02-Scardovi (6-11) - Giornale Italiano di Cardiologia

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Caratteristiche fenotipiche e strutturali
dello scompenso cardiaco nella donna
Angela Beatrice Scardovi1, Marilia Petruzzi2, Aldo Rosano3, Anna Rita Lucia4, Renata De Maria5
1
U.O.C. di Cardiologia, Ospedale Santo Spirito, Roma
Struttura Semplice Dipartimentale “Scompenso Cardiaco”, Azienda Regionale San Carlo, Potenza
3
Servizio Offerta Ospedaliera e Sistemi di Rete, Agenzia di Sanità Pubblica - Lazio Sanità
4
Ufficio Risorse Finanziarie e Investimenti, Dipartimento Salute, Regione Basilicata
5
Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, Dipartimento Cardiotoracovascolare “A. De Gasperis”, A.O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano
2
Although one half of patients affected by heart failure (HF) are women, the clinical phenotype differs between genders. In women HF develops later in life, is more often associated with preserved systolic function
and is less frequently attributable to ischemic heart disease. Although survival tends to be better in women
than in men, females are more symptomatic, have a worse quality of life and a longer length of stay during
acute HF admissions. Italian data from institutional databases of the Lazio, Basilicata and Veneto regions are
in agreement with international evidences on this topic. Gender differences in clinical phenotypes are based
on different structural and functional patterns: the female heart undergoes more often concentric remodeling, with thicker walls, smaller volumes and greater chamber stiffness. There are no specific therapeutic evidences for the elderly, prevalently female, HF population. Treatment strategies are derived from studies carried out in relatively young male populations with left ventricular systolic dysfunction. Therapeutic strategies
tailored to the peculiar female HF phenotype should be better explored in future treatment trials.
Key words. Heart failure; Prognosis; Remodeling; Women.
G Ital Cardiol 2012;13(5 Suppl 1):6S-11S
Nel sesso femminile le patologie cardiovascolari mietono ogni
anno più vittime delle neoplasie tipiche della donna come il cancro della mammella e dell’utero. Lo scompenso cardiaco (SC) è
responsabile del 35% dei decessi per malattie cardiovascolari1 e
di un numero di ricoveri in costante incremento legato soprattutto all’aumento delle ospedalizzazioni nelle donne in tutte le
classi di età2. La prevalenza della malattia aumenta esponenzialmente con l’invecchiamento ed è maggiore nelle donne ultra 79enni rispetto agli uomini nella stessa fascia di età.
Nella coorte del Framingham Heart Study è stato osservato
nel ventennio 1980-1999, in entrambi i sessi, un incremento
dell’incidenza di SC e un miglioramento della prognosi a 5 anni3. Sia nel Framingham Heart Study che nello studio epidemiologico Olmstead County il rilievo di SC con funzione sistolica
conservata è maggiore nelle donne4,5. Le casistiche del registro
ADHERE6 e della EuroHeart Failure Survey II7, che si riferiscono
alle ospedalizzazioni per SC acuto, dimostrano importanti differenze di genere: le donne sono più anziane e presentano una
funzione sistolica del ventricolo sinistro meno compromessa rispetto agli uomini, con una incidenza di SC con funzione sistolica conservata circa doppia rispetto alla popolazione maschile.
Diversa è anche la distribuzione delle comorbilità: ipertensione
© 2012 Il Pensiero Scientifico Editore
Gli autori dichiarano nessun conflitto di interessi.
