Tempo di visione completa: 9 minuti “La RESILIENZA come utile capacità nel passaggio dalla societa’ post-industriale a quella dell’informazione” A cura di Vittorio Baroni “Stiamo vivendo una fase compresa tra due rivoluzioni, quella della carta, non del tutto trascorsa Verso un Paradigma RESILIENZA Osservazioni Scenario [email protected] Caratteri Definizioni Processo e quella dell’elettronica, non del tutto sviluppata” Paul Saffo Specialista in previsioni economiche e tecnologiche. Presidente ”Institute for the future” di Palo Alto (USA). Scenario Viviamo una complessa fase di mutazione dalla società post-industriale alla società dell’informazione. Da europei, assistiamo all’evolversi della prospettiva di allargamento ed integrazione comunitaria. D’altra parte viviamo una progressiva dinamica di globalizzazione sociale, economica e culturale tendenzialmente indirizzata verso la prospettiva dello Sviluppo Sostenibile. La progressiva velocità dei cambiamenti iniziati nel ‘900, ci vede oramai spettatori di nuovo millennio ricco di “ipercambiamenti”. Viviamo in una civiltà reale permeata dal virtuale con piattaforme e reti “GLOCAL”, ovvero interdipendenti nell’intreccio tra il globale e il locale. Ma vi sono anche crisi energetiche, mutazioni climatiche, nuove tecnologie, migrazioni sociali, riallocazioni e riconversioni produttive nonché occupazionali, interculturalità, … La dinamica trasformativa in atto tocca indistintamente tutte le fasce d’età, ma anche di condizione sociale ed è sempre più caratterizzata dall'onnipresenza delle nuove tecnologie. [email protected] Perciò, considerando il mutevole contesto, intendo la Resilienza come capacità utile e necessaria per affrontare le sfide della complessità. Scenario Il passaggio alla società dell’informazione viene indicato nel documento UE "Le sfide per la società dell'informazione europea oltre il 2005“. L’UNESCO ha introdotto il tema dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile e guarda con attenzione alle trasformazioni di scenario che hanno assunto portata planetaria. [email protected] La Commissione Europea ha offerto una chiara definizione del termine ICT (Tecnologie dell'Informazione e delle Comunicazione): “vasta gamma di servizi, applicazioni, tecnologie, attrezzature e programmi informatici, ossia strumenti come la telefonia e internet, l'apprendimento a distanza, la televisione, i computer, le reti e i programmi informatici necessari per l'utilizzo di tali tecnologie”. La Commissione Europea ha ritenuto inoltre che “si tratta di tecnologie che stanno rivoluzionando le strutture sociali, culturali ed economiche inducendo nuovi comportamenti nei confronti dell'informazione, della conoscenza e dell'attività professionale”. Nel 2005, l’UNESCO ha pubblicato lo “Schema Internazionale d’Implementazione per il Decennio delle Nazioni Unite dell’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile (DESS 2005-2014)”, nel quale è stato dato ampio spazio all’ICT. L’UNESCO ha affermato che: “Le implicazioni ambientali, sociali ed economiche sono enormi e toccano moltissimi aspetti della vita della popolazione. Lo scopo ultimo del DESS è l’integrazione dei principi, dei valori e delle pratiche dello sviluppo sostenibile in tutti gli aspetti dell’educazione e dell’apprendimento. Questo sforzo educativo dovrà stimolare nei comportamenti cambiamenti tali da rendere il futuro più sostenibile in termini di salvaguardia ambientale, progresso economico e equità della società per le generazioni presenti e future.” Definizioni Per tentare di inquadrare il significato di resilienza, prendo innanzitutto in esame la definizione di Grotberg (1996): “capacità umana di affrontare le avversità della vita, superarle e uscirne rinforzato o, addirittura, trasformato associata alle situazioni di tensione, stress, ansietà, situazioni traumatiche che colpiscono la vita”. Poi, per passare al concetto di processo della resilienza illustrato più avanti, faccio riferimento alla Teoria Sistemica di Hernandez Córdoba (1997) che definisce la resilienza come: “la capacità che ha un sistema per resistere i cambiamenti provocati dall’esterno, per sovrapporsi e superare queste crisi, approfittando il cambiamento qualitativo e mantenendo la coesione strutturale attraverso il processo di sviluppo”. [email protected] Processo Tra gli elementi costitutivi dei processi di resilienza, Newman&Blackburn (2002) hanno elencato i seguenti 3 livelli: 1. livello individuale, in cui si colloca la persona per quanto concerne le caratteristiche distintive di tipo cognitivo, affettivo ed espressivo, nonché le specifiche esperienze di vita. A questo