26 giugno 2015 Salute: da una ricerca rivoluzionaria una speranza di cura per il diabete “Si apre la speranza concreta di poter finalmente combattere e sconfiggere la nefropatia diabetica e altre malattie del glomerulo renale sinora incurabili” Grazie ai risultati di una rivoluzionaria ricerca condotta dalla Fondazione D’Amico per la Ricerca sulle Malattie Renali, pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Pathology e presentata a Milano dal professor Giuseppe D’Amico, artefice e presidente della Fondazione, “si apre la speranza concreta di poter finalmente combattere e sconfiggere la nefropatia diabetica e altre malattie del glomerulo renale sinora incurabili”. I malati di diabete in tutto il mondo sono piu’ di 300 milioni e crescono di anno in anno. La forma piu’ diffusa e’ il diabete “di tipo 2″, detto anche diabete mellito, causato principalmente dall’obesita': si calcola che entro il 2020 piu’ di 100 milioni di persone saranno affette da questa grave complicanza, che distrugge completamente la funzione renale e richiede per i malati la dialisi a tempo indeterminato o il trapianto di reni. La ricerca per la cura di questo tipo di malattie e’ partita da una intuizione, in seguito provata sperimentalmente, della dottoressa Maria Pia Rastaldi, coordinatrice del team di ricerca della Fondazione D’Amico. L’equipe ha verificato che le piu’ importanti cellule dei reni, dette “podociti”, hanno modalita’ di funzionamento simili a quelle delle cellule del sistema nervoso centrale, i neuroni. Alcuni fattori essenziali per la crescita e il buon funzionamento dei neuroni mostrano infatti le stesse specifiche funzioni anche a livello dei podociti. Il team della Fondazione D’Amico ha dimostrato in particolare che un fattore neurotrofico normalmente prodotto dal cervello, il “Brain Derived Neutrophic Factor” (BDNF), esercita anche sulla struttura del podociti un effetto protettivo, con riduzione della perdita proteica. Cio’ si verifica anche nel diabete di tipo 2, nel quale il danno renale e’ caratterizzato da un danno ai podociti. Gli stessi ricercatori hanno quindi chiarito quali sono i meccanismi che provocano l’effetto protettivo del BDNF a livello delle cellule podocitarie, elaborando cosi’ un’efficace strategia per contrastare la malattia. “Se questo effetto verra’ 26 giugno 2015 ulteriormente confermato – spiegano i ricercatori – la medicina disporra’ di un’arma ad alto potenziale per la cura di molte malattie renali non ancora curabili, a cominciare proprio dal diabete di tipo 2.