Economia Industriale: Fusioni Verticali e Conglomerali Prof. Gianmaria Martini Mattia Cattaneo 50693 Antonio D’Alessio 49911 Gennaro Manna 1008154 Nicholas Paris 49668 Andrea Tami 51290 Economia Industriale: Fusioni verticali 1 Agenda • Fusioni Verticali I. II. III. IV. Definizione Eliminazione della doppia marginalizzazione Market Foreclosure Modello Oligopolistico • Fusioni Conglomerali Economia Industriale: Fusioni verticali 2 Fusioni Verticali Economia Industriale: Fusioni verticali 3 Definizione Si definisce fusione verticale: • l’unione di due imprese che operano in fasi consecutive della medesima filiera; • l’unione di due imprese che producono prodotti complementari. 4 Ipotesi • Esiste un monopolio ad ogni livello della filiera produttiva: l’impresa “a monte”, upstream firm, e l’impresa a valle, downstream firm. Impresa Upstream Impresa Downstream • Esiste una sola impresa downstream, la quale si relaziona con il consumatore finale. Consumatore finale Economia Industriale: Fusioni verticali 5 Doppia marginalizzazione •Ogni decisione di prezzo di un impresa impone necessariamente un esternalità all’altra. • Sia l’impresa Upstream che l’impresa Downstream impongono un mark up positivo sui costi marginali, il quale si traduce in un aumento del prezzo al consumatore finale: tale fenomeno si definisce doppia marginalizzazione. Economia Industriale: Fusioni verticali Impresa Upstream cU PU Impresa Downstream PU PD Consumatore finale 6 Imprese indipendenti Funzione domanda inversa impresa Downstream Upstream Produce: c Vende: r P = A − BQ MAX π Downstream Q D = ( A − r ) / 2B Compra: r Vende: P D P = ( A + r) / 2 Profitto Dettagliante ∏ D R’ = A – 2BQ C’ = r (Q, r ) =( P − r )Q = ( A − BQ)Q − rQ D ∏ 2 = ( A + r) / 2B Economia Industriale: Fusioni verticali 7 Imprese indipendenti Profitti impresa Downstream Economia Industriale: Fusioni verticali 8 Imprese indipendenti Upstream Produce: c Vende: r L’impresa Upstream osserva una funzione di domanda pari alla quantità prodotta dal dettagliante: Q D = ( A − r ) / 2B r = A − 2 BQ Downstream Compra: r Vende: P MAX π R’ = A - 4BQ C’ = c Q p = ( A − c) / 4 B P r = ( A + c) / 2 D ∏ = ( A − c)2 / 8B Economia Industriale: Fusioni verticali 9 Imprese indipendenti Profitti impresa Downstream Profitti impresa Upstream Economia Industriale: Fusioni verticali 10 Fusione pro-concorrenziale Supponiamo ora che le due imprese operino una fusione: • l’esternalità viene internalizzata; • riduzione dei costi: esiste ora un solo margine lungo la filiera. Di conseguenza, assisteremo ad una riduzione dei prezzi al consumatore finale e ad un aumento delle quantità prodotte. In conclusione assisteremo ad un aumento: • dell’efficienza; • del benessere del consumatore. Economia Industriale: Fusioni verticali 11 Fusione pro-concorrenziale Upstream In seguito alla fusione il bene ora è prodotto al costo marginale c. Di fatto l’impresa è un monopolista la cui curva di ricavo marginale è la stessa dell’impresa Downstream non integrata: R’ = A – 2BQ C’ = c Downstream QI = (A – c) / 2B PI = (A + c) / 2 πI = (A - c)2 / 4B Economia Industriale: Fusioni verticali 12 Fusioni pro-concorrenziali Aumento di surplus del consumatore Profitto Impresa Integrata Economia Industriale: Fusioni verticali 13 Fusioni pro-concorrenziali Impresa Downstream Impresa Upstream U +D ∏ = 3( A − c) 2 / 16 B Fusione Verticale Impresa Integrata ∏ I 2 = ( A − c) / 4 B >∏ U +D AUMENTA IL BENESSERE SOCIALE QTA’ VENDUTA > Ad un