Per la corrispondenza:
Dr.ssa Renata De Maria Istituto di Fisiologia Clinica del CNR,
Dipartimento Cardiologico, A.O. Niguarda Ca’ Granda,
Piazza Ospedale Maggiore 3, 20162 Milano
e-mail: [email protected]
6S
G ITAL CARDIOL | VOL 13 | SUPPL 1 AL N 5 2012
arteriosa, patologie tiroidee e depressione sono più frequenti
nelle donne rispetto agli uomini, che presentano invece una
maggiore prevalenza di coronaropatia, broncopneumopatia cronica ostruttiva, vasculopatia periferica e insufficienza renale6-8. Le
donne presentano una qualità della vita peggiore, una maggiore frequenza di congestione e compromissione della capacità
funzionale e una più lunga degenza ospedaliera1,5-10. La prognosi generalmente è migliore nelle donne con SC8,9 rispetto
agli uomini. La mortalità a lungo termine (5 anni) nel Framingham Heart Study era 45 vs 59%. Le ipotesi più accreditate per
spiegare questo fenomeno sono il diverso tipo di eziologia, più
frequentemente ipertensiva o valvolare rispetto all’eziologia
ischemica, e la diversa prevalenza di SC a funzione sistolica conservata e una minore compromissione della frazione di eiezione
del ventricolo sinistro11,12. Peraltro le donne con cardiopatia
ischemica hanno più probabilità di sviluppare SC rispetto alle
donne affette solo da ipertensione arteriosa: come dimostrato
nel NHANES, quando presente, la malattia coronarica rappresenta un fattore di rischio per SC più significativo rispetto agli
uomini (rischio relativo 8.16 vs 6.79, p<0.001)13.
Lo studio MAGGIC14, una recente metanalisi di dati individuali rielaborati da 31 diversi studi, di tipo osservazionale per circa metà della popolazione presa in esame e trial randomizzati di
terapia o di strategie gestionali per la restante parte dei pazienti, ha puntualizzato in maniera esaustiva le differenze di esiti nei
due sessi. Sono state analizzate le caratteristiche cliniche di
28 052 uomini e 13 897 donne, che ripropongono in maniera
consistente e robusta differenze quantitative nel sesso femminile rispetto ai maschi pari in media a circa un quinquennio in più
per età, 7 mmHg per la pressione sistolica, 9 punti percentuali di
LO SCOMPENSO CARDIACO NELLA DONNA
CHIAVE DI LETTURA
Ragionevoli certezze. Le donne con scompenso
cardiaco sono più anziane, presentano una
prevalenza di funzione sistolica conservata circa
doppia rispetto alla popolazione maschile e più
frequentemente comorbilità come ipertensione
arteriosa, patologie tiroidee e depressione. Le
donne presentano una peggiore qualità di vita,
una maggiore frequenza di congestione e
compromissione della capacità funzionale e una
più lunga degenza ospedaliera, ma una migliore
sopravvivenza.
Questioni aperte. Le prove d’efficacia alla base
delle raccomandazioni terapeutiche delle linee
guida si fondano su popolazioni numericamente
poco estese e soprattutto dissimili da quello che è
il fenotipo prevalente nel sesso femminile.
Le ipotesi. La carenza di evidenze sul miglior
trattamento per lo scompenso in donne anziane
con funzione sistolica conservata deve stimolare
al disegno di studi specificamente volti ad
indagare questo segmento di popolazione che
determina un importante carico assistenziale.
frazione di eiezione. I dati MAGGIC confermano poi la più avanzata classe funzionale (NYHA III-IV 45.7 vs 41.6%) e la maggior
prevalenza di fibrillazione atriale, ipertensione e diabete nelle
donne con SC. Nel modello multivariato dopo correzione per età,
presenza di ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, funzione sistolica conservata ed eziologia ischemica, la mortalità a 3 anni
era del 23% superiore nel sesso maschile (intervallo di confidenza 18-28%). La sottoanalisi relativa a 21 071 soggetti, che
escludeva i pazienti più selezionati arruolati nei trial randomizzati
di terapia farmacologica, dava risultati sovrapponibili, con un eccesso di mortalità fra gli uomini del 27% (intervallo di confidenza 19-36%). Il vantaggio di sopravvivenza legato al sesso femminile si manteneva nel sottogruppo a funzione sistolica ridotta
e conservata, mentre la presenza di diabete o eziologia ischemica si associava ad un’attenuazione di queste differenze.
