Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini Capitolo 1 L’elaborazione ottica delle immagini In questo capitolo si introducono i concetti matematici fondamentali dell’elaborazione ottica delle immagini, primo fra tutti quello di trasformata di Fourier. Vengono presentati i principali schemi di elaborazione delle immagini:il sistema a due lenti, a lente singola e a fascio divergente. Si parla inoltre della coerenza delle sorgenti e dell’elaborazione ottica in luce bianca. 1.1 L ’ e l a b o r a z i o n e o t t i c a d e l l e i mma g i n i L’elaborazione delle immagini si compone di un vasto insieme di metodi, che trovano applicazione nei più svariati campi delle attività umane. Gli obiettivi principali di questa disciplina sono il riconoscimento, il miglioramento, la trasmissione e l’archiviazione delle immagini. I metodi impiegati si classificano in due grandi categorie: numerici e analogici. I metodi numerici si basano sull’utilizzo dei calcolatori elettronici mentre quelli analogici su laser ed elementi ottici quali lenti e filtri. I due metodi hanno avuto alterne fortune, legate essenzialmente allo sviluppo delle tecnologie messe a loro disposizione. Nuovi componenti optoelettronici e calcolatori sempre più veloci hanno favorito ora l’una ora l’altra disciplina. 5 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini Il punto d’incontro tra i due approcci è l’elaborazione ibrida, dove calcolatori ed elementi ottici concorrono verso un obiettivo comune. L’elaborazione ottica delle immagini è per sua natura fortemente parallela e permette di elaborare, nello stesso istante, enormi quantità di dati, raggiungendo velocità elevatissime di calcolo. Consente inoltre la rilevazione delle immagini di fase, tutte possibilità precluse all’elaborazione numerica delle immagini. D’altra parte l’elaborazione numerica delle immagini può facilmente controllare, e quindi filtrare, ogni singolo elemento di un’immagine. Di fronte a queste possibilità l’elaborazione ottica non può contrapporre validi strumenti. Il principio base dell’elaborazione ottica delle immagini si può riassumere in questa frase: una lente sferica convergente produce, sul suo piano focale posteriore, la trasformata di Fourier ottica di un oggetto illuminato da un’onda piana uniforme e posizionato nel piano focale anteriore. 1.2 L a t r a s f o r ma t a b i d i me n s i o n a l e d i Fo u r i e r Si introduce ora il concetto matematico di trasformata di Fourier per funzioni di due variabili. Per le funzioni di una variabile si ha: ℑ{ f ( x)} = F (a ) = +∞ ∫ f ( x)e − jax dx (1.1) −∞ 1 ℑ {F (a )} = f ( x) = 2π −1 +∞ ∫ F (a)e jax da (1.2) −∞ 6 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini Dove con ℑ{f(x)} si indica simbolicamente la trasformata di Fourier della funzione f(x) e con ℑ-1{f(x)} la sua antitrasformata. Per i segnali elettrici la variabile x può essere il tempo ed a la pulsazione. In pratica la definizione di trasformata è applicabile a funzioni la cui variabile è una grandezza qualsiasi. Nell’elaborazione ottica i segnali sono le immagini piane che si possono descrivere con funzioni di due variabili spaziali. Il valore in un punto è legato alla trasparenza dell’immagine nel punto stesso. I sistemi elettronici hanno invece indipendente. La ragione per cui trasferimento indipendente dal solo in il tempo come variabile ottica è possibile un tale tempo, e direttamente a due dimensioni, risiede nel fatto che la sezione dei canali elementari di luce è estremamente piccola. La definizione di trasformata di Fourier a due dimensioni è la naturale estensione del caso unidimensionale: ℑ{ f ( x, y )} = F (a, b) = +∞ +∞ ∫ ∫ f ( x , y )e − j ( ax + by ) dxdy (1.3) −∞ −∞ ℑ −1{F (a, b)} = f ( x, y ) = 1 2π +∞ +∞ ∫ ∫ F ( a , b )e j ( ax + by ) dadb (1.4) −∞ −∞ Nel caso più generale la funzione f(x,y) è complessa. Si esaminano ora alcune proprietà di simmetria della funzione trasformata F(a,b) in due importanti casi: ♦ f(x,y) reale F ( − a , −b ) = +∞ +∞ ∫ ∫ f ( x , y )e + j ( ax + by ) dxdy −∞ −∞ 7 (1.5) Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini che per le proprietà del coniugio diventa: F ( − a , −b ) = +∞ +∞ ∫ ∫ [ f ( x, y ) e − j ( ax + by ) ∗ ] dxdy (1.6) −∞ − ∞ quindi +∞ F ( − a , −b ) = ∫ −∞ ∗ +∞ ∫ f ( x, y ) e − j ( ax + by ) −∞ dxdy (1.7) dunque F ( − a , −b ) = F ∗ ( a , b ) (1.8) Ecco quindi che lo spettro di una funzione reale di due variabili verifica la simmetria hermitiana analogamente al caso unidimensionale. ♦ f(x,y) i m magi nari a pura; al pos to del la (1.6) val e l a: F ( − a , −b ) = +∞ +∞ ∫ ∫ − [ f ( x, y ) e − j ( ax + by ) ∗ ] dxdy (1.6’) −∞ − ∞ da cui: F ( − a , −b ) = − F ∗ ( a , b ) Dunque nel caso (1.8’) di funzione 8 immaginaria pura vale Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini l’antisimmetria hermitiana. Questa proprietà è utile se si osserva che un’immagine di fase, con fase piccola, può essere considerata come funzione immaginaria pura, cosa che non accade se la fase non si può considerare piccola. 