Marketing - Regione Abruzzo

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Anno 25 - Numero 16 - € 0,80
È IN EDICOLA
Mercoledì 20 Gennaio 2016
Marketing
Oggi
Il primo magazine-de
device
pper
er vivere
vive bene
nell’era ddigiitale
IL QUOTIDIANO DEI PROFESSIONISTI
ESSIONISTI DI MARKETING, MEDIA E PUBBLICITÀ
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Il riposizionamento del marchio Usa:: si raccontano le esperienze,
esperien non solo la tecnologia
Intel, c’è un mondo fuori dal pc
Abiti con farfalle robot, visi opere d’arte: spazio alle storie
DI
ma raccogliendo una serie di
storie per raccontarsi. Impossibile non pensare a quanto
Apple abbia fatto scuola anche nella comunicazione dei
prodotti tecnologici, ponendo
l’accento su cosa si fa di comune o di eccezionale piuttosto
che su caratteristiche tecniche e potenza dei dispositivi.
ANDREA SECCHI
ntel vuole uscire dai computer, farsi vedere. Ma non
mostrando i processori, il
suo prodotto storico e tuttora di punta: lo farà raccontando le storie di chi crea con
la sua tecnologia, di chi supera gli ostacoli, farà leva sulle
esperienze e sulle emozioni
anziché sul freddo silicio. Il
percorso già intrapreso dalla
società guidata a livello mondiale da Brian Krzanich e votato a un’espansione del business, è ora a un punto di svolta
anche nella comunicazione con
cui si vara il riposizionamento
del marchio. Ieri negli Usa è
stata lanciata la «experience
amazing campaign», la nuova
campagna media, social ed
eventi, che chiede di sperimentare l’incredibile e che sarà via
via allargata agli altri Paesi,
Italia compresa. Ma la società non metterà nel cassetto lo
storico slogan «Intel Inside»
(Intel all’interno) che l’accompagna dagli anni 90, semplicemente mostrerà anche quello
che succede fuori dai pc.
I
«Il lancio di questa campagna
corona un cambio di rotta che Intel
sta realizzando negli ultimi anni sia
a livello strategico che di ricerca e
sviluppo», spiega Nicola Procaccio,
marketing & communication manager di Intel Italia. «Nell’ultima decade
abbiamo cambiato il nostro posizionamento e non vogliamo più essere
percepiti solo come leader nel mercato
di processori, che pure sappiamo es-
Nei filmati della nuova campagna si vede per
esempio la creazione di due
sorelle turche che fanno le
stiliste, Ezra e Tuba, il Butterfly Dress: un abito su cui
svolazzano farfalle robot che
risponde al tatto e al calore
Immagini
del corpo grazie alla tecnolodalla nuova
gia Intel Edison. Altro protacampagna
gonista è l’artista Nobumichi
Intel. Qui
Asai che utilizza il volto umano come una tela vivente su
un abito
cui proiettare le proprie opetecnologico
Apple ha fatto scuola nell’uso dell’arte
re. C’è poi la stella di YouTube
con farfalle
per comunicare i propri prodotti. Qui sopra
Kawehi che ha reimmaginato
robot, in alto
un’immagine dalla campagna «Dài inizio a
la Quinta Sinfonia di Beethoa destra la
qualcosa di nuovo»: come lo scorso anno mostra
ven. Ancora nella campagna
ballerina Paige
il lavoro di 11 artisti che per le loro creazioni
appare la ballerina Paige
Fraser
hanno utilizzato i prodotti della mela
Fraser mentre danza ripresa da 20 telecamere Intel in
sere il nostro core business: per noi di dollari, 14,7 mld di euro, +11%) e grado di registrare i movimenti e di
è importante far percepire il nostro soprattutto la promettente Internet of permettere la nascita di una nuova
valore di innovatori a 360 gradi nel things (2,3 miliardi di dollari, 2 mld di performance visiva con colori e forme
computing e mostrare come le nostre euro, +7%), con cui dispositivi di uso su uno schermo a led gigante.
«Intel ora parte dall’utente», conclutecnologie possano migliorare la vita comune, dagli elettrodomestici agli
de Procaccio. «Nei nostri laboratori di
abiti, possono dialogare tra loro.
di ogni persona sulla Terra».
Già nel 2015 la società aveva intro- ricerca e sviluppo non ci sono più solo
Per Intel i processori per pc e mobile rappresentano ancora la parte dotto sotto il suo marchio il payoff «In- tecniconi o ingegneri. Da una decade
più grossa dei ricavi (32,2 miliardi di tel, experience what’s inside» (speri- abbiamo inserito antropologi, sociodollari nel 2015, 29,6 mld di euro) ma menta cosa c’è dentro) per poi lanciare logi che girano il mondo per capire
in calo (-8%) soprattutto a causa dei la campagna «Intel inside, amazing le esigenze degli utenti, le esperienze
computer. Crescono però gli altri bu- experience outside». Oggi continua a che vogliono vivere».
siness come i datacenter (16 miliardi insistere sul concetto dell’esperienza
© Riproduzione riservata
E-commerce, l’Italia rincorre i big. A Milano il Summit di Class Editori
Ritorna l’E-commerce Summit organizzato da Class Editori. Dopo il successo della prima edizione, l’evento
intitolato «E-Commerce e Innovazione Digitale, un’opportunità per l’Italia» metterà a fuoco l’evoluzione del
settore e le nuove opportunità per
il commercio elettronico all’interno
del processo di innovazione digitale
in corso così come le potenzialità per
la crescita dell’economia italiana.
Il trend di forte sviluppo dell’ecommerce, identificato già lo scorso
anno, sembra non arrestarsi anche
se l’Italia rimane molto arretrata nel
contesto europeo: appena il 4% del
totale delle vendite italiane proviene
da transazioni in digitale. Delle 750
mila imprese europee attive nell’ecommerce, solo 40 mila sono italiane.
L’arretratezza del settore della Peni- nomia ormai decisivo.
