Conoscere i nostri reni 28 giugno 2015

Conoscere i nostri reni
28 giugno 2015
Una speranza per la nefropatia diabetica e le glomerulonefriti: ricerca
Italiana
Il professor Giuseppe D'Amico, creatore della Fondazione che porta il suo nome, uno dei piu'
importanti nefrologi del mondo, ha presentato il 25 Giugno a Milano i risultati di una importante
ricerca condotta presso la Fondazione. I ricercatori della Fondazione D'Amico hanno avuto modo
di verificare con diversi esperimenti l'effetto protettivo del Brain Derived Neutrophic Factor
(BNDF).
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Journal of Pathology . Secondo i ricercatori si apre la
speranza concreta di poter finalmente combattere e sconfiggere la nefropatia diabetica e altre
malattie del glomerulo renale sinora incurabili. In particolari i ricercatori hanno scoperto che
alcune cellule renali, dette "podociti", hanno modalita' di funzionamento simili a quelle delle
cellule del sistema nervoso centrale, i neuroni. Alcuni fattori essenziali per la crescita e il buon
funzionamento dei neuroni mostrano infatti le stesse specifiche funzioni anche a livello dei
podociti.Un fattore neurotrofico normalmente prodotto dal cervello, il "Brain Derived Neutrophic
Factor" (BDNF), esercita anche sulla struttura del podociti un effetto protettivo, con riduzione
della perdita di proteine . Cio' si verifica anche nel diabete di tipo 2, nel quale il danno renale e'
caratterizzato da un danno ai podociti. Lo stesso meccanismo si puo' osservare nella
glomerulosclerosi focale e segmentaria nella nefropatia a lesioni minime, una glomerulonefrite
molto diffusa, in cui il danno dei podociti rappresentano un evento fondamentale. Gli stessi
ricercatori hanno quindi chiarito quali sono i meccanismi che provocano l'effetto protettivo del
BDNF a livello delle cellule podocitarie, elaborando cosi' un'efficace strategia per contrastare la
malattia. Sia la nefropatia diabetica che le podocitopatie sono una frequente causa di insufficienza
renale terminale e di ingresso in dialisi. Agendo precocemente sulla malattia si potrebbe bloccare
all'origine il danno.
Conoscere i nostri reni
28 giugno 2015
Storicamente la cultura della donazione degli organi è stata sempre difficoltosa nel nostro Paese,
vuoi per un retaggio storico-culturale, vuoi per gli intoppi burocratici. Arriva in questi giorni una
buona notizia . Chi vuole donare gli organi potrà dire sì o no e far inserire la propria scelta sulla
carta di identità al momento della richiesta o del rinnovo del documento presso il Comune. Il
Garante della Privacy ha dato parere positivo allo schema di Linee guida che disciplina la facoltà di
inserire consenso o diniego alla donazione di organi o di tessuti in caso di morte. Le modalità sono
descritte nella newsletter periodica del garante , con le modalità operative e organizzative per
dare attuazione alla normativa che introduce questa nuova possibilità di manifestazione della
volontà. Dire "sì" o "no" alla donazione di organi rappresenta una facoltà e non un obbligo e solo
su richiesta del cittadino, la dichiarazione potrà essere riportata anche sul documento d'identità,
continua la nota del Garante. La dichiarazione sarà registrata dall'ufficiale dell'anagrafe insieme ai
dati raccolti al momento della richiesta o del rinnovo del documento e inviata al Sistema
informativo trapianti (Sit) per l'inserimento in un'unica banca dati, consultata 24 ore su 24 dai
centri per i trapianti. Per modificare la propria volontà il cittadino potrà recarsi, in ogni momento,
presso le aziende ospedaliere, le Asl, gli ambulatori dei medici di base, i Centri regionali per i
trapianti o, in occasione del rinnovo della carta d'identità, presso i Comuni.
Un importante passo in avanti su un tema molto delicato ed importante.