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Titolo rubrica: Parliamone…
Sempre meno capitali stranieri in Italia,
scoraggiano il fisco e la burocrazia
I capitali stranieri che vengono investiti in Italia sono in calo. E si tratta di un calo vistoso. Il
saldo annuale (2005) tra gli investimenti e i disinvestimenti diretti esteri in aziende del
nostro Paese, infatti, è in discesa dal 2001 e il confronto tra il primo semestre 2005 e i
primi sei mesi del 2004 evidenzia un’ulteriore diminuzione del 43,6%.
Lo dice l’Ufficio italiano cambi (Uic) attraverso una rilevazione, con dettaglio regionale, che
ha preso in esame anche i Paesi di provenienza e i settori d’investimento.
Secondo l’Uic, quindi, i capitali esteri impegnati in aziende italiane sono cresciuti dai
35.028 milioni del 2000 ai 106.483 milioni del 2004 (un aumento di 45.250 milioni), ma
negli stessi anni è aumentato anche il ritiro di capitali esteri, passato da 20.466 milioni del
2000 ai 93.267 milioni del 2004.
Il saldo risulta in crescita nel 2001 (16.126 milioni rispetto ai 14.562 del 2000), ma è poi
sceso anno dopo anno, fino a un valore di 13. 216 milioni nel 2004.
Ancora peggiore risulta essere il confronto tra il primo semestre 2004 e lo stesso periodo
del 2005. Gli investimenti sono cresciuti da 47.152 milioni a 56.765 milioni (+20,39%), i
disinvestimenti sono passati da 39.140 a 52.249 milioni (+33,49%): il saldo, 8.012 milioni
contro 4.516, è diminuito del 43,6%.
Venendo alla provenienza di questi capitali, l’Europa risulta essere davanti a tutti, con
investimenti per 55.035 milioni nel primo semestre 2005, pari al 97% del totale degli
investimenti esteri. L’America, nello stesso periodo, ha impegnato in aziende italiane
molto di meno: 1.641 milioni (2,9%).
La regione italiana che catalizza maggiormente i capitali esteri continua ad essere la
Lombardia, con investimenti per 38.140 milioni (67%) nel primo semestre del 2005.
Seguono, distaccate però di parecchio, Piemonte (5.492 milioni), Toscana (3.690 milioni),
Veneto (2.213 milioni), Lazio (1.967 milioni) ed Emilia Romagna (1.635 milioni).
Passando in rassegna i settori merceologici preferiti dagli investitori stranieri, al primo
posto compare quello delle macchine agricole e industriali (9.345 milioni nei primi sei mesi
del 2005), seguito dalle finanziarie (4.272 milioni), dai servizi del commercio (3.753
milioni), dai prodotti chimici (1.938), dai prodotti alimentari (1.781), ed energetici (1.349).
Nel Veneto, l’unico settore in grado di catturare interesse è quello del cuoio e
dell’abbigliamento.
Quali sono le cause di questa scarsa affezione dei capitali stranieri verso le nostre
aziende? Sempre secondo l’indagine Uic, i limiti sono strutturali: il fisco è ritenuto da molti
operatori piuttosto pesante, i tempi della burocrazia risultano parecchio lenti e le
infrastrutture vengono giudicate spesso inadeguate. Impedimenti che scoraggiano.
Daniele Scuccato
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