22/11/2015 Numero I Anno VI Il Giornalino La Banda Musicale “G. Verdi” durante la trasferta a Castions di Strada (UD), in agosto 2015 LETTERA DEL PRESIDENTE Contenuti: Cari amici si sta concludendo anche quest’anno musicale, e devo dire che è stato un anno molto impegnativo e sicuramente ricco di soddisfazioni. Abbiamo festeggiato il nostro 90° compleanno nel migliore dei modi, con molte iniziative (qualcuna ancora da portare a termine). Per questo voglio ringraziare tutti, dai componenti del consiglio al maestro a Voi musicanti e soci che avete consentito la buona riuscita di tutti i nostri eventi. Naturalmente quest’anno si conclude ma un altro è già alle porte, non ci saranno compleanni, ma sarà un anno altrettanto impegnativo ed importante perché in ogni anno dobbiamo mettere la stessa passione ed energia come se dovessimo festeggiare sempre qualcosa di molto importante. Il nostro Master Class 2 Viaggio dal Papa 3 Castions e Villach 4 I nostri giochi 6 1 Lezioni di musica 4 Funk Off 6 Un trucco per ottoni 7 Editoriale 8 L’amicizia nome è ormai conosciuto da tutti e “la gente si aspetta sempre quel qualcosa in più”. Dalla sfilata alla processione al concerto ogni servizio è importante e non va mai sottovalutato perciò vi sprono a partecipare sempre ad ogni impegno perché sia nelle grandi, che nelle piccole occasioni dobbiamo sempre dimostrare il nostro valore. Per questo concludiamo in bellezza il nostro 90° anno di fondazione e prepariamoci ad affrontare il prossimo con la stessa grinta e motivazione. Marco Ambrosetti MASTER CLASS La masterclass con Eros Sabbatani è durata due giorni interi, ma questo poco tempo è stato sufficiente per capire come migliorare semplicissimi accorgimenti a cui prima non avevo posto attenzione. Per esempio il modo di respirare, la quantità di aria da immettere nello strumento, la pulizia del suono e il perfezionamento delle orecchie ad ascoltare se stessi, gli altri ottoni e, quando sono prova, anche gli altri strumenti. In realtà non esiste un criterio preciso, ma di giorno in giorno possiamo scoprire nuove vie e nuovi spunti. Dobbiamo prepararci a cambiare spesso il metodo e nel caso in cui scoprissimo che uno è più valido dell’altro lo dovremmo utilizzare. VIAGGIO SANTO...DAL PAPA! Dopo un anno di sacrifici non c’è niente di meglio di una bella festa. Una festa che è iniziata a Varese e che farà tappa nella capitale, a Roma, con la nostra partecipazione all’udienza di Papa Francesco. Concluderemo così il nostro novantesimo. Un anno importante che ci ha visto molto impegnati, soprattutto a Varese. Ora abbiamo un’altra opportunità: farci conoscere a Roma. Non è la prima volta che ci rechiamo a nella Capitale. Come potete leggere nel nostro libro, già nel 1997 i nostri “suoni” sono arrivati nella città più famosa nel mondo. Un’occasione unica per mostrare quanto di buono è stato fatto negli ultimi diciotto anni. Un lungo viaggio che ci ha visto protagonisti di numerosi cambiamenti, i quali ci hanno aiutato a crescere e migliorare; permettendoci di arrivare alla situazione attuale. Nuovi musicanti, nuovo presidente e nuovo maestro saranno la novità rispetto ad allora. Al contrario i valori che condividevamo sono i medesimi di oggi. Anzi, sono più forti che mai: soprattutto nel 2015, anno in cui abbiamo festeggiato il nostro compleanno. Un compleanno degno di una “benedizione… papale”! Alessandro Pepe Eros nel suo modo di fare è una persona particolare ma ha un pregio: la concretezza. Infatti, solo provando e riprovando si diventa musicisti. Patrick Nerito Dalla masterclass ho essenzialmente portato a casa due aspetti su cui lavorerò. Il primo riguarda la quantità di aria che riusciamo a incamerare nella gabbia toracica e che successivamente dobbiamo immettere nello strumento, mentre il secondo è il “metodo” per migliorarsi. 