Le rappresentazioni grafiche in fisica di Giuseppina Rinaudo* Diversi livelli di formalizzazione Uno degli aspetti chiave dell’insegnamento e dell’apprendimento della fisica, come del resto di tutte le discipline, è lo sviluppo delle capacità di formalizzazione, dove per ‘formalizzare’ si intende sostanzialmente il riuscire a ‘dare forma’ alle informazioni ed esperienze che provengono dall’esposizione ai fenomeni e, in generale, alle ‘cose che succedono’. In fisica, la formalizzazione può essere fatta a diversi livelli attraverso: - il linguaggio: la descrizione del fenomeno viene realizzata con l’uso di parole appropriate, che assumono significati precisi e condivisi (esigenza dettata dalla necessità di comunicare in modo non ambiguo). Nel linguaggio scientifico i termini usati sono legati a precisi concetti che hanno certi significati e non altri, definiti spesso in modo convenzionale perché considerati utili ed economici. In modo altrettanto preciso e spesso convenzionale vengono espresse le correlazioni fra i concetti e fra le grandezze fisiche che li sottendono (una grandezza fisica è, per esempio, il volume, un concetto legato al volume è, per esempio, la conservazione); - la rappresentazione grafica o iconica, che permette di dare una forma visiva alle correlazioni fra concetti e grandezze fisiche espresse verbalmente; - le relazioni matematiche, che traducono le correlazioni nel linguaggio astratto della matematica e permettono di dare alle conoscenze fisiche la struttura logico-formale che le caratterizza, mediante leggi, modelli e teorie. Le rappresentazioni grafiche in fisica Come si vede, le rappresentazioni grafiche si collocano a metà tra la prima formalizzazione che avviene attraverso l’espressione verbale e la potente formalizzazione matematica e sono un aiuto efficace allo sviluppo della capacità di astrarre, perché si basano sulla ‘visualizzazione’ e quindi sulle potenzialità della vista nell’acquisire informazioni. Parlando di rappresentazioni grafiche in fisica, il pensiero corre subito a diagrammi e istogrammi, ma c’è un’ampia varietà di altre rappresentazioni, che sono validissime, come l’uso di frecce per rappresentare vettori o di schemi grafici per rappresentare sequenze o correlazioni logiche. La figura, per esempio, presa dalle ‘dispense’ [1] che utilizziamo per la didattica della fisica nel corso di studi in Scienze della Formazione Primaria (la cosiddetta ‘laurea per maestri’), mostra come descrivere mediante frecce, corredate da didascalie essenziali, concetti fondamentali riguardanti le forze, rendendoli accessibili anche a questo livello scolare iniziale, in cui è importante affiancare gradualmente alla formalizzazione verbale attraverso il linguaggio, quella visiva attraverso simboli via via più astratti. Fdito-elastico Felastico-dito Figura 1 Regole per rappresentare le forze: la ‘matematica delle frecce’ Perché la rappresentazione grafica aiuti effettivamente il processo di formalizzazione in fisica occorre che non si limiti agli effetti iconici, che pure sono molto importanti, ma che rispetti regole precise, definite in modo da esprimere graficamente proprio quelle relazioni fra grandezze che sono tipiche della costruzione delle conoscenze in fisica. Per esempio, le frecce della figura descrivono la relazione tra la forza che il dito applica all’elastico (forza dito-elastico) e la forza che l’elastico applica al dito (forza elastico-dito): le due forze hanno direzioni opposte, lo stesso punto di applicazione, agiscono su corpi diversi (il dito e l’elastico). È, in sintesi, ciò che occorre capire delle caratteristiche essenziali della forza, quando si vuole che il bambino inizi a ‘dare forma’ a quel concetto di forza di cui ha una intuizione naturale, quasi corporea, derivante dalle innumerevoli esperienze che ha avuto di situazioni in cui ha applicato una forza: - la forza è quella grandezza che permette di descrivere come si interagisce con altri corpi: in questo caso è il dito che interagisce con l’elastico; - non si può applicare una forza a un corpo, se il corpo non risponde applicando una forza uguale e contraria (terzo principio della dinamica o principio di azione e reazione): infatti, alla forza dito-elastico, l’elastico ‘risponde’ con la forza elastico-dito; - ogni forza ha una direzione e un punto di applicazione. Andando avanti, si può costruire una vera e propria ‘matematica delle frecce’, con cui esprimere le regole della composizione e scomposizione delle forze, introdurre le regole per descrivere graficamente i vincoli, il momento della forza, le condizioni di equilibrio, ecc. I diagrammi di Feynman L’esempio forse più evoluto di