Diapositiva 1 - studio baroni

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“La RESILIENZA come utile capacità nel
passaggio dalla societa’ post-industriale a
quella dell’informazione”
A cura di Vittorio Baroni
“Stiamo vivendo una fase
compresa tra due rivoluzioni,
quella della carta,
non del tutto trascorsa
Verso un
Paradigma
RESILIENZA
Osservazioni
Scenario
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Caratteri
Definizioni
Processo
e quella dell’elettronica,
non del tutto sviluppata”
Paul Saffo
Specialista in previsioni economiche e
tecnologiche. Presidente ”Institute for the
future” di Palo Alto (USA).
Scenario
Viviamo una complessa fase
di mutazione dalla società
post-industriale alla società
dell’informazione.
Da europei, assistiamo all’evolversi della prospettiva di
allargamento ed integrazione comunitaria.
D’altra parte viviamo una progressiva dinamica di
globalizzazione sociale, economica e culturale tendenzialmente
indirizzata verso la prospettiva dello Sviluppo Sostenibile.
La progressiva velocità dei cambiamenti iniziati nel ‘900, ci
vede oramai spettatori di nuovo millennio ricco di
“ipercambiamenti”.
Viviamo in una civiltà reale permeata dal virtuale con
piattaforme e reti “GLOCAL”, ovvero interdipendenti
nell’intreccio tra il globale e il locale. Ma vi sono anche crisi
energetiche, mutazioni climatiche, nuove tecnologie, migrazioni
sociali, riallocazioni e riconversioni produttive nonché
occupazionali, interculturalità, …
La dinamica trasformativa in atto tocca indistintamente tutte le
fasce d’età, ma anche di condizione sociale ed è sempre più
caratterizzata dall'onnipresenza delle nuove tecnologie.
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Perciò, considerando il mutevole contesto, intendo la Resilienza
come capacità utile e necessaria per affrontare le sfide della
complessità.
Scenario
Il passaggio alla società
dell’informazione viene
indicato nel documento UE
"Le sfide per la società
dell'informazione europea
oltre il 2005“.
L’UNESCO ha introdotto il
tema dell’Educazione allo
Sviluppo Sostenibile e
guarda con attenzione alle
trasformazioni di scenario
che hanno assunto portata
planetaria.
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La Commissione Europea ha offerto una chiara definizione del termine
ICT (Tecnologie dell'Informazione e delle Comunicazione): “vasta
gamma di servizi, applicazioni, tecnologie, attrezzature e programmi
informatici, ossia strumenti come la telefonia e internet, l'apprendimento
a distanza, la televisione, i computer, le reti e i programmi informatici
necessari per l'utilizzo di tali tecnologie”.
La Commissione Europea ha ritenuto inoltre che “si tratta di tecnologie
che stanno rivoluzionando le strutture sociali, culturali ed economiche
inducendo nuovi comportamenti nei confronti dell'informazione, della
conoscenza e dell'attività professionale”.
Nel 2005, l’UNESCO ha pubblicato lo “Schema Internazionale
d’Implementazione per il Decennio delle Nazioni Unite dell’Educazione
per lo Sviluppo Sostenibile (DESS 2005-2014)”, nel quale è stato dato
ampio spazio all’ICT. L’UNESCO ha affermato che:
“Le implicazioni ambientali, sociali ed economiche sono enormi e
toccano moltissimi aspetti della vita della popolazione. Lo scopo ultimo
del DESS è l’integrazione dei principi, dei valori e delle pratiche dello
sviluppo sostenibile in tutti gli aspetti dell’educazione e
dell’apprendimento. Questo sforzo educativo dovrà stimolare nei
comportamenti cambiamenti tali da rendere il futuro più sostenibile in
termini di salvaguardia ambientale, progresso economico e equità della
società per le generazioni presenti e future.”
Definizioni
Per tentare di inquadrare il significato di resilienza, prendo innanzitutto in
esame la definizione di Grotberg (1996):
“capacità umana di affrontare le avversità della vita, superarle e
uscirne rinforzato o, addirittura, trasformato associata alle
situazioni di tensione, stress, ansietà, situazioni traumatiche che
colpiscono la vita”.
Poi, per passare al concetto di processo della resilienza illustrato più avanti,
faccio riferimento alla Teoria Sistemica di Hernandez Córdoba (1997) che
definisce la resilienza come:
“la capacità che ha un sistema per resistere i cambiamenti
provocati dall’esterno, per sovrapporsi e superare queste crisi,
approfittando il cambiamento qualitativo e mantenendo la
coesione strutturale attraverso il processo di sviluppo”.