L’evento di Classi Editori (che parsola si evidenzia anche dalla quota di
tecipa
di questo giornamercato detenuta in Europa,
p , appena
pp
p al capitale
p
le)
il 3% contro il 29% del
le si terrà mercoledì
27
Regno Unito e il 17%
2 gennaio presso
l’Auditorium
Gaber
della Germania, per
l’
del
Palazzo Pirelli,
citare solo i primi due
d
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in piazza Duca D’AoPaesi. Secondo l’indi*!(0..*1(*
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ce Desi (digital ecos 3 a Milano. Sarà
per una
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dell’Unione Europea,
ri essione sullo stato
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e sulle modalità della
inoltre, l’Italia si
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riconversione
digitale
piazza al quart’ultimo
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posto fra i paesi della $& 98<<7:= $"#% ! .:;7<= dell’impresa
d
oltre
che un’occasioregione. La distanza
o
ne
da colmare impone
n di business networwww.mfconference.it
king
e approfondimenquindi uno sforzo che
k
digitale del Paese.
coinvolga tutti gli operatori
atori pubblici to sullo stato d
Il Summit si svilupperà in quattro
e privati per evitare di restare marginalizzati in un segmento dell’eco- sezioni. La prima, «Scenari e strate-
gie», sarà dedicata alla presentazione delle ricerche e alle strategie di
impresa per sfruttare l’opportunità
digitale. Il secondo panel, «E-commerce e Digitale, un’opportunità
per l’industry del fashion», sarà un
momento di approfondimento e confronto su come le aziende della moda
stanno affrontando le minacce e le
opportunità fornite dal digitale.
Il terzo panel, «Nuove frontiere
per il Retail», metterà a confronto
strategie e pratiche dei distributori
in ambito e-commerce. Per concludere con il quarto panel con case
history su «I processi di riconversione digitale» che stanno modificando il modo di fare business anche
in settori tradizionali per costruire
l’azienda digitale.
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MARKETING
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2
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Vicenza e Arezzo alleate per rappresentare il made in Italy. Venerdì al via Vicenzaoro
L’oreficeria fa sistema sulle fiere
Marzotto: piattaforma per le aziende e calendario condiviso
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DI
FRANCESCA SOTTILARO
l settore orafo recepisce
per primo le direttive del
viceministro per lo sviluppo economico Carlo
Calenda per la creazione
di poli e appuntamenti di
eccellenza che siano vetrina
del made in Italy. Si inserisce in questo quadro l’intesa
sostenuta dal Mise che vede
Fiera di Vicenza fare sistema
con Arezzo fiere e congressi
nell’ottica della competitività. In attesa di decidere gli
sviluppi societari (il numero
uno del polo aretino, Andrea
Boldi vorrebbe creare «una
newco con tutti gli espositori»), l’accordo presentato
ieri a Milano servirà subito
a portare la forza espositrice
comune, circa 1.600 marchi
italiani, negli appuntamenti
espositivi esteri a Hong Kong,
Las Vegas ma soprattutto a
Vicenzaoro Dubai, il salone
creato con una joint venture
negli Emirati Arabi. E porterà in dote al sistema fieristico
italiano, secondo le indicazioni del ministero, circa 6 milio-
I
Andrea Boldi e Matteo Marzotto
ni di euro l’anno.
Matteo Marzotto, numero uno di Fiera di Vicenza,
parlando di «un accodo prematrimoniale verso la costituzione di un unica società»
ha definito quella nascente
«una piattaforma che rappresenti le medie aziende». Se
fino a due anni fa i due poli si
guardavano di sbieco, oggi la
prospettiva è creare un interfaccia unitario con il mondo
orafo-argentiero «e pesare di
La cultura spinge gli scambi
tra Giappone e Italia
DI
GIANFRANCO FERRONI
Incrementare gli scambi commerciali tra il Giappone e
l’Italia grazie alla cultura. Così, ecco un’illuminazione
speciale del Colosseo per festeggiare i 150 anni delle
relazioni tra Giappone e Italia: a maggio Motoko Ishii
Lighting Design organizzerà l’evento «climax» delle manifestazioni celebrative, presentate ieri a Roma dall’ambasciatore giapponese Kazuyoshi Umemoto. Con lui,
il presidente della Camera di Commercio e Industria
Giapponese in Italia Tatsuya Ichikawa, per illustrare
gli appuntamenti di ottobre con l’assemblea plenaria
dell’Italy Japan Business Group, e con il premio Umberto
Agnelli, con protagonista la Fondazione Italia
Giappone. E poi
spettacoli musicali, proiezioni
cinematografiche,
esposizioni con
MondomostreSkira (presenti
Massimo Vitta
Zelman, Tomaso
Radaelli e Simone
Todorow
di San
La grande onda di Hokusai
Giorgio) a Milano
a Palazzo Reale con i tre artisti dell’ukiyoe, Hokusai,
Hiroshige e Utamaro, e poi a Roma all’Ara Pacis con il
maestro della fotografia giapponese Domon Ken, fino
ai capolavori della scultura buddhista giapponese negli
spazi delle Scuderie del Quirinale, coinvolgendo istituzioni come il Maxxi, per non parlare dello sport, con il
campionato di kendo. Il comitato d’onore è formato da
Nicoletta Attolico, Livia Branca, Alberica Brivio Sforza,
Elena di Giovanni, Valentina Moncada, Francesca Scaroni e Fulvia Visconti Ferragamo.
Tutto parte dal 25 agosto 1866, quando Italia e Giappone firmarono un «Trattato di amicizia e di commercio»
per auspicare una «pace perpetua ed amicizia costante
tra Sua maestà il Re d’Italia e Sua maestà il Taicoun, i
loro eredi e successori» e tra i rispettivi popoli, «senza
eccezione di luogo o persona».
più all’estero riunendo tutti i
distretti. Parlo di Valenza, Vicenza, Arezzo e Napoli in un
unico distretto dell’Italia».
Non che la forza tricolore
si poco nota: «L’Italia è leader tanto per la manifattura quanto per produzione di
macchinari per la lavorazione
di metalli e pietre preziose»,
spiega Corrado Facco, direttore generale di Fiera di
Vicenza. «Non è un caso che
Bulgari abbia annunciato una
nuova manifattura in Italia o
che molti punzoni di marchi
top, da Tiffany a Cartier, siano italiani».
