INCONTRO 4 DOMENICA 6 GENNAIO 2013 (ore 18,30-20,00) – relaziona CRISTIAN LIBE’ Le regole del gioco L’Europa, la sua architettura, i problemi che ne derivano. La necessità di un Europa unita. Cade l’anno 1945, da poco il mondo è uscito dalla più grande e sanguinosa guerra che esso stesso abbia mai conosciuto, la Seconda Guerra Mondiale. Dopo sei anni di tragedie di immani proporzioni e combattimenti feroci, e violenze inaudite perpetrate dalle forze dell’Asse, la Guerra si concluse, con la sconfitta del Nazifascismo, che lascia però il continente Europeo quasi completamente distrutto e frammentato. Con l’Italia liberata, e le potenze vincitrici (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia ed Unione Sovietica) a dividersi pezzo per pezzo la Germania. Lo scacchiere Europeo infatti delinea una Germania divisa in due: la Germania Ovest o Repubblica Federale Tedesca sotto il controllo degli Alleati e la Germania Est o DDR sotto il controllo Sovietico Comunista. Nascono le prime Carte Costituzionali. Gli alleati si adoperarono in maniera fattiva per la ricostruzione ed il potenziamento della Germania Ovest, e sorse l’idea di un Europa coesa e pacificata. Si gettano le basi della nascita dell’Unione Europea. In Italia a ridosso degli Anni ’50, si sviluppano diverse idee di unificazione dell’Europa, che si diversificano tra loro in base all’ideale e alla scuola politica dalle quali vengono partorite, i principali filoni sono tre: Filone Liberale: ne fu l’ispiratore massimo Luigi Einaudi, in questa idea, borghese, ma di stampo federalista, prevale la politica a favore del libero mercato e contro il controllo centralista dello Stato. Filone Catto-Liberale: che ha come ispiratore Mitrani, teoria di scuola cattolica, borghese, simile a quella del filone liberale dal punto di vista economico, ma che in più teorizza l’output democracy, ovvero unire l’Europa tramite strutture sovrastatali, cancellando così la Democrazia. Filone Comunista: ispirato dal P.C.I. di Palmiro Togliatti, che teorizza l’unità totale e centralista, sia in economia che dal punto di vista politico. In esso si crea un’importante corrente (di Ventotene) ispirata da Spinelli, che mette alla luce la necessità di una “rivoluzione sociale” contro lo Stato. Primi passi verso l’unificazione: dalla dichiarazione di Schuman ai Trattati di Parigi. Il primo passo verso l’unificazione dell’Europa avviene con la cosiddetta dichiarazione di Schuman, avvenuta il 9 maggio 1950 a Parigi, dove appunto l’allora ministro degli Esteri Francese (Robèrt Schuman) propone un Unione economica e, in prospettiva politica tra le nazioni Europee. Questo evento si colloca in una fase storica nella quale gli Stati Uniti erano favorevoli ad una ripresa economica della Repubblica Federale Tedesca, che avrebbe permesso di arginare ulteriori avanzate Sovietiche in Europa, nonché combattere eventuali malcontenti che avrebbero potuto portare al diffondersi dell’ideale comunista. La Francia, timorosa di fronte alla prospettiva di una ripresa Tedesca ma desiderosa di essere considerata dagli U.S.A. l’alleato privilegiato in Europa, decise di rendere l’acciaio tedesco l’acciaio “europeo”, facendo dello storico motivo di discordia tra i due Paesi un motivo di integrazione e pacificazione. La dichiarazione, prospettando il superamento delle rivalità storiche tra Francia e Germania legate anche alla produzione di carbone e acciaio, grazie alla realizzazione di un’Alta Autorità per la messa in comune ed il controllo delle riserve europee di tali materie prime, da infatti avvio al processo di creazione delle Comunità Europee, da sviluppare come base concreta per una futura unione federale. Auspicio che trova la realizzazione poco meno di un anno dopo con il Trattato di Parigi. Il trattato fu firmato appunto nella capitale francese il 18 aprile 1951 ed è noto anche come Trattato costitutivo della C.E.C.A. (Comunità Europea del Carbone e Acciaio). Il trattato aveva una durata di 50 anni e fu firmato da: Francia, Belgio, Repubblica Federale Tedesca, Italia, Lussemburgo e Olanda. Questo Trattato crea il primo mercato comune Europeo, introducendo la libera circolazione di carbone e acciaio, senza diritti doganali né tasse. Il trattato si divide in quattro sezioni: istituzione della C.E.C.A., istituzioni