PREZZO < Economia Industriale: Fusioni verticali 14 Effetti anticoncorrenziali Il modello fin qui considerato si fonda su due ipotesi particolarmente stringenti: è necessario verificare cosa succede se tali presupposti vengano meno. Ipotizziamo che esistano più imprese downstream con diverse disponibilità a pagare il prodotto intermedio. L’impresa upstream imposta una politica di prezzo: • elevato, nei confronti di imprese a domanda rigida; • basso a quelle con domanda elastica. Se l’impresa upstream desidera fondersi con un’impresa del mercato downstream, sceglierà preferibilmente imprese con elevata elasticità della domanda. In questo caso, l’impresa integrata avrà la possibilità di attuare una politica di discriminazione di prezzo nei confronti delle rimanti imprese. Economia Industriale: Fusioni verticali 15 Effetti anticoncorrenziali La seconda ipotesi prevede la presenza di un monopolio ad ogni stadio della filiera produttiva. Rilassando quest’ipotesi, abbiamo una situazione di mercato oligopolistico ad ogni stadio: oltre a risolvere il problema della doppia marginalizzazione, la spinta all’integrazione verticale può essere veicolo di pratiche anticoncorrenziali. Se due imprese si integrano verticalmente hanno la possibilità di mettere in atto strategie di market foreclosure nei confronti delle imprese non integrate, al fine di ridurre la competizione sia nel mercato a valle sia in quello a monte. Economia Industriale: Fusioni verticali 16 Modelli di Market Foreclosure Vediamo ora due modelli, che descrivono come, attraverso un processo di integrazione verticale, possa essere messa in atto una strategia di Market Foreclosure : • Modello di Salinger (1988), in cui la competizione ha luogo sulle quantità (Cournot); • Modello di Ordover, Saloner e Salop (1990), dove le imprese competono sui prezzi. Economia Industriale: Fusioni verticali 17 Modello di Salinger (1988) Ipotesi: ogni impresa a valle sostiene un costo unitario pari a PU + cD , dove PU è il costo di acquisto del bene prodotto dall’impresa a monte e cD è il costo marginale di produzione. Allora il prezzo di vendita, PD, sarà pari a PD > PU + cD In seguito ad una fusione verticale, l’impresa integrata otterrà un vantaggio, in quanto, la divisione a valle, acquisterà il prodotto intermedio al prezzo cU< PU . L’impresa integrata non avrà alcun interesse a vendere ad un impresa operante nel mercato downstream, in quanto: PD – cU – cD > PU - cD Questo modello tuttavia non considera eventuali reazioni strategiche delle altre imprese in seguito alla fusione. Economia Industriale: Fusioni verticali 18 Modello di Ordover, Saloner e Salop (1988) 1/2 Si distingue dal precedente modello in quanto introduce il concetto di interazione strategica tra i diversi attori: a seguito di una fusione le rimanenti imprese possono reagire con una seconda fusione. Ipotizziamo l’esistenza di due imprese a monte (U1 e U2) e due imprese a valle (D1 e D2) U1 U2 D1 D2 U1 U2 D1 D2 Se U1 e D1 si fondono, l’impresa integrata può rifiutarsi di rifornire D2 In questo caso U2 si trova in posizione di monopolio nei confronti di D2, e entrambe potrebbero decidere di fondersi a loro volta. Economia Industriale: Fusioni verticali 19 Modello di Ordover, Saloner e Salop (1988) 2/2 In questa situazione la competizione sui prezzi aumenta inevitabilmente e i profitti per le imprese si riducono. U1 U2 D1 D2 Prevedendo questo scenario, U1 e D1 potrebbero decidere di non fondersi, almeno inizialmente, mantenendo