2 3 CASTIONS DI STRADA E VILLACH L’amicizia che ci lega alla banda di Castions di Strada ci ha portato a partecipare, su loro invito, a una bellissima giornata in Carinzia e alla sfilata conclusiva del Villacher Kirchtag a Villach – una bellissima località incastonata fra le Alpi, lungo il corso del fiume Drava. Anche se il paesaggio alpino ti fa pensare alle alte cime, in realtà Villaco o Vilac come direbbero i nostri amici castionesi, è solo a 500 metri di altitudine. Come dicevo, la giornata è stata splendida. Il centro del paese, pardon, cittadina – visto i quasi 60.000 abitanti – era invasa da migliaia di persone quasi tutte in costume folcloristico. Non c’erano solo gli austriaci, padroni di casa, ma anche molte persone provenienti dagli ex territori austroungarici, quindi sloveni, dalmati, friulani, ungheresi ecc. Lungo il corso principale vi erano molti stand dove si potevano mangiare piatti della cucina locale e bere dell’ottima birra. Anzi, vi erano vere proprie tavolate dove molti suonatori, divisi in gruppi di due o tre, tenevano concertini. La musica era quasi tutta di impronta austriaco-magiarazigana, così che ci si potesse trattenere, bevendo un’ottima birra, ad ammirare la bravura degli esecutori con la loro capacità di cambiare strumento. nell’ordine di ammassamento e sfilata. Un’idea nettamente in contrasto con quella teutonica di organizzazione che abbiamo in mente quando pensiamo a paesi alemanni. Poi per il resto, una volta partiti, tutto liscio: la nostra musica, la nostra capacità nello sfilare – grazie ai duri allenamenti delle adunate alpine – la nostra simpatia e la carica di gioia che mettiamo in queste occasioni hanno saputo ben conquistare la gente lungo il percorso, con applausi di calore e felicità. Poi il rientro in pullman, la conviviale cena bandistica e la birra. Che, forse non si era capito che mi piace la birra? Un’ultima impressione: le donne. Belle, indubbiamente, non che le nostre ragazze lo siano meno di dee greche, ma il fascino della straniera… dove lo vogliamo mettere? Due ricordi su tutti: il sorriso luminoso di una commessa mora (a dispetto di chi cerca sempre la teutonica bionda), in costume tradizionale che sta aprendo negozio, e gli occhi di un grigio intinto nell’azzurro di un cielo terso di una suonatrice d’arpa. R&G L’unica nota un po’ stonata è stata la sfilata del pomeriggio, o meglio l’impressione di disorganizzazione 4 5 I NOSTRI GIOCHI SOLUZIONI DEL NUMERO SCORSO Aiuta la chiave di violino a raggiungere le note! O M A L L I E V I C A D I A Risolvi le definizioni e riempi lo schema per scoprire il nome di questo strumento a corde tipico dell’India. 1 SOPRANO, CONTRALTO, TENORE E BARITONO 2 LO STRUMENTO PIÙ ACUTO DELL’ORGANICO 3 LA FAMIGLIA CON CORNI E TROMBONI 3 4 PUÒ ESSERE DOLCE O TRAVERSO 4 5 LO SUONA IL NOSTRO PRESIDENTE 6 1 2 5 R A O G I N I P L A A O B D T T B R R A T A N U D A A N S A N A R P R O V E P O R A ADUNATA (3,12,N) AIDA (1,14,N) ALLIEVI (1,3,S) ALPINI (2,10,N) BANDA (5,14,W) BARITONO (2,13,E) BASSO (3,3,SE) BATTERIA (11,7,SW) CAMPANE (14,13,N) CAPOLAGO (10,9,N) E L M U S I C A N T I N I B A I T F N S C O R N I R T N M F I E I A O O O I E O O O T S T S B S N T N