comunitarie, disposizioni economiche e sociali e disposizioni generali. Esso è all’origine delle attuali Istituzioni dell’Unione Europea, istituendo: Alta Autorità, che è l’organo esecutivo della CECA, composto da nove membri in carica per sei anni e che si avvale di un comitato consultivo. Assemblea, con un potere di controllo, di 78 deputati nominati dai rispettivi Parlamenti degli Stati firmatari; Consiglio dei Ministri, composto da sei rappresentanti dei Governi Nazionali e la Presidenza è esercitata a turno da ciascun membro del Consiglio per una durata di tre mesi; Corte di Giustizia, composta da sette giudici nominati di comune accordo dai Governi degli Stati membri, in carica per sei anni; Quindi la CECA viene a delinearsi quale vero e proprio organo sovranazionale con potere di decisione e pone le basi alla nascita dell’Unione Europea odierna. A Roma, passando da Messina. Il “primo pilastro”, la Comunità Europea. Fu una riunione interministeriale dei sei Stati membri della CECA, tenutasi a Messina dal 1 al 3 giugno del 1955 a far compiere il secondo passo verso l’Unione Europea. Con questo evento detto anche Risoluzione di Messina, i sei Paesi membri della CECA enunciavano una serie di principi e di intenti volti alla creazione della Comunità Europea dell’Energia Atomica (EURATOM) e del Mercato Europeo Comune (MEC, poi CEE e infine Unione Europea), che prenderanno vita con la firma dei successivi Trattati di Roma. Per Trattati di Roma, si intendono i due documenti firmati a Roma il 25 marzo del 1957: Il primo istituisce la Comunità Europea dell’Energia Atomica o Euratom: inizialmente elaborato per coordinare i programmi di ricerca dei Paesi aderenti, al fine di promuovere un uso pacifico dell’energia nucleare. Esso mira alla condivisione delle conoscenze, delle infrastrutture e del finanziamento dell’energia atomica. Il secondo istituisce la Comunità Economica Europea: organismo che ancora la base legale di molte decisioni prese dall’odierna Unione Europea. Il documento istitutivo prevedeva l’eliminazione dei dazi doganali tra gli Stati membri; l’istituzione di una tariffa doganale esterna comune; l’introduzione di politiche comuni nel settore dell’agricoltura e dei trasporti; la creazione di un fondo sociale Europeo; l’istituzione della Banca Europea degli Investimenti; lo sviluppo della cooperazione tra gli Stati membri; La Comunità Economica Europea dunque costituisce il “primo pilastro” dell’odierna Unione Europea, ed aveva nei suoi obiettivi l’unione economica dei suoi membri (gli stessi della CECA), fino a portare ad un’eventuale unione politica. Lavorò per il libero movimento dei beni, dei servizi, dei lavoratori e dei capitali, per l’abolizione dei cartelli e per lo sviluppo di politiche congiunte e reciproche nel campo del lavoro dello stato sociale, dell’agricoltura dei trasporti e del commercio estero. Gli organi decisionali erano: Assemblea, composta dai rappresentanti dei popoli degli Stati membri, la cui elezione era a suffragio universale diretto. (Parlamento Europeo). Consiglio Europeo, composto dai rappresentanti degli Stati membri. Il suo compito consisteva nel coordinare le politiche economiche generali degli Stati membri. Disponeva di un potere decisionale pari a un potere legislativo. Commissione Europea, inizialmente composta da 9 membri scelti dai Governi degli Stati Nazionali, in base alla loro competenza, era l’istituzione sovranazionale. Corte di Giustizia, assicurava il rispetto del diritto nell’interpretazione e applicazione del trattato. L’Unione Europea prende corpo: Il Trattato di Maastricht. Fin dalla Dichiarazione sull’Unione Europea di Stoccarda nel giugno 1983, si proponeva la realizzazione di un’unione politica dell’Europa, che si integrasse con la CEE e che avrebbe avuto come nome quello di Unione Europea. Solo la riunificazione della Germania, dopo il crollo del muro di Berlino, permise il rilancio dell’idea di Unione Europea. Si decise così di convocare una Conferenza Intergovernativa (CIG), che avrebbe iniziato i lavori sull’Unione politica ed economica, basata essenzialmente su tre “pilastri”: 1. Comunità Europea: che avrebbe inglobato CECA, CEE e CEEA; 2. Politica estera e sicurezza comune: 3. Affari interni e Giustizia; Conclusi i lavori della CIG, a Maastricht, il 7 febbraio 1992 veniva firmato