livello appartengono il QI (Quoziente d’Intelligenza), le specifiche disposizioni caratteriali, la capacità di consapevolezza ed empatia; 2. livello della comunità prossima, in particolare la famiglia e la scuola. A questo livello avvengono importanti processi relazionali nell’ambito della socializzazione primaria e secondaria, per quanto riguarda l’assunzione di ruoli ed la loro valorizzazione; [email protected] 3. livello della comunità sociale più estesa. A questo livello – che corrisponde all’esosistema nel modello ecologico di Bronfenbrenner (1995) – appartengono le variabili macroeconomiche e sociologiche che possono esercitare un importante impatto nel senso di promuovere oppure di ostacolare le condizioni che favoriscono i processi di crescita. Per esempio, la povertà, la mancanza di strutture e servizi assistenziali, l’isolamento sociale possono esacerbare difficoltà presenti ad altri livelli, mentre all’opposto la disponibilità sul territorio di reti di sostegno e di servizi efficaci è in grado di esercitare un effetto protettivo sulle condizioni di rischio. Caratteri Ecco 7 aspetti di carattere relativi alla capacità personale di resilienza individuate da Wolin&Wolin (1993): 1. “Insight” o introspezione: la capacità di esaminarsi, farsi le domande difficili e rispondersi con sincerità; 2. Indipendenza: la capacità di mantenersi a una certa distanza, fisica e emozionale, dei problemi, ma senza isolarsi 3. Interazione: la capacità per stabilire rapporti intimi e soddisfacenti con altre persone; 4. Iniziativa: la capacità di affrontare i problemi, capirli e riuscire a controllarli; 5. Creatività: la capacità per creare ordine, bellezza e obbiettivi partendo dal disordine e dal caos; 6. Allegria: disposizione dello spirito all’allegria, ci permette di allontanarci dal punto focale della tensione, relativizzare e positivizzare gli avvenimenti che ci colpiscono; 7. Morale: si riferisce a tutti i valori accettati da una società in un’epoca determinata e che ogni persona interiorizza nel corso della sua vita. [email protected] Osservazioni Considerando quindi la resilienza come processo, metto in evidenza le seguenti osservazioni: “La resilienza indica un processo attivo che si dispiega nella relazione dinamica fra la persona e l’ambiente (sociale, relazionale, istituzionale). Mentre le ricerche ispirate ai modelli epidemiologici tradizionali hanno insistito sui fattori di rischio, come se la persona si trovasse in posizione passiva rispetto all’ambiente, le linee attuali di ricerca sottolineano il ruolo attivo del soggetto nel modellare l’ambiente che lo circonda: le persone selezionano e strutturano le esperienze, che agiscono a loro volta nel senso di promuovere lo sviluppo del sé oppure di inibirlo” (Bandura, 1999). “La resilienza si focalizza su una definizione positiva delle competenze necessarie all’individuo per fronteggiare situazioni problematiche di stress, anziché insistere sul ruolo dei fattori negativi. In tal senso, gli studi sui processi di resilienza convergono in un importante percorso culturale, promosso di recente, che investe la psicologia del compito di indicare non solo problemi, ma anche e soprattutto le risorse dei singoli e delle comunità” (Selingman e Csikszentmihalyi, 2000; Sheldon e King, 2001). “La resilienza non richiede un talento speciale che solo pochi posseggono. La maggior parte delle persone sembra ben equipaggiata, in termini emotivi, per superare difficoltà e crisi anche devastanti. Inoltre, le traiettorie della crescita psicologica risultano molto diversificate e addirittura imprevedibili” (Bonanno, 2003). [email protected] Verso un Paradigma Per procedere verso un possibile paradigma di quella che definisco come “utile capacità resiliente”, è opportuno prendere come base la lezione di Thomas Kuhn. Per paradigma egli intende “il complesso delle posizioni che emergono e si affermano nei diversi momenti storici esaminati, e i ‘salti’ di prospettiva cui è dato assistere in concomitanza con il mutare delle condizioni sociali ed economiche e delle domande che vengono poste alla comunità scientifica” (Berzano – Prina, 2004). Se consideriamo la resilienza come una capacità che nasce dalla forza d'animo della volontà individuale, essa forma la “personalità resiliente” e si alimenta delle complessità assorbite lungo tutto l’arco della vita nel processo esperienziale e conoscitivo. Se intendiamo che la resilienza risulta come un’utile capacità, essa è implementabile secondo le più diverse e variabili circostanze delle singole persone in rapporto ai suoi contesti prossimi e non, modelli di riferimento ed apprendimenti. Visto che siamo