Parametri comunemente utilizzati per la stratificazione del rischio nello SC possono assumere significati diversi nei due sessi. Livelli di peptide natriuretico di tipo B >500 pg/ml hanno una migliore accuratezza nel predire il decesso nelle donne rispetto agli
uomini15, mentre a parità di consumo di ossigeno di picco al test
cardiopolmonare (PVO2) le donne hanno una sopravvivenza migliore rispetto agli uomini16,17. D’altra parte all’interno della popolazione femminile con SC le pazienti con eziologia ischemica hanno una prognosi peggiore rispetto alle altre anche se il PVO2 è simile16. Queste osservazioni suggeriscono di ridefinire nelle donne
i valori soglia di PVO2 utili per l’indicazione al trapianto cardiaco17.
Dati del Ministero della Salute relativi al triennio 2001-2003
documentano che lo SC rappresenta la prima causa di ricovero medico (1.6% delle ospedalizzazioni totali) con un andamento crescente in entrambi i sessi, ma proporzionalmente
maggiore nelle donne, da 301 a 322/100 000, rispetto a 315
a 329/100 000 negli uomini18, analogamente a quanto osservato negli Stati Uniti2.
Abbiamo potuto elaborare dati più recenti dagli archivi sanitari della Regione Lazio. Nel corso del 2009 sono stati registrati nel Lazio 25 892 ricoveri con diagnosi principale o secondaria di SC (diagnosi codificata ICD9-CM 428) in 17 801
pazienti, prevalentemente anziani, il 90% ha oltre 65 anni e
il 71.2% ≥75 anni, con una lieve prevalenza del sesso femminile (51.8%). La distribuzione per reparto di dimissione (Figura 1) mette in evidenza che gli uomini accedono più spesso a reparti di cardiologia e terapia intensiva coronarica (35.7
vs 25.8%) e le donne più frequentemente a reparti di medicina o geriatria (60.9 vs 50.6%). Alla base di questo rilievo, la
maggior prevalenza del sesso femminile al crescere dell’età
(Figura 2): se fra i pazienti più giovani gli uomini rappresentano due terzi dei ricoverati, il rapporto si inverte a partire dai
75 anni.
Figura 1. Distribuzione dei ricoveri per scompenso cardiaco nella Regione Lazio, per sesso in base al reparto di dimissione nell’anno 2009.
PS, pronto soccorso; UTI, unità di terapia intensiva; UTIC, unità di terapia intensiva cardiologica.
DIFFERENZE DI GENERE DALL’ANALISI DEI DATABASE
ISTITUZIONALI IN ITALIA
Una conferma nel nostro Paese dell’andamento epidemiologico in
base al genere viene dall’analisi di diverse fonti istituzionali italiane.
Figura 2. Distribuzione per sesso e classe di età dei pazienti ricoverati per scompenso cardiaco nella Regione Lazio, anno 2009.
G ITAL CARDIOL | VOL 13 | SUPPL 1 AL N 5 2012
7S
AB SCARDOVI ET AL
Anche la distribuzione delle comorbilità in questa casistica
conferma precedenti rilievi di letteratura (Figura 3): le donne
presentano più spesso degli uomini fibrillazione atriale e ipertensione e, in minor misura, diabete, mentre negli uomini vengono più frequentemente segnalate rispetto alle donne broncopneumopatia cronica ostruttiva e cardiopatia ischemica, in
particolare pregresso infarto miocardico (6.4 vs 2.6%). Tuttavia,
l’evoluzione a breve termine dell’infarto verso lo scompenso
parrebbe più frequente nel sesso femminile: fra i pazienti ricoverati nel 2008 per un primo episodio di infarto miocardico, il
7.8% delle donne e il 6.2% degli uomini presentavano un successivo ricovero nel 2009 per SC.
Dato interessante la proporzione di ricoveri ripetuti, che si attesta complessivamente a 31.5%, è più elevata nei maschi
(33.1%) rispetto alle femmine (29.9%), una differenza evidente
sia in fase precoce che dopo 6 mesi dalla dimissione (Figura 4).
