A cura di Matteo Gianatti

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A cura di Matteo Gianatti - www.meteopiateda.it
9-10 MARZO 2010: NEVICATA RECORD IN EMILIA ROMAGNA. MAI COSÌ TANTA NEVE DA
OLTRE MEZZO SECOLO.
Mercoledì 10 marzo 2010: l'Emilia Romagna si risveglia sotto una nevicata dai contorni storici. Ma la Dama cade
quasi ovunque in pianura al Nord e lungo l'Appennino, mentre al Sud, il maltempo feroce porta frane e inondazioni
nelle aree ioniche. Nella foto: a sinistra, Viale Roma a Sassuolo (MO); a destra, uno scorcio di Santa Croce (RE).
A pochi giorni dalla fine dell'inverno meteorologico, una nevicata fuori dal comune ha riscritto la
storia climatologica dell'Emilia Romagna. L'evento, giunto al culmine di una stagione altrettanto
eccezionale, non rappresenta una novità per il periodo. Si ricordino, infatti, i due importanti episodi
del febbraio-marzo 2004 e quello del 2005, quest'ultimo, in seguito alla più intensa ondata di
freddo marzolina dei tempi recenti (→leggi l'articolo). Tuttavia, le ingenti precipitazioni che tra il 9 e
il 10 marzo scorso hanno interessato Emilia Romagna, Triveneto, basso Piemonte, entroterra
savonese, bassa Lombardia e Toscana, risultano tra le maggiori mai rilevate in questo mese.
L'intensa bufera avrebbe incrementato gli apporti al punto che, in molte aree del Modenese, sono
stati registrati gli accumuli complessivi più abbondanti dagli anni '50 ad oggi.
Evoluzione sinottica nella prima decade di marzo.
I primi giorni di marzo portano una decisa ventata primaverile sul Nord Italia: poche brinate in
pianura e nei fondovalli al mattino, escursioni termiche marcate e pomeriggi molto miti, con valori
massimi superiori ai 18 gradi su media Valtellina, Pavese e Lodigiano.
In verità, questo tepore troppo precoce avrebbe fatto credere che l'inverno fosse ormai un lontano
ricordo. Eppure, meno di 48 ore dopo, la notizia delle 51 navi mercantili rimaste intrappolate nei
ghiacci del Baltico preannunciava l'ennesimo, imminente attacco gelido al cuore dell'Europa.
Tra mercoledì 3 e giovedì 4 marzo, il transito di un minimo depressionario dalle Baleari provoca
precipitazioni consistenti sulla bassa Pianura Padana (accumuli di 15-30 mm tra Mantovano,
Cremonese e Piemonte, con quota neve fra 600 e 800 metri sulle Alpi Liguri e Marittime).
Il giorno seguente si presenta la svolta. Un cuneo di alta pressione, collegato all'anticiclone sulle
isole Britanniche, conquista l'Europa Centrale, mentre dell'aria artica in quota, proveniente dal
Mare di Barents, comincia a lambire le Alpi. La formazione di un minimo in prossimità della Corsica
fa affluire dell'aria freddo-umida marittima nei bassi strati dalla porta della Bora durante la notte su
venerdì. Lo scontro di queste affluenze con la ricaduta favonica più secca lungo le vallate alpine
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Centro-occidentali sviluppa una dry-line sulla linea dell'Adda, all'origine dei temporali nevosi sul
Centro-Est della Lombardia (accumuli di graupel generalmente inferiori al centimetro in pianura),
che hanno permesso un rapido rovesciamento al suolo dell'aria artica. Il rientro da Nord-Est,
invece, ha investito direttamente l'Appennino emiliano e il basso Piemonte, provocando
abbondanti nevicate già a quote collinari (fino a 30 cm a 500 metri).
Venerdì 5 marzo 2010. In alto: geopotenziali, temperature a 500 hPa e pressione al suolo, ore 00Z. Sopra: umidità
specifica e vettori vento, ore 18Z. In blu è indicata la posizione della dry-line sulla Pianura Padana. Si noti, a destra,
l'afflusso di aria umida e instabile da Est/Nord-Est (tonalità di azzurro), mentre dalle Alpi, in particolare su quelle
Occidentali e le regioni di Nord-Ovest, prevalgono venti secchi di caduta (colori giallo e arancio).