Quantitativamente il comparto orafo conta in Italia 9
mila imprese e 32 mila addetti, per un fatturato che
nel 2014 ha raggiunto i 6,9
miliardi di euro. Nei primi 9
mesi del 2015 il valore delle
esportazioni italiane riferita
alla gioielleria preziosa (gioielli in oro, argento e altri
metalli preziosi) è cresciuto
dell’11% rispetto al medesimo periodo del 2014, sfiorando i 4,2 miliardi di euro e
secondo Facco «supererà i 6,5
miliardi». Un piatto troppo
importante per non metterlo
in primo piano. «Il gioiello italiano è il sale di tutte le fiere»,
dice Boldi di Arezzo fiere, «per
questo è prioritario mostrarsi
con un unico rappresentante
capace di trattare su tutti i
tavoli».
Il nuovo calendario fieristico condiviso prevede l’organizzazione di sei manifestazioni: tre in Italia, Vicenzaoro
january (dal 22 al 27 gennaio),
OroArezzo a maggio e l’edizione di Vicenzaoro a settembre.
Seguono poi tre manifestazioni all’estero: la partecipazione italiana all’Hkijs di Hong
Kong a marzo, Vicenzaoro
Dubai ad aprile e Vicenzaoro
«Italian passion made with
love» al Jck di Las Vegas a
giugno.
Sempre nell’ottica di seguire il «piano straordinario
per il made in Italy» rivolto
alle principali filiere produttive il salone di Vicenzaoro
Origin, che ospita di solito
stilisti emergenti in grado
di interpretare le tendenze
della moda e dell’accessorio
fashion, traslocherà a Milano
nel grande appuntamento che
secondo il disegno di Calenda
e del premier Matteo Renzi
dovrebbe riunire anche Mifur
(pellicceria), Mipel (accessori
e borse), Micam (Calzature),
Mido (occhialeria), Lineapelle
e MilanoUnica (tessile).
Venerdì prenderà il via Vicenzaoro dove sono attesi oltre 7 mila buyer e 1.500 brand
provenienti da 30 paesi.
© Riproduzione riservata
I piani dell’azienda di buoni pasto. Ricavi 2015 a +7%
QUI! Group prepara
lo sbarco in Usa e Messico
sul non food. Vogliamo anche rendere i prodotti
DI IRENE GREGUOLI VENINI
di pagamento semplici e accessibili e a tutti, sia
l 2016 è l’anno dell’internazionalizzazione con le carte sia attraverso lo smartphone».
Per quanto riguarda l’estero, in Brasile il
per QUI! Group. L’impresa specializzata nei
titoli di servizio per il welfare aziendale e so- gruppo genovese ha costituito QUI! Group
ciale, nei sistemi di pagamento e nei circuiti Brasil, acquistato una società di pagamenti e
di loyalty, infatti è sbarcata in Brasile, dove conta prevede, entro marzo, di chiudere alcune partdi emettere le prime carte di pagamento nell’arco nership strategiche, per emettere milioni di
carte di pagamento con servizi a
di qualche mese, con la previsione di
valore aggiunto.
espandersi successivamente anche
«Abbiamo iniziato a operare
negli Stati Uniti e in Messico. Il tutin Brasile e contiamo di riuscire
to dopo un 2015 che si è chiuso con
a emettere le prime carte di paun fatturato di 650 milioni di euro,
gamento entro il primo semestre
con una crescita del 7% rispetto al
2016. Altri mercati a cui stiamo
2014 e un ebitda raddoppiato.
guardando sono il Messico e gli
Un andamento cui ha contribuito
Stati Uniti, in cui stiamo valutando
anche l’aumento delle richieste del
partnership», dice il presidente del
suo prodotto di punta, il buono pasto
gruppo, che conta oltre 20 milioni di
elettronico QUI! Ticket Electronic.
«Da una parte un fattore positivo è
fruitori dei propri servizi, circa 180
stato il cambiamento del livello di
mila punti vendita convenzionati
Gregorio Fogliani
nella Penisola e oltre un milione di
esenzione dei ticket che ha portato
i buoni pasti a 7 euro con un impatto positivo su carte prepagate in distribuzione. «In Italia intantutta la filiera, e dall’altra c’è il discorso dei servi- to continuiamo a fare investimenti, soprattutto
zi a valore aggiunto, che arricchiscono il prodotto in ricerca e sviluppo: 15 milioni negli ultimi tre
del buono pasto», osserva Gregorio Fogliani, anni, anche per consolidare due poli di eccellenza
tecnologica, Genova e Napoli, per l’innovazione
presidente di QUI! Group.
La strategia dell’azienda punta sulla diversi- nei settori di business del gruppo, con l’inserificazione del business e in particolare sui servizi mento in azienda di giovani talenti selezionati
che si possono caricare e integrare sulla QUI! attraverso le collaborazioni con le università».
Il gruppo sta inoltre consolidando il suo ruolo
Card, una carta multifunzione per la gestione
aziendale del personale, che può fungere da car- nel settore pubblico: è stato riconfermato vincitota prepagata, badge personale, carnet di buoni re anche nell’ultima gara Consip per la fornitura
pasto, buoni acquisto, voucher e coupon e carta di buoni pasto per la Pubblica Amministrazione
sconti per i circuiti di loyalty. «Oggi i buoni pa- in 5 lotti su 7 e ha stretto un accordo con Anci
sto pesano per l’80% e i servizi per il 20% ma (Associazione nazionale dei comuni italiani) per
vogliamo far arrivare la parte dei servizi a un rinnovare e digitalizzare il welfare pubblico degli
peso maggiore, rendendoli disponibili anche sul enti locali interessati.
mobile, incrementando la spesa sia sul food che
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Mercoledì 20 Gennaio 2016
MEDIA
Un 2015 in controtendenza rispetto al resto d’Europa. Ma la stampa resta al palo
Germania, pubblicità a +3,5%
Il 47% del budget alla tv. Cresce il settore out of home
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da Berlino
ROBERTO GIARDINA
n controtendenza con il
resto d’Europa, nel 2015
in Germania è aumentato l’investimento pubblicitario: l’incremento è stato
del 3,5%, per un importo
complessivo di 29 miliardi
e 200 milioni di euro. Ma la
notizia è positiva, tranne che
per quotidiani e riviste che
devono sempre registrare un
calo. Le agenzie preferiscono
investire su altri canali, in tv,
radio, o suoi nuovi media.