il Trattato sull’Unione Europea, meglio noto come Trattato di Maastricht. L’Unione Europea così creata veniva edificata sui tre pilastri, il cui principale sarebbe stato quello sulla Comunità Europea, l’unico a carattere federale rispetto agli altri due. Viene riconosciuto il Consiglio Europeo come organo di sviluppo politico. L’Unione Europea restava però una struttura anomala, in quanto priva di personalità giuridica e di risorse proprie, a parte quelle della CEE, di cui tuttavia non avrebbe potuto disporre. Nascita dell’Unione Monetaria: Dopo la creazione dell’Istituto Monetario Europeo, si misero in calendario i passi per la creazione della Banca Centrale Europea e del Sistema Europeo delle Banche Centrali, che avrebbe coordinato la politica monetaria unica. Venivano distinte due ulteriori tappe: nella prima le monete nazionali sarebbero continuate a circolare pur legate irrevocabilmente a tassi di cambio fissi con il futuro Euro; nella seconda le monete Nazionali sarebbero state sostituite dalla Moneta Unica. Per passare alla fase finale, ciascun Paese avrebbe dovuto rispettare cinque parametri di convergenza: Rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al 3%; Rapporto tra debito pubblico e PIL non superiore al 60%; (Italia e Belgio esentati) Tasso di inflazione non superiore dell’1,5%, rispetto a quello dei tre Paesi virtuosi; Tasso di interesse a lungo termine non superiore al 2% del tasso medio degli stessi tre; Permanenza negli ultimi due anni nel Sistema Monetario Europeo senza fluttuazione della moneta Nazionale. Nel Trattato inoltre diverse competenze comunitarie venivano ampliate, come la politica di coesione economica e sociale che si arricchiva di un fondo ad hoc per finanziare progetti di sviluppo economico. Veniva riconosciuta come politica comunitaria anche lo sviluppo delle reti transeuropee (trasporti, comunicazioni, energia…). L’innovazione principale fu però la definizione di principio di sussidiarietà. Tale concetto sostiene che nei settori che non sono di sua esclusiva competenza, l’Unione interviene solo laddove l’azione dei singoli Stati non sia sufficiente al raggiungimento dell’obiettivo. Insieme all’Unione Economica e Monetaria, l’innovazione più importante di Maastricht era l’introduzione della Cittadinanza dell’Unione Europea. Dal punto di vista Istituzionale, il Trattato, garantiva un aumento dei poteri del Parlamento Europeo, attraverso l’aggiunta della procedura di codecisione; il Parlamento otteneva il potere di approvare gli atti legislativi comunitari insieme al Consiglio. L’Euro. La sua nascita ed i suoi effetti. La moneta unica nasce e fa il suo debutto nell’economia finanziaria nel 1999, mentre debutta sul meracto monetario solo nel 2002, nei dodici Paesi dell’Unione che hanno aderito alla moneta unica, sottoscrivendo e rispettando i parametri di Maastricht. L'euro è amministrato dalla Banca centrale europea e dal Sistema europeo delle banche centrali; il primo organismo è responsabile unico delle politiche monetarie comuni, mentre coopera con il secondo per quanto riguarda il conio e la distribuzione di banconote e monete negli stati membri. Le questioni connesse strettamente all'unione economica e monetaria vengono discusse da un organismo apposito chiamato Eurogruppo, che si riunisce informalmente prima delle riunioni dell'Ecofin e a cui partecipano solo gli stati membri dell'eurozona. Dall'adozione di una moneta unica ci si aspetta un incremento dell'interdipendenza economica e una facilitazione del commercio tra stati membri. Questo dovrebbe portare benefici a tutti i cittadini dell'eurozona, in quanto l'incremento dei commerci è storicamente una delle forze guida della crescita economica. Inoltre la moneta unica si inserisce nel piano a lungo termine di un mercato unico all'interno dell'Unione. Un secondo effetto dovrebbe essere una riduzione nelle differenze dei prezzi, ovvero un'uniformità dei prezzi in tutta l'eurozona, che dovrebbe risultare in una maggiore competizione tra aziende e che, a sua volta, dovrebbe aiutare a contenere l'inflazione a vantaggio dei consumatori. A quattro anni dall'introduzione il livellamento sembra però essersi orientato nell'aumento dei prezzi nei paesi dove erano più bassi, piuttosto che con il calo dei prezzi nei paesi dove erano più