Prima Guerra Mondiale – le fasi finali
Figura 1: l’Europa nel 1914. In giallo gli Imperi Centrali, in rosso gli stati dell’Intesa, in verde gli stati neutrali.
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nella primavera del 1918 i tedeschi portarono l’ultimo grande attacco al fronte occidentale
che fallì di fronte alla reazione degli anglo-francesi che vinsero le battaglie della Marna e
di Amiens (estate 1918). Successivamente gli imperi centrali crollarono su tutti i fronti.
La Bulgaria (alleata degli imperi centrali) si arrese a un esercito franco-serbo
L’Ungheria, la Cecoslovacchia e le regioni slave che andarono a costituire il nuovo stato
della Iugoslavia si dichiararono indipendenti dall’Impero Austro-Ungarico che scomparve
dalla geografia europea dopo oltre 5 secoli di storia.
A questo punto l’Austria, già esplosa, dovette affrontare la controffensiva italiana che
risultò decisiva nella battaglia di Vittorio Veneto.
Il 24 ottobre alle 03:00 l'esercito italiano aveva iniziato l'offensiva, che culminerà con la battaglia
di Vittorio Veneto, e dopo tre giorni di lotta le sorti della stessa erano tutt'altro che decise, sia sul
monte Grappa che sul Piave dove la prevista testa di ponte non era ancora salda quanto
desiderabile, tanto che Nitti scrisse ad Orlando "Siamo battuti, l'offensiva è infranta, si profila un
disastro e tu ne sei il responsabile". Ma l'ordine di contrattacco austriaco non venne messo in atto
per il rifiuto dei reggimenti cechi, polacchi ed ungheresi a parteciparvi; molte unità gettarono le
armi. Il generale Caviglia a quel punto ordinò l'avanzata e l'VIII armata italiana passò il Piave a
Susegana, con la cavalleria lanciata all'inseguimento degli austro-ungarici in rotta che terminerà
appunto a Vittorio veneto, raggiunta la sera del 28 ottobre; le conseguenze di questo sfondamento
obbligheranno anche la VI armata austriaca ad abbandonare il monte Grappa ed unirsi alla fuga
generale.
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il 3 novembre 1918 a Villa Giusti, presso Padova, italiani e austriaci firmavano
l’armistizio. Il 4 novembre la guerra sul fronte italiano era terminata con la sconfitta
dell’Austria. L’imperatore Carlo I (succeduto nel corso del conflitto a Francesco Giuseppe,
sul trono dell’Impero dal 1848) dovette abdicare. In Austria fu proclamata la repubblica.
Tra ottobre e novembre si arresero anche Turchia e Germania. Anche l’imperatore tedesco
Guglielmo II abdicò e la Germania divenne una repubblica.
I trattati di pace
I ministri dei Paesi vincitori si riunirono a Parigi nel gennaio 1919 per una conferenza di pace.
I protagonisti furono i rappresentanti delle 4 principali potenze vincitrici:
- Clemenceau per la Francia;
- Lloyd George per la Gran Bretagna;
- Orlando per l’Italia;
- Wilson per gli USA.
Già nel gennaio 1918 il presidente americano Woodrow Wilson aveva reso pubblico un documento
in 14 punti che indicava gli auspici statunitensi per la ricostruzione di un mondo pacifico dopo la
guerra.
Wilson intendeva promuovere una "pace senza vincitori", poiché dichiarò che era convinto (e la
storia gli diede ragione) che una pace imposta con la forza ai vinti avrebbe contenuto in sé gli
elementi di un'altra guerra.
Doveva trattarsi di una pace basata sull'eguaglianza delle nazioni, sull'autogoverno dei popoli, sulla
libertà dei mari, su una riduzione generalizzata degli armamenti.
La diplomazia "segreta" doveva essere abbandonata. Bisognava, infine, costituire una lega
perpetua di tutte le nazioni pacifiche e indipendenti.
Ecco 4 dei 14 punti in traduzione italiana:
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Pubblici trattati di pace, stabiliti pubblicamente e dopo i quali non vi siano più intese
internazionali particolari di alcun genere, ma solo una democrazia che proceda sempre
francamente e in piena pubblicità.
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Scambio di efficaci garanzie che gli armamenti dei singoli stati saranno ridotti al minimo
compatibile con la sicurezza interna.
