Diritti e società
FOCUS N. 2
5 aprile 2013
L’Europa e i diritti delle coppie gay
N
di Paolo Enrico Giacalone
egli ultimi mesi, oltre ai problemi
legati alla crisi economica e finanziaria, in diversi Paesi d’Europa ci
si è occupati della questione dei
matrimoni fra persone dello stesso sesso e,
più in generale, del tema dei diritti delle
coppie gay. Si è assistito così all’emergere
da una parte di un fronte conservatore, che
vuole continuare a definire il matrimonio
come l'unione fra un uomo e una donna;
dall'altra di un fronte più progressista, che
ritiene l'estensione del diritto al matrimonio
per le coppie omosessuali una questione di
eguaglianza e di giustizia.
In Francia François Hollande, pur alle prese con seri problemi economici e di popolarità, sta portando avanti una battaglia importantissima sul fronte dei diritti civili. Il
primo passo verso l'approvazione della norma del “mariage pour tous” (il “matrimonio
per tutti”, espressione creata per indicare
che il matrimonio non dovrebbe essere solo
un diritto degli eterosessuali ma anche degli
omosessuali) è già stato compiuto. Il progetto di legge è stato infatti approvato dall'Assemblea Nazionale lo scorso 12 febbraio,
dando corpo alla prima riforma di carattere
sociale avviata dal governo socialista.
Christiane Taubira, ministro della giustizia
di questo esecutivo e relatrice del progetto
di legge, rappresenta ormai un simbolo della battaglia per i diritti delle coppie omosessuali. Con il discorso pronunciato all'apertura della discussione della legge in Parlamento, ha ottenuto il plauso del suo partito e
delle associazioni per i diritti dei gay. Taubira ha ricordato che il suo progetto di legge è
«un atto di uguaglianza» e che il matrimo-
nio rappresenta «una vera e propria conquista della Repubblica in un movimento generale di laicizzazione della società». La legge
francese sul “matrimonio per tutti” non ha
creato un nuovo artificio giuridico, ma ha
esteso a gruppi di persone diverse lo stesso
istituto del matrimonio, cioè l'unione fra due persone che decidono di assumere responsabilità e doveri reciproci.
Le critiche piovute sulle decisioni della sinistra hollandiana sono state molto aspre durante l’intera battaglia politica e parlamentare. La manifestazione del 13 gennaio contro i matrimoni gay ha visto la partecipazione di 300.000 persone, che si sono riversate
nelle strade di Parigi per protestare contro la
proposta di legge del governo. Quegli stessi
manifestanti non si sono arresi di fronte alla
volontà di Hollande di proseguire per la propria strada ed hanno portato in Parlamento
una petizione con 700.000 firme sperando
di bloccare l'iter legislativo. Si è trattato però
di uno sforzo inutile, perché solo il Primo Ministro avrebbe potuto bloccare la legge. Jean
-Marc Ayrault, membro del Partito Socialista Francese di Hollande, ha invece sostenuto
la linea del proprio schieramento ignorando
la richiesta dei firmatari, forte anche del fatto
che nel programma elettorale socialista (i
“60 impegni per la Francia”), che ha ottenuto
al ballottaggio la maggioranza dei consensi,
la proposta di consentire il matrimonio alle
coppie gay era chiaramente indicata.
Nell'ultimo anno, il matrimonio fra persone
dello stesso sesso ha intrapreso il cammino
per diventare realtà anche in Regno Unito.
Lo scorso 5 febbraio il “Marriage Bill”, cioè il
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L’Europa e i diritti delle coppie gay
provvedimento che prevede la legalizzazione
delle nozze gay, ha ottenuto la maggioranza
alla Camera dei Comuni, il che rappresenta
un primo passo verso la completa approvazione della legge. Questa prevede che si possano celebrare i primi matrimoni sul territorio britannico a partire dal 2014, lasciando
libertà di scelta alle singole confessioni se
autorizzare o meno le celebrazioni nei propri
luoghi di culto.
Stati membri dell'Unione (Austria, Finlandia,
Germania, Irlanda, Repubblica Ceca, Slovenia e Ungheria).
I Paesi in cui non è prevista alcuna legislazione a tutela delle coppie omosessuali sono
invece nove: Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia,
Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia.