I
Il 47,2% della
pubblicità è finito
ai diversi canali,
pubblici e privati.
A registrare l’incremento maggiore è
il cosiddetto settore
out of home, dal cinema alla pubblicità con
manifesti, cellulari, e
così via che ha visto
salire il fatturato del
9,7%. Al confronto, i
quotidiani calano sia
pure di poco, dello 0,2,,
un risultato che in rapporto
apporto
alla lenta ma inarrestabile
perdita di copie, viene salutato dagli editori come un
successo. Le riviste perdono
l’1,8%: il settore non riesce a
trovare una nuova strada, e
sono in difficoltà sia settimanali d’informazione come Focus, Stern e Spiegel che testate più popolari, e i femminili.
Quasi stabili le pubblicazioni
specializzate,
p
, che anzi regig
strano
st
trano un
leggerissimo
0,1. A inveincremento dello 0,1
stire di più sono state come
sempre le «case» automobilistiche con 1 miliardo e 720
milioni, tuttavia con un meno
CHESSIDICE IN VIALE DELL’EDITORIA
Giuliano Molossi è il
nuovo condirettore del
Giorno. Molossi affiancherà il direttore responsabile Giancarlo Mazzuca
a partire dal 1° febbraio,
dopo aver diretto per 17
anni la Gazzetta di Parma.
Molossi è entrato in Poligrafici come consulente a
novembre 2015 per seguire
un restyling grafico delle
edizioni locali del Giorno.
Tra la fine dell’Ottocento e
l’inizio del Novecento, per
circa mezzo secolo, la sua
famiglia è stata proprietaria della Gazzetta di
Parma, quotidiano fondato
nel 1735.
Il 26 gennaio Mediamond spiega le sue strategie sulla radio. Nel
mondo della comunicazione e dei media c’è grande
attesa per la serata a
inviti organizzata da Mediamond il prossimo 26
gennaio al centro Milano
Congressi di piazza Carlo
Magno 1. I vertici della
concessionaria, infatti,
sveleranno le strategie di
Mediaset sul mondo radiofonico, in cui il Biscione, negli ultimi sei mesi,
è diventato ormai il più
grande attore quanto a raccolta pubblicitaria. Atteso,
alle ore 19, un migliaio di
operatori del mondo delle
aziende, agenzie e dei media, e, dopo gli interventi
dei manager Mediamond,
seguirà cena e dj set.
Comunicazione e motorSport, nasce il corso
Manpower. Se il modo
dell’informazione è in continua evoluzione, non è
escluso da questo trend
il settore del motorSport.
Per comprendere la trasformazione, quindi, è in
partenza il corso specialistico «Comunicazione e
Media per il MotorSport»,
che si aggiunge all’offerta
della MotorSport Academy
di Experis MotorSport, la
divisione di ManpowerGroup dedicata a questo
settore. Il corso si svolgerà
tra febbraio e aprile, per un
totale di 94 ore in formula
weekend.
Immobiliare.it, la raccolta alla Manzoni. La
concessionaria gestirà da
quest’anno la raccolta
della pubblicità legale
delle aste giudiziarie per
il sito Immobiliare.it. Negli
ultimi anni le aste giudiziarie hanno avuto crescite
importanti, secondo un’indagine Opicons: dal 2011
al 2014 le aste di immobili
sono aumentate del 58%.
5,4% in confronto con l’anno
precedente.
In Germania, si deve ricordare, la legge protegge
la stampa: la tv statale non
può trasmettere spot dopo le
20, e non interrompe film e
avvenimenti sportivi. Inoltre, viene stabilito un tempo
massimo di ingombro, anche
per le private che, comunque,
non possono praticare sconti.
campagna pubblicitaria
Una campagn
in tv funziona a
partire da una
pa
ventina di sport,
ve
hanno accertato
ha
i ccontrolli sull’attenzione dei telete
spettatori (e non
sp
sull’audience).
su
Quindi, dato il
Qu
costo solo grandi
co
imprese
possono
im
permettersi
campe
pagne
televisive,
pa
anche perché sono
an
vietati gli sconti.
vie
futuro, sarà semMa, in futu
pre più forte la concorrenza da parte di nuovi media in
rete. Ad esempio, lo spot natalizio della Edeka (catena di
grandi magazzini), che mostra
un anziano signore costretto a
fingersi morto per veder accor-
Anche il Guardian a dieta
Bruciati 91 mln di cassa
DI
MARCO A. CAPISANI
Anche la stampa britannica soffre i cali della pubblicità e
persino un totem dell’informazione globale come il Guardian deve tagliare posti di lavoro. La causa scatenante è
l’aver bruciato l’anno scorso 70 milioni di sterline di cassa
(circa 91 mln di euro), la conseguenza
è adesso un piano triennale di risparmi da 50 milioni di sterline (quasi 65
mln di euro). A marzo, comunque, si
chiuderà l’esercizio fiscale del quotidiano e si avranno dati puntuali ma le
stime prevedono una perdita operativa pre oneri non ricorrenti pari a 50
milioni di sterline (65 mln di euro), al
rialzo dai precedenti 45 milioni.
Il Guardian non è l’unico giornale di Sua Maestà a tirare la cinghia:
sono in difficoltà anche il Daily Mail
e il Daily Mirror (ma quest’ultimo
sta valutando di risollevarsi con un
nuovo quotidiano low cost, al prezzo
di 20 penny, meno di 30 centesimi di euro).
uro). La questione è
seria se anche il Guardian deve fare attenzione ai soldi,
perché ha alle spalle un fondo d’investimento da oltre 800
mln di sterline (più di un mld di euro). Eppure, «le perdite
stanno andando oltre la sostenibilità», ha dichiarato il
ceo David Pemsel.
rere figli
figli e nipoti per la notte
del 24, è stato visto in rete 45
milioni di volte. Una campagna
pubblicitaria di enorme successo a un costo molto limitato.