Sabato 6 marzo, le temperature minime raggiungono punte di -5/-7 gradi in Pianura Padana (-6,3°
alla Malpensa), sulla pedemontana e nei fondovalli. Mentre la prima perturbazione scivola
rapidamente verso il Meridione, spingendo la neve fino alle porte di Bari, un secondo impulso
freddo ha raggiunto la regione alpina, provocando nevicate abbondanti in Svizzera (oltre 20 cm a
Zurigo), Austria e Germania. L'aria artica in quota aggira le Alpi in giornata dalla porta del Rodano,
scavando una bassa pressione sul Tirreno. L'ennesimo richiamo da Est nei bassi strati provoca
nuove, abbondanti nevicate da stau (oltre 30 cm) appannaggio dell'entroterra ligure e del basso
Piemonte domenica 7. Nel frattempo, un minimo sull'Algeria condiziona il tempo sulle estreme
regioni meridionali, raggiunte da piogge di forte intensità. Più a Nord, lo scontro tra lo Scirocco,
attivato dalla depressione, e i l'aria più fredda sull'Europa Centro-orientale provoca delle nevicate
in Appennino.
L'inizio della nuova settimana vede l'avvicinarsi da Ovest di una seconda depressione, anch'essa
su latitudini piuttosto basse, e alimentata da aria fredda, di estrazione sia marittima che
continentale. Mentre il gelo tocca l'apice in Germania e nelle Alpi (-15,9° a Monaco, -20,5° a
Oberstdorf), la goccia fredda che da Nord-Est ha raggiunto il Golfo di Biscaglia, sommandosi
all'azione del minimo mediterraneo, provoca nevicate eccezionali tra Spagna e Francia
(imbiancata Barcellona, accumuli fino a 30/40 cm sulle coste meridionali francesi). Nella tarda
serata di lunedì 8 marzo, le Alpi sono raggiunte da un secondo vortice (associato a un'isoterma di
-10° a 1400 m), mentre la goccia fredda dalla Francia aggancia la depressione al suolo a Ovest
della Sardegna.
Tra martedì 9 e mercoledì 10 marzo, la bomba mediterranea è innescata. Il minimo termico e
isopotenziale alla quota di 500 hPa, risultante dall'azione combinata delle due gocce fredde, segue
la depressione sull'Italia Centrale, secondo uno schema di circolazione baroclina, che favorisce il
sollevamento delle masse d'aria e l'elevata vorticità. La curvatura ciclonica nei bassi strati
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mantiene l'afflusso di correnti fredde da Est/Nord-Est verso l'Appennino settentrionale, provocando
una situazione di sbarramento. Ai livelli superiori, della nuvolosità associata a precipitazioni risale
da Sud-Est lungo il fianco orientale della depressione.
Geopotenziali, temperature a 500 hPa e pressione al suolo. Martedì 9 marzo 2010: il ponte anticiclonico sull'Europa
fa affluire verso il Mediterraneo masse d'aria gelida (ex-marittima e continentale) dalle nazioni orientali, risucchiate
dal vortice tra le Baleari e la Sardegna. Mentre il Nord Italia è ancora escluso da fenomeni significativi, il richiamo di
aria mite interessa direttamente le regioni meridionali, dove il tempo è perturbato, con nevicate solo in montagna. Le
frecce nere indicano la posizione delle due gocce fredde: una in prossimità del minimo al suolo, l'altra a ridosso delle
Alpi. Il tratteggio ne evidenza la traiettoria percorsa nelle 24 ore precedenti. Mercoledì 10 marzo 2010: il vortice
freddo staziona sull'Italia, provocando intense bufere di neve al settentrione. Nonostante l'irrobustimento del blocco
anticiclonico abbia interrotto l'alimentazione artica, aria fredda residua seguita ad affluire verso la depressione. La
posizione del minimo mantiene una circolazione dai quadranti orientali sul Nord Italia, impedendo una piena risalita
sciroccale, e, nel contempo, favorisce un'intensa e duratura situazione di sbarramento a ridosso dell'Appennino e delle
Alpi Liguri-Marittime. La linea arancione marca la posizione del minimo di geopotenziale in quota, decentrato
rispetto al minimo al suolo, secondo uno schema di flusso baroclino.
9-10 marzo 2010: cronache dell'evento nevoso.
A partire da martedì sera e fino a mercoledì mattina, la Val Padana Centroorientale e l'Appennino Centro-settentrionale sono sorpresi da una
leggendaria tempesta di neve (blizzard), accompagnata da raffiche di Bora
superiori a 100 km/h (record ventennale di 152 km/h a Trieste). L'ingente
precipitazione ha portato 10/20 cm nelle aree pianeggianti della Romagna
(eccetto le coste), e 30/40 cm in quelle emiliane (Reggio Emilia 45 cm,
Parma e Modena 35 cm, Piacenza e Bologna 30 cm). In collina sono caduti
più di 50 cm di neve, mentre a quote di media/bassa montagna è stato
superato il metro (125 cm a Villa Minozzo-RE, fraz. Sprella, 1150 m). Le
nevicate sono state diffuse anche nel Triveneto (a Verona, Venezia,
Padova e Treviso), seppure meno ingenti a causa del mancato effetto stau
appenninico. Fenomeni pressoché assenti, invece, sul fondovalle trentino e
sull'alta pianura veneto-friulana.
