A cura di Matteo Gianatti

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A cura di Matteo Gianatti - www.meteopiateda.it
GENNAIO 2010: FREDDO PERSISTENTE, NEVICATE. MA È MANCATO IL BOTTO...
Alcune emblematiche immagini dell'episodio invernale che ha paralizzato l'Europa nella prima metà di gennaio. Da
sinistra: Alicante (Spagna, fonte www.ontimet.es), Inghilterra (fonte EPA) e Germania (fonte www.welt.de).
Pur non essendoci stata alcuna ondata di freddo storico sull'Italia, il lago gelido che in dicembre si
è formato su una vasta porzione europea (abbondantemente innevata), alimentato da ulteriori
impulsi artici nel mese successivo, ha mantenuto le temperature su livelli complessivamente bassi
rispetto alle medie, con risvolti rigidi anche nel nostro Paese, soprattutto al Nord. La causa che sta
svelando l'inverno più freddo degli ultimi decenni in diverse parti d'Europa così come in altre aree
dell'emisfero boreale, sarebbe legata, fra le tante variabili in gioco, all'alterazione dell'attività
solare, la cui evanescenza si è rivelata ben più eloquente del fenomeno Niňo, previsto con largo
anticipo nel 2009, e poi gradualmente smentito, in termini d'intensità, tanto che in autunno le
previsioni stagionali si sbilanciarono verso una possibile controtendenza. Ebbene, il freddo ha fatto
notizia soprattutto nella prima decade di gennaio, spingendosi con inusuale intensità fin sui paesi
occidentali europei, meno avvezzi ai rigori invernali.
Anomalie termiche e pluviometriche in Europa, gennaio 2010. Fonte NOAA.
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Dalla carta delle anomalie è evidente come il gelo intenso abbia, tuttavia, interessato
esclusivamente l'angolo Nord-orientale europeo (Russia, Baltico e Scandinavia), con scarti termici
inferiori ai 5/7 gradi rispetto alle medie. Di tutto rispetto anche i -3°/-5° lungo una fascia che si
estende dalle coste settentrionali del Mar Nero alle Isole Britanniche, passando per il Centro
Europa. Lievi scostamenti, invece, sul Mediterraneo: appena positivi nell'estremità meridionale dei
Balcani ed in Turchia (+1°/+3°), altrettanto simili ma di segno opposto su Francia, Italia CentroSettentrionale e Balcani (-1°/-3°). Le precipitazioni hanno raddoppiato la media trentennale su tutto
il bacino del Mediterraneo, dalla Penisola Iberica al Mar Nero; anche in Italia, ad eccezione del
Nord, che, assieme all'Europa Centro-Settentrionale, ha ricevuto solo il 50/75% della pioggia
normalmente prevista in gennaio (punte inferiori al 50% prevalentemente su Alpi, Scandinavia e
Baltico).
Analogamente, le anomalie termiche e pluviometriche osservate a scala locale per la città di
Sondrio rientrano negli stessi range di oscillazione. Per maggiori dettagli, si rimanda al bilancio
statistico. È interessante notare come il mese in questione sia risultato uno tra i più freddi della
serie negli ultimi 23 anni, preceduto soltanto dal 1991 e dal 2006. Tuttavia, il più moderno
confronto delle medie termiche reali dell'ultimo decennio anni rivela un valore medio di -1,60°, non
distante dai bilanci registrati per i primi anni Duemila, che hanno avuto, in effetti, dei mesi di
gennaio piuttosto freddi rispetto al precedente. Altro discorso, invece, per la vicina stazione in
quota di Montagna in Valtellina (530 m ca.), che ha registrato il gennaio più freddo dall'inizio dei
rilevamenti (1998).
Sondrio - Temperature medie e precipitazioni gennaio
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200
MEDIA 1990-1999: +2,10°
MEDIA 2000-2009: +1,21°
180
160
3
140
2
120
100
1
80
mm
°C
4
60
0
40
-1
20
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
1989
0
1988
-2
anni
Precipitazioni
T medie aritmetiche
Il grafico delle temperature di gennaio mostra valori medi negativi non troppo frequenti. Ciononostante, il primo mese
del 2010 si è riproposto particolarmente rigido, a distanza di pochi anni. L'ultimo decennio ha registrato un
complessivo raffreddamento, nonostante l'evidente controtendenza rappresentata dai mitissimi 2007 e 2008. Anche il
trend pluviometrico rivela una lieve flessione. Fonte dati ARPA Lombardia.