1.3 L a t r a s f o r ma t a o t t i c a d i Fo u r i e r L’immagine di ingresso per un sistema ottico è un oggetto piano, rappresentabile spaziali i cui con valori una funzione descrivono la f(x,y) di due trasparenza variabili dei punti dell’immagine stessa. Se la luce che attraversa l’immagine è un’onda piana uniforme, l’ampiezza del campo elettromagnetico immediatamente dopo l’immagine è proporzionale alla trasparenza. La fase del campo dipende invece dalle variazioni di cammino ottico introdotte dalla variazione di spessore del supporto trasparente. In generale quindi la funzione f(x,y) è complessa: l’ampiezza descrive la trasparenza, il termine di fase descrive le variazioni introdotte nella fase del campo. f ( x, y ) = f ( x, y ) e jϕ ( x , y ) (1.9) Le immagini possono essere elaborate con un sistema ottico. Il piano di ingresso è il piano focale anteriore della prima lente di trasformazione. L’origine delle coordinate x,y è l’intersezione tra tale piano e l’asse ottico. L’immagine di ingresso da elaborare è posta sul piano di ingresso del sistema ottico. Se nella relazione (1.9) il termine f(x,y) è costante (ad esempio uguale a uno, cioè trasparenza perfetta) l’immagine è costituita dal 9 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini solo termine di fase. L’immagine di fase (spesso detta anche oggetto di fase) è praticamente invisibile e una qualunque elaborazione richiede almeno uno stadio di ingresso di tipo ottico che trasformi l’informazione contenuta nella fase in un segnale di ampiezza. L’operazione fondamentale realizzata da un sistema ottico in luce coerente è sicuramente la trasformata ottica di Fourier. A differenza del caso temporale, in quest’ambito i segnali di ingresso sono delle immagini, in generale rappresentabili come funzioni di due variabili, f(x,y), in cui le distanze dei vari punti dall’origine svolgono l’analogo ruolo del tempo nella trasformata di Fourier temporale. Se f(x,y) rappresenta la trasparenza dell’immagine e se si suppone che sostanzialmente le variazioni la fase del di spessore campo, f(x,y) non è modifichino anche il campo elettromagnetico sul piano dell’immagine. Se si pone f(x,y) sul piano focale anteriore P1 di una lente sferica L1 avente distanza focale f, illuminandola con un’onda piana di riferimento avente lunghezza d’onda λ, sul piano focale posteriore P2 della lente si forma la trasformata di Fourier dell’immagine. L’onda di riferimento viene ottenuta filtrando il raggio laser per mezzo di un sistema costituito da un obiettivo microscopico e da un foro micrometrico seguiti da un telescopio espanditore. Se si indicano con (x1,y1) e (α,β ) rispettivamente le coordinate sul piano immagine P1 e sul piano della trasformata P2, la trasformata di Fourier di f(x1,y1) può essere espressa nel seguente modo: F (α , β ) = +∞ +∞ ∫∫ −j f ( x1 , y1 )e 2π (αx1 + βy1 ) λf dx1dy1 (1.10) −∞ −∞ La sua realizzazione ottica è schematizzata in figura(1.1). 10 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini Le variabili α e β sono coordinate spaziali e si misurano in unità di lunghezza. Se si introducono due nuove variabili, p e q (misurate in radianti/unità di lunghezza) e definite da: Lente di Trasformazione Onda Piana Uniforme L1 P1 P2 Piano della Trasformata Piano Immagine f f β y1 α x1 F(u,v) f(x1,y1) figura(1.1): realizzazione ottica della trasformata di Fourier bidimensionale p= 2π α λf q= 2π β λf (1.11) la (1.10) assume l’aspetto: F ( p, q ) = +∞ +∞ ∫ ∫ f ( x , y )e 1 1 − j ( px1 + qy1 ) dx1dy1 (1.12) −∞ −∞ di una trasformata di Fourier bidimensionale. Le variabili p e q prendono il nome di pulsazioni spaziali. Dividendole per 2π si ottengono le frequenza spaziali u e v, misurate 11 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini in linee/unità di lunghezza: u= p α = 2π λf v= q β = 2π λf (1.13) utilizzando quest’ultima definizione la (1.10) diventa: F (u , v) = +∞ +∞ ∫ ∫ f ( x , y )e 1 − j 2π ( ux1 + vy1 ) 1 dx1dy1 (1.14) −∞ −∞ La trasformata di Fourier presenta alcune caratteristiche riconducibili all’immagine posta in ingresso. La figura di diffrazione di Fraunhofer di un oggetto è la trasformata di Fourier dell’oggetto stesso. Se l’oggetto ha frequenze spaziali basse ovvero presenta dettagli di grandi dimensioni e una grande separazione tra i dettagli stessi, la trasformata di Fourier è caratterizzata da elementi piccoli che sono vicini tra loro. Un oggetto di frequenza spaziale elevata dà invece dei massimi che sono molto lontani tra loro. La larghezza e la spaziatura degli elementi diminuiscono quando si aumenta la lunghezza dell’apertura. Se l’apertura è molto lunga rispetto alla sua larghezza (come in una fenditura), la figura è così concentrata nella direzione parallela alla lunghezza della fenditura che tutta la luce si concentra lungo una linea perpendicolare ad essa. L’estensione della trasformata corrisponde alla banda spettrale dell’immagine. In particolare l’origine degli assi sul piano della trasformata corrisponde alla componente continua (u=0,v=0) che, trasferita sul piano immagine, restituisce lo 12 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini sfondo della figura d’ingresso. La presenza in un’immagine di rigature si traduce nella trasformata in una multiplazione degli spettri. La parte centrale della trasformata (banda base) è la banda vera e propria dell’immagine e la sua ricostruzione dà luogo all’immagine priva di rigature, mentre ognuna delle multiplazioni permette la ricostruzione, sia pure con notevoli aberrazioni, dell’immagine di partenza. Nel caso in cui l’immagine sia funzione di una sola delle variabili x,y, anche la trasformata