Utilizzando la metodologia impiegata per la preparazione
del documento “Il percorso assistenziale del paziente con scompenso cardiaco”19,20, sono stati rivisitati i dati della Regione Basilicata, relativi all’anno 2009 e a 6999 residenti con SC, per il
97% di età ≥65 anni. La prevalenza di SC a partire da questa fascia di età era 5.1%, 5.7% negli uomini e 4.7% nelle donne, e
cresceva rispettivamente a 8.4% e 6.9% negli ultra 75enni, in
parallelo con il tasso di letalità della sindrome (Figura 5).
Dei pazienti affetti da SC, il 37% aveva subito un ricovero
in degenza ordinaria nel corso del 2009, per una spesa com-
Figura 3. Differenze di genere nelle comorbilità indicate in dimissione, ricoveri per scompenso cardiaco nella Regione Lazio, anno
2009.
BPCO, broncopneumopatia cronica ostruttiva.
Figura 4. Proporzione di ricoveri ripetuti per scompenso cardiaco
nell’anno dopo la prima dimissione nella Regione Lazio, anno 2009.
8S
G ITAL CARDIOL | VOL 13 | SUPPL 1 AL N 5 2012
Figura 5. Prevalenza di scompenso cardiaco nella Regione Basilicata, anno 2009. Analisi dei database amministrativi.
plessiva di oltre 12 milioni di euro. Il costo medio per ricovero
era superiore fino ai 75 anni di età, nel sesso maschile, verosimilmente in relazione alla diversa incidenza di cardiopatia ischemica, ed interventi di rivascolarizzazione, ma anche alla minor
frequenza di impianto di defibrillatore e di terapia di resincronizzazione cardiaca nelle donne (Figura 6).
Un’accurata valutazione è stata condotta nella Regione Veneto attraverso la revisione strutturata delle cartelle relative ad un
campione di 3253 ricoveri per scompenso nelle aziende ospedaliere venete nel corso del 200421. In 2006 pazienti con diagnosi di
SC, confermata dal rilievo dei criteri di Framingham nella documentazione clinica, emerge una distribuzione per sesso e classi
di età analoga a quanto prima indicato e si conferma il diverso fenotipo dello SC nei due sessi. Infatti, la proporzione di soggetti
con frazione di eiezione del ventricolo sinistro ≥50%, il valore soglia più usato attualmente in letteratura, complessivamente del
40%, era di poco superiore a un terzo nei maschi, ma circa 45%
nelle donne. Oltre l’80% delle donne, rispetto a tre quarti degli
uomini, presentavano un volume ventricolare normale o lievemente aumentato, differenze probabilmente sottostimate dalla
bassa frequenza complessiva di esecuzione dell’ecocardiografia
(38.5%), soprattutto nelle fasce di età più avanzate (oltre 60% al
di sotto dei 65 anni ma soltanto un terzo negli ultra 75enni).
Figura 6. Costo medio di ricovero per scompenso cardiaco in degenza ordinaria. Regione Basilicata, anno 2009. Analisi dei database amministrativi.
LO SCOMPENSO CARDIACO NELLA DONNA
Il follow-up della coorte così identificata ha rilevato una mortalità complessiva molto elevata pari al 17% durante il ricovero,
41.3% e 60.7% rispettivamente a 1 e 3 anni, con andamento crescente per classi di età. I pazienti ultra 85enni presentano una mortalità circa doppia rispetto ai soggetti <65 anni e la sopravvivenza
grezza non mostra differenze fra maschi e femmine, indicando
una minore mortalità nel sesso femminile a pari classe di età.
DIFFERENZE DI GENERE NELLA STRUTTURA
E FUNZIONE DEL MIOCARDIO
Le basi strutturali per le differenze epidemiologiche osservate
sono state indagate in studi che hanno valutato morfologia e
proprietà funzionali del miocardio e delle arterie nei due sessi.
