An American
in Paris
dell’Astrologa Martina
N
el 1928, un giovane
pianista e musicista
americano si trovava
a Parigi per approfondire i suoi
studi, e si rivolse al celebre
compositore Maurice Ravel per
chiedergli di accettarlo come
allievo. Ravel, che lo conosceva,
lo ascoltò suonare alcune sue
composizioni e discusse a lungo
con lui di musica. Alla fine, con
grande delusione del suo ospite,
Ravel rifiutò di diventare suo
insegnante. “Io non ho nulla da
insegnarle”, gli disse. “Perché
dovreste essere un altro Ravel,
quando siete già un vero
Gershwin?”. Ravel divenne un
grande estimatore di Gershwin,
mentre da quel soggiorno
parigino George trasse
Sopra, Gershwin alla Carnegie Hall nel 1935. (foto Carnegie Hall)
In alto, Broadway 1945, Irving Rapper dirige il film biografico Rapsodia in Blu, titolo di
un grande successo di Gershwin. (foto sito ufficiale gershwin.com)
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A n A m e ri ca n i n Pari s
Sopra: a sinistra, George Gershwin in un
ritratto fotografico del 1937 (foto Library
of Congress); a destra Ira Gershwin,
librettista, paroliere e stretto collaboratore
del fratello George (foto sito ufficiale
gershwin.com). A lato, Brooklyn, luogo di
nascita di Gershwin, in un'immagine di
fine Ottocento (foto Library of Congress).
l’ispirazione per comporre Un
americano a Parigi.
George Gershwin, all’epoca
trentenne, aveva già alle spalle
oltre dieci anni di carriera come
autore di canzoni, musical e
anche composizioni per
orchestra, tra cui la celebre
Rapsodia in Blu. L’umiltà con
cui si era presentato al maestro
francese non era certo dovuta a
scarsa convinzione nei propri
mezzi, ma al desiderio di
conoscere meglio la musica
classica europea per arricchire
la sua passione per la
contaminazione musicale, che lo
aveva condotto a combinare
diversi stili e che avrebbe fatto
sì che numerose delle sue
canzoni scritte per il teatro o il
cinema diventassero immortali
standard del jazz, e che alcune
delle sue opere più ambiziose,
come appunto Un americano a
Parigi e soprattutto la “folk
opera” Porgy and Bess,
sconcertassero pubblico e
critica per essere spesso
ampiamente rivalutate anche a
decenni di distanza.
Se le composizioni orchestrali di
Gershwin ebbero
un’accoglienza variabile, le
canzoni che scriveva quasi
sempre in coppia col fratello
Ira, paroliere originale e di
talento, avevano un successo
enorme e, insieme a quelle di
Cole Porter e di Irving Berlin,
dominarono la scena tra gli anni
venti e trenta. Pezzi come The
Man I Love, They Can’t Take
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That Away from Me, Someone to
Watch over Me, Fascinating
Rhythm, Oh, Lady Be Good e
moltissimi altri fruttarono alla
coppia di fratelli celebrità e
ricchezza, tanto che quando
Ravel seppe quanto guadagnava
Gershwin in un anno replicò
“Forse dovrei prendere io
lezioni da lui!”. La grande
popolarità venne ovviamente dai
musical teatrali e soprattutto
cinematografici, interpretati
dalle maggiori stelle del periodo
e in particolare da Fred Astaire,
amico di George fin dai primi
anni di carriera, anche se il
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Sopra, un momento del musical Un Americano a Parigi, in scena a Broadway nel 2015.
(foto An American in Paris Broadway)
In alto, Sidney Poitier nel ruolo di Porgy diretto da Otto Preminger nella versione
cinematografica del 1959 dell’opera jazz Porgy and Bess, dvd Emi Classics 2001.
perfezionismo di entrambi
rendeva non sempre facili le
loro collaborazioni.
George Gershwin era infatti
dotato di un grande talento e di
un istinto artistico infallibile, ma
fatta eccezione per il lungo e
fruttuoso sodalizio con il fratello
Ira, non era una persona con cui
fosse semplice lavorare:
sensibile ai dettagli, tra l’altro
teneva moltissimo a verificare
come le sue musiche venissero
messe in scena, e frequentava
abitualmente i palcoscenici e i
set cinematografici dei suoi
musical. Ottimista e fiducioso
nei suoi mezzi e nel futuro, era
un innovatore, e cercava
continuamente nuove
invenzioni musicali, arricchendo
di personalissime suggestioni le
melodie che riusciva a creare
con stupefacente facilità. Anche
verso la vita aveva un
atteggiamento aperto e creativo:
“La vita è come il jazz, viene
molto meglio quando si
improvvisa”, ebbe a dire.
