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NOTE DELL'AUTORE
"L'incidente". Che cosa dire, e perché?
Il fatto è che un autore non dovrebbe mai parlare di una sua
opera. Il testo è lì, si apre il sipario, gli attori entrano in scena e
cominciano a recitare, ovvero a raccontare una storia. E tutto
deve essere chiaro, percepibile, evidente. Se qualcosa resta
inespresso o confuso, vuol dire che l'opera è mancata; e a
questo fallimento non si può rimediare erudendo il pubblico a
priori.
Punto e a capo.
Al più, per riempire lo spazio che mi è stato dato, potrei citare
qualche fatterello marginale, che non tocca la sostanza della
cosa e che non pregiudica minimamente la fruizione e il giudizio
da parte dello spettatore.
"L'incidente" nasce nel 1966 (un altro mondo!) quando Carletto
Colombo, mitica figura del teatro e della politica milanese,
commissiona al giovane Lunari un testo comico, da recitarsi in
estate, nel grande teatro Odeon di Milano, con due pezzi da
novanta dello spettacolo locale: Piero Mazzarella e Tino Scotti.
Detto, fatto: "mission accomplished", meglio assai - posso dirlo della "mission accomplished" di Bush: per il semplice fatto che il
sottoscritto sapeva il suo mestiere e Gorge W. Bush
evidentemente no.
La farsa - poiché di farsa si trattava - andò in scena per ben 105
sere tra giugno e settembre: un record.
Il successo si ripetè anche in altre occasioni. Fu portato in scena
da Renzo Montagnani e Gianni Bonagura in tutta Italia, e poi - in
una lunga tournée in Sicilia - da un'altra coppia vincente
formata da Tuccio Musumeci e Pippo Patavina.
Altra nota: l'idea dell'"Incidente" è di nobili origini. E' stata
tratta da una commedia dell'austriaco Carl Sternheim, che
dall'incidente di partenza sviluppa una asciutta e geniale analisi
di tutto un piccolo mondo borghese e provinciale, di alta qualità
letteraria. Ma le somiglianze con il testo di Sternheim finiscono
qui: senza troppe pretese, "L'incidente" del Lunari dichiara
subito le più modeste intenzioni di divertimento farsesco,
peraltro con qualche pretesa di correttezza letteraria, e di quella
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23/08/2010
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misura che non porti la materia a debordare nell'eccesso,
nell'incredibilità, nell'assurdo.
Il mondo dell'Incidente" è un mondo dove ancora non c'è la
televisione, non ci sono i libri e le collane regalate dai giornali,
non ci sono i telefonini: cose tutte che hanno rivoluzionato la
nostra vita quotidiana e il nostro vivere in casa.
Il ragionier Meroni colleziona riviste (come si usava una volta) e
sua moglie prepara da mangiare senza avere in cucina la tv
accesa, e telefonare vuol dire usare il telefono fisso che è l'unico
che c'è.
Con il che ho detto tutto. Buon divertimento
Luigi Lunari
LO SPETTACOLO
La procace moglie di un piccolo impiegato di
banca, alla cerimonia di inaugurazione della
nuova sede, perde inopinatamente le mutande.
Per quanto prontamente superato, l'incidente
provoca strane curiosità e segrete voglie tra
quanti vi hanno assistito.Sullo spunto della
celebre "Die Hose" di Carl Sternheim, la
commedia sviluppa un intricato procedimento
farsesco al cui centro vi sono la donna,
innocente provocatrice, concupita da tutti, e il
piccolo impiegato, disperatamente teso a far
dimenticare al proprio direttore l'incidente che
potrebbe avere nefasti effetti sulla sua carriera.
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LE CRITICHE
…Lunari ha tratto lo spunto da un classico del repertorio
satirico tedesco del primo novecento. Die Hose, di Sternheim.
Niente più che lo spunto, intendiamoci, la spassosa vicenda
(…) sotto il suo andamento boccaccesco rivela uno spirito
critico indirizzato a colpire i difetti, i piccoli vizi, i facili
compromessi, i farisaici ritegni, le ambigue grettezze d’una
certa società italiana, col trionfo finale d’un matriarcato
inesorabile.
(Carlo Maria Pensa – Gente, Milano, 1966)
Ieri sera abbiamo assistito allo strepitoso successo di un
copione sottoscritto dalla firma, altrimenti impegnatissima, di
Luigi Lunari..
(Carlo Terron – La Notte, Milano, 1966)
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Quando vuole divertire il prossimo, Luigi Lunari non soffre del
complesso di inferiorità che paralizza tanti commediografi,
preoccupati di attribuire contenuti sociali e immancabile
messaggio alle loro facezie in più atti. A lungo “dramaturg” al
Piccolo Teatro, Lunari ha tecnica e professionalità per
programmare il successo di una commedia non meno di quanto
un architetto garantisca che una data casa sta in piedi.
Senza arroganza, ma con disincantato realismo, può quindi
permettersi di dare per scontate le più liete accoglienze a
questo suo “Incidente”.
(Gastone Geron – Il Giornale, Milano, 1985)
“L’incidente” è una smaliziata commedia di situazioni, tutta
imperniata sul classico e imperituro ingranaggio delle coppie
clandestine che si ritrovano tutte dove non dovrebbero essere,
coi consueti pittoreschi personaggi di disturbo, a complicare
ulteriormente le cose. Ed è in questo ingarbugliarsi di
onorevoli vogliosi e capiufficio, lascivi e bersaglieri innamorati
e bicchieri di sonnifero che lo spettacolo ha i suoi guizzi più
vitali e i suoi momenti migliori, di forte e a tratti esilarante
immediatezza.
(Renato Palazzi – Il Corriere della Sera, Milano, 1985)
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