il movimento dei capitali

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Il movimento dei capitali internazionali. (di Giacomina Caligaris)
Le regioni economiche dove, grazie agli elevati profitti, più intensa era la formazione del capitale,
tendevano ad esportarlo alla ricerca di una maggiore redditività.
Una prima ondata si ebbe nel ventennio 1850-70, durante l’ “età d’oro della ferrovia” europea, per
le profittevoli occasioni di investimento offerte dai titoli emessi dalle compagnie ferroviarie e dagli
stati direttamente impegnati nella realizzazione delle reti nazionali.
Sviluppo della rete ferroviaria in europa
(dati in Km)
180000
160000
140000
120000
100000
80000
60000
40000
20000
0
1840
1850
1860
1870
1880
Fonte: elaborazione da G.L. Fontana (2002), p. 298.
Sviluppo della rete ferroviaria nei singoli stati
(dati in Km)
40000
35000
30000
Gran Bretagna
25000
Francia
Germania
20000
Italia
15000
Impero asburgico
Russia
10000
5000
0
1840
1850
1860
1870
1880
Fonte: elaborazione dati da G. L. Fontana (2002) p. 298
All’inizio fu la Gran Bretagna a finanziare le costruzioni ferroviarie negli Stati Uniti e in Europa,
ma tra la metà dell’Ottocento e la prima guerra mondiale passò in testa la Francia. Il Belgio
ricevette capitali per le sue industrie e infrastrutture da Gran Bretagna, Francia e Olanda, salvo
diventare a sua volta uno dei maggiori esportatori di capitale verso la Francia del Nord per le
costruzioni ferroviarie, la Romania, la Spagna, l’Italia e la Russia. In Germania, alle carenze di
capitali si fece fronte con la raccolta capillare attuata dalle banche miste, ma, prima dell’unità
politica, molti furono i capitali esteri investiti nell’industria estrattiva e nelle costruzioni ferroviarie.
Una seconda ondata di investimenti, questa volta diretta sia verso i paesi dell’Europa periferica
posti in posizione intermedia, come la Scandinavia, l’Austria, l’Italia, la Polonia, sia verso i più
arretrati, come la Russia e la Turchia, sarebbe partita dopo il 1870.
Con il grande ciclo espansivo aperto a fine secolo dalla nuova tecnologia delle fonti energetiche la
Svizzera divenne un carrefour dei capitali internazionali. Grazie ad un sistema fiscale
particolarmente benevolo, verso la fine del secolo vi sarebbero sorte numerose holding finanziarie
specializzate nel settore elettrico che investivano i capitali, così raccolti, nell’industria francese, in
quella della Germania sud-occidentale e dell’Italia settentrionale.
Alla vigilia della guerra mondiale la Germania si sarebbe collocata al secondo posto in Europa,
dopo la Francia, come paese esportatore di capitali verso i Balcani, la Russia, la Turchia.
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