Amava le riunioni mondane, e il
suo talento di pianista, che
valorizzava appieno le sue
musiche, gli consentiva di
intrattenere incantevolmente
amici e ospiti. Di bell’aspetto e
dotato di forte personalità,
aveva grande successo con le
donne ma non si sposò mai, pur
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mantenendo una lunga
relazione personale e
professionale con Kay Swift,
compositrice a sua volta, che
scrisse le musiche per diverse
commedie di Broadway. Kay
dopo alcuni anni di relazione
divorziò dal marito per essere
definitivamente vicina a
Gershwin e dopo la morte di lui
collaborò a lungo con Ira per
curare l’eredità artistica di
George.
All’inizio del 1937, George
perse brevemente il filo della
musica mentre suonava il piano
in un concerto, e allo stesso
tempo avvertì un inesistente
odore di gomma bruciata. Da
quel momento, forti emicranie e
disturbi alla vista cominciarono
a tormentarlo e gli resero
sempre più difficile lavorare, ma
i medici a cui si rivolse non
trovarono cause cliniche per i
suoi disturbi che continuarono
ad aggravarsi. Fred Astaire, che
stava girando il film Una
magnifica avventura, con le
musiche di George,
sorprendendosi per la sua
assenza dal set gli telefonò;
George gli raccontò che si stava
dedicando alla pittura per la
quale aveva effettivamente
un’inclinazione. In realtà la sua
salute era ulteriormente
peggiorata, e alla fine il 9 luglio
1937 cadde in coma, fu
ricoverato d’urgenza e operato
al cervello, ma gli fu riscontrata
la presenza di un tumore
incurabile. Morì poco dopo,
l’11 luglio, senza aver ripreso
conoscenza.
George Gershwin era nato a
Brooklyn il 26 settembre 1898,
sotto il segno zodiacale della
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A n A m e r i ca n i n Pa ris
A sinistra, Fred Astaire e Ginger Rogers
ballano sulla colonna sonora composta da
Gershwin nel film Shall We Dance, RKO
1938. Al centro, la biografia di Gershwin
firmata dallo scrittore statunitense Edward
Jablonski, Da Capo Press 1998. A destra, il
cd della raccolta dei più grandi successi di
Gershwin, Sony Classical 1999.
Bilancia, con ascendente
Sagittario. Questo particolare
aspetto astrale lo rendeva una
persona dotata di vitalità,
allegria e ottimismo, dal
carattere aperto, amante della
vita di relazione e della socialità.
Sensibile ed empatico, era
benvoluto, ricercato e
apprezzato dagli altri. La
presenza della Luna in Acquario
nel cielo di nascita, così come di
Nettuno in Gemelli, accentuava
le caratteristiche di
estroversione della personalità
di Gershwin ed esaltava il suo
talento artistico, rendendolo
inoltre un uomo estroso, ricco
di idee originali e di inventiva.
L’aspetto creativo e la sensibilità
d’animo, così come la grande
apertura mentale, erano tratti
potenziati anche da Marte in
Cancro, mentre la cura dei
dettagli, la pignoleria e la
capacità di concentrazione
erano dovute a Mercurio in
Venere; Giove in Bilancia nel
tema natale gli assicurava
talento per la musica e successo
Sopra, Bilancia, segno zodiacale di nascita di George Gershwin.
A destra, Sagittario, segno ascendente di George Gershwin.
nella carriera artistica, Venere in
Scorpione lo rendeva un uomo
affascinante e magnetico,
attratto da situazioni
sentimentali difficili e insolite
ma con un grande bisogno di
affetto, che soltanto una donna
pronta a donarglisi in modo
totale come Kay seppe colmare.
Di tutti i musicisti della sua
epoca, Gershwin fu forse quello
che lasciò una traccia più
duratura. Le sue canzoni sono
classici immortali, e le sue opere
orchestrali sono ancora eseguite
con grande successo, grazie alla
loro capacità di combinare
melodie di facile accessibilità ed
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elementi compositivi più
sofisticati, spesso frutto di uno
studio che il pubblico certo non
percepiva. Come diceva spesso,
Gershwin non credeva
all’ispirazione come la
principale dote del musicista:
“Scrivere musica non è tanto
una questione d’ispirazione
quanto di duro lavoro. Un
compositore non sta seduto ad
attendere l’ispirazione: quando
componiamo, combiniamo la
nostra conoscenza della musica
e i nostri sentimenti”.
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