è funzione di una sola delle variabili α,β. Ad esempio, se l’immagine dipende solo da x (è costante nella direzione y), la trasformata dipende solo da α e appartiene completamente all’asse di questa variabile. Se l’immagine è posta su un piano anteriore a distanza l≠f, sul piano focale posteriore si ha sempre la trasformata di Fourier dell’immagine, ma affetta da un errore, detto errore di fase quadratico, dato dalla presenza, nell’espressione di F(α,β ),di un fattore moltiplicativo del tipo: e jk l (1− )⋅(α 2 + β 2 ) 2f f (1.16) Oltre a realizzare la trasformata di Fourier di f(x,y), è possibile anche ricostruire l’immagine di partenza, cioè effettuare la trasformata inversa di Fourier. Il sistema ottico in grado di realizzare tale operazione è schematizzato in figura(1.2), in cui un’ulteriore lente L2 effettua una seconda trasformazione sulla trasformata di Fourier di f(x,y), posta sul piano focale posteriore della lente L1, producendo, a meno di un fattore moltiplicativo e di un capovolgimento degli assi cartesiani 13 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini Lente di Trasformazione Onda Piana Uniforme Lente di Ricostruzione L1 P1 P2 f1 L2 f1 P3 f2 f2 Piano della Trasformata Piano Immagine y1 Piano di Uscita β α x1 x2 F(u,v) f(x1,y1) y2 f(x2,y2) figura(1.2): realizzazione ottica della trasformata diretta ed inversa di Fourier (che comunque non hanno conseguenze pratiche), l’immagine di partenza. Dal punto di vista analitico questo fatto si può vedere ricordando che la trasformata inversa si può esprimere nella forma di una trasformata diretta; infatti: f ( x, y ) = ℑ −1 {F ( p, q )} = +∞ +∞ 1 (2π ) 2 ∫ ∫ F ( p , q )e j ( px + qy ) dpdq (1.17) −∞ −∞ operando il cambio di variabili p=-r, q=-s, la (1.17) diventa: 14 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini +∞ +∞ 1 (2π ) 2 ∫ ∫ F ( −r ,− s )e −∞ − ∞ − j ( rx + sy ) F ( − r ,− s ) drds = ℑ 2 (2π ) (1.18) L’unico difetto che si può imputare a questo sistema è la sua scarsa elasticità per quanto riguarda l’ingrandimento trasversale, determinato dal rapporto delle distanze focali delle due lenti f2/f1. Una sua variazione si può ottenere solo cambiando una o entrambe le lenti. Per una verifica della teoria sono state fatte delle prove al calcolatore. L’operazione è gestita da un pacchetto software per l’elaborazione delle immagini che consente una vasta gamma di figura(1.3) operazioni sulle immagini. Come immagine di prova per la simulazione è stata utilizzata la lettera E bianca su sfondo nero (figura(1.3)) che, convertita in modulo, costituisce un’immagine reale. La trasformata di Fourier di questa funzione è stata simulata tramite Imalab mediante l’opzione FFT ed è visibile in figura(1.4). 15 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini figura(1.4) 1.4 Tecniche di filtraggio Tra le operazioni matematiche realizzabili con architetture ottiche in luce coerente, una delle più diffuse è il filtraggio mediante il quale è possibile modificare alcune componenti in frequenza dello spettro del segnale di ingresso. Per i sistemi lineari spazio-invarianti, lo spettro del segnale d’uscita è ottenuto dallo spettro del segnale di ingresso moltiplicato per la risposta in frequenza del sistema stesso. L’operazione di filtraggio si ottiene realizzando la desiderata risposta in frequenza del sistema in esame. È opportuno ricordare cosa si intende per sistema lineare spazio-invariante. figura(1.5) all’ingresso Si produca gli supponga in vengono uscita che le il sistema risposte schematizzato g1(x,y) e g2(x,y) in se applicate rispettivamente le eccitazioni f1(x,y) e f2(x,y): f1 ( x, y ) → g1 ( x, y ) (1.19) 16 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini f 2 ( x, y ) → g 2 ( x, y ) (1.20) Il sistema è lineare se soddisfa le seguenti proprietà: • Additività: f1 ( x, y ) + f 2 ( x, y ) → g1 ( x, y ) + g 2 ( x, y ) • (1.21) Omogeneità o scalaggio: kf1 ( x, y ) → kg1 ( x, y ) (1.22) dove k è una costante moltiplicativa. In altre parole un sistema è lineare se gode del principio di sovrapposizione. Un sistema è spazio-invariante se, eccitato in ingresso con un segnale traslato nello spazio, risponde con un segnale d’uscita, corrispondente a quello all’ingresso se fosse applicato nell’origine, ma traslato anch’esso della stessa quantità nello spazio. Questa proprietà si può descrivere dicendo che se vale: f ( x, y ) → g ( x, y ) (1.23) f ( x − x1 , y − y1 ) → g ( x − x1 , y − y1 ) (1.24) segue: Se un segnale d’ingresso f(x,y) è soggetto ad un’operazione di filtraggio lineare spazio-invariante, l’uscita g(x,y) all’ingresso tramite la seguente equazione di convoluzione: 17 è legata Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini g ( x, y ) = +∞ +∞ ∫ ∫ f (ξ ,η )h( x − ξ , y − η )dξdη (1.25) −∞ −∞ dove h(x-ξ,y-η) è la risposta del filtro nel punto (x,y) all’impulso unitario applicato nel punto di coordinate (ξ,η) sul piano d’ingresso. Applicando il teorema di convoluzione, si vede che, nel dominio della frequenza, tale operazione equivale al prodotto delle trasformate: G (u , v) = F (u , v) ⋅ H (u , v) (1.26) È proprio su questa relazione che si basano le architetture ottiche in luce coerente per la realizzazione del filtraggio. Per ottenere questo prodotto basta porre sul piano della trasformata di f(x,y) una trasparenza, eventualmente a spessore