alti. Altrettanto non è avvenuto per i salari. Verso Lisbona, Il Patto di Stabilità e Crescita e Strategia di Lisbona. Il Patto di stabilità e crescita (PSC), detto anche Trattato di Amsterdam, è un accordo tra i Paesi membri dell’Unione, basato su articoli dei precedenti Trattati costitutivi. Esso prevede il rafforzamento delle politiche di vigilanza sui deficit e debiti pubblici, nonché un particolare tipo di procedura di infrazione, la Procedura per Deficit Eccessivo (PDE), che ne costituisce il principale strumento. In base al PSC, gli Stati membri che, soddisfacendo tutti i parametri di Maastricht, hanno deciso di adottare l’Euro, devono continuare a rispettare nel tempo quelli relativi al bilancio dello Stato. A tale scopo, il PSC ha implementato la PDE, la quale nello specifico consta di tre fasi: avvertimento, raccomandazione e sanzione. In particolare: se il deficit di un Paese membro si avvicina al tetto del 3% del PIL, la Commissione europea propone, ed il Consiglio dei ministri europei in sede di Ecofin approva, un "avvertimento preventivo" (early warning), al quale segue una raccomandazione vera e propria in caso di superamento del tetto. se a seguito della raccomandazione lo Stato interessato non adotta sufficienti misure correttive della propria politica di bilancio, esso viene sottoposto ad una sanzione che assume la forma di un deposito infruttifero, da convertire in ammenda dopo due anni di persistenza del deficit eccessivo. L'ammontare della sanzione presenta una componente fissa pari allo 0,2% del PIL ed una variabile pari ad 1/10 dello scostamento del disavanzo pubblico dalla soglia del 3%. È comunque previsto un tetto massimo all'entità complessiva della sanzione, pari allo 0,5% del PIL. se invece lo Stato adotta tempestivamente misure correttive, la procedura viene sospesa fino a quando il deficit non viene portato sotto il limite del 3%. Se le stesse misure si rivelano però inadeguate, la procedura viene ripresa e la sanzione irrogata. Il primo early warning fu proposto dalla Commissione e approvato dall’Ecofin nel 2001 contro l’Irlanda. Un altro importante passo verso il Trattato di Lisbona, fu per l’appunto la cosiddetta Strategia di Lisbona, ovvero un programma di riforme economiche approvato a Lisbona dai Capi di Stato e di Governo dell’UE nel 2000. L’obiettivo espressamente dichiarato, è quello di fare dell’Unione la più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010. Le priorità della strategia sono così definite: Internet: L'Europa si dovrà dotare di servizi pubblici online, di un'amministrazione elettronica, di servizi di apprendimento elettronico e di telesalute. Tutte le scuole dell'Unione dovranno essere collegate a internet e tutti gli insegnanti capaci di utilizzarlo. Occorre, infine, una normativa europea che regolamenti il commercio elettronico, i diritti d'autore, i pagamenti online e la vendita a distanza di servizi finanziari. Ricerca: Perché l'Europa diventi l'economia basata sulla conoscenza più competitiva al mondo, è di fondamentale importanza la definizione di uno spazio europeo della ricerca e dell'innovazione, in cui una rete transeuropea ad altissima velocità per le comunicazioni scientifiche elettroniche colleghi gli istituti di ricerca e le università, le biblioteche scientifiche, i centri di studi e progressivamente anche le scuole. Inoltre, occorrerà rendere più semplice la mobilità dei ricercatori e adottare iniziative per far rimanere in Europa i giovani talenti. Il settore produttivo: Le piccole e medie imprese sono la spina dorsale dell'economia europea. Per evitare che il loro dinamismo venga ostacolato da regolamenti diversi e contrastanti nei vari paesi dell'Ue, la strategia di Lisbona prevede l'elaborazione di una carta europea per le piccole imprese e il sostegno all'avviamento di imprese ad alto contenuto tecnologico. Le politiche sociali: I principali problemi in questo campo sono due, la carenza di personale qualificato con competenze tecnologiche e conoscenza di diverse lingue, e l'invecchiamento della popolazione. Per risolvere il primo, l'Unione promuove la mobilità di studenti e ricercatori mediante i programmi comunitari esistenti (Socrates, Leonardo, Gioventù) e il riconoscimento delle qualifiche e dei periodi di studio e formazione. Per affrontare il problema