Diversi meccanismi molecolari coinvolti nella regolazione del
rilasciamento ventricolare sono influenzati dagli ormoni femminili, a sostegno di un’azione protettiva degli estrogeni sul miocardio e sull’endotelio, in linea con la minor prevalenza di disfunzione e scompenso nelle donne in età premenopausale22:
–
–
–
–
–
–
il recettore per gli estrogeni modula l’influsso di calcio nei
canali L e l’attività del reticolo sarcoplasmatico;
la sensibilità delle miofibrille al calcio e l’affinità del reticolo sarcoplasmatico per la ricaptazione del calcio sono maggiori nel sesso femminile;
gli estrogeni influenzano l’attività dell’ossido nitrico-sintetasi,
con una migliore biodisponibilità dell’ossido nitrico a livello endoteliale e una maggior vasodilatazione endotelio-mediata;
i livelli di peptide natriuretico di tipo B endogeno, che inibisce la Ca-ATPasi del reticolo sarcoplasmatico, sono più
elevati nelle donne;
gli estrogeni inibiscono la proliferazione di fibroblasti e la
sintesi di collagene a diversi livelli e quindi riducono il turnover della matrice extracellulare;
gli estrogeni inibiscono il sistema renina-angiotensina tissutale, un determinante maggiore della fibrosi miocardica.
Anche se sono necessarie ulteriori e più ampie conferme,
indicazioni di una diversa espressione genica nel tessuto miocardico fra uomini e donne con SC in diversi stadi di malattia
suggeriscono l’esistenza di una base biologica per le differenze fisiopatologiche e fenotipiche osservate23.
Dimensioni e massa cardiaca sono, a partire dalla pubertà,
inferiori nelle donne rispetto agli uomini anche dopo correzione
per la massa corporea, mentre la frazione di eiezione è più elevata così come la gittata sistolica a parità di volume telediastolico24. La perdita di miocardio legata all’invecchiamento è minore
nelle donne rispetto agli uomini, forse per un effetto protettivo
degli estrogeni rispetto all’apoptosi delle miocellule25,26. Fra i
grandi anziani le donne presentano più spesso ipertrofia ventricolare e dilatazione atriale sinistra27. In modelli animali e umani,
i maschi sviluppano più spesso ipertrofia eccentrica, mentre nelle donne il rimodellamento ventricolare in risposta allo stress è di
tipo concentrico, più precoce e con una maggior facilità alla regressione dell’ipertrofia dopo rimozione dell’insulto, come documentato nella stenosi aortica a parità di gradiente transvalvolare e dopo correzione chirurgica26. Dai dati del Framingham
Heart Study, la risposta del ventricolo sinistro al sovraccarico pressorio legato all’ipertensione sembra differire fra i due sessi: le
donne ipertese hanno un rischio relativo di sviluppare ipertrofia
ventricolare sinistra doppio rispetto agli uomini (5.94 vs 2.58)
con spessori parietali più elevati e dimensioni cavitarie inferiori28.
Con l’invecchiamento le dimensioni cavitarie aumentano nell’uomo ma restano stabili nella donna. La minor dilatazione durante il rimodellamento, se da un lato rappresenta un meccanismo favorevole, rende d’altronde il cuore femminile più suscettibile ad alterazioni della riserva cronotropa, sistolica e diastolica
particolarmente in risposta ad eventi acuti: in corso di shock cardiogeno le donne presentano una portata cardiaca più bassa,
una maggiore incidenza di eventi avversi e complicanze meccaniche e di sindrome da bassa portata dopo cardiochirurgia26.
La normalizzazione dello stress di parete in presenza di ipertrofia concentrica per la legge di Laplace avviene, infatti, a spese
di una compromissione della funzione diastolica, con riduzione
del riempimento ventricolare e incremento delle pressioni di riempimento durante esercizio e quindi a riposo. Diversi studi mediante
ecocardiografia, cateterismo cardiaco e con risonanza magnetica
suggeriscono che la rigidità della camera ventricolare a riposo e
durante esercizio sia più elevata e la velocità di rilasciamento longitudinale e rotazione apicale siano minori nelle donne oltre i 60
anni29-31 determinando una maggiore compromissione della funzione e perdita della riserva diastolica nel sesso femminile. Inoltre
l’incremento della rigidità delle grandi arterie, che contribuisce alla disfunzione diastolica attraverso l’aumento del postcarico e della pressione differenziale, è maggiore nelle donne dopo la menopausa rispetto agli uomini28,32. Fra i pazienti affetti da SC a funzione sistolica conservata le donne presentano compliance arteriosa, volume telediastolico e gittata sistolica più bassi ma pressioni di riempimento più elevate rispetto agli uomini26.