rappresentazioni grafiche costruite secondo regole convenzionali così precise da permettere la completa formalizzazione di un processo sono i ‘diagrammi di Feynman’ [2], che Feynman ideò per descrivere il concetto fondamentale alla base dell’elettrodinamica quantistica, secondo cui l’interazione elementare fra particelle avviene a distanza, attraverso lo scambio di un ‘mediatore dell’interazione’ che trasporta energia e quantità di moto. Nella figura 2, per esempio, è mostrato il diagramma che descrive l’urto fra un elettrone e un protone: l’elettrone, descritto dal suo quadrivettore energia-quantità di moto pµ,e interagisce nel punto A con il campo elettromagnetico scambiando un ‘quanto’ di energia e quantità di moto descritti dal quadrivettore pµ,γ, per cui il suo quadrivettore diventa pµ,e’ = pµ,e - pµ,γ. Il quanto viaggia fino al punto B, in cui interagisce con il protone, facendone variare il quadrivettore pµ,p; la costante ‘g’ descrive l’accoppiamento fra le particelle e il campo. Noti i valori di g e dei quadrivettori si può calcolare a partire dal diagramma, la probabilità che l’urto avvenga nell’unità di tempo. pµ,e A g p g µ,γ B pµ,p pµ,e’ pµ,p’ Figura 2 Grafici di funzioni in matematica e in fisica Veniamo infine ai diagrammi più usuali, utilizzati per descrivere graficamente il concetto di funzione, cioè di relazione fra variabili, come, per esempio, un diagramma spazio-tempo: ne mostriamo uno in figura 3, costruito con misure di una camminata prese con un SONAR[3] a intervalli temporali di 0,05 s (la ‘posizione’ è la distanza fra il SONAR e il camminatore). posizione - tempo 5 4.5 posizione (m) 4 3.5 3 2.5 2 1.5 1 0.5 0 0 1 2 3 tempo (s) 4 5 6 Figura 3 Che cosa c’è di diverso e di comune fra l’uso che si fa di un diagramma come questo in matematica e l’uso che se ne fa in fisica? In entrambi i casi, ciò che interessa è il concetto di ‘funzione’, cioè la relazione funzionale tra lo spazio e il tempo, quindi principalmente il fatto che si tratta approssimativamente di una ‘relazione lineare’, con ‘coefficiente angolare’ (velocità) circa costante. Per il matematico le piccole deviazioni dalla linearità sono imputate alle imprecisioni del moto e della misura: l’interesse è principalmente rivolto al tipo di funzione, della sua derivata prima ed eventualmente della derivata seconda. Al fisico invece interessa, più che l’aspetto funzionale in sé, la fisica nascosta dietro la relazione funzionale, cioè il fatto che essa è una spia delle forze che agiscono durante il moto: calcolando la funzione derivata, cioè la velocità (la figura 4 mostra il risultato ottenuto semplicemente attraverso il calcolo delle differenze finite), ci si accorge subito che la velocità non è costante, ma che c’è una notevole variazione iniziale, dovuta alla accelerazione alla partenza, dato che si parte da fermi, e che a ogni passo c’è una sequenza di decelerazione e accelerazione, dai cui valori si può risalire ai valori delle forze che agiscono durante il moto e della ‘potenza’ che è necessaria per mantenere una certa velocità. velocità - tempo velocità (m/s) 1.2 velocità media 1 0.8 0.6 0.4 passo 3 0.2 0 passo 1 -0.2 passo 2 passo 5 passo 6 passo 4 -0.4 0 1 2 3 tempo (s) 4 5 6 Figura 4 Conclusioni In conclusione, il messaggio che emerge per la didattica della fisica è che, se è vero che la matematica fornisce il linguaggio necessario per descrivere correttamente la rappresentazione grafica, la fisica fornisce la chiave per interpretarla ed è importante non commettere l’errore di appiattire l’interpretazione fisica sulla matematica: se nel grafico di figura 3 ci fossimo fermati alla approssimazione di relazione lineare, avremmo perso tutta la ricchezza della fisica nascosta sotto le ‘piccole’ deviazioni dalla linearità e quindi la comprensione della dinamica del moto! *Professore ordinario di Struttura della materia presso la Facoltà di Scienze MFN dell'Università di Torino. Si occupa di problemi di ricerca sulla Didattica della fisica nelle scuole primarie e secondarie, ha partecipato a numerosi progetti nazionali sull'insegnamento della fisica e svolto corsi nelle SSIS. Bibliografia di riferimento [1] D. Allasia, V. Montel e G. Rinaudo, La Fisica per maestri, Torino, Ed. Libreria Cortina, 2004. [2] Sui diagrammi di Feynman: R. P. Feynman, QED. La strana teoria della luce e della materia, Milano, Adelphi, 1989. [3] A. Cuppari, T. Marino, G. Rinaudo, M.R. Rizzo, G. Rovero, “La calcolatrice grafica nel laboratorio di fisica: una sperimentazione nei corsi e tirocini della Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario”, La Fisica nella Scuola, 37, Suppl. n. 3, pp. 99-109 (2004). Pubblicato il 30/10/07