Cronache meteo.
Il 2009 ha voluto regalarci un dicembre estremamente dinamico sotto il profilo meteorologico. La
più intensa irruzione artica dell'ultimo quarto di secolo in Europa (→vedi) ha favorito molti record di
freddo al Nord Italia tra il 18 e il 23. Non meno incredibili sono le due possenti ondate di calore
innescate dal flusso atlantico, divampate al Sud nel pieno delle festività natalizie, anch'esse
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responsabili di alcuni primati (Termoli +24,2° il 25/12; Capo Bellavista +27,0°, Catania +26,3°,
Messina e Pantelleria +25,4°, Cagliari +23,4° il 30/12).
Il 2010 propone l'ennesimo episodio invernale da annali meteo sul Continente. Condizioni di gelo e
nevicate eccezionali hanno investito tutta l'area Centro-settentrionale europea nella prima
quindicina di gennaio. Quasi interamente imbiancata la Francia (in Bretagna non nevicava così
tanto dal 1971). In Germania, la capitale Berlino è rimasta con temperature sotto lo zero per due
settimane (dal 29/12 fino all'11/01), mentre precipitazioni record hanno sepolto le isole tedesche.
Nel Regno Unito il termometro è sceso fino a -20 gradi nell'Inghilterra Centrale; copiose nevicate
hanno interessato molte città, inclusa Londra. Più a Nord, sulla Scandinavia, la persistenza di
basse temperature (in Norvegia si sono toccati i -41 gradi) ha fatto gelare alcune aree portuali.
L'ondata di freddo ha assunto portata rilevante anche nella Penisola Iberica, con nevicate in
Spagna e persino lungo le coste settentrionali del Portogallo.
In Italia, piogge abbondanti hanno causato nuove, frequenti inondazioni nelle regioni peninsulari
(tra cui quelle dei fiumi Arno e Tevere). Le temperature hanno subito continue oscillazioni, man
mano che la Penisola si trovasse, ogni volta, sul ramo orientale/occidentale delle depressioni. Con
il graduale spostamento dell'alta pressione dal Nord Atlantico verso la Russia, e il contemporaneo
inserimento da Sud-Ovest dell'Anticiclone delle Azzorre, tra la seconda e la terza decade si
registra una complessiva diminuzione della piovosità sul Paese, seguita da un più importante
raffreddamento ad opera di venti settentrionali alla fine del mese.
1-10 gennaio: molte piogge al Centro, clima mite; freddo e nevicate al Nord.
Venerdì 8 gennaio 2010, ore 00Z. A sinistra: geopotenziali, temperature a 500 hPa e pressione al suolo. A destra:
geopotenziali e temperature a 850 hPa. Il minimo basso in prossimità delle Baleari è responsabile di nevicate
localmente importanti al Nord fino a bassa quota, ma non sulle vicine pianure. Dalla carta delle isoterme si apprezza
meglio l'importante risalita calda dal Nord Africa sul fianco della depressione. Fonte Wetterzentrale.
Sabato 2 gennaio, l'aria artica che segue il minimo al suolo transitato sull'Italia Settentrionale nel
giorno di Capodanno, irrompe dalle Alpi come vento di Foehn turbolento (raffiche di 90 km/h a
Trento e fino a 108 km/h sul Monte Cornizzolo-CO), sia come Maestrale dalla porta del Rodano,
con punte di 140/150 km/h lungo le coste orientali della Sardegna. Il forte contrasto termico con
l'aria eccezionalmente calda preesistente provoca un marcato peggioramento del tempo sulle
regioni centrali tirreniche. Sardegna, Liguria, Toscana, Lazio e Campania sono colpite da rovesci,
temporali, grandinate, forti mareggiate, frane e allagamenti. Anche al Nord si osservano delle rare
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formazioni temporalesche (anche nevose) tra Veneto e Lombardia, prodotte dallo scontro tra l'aria
secca in arrivo e la rientrante umida da Est.
Domenica 3 gennaio, l'inserimento di un temporaneo cuneo di alta pressione sul Centro Europa
mantiene l'afflusso di aria molto fredda e secca verso il Mediterraneo. Nelle Alpi, grazie
all'attenuazione del vento in quota, le temperature minime registrano picchi di -15/-20 gradi nelle
valli, con una punta estrema di -27° a St. Moritz. Più a Sud, le interferenze umide da Sud-Ovest
provocano alcune deboli nevicate nel Mantovano.