IL TRATTAMENTO DELLO SCOMPENSO CARDIACO
NELLE DONNE: DISCRIMINAZIONE DI GENERE?
Nell’ultimo decennio lo SC nelle donne è stato caratterizzato
meglio dal punto di vista epidemiologico, eziologico e prognostico ma non dal punto di vista terapeutico. Poiché gli studi che
hanno analizzato l’efficacia delle diverse opzioni terapeutiche
nello SC hanno arruolato prevalentemente maschi con età media nella sesta decade di vita e funzione sistolica ridotta e sono
composti solo dal 27% di donne33 (Tabella 1), le prove d’efficacia alla base delle raccomandazioni delle linee guida sono
quindi basate su popolazioni numericamente poco estese e soprattutto dissimili da quello che è il fenotipo prevalente nel sesso femminile: donne anziane con funzione sistolica conservata.
Infatti, la proporzione di donne arruolate è direttamente correlata all’età media di reclutamento nei trial dello SC34.
Analisi retrospettive hanno dimostrato che i betabloccanti,
gli antagonisti dell’aldosterone e la terapia di resincronizzazione
cardiaca hanno anche nelle donne un impatto positivo sulla prognosi; d’altra parte la somministrazione di inibitori dell’enzima
di conversione dell’angiotensina (ACE) o l’impianto di defibrillatore inciderebbero meno sulla riduzione del rischio rispetto a
quanto avviene negli uomini33. La metanalisi MAGGIC14 documenta nelle donne una prescrizione di pochi punti percentuali
inferiore per ACE-inibitori (-9.2), antagonisti dell’aldosterone
(-1.6), betabloccanti (-3.8) e digitale (-3) e una maggior assunzione di diuretici (+3.4), ma non sono riportati i dati dopo correzione per eventuali controindicazioni o fattori confondenti.
D’altro canto nel nostro Paese la traduzione delle raccomandazioni delle linee guida nella pratica clinica, tenuto conto delle
controindicazioni di ciascuna classe farmacologica, parrebbe non
essere influenzata tanto dal sesso, quanto dall’età. Il rapporto
della Regione Veneto21 ha anche preso in esame gli indicatori di
G ITAL CARDIOL | VOL 13 | SUPPL 1 AL N 5 2012
9S
AB SCARDOVI ET AL
Tabella 1. Prevalenza del sesso femminile nelle casistiche dei grandi trial nello scompenso cardiaco.
% Donne
N. donne
Limite FEVS
A-HeFT
BEST
CHARM-Overall
CHARM-Preserved
CIBIS
CONSENSUS
COPERNICUS
DIG
ELITE-II
EPHESUS
MERIT-HF
PRAISE
RALES
SAVE
SOLVD_P
SOLVD_T
TRACE
Val-HeFT
CARE-HF
COMPANION
MADIT-II
MIRACLE
MUSTIC
40
22
32
40
19
30
20
22
31
29
23
24
27
17
13
20
29
20
27
32
16
32
26
421
593
2400
1212
515
75
469
1519
966
1918
898
277
446
390
548
2568
501
1033
219
493
192
145
47
35%
35%
Nessuno
40%
35%
Nessuno
25%
45%
40%
40%
40%
30%
35%
40%
35%
35%
35%
40%
35%
35%
30%
35%
35%
SCD-HeFT
23
588
35%
Trattamento
Idralazina-isosorbide
Bucindololo
Candesartan
Candesartan
Bisoprololo
Enalapril
Carvedilolo
Digossina
Losartan/captopril
Eplerenone
Metoprololo
Amlodipina
Spironolattone
Captopril
Enalapril
Enalapril
Trandolapril
Valsartan
CRT
CRT
ICD
CRT
CRT
ICD/amiodarone
CRT, terapia di resincronizzazione cardiaca; FEVS, frazione di eiezione ventricolare sinistra; ICD, defibrillatore impiantabile.
