e San Diego con
una serie di concerti. La successiva
visita di Marasco in territorio americano è datata 1998 quando vola
a San Francisco per l’Adif (Amici
d’Italia Foundation) in occasione
del galà annuale dell’associazione
a sostegno della diffusione della
cultura italiana.
Una delle tournée più importanti
della sua carriera è sicuramente
quella in Giappone, paese in cui
Marasco torna due volte. La prima
nel 1995 quando si esibisce durante il Festival Internazionale Hello
Gifu – Hello World ‘95 come
rappresentante artistico della
vocalità italiana rinascimentale in
una rassegna al Nagaragawa Convention Center di Gifu; la seconda
visita è del 2004 in occasione del
25º anniversario del Patto di Amicizia che lega Firenze e Gifu, in cui
Marasco si esibisce in veste di ambasciatore culturale della Città di
Firenze.
Riccardo Marasco ha accompagnato la fase conclusiva del
rito di nozze di Courtney Ross,
proprietaria della Warner Bros.,
tenutosi a Firenze nel maggio
2000, esibendosi accanto a Patty
Austin, Andrea Bocelli e con
la partecipazione straordinaria
di Steven Spielberg nella veste di
testimone di nozze. Vanno citate
anche una serie di partecipazioni
alla Bussola di Sergio Bernardini a
Le Focette, Marina di Pietrasanta.
Premi e riconoscimenti
Nel 1974 riceve il Perseo d’oro per
lo spettacolo con cui viene definito
«il nuovo Odoardo Spadaro”, cui
segue nel 1994 il Fiorino d’oro «…
per aver dato con il suo impegno e
la sua voce nuova vita e diffusione
alla cultura e allo spirito del popolo
fiorentino».
Nel 2003 riceve il Premio Valentino Giannotti consegnato a
Marasco dal Lions Club Firenze con
la seguente motivazione: «… per
aver fatto conoscere e riscoprire, in
modo eccelso, a Firenze, in Italia e
nel mondo, la lunga vicenda delle
parole cantate, espressione viva
dell’identità di un popolo, ricco per
antica civiltà.
In quaranta anni di indefesso
impegno di ricerca, di selezione, di
poesia, di canto, ha rappresentato
la voce antica e nuova di Firenze e
della Toscana coinvolgendo i suoi
concittadini nella passione per
quanto, dal tredicesimo secolo ad
oggi, nelle osterie e nelle campagne,
nelle logge e nei giardini di delizia,
l’animo umano ha espresso con un
arte popolare, unica per bellezza e
veracità». ❖
Discografia
1969 - Firenze sboccata
1969 - Sulle rive dell’Arno (riediz. di “Firenze
sboccata”)
1971 - Recital di canzoni - Le più ridiculose e
dilettevoli che vanno oggi per Fiorenza
1974 - Canti popolari toscani
1975 - Un po’ di Toscana vera
1976 - L’ammucchiata
1977 - C hi cerca trova. Vita e canti di Toscana (libro + audiocassetta)
1979 - I ’ Bacchino (reincisione di “Firenze
sboccata”)
1982 - Alé Viola
1985 - Vecchia Toscana
1989 - Ma Firenze... la cognoschi?
1990 - 70 mi da tanto fo 90 (compilation)
1995 - Il porcellino (reincisione di “Recital di
canzoni”)
1997 - Pace non più guerra
2001 - Viva Fiorenza - Inno del Calcio Storico
Fiorentino (brano inciso per il Comune
di Firenze con Narciso Parigi, Aleandro
Baldi, Paolo Vallesi)
2005 - Bacione a Firenze – Riccardo Marasco
canta Spadaro
2012 - La mia Toscana
Recensioni
© 2015 iCompany
QUARTAUMENTATA:
THE BEST OF
Comunicato Stampa
I
Quartaumentata sono nati nel 1998 dall’unione
di talentuosi musicisti della locride che, filtrando i
rispettivi gusti e le rispettive esperienze artistiche,
sono riusciti a imprimere alla band un sound originale
ed inconfondibile.
La musica dei Quartaumentata è un mix di generi
musicali che oscillano dal funky, al reggae, dal blues
al jazz, fino a sonorità popolari. Proprio queste multiple contaminazioni mescolate al sapiente uso della
scrittura d’autore, collocano i Quartaumentata nella
ampia e affascinante sfera della Word Music. Alternando l’uso della lingua italiana e di quella vernacolare
locale, i Quartaumentata compongono testi e brani
coinvolgenti e innovativi, affrontando temi intimisti che
raccontano dei problemi e delle speranze della gente
del Sud, senza tralasciare momenti di autoironia ed un
pizzico di sana spensieratezza.
The Best of Quartaumentata, racchiude il meglio
della produzione artistica della storica band calabrese.
Ritmi differenti dal sapore tradizionale, pop, rock,
funky, si intrecciano e si inseguono in uno straordina-
rio concerto che segna la maturazione professionale
di un gruppo sempre teso alla sperimentazione e offre
al loro pubblico un album di grande energia e qualità
artistica.
Registrato dal vivo in stile anni ‘70, il live in studio,
ha dato nuova forza a canzoni cult come: Vai, Non mi
Vogghju Maritari, Pumadora a Prunu, Santu Nzertu,
Quandu Amuri è, e alle più recenti e trascinanti Omini
di panza e Calabria sona.
Arrangiati con nuove sonorità, i tredici brani, scelti
in una produzione discografica che conta cinque CD
in sedici anni di carriera, ripercorrono l’espressione
musicale del gruppo che dagli inizi arriva sino alla dirompente affermazione sulla scena della World Music
internazionale. ❖
TRACKLIST
1. Bella balla, 2. Vai, 3. Pumadora a prunu, 4. Non mi vogghjiu maritari, 5.
Quandu amuri è, 6. Ostinatamente, 7. La morte apparente, 8. Comu mi piaci,
9. Omini di Panza, 10. Santu nsertu, 11. Calabria sona, 12. U mundu balla,
13. Abballamu cu ventu
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Recensioni
SIMONE CAROTENUTO
& I TAMMORRARI DEL VESUVIO:
VIENT ‘E TAMMURRIATA
© 2015 iCompany
Comunicato Stampa
S
imone Carotenuto è la tammorriata.