T O C N V R T A T C S T D T E B I O A O O G A L O P A C A O L A N CASSA (9,5,NE) CLARINETTO (1,10,NE) CONCERTO (13,4,S) CORNI (6,7,S) FAGOTTO (13,3,SW) FESTA (6,4,E) FLAUTO (14,1,S) FLICORNO (11,12,W) MAESTRO (7,1,W) MORRICONE (1,2,SE) M T S U G F B A D C V F G T B S U A A O I N A P M I T A A A F C O N C E R T O L N O F L A U T O E N A P M A C O MUSICANTI (5,3,S) NOVANTA (6,14,E) OBOE (10,11,W) OTTAVINO (7,7,SE) PROVE (4,6,S) SASSOFONO (6,6,E) SFILATA (8,2,W) TIMPANI (12,13,N) TROMBA (8,1,E) 7 L’AMICIZIA Copia Gratuita Tel/fax 0332 948486 mail : [email protected] Via Patrioti 70, 21020 - Inarzo (VA) Produzione e fornitura di infissi in legno e legno-alluminio e ad alta efficienza energetica Falegnameria F.lli Isella s.n.c. Si ringraziano: STIAMO LAVORANDO AL NUOVO SITO WEB BANDA DI CAPOLAGO facebook: A volte è difficile dire Amico mio ti voglio tanto bene È più facile prendere quel bene Che ti ha lenito l’anima Che ti ha accarezzato il cuore veramente Alleggerendo le tue spalle Che si è fatto carico del tuo dolore Come se fosse il suo Mi ha cullato, mi ha protetto, mi ha difeso E con una piccola barca alla deriva Ho ritrovato il mio porto Momenti bui accesi dal calore di questo sentimento Il fuoco che cancella ombre e paure Un abbraccio per annegarci dentro Uno sguardo per non andare a fondo Due mani per rialzarti Amicizia meravigliosa Compagnia di labbra sorridenti Di occhi luccicanti Gli umori malinconici di una porta sempre aperta In qualunque modo ci sei Ti voglio bene amico mio o amica mia. Flavio Caravati (P.R.) Tel: 3474138851 E-Mail: publicrelation@ bandacapolago.com Marco Ambrosetti (Pres.) Tel: 3484035080 E-Mail: presidente@ bandacapolago.com Contatti: Banda Musicale “G. Verdi” via per Buguggiate c/o circolo 21100 Capolago di Varese Indirizzo: twitter.com/bandacapolago twitter: facebook.com/bandacapolago [email protected] e-mail: www.bandacapolago.com Stella Polare sito web: La banda sul web: 8 OTTONI RIPARATI CON SFERE A MAGNETE Sarà capitato a tutti di far cadere accidentalmente un oggetto prezioso. Anche musicanti e musicisti non sono da meno: è accaduto sicuramente anche a loro di “rovinare” involontariamente il proprio strumento. Molti di loro si sono chiesti come fare a ripararlo. Questa volta diamo una mano agli ottoni. Qual è la soluzione innovativa che offrono gli utenti della rete per risolvere il problema? La risposta, che in apparenza può sembrare bizzarra, prevede l’utilizzo di un potente magnete abbinato a sfere di metallo con diametri differenti. to ammaccato e farla scorrere avanti ed indietro; l’azione combinata di sfera e magnete, con l’ausilio della manualità dell’uomo, permette “magicamente” di riparare il gibollo. Attenzione: “ingredienti” essenziali per riparare lo strumento senza rovinarlo sono l’utilizzo di una pellicola di plastica antigraffio e del lubrificante. Questa protezione garantisce al magnete di non rovinare esternamente lo strumento. EDITORIALE Che senso ha scrivere un giornalino oggi? In un contesto in cui la carta stampata sembra aver fatto il suo tempo, superata dai flash digitali, siamo qui a proporre il nostro quindicesimo numero. Lo scopo non è quello di fare retorica, esercizi di stile o riempire pagine per “fare numero”. Vogliamo semplicemente cogliere l’occasione di comunicare con le persone, per parlare di Noi, la banda G. Verdi di Capolago. Da questo numero quindi, abbiamo dato il lá ad una nuova struttura basata su tre aree: comunicazione tra di noi, chi siamo e come ci divertiamo , ed