Lunedì 4 gennaio giunge l'ennesima perturbazione, collegata ad un minimo sul Golfo di
Guascogna, annunciata con grande enfasi e allarmismo. In realtà, deboli nevicate (1-5 cm)
interessano la bassa pianura dal Piemonte all'Emilia Romagna, la Liguria, le Venezie e il Nord-Est
fin sulle coste, le colline marchigiane, e, più giù, le regioni tirreniche e gli Appennini fino alla
Campania, anche in pianura su Toscana e Lazio. Fenomeni più intensi si segnalano in Valle
d'Aosta e Abruzzo.
Nei giorni successivi, ulteriori nevicate ricoprono la bassa Pianura Padana (1-6 cm mercoledì),
ma anche le Alpi Centro-Orientali e l'Est della Lombardia nella notte su giovedì (seppure con
quantitativi irrisori, fatta eccezione per i 5-10 cm della Val Brembana), mentre piogge battenti
causano nuove piene nell'Italia Centrale, soprattutto in Umbria nel giorno dell'Epifania.
Venerdì 8 gennaio 2010. Copiosa nevicata nell'Alessandrino (Novi Ligure, a sinistra) e in Valtellina (Montagna).
Frattanto, l'aria artica sull'Europa Occidentale alimenta una depressione in discesa dalla
Scandinavia, scavando un minimo al suolo sulla Spagna, che venerdì 8 gennaio ha raggiunto
Corsica e Sardegna. Esso è associato ad un'intensa perturbazione, il cui ramo caldo provoca delle
nevicate altimetriche al Nord, solo a tratti fino in pianura, in particolare tra il Basso Piemonte (quasi
40 cm nell'Alessandrino) e l'entroterra ligure (50-70 cm in 18 ore). Ma la neve è scesa abbondante
anche tra Pavia e Piacenza (15-20 cm), sull'Appennino Pavese (oltre 50 cm), nonché sui fondovalli
alpini di Lombardia (15-20 cm in Valtellina), Trentino e Bellunese. Sulle restanti aree pianeggianti,
così come sulle coste, invece, il freddo non ha retto al richiamo sciroccale (a causa
dell'insufficiente consistenza del cuscinetto al suolo, dovuto alle frequenti giornate nuvolose
precedenti), cosicché la pioggia ha preso il posto delle nevicate tanto annunciate (appena una
spolverata a Torino). Al Sud, i forti venti meridionali attivati dalla depressione (fino a 100 km/h a
Lecce) hanno provocato l'ennesima rimonta termica (21/22 gradi a Palermo in piena notte).
Nel fine settimana, l'aria fredda sulla Francia entra nel Mediterraneo, sviluppando dell'instabilità
principalmente sulle regioni centrali tirreniche ed in Sardegna, dove le forti precipitazioni
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consentono un veloce rovesciamento dell'aria artica nei bassi strati, causando un crollo della quota
neve, che domenica ha raggiunto i 400/500 metri nel Centro e nel Sud dell'isola. Il maltempo ha
colpito gravemente Toscana, Lazio, Campania e Abruzzo, causando nuove inondazioni (per
esempio a Sarno, Ostia e nel Viterbese).
11-24 gennaio: transito di minimi bassi sul Centro-Sud; a fine periodo nebbie e gelo al Nord.
Giovedì 21 gennaio 2010, ore 00Z. A sinistra: geopotenziali, temperature a 500 hPa e pressione al suolo. A destra:
geopotenziali e temperature a 850 hPa. Il Nord Italia si trova in una sorte di palude barica (pressione al suolo attorno
ai 1015 hPa), caratterizzata da una scarsa ventilazione a tutte le quote, che provoca il ristagno di umidità e inquinanti
nei bassi strati. Dalla Russia giungono correnti artiche più fredde, dirette principalmente verso i Balcani.
Nella seconda decade di gennaio l'Anticiclone Russo-Scandinavo aggancia un cuneo di alta
pressione sull'Europa Centrale. In questa fase le piogge interessano più che altro il Centro-Sud
Italia, in particolare le isole (mercoledì 13 e venerdì 15), con temperature nella media. Le regioni
settentrionali, invece, sono raggiunte da molta nuvolosità, associata, però, a scarsi e isolati
fenomeni (qualche nevicata tra il Basso Piemonte e l'entroterra ligure). A fine periodo, la
progressiva stabilizzazione atmosferica regala le prime giornate nebbiose in Val Padana
(particolarmente sulla bassa pianura tra il 18 e il 19 gennaio, con temperature negative).