© Riproduzione riservata
Francia, niente spot nei programmi dei bimbi
da Parigi
GIUSEPPE CORSENTINO
Zero pub, niente pubblicità nei programmi destinati ai bambini (fino a 12 anni)
sulle reti televisive pubbliche francesi.
Non da subito, si capisce, ma a partire
dal 2018. È una autentica novità a livello europeo che, però, rischia di costare a
France Télévisions, la Rai di Stato, tra i
15 e i 20 milioni di fatturato all’anno.
«C’est une
surprise», commenta stupefatta la ministra
della Cultura,
Fleur Pellerin,
socialista, preoccupata che
il disegno di
legge che vieta
la pubblicità
nei programmi
televisivi (ma
anche sui siti internet gestiti dalle reti
tv), approvato la settimana scorsa dall’Assemblea nazionale, possa rappresentare
un pericoloso precedente.
In effetti, nessuno si aspettava che i deputati approvassero, nonostante l’opposizione del governo e il no della maggioranza, questa «proposition de loi» firmata dal
senatore ecologista Hervé Gattolin, un ex
professore universitario di Lille, laureato
a Science Po (dove oggi insegna il nostro
Enrico Letta) e con una lunga carriera di
direttore marketing al quotidiano Libération, come a dire: uno che ne capisce di
comunicazione e che, infatti, era riuscito
a far passare il suo progetto già al Senato
a ottobre.
Ecco perché al ministero della cultura, al
governo e nel gruppo socialista sono tutti
preoccupati e si preparano alla battaglia
finale al senato, a marzo. «Ce vote ne clôt
pas le debat», il voto favorevole della camera non ha chiuso i giochi, ha dichiarato subito madame Pellerin, consapevole
che sulla questione della pubblicità nei
programmi tv dedicati ai bambini c’è una
forte sensibilità dell’opinione pubblica e
che una campagna mediatica a favore della
legge Gattolin,
magari con la
mobilitazione
degli insegnanti, già preoccupati per la
riforma del
college, delle
scuole medie,
rischierebbe di
mettere in seria difficoltà la
maggioranza.
La legge Gattolin impone vincoli precisi
alle reti (per ora solo quelle pubbliche,
ma niente impedirebbe poi di estenderli
alle private): niente pubblicità all’interno
dei programmi ma anche negli spazi tra un
programma e l’altro. Una perdita secca per
France Télévisions, come si diceva prima,
in un momento di difficoltà economica,
con un budget 2016 fermo a 2,8 miliardi di
cui 330 milioni di pubblicità. Quest’anno,
addirittura, France Télévision, per pareggiare i conti potrebbe essere costretta a
chiedere allo Stato un aumento della «taxe
télécoms» (che qui si paga con la bolletta
Edf). Di questi tempi, una manovra non
proprio gradita per i contribuenti.
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MEDIA
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I piani del neodirettore Calabresi: puntiamo su Facebook e Google. I contenuti devono girare
Repubblica, più social e cellulari
Redazione integrata dalle 7 e nuovo settimanale culturale
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DI
MARCO A. CAPISANI
nche Repubblica parte con l’integrazione
di tutte le sue redazioni per concentrare
le forze in un’unica produzione di contenuti, da smistare
poi su carta, sito web, social
media, smartphone e tablet.
Strategia che hanno già annunciato il Corriere della
Sera di Luciano Fontana e
la Stampa di Maurizio Molinari. Ma il direttore di Repubblica Mario Calabresi
ha spiegato ieri ai suoi redattori che il quotidiano dell’ingegner Carlo De Benedetti
non seguirà il modello Corriere della Sera, non farà pagare con un paywall parte della
sua informazione online, anzi
punta a diventare «l’interlocutore privilegiato di Google
e Facebook, che i giornalisti
hanno snobbato finora, anche
se è da lì che passa il 66%
della pubblicità digitale».
Nel discorso sul nuovo piano editoriale, il successore di
Ezio Mauro è andato subito
al dunque: se si vogliono evitare nuovi stati di crisi bisogna risolvere il calo di fiducia
dei lettori e affrontare le sfide
tecnologiche. Il che, tradotto,
significa «stop al gigantismo
della carta», «scrivere articoli meno lunghi, di 40 righe,
non dev’essere vissuto come
uno svilimento» e «quello che
sappiamo entra subito nel
flusso di notizie. Il dibattito
si fa online, l’analisi sulla carta il giorno dopo. Oggi, però,
solo una parte di noi scrive
per il web». Per confermare
la sua linea, ha ribadito ai
suoi di essere «sorridente ma
non uno che tollera le cordate
dentro un giornale, le fronde
silenziose, chi rema contro».
Detto questo, «ci divertiremo,
spero. Che la forza sia con
noi!», ha concluso con ironia
Calabresi che comunque non
ha risparmiato qualche altra
frecciatina anche a Mario
Orfeo, direttore del Tg1 di
fede milanista, che «non era
in Sinagoga quando c’è andato il Papa, perché era allo stadio. Ma quando va allo stadio
vince sempre la Juventus».
A
I lettori come le anatre
per i cacciatori vanno cercati
dove sono, anche se occorre
entrare negli stagni, è il paragone di Calabresi per dire che
i lettori vanno cercati soprattutto sui cellulari e sui social
network, dove passano gran
parte del loro tempo. È quindi
fondamentale un desk per il
mobile mentre ci vogliono più
risorse per i social. «Dobbiamo far girare i contenuti», ha
sottolineato il direttore. «Molti lettori non leggono tutte
le notizie ma quello che, sui
social, giudicano più importante in base al giudizio dei
loro amici». Se le risorse reda-
zionali vanno redistribuite, a
Repubblica (come al Corsera
e alla Stampa) s’inizierà a coprire l’attualità dalle sette del
mattino, ci sarà una seconda
riunione alle 8 per impostare il lavoro della giornata e
una terza alle 11 per definire i contenuti della carta e
la loro integrazione
col digitale. «La
battaglia della
mattina è più
importante di
quella della
sera», quando si chiude
l’edizione
cartacea, ha
sostenuto Calabresi, perché
«tra le 7,30 e
le 9,30
Mario
Calabresi
attiriamo più lettori che in
edicola».