variabile, che simuli l’andamento della risposta in frequenza del filtro (figura(1.5)). In seguito, con una seconda lente L2, è possibile ricostruire questo prodotto, cioè sul piano focale posteriore di L2 si ottiene la sua trasformata inversa corrispondente alla convoluzione dell’immagine in ingresso f(x,y) con la risposta impulsiva del filtro h(x,y). Il filtro è un elemento la cui messa a punto è la più delicata nell’intero processo di elaborazione in quanto deve essere in grado di simulare una funzione eventualmente complessa. Ne esistono di svariati tipi, dai filtri di sola ampiezza, semplici da costruire, ma utili solo in un numero limitato di applicazioni, a quelli di sola fase molto più complicati da realizzare. Il tipo più semplice di filtro di sola ampiezza è quello cosiddetto binario, costituito cioè da zone trasparenti e da zone 18 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini opache. Un campo specifico in cui sono impiegati questi tipi di filtri è quello della separazione di bande distinte sul piano delle frequenze. Questi sistemi hanno comunque possibilità limitate e possono introdurre, nell’immagine elaborata, contorni multipli. Si può realizzare una maschera di ampiezza e fase producendo le variazioni di fase con una trasparenza a spessore variabile e si possono ottenere funzioni di trasferimento complesse con tecniche olografiche. Per realizzare filtri di ampiezza a variazione continua si può impiegare la tecnica dei filtri rotanti che possono essere a simmetria circolare o direzionali. I filtri a simmetria circolare effettuano filtraggi indipendenti dalla direzione, ossia sono filtri monodimensionale in senso radiale. La tecnica conserva il vantaggio della semplicità di realizzazione dei filtri binari pur permettendo di ottenere un qualunque andamento della funzione di trasferimento a simmetria circolare. Il disegno del profilo desiderato viene riprodotto fotograficamente e stampato su pellicola delle dimensioni desiderate. Il diaframma finale viene montato su di un supporto posto in rotazione da un motorino, la cui velocità può essere variata dall’operatore a seconda delle esigenze. I filtri direzionali consentono di ottenere filtraggi lungo direzioni prestabilite. Per la loro realizzazione è necessario far scorrere di moto rettilineo sul piano della trasformata una figura costituita da una successione periodica spaziale. Si possono realizzare su pellicola o anche su un lamierino inciso in modo fotolitografico. In ogni caso, i filtri dipendono dalle caratteristiche del segnale d’uscita che il sistema ottico deve ottenere. L’uscita del sistema può essere costituita dall’immagine di ingresso migliorata (problema del 19 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini recupero di immagini) o dalla correlazione dell’immagine di ingresso con un insieme di immagini campione (problema del riconoscimento o classificazione). È stata effettuata una prova di simulazione filtrando l’immagine di figura(1.3) con un filtro passa basso, la cui risposta in frequenza è rappresentata in figura(1.6). Il filtro lascia passare solo le componenti del segnale che hanno frequenza spaziale minore della frequenza di taglio (zona bianca Lente di Trasformazione Onda Piana Uniforme Lente di Ricostruzione L1 P1 f1 P2 L2 f1 f2 Piano della Trasformata con il Filtro H(u,v) Piano Immagine y1 P3 f2 Piano di Uscita (Immagine Filtrata) β α x1 x2 f(x1,y1) F(u,v)*H(u,v) figura(1.5): sistema ottico per il filtraggio lineare spazio-invariante 20 y2 f(x2,y2) Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini della maschera di ingresso), mentre quelle con frequenza spaziale superiore vengono moltiplicazione nel eliminate dominio (zona delle nera). frequenza Effettuando tra il filtro la e la trasformata di fourier dell’immagine di ingresso, rappresentata in figura(1.4), si ottiene la figura(1.7) che, in seguito ad antitrasformazione, restituisce l’immagine di ingresso filtrata passa basso (figura(1.8)). figura(1.6) figura(1.7) 21 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini figura(1.8) 1.5 S i s t e mi ottici alternativi per l’elaborazione delle i mma g i n i Il classico sistema ottico a due lenti è in grado di produrre la trasformata ottica F(α,β ) di un’immagine f(x,y) e di ottenere la sua ricostruzione. Si è visto che se l’immagine d’ingresso è posta su di un piano diverso da quello focale anteriore della prima lente di trasformazione, la sua trasformata risulta affetta da un errore quadratico di fase. In termini più generali si può affermare che qualunque sistema ottico focalizzante è in grado di produrre la trasformata di Fourier ottica di un’immagine. La trasformata ottenuta è esatta o affetta da un errore di fase, a seconda che i singoli punti, in cui si può pensare di decomporre l’immagine, diano luogo nel fuoco del sistema a onde piane o sferiche. In ogni caso è possibile ricostruire l’immagine correttamente basandosi Infatti in anche luce sull’applicazione coerente 22 valgono dell’ottica geometrica. le leggi stesse sulla Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini formazione delle immagini dell’ottica geometrica. Si considerano ora alcuni schemi ottici che si possono usare in alternativa al classico sistema a due lenti. Tutti gli schemi sono utilizzabili anche in luce bianca purché le lenti impiegate siano acromatiche. 