Figlio della tradizione è oggi uno dei
maggiori rappresentanti di questa antichissima forma di comunicazione che è
musica, è danza, è canto.
La sua è una delle voci più calde del
panorama musicale campano, uno degli
ultimi grandi cantatori di “Fronne” paradigma e simbolo del canto su tamburo;
è dotato di un istrionismo e di una verve
particolarissima che gli permettono in ogni
situazione di avere un rapporto di grande
complicità con il suo pubblico. La ricerca
continua sul campo è la radice della sua
formazione musicale. Ed è intorno a questa
forte personalità che nasce il gruppo i Tammorrari del Vesuvio.
La ricerca e la sperimentazione unite al
grande amore per la tradizione sono confluiti in un’antologia della musica popolare
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Recensioni
campana, il loro album “Aizamme sta Tammorra” li
ha consacrati come uno dei gruppi musicali più importanti e rappresentativi della folk music italiana.
Sono seguiti poi altri due lavori di primo piano, l’album
“Gentes” e il doppio Cd “Live” entrambi presentati con
grande successo ai microfoni di Radiorai1.
Il loro viaggio partito dai luoghi simbolo della tradizione campana ha allargato lo sguardo sul mondo e
sui popoli, i Maestri Tammorrari sono attualmente impegnati nella sperimentazione e nella contaminazione
di suoni e di pensieri che sono i battiti e i pensieri del
Mediterraneo tutto ma anche di mondi suggestivi e af-
fascinanti come quello Balcanico o quello Andaluso.
“La tradizione non è mai stata un complesso di cose
ferme nel tempo. La tradizione si è sempre attualizzata
di volta in volta, di generazione in generazione. In questo nuovo progetto discografico la musica è il fuoco
centrale, dalle forme più tradizionali a quelle più elaborate, dalla semplicità contadina alla contaminazione
globale. Il nostro viaggio musicale insieme parte dalla
tradizione campana per arrivare a sonorità world. Un
viaggio umile e ambizioso allo stesso tempo, attraverso
il quale abbiamo voluto allargare il cerchio, unendo
più forze, più gente.
La tradizione non si è persa, semplicemente si sta
evolvendo, contaminandosi.” Con queste parole Simone Carotenuto presenta il suo ultimo lavoro discografico, Vient’e Tammurriata edito da iCompany. L’album è una raccolta di brani della trazione campana
riarrangiati e rivisti dai Tammorrari del Vesuvio. Nel
disco anche due inediti: Tammuriata Balcanica e Tammurriata Contaminata dove Simone Carotenuto sperimenta e mescola la musica della terra da cui proviene
a nuove sonorità, nell’intento di dare una nuova vita a
una tradizione in evoluzione. ❖
Tracklist
1 Alli Uno, 2 Mattacino & Tarantella del ‘600, 3 Aizamm’ sta tammorra,
4 Tammurriata dell’Agro Nocerino Sarnese, 5 Marronn’ ell’Arco, 5 Vient’ e
Tammurriata, 6 Tammurriata per Montevergine, 7 Tarantella del Gargano, 8
Tammurriata Balcanica, 9 Salta la Pizzica, 10 Tammurriata alla Madonna
dei Bagni, 11 Tammurriata Contaminata, 12 Tammurriata Nera
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Argomenti
DALLO STEAMPUNK
AL DARK CABARET
La musica folk si evolve,
contamina qualsiasi sonorità
attraverso nuovi artisti americani
come “Abney Park” e dintorni...
di Loris Böhm e Aldo Coppola Neri
gni genere musicale esistente trae linfa vitale dalle
tradizioni del mondo e dalla
musica folk, e gli artisti che ne sono
fautori utilizzano addirittura strumenti etnici in simbiosi con quelli
elettronici moderni.
Certo, non aspettatevi qualcosa
di banale, scontato e prevedibile...
se avete in mente i nuovi esponenti
della musica folk avanguardistica
come il gothic folk, folk metal, pagan folk, tanto per intenderci, siete
fuori strada... lo steampunk non è
nulla di simile.
Nato alla fine degli anni ottanta
come movimento letterario e cinematografico, solo agli inizi del
duemila ha abbracciato anche la
musica.
Ha un largo seguito in America,
ed è qualcosa di più di una semplice moda o di un look, ma è uno
stile di vita che richiede tanto spazio per essere spiegato a fondo.
O
Robert e Derek in azione con gli Abney Park
Mi limiterò a definire il movimento
musicale in questo modo: “ogni
musicista che evochi suggestioni
vittoriane in un culto della estetica tendente a reinterpretare anacronisticamente il futuro, ovvero
come sarebbe stato il passato se
il futuro fosse accaduto prima”...
vi sembra una descrizione troppo
complicata? Ascoltando e guardando i video relativi a questa musica, appare evidente che loro non
vogliono essere rassicuranti: sono
ammiccanti e tenebrosi, sornioni e
inquietanti, magnetici e scandalosi;
stupefacenti insomma.