dell'invecchiamento i governi dell'Unione dovranno ridurre gli incentivi al prepensionamento e aumentare gradualmente di circa cinque anni l'età di effettiva cessazione dell'attività lavorativa. Inoltre si punta a far crescere l'occupazione, portandola dal 61% di media al 70% entro il 2010 e ad aumentare nello stesso periodo il numero delle donne occupate dal 51% al 60%. Il funzionamento dell’Unione Europea: il Trattato di Lisbona. Il Trattato di Lisbona, modifica il Trattato sull’Unione Europea e il Trattato istitutivo della Comunità Europea. E’ il trattato internazionale, firmato il 13 dicembre 2007, che ha apportato varie modifiche ai Trattati precedenti. Esso abolisce i “pilastri” e provvede al riparto di competenze tra Unione Europea e Stati membri. Il trattato di Lisbona definisce in maniera precisa le competenze dell'Unione distinguendo tra: Competenze Esclusive: 1) Unione doganale; 2) definizione delle regole di concorrenza; 3) Politica Monetaria per gli Stati membri la cui moneta è l’euro; 4) conservazione delle risorse biologiche del mare nel quadro della politica comune della pesca; 5) politica commerciale con gli Stati Internazionali. In tali campi, solo l'Unione ha giurisdizione, gli Stati hanno solo l'obbligo di recepire le direttive e dare applicazione ai regolamenti. Competenze Concorrenti: a) mercato interno; b) politica sociale, per quanto riguarda gli aspetti definiti nel presente trattato; c) coesione economica, sociale e territoriale; d) agricoltura e pesca, tranne la conservazione delle risorse biologiche del mare; e) ambiente; f) protezione dei consumatori; g) trasporti; h) reti transeuropee; i) energia; j) spazio di libertà, sicurezza e giustizia; k) problemi comuni di sicurezza in materia di sanità pubblica, per quanto riguarda gli aspetti definiti nel presente trattato. In questi settori, la competenza primaria è dell'Unione e il ruolo degli Stati è residuale; essi possono legiferare in tali campi solo in conformità a quanto deciso dall'Unione o nel caso quest'ultima abbia deciso di non esercitare la propria giurisdizione. Competenze di Coordinamento: Per le politiche economiche, occupazionali e sociali l'Unione ha un ruolo di coordinamento e detta le linee guida (tramite il solo Consiglio) entro le quali ogni Stato ha la libertà di determinare le proprie peculiari policies. Competenze di Sostegno: a) tutela e miglioramento della salute umana; b) industria; c) cultura; d) turismo; e) istruzione, formazione professionale, gioventù e sport; f) protezione civile; g) cooperazione amministrativa. Nei succitati settori l'Unione non ha alcun potere legislativo, ne può produrre alcun atto vincolante per gli Stati, essa però deve attuare una mediazione politica affinché tali politiche possano essere coordinate. Nel Trattato di Lisbona, vengono anche definiti e riorganizzati gli Organismi finanziari dell’Unione Europea che sono: Banca Europea degli Investimenti e Banca Centrale Europea. Come funzionano gli organismi finanziari dell’Unione Europea. Come detto di cui sopra, gli organismi finanziari dell’Unione Europea sono due: La Banca Europea per gli Investimenti o BEI: è l’istituzione finanziaria dell’Unione Europea nata nel 1957 col Trattato di Roma, per il finanziamento degli investimenti atti a sostenere gli obiettivi politici dell’Unione. Sono membri della BEI, gli Stati membri dell’Unione Europea. La BEI è dotata di autonoma personalità giuridica di diritto internazionale nonché di indipendenza finanziaria, amministrativa e di controllo. Scopo della Banca è quello di sostenere gli obiettivi dell’Unione Europea, fornendo finanziamenti a lungo termine per specifici progetti di investimento e contribuire in tal modo ad una maggiore integrazione e coesione socioeconomica dei paesi membri. In altre parole la Banca Europea degli Investimenti ha il compito di contribuire, facendo appello al mercato dei capitali ed alle proprie risorse, allo sviluppo del Mercato Comune. Le risorse di capitale della BEI provengono in parte da una quota sottoscritta dai Paesi membri e in parte dal mercato internazionale dei capitali. La Banca Centrale Europea o BCE: è la Banca Centrale incaricata dell’attuazione della politica monetaria per i diciassette Paesi dell’Unione Europea che hanno aderito all’Euro. La BCE è stata istituita in