1.6 S i s t e ma o t t i c o a l e n t e s i n g o l a Un sistema ottico semplice e versatile è quello a lente singola. Esso produce contemporaneamente la trasformata dell’immagine e la sua ricostruzione (figura(1.9)). La relazione che lega la distanza l, fra l’immagine d’ingresso e Onda Piana Uniforme Lente di Trasformazione Trasformata con Errore di fase Immagine Ricostruita Reale Immagine f s f l d figura(1.9): schema ottico a lente singola la lente, la distanza d, fra l’immagine ricostruita e la lente, e la distanza focale f risulta: 23 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini 1 1 1 + = l d f Ponendo (1.27) l=f+s e sostituendo nell’equazione precedente si ottiene per d la relazione: d= f + f2 s (1.28) Se s è maggiore di zero (figura(1.9)), ossia se l’immagine è allontanata dalla lente di trasformazione, l’immagine ricostruita è reale e può essere registrata su un sensore o su pellicola. Se, invece, la distanza s è negativa l’immagine ricostruita è virtuale e la sua acquisizione può avvenire solo con una telecamera munita di un obiettivo, messo a fuoco sul piano corrispondente alla distanza d definita dall’equazione precedente. Si noti che, visto che d risulta negativo, la ricostruzione avviene anteriormente alla lente. Il vantaggio di operare con il sistema a lente singola è la possibilità di variare l’ingrandimento trasversale m definito da: m=− d f =− l s (1.29) giocando sulla sola distanza l. Si evita inoltre l’impiego di una seconda lente. L’ingrandimento trasversale ha modulo unitario quando s=f. La collocazione di un filtro sul piano della trasformata permette l’elaborazione dell’immagine sia nel caso che s sia positivo che negativo. 24 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini 1.7 S i s t e ma o t t i c o a f a s c i o d i v e r g e n t e Un altro schema utilizzabile nei sistemi per l’elaborazione ottica è quello puntiforme. La a fascio divergente trasformata si forma prodotto nel da piano una sorgente coniugato della sorgente S, rispetto alla lente. Quello è proprio il piano in cui si focalizza la sorgente (figura(1.10)). Immagine di Ingresso Errore di fase Immagine Ricostruita Reale Fascio Divergente S f f l ds ls d figura(1.10): schema ottico a fascio divergente Un vantaggio rispetto ai precedenti schemi è di evitare l’impiego di ottiche per produrre il fascio collimato. L’immagine ricostruita si forma, come nello schema a lente singola, nel piano coniugato dell’immagine d’ingresso. Variando la distanza ls tra la sorgente e la lente è possibile modificare l’estensione spaziale della trasformata e la sua posizione ds. Anche in questo sistema per ottenere un’elaborazione dell’immagine d’ingresso è sufficiente collocare un filtro sul piano in cui si forma la trasformata. 25 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini 1.8 S i s t e ma o t t i c o a f a s c i o c o n v e r g e n t e Il sistema rappresentato in figura(1.11) prevede di illuminare l’immagine da trasformare mediante un fascio laser convergente a distanza f. La trasformata di Fourier dell’immagine si ottiene in questo caso direttamente sul piano di convergenza. Le relazioni tra coordinate e pulsazioni spaziali diventano: Lente di Trasformazione Piano della Trasformata Piano Immagine Piano dell’Immagine Ricostruita Lente di Ricostruzione l f2 f D=f2(1+f2/(f-l)) figura(1.11): sistema ottico a fascio convergente p= 2πα 2πβ KKKK q = λ( f − l) λ ( f − l) (1.30) Si possono fare alcune osservazioni: f può essere molto grande e quindi è possibile ottenere una trasformata estesa anche di immagini di scarsa definizione, cioè a basso contenuto spettrale. Il fascio convergente può essere ottenuto mediante lo stesso telescopio espanditore usato per generare l’onda piana 26 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini uniforme nei sistemi ottici illustrati precedentemente. Per variare (f-l) basta far scorrere l’immagine lungo l’asse ottico. Una variazione di (f-l) implica una variazione del fattore di scala della trasformata: a parità di frequenze spaziali p e q variano e le distanze α e β misurate sul piano della trasformata. Se su tale piano è posto un filtro, una variazione del fattore di scala della trasformata consente di ottenere gli stessi risultati che si avrebbero variando il fattore di scala della maschera del filtro. Dato che nell’elaborazione ottica i filtri sono spesso di costruzione laboriosa e non sempre è facile individuare con esattezza la banda passante del filtro, il sistema a fascio convergente può consentire notevoli elasticità e risparmio di tempo. La trasformata è affetta da un errore di fase di tipo quadratico che può essere corretto nella ricostruzione. La lente ricostruisce infatti l’immagine a distanza tale da correggere tale errore di fase: D=f2(1+f2/(f-l)). Visto che il dell’immagine rapporto ricostruita fra e le quelle dimensioni lineari dell’immagine di partenza è direttamente proporzionale a f2/(f-l) dove f2 è la distanza focale della lente di ricostruzione dell’immagine, è chiaro che a meno di non usare per la ricostruzione una lente di lunga focale l’immagine ricostruita è molto piccola, tanto che spesso è necessario proiettarla con un obiettivo con forte ingrandimento. 