Abney Park, fantastico look steampunk
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Argomenti
Abney Park, a Mosca durante il loro tour “sold out” del 2014
Un gruppo di punta è considerato
Abney Park, e nonostante sia un
gruppo davvero moderno, utilizza
una strumentazione a noi molto familiare; qui di seguito la formazione:
Capitan Robert Brown (cantante) voce, darbuka, fisarmonica diatonica, armonica; Kristina Erickson
- sintetizzatore, pianoforte; Derek
Brown - basso; Mitchel Drury - violino; Carey Rayburn - tromba; Jake
Sele - trombone. Tanto per rendere l’idea fate una ricerca sul video youtube Tribal Nomad - Official
Video - Abney Park: questo brano
tratto dal loro diciannovesimo e ultimo CD “Nomad” potrebbe essere
la colonna sonora della nostra vita,
è di una bellezza semplicemente
disarmante, comunque tutti i video di questo gruppo sono curati in
maniera maniacale, come accade
in genere quelli di tutti i gruppi steampunk, al punto che si possono
considerare vere opere d’arte.
Diamo uno sguardo alla definizione su Wikipedia: Originariamente concepito per descrivere la
fantascienza ambientata in epoca
vittoriana, “steampunk” è diventato un termine di uso comune
per molte altre forme analoghe di
narrativa fantastica (o speculative
fiction) ambientate in secoli anche successivi all’Ottocento, o in
mondi diversi dalla Terra, ma pur
sempre con fortissimi riferimenti
al Lungo XIX Secolo, alla rivoluzione industriale e al romanzo
scientifico ottocentesco.
Dalla fine degli anni novanta
l’etichetta di “steampunk” ha valicato i confini del regno della fantascienza vera e propria per essere
applicata ad altre forme di fantastico, finendo con l’essere applicata anche a storie fantasy o con
influssi horror.
È spesso definita genericamente
steampunk fantasy ogni opera di
genere fantastico che combini la
magia con la tecnologia del vapore o l’ingegneria meccanica.
Talvolta si usa il termine steamfantasy per indicare uno steampunk fantasy dove la tendenza
fantasy è più importante che nello
science-fantasy delle prime opere
steampunk.
I maggiori esponenti di questo
sottogenere sono China Miéville e
Michael Swanwick; inoltre il termine è stato usato per numerosi
videogiochi e giochi di ruolo. Sono
state sviluppate anche delle forme
di musica steampunk.
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A questo punto è inutile fare una
lunga lista di gruppi e musicisti che
si sono votati a questo genere; se vi
siete incuriositi, è facile sondare il
terreno su internet...
Un discorso a parte merita il genere dark cabaret, totalmente differente da quello sopracitato, anche
per il fatto che nasce subito come
genere musicale, già negli anni
ottanta, e poi sviluppatosi influenzando o addirittura creando nuove
sfaccettature come neoburlesque,
gothic ragtime, apocalyptic folk,
neofolk, psych folk... tutti di matrice folk, come potete notare, che
sarebbe troppo lungo descrivere
singolarmente su queste pagine,
e contrariamente allo steampunk,
orientato all’utilizzo di strumenti
acustici.
Allora se qualcuno vi dice che la
musica folk è morta, o è disinformato e ha voglia di scherzare, oppure, se è convinto di quello che
dice, si è bevuto il cervello.
Per il dark cabaret in particolare,
possiamo vantare degli artisti seguaci persino in Italia, ad esempio
gli Ataraxia.
Si tratta di trasposizione musicale
ed estetica di generi teatrali come
il cabaret tedesco, il vaudeville ed
il burlesque. Gli elementi distintivi
Francesca Nicoli, del gruppo Ataraxia
2222
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Argomenti
Denni Meredith, Matt Swayne ed Elizabeth Reid, gruppo Brillig
del dark cabaret sono il pianoforte utilizzato in
un modo trainante ed incisivo e voci maschili o
femminili estremamente basse. In alternativa,
la musica può essere incentrata su strumenti
come il violoncello, il violino, la fisarmonica o
la tromba.
Tra i migliori esponenti di questo genere troviamo il trio australiano Brillig, di Adelaide.
Con l’ausilio della chitarra acustica / elettrica,
arpa, banjo, ukulele, fisarmonica, armonica
e basso elettrico ci propongono folk ballads,
canti di marina e country like, con quel particolarissimo allucinato stile dark cabaret ricco
di ammiccanti movimenti. Mi rendo conto che
l’argomento è quantomai intrigante e sviluppabile: interessante individuare i punti di incontro tra le molteplici derivazioni della musica
folk, nel tempo e nello spazio (mondo), ma per
poter trattare esaurientemente ogni tema ne
riparleremo sui prossimi numeri Lineatrad. ❖
Recensioni
Autoproduzione (ACB/CD21)
distribuzione Felmay
BARABÀN:
VOCI DI TRINCEA
di Loris Böhm
dei militari si mescola simbolicamente con il canto e
la strumentazione di questo grande gruppo per una
emozione che non dovrà mai avere fine, per un ricordo
che dovrà sempre essere presente nei nostri pensieri.
I balli, i valzer o le polche per un soldato sono un
pretesto per sentirsi vivo, ancor più che un canto di
protesta, ma in questo disco sono i canti di protesta
che prevalgono. Ogni brigata adattava a propria misura le composizioni dei cantastorie dell’epoca, e in
questo sta la diversità rispetto ad altre versioni presentate da altri ensemble tradizionali.
I Barabàn sono ritornati per questo scopo: ci sono
voluti giusto una decina di anni di registrazioni sul
campo per realizzare questo album commemorativo
non solo della Grande Guerra ma anche della stessa
carriera del gruppo. Allora ben tornati! Sarà un prezioso antipasto per potervi rivedere dal vivo! ❖
Lista brani
S
ono passati precisamente dieci anni da quando il
gruppo storico lombardo Barabàn ci ha proposto
“25 d’Aprile”, incentrato sui canti della resistenza
partigiana... se invece ci riferiamo alla musica tradizionale gli anni sono ben tredici, dall’uscita di “Terre di
Passo”, davvero tanti, e tanta è stata la nostra attesa
per rivederli in studio di registrazione, con un prodotto
di registrazioni dal vivo, dedicato a tutti coloro che non
sono tornati dalla Grande Guerra.