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Processo
Tra gli elementi costitutivi dei processi di resilienza, Newman&Blackburn (2002)
hanno elencato i seguenti 3 livelli:
1. livello individuale, in cui si colloca la persona per quanto concerne le
caratteristiche distintive di tipo cognitivo, affettivo ed espressivo, nonché le
specifiche esperienze di vita. A questo livello appartengono il QI (Quoziente
d’Intelligenza), le specifiche disposizioni caratteriali, la capacità di
consapevolezza ed empatia;
2. livello della comunità prossima, in particolare la famiglia e la scuola. A questo
livello avvengono importanti processi relazionali nell’ambito della socializzazione
primaria e secondaria, per quanto riguarda l’assunzione di ruoli ed la loro
valorizzazione;
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3. livello della comunità sociale più estesa. A questo livello – che corrisponde
all’esosistema nel modello ecologico di Bronfenbrenner (1995) – appartengono le
variabili macroeconomiche e sociologiche che possono esercitare un importante
impatto nel senso di promuovere oppure di ostacolare le condizioni che
favoriscono i processi di crescita. Per esempio, la povertà, la mancanza di
strutture e servizi assistenziali, l’isolamento sociale possono esacerbare difficoltà
presenti ad altri livelli, mentre all’opposto la disponibilità sul territorio di reti di
sostegno e di servizi efficaci è in grado di esercitare un effetto protettivo sulle
condizioni di rischio.
Caratteri
Ecco 7 aspetti di carattere relativi alla capacità personale di resilienza individuate
da Wolin&Wolin (1993):
1. “Insight” o introspezione: la capacità di esaminarsi, farsi le domande difficili
e rispondersi con sincerità;
2. Indipendenza: la capacità di mantenersi a una certa distanza, fisica e
emozionale, dei problemi, ma senza isolarsi
3. Interazione: la capacità per stabilire rapporti intimi e soddisfacenti con altre
persone;
4. Iniziativa: la capacità di affrontare i problemi, capirli e riuscire a controllarli;
5. Creatività: la capacità per creare ordine, bellezza e obbiettivi partendo dal
disordine e dal caos;
6. Allegria: disposizione dello spirito all’allegria, ci permette di allontanarci dal
punto focale della tensione, relativizzare e positivizzare gli avvenimenti che ci
colpiscono;
7. Morale: si riferisce a tutti i valori accettati da una società in un’epoca
determinata e che ogni persona interiorizza nel corso della sua vita.
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Osservazioni
Considerando quindi la resilienza come processo, metto in evidenza le seguenti
osservazioni:
 “La resilienza indica un processo attivo che si dispiega nella relazione dinamica
fra la persona e l’ambiente (sociale, relazionale, istituzionale). Mentre le ricerche
ispirate ai modelli epidemiologici tradizionali hanno insistito sui fattori di rischio, come
se la persona si trovasse in posizione passiva rispetto all’ambiente, le linee attuali di
ricerca sottolineano il ruolo attivo del soggetto nel modellare l’ambiente che lo
circonda: le persone selezionano e strutturano le esperienze, che agiscono a loro
volta nel senso di promuovere lo sviluppo del sé oppure di inibirlo” (Bandura, 1999).
 “La resilienza si focalizza su una definizione positiva delle competenze
necessarie all’individuo per fronteggiare situazioni problematiche di stress, anziché
insistere sul ruolo dei fattori negativi. In tal senso, gli studi sui processi di resilienza
convergono in un importante percorso culturale, promosso di recente, che investe la
psicologia del compito di indicare non solo problemi, ma anche e soprattutto le
risorse dei singoli e delle comunità” (Selingman e Csikszentmihalyi, 2000; Sheldon e
King, 2001).
 “La resilienza non richiede un talento speciale che solo pochi posseggono. La
maggior parte delle persone sembra ben equipaggiata, in termini emotivi, per
superare difficoltà e crisi anche devastanti. Inoltre, le traiettorie della crescita
psicologica risultano molto diversificate e addirittura imprevedibili” (Bonanno, 2003).
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Verso un
Paradigma
Per procedere verso un possibile paradigma di
quella che definisco come “utile capacità
resiliente”, è opportuno prendere come base la
lezione di Thomas Kuhn. Per paradigma egli
intende “il complesso delle posizioni che
emergono e si affermano nei diversi momenti
storici esaminati, e i ‘salti’ di prospettiva cui è
dato assistere in concomitanza con il mutare
delle condizioni sociali ed economiche e delle
domande che vengono poste alla comunità
scientifica” (Berzano – Prina, 2004).
Se consideriamo la resilienza come una capacità che nasce dalla forza
d'animo della volontà individuale, essa forma la “personalità resiliente” e
si alimenta delle complessità assorbite lungo tutto l’arco della vita nel
processo esperienziale e conoscitivo.
Se intendiamo che la resilienza risulta come un’utile capacità, essa è
implementabile secondo le più diverse e variabili circostanze delle
singole persone in rapporto ai suoi contesti prossimi e non, modelli di
riferimento ed apprendimenti.
Visto che siamo già entrati nella società dell’informazione, per qualsiasi
persona riteniamo quindi utile e necessaria la capacità di resilienza
anche per non subire passivamente le dinamiche di cambiamento.