infine spazio alla Cultura musicale a 360 gradi. A seconda del punto sul quale è presente il bollo si utilizza una sfera con diametro appropriato. Occorre inserire la sfera all’interno del punSu YouTube sono presenti numerose guide che aiutano gli utenti. Le più significative a nostro parere sono due: Riparazione fai da te: “sollevare bolli strumenti a fiato: come riparare ammaccature ottoni” https://www.youtube.com/watch?v=wx3RnyHJNRQ Riparazione professionale: “Magnetic Dent Removal on a Conn 20K” https://www.youtube.com/watch?v=4vAM8_BEz7g Fiduciosi che questa nuova struttura possa rendere più fruibile per tutti il giornalino e che possa dare spazio a nuovi scrittori, vi auguriamo buona festa di S. Cecilia e ancora, buon 90esimo. Un grazie particolare a chi ci supporta e sopporta. Daniele 6 FUNK OFF Che la voglia di divertirsi e divertire faccia parte del loro DNA lo si capisce già dal nome. I Funk Off sono la prima funky marchin’ band italiana: incredibile connubio di suoni e tradizioni musicali apparentemente distanti. Formazione di quindici elementi di fiati e percussioni, divisi tra una abbondante sezione di sassofoni e trombe e una “sonora” sezione ritmica, assicurata da percussioni (rullante, cassa e piatti) e sousafone. Il leader e fondatore è il musicista toscano Dario Cecchini, diplomatosi al conservatorio Cherubini di Firenze sia in musica classica che jazz, e col- Quando la banda incontra il funky laboratore di molti progetti musicali della scena jazz e pop. Con i Funk Off, con cui suona il sax baritono, ha voluto rivisitare il concetto di “banda” sia per le componenti più prettamente musicali come quella armonica, timbrica, ritmica che per quella visiva e scenica. Infatti gli show dei Funk off sono spettacoli a 360° dove il ritmo e la marzialità tipiche delle nostre bande lasciano spazio a un’attitudine funky e blues. e danza in modo che il pubblico (che per stessa natura delle bande spesso si compone di gente a passeggio per le vie o ferma ai tavolini di un bar) sia coinvolto totalmente, fino al punto di, magari, mettersi a ballare. La loro carica non ha lasciato indifferente nemmeno un mostro sacro della musica funky come James Brown che durante un’edizione dell’Umbria Jazz, dove ormai i nostri sono di casa da una dozzina d’anni, ha assistito entusiasta dal palco l’arrivo della sfilata per le vie cittadine di Perugia. Marco Caravati Anche il concetto di marching band viene ad essere inteso in maniera più ampia: marciare non è solo camminare e muoversi insieme a passo coordinato, ma saper fondere suono 5 4 di crescere in un ambiente che conosceva sì, la musica classica europea, ma che produceva musica differente. Impossibile evitare di rimanere contaminati, influenzati dai colori del jazz. Ma Gershwin non si sentiva “pieno”. A Gershwin mancava qualcosa. Così, nel 1928, pensò di andarsene a Parigi per un po’. Lì, ha l’opportunità di studiare la composizione e di annusare l’aria europea. Incontra il suo idolo Maurice Ravel, un compositore che rimarrà per sempre legato a Gershwin anche nella morte (morì poco dopo di lui, anche lui per un intervento al cervello). i suoi insegnamenti avrebbero potuto compromettere il suo cammino e la sua musica, rifiutò con ferma dolcezza dandogli quella famosa risposta che alcuni di voi avranno forse già sentito: “ Perchè vuoi essere un Ravel di seconda mano, quando puoi essere un magnifico Gershwin di prim’ordine? “ Guarda caso, George subito dopo decise di tornare a New York, dove mandò in scena Un