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Una rettifica delle frontiere italiane dovrà essere fatta secondo le linee di demarcazione
chiaramente riconoscibili tra le due nazionalità.
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Dovrà essere creata un'associazione delle nazioni, in virtù di convenzioni formali, allo
scopo di promuovere a tutti gli stati, grandi e piccoli indistintamente, mutue garanzie
d'indipendenza e di integrità territoriale.
In realtà le potenze europee non erano interessate a seguire questi ideali:
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la Francia puntava ad indebolire la Germania per diventare la massima potenza
continentale.
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La Gran Bretagna voleva impedire la rovina della Germania per evitare un eccessivo
rafforzamento della Francia.
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L’Italia pretendeva tutte le concessioni territoriali (e qualcosa di più) promesse dall’Intesa
con il Patto di Londra. Questo contrastava con il principio di nazionalità enunciato da
Wilson.
Dopo un anno e mezzo di trattative prevalse la linea dura contro gli sconfitti, voluta principalmente
dalla Francia.
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sulle ceneri dei disgregati imperi Austro_ungarico e russo sorsero nuovi stati: la
Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Iugoslavia, /la Finlandia, la Polonia, la Lettonia, l’Estonia,
la Lituania.
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L’Austria perse 7/8 del suo territorio riducendosi da grande impero a piccolo staterello
alpino senza sbocco sul mare.
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La Turchia perse tutti i territori europei tranne Istanbul e le province medio-orientali:
Palestina ed Iraq passarono sotto il controllo inglese, la Siria sotto quello francese.
Con il trattato di Versailles la Germania fu accusata di essere il maggior responsabile della
guerra. Fu quindi condannata:
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a pagare 132 miliardi di marchi d’oro di risarcimenti, una cifra enorme;
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A ridurre al minimo il suo esercito e la sua flotta;
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A cedere tutte le sue colonie aglio stati vincitori;
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A restituire alla Francia l’Alsazia e la Lorena;
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A concedere alla Francia lo sfruttamento per 15 anni delle miniere della Saar, una delle più
ricche regioni minerarie tedesche;
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A cedere ampi territori al nuovo stato polacco. In particolare, per garantire alla Polonia un
accesso sul mare fu ceduto il corridoio di Danziaca, spaccando in tal modo il territorio
della Germania orientale in due parti (la questione del corridoio fu una delle scintille che
causarono, nel 1939, l’attacco della Germania hitleriana alla Polonia e il conseguente
scoppio della Seconda Guerra Mondiale)
Figura 2: in rosso i due tronconi della Germania orientale spezzati dal corridoio di Danzica, creato dalle potenze
vincitrici per dare uno sbocco sul mare al nuovo stato polacco (in giallo chiaro)
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L’Italia ricevette dall’Austria il Friuli Venezia Giulia, il Trentino e l’Alto-Adige (la cui
popolazione era ed è in larga maggioranza di lingua tedesca – con questa cessione si entrò
quindi in violazione dei principi di nazionalità e autodeterminazione dei popoli e si andò ben
oltre al “completamento del Risorgimento”). La delegazione italiana aveva inoltre richiesto i
territori in Albania, Dalmazia e Turchia promessi con il Patto di Londra e in più
l’annessione della città di Fiume. Ritenendo che tali richieste violassero il principio di
autodeterminazione dei popoli le altre potenze le respinsero. Per protesta l’Italia abbandonò
le trattative di pace rimanendo esclusa dalla spartizione delle colonie tedesche.
I trattati di pace scontentarono molti tra i vinti e i vincitori:
- alimentarono il rancore dei tedeschi contro i francesi;
- i francesi stessi ritenevano che alla Germania non fosse stato riservato un trattamento abbastanza
duro;
- l’Italia, non ottenendo i vantaggi sperati, si sentì tradita dagli alleati: nacque il mito della “vittoria
mutilata”
I veri vincitori della guerra furono gli USA: divennero la prima potenza politica ed economica del
mondo . Un solo dato: prima della guerra gli USA dovevano 5 miliardi di dollari agli stati europei;
nel 1919 l’Europa doveva agli USA 7 miliardi di dollari.
Figura 3: l’Europa alla fine del conflitto. Si confronti questa carta con quella all’inizio della scheda.