base al Trattato di Maastricht ed entra in funzione nel 1999, quando tutte le funzioni di politica monetaria e del tasso di cambio delle allora undici banche centrali Nazionali sono state ad essa trasferite. Nella stessa sono sanciti irrevocabilmente i tassi di conversione delle monete Nazionali rispetto all’Euro. Avendo una propria personalità giuridica autonoma, la BCE può emanare decisioni e formulare raccomandazioni e pareri non vincolanti. Deve inoltre essere consultata dalle altre Istituzioni dell’UE per eventuali modifiche dei Trattati che riguardino il settore monetario. La BCE fa parte del Sistema Europeo delle Banche Centrali o SEBC, che comprende anche i Paesi Europei che non hanno aderito all’Euro, anche detto Eurosistema. L’Eurosistema infatti è composto solo dai Governatori delle Banche Centrali Nazionali dei Paesi aderenti all’Euro. Gli obiettivi principali della BCE sono: 1) Mantenere sotto controllo l’andamento dei prezzi, mantenendo il potere di acquisto nell’area Euro; 2) Controllare e regolamentare l’emissione di monete e banconote in Euro; 3) Sviluppare e programmare le politiche economiche e monetarie dei Paesi dell’area Euro, agendo in conformità del principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza; 4) Detenere e gestire le riserve ufficiali dei Paesi dell’area Euro; 5) Promuovere e regolare il funzionamento dei sistemi di pagamento; Il processo decisionale all’interno dell’area Euro, è centralizzato a livello degli organi direttivi della BCE, che è strutturata basandosi sulla tedesca Bundesbank. Gli organismi dirigenti sono composti da: 1. un Comitato Esecutivo, a cui capo siede il Governatore della BCE, e quattro altri membri, scelti in base alla loro autorità ed esperienza professionale riconosciuta in materia monetaria o bancaria, nominati dal Consiglio Europeo dopo consultazioni del Parlamento Europeo e del Consiglio Direttivo della BCE stessa. I suoi compiti sono 1) L’attuazione della politica monetaria e la conseguente ripartizione di istruzioni ai Governatori delle Banche Centrali Nazionali; 2) La gestione corrente della BCE; 2. Da un Consiglio Direttivo formato dai Governatori delle altre Banche Centrali appartenenti all’Eurosistema, le cui funzioni consistono: 1) Definire l’orientamento della Banca e prendere le decisioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi conferiti; 2) Definire la politica monetaria dell’area Euro compresi gli obiettivi monetari intermedi, i tassi di interesse di riferimento e l’offerta delle riserve monetarie in seno all’Eurozona e la definizione degli indirizzi necessari alla loro esecuzione; 3) Sceglie i membri che formeranno il Comitato Esecutivo; 3. Un Consiglio Generale, formato anche dai Governatori dei Paesi non aderenti all’Euro, ma appartenenti all’UE, che svolge i seguenti compiti: 1) Assolvere le funzioni consultive della BCE; 2) Raccogliere informazioni statistiche sull’andamento dei mercati; 3) Redigere il Rapporto Annuale della BCE; 4) Redigere le disposizioni per l’uniformazione delle procedure contabili delle Banche Centrali Nazionali; La BCE è dunque una Banca, formata e capitalizzata dalle altre undici Banche Centrali Nazionali (formate anch’esse da Banche Private) che svolge funzioni di Banca Centrale pur non essendola nei fatti. Le Banche Centrali Nazionali sono le uniche autorizzate alla sottoscrizione e alla detenzione del Capitale sociale della BCE. La sottoscrizione di tale Capitale sociale è stata effettuata secondo un criterio di ripartizione proporzionale alla percentuale di ciascuno Stato membro dell’UE, al PIL comunitario e alla Popolazione dell’Unione. L’ammontare sottoscritto, e interamente versato, dalle Banche Centrali Nazionali dei Paesi della Zona Euro è pari a 5.196.932.289,36€. Nel dicembre 2010 è stato deliberato un aumento del Capitale di 5 miliardi di Euro, che le Banche Centrali della Zona Euro hanno iniziato a pagare appunto nel 2010 e termineranno il pagamento in questi giorni. L’emissione di moneta da parte della BCE avviene attraverso il criterio della domanda e offerta di moneta. La domanda e l’offerta di moneta sono legate al tasso di interesse, dal modello IS-LM, secondo il quale esiste una correlazione inversa, non sempre lineare, fra offerta di moneta e tasso di interesse: aumentando l’offerta di moneta, il