già entrati nella società dell’informazione, per qualsiasi persona riteniamo quindi utile e necessaria la capacità di resilienza anche per non subire passivamente le dinamiche di cambiamento. Ora, se invece valorizziamo il fondamentale concetto dell’utilità, la concezione “immobile” si spalanca verso una dimensione di “relazione fluida molecolare”, ovvero davvero in relazione con le progressive e complesse dinamiche evolutive della persona ed in tendenziale parallelo con quelle della società ad egli più prossima in termini di esperienza, ma anche indirettamente conosciuta sia dal punto di vista “positivista”, come dalla nuova angolatura “costruttivista fenomenologica”. In sostanza, valutando le dinamiche della società attuale, una delle possibili sintetiche traduzioni pratiche dell’“utile capacità resiliente”, sarebbe come dire di volersi orientare ad acquisire progressive capacità per mettersi nelle condizioni adatte allo scopo di poter superare le sfide generate dalle continue e mutevoli trasformazioni della società postindustriale a quella dell’informazione (o della conoscenza). [email protected] Considerazioni finali La iperdinamicità di questa fase di inizio millennio, sembra marcare il passaggio ad una nuova fisionomia di Società. Nel contemporaneo emergono nuove e straordinarie conoscenze, voler assumere capacità di resilienza significa necessariamente entrare in una nuova dimensione di apprendimento permanente secondo la prospettiva della cosiddetta “Long Life Learnig”. Ma, nello scenario di complessità attuale, l’evoluzione della capacità di resilienza può anche essere considerata un’interessante opportunità sul piano pratico in quanto permetterebbe di sperimentazione soluzioni innovative, ovvero di poter combinare più dimensioni del contemporaneo nella prospettiva di Sviluppo Sostenibile tracciata dall’UNESCO. Ecco alcuni esempi: la memoria con l’innovazione; la ricerca scientifica e fenomenologica applicata allo sviluppo sociale, economico, culturale, tecnologico, produttivo,…; la riconversione e la rivitalizzazione delle città con la conservazione e tutela delle tradizioni, patrimonio ambientale e storico; la riqualificazione urbana ed edilizia con la rigenerazione del territorio e lo sviluppo di nuove professioni che nascono per mutazione di quelle esistenti o per germinazione dall’esperienza con il “GLOCAL”. [email protected] Fonti: In merito all’inquadramento sul significato di resilienza: http://www.segnalo.it/PAGINE/IND-PERSONALITA-RESILIENZA.htm Pensiero di Paul Saffo e Daniele Callini: http://www.burioni.it/forum/santoro-guado.htm “Società post-industriale e sistemi educativi”, Daniele Callini, Franco Angeli, Milano, 2006 Società dell’informazione: http://europa.eu/scadplus/leg/it/lvb/l24262.htm http://www.dinicola.it/socinfo/index.htm http://www.telelavoro.rassegna.it/is1.htm Educazione per lo Sviluppo Sostenibile e politiche ONU sulle nuove tecnologie http://italy.comnat.unesco.org www.unescodess.it http://it.wikipedia.org/wiki/Digital_divide Vittorio Baroni: “Capacità di adattamento e resilienza nella società disorientata”. Scuola Superiore di Scienze della Formazione – Venezia. A.A. 2006/2007, Corso di Psicologia Generale (prof.ssa Beatrice Saltarelli) Vittorio Baroni: “LA RESILIENZA COME CAPACITA’ NECESSARIA PER AFFRONTARE LE SFIDE DELLA SOCIETA’ COMPLESSA E COME FATTORE PREVENTIVO DELLA DEVIANZA”. Scuola Superiore di Scienze della Formazione – Venezia. A.A. 2006/2007, Corso di Psicosociologia della Devianza (prof. Giuliano Vettorato) Vittorio Baroni: PARTECIPAZIONE E INNOVAZIONE NEI SISTEMI COMPLESSI, TRA SOCIETÀ POSTINDUSTRIALE, EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ E LONG LIFE LEARNING: l’esperienza del “Progetto Internet Marghera Digitale” per l’alfabetizzazione informatica della popolazione e il contrasto al “Digital divide”. Scuola Superiore di Scienze della Formazione – Venezia. A.A. 2006/2007, Corso di Sociologia dell’Educazione (prof. Daniele Callini) [email protected] Concludo con un pensiero di Daniele Callini. Propongo di leggerlo in continuità con la frase di Paul Saffo riportata all’inizio. “Del resto la società post-industriale è praticamente <<avvolta>> dalle nuove tecnologie dell’informazione e dell’apprendimento, che hanno già fortemente trasformato e ancora trasformeranno profondamente la struttura sociale, economica, ed antropologica in direzioni non sempre prevedibili” Daniele Callini Sociologo italiano, studioso e consulente, ricopre incarichi di insegnamento e ricerca nel mondo accademico. Dirige la collana “Esperienze Formative” presso l’editore FrancoAngeli . [email protected] Grazie dell’attenzione!