i propri margini. Se ciò non si verificasse i prezzi si ridurranno a beneficio del consumatore finale. Economia Industriale: Fusioni verticali 20 Modello Oligopolistico Con riferimento al modello di Salinger, approfondiamo ora il fenomeno della fusione verticale in un contesto di mercato oligopolistico. Ipotesi: • presenza di un duopolio sia a monte sia a valle; • le imprese competono alla Cournot e producono un bene omogeneo; • ogni unità di bene finale necessità di una sola unità di bene intermedio. Impresa Upstream Impresa Downstream cU : costo marginale per unità cD + PU PU : prezzo d’acquisto del bene intermedio cD : costo di trasformazione unitario Economia Industriale: Fusioni verticali 21 Modello Oligopolistico La funzione di domanda del mercato downstream sarà: P = A - BQTot = A – B(q1D + q2D) Per semplicità, assegniamo dei valori ai parametri: Domanda P = 100 – Q Costi marginali c1D = c2D = c1U = c2U = 23 Saranno considerati 3 scenari: U1 U2 D1 D2 1. nessuna fusione 2. una sola fusione verticale 3. due fusioni verticali Consumatori Economia Industriale: Fusioni verticali 22 Modello Oligopolistico Il modello può essere facilmente ricondotto ad un problema di interazione strategica tra imprese: Economia Industriale: Fusioni verticali 23 I Nessuna Fusione 1/2 NI I NI Si parte dal mercato downstream: se i costi marginali sono uguali per le due imprese, queste si spartiscono uniformemente il mercato. U D 77 − P q q1D = − 2 2 2 U D 77 − P q q2D = − 2 2 2 D D La quantità venduta da ogni singola impresa sarà: q1 = q2 = Economia Industriale: Fusioni verticali 77 − PU 3 24 I Nessuna Fusione 2/2 77 * 2 − 2 PU D D D q1 + q2 = Q = 3 NI I NI 3QU PU = 77 − 2 Analogamente al mercato downstream, le imprese upstream si spartiscono uniformemente il mercato: 2[100 − (23 * 2)] q =q = = 12 9 U 1 U 2 PU = 41 Ora possiamo calcolare il prezzo di vendita al consumatore finale, e ricavare il profitto aggregato di una impresa downstream e una upstream: P D = 76 D D 1 2 U U 1 2 ∏ =∏ =(76 − 23 − 41) *12 = 144 ∏ =∏ =(41 − 23) *12 = 216 Economia Industriale: Fusioni verticali ∏ D = 360 25 I Una Fusione 1/3 NI I NI Supponiamo che solo l’impresa U1 si fonda con l’impresa U2: se sono valide le ipotesi di Salinger, l’impresa integrata si rifiuterà, credibilmente, di rifornire l’impresa D2. Allora U2 diventa monopolista verso D2. Partiamo dal mercato downstream: U1 D1 U2 D2 Consumatori •Impresa Integrata: •Impresa U2: •Impresa D2: cU +cD=46 cU=23 PU +23 Dato che PU > cU, l’output dell’impresa integrata sarà maggiore di quello dell’impresa D2, infatti: 31 + PU I q = 3 U 100 − 2 P D > q2 = 3 Economia Industriale: Fusioni verticali 26 I Una Fusione 2/3 NI I NI Passiamo al mercato upstream per l’impresa 2: qU2 = 100 − 2 PU 3 U 3 q P2U = 50 − 2 2 Dato che l’impresa U2 si trova in posizione di monopolista, questa massimizzerà il proprio profitto: q2U = 9 U Max∏2 P2U = 36,5 Economia Industriale: Fusioni verticali 27 I Una Fusione 3/3 NI I NI Calcoliamo i profitti delle tre imprese: U2 Q2U = 9 U 2 P = 36,5 I 1 Q = 22,5 P1I = 68,5 Q2U = 9 P2U = 68,5 ∏ I =506,25 ∏ 2 =121,5 I D2 TOT U TOT Consumatori Economia Industriale: Fusioni verticali ∏ 2 ∏ D 2 =81 = 202,5 28 I Due Fusioni NI I NI In corrispondenza di due fusioni, le risultanti imprese integrate si interfacceranno direttamente con il consumatore finale. U1 U2 I costi marginali di ogni singola impresa sono pari a 23 + 23 e sono identici per entrambe. Allora l’output di ogni singola impresa