Questa autoproduzione ripercorre gli ultimi anni di
concerti dal vivo del gruppo, ormai consolidatosi in
tematiche belliche più che tradizionali, e siamo oltremodo ansiosi di riascoltarli, seduti su una poltrona.
Non dobbiamo aspettarci da loro delle composizioni
ma una sapiente rilettura di brani tradizionali raccolti negli anni Sessanta da Aurelio Citelli e Giuliano
Grasso, molti dei quali piuttosto rari, che comunque
che hanno fatto la storia d’Italia. Nulla a che vedere
con i classici cori alpini, sfruttati più a chiave turistica
che per tramandare la memoria storica ricca di dolore,
speranza e rabbia... un segno per far capire come il
popolo, pur non avendo voluto la guerra, l’abbia però
fortemente, e tristemente, cantata.
I Barabàn ci propongono ben quindici brani carichi di splendente ardore... il fuoco dei fucili e le grida
1. Regiment Piemonte / Curenta / Balet
2. Gorizia
3. Fanfara dij partent
4. Fuoco e mitragliatrici / Valzer dei disertori
5. La tradotta che parte da Novara
6. Mamma perché piangi
7. Mazurca dau pien d’Alas
8. Sul ponte di Bassano, bandiera nera
9. Pulca veglia
10. La ragazza e i soldati/ Valzer del Lento
11. Monte Nero
12. Ocarina suite (Era una notte che pioveva / Il capitan della compagnia /
Di qua, di là del Piave)
13. La guerriera
14. Valzer di Leffe
15. Il general Cadorna / Polche di Paluzza
Barabàn
Vincenzo Caglioti: organetto diatonico, fisarmonica, ocarina, cori
Aurelio Citelli: voce solista, tastiere, fisarmonica, bouzouky, basso elettrico,
mandolino, ocarina
Giuliano Grasso: violino, mandolino, cori
Diego Ronzio: clarinetto, sax soprano, tastiere, percussioni, armonica a
bocca, ocarina, cori
Paolo Ronzio: chitarra, mandolino, piffero, ocarina, cori
Alberto Rovelli: contrabbasso, basso elettrico, percussioni
con
Donata Pinti: voce solista in Mamma perché piangi
Emanuele Salis: basso tuba in Fanfara dij partent e Pulca veglia
Lorenzo Toscanini: trombone in Fanfara dij partent e Pulca veglia
studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “F. Besta” (Milano): coro in Il
general Cadorna
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23
Recensioni
MASSIMO FERRANTE: POPULAJ KANTOJ
(Felmay fy8234)
di Loris Böhm
P
roveniente da tanti anni di
esperienze musicali, avendo
iniziato negli anni Novanta con
la West Coast, il gospel e il blues, per
poi approdare alla tradizione della
sua terra, la Calabria.
Dopo una proficua collaborazione
con Daniele Sepe, per la pubblicazione del disco “Vite perdite”, continua a collaborare con altre formazioni
tradizionali, fino agli anni duemila.
Nel 2005 finalmente il suo primo album solista per la Felmay, seguito dal
secondo e nel 2009 dal terzo.
Sempre per la Felmay finalmente
ci riprova con questo Populaj Kantoj,
un disco inciso in studio, di solare
bellezza, pieno di ballate e canti in
dialetto, ben diciotto, assai vivaci e
passionali come lo sono i calabresi.
Il resto lo fa Massimo: talento naturale nell’interpretazione, assecondato da una schiera di valenti musicisti e cantanti tra cui lo stesso Daniele
Sepe... a seconda delle necessità del
brano presentato.
Un grande assortimento di tradizionali, composizioni di Profazio, Balistreri, lo stesso Ferrante, ecc.
Un libretto, come consuetudine
Felmay, ricco di testi, però mancano
fotografie, davvero peccato, ma non
ci preoccupiamo troppo inquanto
l’ascolto del disco ci riserva continui
cambi di scena, tra tarantelle, ballate, ninne nanne, serenate, e continui cambi di strumenti.
Prendete nota per l’acquisto... oltre un’ora di ottima musica, grafica e
sostanza, passione e fremiti elargiti
a profusione, non possiamo davvero
chiedere di più. ❖
LINGALAD: CONFINI ARMONICI
(Locanda del Vento LDV011)
di Loris Böhm
R
affinata produzione, sotto
l’egidia della collaudata
Synpress44, agenzia che sta
continuando a mettere sul mercato
una serie di prodotti discografici
senza fallire un colpo.
Anche in quest’occasione, ci troviamo di fronte ad un lavoro di indiscutibile valore.
Non li conosco, allora mi documento: hanno iniziato l’attività nel
2001 e questo è il loro sesto disco,
inoltre hanno prodotto due DVD video
contenenti documentari con alcune
loro composizioni come colonna
sonora. Niente male davvero... ma
andiamo oltre: si dedicano espressamente a descrivere la natura in tutti i
suoi aspetti, elogiandone le bellezze,
denunciandone lo sfruttamento indiscriminato, indicando infine la ricetta
giusta per una pacifica convivenza.
2424
42/2015
Con questo nuovo album hanno
raggiunto la finale al Festival Internazionale SeeYouSound quest’anno
con il video del singolo “Occhi d’ambra”, molto bene!
Ottima confezione cartonata, tante
belle foto nel libretto dove troviamo
soprattutto tutti i testi, da leggere uno
per uno per assaporare meglio tutta
la poesia, raccogliere gli anatemi e
infine condividerne i sentimenti.
Strumentazione rigorosamente
acustica, essenziale e rudimentale,
per generare una sinfonia in perenne
bilico tra cantautorato e folk, in uno
stato perpetuo di calma apparente.