americano a Parigi già nel 1930. Curioso, non vi pare? Nel mio piccolo, nutro la convinzione che quella risposta segnò l’ascesa definitiva di Gershwin nell’Olimpo della storia della musica. La sua, unica e irripetibile, ci insegna non soltanto che a volte si possono mescolare cose apparentemente opposte ottenendone meraviglie, ma anche che seguire l’esempio dei grandi è buona norma, ma solo finchè non ci impedisce di realizzare ciò che siamo destinati ad essere, o ciò che abbiamo scelto di essere. Gershwin mi è caro, amici, perchè mi ricorda sempre quale sia la differenza tra una banda ed un’orchestra, ed è il motivo per il quale qualche volta ho cercato, con la stessa dolce fermezza di Ravel, di ricordare che non vogliamo, nè mai vorremo, essere definiti un’orchestra. L’insegnamento di vita, che ci viene da questa piccola, raffazzonata e poco autorevole narrazione di storia della musica è un ulteriore memento a tenere fede alla nostra identità. Penso che non possa esserci nessun insegnamento migliore, a chiusura di questo 2015 strepitoso. Ricordiamoci, per i prossimi 90 anni e per quelli ancora dopo, chi siamo, chi abbiamo scelto di essere, e cosa non vogliamo diventare. Ci vediamo alle prove. Giuliano Noi siamo una banda. G. Gershwin E’ il nostro destino, è il nostro percorso, è ciò che 90 anni fa abbiamo scelto di essere. Chissà se mai saremo una banda di prim’ordine, magari un giorno, magari mai: l’importante è impegnarci e camminare tutti insieme e divertirci lungo la strada. Ma di certo non vorremo mai essere qualcos’altro, specialmente se di secondo ordine. Non saremmo più noi. M. Ravel Gershwin era rapito dalla musica nuova di Ravel, e cercò in tutti i modi di farsi accettare come allievo. Ravel, da par suo, ammirava l’opera di quel giovane americano trentenne e ne intuiva la grandezza e, pensando che 3 2 Lezioni di musica, lezioni di vita. CAPITOLO 1 - L’UMILTÀ E LA CONSAPEVOLEZZA. ca con il jazz, almeno non…non così! C’era già qualcuno che ammiccava a questo nuovo genere afroamericano, includendo alcune sonorità blue nella sua musica, qualcuno che si lasciava ispirare dalla sua tribalità, dalla sua primordialità. Ma l’audacia di mescolare le due cose era qualcosa da cui quel qualcuno si teneva rispettosamente distante. Oggi vorrei parlarvi di George Gershwin. La sua vita, come la sua musica, è stata una combinazione di diversi cliché oggi conosciuti, dal sogno americano, al successo partendo dai bassifondi, al cammino percorso come tutti i predestinati, alla morte prematura tipica dei grandi della storia dell’arte. Morì a 39 anni, per un tumore al cervello. Quello che mi ha sempre stupito di Gershwin è stata la sua intuizione di mescolare cose diverse e per alcuni “inaccostabili” e trarne dei capolavori. Al suo tempo nessuno aveva mai osato contaminare la musica classi- Altre personalità geniali sentivano in qualche modo l’arrivo imminente di qualcosa di nuovo, di lontano ma di prepotente già tanti anni prima, come l’eco di tamburi lontani, lo si intuisce da qualche sfumatura nelle sue opere. Penso per esempio a Moussorgskij e ai suoi Quadri di una esposizione: nella ultima Promenade, subito prima che Baba Yaga irrompa nel nostro percorso, si può sentire chiaramente un passaggio che ha tutto il sapore della cadenza iniziale della Rhapsody in Blue del nostro Gershwin, che venne composta esattamente 50 anni dopo… coincidenze…o forse no. Tornando negli States, Gershwin ebbe la fortuna che i compositori europei non avevano: la possibilità 1