Suggestive incrostazioni di galaverna sul Monte San Primo (CO, martedì 12 gennaio), e in Val Tartano (SO, domenica
24 gennaio). Questo curioso fenomeno, sempre più raro alle medie quote valtellinesi, è favorito dalla nebbia alta
unitamente a temperature di molti gradi negative. Foto di Matteo Leoni e Luigi Tripiciano.
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A cavallo della terza decade il Nord Italia resta sospeso tra l'Anticiclone delle Azzorre e quello
russo-scandinavo (in graduale espansione verso l'Europa), trovandosi in un campo barico livellato,
perciò caratterizzato da una ventilazione molto debole. L'aria umida, raffreddandosi, sviluppa delle
importanti stratificazioni nella bassa troposfera (inversione termica), che, dopo il veloce passaggio
di un minimo depressionario mercoledì, giovedì 21 hanno raggiunto la pedemontana, causando
una giornata di ghiaccio. Venerdì 22 gennaio, correnti di Grecale sospingono sull'Italia CentroMeridionale la nuvolosità che ruota attorno al mulinello di bassa pressione in allontanamento verso
l'Egeo. L'intensificazione del vento da Est, oltre a provocare un sensibile calo termico al CentroSud e nevicate abbondanti sull'Appennino Calabro, spazza progressivamente le nebbie dalla Val
Padana Centro-Orientale, sospingendole verso le vallate alpine.
25-31 gennaio: temperature in calo, maltempo al Centro-Sud; grandi nevicate in Emilia.
L'ultimo step, quello che ci traghetta verso la fine del mese, vede un ulteriore raffreddamento in
tutto il comparto mediterraneo e nuove occasioni di maltempo specie sulle regioni peninsulari
italiane, anche se non sono mancate le nevicate in pianura al Nord e sulle Alpi.
All'inizio della settimana, una perturbazione atlantica riesce ad infilarsi tra l'Anticiclone delle
Azzorre e quello Siberiano. Alle sue spalle, la fusione delle due figure stabilizzanti blocca la strada
al flusso oceanico, mantenendo condizioni di gelo sull'Europa Orientale.
Martedì 26 gennaio 2010, ore 00Z. A sinistra: geopotenziali, temperature a 500 hPa e pressione al suolo. A destra:
geopotenziali e temperature a 850 hPa. Il Ponte di Weijkoff tiene in scacco l'Europa. Sul suo margine meridionale, un
corridoio lascia affluire gli spifferi continentali provenienti dall'immenso serbatoio gelido tra la Russia e l'Est
europeo. A Occidente, una saccatura scava un minimo sul Nord Africa. L'aria tropicale che risale la Penisola incontra
quella artica, provocando copiose nevicate in Emilia Romagna nella notte su mercoledì. Fonte Wetterzentrale.
Lunedì 25 gennaio, un minimo depressionario si avvicina alle Alpi, incrementando l'apporto umido
nei bassi strati, che favorisce alcune deboli nevicate da scorrimento tra il Basso Piemonte e
l'entroterra ligure. La forte risalita di aria caldo-umida dal Mediterraneo provoca fenomeni
importanti in Sardegna. Essa s'intensifica nella giornata di martedì, in seguito allo sprofondamento
a occidente della modesta saccatura collegata alla perturbazione, causando forti precipitazioni sul
Centro Italia (nevose in Appennino), in Calabria e Sardegna, in risalita verso la Romagna, il
Triveneto e la Bassa Val Padana, dove incontra l'aria più fredda che affluisce dai quadranti
orientali. Ancora una volta, la Regione Alpina è fuori dai giochi, protetta da un minimo sottovento,
sul margine dell'imponente struttura alto-pressoria con asse obliquo SO-NE (Ponte di Weijkoff).
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Domenica 31 gennaio 2010, ore 00Z. A sinistra: geopotenziali, temperature a 500 hPa e pressione al suolo. A destra:
geopotenziali e temperature a 850 hPa. Sull'Italia si notano due perturbazioni. Quella più intensa è collegata al
minimo al suolo sull'Adriatico. Abbondantissime nevicate ricoprono l'Emilia Romagna e le alte Marche fin sulle coste
in prossimità del fronte occluso. La linea fredda sul Tirreno, invece, è associata a un secondo sistema nuvoloso, più
debole, che porta qualche nevicata sui rilievi interni della Sardegna, sull'Isola d'Elba e in alcune aree pianeggianti
della Toscana. Il vortice principale, legato alla saccatura scandinava, richiama l'aria artica continentale sul Nord
Europa, mentre quella meno fredda, di estrazione marittima, entra sul Mediterraneo dalla porta del Rodano. Clicca
qui per visualizzare l'animazione dal 25 al 31 gennaio. Fonte Wetterzentrale.
