Obiettivo salute Elettrocardiogramma: il ritmo del cuore L’ECG a riposo di un ragazzo di 13 anni, calciatore. La frequenza del battito è di 75 battiti/min. V5 è una delle registrazioni più vicine al lato sinistro del cuore. L’ECG dopo sforzo di un calciatore di 14 anni. La frequenza del battito è di 153 battiti/min. M. Gottin - E. Degani, Valore sport, © SEI 2010 L’elettrocardiogramma (letteralmente: grafico elettrico del cuore), indicato con la sigla ECG, registra e disegna su una speciale carta millimetrata l’attività elettrica del cuore. Questa attività viene rilevata e amplificata con sensori, detti elettrodi, applicati sulla superficie corporea. Ogni ciclo di attività cardiaca viene rappresentato nell’ECG con una serie di curve, dette onde, riunite in un complesso dall’aspetto caratteristico. La forma, l’ampiezza, la durata e gli intervalli tra queste onde sono osservati dal medico per valutarne la normalità. Un normale ECG a riposo comprende 12 tracce (linee), rappresentate singolarmente o incolonnate in gruppi di 3, 4, 6 o 12. Ognuna delle 12 linee rappresenta lo stesso ciclo cardiaco, visto da una posizione diversa del corpo grazie a varie combinazioni tra i sensori superficiali. L’ECG fornisce informazioni su: frequenza e ritmo del battito cardiaco, presenza di ispessimenti della muscolatura cardiaca, segni di patologie cardiache, tra le quali spiccano l’ischemia (insufficiente apporto di sangue alla muscolatura del cuore) e le aritmie (alterazioni del normale ritmo cardiaco). In giovane età, le aritmie sono le alterazioni più frequenti e spesso si presentano sotto forma di battiti sovrapposti al ritmo normale, detti anche extrasistoli, o di battiti mancanti rispetto al ritmo normale. Alcune aritmie sono anomalie assolutamente innocue, altre possono essere pericolose specialmente durante lo sforzo e vanno pertanto ben valutate dal medico. L’ECG è oggi un esame molto diffuso perché di semplice ed economica esecuzione, innocuo per il paziente, di grande utilità per le informazioni che può fornire. Si esegue normalmente a riposo, cioè con il paziente sdraiato supino su un lettino; negli sportivi si può fare nel corso di test da sforzo in laboratorio o, in forma semplificata, anche durante la stessa attività sportiva.