Ora, se invece valorizziamo il fondamentale concetto dell’utilità, la
concezione “immobile” si spalanca verso una dimensione di “relazione
fluida molecolare”, ovvero davvero in relazione con le progressive e
complesse dinamiche evolutive della persona ed in tendenziale parallelo
con quelle della società ad egli più prossima in termini di esperienza,
ma anche indirettamente conosciuta sia dal punto di vista “positivista”,
come dalla nuova angolatura “costruttivista fenomenologica”.
In sostanza, valutando le dinamiche della società attuale, una delle
possibili sintetiche traduzioni pratiche dell’“utile capacità resiliente”,
sarebbe come dire di volersi orientare ad acquisire progressive capacità
per mettersi nelle condizioni adatte allo scopo di poter superare le sfide
generate dalle continue e mutevoli trasformazioni della società postindustriale a quella dell’informazione (o della conoscenza).
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Considerazioni finali
La iperdinamicità di questa fase di inizio millennio, sembra marcare il
passaggio ad una nuova fisionomia di Società.
Nel contemporaneo emergono nuove e straordinarie conoscenze, voler
assumere capacità di resilienza significa necessariamente entrare in una
nuova dimensione di apprendimento permanente secondo la prospettiva
della cosiddetta “Long Life Learnig”.
Ma, nello scenario di complessità attuale, l’evoluzione della capacità di
resilienza può anche essere considerata un’interessante opportunità sul
piano pratico in quanto permetterebbe di sperimentazione soluzioni
innovative, ovvero di poter combinare più dimensioni del contemporaneo
nella prospettiva di Sviluppo Sostenibile tracciata dall’UNESCO.
Ecco alcuni esempi: la memoria con l’innovazione; la ricerca scientifica e
fenomenologica applicata allo sviluppo sociale, economico, culturale,
tecnologico, produttivo,…; la riconversione e la rivitalizzazione delle città
con la conservazione e tutela delle tradizioni, patrimonio ambientale e
storico; la riqualificazione urbana ed edilizia con la rigenerazione del
territorio e lo sviluppo di nuove professioni che nascono per mutazione di
quelle esistenti o per germinazione dall’esperienza con il “GLOCAL”.
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Fonti:
In merito all’inquadramento sul significato di resilienza:
http://www.segnalo.it/PAGINE/IND-PERSONALITA-RESILIENZA.htm
Pensiero di Paul Saffo e Daniele Callini:
http://www.burioni.it/forum/santoro-guado.htm
“Società post-industriale e sistemi educativi”, Daniele Callini, Franco Angeli, Milano, 2006
Società dell’informazione:
http://europa.eu/scadplus/leg/it/lvb/l24262.htm
http://www.dinicola.it/socinfo/index.htm
http://www.telelavoro.rassegna.it/is1.htm
Educazione per lo Sviluppo Sostenibile e politiche ONU sulle nuove tecnologie
http://italy.comnat.unesco.org
www.unescodess.it
http://it.wikipedia.org/wiki/Digital_divide
Vittorio Baroni: “Capacità di adattamento e resilienza nella società disorientata”. Scuola Superiore di
Scienze della Formazione – Venezia. A.A. 2006/2007, Corso di Psicologia Generale (prof.ssa Beatrice
Saltarelli)
Vittorio Baroni: “LA RESILIENZA COME CAPACITA’ NECESSARIA PER AFFRONTARE LE SFIDE
DELLA SOCIETA’ COMPLESSA E COME FATTORE PREVENTIVO DELLA DEVIANZA”. Scuola
Superiore di Scienze della Formazione – Venezia. A.A. 2006/2007, Corso di Psicosociologia della
Devianza (prof. Giuliano Vettorato)
Vittorio Baroni: PARTECIPAZIONE E INNOVAZIONE NEI SISTEMI COMPLESSI, TRA SOCIETÀ POSTINDUSTRIALE, EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ E LONG LIFE LEARNING: l’esperienza del
“Progetto Internet Marghera Digitale” per l’alfabetizzazione informatica della popolazione e il contrasto al
“Digital divide”. Scuola Superiore di Scienze della Formazione – Venezia. A.A. 2006/2007, Corso di
Sociologia dell’Educazione (prof. Daniele Callini)
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Concludo con un pensiero di Daniele Callini.
Propongo di leggerlo in continuità con la frase di
Paul Saffo riportata all’inizio.
“Del resto la società post-industriale è
praticamente <<avvolta>> dalle nuove tecnologie
dell’informazione e dell’apprendimento, che
hanno già fortemente trasformato e ancora
trasformeranno profondamente la struttura
sociale, economica, ed antropologica in direzioni
non sempre prevedibili”
Daniele Callini
Sociologo italiano, studioso e consulente, ricopre
incarichi di insegnamento e ricerca nel mondo
accademico. Dirige la collana “Esperienze
Formative” presso l’editore FrancoAngeli .
[email protected]
Grazie dell’attenzione!
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