Ho detto calma apparente, perchè ogni disco da loro prodotto vuole
essere una specifica accusa, una
specifica narrazione del rapporto tra
l’uomo e la natura circostante... ne
fanno quasi una missione i Lingalad.
Al termine di questa loro sesta
“escursione” in chiave musicale, resta la soddisfazione di aver scoperto
un gruppo di artisti davvero singolare, originale, anticonvenzionale.
Quaranta minuti in grado di farti
assaporare l’essenza della vita, e li
ringraziamo per questa esperienza
che ci mancava. Li ringraziamo uno
per uno...
Giuseppe Festa (voce e flauti)
Giorgio Parato (batteria)
Andrea Denaro (strumenti etnici)
Luca Pierpaoli (chitarra acustica)
Dario Canato (basso) ❖
Recensioni
(Radici Music record RMR165)
MALANOVA:
SANTULUBBIRANTI
di Loris Böhm
S
pasmodica attesa per questo terzo episodio discografico dei Malanova (se si escludono demo e partecipazioni). Sul precedente numero di Lineatrad
avevamo dettagliatamente commentato la presentazione
ufficiale del disco, avvenuta in terra siciliana.
Tutta la produzione di questi artisti è concepita per
stupire, per raggiungere vette sempre più elevate, e per
valicare nuove frontiere. Tanto mi aspettavo da questo
Santulubbiranti, non poteva essere diversamente.
Tanta è stata la mia meraviglia dal dover constatare,
dopo una scrupolosa disamina del prodotto in questione,
che il traguardo che il gruppo Malanova “doveva” raggiungere, viene abbondantemente superato...
Mamma mia, non so da dove iniziare! Una autentica
esplosione di voci, suoni, ritmi, una sublimazione interpretativa della tradizione siciliana.
Andiamo con ordine: meravigliosi disegni non solo in
copertina ma anche nel libretto interno, che raffigurano
situazioni in bilico tra mitologico e fantastico, fotografie,
testi, racchiusi in una pregiata e costosa confezione cartacea, tutto l’oggetto è stato concepito senza badare a
spese, prerogativa della Radici Music, esasperata dalle
esigenze non comuni del gruppo in questione.
Solo un commento mi viene in mente: “esagerati!”.
Esuberante è la partecipazione di musicisti invitati per
ognuno dei dodici brani del disco, che dura un’ora... ne
contiamo tredici, più l’ensemble vocale Cantica Nova in
tre pezzi.
La formazione dei Malanova è un continuo divenire di
partecipanti, in cui nemmeno sul sito ufficiale si percepisce concretamente la sostanza. Mi faccio coraggio e
leggo i tanti elementi.
Menzione particolare alla voce tagliente e ammaliante
di Saba, abbiamo altri dieci strumentisti che imbracciano
tutti, proprio tutti, gli strumenti tradizionali di quest’isola
generosa di suoni e ritmi, e altri classici e di altre tradizioni, proviamo a elencarli: tamburello, flauti etnici,
friscaletti siciliani, ciaramelle, clarinetto, chalumeàu,
violino, flauto traverso e dolce, djembè, darbuka, cajon,
tamburi a cornice, fisarmonica, organetto, mandolino,
lira, frauti a paru, zampogna a paru, bifare, marranzàni,
basso acustico, chitarre acustiche, bouzouki, laùd, mandola, chitarra battente... e scusatemi se mi sono dimenticato qualcosa!
Giovanni Ragno, Gabriella Fugazzotto, Nunziatina
Mannino, Davide Campagna,Pasquale Manna, Marcello
Ulfo, Gemino Calà Scaglitta, Salvatore Spanò, Antonio
Bonaccorso, per finire con il leader Pietro Mendolia.
Esagerati sotto tutti gli aspetti, non si riesce ad immaginare un limite alle loro ambizioni. La tradizione siciliana
con loro esce definitivamente allo scoperto, si propone
al mondo con un indice di qualità sonora, organizzativa,
compositiva (ebbene sì, è tutta farina del loro sacco, Pietro Mendolia firma sia i testi che la musica, al 100%).
L’associazione culturale che porta il loro nome unita
alla meticolosa ricerca sul campo, miscelata ad una geniale sperimentazione, aromatizzata con una spolverata
di contaminazione di tradizioni territorialmente limitrofe,
producono la magìa, producono Santulubbiranti. Gioia
di vivere, esigenza di narrare, esplosione di sensi, senza
nulla trascurare, ma senza eccedere in quelle sterili autocommemorazioni, presenti, ahimè in certi noti musicisti.
Non è un consiglio, il mio, è una intimidazione: chiunque sia minimamente interessato alla musica tradizionale, all’arte del suono, è obbligato categoricamente ad
avere in casa questo disco, fisicamente. Non sono tollerate dimenticanze o scuse di sorta. ❖
42/2015
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Recensioni
GIULIANO GABRIELE: MADRE
(iCompany ICWM1501)
di Loris Böhm
A
ll’età di dieci anni si avvicina per la prima volta alla
musica Iniziando lo studio
dell’organetto (fisarmonica diatonica) seguendo l’esempio del
bisnonno e perfezionandosi con
alcuni dei più importanti organettisti sia in Italia che all’estero,
Marc Perrone, Riccardo Tesi, Ambrogio Sparagna, Norbert Pignol,
Kepa Junkera, Sharon Shannon.
Il grande interesse verso la musica etnica lo porta ad approfondire il repertorio della tradizione
popolare del Centro-Sud Italia
studiando non solo l’organetto ma
anche canto Popolare, zampogna, tamburo a cornice e chitarra
battente.
Questo è quanto si legge nel suo
curriculum, ma solo nel 2012 pubblica il suo primo album da solista,
non a caso gli abbiamo dedicato
una pagina intera sul numero 16.