RSera verso la chiusura, «non funziona, fa pochi
contatti», a giudizio di Calabresi che vuole mettere mano
anche alla parte centrale del
quotidiano (R2, RCult e La
Domenica) e invece «vorrei
fare un settimanale di
consumi culturali e approfondimento». Dalla
riorganizzazione di
tutto il giornale e dal
taglio della foliazione,
Calabresi vuole non
solo liberare risorse
ma soprattutto efficientare il sistema. I
singoli servizi saranno
più autonomi, a ogni vicedirettore andranno più
deleghe, partendo da
quella sull’informazione locale
dei quotidiani Finegil
del gruppo
L’ E s p r e s so, perché
«va riattivato il
Repubblica e Corsera
non stampano più negli Usa
Sia Repubblica sia il Corriere della Sera rinunciano a
essere stampati direttamente negli Stati Uniti. Entrambi
a partire da quest’anno, entrambi con l’obiettivo di contenere i costi. Però, nel caso del quotidiano del gruppo
L’Espresso, la decisione comporta anche la fine delle vendite in abbinata con America Oggi, giornale Usa in lingua
italiana, mentre a casa Rcs l’operazione prevede inoltre
la chiusura dell’ufficio di corrispondenza della Rizzoli
che, sotto l’ombrello di Rcs Libri, passerà alla Mondadori
assieme alla stessa divisione e alla libreria di New York
city (Nyc). Peccato, però, che l’ufficio ospitasse anche i
corrispondenti di Corsera e Gazzetta dello Sport che
adesso devono rimediare un altro punto di appoggio.
A proposito di stampa, l’a.d. Rcs Laura Cioli ha deciso
di chiudere Nyc ma di scommettere sui centri in America
Latina con testate come Marca, edite dalla controllata
spagnola Unidad Editorial.
dialogo col territorio»
territorio».
«Più storie virtuose, più
casi che invertono la tendenza e siano nuovi», attuale, si
è soffermato un po’ renzianamente Calabresi parlando di
contenuti, e in particolar modo
«meno refusi, meno sporcizia.
Rileggiamo pezzi e titoli»
titoli».
L’esempio di riferimento per
format e linguaggi innovativi
è Webnotte, piattaforma specializzata su intrattenimento
e musica con interviste e anteprime di artisti (vedere ItaliaOggi del 20 ottobre 2015).
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Virgilio Suraci: spero che l’ingresso di Mediaset sul mercato valorizzi il mezzo
Arriva Radio Zeta l’Italiana
Campagna di lancio da 4 mln
I
DI
CLAUDIO PLAZZOTTA
l gruppo Rtl 102,5 presenta un nuovo
network nazionale, Radio Zeta l’Italiana, e affila le armi per non farsi trovare impreparato dallo sbarco in forze
di Mediaset nel mondo radiofonico: «Spero
solo che l’ingresso di Mediaset valorizzi il
mezzo radio», spiega Virgilio Suraci, amministratore delegato di Openspace pubblicità, concessionaria interna del polo radiofonico, «e non sia fatto solo per mitigare
eventuali difficoltà di raccolta pubblicitaria
sul mezzo televisivo. Le emittenti che ora
sono raccolte da Mediamond (joint venture
al 50% tra Mediaset e Mondadori, ndr) già
esistevano sul mercato, quindi non so cosa
cambierà col fatto che verranno raccolte
tutte dalla stessa struttura. Vediamo.
Ripeto, spero e mi auguro che
Mediaset voglia valorizzare il
comparto e non svilirlo».
Ovvio che qualche timore,
tuttavia, vi sia. «Noi, come
Openspace, siamo abituati
a non vendere numeri, ma
identità. Per questo», prosegue Suraci, «non faremo
vendite a pacchetto di Radio
Zeta l’Italiana con Rtl 102,5.
Radio Zeta l’Italiana sarà commercializzata autonomamente
e al giusto prezzo. La concessionaria precedente
(Prs, ndr) vendeva
Virgilio
solo numeri e si
Suraci
occupava anche
di pubblicità
locale. Noi,
invece, posizioniamo Radio Zeta l’Italiana
come emittente nazionale, non vendiamo
numeri, ma una identità, e raccoglieremo
e trasmetteremo solo pubblicità nazionale.
Al momento siamo attorno al milione di
ascoltatori nel giorno medio. Prima Radio
Zeta veniva venduta a circa 60 euro a radiocomunicato di 30 secondi. Ma adesso la
vecchia Radio Zeta non c’è più, è nata una
nuova radio e il nostro obiettivo è di arrivare presto a 180-250 euro a radiocomunicato, ovvero i prezzi a cui viene venduta
R101 che, occhio e croce, fa gli stessi ascolti
di Radio Zeta l’Italiana».
Openspace, come concessionaria, ha
chiuso il 2015 con una raccolta lorda di
57 milioni di euro, in crescita del 14%
sul 2014. Dal 2016 ha iniziato anche a
vendere la Radiovisione, cioè il mix di
comunicato radio e spot tv, e i primi
clienti sono Rana, Expert e Banca
Mediolanum.
Quanto alla linea editoriale,
Radio Zeta l’Italiana, promossa con una campagna pubblicitaria da 4 milioni di euro
(agenzia Dlv Bbdo) sulle reti
Mediaset, stampa, affissione,
web, intende raccogliere l’eredità dei 40 anni di vita di Radio
Zeta, cercando però di pescare
in un bacino di pubblico più
giovane e trasversale
(la vecchia Radio
Zeta era molto
forte soprattutto
nel Nord Italia),
che ama ballare, spingendo
sul revival anni 50 e 60, sul Rock’n’Roll,
il Charleston, il Boogie Woogie, il Valzer, e
pure sul liscio, che però non avrà più le due
ore quotidiane di appuntamento fisso con
l’Angelotto (Angelo Zibetti, il precedente
editore che ha venduto Radio Zeta al gruppo Rtl 102,5). «Ci sono state delle proteste
per lo stravolgimento del palinsesto», dice
lo stesso Zibetti, «ma voglio ricordare che
anche nella vecchia Radio Zeta il liscio passava solo per due ore al giorno. Al pomeriggio, per dire, non era programmato neppure un brano suonato da una orchestra.