Nella notte su mercoledì 27 gennaio, nevicate relativamente abbondanti hanno ricoperto l'Emilia
(15 cm a Bologna, 10 cm a Modena) e la pianura veneta. Imbiancate anche la Bassa Lombardia,
le colline toscane e quelle laziali. Più a Sud, dove è stato più marcato lo scontro tra le diverse
masse d'aria risucchiate da un vortice sulla Tunisia, si segnalano forti temporali e grandinate sulla
Sicilia ionica. Frattanto, dal Circolo Polare si profila un imminente cambiamento. Una profonda
depressione, infatti, associata ad una nuova oscillazione del Vortice Polare, comincia a strozzare
l'enorme anticiclone, isolando un massimo di 1044 hPa a Sud-Ovest dell'Irlanda. Sul suo fianco
orientale, dell'aria artica, questa volta di estrazione marittima, si mette in rotta verso la Regione
Alpina, raggiunta nel pomeriggio dalla parte più avanzata (fronte caldo) di una perturbazione, che
attraversa l'Italia nella notte successiva. L'aria fredda scavalca le Alpi sotto forma di Favonio circa
24 ore dopo (giovedì 28 gennaio), quando il centro della depressione ha raggiunto il Baltico,
collegato ad una forte corrente a getto in quota che ha spezzato letteralmente in due l'anticiclone.
Domenica 31 gennaio 2010: una nevicata da annali meteo investe la Romagna e le alte Marche. Da sinistra: Cremona
(Bassa Lombardia), Carpi (MO) e Pergola (PU). Fonte MeteoGiornale.
Venerdì 29 gennaio, suddetto minimo a 978 hPa raccoglie l'aria artica sull'Europa Settentrionale
con movimento antiorario. Un secondo impulso perturbato, in discesa dal Mare del Nord, imbocca
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la Valle del Rodano, scavando un minimo sul Mar Ligure. La temporanea rotazione del vento a
Sud-Ovest provoca nevicate deboli diffuse, dalle Alpi alla Pianura Padana e fin sulle coste, tra la
sera e la notte successiva (5 cm nel fondovalle Valtellinese, 6-7 cm nelle province di Brescia e
Padova).
L'indomani, il Foehn irrompe fin sulla Lombardia Occidentale nel corso del pomeriggio. Lo stesso
crea una zona di bassa pressione in rapido movimento verso l'Adriatico, che durante la notte su
domenica 31 gennaio fa affluire dell'aria umida da Est, sviluppando una dry line (o linea
d'instabilità) in corrispondenza della fascia pedemontana. Essa è responsabile di nevicate sui
settori orientale e meridionale della regione (10 cm tra le province di Brescia, Mantova, Cremona,
Lodi e Pavia). Gli accumuli sono stati nettamente più copiosi sull'Emilia, dove si è registrata una
delle maggiori nevicate degli ultimi anni (23 cm nella zona di Reggio, oltre 30 cm nel Bolognese).
La precipitazione ha raggiunto anche le coste romagnole e marchigiane tra il pomeriggio e la sera
(comprese Pesaro e Ancona), assumendo carattere di bufera.
Conclusioni.
Complessivamente, il primo mese del 2010 è stato caratterizzato da intense precipitazioni su molte
regioni, in accordo con la più vistosa anomalia di geopotenziale degli ultimi venticinque anni a 500
hPa nell'area italiana. Il freddo, pur non avendo raggiunto valori di picco, si è protratto per l'intero
periodo, accentuandosi nell'ultima decade. Alcune regioni del Nord stanno vivendo un inverno
straordinario, sia per le frequenti nevicate, sia per la costanza di temperature ampiamente sotto la
media climatica. A Genova e Torino, per esempio, si è trattato del gennaio più freddo dal 1985, e
del mese in assoluto più freddo ad Aosta dal 1990.
Fonti consultate:
dati: MeteoGiornale, Centro Meteorologico Lombardo
carte meteorologiche: www.wetterzentrale.de, www.cpc.ncep.noaa.gov
Articolo e rielaborazione grafica di Matteo Gianatti
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