Nell’attesa di questo secondo
CD Giuliano vince diversi premi,
e questo disco “Madre” uscito da
poco sta già scalando le classifiche
europe di world music. Appunto la
collaborazione con molteplici star
della world music mondiale contribuisce al nostro valente artista di
crescere in maniera esponenziale
dal punto di vista compositivo.
“The hypnotic Dance’s time” è
il sottotitolo assegnato dall’autore,
per descrivere undici capolavori
pieni di intensità e sostanza: non
ci aspettavamo niente di meno da
Giuliano Gabriele, e niente di meno
lui ci propone, segno di professionalità e totale dedizione al lavoro.
Vale il discorso fatto per Malanova, tanti ospiti a rotazione per
ciascun brano, tanti strumenti della
tradizione inseriti alla bisogna, per
un risultato moderno, attuale, con
rispetto di tradizioni etniche.
Il super management della prestigiosa “iCompany”, che gestisce
i migliori artisti del sud Italia, è poi
garanzia di successo. ❖
WHISKY TRAIL: CONCERTO 2015
(Materiali Sonori 99124)
di Loris Böhm
P
er festeggiare i 35 anni di attività, i Whisky Trail producono
il loro quindicesimo disco, un
disco che nasce dall’esigenza di
mettere dentro la forma classica del
‘concerto’ (Andante, Moderato, Vivace, Presto), di origine italiana, per
dare un ulteriore prestigio a quella
musica irlandese che loro sono abituati ad elaborare da una vita.
Ecco il motivo per cui il disco è
una suite di cinque lunghi brani
dove il quinto è un omaggio a San
Frediano, irlandese appunto.
In verità il disco non dura tanto,
solo 33 minuti, ma dipende da esigenze concertistiche. Sta di fatto
che si ascolta tutto d’un fiato con
estremo godimento.
2626
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La classica strumentazione irlandese, arpa in testa, viene valorizzata
da questo gruppo di cui tanto si è
detto in tanti anni, e davvero poco
c’è da aggiungere per descrivere la
bravura di Massimo Giuntini, Giulia
Lorimer, Stefano Corsi, Vieri Bugli e
Luca Busatti, che hanno raggiunto
il top già da molto tempo.
Nell’ambito della musica irlandese sono ben pochi i gruppi italiani che potrebbero competere in
maestria con quelli originali, ma i
Whisky Trail davvero nulla hanno
da imparare dai maestri nordici.
Originali e imprevedibili nell’esecuzione di queste suites, si pongono ancora una volta all’attenzione della critica discografica.
Ed ora che sono passati 40 anni
riascoltiamo assai volentieri lo spettacolo proposto dal vivo, e leggiamo
avidamente il libretto interno bilingue, chiaramente occhieggiante al
mercato anglosassone, considerando le recensioni positive riportate nel libretto opera delle principali testate specializzate.
Il super management della prestigiosa “iCompany”, che gestisce
i migliori artisti del sud Italia, è poi
garanzia di successo. ❖
Recensioni
MESCARÌA
(Materiali Sonori 99125)
di Loris Böhm
P
izziche e tarantelle condite da
un pizzico di gipsy, elargite a
gogò, irresistibili e sfrenate,
questo è quello che i Mescarìa ci
propongono in questo loro primo
album.
Arianna Romanella, voce e chitarra; Modestino Musico, fisarmonica; Vieri Bugli, violino e mandola;
Gabriele Pozzolini, percussioni,
sono gli intrepidi musicisti autori
di questa incisione dedicata ad un
pubblico amatoriale.
Tutti i brani sono appartenenti
alla tradizione della Grecia Salentina, arrangiati con sobrietà e gusto
dai nostri. Il libretto di due antine
è piuttosto avaro di notizie e dati,
concepito sicuramente in regime di
economia, ma nel suo complesso
il lavoro prodotto dai Mescarìa è
tutt’altro che disprezzabile, pur se
rivolto ad appassionati del genere.
Gravitando nell’area fiorentina,
vale il discorso fatto a suo tempo
per i Bizantina (oltretutto tra i ringraziamenti figura pure Rocco
Zecca che era percussionista dei
Bizantina), cioè sarebbe opportuno
verificare il loro talento dal vivo,
perchè spesso in studio questo tipo
di gruppi “on the road” non riescono ad ottenere lo stesso impatto
che producono dal vivo.
Il nostro incitamento è di continuare su questa strada, che è
quella giusta, magari cercando di
comporre qualcosa di originale per
il secondo album, dove dovranno
confermare il giudizio positivo testè
espresso. ❖
LES NUAGES ENSEMBLE: MAZEL TOV!
(Felmay fy8224)
di Loris Böhm
L
a Felmay ha il vizietto di sorprenderci sempre con le sue
produzioni discografiche.
Allora eccoci davanti ad un ensemble di musica klezmer tutta al
femminile, siamo pronti per essere
sbalorditi dal quartetto.
Anna Paraschiv strizza il suo
violino, Lucia Marino strapazza il
suo clarinetto, Alessandra Osella
scoppia la sua fisarmonica e Elisabetta Bosio fa altrettanto con il suo
contrabbasso... e pazienza se nel
libretto appare la nuova violinista
Annarita Crescente, che equivale
alla dimissionaria Anna Paraschiv
nell’economia del suono, ma evidentemente il disco è stato prodotto in una fase intermedia.
Formatisi nel 2007 e reduci da
una prima incisione del 2010 che
aveva ben impressionato, dotate
come sono di una forza comunicativa innata, hanno raccolto stime
da tutto l’ambiente ebraico, e soprattutto dai colleghi maschi, che
finora monopolizzavano la scena
klezmer.
Finalmente si viene a colmare
una lacuna abbastanza grave: la
carica emotiva che una donna riesce a sprigionare nel canto e la
sensibilità che possiede nel suonare, unito all’esperienza di questo
quartetto, fanno presagire che ot-
terranno grandi soddisfazioni dalla
carriera artistica.