E proprio io, dalle ore 18 alle 20, curavo
quotidianamente anche un programma di
musiche anni 60. Il nuovo direttore artistico Lorenzo Suraci sta facendo un lavoro
magnifico (la radio è disponibile anche al
canale 737 del digitale terrestre e in streaming al nuovo sito radiozeta.it, ndr), e
non dobbiamo avere paura di cambiare».
Peraltro c’è una tendenza sociologica individuata come «il nuovo che arretra» dove
molti giovani riscoprono il fascino delle serate revival in balera, nei circoli, nei cortili,
una modalità di aggregazione vecchio stile
di cui Milano è il riferimento (con la Balera
dell’Ortica e la Sala Venezia). Da qui deriva il claim ufficiale della nuova emittente,
«Balla la vita».
Tra i conduttori di Radio Zeta l’Italiana,
come ricorda il direttore Angelo Baiguini, ci sono nomi storici come Gianni Riso,
Marco Predolin, La Zac, Cheyenne,
Angelotto, Ciccetti, Federica Gentile,
Paolo Cavallone, e poi Chiara Lorenzutti (ex R101), Fabiana Viola ed Elenoire Casalegno.
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Mercoledì 20 Gennaio 2016
MEDIA
TELE-VISIONI
A Chiambretti il dopo Isola, alla Gialappa’s il dopo Festival
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DI
GIORGIO PONZIANO
sia stato accettato da alcune trasmissioni del servizio pubblico? Se sì, ci
troveremmo di fronte a un gravissimo
vulnus del pluralismo, che andrebbe
conseguentemente sanzionato. Secondo Anzaldi l’ostracismo grillino
deriverebbe dal fatto che in alcune
occasioni Romano avrebbe messo in
difficoltà i 5stelle, costringendoli a
brutte figure in diretta tv.
Piero Chiambretti, orfano del suo
Grand Hotel che Canale 5 ha deciso
di non riproporre, si accontenterà del
dopo-Isola, cioè un programma che
commenterà in seconda serata la
nuova stagione dell’Isola dei famosi.
Insomma, una specie di dopo-Festival
ma dedicato agli pseudo-naufraghi. A
proposito di dopo-festival (Sanremo
sarà su Rai 1 dal 9 al 13 febbraio)
esso sarà condotto dalla Gialappa’s
band e da Nicola Savino.
Barbara D’Urso (Pomeriggio5) in
versione impegnata verso il mondo gay e in pressing affinché venga
approvata la legge in discussione
in parlamento. Intervistata da Gay.
it dice: «Sono almeno nove anni, che
tutti i giorni, in video e non, mi batto
in prima persona per i diritti civili. E
mi creda che nove anni fa, tutto ciò
era piuttosto anacronistico. Oggi fa
comodo un po’ a tutti battersi per i
diritti civili ma io, a differenza loro, ci
credo davvero e ci metto la faccia».
Maurizio Gasparri, Forza Italia,
membro della commissione Vigilanza Rai, durante l’ultima riunione se
l’è presa col contestato Capodanno di
Rai 1: «Mi ha offeso la scelta di salutare il 2016 mandando nelle case
degli italiani la canzone Vaffanculo di
Marco Masini con il capostruttura
Antonio Azzalini che cantava». Il
presidente della commissione, Roberto Fico, 5stelle, lo ha redarguito
e lui si è difeso: «Vaffanculo non è una
parolaccia, ma solo una citazione».
Misteri del politichese. In commissione è arrivata anche l’interrogazione del segretario della Vigilanza,
Michele Anzaldi (Pd): corrisponde
al vero che il Movimento 5 Stelle ha
posto il veto, nelle sue partecipazioni
tv, alla presenza del deputato del Pd
Andrea Romano e che questo veto
Silvio Berlusconi non ha preso
bene le critiche del suo capogruppo
alla Camera, Renato Brunetta, verso Checco Zalone, proprio mentre
Canale 5 mandava in onda il film del
comico, Sole a catinelle, 52 milioni di
euro di incasso. Inoltre è Medusa, la
casa produttrice di Berlusconi, ad
avere prodotto Quo Vado?, il nuovo
film-boom di Zalone. Business per
tutti, quindi, a cominciare da Medusa
LA VIGNETTA DEL GIORNO
Chiusura
Var. %
Var. % 30/12/15
FTSE IT ALL SHARE 20.535,67
FTSE IT MEDIA
11.214,43
1,01
-0,46
-11,62
-16,91
Titolo
Rif.
Gaia Padovan scoppia a ridere mentre legge il sommario del Tgcom24,
dove vi sono anche notizie tutt’altro
che liete. Un incidente che ha fatto
andare su tutte le furie il direttore
Paolo Liguori. Lei si è giustificata:
mi avevano appena raccontato una
boutade molto divertente su un collega. Mi dispiace, è andata così, però
meglio ridere che piangere.
Giordano Sangiorgi, organizzatore del Mei, il meeting annuale
della musica indipendente, sta collaborando al programma Rotte indipendenti, una serie dedicata alla
musica non legata alle grandi major. Le puntate saranno trasmesse
in primavera da SkyArte. La regia
è di Giangiacomo de Stefano e
Lara Rongoni.
Antonio Campo Dall’Orto, d.g.
Rai, continua nel ridisegno del vertice
dell’azienda. Ha costituito la Direzione Digital (ex New Media Platforms)
affidandone la responsabilità a Gian
Paolo Tagliavia. Se ne è invece andato via Fabrizio Serri, che da Rai
Pubblicià ha scelto di passare a Marketing Point, società indipendente
attiva come agenzia media e di con-
sulenza fondata da Giorgio Maino.