tasso di interesse scende in proporzione; viceversa, vendendo titoli per ridurre l’offerta di moneta, i tassi aumentano. Il mercato determina il tasso di interesse, con la legge della domanda e dell’offerta ( di moneta). La BCE determinando l’offerta di moneta, ha la leva per controllare i tassi di interesse. Il suo compito principale per statuto è appunto controllare l’offerta di moneta. La BCE regola l’offerta di moneta e trasmette la politica monetaria alle banche mediante: 1. Operazioni di mercato aperto, che si svolgono tramite acquisto o vendita di titoli in cui si crea o assorbe base monetaria. Solitamente sono operazioni temporanee, in cui ad esempio si compra una certa quantità e in un periodo successivo si vende la stessa o una diversa quantità dello stesso titolo, in modo tale da permettere una certa flessibilità nell’azione della Banca Centrale. Questo tipo di operazione si inserisce nel principio di libero mercato adottato dall’UE. 2. Operazioni su iniziative delle controparti, sono due tipi di operazioni che rispettivamente iniettano o assorbono liquidità overnight: 1) il rifinanziamento marginale in cui una banca chiede un prestito ad una tasso prestabilito dalla Banca Centrale, dietro garanzia, per una necessità di liquidità; 2) il deposito marginale in cui una banca deposita solitamente un eccesso di liquidità ad un certo tasso stabilito dalla Banca Centrale; 3. Riserva Obbligatoria, ovvero una percentuale di depositi, titoli di debito e titoli del mercato monetario con scadenza inferiore ai due anni che le banche devono depositare presso la banca centrale. Un altro compito della BCE è determinare la politica monetaria. Esistono essenzialmente due diverse strategie per attuare la politica monetaria: 1. Il Monetary Targeting, eseguito da molte banche Centrali dagli anni ’70, in cui per controllare l’inflazione e l’attività economica si fa riferimento al tasso di crescita di uno o più aggregati monetari. Questo approccio richiede però una stabile relazione tra domanda e offerta di moneta e livello dei prezzi, cioè una stabile funzione di domanda di moneta e la possibilità di controllare lo stock di moneta nel breve periodo. Attuata con successo dalla Germania. 2. L’ Inflation Targeting, è inteso invece come l’obiettivo della banca centrale di mantenere entro un certo intervallo l’inflazione, senza imposizione di strumenti particolari (libero mercato). La BCE non avendo materiale empirico sufficiente, ha scelto di implementarne una propria, definita Strategia di politica monetaria orientata alla stabilità, che include caratteristiche di entrambe le strategie sopracitate. La BCE ha quindi la possibilità di utilizzare vari strumenti per svolgere il proprio compito di stabilità dei prezzi. La strategia si basa su due pilastri: il primo è la quantità di moneta. Il consiglio direttivo della BCE ha individuato un valore di riferimento per la crescita della moneta, che però non è vincolante. Il secondo pilastro è invece una valutazione di ampio respiro delle previsioni dell’andamento dei prezzi dell’area Euro. Questa valutazione verrà compiuta facendo riferimento a un ampio ventaglio di indicatori economici, come ad esempio gli indicatori dell’attività economica reale, il costo del lavoro, tassi di cambio e prezzi esteri, prezzi delle attività finanziarie ed aspettative di imprese e consumatori. La BCE inoltre beneficia sul territorio degli Stati membri dei privilegi e delle immunità necessari per l’assolvimento dei propri compiti, alle condizioni previste dal protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità Europee. La BCE infatti, è nata come una Banca Centrale, pensata per operare in maniera indipendente dalla politica. Sebbene i suoi poteri ed obiettivi derivino da decisioni politiche dell’UE, le decisioni su come tali poteri debbano essere utilizzati e su come raggiungere gli obiettivi prefissati sono state infatti, direttamente delegate alla BCE stessa. Le istituzioni e i Governi degli Stati membri dell’UE si impegnano a rispettare questo principio, evitando di influenzare la BCE o le banche centrali nazionali. Da Maastricht al Fiscal Compact L’attuale costruzione Europea, ha interamente costituzionalizzato i dogmi del neoliberismo. Questa costruzione dell’Europa, sulla base dei Trattati di Maastricht e