FUSIONI VERTICALI E CONGLOMERALI Campopiano Giovanna Farina Paolo Battista Maffioletti Gaia Viscardi Filippo Caroli Davide 44434 44470 44545 44999 44471 Definizione Per Fusione Verticale si intende: 1. Unione di due imprese che operano in fasi consecutive (da ‘monte’ a ‘valle’) sulla medesima filiera 2. Fusione tra imprese complementari che producono prodotti Agenda 1. Eliminazione della doppia marginalizzazione 2. Modelli di Salinger e Ordover 3. Modello oligopolistico 4. Fusioni conglomerali Ipotesi Iniziali 1. Esiste un monopolio ad ogni stadio della catena verticale; a monte (upstream firm) e a valle (downstream firm) 2. Esiste solo una impresa downstream Impresa a monte (Up) Impresa a valle (Down) Mercato Consumatori (consumatori) Imprese indipendenti • Ogni decisione di un’esternalità all’altra. prezzo di un’impresa impone Es. La decisione di alzare il prezzo del grano porta ad un aumento del prezzo della pasta e quindi ad una diminuzione della quantità venduta • Sia l’impresa a monte che l’impresa a valle, entrambi monopolisti, impongono un mark-up positivo sui costi marginali (doppia marginalizzazione). Impresa a monte (Up) MC = cU PU Impresa a valle (Down) MC = PU PD Mercato (consumatori) P D = 100 − Q ∏ P A MR (Q, P U ) = (P D − P U ) Q = (100 − Q) Q − P U Q D = 100 − 2 Q Profitto impresa a MC D = P U valle (Downstream) 165+ PU 100 22 130 2 D upstream decide di Q D = (100 − P U ) / 2 produrre : P D = (100 + P U ) / 2 Q U = (100 − P U ) / 2 ∏ P U = 100 − 2 Q D = (100 − P 23U))22 //16 4 Profitto impresa a monte (Upstream) PU Al prezzo P U l' impresa DD MR U = 100 − 4 Q MC U = 30 Q U = (100 − 30 ) / 4 P U = (100 + 30 ) / 2 ∏ c=30 MRU 10070 − PU 42 U = (100 − 30 ) 2 / 8 MRD =DU 100 q Fusione Verticale • L’esternalità viene Internalizzata • Riduzione dei costi perché c’è solo un margine lungo la filiera (perciò maggiore domanda da parte dei consumatori, maggiori profitti per le imprese) • Aumento: - dell’efficienza - del benessere del consumatore Margine Impresa a monte (Up) Impresa a valle (Down) Mercato (consumatori) P 2 2 − − 4 ( 100 30 ) 3( 100 30 ) MERGED NO MERGED = = , ∏ ∏ 16 16 MERGED NO MERGED > del 33,3% ∏ ∏ A Surplus del consumatore 165 2 130 2 Profitto del monopolista (imprese integrate) DM MC=30 MRU 70 4 MRM 70 2 100 q Rilassiamo le ipotesi iniziali Più downstream con diverse disponibilità a pagare il prodotto intermedio L’impresa upstream desidera fare un prezzo: - elevato alle imprese con domanda inelastica; - inferiore a quelle con domanda elastica. La fusione verticale con le imprese downstream con elasticità della domanda elevata diventa uno strumento per facilitare la discriminazione di prezzo. Rilassiamo le ipotesi iniziali Imprese in oligopolio Una spinta, chiaramente anticoncorrenziale, alla fusione verticale si scorge nella possibilità di “Market Foreclosure” con l’eventuale riduzione delle forze competitive sia nel mercato a monte che in quello a valle. Proprio per questo le autorità di regolamentazione investigano una proposta di fusione verticale prima di approvarla. Es: Alcoa fu accusata di mantenere una posizione di potere sui fornitori di energia, facendosi promettere di non fornirne ai suoi concorrenti. Modelli di Foreclosure 1. Modello di Salinger, alla cui base le imprese considerate competono sulle quantità (alla Cournot). 2. Modello di Ordover, Saloner e Salop che prende in considerazione imprese che competono sul prezzo. Salinger Ogni impresa a valle sostiene un costo unitario PU + cD. • PU è il costo di acquisto del bene offerto dall’impresa a monte; • cD è il costo marginale di produzione o per altri input. Il prezzo di vendita del bene prodotto sarà P D > P U + c D In seguito ad una fusione verticale L’impresa integrata otterrà un vantaggio nel mercato finale in quanto la divisione a valle avrà il prodotto intermedio al costo cU < PU. Così evita il problema della doppia marginalizzazione e diventa un concorrente a basso costo. L’impresa integrata non venderà mai ad una impresa che opera nel mercato a valle, perchè PD − cU − cD > P U − cU escludendo così dal mercato gli altri concorrenti. Limiti del modello Non considera le potenziali reazioni strategiche delle altre imprese in seguito alla fusione. Ordover, Saloner, Salop Gli autori sviluppano il tema del Market Foreclosure ponendo l’attenzione al