Intanto in Rai tiene banco la vicenda
di RaiExpo creata (58 persone) per
supportare l’evento, che è terminato
da un pezzo mentre la struttura non
è stata smantellata e finora ha speso
11,8 milioni di euro.
Mara Venier rifiuta l’invito di Paola Perego e le dà buca a Domenica In (Rai 1) con un po’ di astio: «Mi
auguro che la nuova dirigenza Rai
abbia più rispetto per chi ha dato
tanto a questa azienda». Insomma
non è ancora stato elaborato il lutto
della separazione.
Barbara D’Urso (DomenicaLive,
Canale 5) non riesce a trattenere
Vittorio Sgarbi, che abbandona
con gesto plateale lo studio, dicendo:
«Adesso che è stato depenalizzato
l’insulto non vale nemmeno più la
pena usarlo». Motivo dell’ira sgarbesca? «Ho ascoltato», spiega, «un’ora di
insensatezze sulla presunta diversità
dei 5stelle, movimento di cui non si
conosce un pensiero, un’idea, e che
pensa di disporre degli eletti come
fossero cosa loro».
Fabio Fazio getta la spugna, per
ora. Il ritorno di Rischiatutto, il quiz
che avrebbe dovuto condurre dal 18
febbraio (e che RaiPubblicità stava
già illustrando agli inserzionisti), è
rinviato addirittura all’autunno, il giovedì sera su
Rai 3. Il contentino sarà
una serata-evento in primavera su Rai 1, con l’annuncio delle 10 puntate
che seguiranno a ottobre.
Sembra che il programma abbia bisogno di queDI ANDREA SECCHI
sto lungo rodaggio per
non mandare Fazio allo
Giulio Malgara non è più presidente dell’Auditel, la società
sbaraglio. Il conduttore
di rilevazione degli ascolti televisivi. L’imprenditore, oggi
si ritrova poi nell’occhio
78enne, ha lasciato l’incarico «per motivi personali», ha
del ciclone per essere
spiegato una nota, dopo 32 anni, ovvero dopo aver fondato
diventato il testimonial
l’Auditel nel 1984. Nella scelta sarebbe stata determinandi una campagna pubte l’inchiesta per evasione fiscale aperta lo scorso anno
blicitaria (Tim) mentre
sulle aziende del gruppo di Malgara, ma probabilmente ha
l’Ordine dei giornalisti
pesato anche la volontà di lasciare spazio al nuovo in un
lo vieta.
momento in cui l’Auditel sta affrontando un complesso
iter di revisione della rilevazioMassimo Ranieri asfalne e del panel che utilizza. A
tato da Maria De Filipottobre, infatti, per errore da
pi. La prima puntata di
Nielsen sono partite email con
Sogno o son desto (Rai 1)
l’indirizzo in chiaro ai panelisti
ha calamitato 3,5 milioni
violando il principio di segredi telespettatori (14,5%
tezza: oggi, dopo le polemiche
di share) assai indietro
scaturite, i dati sono verificati
rispetto al concorrente
da due livelli di audit e ancora
C’è posta per te (Canale
per qualche mese andrà avanti
Giulio
5) che è arrivato a 5,6
il processo di rinnovamento e
Malgara
milioni (25,08%).
ampliamento del campione che
era già in programma.
Silvio Carini, presi«Se ne va il fondatore, onore al merito», ha commentato
dente di Boing (canale
Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’Upa (invedestinato all’intrattenistitori pubblicitari). «È stato un innovatore, ha creato
mento per ragazzi dai 6
l’Auditel e l’ha portata avanti brillantemente. È stata una
ai 14 anni, nato da una
decisione assolutamente sua, autonoma e responsabile.
joint venture tra MediaNessuno lo ha spinto a questa scelta, avrebbe potuto geset e Time Warner), si è
stire questa fase di transizione».
aggiudicato in esclusiva i
L’assemblea dei soci per l’elezione del nuovo presidente
nuovi episodi di Mr Bean,
è stata fissata per il 4 febbraio e sarà proprio la comin edizione cartoon. Dall’8
ponente del mercato, ovvero Upa insieme con Assocom
febbraio andrà in onda
e Unicom a doverne indicare il nome. Nel frattempo il
una striscia quotidiana
direttore generale dell’Upa, Giovanna Maggioni, avrà
alle 16. Il programma si
la presidenza ad interim, appena un giorno dopo aver
ispira all’omonima serie
lasciato quella dell’Audiweb dove è stato eletto Marco
britannica interpretata
Muraglia. Fra i nomi papabili che si fanno nel settore c’è
da Rowan Atkinson.
quello di Andrea Imperiali, senior vice president global
Nel cartoon sono ripresi i
brand communication di Pirelli con un passato in Telelineamenti che caratterizcom, Mondadori e Mediaset, oltre che vicepresidente di
zano il protagonista che
Upa. Ma il nome forte potrebbe essere proprio quello di
debuttò in tv nel 1990.
Sassoli de Bianchi, un personaggio in grado di traghettare
Twitter: @gponziano
l’Auditel verso una rilevazione più adeguata ai tempi e
affidabile.
© Riproduzione riservata
Auditel, lascia il presidente
e fondatore Giulio Malgara
L’editoria in Piazza Affari
Indice
e Canale 5, che avrà la prima visione
tv della pellicola. Forse Brunetta doveva mordersi la lingua.
Var.
%
Var. %
30/12/15
Capitaliz.
(mln €)
Cairo Communication
4,0120
-0,69
-12,21
314,3
Caltagirone Editore
0,9150
-1,61
-8,50
114,4
Class Editori
0,5180
-4,43
-25,47
48,9
Espresso
0,8300
-
-17,98
342,0
Il Sole 24 Ore
0,6000
-2,44
-6,98
26,0
Mediaset
3,0900
-0,19
-19,36
3.650,0
Mondadori
0,8500
-2,07
-18,19
222,2
Monrif
0,2500
-
-5,34
37,5
Poligraici Editoriale
0,2160
-0,92
-14,93
28,5
Rcs Mediagroup
0,5675
-3,65
-8,54
296,2
Seat Pagine Gialle
0,0028
-3,45
-9,68
179,9
098105098108105111103114
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