Dei tredici brani racchiusi nel
disco, per un’ora circa di ascolto,
fa piacere ricordare la rivisitazione vocal-strumentale del Cantico dei Cantici, in mezzo a Opa
Cupa,Sherazade e una Dona Dona,
resa famosa negli anni Sessanta da
famosi artisti, rivisitata assai intelligentemente dalle Nuages, ma ogni
pezzo si fa ascoltare e in se racchiude qualcosa di magico...
Allora non mi resta che chiudere
gli occhi e immaginare di vederle
esibirsi dal vivo... sicuramente una
esperienza che non deve mancare,
per poter gustare appieno l’immensa carica che sanno esternare.
Che spettacolo sia! ❖
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Eventi
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Interviste
LE “DUE VISIONI” DI FRANCESCA BLANCHARD
di Eleonora Molinari, Gaia Rosetta, Stefania Rossi
F
rancesca Blanchard è una giovane cantautrice franco-americana i cui testi e le melodie
riflettono la sua educazione bilingue e multiculturale. Nata nel sud
della Francia, dove la sua famiglia
risiedeva fino a quando lei aveva
dieci anni, Francesca ricorda nelle
sue canzoni la sua infanzia sul Mediterraneo al seguito dei genitori
che hanno lavorato per le agenzie
umanitarie internazionali in tutto
il mondo. Aiutata dal cantautore e
produttore canadese Gregory Douglass, Francesca ha registrato il suo
primo EP di 6 tracce, Songs on an
Ovation, nel 2011. Tra le sue appa-
rizioni va ricordata quella alle prestigiose FrancoFolies di Montreal
nel 2013 e 2015. Si arriva così alla
pubblicazione di “Deux visions” nel
2015, il primo vero album in studio di Francesca, fatto di dodici
canzoni, sei inglese e altrettante in
francese. Lineatrad ha invitato tre
croniste a dialogare con lei.
Come ti sei appassionata alla musica e quando hai deciso di dedicarti
a essa?
La musica è sempre stata presente nella mia vita. E’ una di
quelle sensazioni inspiegabili. I
miei genitori amavano e apprezza-
vano molto la musica quindi sono
cresciuta sempre a contatto con
quella che loro ascoltavano (Diana
Krall; Elton John; Eric Clapton;
Lokua Kanza; Manu Chao e molti
altri). Ho deciso di dedicarmi alla
mia carriera dopo aver registrato
un EP nel 2011. Ho iniziato a comporre canzoni con la chitarra dopo
aver imparato Blackbird dei Beatels
(mia mamma la suonava sempre e
ne ero ossessionata); poco dopo fui
notata da Jacob Edgar, fondatore
dell’etichetta musicale Cumbancha,
con sede nella cittadina di Charlotte, VT. Con il suo aiuto e incoraggiamento crebbe la fiducia nelle
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Interviste
Cosa hai provato la prima volta che
sei salita sul palco? Raccontaci la tua
esperienza.
La prima volta che mi esibii con le
mie canzoni fu snervante e spaventosa. Suonavo con un’amica di famiglia armonizzando nelle sue canzoni e ogni tanto mi lasciava suonare un paio delle mie. Ho sempre
trovato difficile guardare il pubblico
cantando, mi ricordo che chiudevo
gli occhi per tutto il tempo (cosa
che faccio tutt’ora, ma meno).
Hai avuto momenti difficili nel portare avanti la tua passione?
Assolutamente si, spesso. Rendere l’arte una carriera è difficile e
non ci sono garanzie.
Hai altri hobby oltre la musica?
Amo recitare. Ho studiato teatro
all’università di Boston. È un modo
completamente diverso di stare sul
palco, un’esperienza totalmente diversa.
Qual è il tuo sogno più grande?
mie capacità di composizione e da
quel momento lavoro con lui.
Da chi ti sei ispirata e qual è il tuo
genere preferito?
Ho molte fonti di ispirazione ma
le principali sono Tracy Chapman;
Nora Jones; Melody Gardot; Francoise Hardy. Difficile dirlo, dipende
dal mio umore. Per quanto riguarda il genere tendenzialmente
ricado sempre sul folk acustico dei
cantautori. C’è qualcosa di profondamente personale e vulnerabile in
tutto ciò.
Cosa ne pensano i tuoi genitori
della tua carriera musicale? Ti hanno
supportata dall’inizio?
Si, i miei genitori mi hanno sempre supportata e incoraggiata. Che
Dio li benedica!
Come mai ti sei trasferita negli Stati
Uniti? Quali cambiamenti ha portato
nella tua vita?
Ci siamo trasferiti negli USA
perché era ora. Mia mamma ha
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vissuto in Francia per 16 anni ed
era pronta a tornare nel suo Paese
d’origine. Trasferirsi è sempre stata
un’esperienza dolceamara: per me
è sempre nuovo ed eccitante. Mi ha fatto diventare una persona
più aperta, capace di adattarsi e
crescere in un contesto diverso ma
mi ha anche privato di un piccolo
pezzo del mio senso di appartenenza. Il trasferimento negli Stati
Uniti è stato un gran cambiamento
sociale e accademico ma ero giovane e mi sono adattata facilmente.
Trasferirsi più avanti diventa più
complicato perché crescendo la
vita si complica, inevitabilmente.
Parlaci di un ricoro particolarmente
significativo.
Continuo a creare nuovi ricordi.
Spesso penso al mio esordio e lo paragono a dove sono arrivata adesso.
Voglio ricordare a me stessa perché
amo questa carriera e quanto sono
cresciuta negli ultimi 4 anni.
Potrebbe sembrare strano ma è
essere felice in ciò che faccio ed
essere fiera del mio lavoro.
Da cosa trai ispirazione per i tuoi
testi?
