I NOSTRI ARTISTI
a cura di Valeria Casarotti e Teresa Garofalo
Ottoni e grancassa per la Banda delle donne
Autorimessa Suzzani s.a.s.
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poi dicono che in periferia c’è il “Vuoto Culturale!” Forse sarebE
be più corretto dire che c’è indifferenza da parte delle istituzioni, ma certo è che anche qui a Niguarda gruppi, associazioni e artisti impegnati a far cultura sono invece numerosi in vari campi e
anche di notevole talento. Noi ad esempio abbiamo scoperto una
banda musicale davvero speciale e per ben tre motivi. Intanto è
tutta al femminile, poi è costituita per lo più da ottoni e percussioni, strumenti voluminosi e ingombranti, poco usuali,“improbabili”
per delle donne, infine perché regala una musica travolgente e genuina. Non è musica da sottofondo e neanche un frastornante coacervo di rumori o suoni messi insieme a caso. Tutt’altro. Sono motivi seducenti che possono rendere più bella la vita e aprire la
mente. E il cuore. “La Banda delle Donne”, questo è il nome che il
gruppo si è dato, raccoglie undici strumenti, due flauti, Marta e
Silvia, un elicone cioè un tipo di bassotuba molto grande,Arianna,
un clarinetto, Bruna, un sax baritono, Claudia, un sax alto,
Daniela, una tromba, Elena, un sax soprano, Lorenza, percussioni, grancassa e tamburello, Maria, una fisarmonica, Sara, e un baby sousaphone, Antonella.
Sono undici giovani donne unite dalla comune passione per la musica che hanno avvicinato fin dai primi anni di vita. Antonella, un
bimbo piccolo e un altro in arrivo, afferma: “Mio padre era un musicista di ballo liscio, quindi fin da piccola ho respirato aria e note.
Ho cantato nel coro delle voci bianche, in quello dell’università, nel
coro di Micene, poi ho suonato il basso tuba e da due anni è nato
l’amore per questo strano strumento, che è il sousaphone, un basso degli ottoni con un padiglione enorme che ricorda le orecchie di
Dumbo. Il mio strumento è un baby, una misura piccola, più leggera, ideale per una donna.” E Bruna: “Ero molto piccola quando
papà ha voluto iscrivermi alla scuola di musica della banda del
paese. Per due anni ho subito noiosissime lezioni di solfeggio, una
barba tremenda, poi ho affrontato il clarinetto ma le lezioni mi risultavano tediose e soporifere al punto che ho abbandonato banda e strumento. A 18 anni gli zii mi hanno regalato un clarinetto
tutto mio e con mia grande sorpresa ho riscoperto il piacere di suonare.” Marta, Sara e Claudia sono state iniziate alla musica affrontando lo studio di uno strumento, flauto e pianoforte, alla scuola media mentre per Elena la passione è “scoppiata” in modo alquanto originale. Un giorno un amico le regala una tromba recuperata durante un trasloco, un vero catorcio, ma per lei è un incontro determinante. Sarà amore a prima vista. Daniela, detta la
“Sceriffa”, la portavoce del gruppo, afferma che per lei la musica è
un formidabile strumento di protesta ma anche un' occasione straordinaria per condividere con altri esperienze ed emozioni. Maria
infine racconta di aver iniziato la sua avventura musicale come corista per giungere poi al tamburello e alla grancassa. Piccola, esile, nascosta dalla folta capigliatura Rasta e dall’enorme strumen-
to a percussione, è proprio lei che con energia e risolutezza dà il ritmo alla banda. “Siamo proprio dipendenti da lei - afferma la
Sceriffa - siamo in balia della Maria, perché cosa si può fare senza percussioni? È lei la colonna del gruppo.“ Ma quando e come è
nata “La Banda delle Donne” ce lo racconta ancora Daniela.
“Suonavamo nella ‘Banda degli Ottoni’ un gruppo storico musicale milanese attivo da 25 anni, quando nella primavera del
2006 l’associazione ‘Il laboratorio del sogno’, oggi ‘Zagrinì’, propone a noi donne della banda di realizzare la colonna sonora per
uno spettacolo teatrale che stavano preparando con la sezione
femminile all'interno del carcere di San Vittore. Siamo rimaste
dapprima un po’ titubanti perché l'impegno era considerevole
poi abbiamo accettato la sfida. Abbiamo lavorato sodo, a giugno
lo spettacolo era pronto ed è piaciuto a tutti. Il fatto di doverci
vedere spesso per progettare e lavorare insieme ha contribuito
a creare tra noi donne un bel rapporto. Era piacevole per tutte
noi incontrarci, confrontarci e perché no… chiacchierare, ma soprattutto suonare insieme. Pian piano abbiamo preso gusto a
fare sul serio, c'era molto entusiasmo, ci sentivamo affiatate e
unite e così la voglia di stare insieme e di fare ci ha portato a
creare un gruppo musicale tutto nostro”.
“È stata una scommessa che però ha funzionato - precisa Claudia
- a noi si sono aggiunte presto altre amiche musiciste e oggi il nostro organico è formato da undici elementi. Una sera alla settimana malgrado le mille difficoltà dovute agli impegni di famiglia, lavoro, casa, bambini e mariti ci incontriamo regolarmente per le
prove qui a Niguarda, nei locali del Centro culturale Unza, un’associazione che da tempo si occupa di iniziative artistiche. Il nostro
repertorio si sta arricchendo e così siamo in grado di realizzare serate e concerti; contemporaneamente prosegue la collaborazione
volontaria con la sezione femminile di San Vittore, un impegno
che ci gratifica molto”.
“Il nostro è un repertorio molto vario - sottolinea Daiela - un gelato misto coloratissimo e ricco di gusti, non abbiamo un genere definito, suoniamo ciò che più ci piace, dalla musica folk a brani di
musica leggera o di musica per banda. Per noi l’arrangiamento dei
pezzi è sempre stato un problema ma ora anche questa difficoltà
si sta risolvendo perché, coraggiosamente, Bruna si è lanciata in
questa non facile avventura e realizza degli arrangiamenti piuttosto originali che ci piacciono molto.”
A questo punto a travolgerci non sono più le parole delle ragazze ma le note del clarinetto o dei flauti che iniziano a volteggiare nell’aria e, quando ricadono a terra, catturate dagli altri
strumenti, si fondono armoniosamente ad altre note e si trasformano in musiche ricche d’atmosfera, motivi dolci e romantici o composizioni più forti e vigorose capaci comunque di parlare all’anima e di emozionarci.
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