Tabella 2. Differenze fenotipiche fra uomini e donne nello scompenso cardiaco.
Eziologia prevalente
Rimodellamento
Funzione sistolica
Sintomi
Qualità di vita
Terapia farmacologica
Procedure invasive
Prognosi
Donne
Uomini
Ipertensiva
Concentrico
Preservata
Congestione, classe NYHA avanzata
Più compromessa
Minor prescrizione di farmaci raccomandati
Minor utilizzo di terapia elettrica
Minor mortalità, più ricoveri
Ischemica
Eccentrico
Ridotta
qualità dell’assistenza raccomandati tra l’altro nel documento di
consenso intersocietario, quali la valutazione della funzione ventricolare e il trattamento in assenza di controindicazioni prescritto alla dimissione19. Gli indicatori di qualità erano in questo studio consistentemente meno presenti nel sesso femminile:
–
–
–
–
valutazione della funzione sistolica 36.2 vs 40.9%;
prescrizione di inibitori del sistema renina-angiotensina 66.1
vs 71%;
prescrizione di betabloccanti 25.2 vs 37.3%;
prescrizione di anticoagulanti in caso di fibrillazione atriale
31.8 vs 45.6%.
Tuttavia, dopo la correzione per fattori di confondimento,
resa possibile dalla metodologia dello studio, solo età avanzata e tipologia di reparto di dimissione diverso dalla Cardiologia
permangono associate ad un minor tasso di adesione a tutti gli
indicatori, mentre non vi sono differenze di genere.
CONCLUSIONI
Lo SC nel sesso femminile presenta, rispetto a quanto osservato nell’uomo, rilevanti differenze fenotipiche e strutturali (Tabella 2), che condizionano esiti diversi e discrepanze nella ge-
10S
G ITAL CARDIOL | VOL 13 | SUPPL 1 AL N 5 2012
Meno sintomi psicologici
Mortalità più elevata
stione, spesso giustificate dall’età più avanzata e da un maggior
carico di comorbilità.
La carenza di prove di efficacia nello SC a funzione sistolica conservata, tanto più frequente nel sesso femminile e nella
fascia di età oltre i 75 anni, dove si concentra la maggioranza
delle donne con SC, rende ragione delle incertezze terapeutiche e deve stimolare al disegno di studi specificamente volti ad
indagare questo segmento di popolazione che determina un
importante carico assistenziale.
RIASSUNTO
La metà dei pazienti affetti da scompenso cardiaco (SC) sono donne, ma il fenotipo femminile presenta importanti differenze rispetto a quello maschile. Lo SC colpisce le donne in età più avanzata, si presenta più spesso con funzione sistolica conservata,
l’eziologia è meno frequentemente ischemica e il profilo delle comorbilità è diverso. La mortalità è tendenzialmente inferiore rispetto a quanto rilevato nel sesso maschile, ma la qualità della vita e la capacità funzionale sono peggiori e la durata della degenza ospedaliera maggiore. Dati italiani relativi alle regioni Lazio, Basilicata e Veneto confermano le evidenze presenti nella letteratura internazionale. Le diverse caratteristiche dello SC tra i due ses-
LO SCOMPENSO CARDIACO NELLA DONNA
si trovano fondamento in differenze strutturali e funzionali: il cuore femminile presenta più spesso un rimodellamento di tipo concentrico, spessori parietali più elevati, dimensioni cavitarie inferiori, e maggiore rigidità delle camere cardiache. Non esistono prove d’efficacia terapeutiche specifiche per la popolazione anziana
con SC prevalentemente composta da donne, le strategie di trattamento sono derivate da studi condotti su pazienti prevalente-
mente uomini, più giovani e con maggiore compromissione della
funzione sistolica del ventricolo sinistro. Per chiarire le incertezze
terapeutiche nell’ambito della popolazione femminile con SC sono necessari ulteriori studi specificamente indirizzati a questa categoria di pazienti.
Parole chiave. Donne; Prognosi; Rimodellamento; Scompenso cardiaco.
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G ITAL CARDIOL | VOL 13 | SUPPL 1 AL N 5 2012
11S
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