fatto che una fusione verticale può condurre ad una seconda fusione, con il risultato che risulta intensificata la competizione di prezzo sul mercato finale. Ipotizzando vi siano due imprese a monte e due a valle, se U1 e D1 si fondono, l’impresa integrata può rifiutarsi (credibilmente) di rifornire D2. U2 diventa fornitore privilegiato per D2 e potrebbero decidere di fondersi a loro volta. In tal modo la competizione sui prezzi aumenta e i profitti per le imprese si riducono. Prevedendo tutto ciò, U1 e D1 possono decidere di non fondersi in un primo stadio per mantenere i propri margini. In caso si fusione invece i prezzi scenderanno beneficiando così i consumatori. Modello Oligopolistico 3 Ipotesi: • Sia il mercato a monte che quello a valle sono duopoli. • Tutte le imprese competono alla Cournot (quindi sulle quantità) e producono un bene omogeneo. • Esattamente una unità di bene intermedio per una unità di bene finale. Impresa Upstream c U Impresa Downstream cD + PU : costo marginale per unità P U : prezzo di acquisto del bene intermedio cD : costo di trasformazione per unità Modello Oligopolistico 3 Casi: • Nessuna fusione • 2 fusioni verticali • Una sola fusione verticale La funzione di domanda del mercato downstream è la seguente: P = A − BQ = A − B(q 1D + q D2 ) Assegniamo dei valori ai parametri: Domanda: P = 100 − Q Costi marginali: c1U = c2U = c1D = cD2 = 23 Nessuna Fusione Partiamo dal mercato downstream. Visto che le due imprese hanno gli stessi costi marginali si spartiscono uniformemente il mercato. Le loro funzioni di reazione sono le seguenti: q D2 77 − q D2 − P U 77 − P U 1 D q = = − q2 2 2 2 D 1 77 − q1D − P U 77 − P U 1 D q = = − q1 2 2 2 D 2 77 − P U 3 77 − P U 3 q1D La quantità venduta dalla singola impresa è: 77 − P U q =q = 3 D 1 D 2 Dato che la quantità venduta di bene finale è uguale alla quantità venduta di bene intermedio è possibile ricavare la domanda per il mercato upstream: U U − 154 2 P 3 Q = Q U ⇒ P U = 77 − q1D + q D2 = Q D = 3 2 Domanda bene intermedio Nessuna Fusione Analogamente al mercato downstream, le 2 imprese upstream si spartiscono uniformemente il mercato. Ragionando nuovamente sulle funzioni di reazione si ottengo le seguenti quantità: q1U = q 2U = 2(100 − 23 − 23) = 12 9 P U = 41 Π1U = Π 2U = (41 − 23) *12 = 216 Ora che abbiamo il prezzo di vendita delle upstream calcoliamo il prezzo e il profitto per l’impresa downstream (la quantità c’è già ed è la stessa delle upstream!) P D = 76 Π1D = Π D2 = (76 − 23 − 41) *12 = 144 Una impresa upstream e una downstream complessivamente producono quindi 216 + 144 = 360 di profitto. Due Fusioni Se si verificano due fusioni, le risultanti due imprese integrate si interfacciano direttamente col mercato finale. Upstream 1 Downstream 1 Consumatori Upstream 2 Downstream 2 I costi marginali di ogni singola impresa integrata sono 23+23. Quindi sono uguali! Le quantità vendute da ogni singola impresa sono: 100 − 23 − 23 q1I = q I2 = = 18 3 Il prezzo e i profitti sono i seguenti: P = 100 − (18 + 18) = 64 Π1I = Π I2 = (64 − 23 − 23) *18 = 324 Una Fusione Si suppone che solo l’impresa 1 a monte si fonda con l’impresa 1 a valle, mentre le altre due imprese rimangono indipendenti. Dal modello di Salinger sappiamo che l’impresa integrata non fornirà alcun bene intermedio all’impresa 2 a valle. Quindi l’impresa 2 a monte è di fatto monopolista nei confronti della seconda a valle. Upstream 1 Downstream 1 Consumatori Upstream 2 Downstream 2 Impresa Integrata Impresa 2 Upstream Impresa 2 Downstream c U + c D = 46 c U = 23 P U + c D = P U + 23 Si parte sempre dal mercato downstream. Dato che in questo caso i costi marginali sono diversi le quantità prodotte saranno diverse: U 31 + P 100 − 2 P U I D q1 = q2 = 3 3 Dato che P U > c U , la quantità prodotta dalla integrata è maggiore rispetto alla quantità prodotta dalla downstream 2. Una Fusione La curva di domanda per l’impresa Upstream 2 è la seguente: 100 − 2 P U 3 q = ⇒ P U = 50 − qU2 3 2 Data la domanda, il profitto del monopolista sono i seguenti: U 2 Π 2U = (50 − 36,5 23 RM 3 U q 2 ) ∗ q U2 − 23 * q U2 2 D 9 50 − 23 P U = 36,5 q = =9 Ed è massimizzato quando: 3 Ora si ha tutto quello che serve per trovare i profitti delle 3 imprese: U 2 Impresa Integrata Upstream 2 Downstream 2 Quantità venduta 22,5 9 9 Prezzo vendita 68,5 36,5 68,5 Profitto 506,25 121,5 81 Riassumendo Set Imprese 1 Set Imprese 2 Integrarsi Non integrarsi Integrarsi 324 ; 324 506,25 ; 202,5 Non integrarsi 202,5 ; 506,25 360 ; 360 Fusioni Conglomerali Le società partecipanti alla fusione operano in settori diversi e non correlati Merger waves: Anni ’60: fusioni conglomerali Es: American Can: dalla produzione di contenitori metallici per alimenti alla diversificazione nella produzione di carta, tipografia, comunicazione pubblicitaria per posta, servizi finanziari. Quali sono le ragioni sottostanti? 