27 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini 1.9 Coerenza parziale Negli schemi ottici presentati risulta fondamentale la presenza di un’onda piana uniforme per ottenere la trasformata di Fourier ottica dell’immagine. Per produrre un’onda piana uniforme si utilizza Onda Sferica L Sorgente Puntiforme Onda Piana Uniforme S f figura(1.12): schema per la produzione di un’onda piana lo schema ottico illustrato in figura(1.12). Si parte da una sorgente puntiforme monocromatica S, posta nel piano focale anteriore di una lente L, in corrispondenza all’asse ottico. La lente converte l’onda sferica, prodotta dalla sorgente, in un’onda piana. Le dimensioni di quest’onda sono limitate da quelle della lente. Un’onda piana uniforme, in realtà, dovrebbe essere infinitamente estesa nello spazio. L’onda sferica generata dalla sorgente puntiforme monocromatica S può dare luogo a dei fenomeni d’interferenza. Infatti se si sommano le radiazioni provenienti da due punti qualsiasi P1 e P2 del campo sferico in un altro punto P dello spazio si ottiene l’interferenza. Si dice che una sorgente puntiforme 28 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini monocromatica, e quindi un’onda sferica ideale, dà dei fenomeni di interferenza non localizzati. Lo stesso vale per un’onda piana uniforme. Per i campi generati dalle sorgenti ordinarie tutto ciò non avviene: si dice che le sorgenti reali sono parzialmente coerenti. La coerenza parziale limita la possibilità di ottenere fenomeni di interferenza tra due punti qualsiasi dello spazio. Non vi è una separazione netta tra le condizioni sotto le quali si ha la coerenza, e perciò si può avere interferenza, e quelle per cui invece non si ha più. La coerenza cambia gradualmente andando verso l’incoerenza totale. Il grado di visibilità delle frange di interferenza è una misura diretta del grado di coerenza (parziale) dei contributi delle onde. La coerenza può essere definita come la stabilità di fase di un’onda, sia nello spazio che nel tempo. Per stabilità nello spazio si intende una relazione fissa di fase tra due onde distinte e per stabilità nel tempo si intende la costanza della fase in una singola onda. La coerenza temporale è dunque legata alla durata dei treni d’onda elettromagnetici emessi dalla sorgente mentre la coerenza spaziale è legata alle dimensioni della sorgente stessa. 29 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini 1 . 1 0 C o e r e n z a t e mp o r a l e Si dà introducendo ora una spiegazione l’interferometro di della Michelson. coerenza temporale Esso costituito è (figura(1.13)) da due specchi piani M1 ed M2 disposti ortogonalmente l’uno rispetto all’altro e da un divisore di raggio D. M1 Onda Piana Uniforme A1 M2 (a) S A2 (b) I D d Σ P OSSERVATORE figura(1.13): interferometro di Michelson Si consideri propagazione l’onda ortogonale piana al uniforme piano definito Σ con dallo direzione specchio di M2. L’ampiezza dell’onda riflessa e trasmessa dal divisore di raggio D siano uguali. Si consideri il raggio luminoso SI: quando incide sulla superficie D si divide in due parti che percorrono due cammini differenti IA1IP e IA2IP. I due raggi si ricongiungono nel tragitto IP, dove è posizionato un osservatore. Si supponga che la propagazione avvenga in aria. La differenza dei due cammini ottici è di 2d. Se A0 è l’ampiezza del raggio SI, l’intensità dell’interferenza in P risulta: 30 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini I = A0 cos 2 ( 2 2π λ d) (1.31) A seconda dei valori assunti dalla distanza d, in P, si otterrà interferenza distruttiva o costruttiva. Aumentando la distanza d si ha comunque interferenza. Il treno d’onda iniziale ha, infatti, una lunghezza infinita (lunghezza di coerenza) e quindi la relazione di fase tra i due treni, durante tutto il periodo necessario all’osservazione T, sarà costante. Se l’onda piana, che entra nell’interferometro, ha banda finita, allora può capitare che i due treni d’onda che si ricongiungono in IP non provengano dallo stesso treno d’onda iniziale. La differenza di cammino ottico introdotta risulta superiore alla lunghezza dei treni d’onda e la differenza di fase dei due treni d’onda varia caoticamente durante il periodo di osservazione T: l’energia media della vibrazione risultante è pari alla somma delle energie medie delle vibrazioni iniziali. L’interferenza non è più osservabile in P e si dice che c’è incoerenza temporale. Le vibrazioni si dicono incoerenti e la loro somma implica la somma delle intensità. Solo se la differenza di cammino ottico è molto più piccola della lunghezza di coerenza ci potrà essere interferenza. La durata media τ di un treno d’onda (tempo di coerenza) è determinata dalla larghezza di banda spettrale ∆ν della sorgente, secondo la relazione: τ= 1 ∆υ (1.32) e la lunghezza di coerenza L vale: 31 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini L = cτ = c ∆υ (1.33) Il tempo di coerenza è identico al tempo di decadimento degli atomi eccitati. Anche in una sorgente di luce convenzionale questo tempo di decadimento può essere dell’ordine di 10-8s. Le diverse sorgenti di luce variano enormemente tra loro nella lunghezza dei treni d’onda che essi emettono. Luce rossa ottenuta con dei filtri ordinari ha treni lunghi circa 10λ. Così già con differenze di cammino di appena 5λ, la visibilità è ridotta alla metà. La riga rossa del cadmio e la riga verde di una lampada a mercurio a