Principalmente dalle delusioni
d’amore. Io sono ciò che la gente
definirebbe una romantica senza
speranza per cui esse mi colpiscono profondamente. Traggo ispirazione per i miei testi anche dall’esperienza e dall’immaginazione,
giorno per giorno.
A chi è dedicata “Mon Ange”?
Mon Ange è dedicata alla giovane me di 5 anni e mezzo fa. L’ho
scritta come incoraggiamento in un
periodo in cui le cose erano molto
difficili ed ero molto sola. Mi ricordo
mentre la scrivevo nella mia cameretta, guardando fuori dalla finestra
che dava su un vicoletto di Brooklin, sempre illuminato dal sole.
Parla della depressione e della volontà di voler ricominciare, dimenticando il passato. ❖
Argomenti
VOYAGE SONORE:
UN ALTRO VIAGGIO
DI FRANCESCO LANDUCCI
Comunicato Stampa
chiave rock del brano “Inside Lotus” è
stata inclusa anche nella compilation
Buddha Rock Sound N° 1 distribuito da
Believe digital per Tilakmusic.
Compositore, musicista, amante
della sperimentazione e ricerca sonora. Compone musiche per varie
case editrici musicali internazionali
tra cui Rai Trade, Fridge/Goodfellas,
Soundiva, APbeat, GBmusic, ed alcuni
suoi brani sono stati inclusi in compilation stampate in Giappone, Ibiza ed in
Italia in allegato a note riviste musicali,
Acid Jazz, Hit Mania Dance.
Fondatore di “Archeologia Sonora
Sperimentale” dove concretizza la sua
passione per gli Etruschi costruendosi
gli strumenti musicali (lyra, Cithara,
Aulos etc..) artigianalmente. Fondatore
altresì dei “Tilak” con cui ha tenuto
performance live nazionali e internazionali. Nel 2014 partecipa a “Indygenie” un progetto discografico e live di
confine tra world music e contaminazione, distribuito da Materiali Sonori.
Suona strumenti di varia natura e
provenienza come ad esempio Sitar,
Saz, Krar, Bouzouki, suonati in maniera non tradizionale, ma facendo
particolare attenzione ad una ricerca
timbrica e sonora.
Attualmente è fonico del Poderino
Recording Studio, struttura musicale
dove ha potuto collaborare con artisti
di calibro internazionale ed ha fondato
la DigitalLabel Tilakmusic distribuita da
Believedigital.
Vocalist, compositrice, direttore di
coro, ricercatrice didattica.
Di madre francese, che scelse la
costa etrusca come migliore habitat,
nasce vive e lavora in questa bellissima riserva naturale. Dopo un lungo
percorso di studi e ricerche, cerca di
cucire con un sottile filo esperienze
diverse e apparentemente inconciliabili: tecnica vocale classica, tecniche strumentali jazz, timbriche world
music, danza moderna, energia rock,
meditazione reiki, psicoterapia gestalt,
socialità del gospel. Concerti e insegnamento sono le sue principali attività
dal 1985. Nel 1993 inizia a collaborare come solista nell’insieme vocale
a cappella Jubilee Shouters di Gianna
Grazzini con arrangiamenti di Mauro
Grossi. Nel febbraio 2000 fonda la
Tribù Vocale Patchworld il primo coro
world- music in Italia di cui è direttrice
e arrangiatrice. Nel 2003, inizia una
collaborazione con la prestigiosa Materiali Sonori Edizioni con cui ha inciso
diversi Cd come solista (Liberté Creativité Feminité), con la tribù (Frammenti dal Mondo, Lesamoré) e con
l’Ensemble Multietnico Cantierranti
(Senza Padrone) diretti da Giampiero
Bigazzi. Nel 2014 incide infine un CD
con il compagno Mario Manetti dal titolo Indygenìe ed un videoclip dal titolo
Gango per la regia di Antonio Meucci.
Inizia altresì una collaborazione con
l’etichetta indipendente Tilak di Francesco Landucci per numerosi progetti
tra cui il cd Freakson, Libraries per colonne sonore RAI, Archeologia Sonora
Sperimentale, concerti e lezioni-concerto world music. ❖
Informazioni più dettagliate su
www.francescolanducci.com anche su Facebook e su Youtube.
www.materialisonori.it www.patchworld.it/sabina anche su Facebook e su Youtube.
Tilakmusic
http://tilakmusic.believeband.com
Voyage Sonore
http://player.believe.fr/v2/3614596417752
FRANCESCO LANDUCCI:
Francesco Landucci: strumenti dal
mondo ed elettronica, Sabina Manetti: voce e loop
Un progetto discografico uscito per
la digital label Tilakmusic, distribuito
da believedigital. World Music Acustica
e Tecnologica per un sound miscelato
e meticcio. Un viaggio sonoro che ci
avvicina a mondi lontani ed esplora
geografie interiori con una “sottile leggerezza dell’essere”. Una musica che
evoca sinestesie e ci riconnette al proprio corpo, per accendere le sue capacità ricettive, sensoriali, emozionali. Una
musica allo stesso tempo sacra perché
ci riconduce al nostro tempio interiore,
custode di tesori inesplorati, misteriosi,
magici, come del resto lo è la vita.
Nato dalla passione di Francesco
Landucci per la miscelazione tra musica etnica ed elettronica già concretizzata in varie formazioni e progetti tra
cui Tilak e Archeologia Sonora Sperimentale e la ricerca vocale trentennale
di Sabina Manetti, jazzista eclettica,
docente e fondatrice della Tribù Vocale
Patchworld.
Inside Lotus è l’EP che anticipa l’uscita
dell’album prevista per marzo 2016.
Sono 5 brani più un brano registrato
live con ospite il percussionista Matteo
Scarpettini alle tabla. Una versione in
SABINA MANETTI:
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