1. Aumento efficienza Economie di scopo Riduzione costi di transazione 2. Motivi manageriali Economia di scopo La diversificazione della produzione e/o dei mercati può essere dovuta alla presenza di economie di scopo. Si hanno quando è possibile sfruttare sinergie: • in produzione • nei mercati di approvvigionamento • nei canali di distribuzione • nelle campagne pubblicitarie • nei costi di ricerca e sviluppo • nello sfruttamento di marchi, reputazione… • nelle competenze organizzative Infatti lo svolgimento congiunto di due diverse attività da parte di una singola impresa può risultare meno costoso rispetto al loro svolgimento separato in imprese diverse MA è necessario che i «punti in comune» tra i business siano rilevanti? L’evidenza empirica (Nathanson and Cassano study, 1982) indica che esistono imprese conglomerate con poco in comune sia per tecnologia e mercato di sbocco! Costi di transazione Le fusioni conglomerali possono ridurre o addirittura eliminare i costi di transazione: - sostenuti dalle imprese per fare ricorso al mercato per lo scambio di prodotti e servizi - dovuti al coordinamento contrattuale - Costi di ricerca - Costi di negoziazione - Costi di esecuzione e monitoraggio della transazione - Rischi associati al verificarsi di eventi non previsti - Possibili comportamenti opportunistici Esempi Esempio: Risorse specialistiche - Impianto specifico per la produzione di due beni A e B i cui rispettivi mercati sono molto concentrati - presenza di sovra-capacità produttiva se viene prodotto uno solo dei due beni, ad esempio A - il proprietario dell’impianto potrebbe dare in affitto la capacità extra al produttore di B MA Elevati costi e rischi connessi alla negoziazione in quanto entrambi hanno un elevato potere contrattuale dovuto alla loro condizione di monopolisti Motivi Manageriali Separazione fra ownership and control (Mueller, 1969) I proprietari di una società per azioni (gli azionisti) solitamente non coincidono con i dirigenti (dipendenti della società stessa). I dirigenti potrebbero avere obiettivi diversi (personali) da quello della massimizzazione del profitto aziendale se gli azionisti non mettono dei limiti significativi all’attività dei manager, questi perseguiranno delle strategie a vantaggio proprio. Le fusioni conglomerali sembrano essere uno strumento per il management al fine di mantenere o rafforzare la propria posizione e in tal caso non sono orientate all’efficienza o alla creazione di valore per gli azionisti. Infatti la remunerazione del management è spesso legata alla crescita (dimensionale) dell’impresa. Quando la crescita non può essere ottenuta attraverso lo sviluppo interno, i manager forzano le fusioni conglomerali al fine mero della crescita anche se queste non sono nell’interesse degli azionisti. Motivi Manageriali Diversificazione del rischio (Ahimud and Lev, 1981) “non è conveniente tenere tutte le uova nello stesso paniere” I manager non possono diversificare il loro rischio di essere sostituiti! In particolare quando l’impresa consegue risultati inferiori a quelli generati dall’economia, gli azionisti cominciano a pensare di sostituire il management! I manager forzano le fusioni conglomerali distribuendo le attività dell’impresa in più settori con diversi livelli di rischiosità e con diversi cicli economici al fine di rendere meno variabili le performance delle imprese da loro gestite. Un andamento mediocre di alcune attività trova compensazione nel positivo andamento di altre, assicurando così stabilità reddituale. MA La diversificazione conglomerale non crea valore per gli azionisti in termini di ripartizione del rischio. Infatti questi potrebbero diversificare il proprio portafoglio di investimenti di propria iniziativa e in maniera più efficiente.