bassa pressione danno interferenza fino a circa 50cm. La riga arancione del kripton produce frange visibili fino a differenze di cammino di 80cm. La riga di risonanza del calcio dà frange visibili anche ad una differenza di cammino di 2m. In un laser a rubino, il tempo di coerenza è di circa 10-8s e la lunghezza di coerenza è dell’ordine di 1m. Nella luce emessa da un laser a gas, il tempo di coerenza può essere considerevolmente più lungo, dell’ ordine dei 10-4s, e la lunghezza di coerenza può essere lunga fino a 30km. 32 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini 1.11 Coerenza spaziale Nei sistemi ottici di elaborazione è richiesto che l’immagine sia attraversata da un’onda piana. In pratica l’illuminazione in un sistema ottico di elaborazione parzialmente coerente non è realizzata illuminando direttamente l’immagine. La radiazione emessa dalla sorgente viene collimata con η y P0 Piano Immagine J(ξ,η) S ξ x f f figura(1.14) una lente sul piano di ingresso (figura(1.14)) in cui è collocata l’immagine da elaborare. Inoltre la sorgente può essere codificata con un’opportuna maschera la cui trasparenza modula l’intensità luminosa della sorgente stessa. Nel caso di figura(1.15) la maschera codificante la sorgente è un piccolo foro (pinhole): tanto minore è il diametro del pinhole tanto maggiore è il grado di coerenza che si riesce ad ottenere, ma tanto maggiore è anche il sacrificio disponibile. 33 dell’intensità luminosa Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini 1.12 Elaborazione ottica in luce bianca Se si dispone di sorgenti con una banda spettrale di ampiezza finita, il campo sul piano della trasformata, è dato dalla sovrapposizione dei contributi di tutte le componenti cromatiche, ciascuna distorta da un fattore di scala differente, in accordo con la (1.11). La condizione considerata di fortemente coerenza restrittiva, temporale non in l’indeterminazione quanto deve essere prodotta sul piano della trasformata risulta normalmente piccola relativamente alla banda spaziale del segnale. La coerenza spaziale è viceversa una condizione più restrittiva, in quanto la sua mancanza fa venire meno il concetto di fronte d’onda: l’informazione contenuta nel campo prodotto dalla trasparenza è in questo limitata alla sola intensità della medesima, in quanto l’informazione relativa alla fase risulta distorta dalla incoerenza del fronte. Esaminando la (1.11) si vede che, se la sorgente contiene un’ampia banda di frequenze (per esempio una sorgente di luce x,y Fascio Laser Espanso LASER Fascio laser η Maschera Codificante la Sorgente J(ξ,η) Piano Immagine ξ figura(1.15): sistema di illuminazione impiegato nell’elaborazione coerente 34 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini bianca) e soddisfa al requisito di coerenza spaziale, sul piano focale della lente si formano tante trasformate, una per ogni componente spettrale, parzialmente sovrapposte e caratterizzate ognuna da un diverso fattore di scala 1/λf. E’ questo il principio base dell’elaborazione ottica in luce bianca. Una sorgente policromatica è tanto più coerente spazialmente quanto minori sono le sue dimensioni. Per produrre il raggio espanso di luce bianca si ricorre pertanto a lampade quasi puntiformi. Per migliorare ulteriormente la coerenza spaziale, la luce emessa dalla lampada può venire filtrata e collimata da un diaframma. La criticità delle condizioni di coerenza spaziale può essere evidenziata osservando che ogni alterazione del fronte d’onda rispetto a quello piano o sferico previsto nel sistema di elaborazione viene da questo interpretato come una caratteristica propria dell’immagine, dando quindi luogo (se stazionario nel tempo) ad un’immagine diversa. In altre parole l’errore sulla coerenza temporale dà luogo ad errore sulla trasformata, mentre l’errore sulla coerenza spaziale dà luogo ad errore direttamente sull’immagine. Un sistema per l’elaborazione delle immagini illuminato con luce bianca presenta dei vantaggi rispetto al caso di una sorgente laser. Prima di tutto la facile reperibilità della sorgente ed il suo minor costo. Le sorgenti di luce bianca più comunemente adottate, nei sistemi ottici di elaborazione, sono quelle alogene e quelle ad arco per l’elevata brillanza della radiazione emessa. Le loro piccole dimensioni consentono di ottenere, con ottima approssimazione, dei fasci di luce piani. In figura(1.16) si riporta lo schema utilizzato per ottenere un fascio collimato di luce bianca a partire da una di queste sorgenti. La prima lente L1 serve per creare un’immagine della sorgente in 35 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini Anodo J(ξ,η) η L2 Fascio Collimato ξ L1 Telescopio Espanditore Passa Basso Catodo Piano Oggetto f figura(1.16):schema per generare il fascio collimato di luce bianca corrispondenza del pinhole, che costituisce una maschera di codifica. Il pinhole esegue un filtraggio spaziale passa basso, per approssimare nel miglior modo possibile una sorgente puntiforme. Più piccolo è il pinhole e maggiore è la coerenza spaziale del fascio. Una seconda lente L2 posizionata ad una opportuna distanza, converte l’onda sferica in uscita dal pinhole in un’onda piana. Il fascio ottenuto si presta ad essere utilizzato in tutti i sistemi ottici di elaborazione. In luce bianca tutte le lenti che si utilizzano