sarà: D1 D2 q1I = q2I = (100 − 23 − 23) / 3 = 18 Da cui prezzo e profitti: PZ = 100 − (18 + 18) = 64 Consumatori I I 1 2 ∏ =∏ =(64 − 23 − 23) *18 = 324 Economia Industriale: Fusioni verticali 29 Conclusione Riportiamo i profitti nella tabella dei pay-off: L’equilibrio consiste nella scelta per entrambi i set di imprese di integrarsi. Economia Industriale: Fusioni verticali 30 Fusioni Conglomerali Economia Industriale: Fusioni verticali 31 Definizione Le fusioni conglomerali comportano il controllo comune di imprese i cui prodotti non sono né diretti sostituti né complementi: vengono quindi meno motivazioni di tipo concorrenziale o di relazione complementare. Esempio : General Electric , produttore di motori aerei e prodotti elettrici, ha acquisito il network americano NBC. Quali sono le ragioni sottostanti? Economia Industriale: Fusioni verticali 32 Economia di scopo Attraverso una fusione conglomerale si ha la possibilità di diversificare sia la produzione sia il mercato. In questo modo l’impresa integrata può sfruttare sinergie: • nella produzione; • nei canali distributivi; • nell’organizzazione; • nella R&S. Così facendo l’impresa integrata può ridurre i propri costi fissi, ma ciò può avvenire solo se l’affinità tra le due imprese è elevata. Tuttavia il numero di imprese conglomerate, con poco in comune circa tecnologia e mercato di sbocco, è elevato!!! Economia Industriale: Fusioni verticali 33 Costi di transazione Un’altra possibile spiegazione al fenomeno delle fusioni conglomerali risiede nella possibilità di ridurre i costi di transazione. Per costi di transazione si intendono tutti quei costi che un’impresa sostiene qualora questa si rivolga a mercati esterni per lo scambio di prodotti e servizi. Tra i principali costi di transazione ricordiamo: • costi di R&S; • costi di negoziazione; • contratti di fornitura; • comportamenti opportunistici. Tuttavia le motivazioni fin qui esposte non sono in grado di spiegare in maniera esaustiva le ragioni di una fusione conglomerale. Economia Industriale: Fusioni verticali 34 Motivi Manageriali Quando un’azienda consegue risultati inferiori a quelli di mercato, i manager corrono un forte rischio di essere licenziati. Per ridurre questo rischio, i manager possono intraprendere la strada della diversificazione dell’attività aziendale, attraverso le fusioni conglomerali. In questo modo si riduce il rischio d’impresa distribuendola su più aree di business. Tuttavia, questa scelta non crea valore per gli azionisti, il quali potrebbero diversificare il proprio portafoglio investimenti di propria iniziativa e in maniera più efficiente. Economia Industriale: Fusioni verticali 35 Motivi Manageriali Nella maggior parte delle grandi aziende esiste una separazione tra ownership (gli azionisti) dell’azienda e controllo (i manager). Poiché è il manager che decide il da farsi, è l’interesse del manager che prevale. Se non esistono limiti all’attività dei dirigenti, questi possono sfruttare le fusioni conglomerali come strumento per mantenere e rafforzare la propria posizione. Non a caso la remunerazione del management è spesso legata alla crescita dimensionale dell’azienda!!! Infatti, attraverso una fusione conglomerale, i manager forzano la crescita di un impresa, anche se questa scelta non è orientata né all’efficienza, né alla soddisfazione degli interessi degli azionisti. Economia Industriale: Fusioni verticali 36 Grazie per l’attenzione Economia Industriale: Fusioni verticali 37