Eccezionali nevicate hanno interessato anche altre regioni del Nord e del Centro, inclusa la
Sardegna. Tra il basso Piemonte e l'entroterra ligure, complice lo sbarramento orografico, sono
caduti oltre 50 cm di neve in collina (85 cm a Mondovì-CN), e 30/40 cm nell'Alessandrino. Meno
significativa la nevicata a Torino (5/15 cm).
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In Lombardia, sono risultate
particolarmente colpite la
bassa pianura e le province
Centro-orientali: 30/40 cm
nel Pavese (50/60 cm
sull'Appennino), 20/40 nel
Cremonese,
15/30
tra
Lodigiano, Bresciano e
Mantovano. Per la città di
Brescia (20 cm) si è trattata
della nevicata marzolina più
abbondante
dell'ultimo
secolo. Accumuli via via
decrescenti verso NordOvest (Milano 5 cm), più
abbondanti
nelle
aree
pedemontane comasche e
veresine (10/20 cm) per
effetto stau. Molto scarsi i
quantitativi sul fondovalle
valtellinese e in Ticino. In
Toscana, la neve è caduta
abbondante
sull'Abetone
(65 cm), nella zona di
In alto: Bologna e San Marino (715 m). Sopra: a sinistra, particolare di Volterra
Volterra (record di 70/90
(PI); a destra, Mondovì (CN) sotto una delle nevicate più copiose ed intense degli
cm), nel Senese (10 cm a
ultimi quindici anni. A pagina precedente: Tredozio (334 m, FC).
Siena), in provincia di
Firenze e sull'Isola d'Elba.
Più a Sud, nel Lazio, i fiocchi hanno imbiancato il Viterbese e i colli romani. Marche, Abruzzo e
Molise, reduci da un inverno segnato da pochi eventi nevosi, hanno registrato la più importante
nevicata stagionale oltre i 500 metri di quota (30 cm). Nelle estreme regioni meridionali ed in
Sicilia, invece, lo Scirocco ha mantenuto il limite inferiore delle nevicate fra 1000 e 1500 metri.
Infine, in Corsica, 70/100 cm sono caduti a quote collinari a Sud-Ovest di Bastia.
Analisi climatica prima decade marzo 2010.
La carta delle anomalie termiche relativa al 7-13 marzo
2010 evidenzia una seconda settimana molto rigida
sull'Europa Centro-meridionale, complice l'insediamento di
un anticiclone fra le Isole Britanniche e la Scandinavia, che
sospinge correnti artiche verso il Mediterraneo. Anomalie
termiche fra 7 e 9 gradi in meno della media si registrano a
Nord delle Alpi, tra la Francia meridionale e la Spagna
Centro-orientale. Sull'Italia Centro-settentrionale come in
gran parte d'Europa, le temperature sono di 5/7 lunghezze
più basse del normale. Al contrario, dopo quasi tre mesi
consecutivi di gelo, godono di un clima meno rigido
Norvegia, Svezia e Lapponia.
Il freddo non ha raggiunto i livelli del marzo 2005, quando
si registrarono le temperature minime più basse della
stagione, in qualche caso, da record per il periodo. Allora,
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Sondrio misurò la temperatura media decadale più bassa degli ultimi 25 anni in questo mese:
+0,4°, contro i +3,6° nel 2010. Si tratta di valori, rispettivamente, di 6 e 3 gradi circa inferiori alla
media di riferimento 1988-2007. In relazione alla sola prima decade di marzo, quest'anno si colloca
al quarto posto fra i più freddi, a pari merito con il 2004. Secondo la media termica aritmetica, è
preceduto da 2005, 2006 e 1998.
Fonti consultate:
dati: MeteoGiornale, Centro Meteorologico Lombardo, ARPA Lombardia
carte meteorologiche: www.wetterzentrale.de, www.cpc.ncep.noaa.gov, www.meteoliguria.it
Foto di Fabio Casadei (Tredozio, pagina 3), Piergiorgio Cappelli e Alessandro Lari (San Marino e
Volterra, pagina 4); altre foto da www.flickr.it
Articolo e rielaborazione grafica di Matteo Gianatti
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