di Lisbona, è caratterizzata da un triplo passaggio di sovranità. Il passaggio dagli Stati Nazionali alle istituzioni Europee ha infatti coperto l’operazione neoliberista e antidemocratica: dai Parlamenti ai Governi, alle tecnocrazie e dalle istituzioni democratiche alle banche, verso i potentati economici. L’Europa di Maastricht è quindi la patria del neoliberismo applicato, sia per quanto riguarda lo statuto della BCE, che dal punto di vista delle politiche economiche, sociali e finanziarie. Proprio l’esistenza del Welfare e dell’intervento pubblico in economia, sono stati considerati ostacoli da rimuovere sulla via della competitività globale. Questa situazione è stata pesantemente aggravata dai provvedimenti che sono stati presi a seguito dello scoppio della Crisi nel 2007. I Governi Europei, la BCE e la Commissione Europea, si sono mossi su una linea rigorista. In particolare dopo che gli Stati avevano concorso con molto denaro pubblico al salvataggio delle banche private dei rispettivi Paesi, la Commissione Europea, nel giugno del 2010 ha determinato il rafforzamento del controllo centrale sui bilanci degli Stati membri in funzione di taglio della spesa. Nel marzo 2011, fu proposta una nuova riforma del Patto di Stabilità e di Crescita, volta a rendere automatiche le sanzioni per chi viola i parametri riguardanti il 3% del rapporto deficit/PIL e il 60% nel rapporto debito/PIL. Nel 2011 la Germania, la Francia e altri Paesi più piccoli dell’UE, hanno fatto un altro passo verso l’Unione fiscale della Zona Euro, con regole di bilancio molto rigorose e sanzioni automatiche per chi sfori: il Patto di Bilancio Europeo, meglio conosciuto col nome di Fiscal Compact. Il Fiscal Compact, è un accordo approvato il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 Stati membri dell’UE. Esso prevede, secondo i parametri di Maastricht: 1. L’impegno ad avere un deficit pubblico strutturale che non deve superare lo 0,5% del PIL e, per i Paesi il cui debito pubblico è inferiore all’1% del PIL, l’1%; 2. L’obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del PIL, di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni, ad un ritmo pari ad un ventesimo dell’eccedenza in ciascuna annualità (per L’Italia circa 45 miliardi di euro l’anno per 20 anni); 3. L’obbligo per ogni Stato di garantire correzioni automatiche con scadenze determinate quando non sia in grado di raggiungere altrimenti gli obiettivi di bilancio concordati; 4. L’impegno ad inserire le nuove regole sul pareggio di bilancio in Costituzione o comunque nella legislazione Nazionale, che verrà poi verificato dalla Corte di Giustizia Europea; 5. L’obbligo di mantenere il deficit pubblico sempre al di sotto del 3% del PIL, come previsto dal Patto di stabilità e crescita. In caso contrario scatteranno sanzione semi-automatiche; 6. L’impegno a tenere almeno due vertici l’anno dei 17 leader dei Paesi che adottano l’Euro; L’accordo non fa ancora formalmente parte della legislazione dell’UE, ma vi è l’impegno di renderlo tale entro cinque anni dalla sua approvazione. In sostanza da questi trattati non è emersa nessuna Europa democratica e politica: abbiamo al contrario un ferreo Governo Europeo, con la BCE che decide sull’Euro e l’oligarchia di Bruxelles sui bilanci degli Stati membri. In pratica le grandi banche e i Tecnocrati Europei, hanno assunto il potere economico e finanziario sui singoli Stati senza essere stati eletti dal popolo. I Paesi vengono così privati completamente di ogni sovranità in merito ai loro bilanci e contemporaneamente obbligati ad una politica di tagli alla spesa sociale che produrrà ulteriore recessione. In secondo luogo, l’aver messo sotto osservazione e l’aver posto un vincolo stringente al debito pubblico, ha scatenato la speculazione finanziaria sui Paesi più deboli. Gli speculatori hanno cominciato così a scommettere sulla fuoriuscita dall’Euro dei Paesi più deboli e a giocare sul potere di ricatto nei confronti di questi ultimi, praticando tassi da usura sui prestiti per rifinanziare il debito. Ovviamente sarebbe stato possibile intervenire in modo radicalmente diverso, in particolare permettendo alla BCE di intervenire direttamente nell’acquisto dei titoli di Stato dei Paesi membri. Questa iniziativa da sola avrebbe prodotto la fine della speculazione.