Il Parlamento Europeo (PE) si è più d'una
volta espresso sulla questione delle unioni
Si tratta di un provvedimento fortemente vo- gay. Già nel lontano febbraio 1994 tramite
luto dal Primo Ministro inglese David Came- una Risoluzione sulla parità di diritti degli
ron, che si è dovuto scontrare con le anime omosessuali chiese agli allora quindici Stati
più conservatrici del proprio partito. Came- membri dell’UE di:
ron rappresenta un'eccezione all'interno del
«porre fine agli ostacoli frapposti al matrimopanorama europeo, in quanto afferma di sonio di coppie omosessuali ovvero a un istituto
stenere le nozze fra persone dello stesso sesequivalente, garantendo pienamente diritti e
so non «nonostante sia conservatore, ma
vantaggi del matrimonio e consentendo la reproprio perché conservatore». Egli ritiene
gistrazione delle unioni; a qualsiasi limitazioinfatti che se l'istituto del matrimonio funzione del diritto degli omosessuali di essere genina così bene per gli eterosessuali come lui,
tori ovvero di adottare o avere in affidamento
allora dovrebbe poter funzionare per chiundei bambini».
que e a tutti dovrebbe essere data la possibilità di sposarsi indipendentemente dal pro- Il 17 settembre 1998 ed il 16 marzo 2000
prio orientamento sessuale.
seguirono altre due risoluzioni del PE in cui
venne ribadita questa posizione, sollecitando
gli Stati membri che non abbiano già provveduto ad introdurre una legislazione adeguata
a tutela delle coppie dello stesso sesso.
Nel resto d'Europa la situazione è molto variegata. Da una parte vi è una serie di Paesi
che ha riconosciuto sia il matrimonio fra persone dello stesso sesso, ovvero Belgio, Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo,
Spagna e Svezia, sia l'adozione per le coppie
omosessuali, ovvero quegli stessi Paesi ad
eccezione del Portogallo.
In molti altri Stati membri dell’Unione Europea viene invece prevista una tutela delle
coppie gay tramite un secondo istituto giuridico, le unioni civili registrate, che prevedono parte dei diritti garantiti dal matrimonio. Questa forma di tutela è presente sia negli Stati in cui è già previsto il matrimonio
gay, sia in molti altri Paesi europei, ovvero in
Francia (in cui sono presenti i PACS dal
1999), in Regno Unito (dove troviamo le Civil Partnership dal 2005) ed in altri sette
Negli anni successivi, il PE ha più volte spronato i Paesi dell’UE in materia di antidiscriminazione. Più recentemente, il 13
marzo 2012, il Parlamento ha dato
un’ulteriore spinta al riconoscimento delle
unioni gay affermando di rammaricarsi
«dell’adozione da parte di alcuni Stati membri di definizioni restrittive di “famiglia”
con lo scopo di negare la tutela giuridica alle
coppie dello stesso sesso e ai loro figli». Nella
stessa risoluzione il PE chiedeva inoltre alla
Commissione Europea di elaborare proposte
per il mutuo riconoscimento delle unioni
omosessuali tra gli Stati membri che già le
ammettono. Anche questa è una problemati-
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ca molto importante, ma non riguarda solamente i Paesi in cui le unioni omosessuali
sono già riconosciute, ma anche quelli in cui
le coppie gay non hanno tutele.
l'Europa ha disposto alcuni provvedimenti
vincolanti per tutti gli Stati membri che stabiliscono pene più severe nei casi di abusi.
La famiglia esiste ancora, esattamente come
esisteva cento anni fa e come esisterà fra
Come ha sottolineato il Commissario europeo cent'anni, semplicemente muta continuaViviane Reding:
mente, proprio come avviene da secoli. Il
compito di ogni democrazia resta quello di
«chi ha contratto un’unione o un matrimonio
tutelare i cittadini e le loro famiglie, indipenlegalmente riconosciuti in un Paese A, ha il
dentemente dalle forme che queste potranno
diritto – e si tratta di un diritto fondamentale
assumere.
– di portare il proprio status e quello del partner in un Paese B. Se così non avviene, ci troviamo di fronte a una violazione della legge
dell’Unione europea, non c’è alcun dubbio».
In altre parole si tratterebbe sia di una dei
trattati in materia di libera circolazione
all'interno dell’UE e in quella di lotta alla discriminazione.
Anche da questo punto di vista, l’UE si sta
muovendo, tant'è che nel “Rapporto sui diritti
civili, commerciali e familiari” del 2010 si legge lo volontà di raggiungere fra gli Stati membri un reciproco riconoscimento legale «degli
effetti civili degli status di un altro Stato
membro», proprio per sopperire a quel problema citato sopra. Questa posizione è stata
ribadita dal PE un'ultima volta, in ordine di
tempo, anche il 24 maggio 2012 in una risoluzione intitolata “Lotta contro l’omofobia in
Europa” , in cui oltre a sollecitare la Commissione a promuovere il riconoscimento delle
unioni riconosciute in altri Stati, si
«condannano con forza tutte le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e
sull’identità di genere».
Guardando all’interno degli Stati membri in
cui sono stati previsti, possiamo notare come i matrimoni gay non abbiano avuto alcuna conseguenza catastrofica, come qualcuno
spesso afferma che possa accadere. Nessuno
Stato europeo ha legalizzato la pedofilia, come qualcuno ha paura possa accadere, anzi
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