devono essere acromatiche, altrimenti si introduce l’aberrazione cromatica. L’indice di rifrazione di ogni mezzo trasparente varia con la lunghezza d’onda quindi una lente ha lunghezze focali diverse per i diversi colori della luce. Con una lente convergente semplice la luce blu si focalizza più vicino alla lente che non la luce rossa. La distanza, in direzione longitudinale, tra le immagini assiali è detta aberrazione cromatica longitudinale, o assiale. La differenza verticale nelle altezze dell’immagine, che si ottiene per la differenza assiale, è detta invece aberrazione cromatica laterale. Un’immagine se osservata nel fuoco blu, mostra dettagli bluastri circondati da un alone rosso. Nel fuoco rosso, i dettagli sono invece rossi e l’alone blu. L’aberrazione cromatica si può correggere e in tal caso il 36 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini sistema è detto acromatico. Nello specifico un tale sistema è corretto per due lunghezze d’onda e di solito lo è anche per l’aberrazione sferica. La scelta delle lunghezze d’onda dipende dallo scopo per cui il sistema è progettato. Un modo per correggere l’aberrazione cromatica consiste nell’usare due lenti, una fatta di vetro crown e l’altra di vetro flint e porle a contatto tra loro. Le lenti sono scelte in modo tale che la dispersione prodotta da una lente è compensata dalla dispersione, opposta, prodotta dall’altra. Ci si riferisca ora al sistema classico a due lenti. L’immagine da elaborare f(x,y), collocata nel piano focale anteriore della prima lente di trasformazione, può essere una trasparenza colorata. In generale, sia l’attenuazione A(x) che lo sfasamento ϕ(x) introdotti dall’oggetto variano con la lunghezza d’onda della luce. Si ha quindi: f ( x, y; λ ) = A( x, y; λ ) ⋅ e jϕ ( x , y ;λ ) dove il parametro dell’attenuazione (1.34) λ sta ad indicare la dipendenza dal colore e della fase. Supponendo il pinhole sufficientemente piccolo, in modo da considerare puntiforme la sorgente luminosa, sul piano focale posteriore della lente di trasformazione, per ogni lunghezza d’onda λ, l’ampiezza complessa è descritta da: F (α , β ; λ ) = S (λ ) ∫∫ f ( x, y; λ )e j 2π ( αx + β y ) λf dxdy (1.35) dove S(λ ) è la distribuzione spettrale della sorgente impiegata ed f(x,y;λ) è la trasparenza dell’immagine 37 in corrispondenza della Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini lunghezza d’onda λ. Il colore della sorgente λ introduce un fattore di scala sulle dimensioni spaziali della trasformata ottica. Sul piano di Fourier della lente di trasformazione si ha una sovrapposizione di trasformate di Fourier ottiche modulate dalla lunghezza d’onda λ corrispondente. Maggiore è λ, maggiore è la dimensione spaziale della trasformata, quindi la trasformata ottica che corrisponde al blu è più piccola di quella corrispondente al rosso. Solitamente tale sovrapposizione di trasformate viene chiamata trasformata ottica colorata. Si consideri una trasformata colorata ricavata a partire da un pinhole di 25µm. Aumentando le dimensioni fisiche del pinhole in modo da non poterlo considerare più puntiforme, si perde parte della coerenza spaziale della sorgente. Il risultato è che sul piano di Fourier si ha una sovrapposizione di trasformate colorate, una per ogni sorgente elementare, in cui si può pensare di decomporre la sorgente estesa. Per eseguire un’elaborazione dell’immagine, come per la luce coerente, è necessario collocare un filtro sul piano di Fourier. In luce bianca l’azione di un generico filtro è differente al variare della lunghezza d’onda λ, a causa del fattore di scala introdotto nella dimensione della trasformata proprio da λ. Questo comporta una difficoltà nella realizzazione di filtri, quando si voglia elaborare allo stesso modo le componenti spettrali dell’immagine al variare di λ. È questo il principale svantaggio rispetto ai tradizionali sistemi di elaborazione in luce laser. Nonostante questo i sistemi di elaborazione in luce bianca offrono anche dei notevoli vantaggi. Il rumore delle immagini risulta notevolmente diminuito. Questo perché un sistema di elaborazione coerente risulta costituito da un unico canale di trasmissione, dato 38 Oggetti di fase: Metodi teorici e realizzazione sperimentale per la visualizzazione di valori elevati della fase Capitolo 1: L’elaborazione ottica delle immagini dall’unica lunghezza d’onda e dall’unico punto di emissione della sua sorgente di luce. Una qualsiasi perturbazione all’interno del sistema crea un disturbo che fa perdere informazione. All’uscita del sistema si producono immagini rumorose. Un sistema di elaborazione in luce bianca può essere visto come un sistema di trasmissione a più canali indipendenti. La perdita di coerenza temporale comporta che l’informazione venga trasmessa da una moltitudine di canali, una per ogni lunghezza d’onda. Ognuno di questi canali risulta indipendente dagli altri. Una perdita di coerenza spaziale indica che la sorgente ha una superficie di emissione estesa, decomponibile in più sorgenti elementari, ciascuna delle quali costituisce a sua volta un canale indipendente nel sistema. Il sistema complessivo multicanale risulta ora meno sensibile ai disturbi. Se si ha un disturbo in uno dei canali del sistema, l’informazione è solo parzialmente degradata in quanto presente anche negli altri. 39