“NEL COLORE” DI ZACCARIA CREMASCHI
PB
da mercoledì 16
a gioved’
31 dicembre
Carpe
Diem
Carpe Diem
1
DICEMBRE 2016 * ANNO 17 * N. 6
DAL 3 DICEMBRE
AL 31 DICEMBRE
DA MARTEDI A VENERDI 15-19
SABATO E FESTIVI 10-12 - 15-19
Il Volontariato in Bergamo
Il valore della cultura
“Noi possiamo quel che sappiamo”
Francis Bacon
FONDATO NEL 1914
Cultura per passione
BENEMERENZA CITTÀ DI BERGAMO 2014
Gli ultimi mesi di questo 2016 sono stati
caratterizzati, per l’Associazionismo Culturale bergamasco, da due notizie che
meritano di essere ricordate. La prima
è stata la programmazione della XIVa.
edizione di “BergamoScienza”, Festival
della cultura di valenza nazionale nato
per rilanciare la divulgazione scientifica
che, si legge sul Corriere della Sera, purtroppo “... sta subendo chiaramente un
progressivo declino”. La seconda è quella
della cessazione dell’attività del “Club
Quarenghi”, un sodalizio da anni attivo
nell’organizzare e proporre a soci, amici,
simpatizzanti e cittadini tutti, cultura a
vasto raggio, visite guidate sul territorio
e momenti ricreativi tendenti alla socializzazione. Da un lato “BergamoScienza”
che da ben quattordici anni marcia alla
grande e con il futuro assicurato, dall’altro
una Associazione, scientemente nata con
ben più modesti intenti e suppergiù della
stessa età ma altrettanto impegnata, che
chiude malinconicamente i battenti. E’
praticamente impossibile e impensabile
fare paragoni tra i due conosciuti Sodalizi
aventi le identiche finalità di proporre ai
concittadini la possibilità di percorrere un
buon tratto di strada con capaci operatori
di cultura e di socializzazione; però il
primo marcia spedito, e il fatto merita assolutamente ampi consensi, l’altro si ferma.
Nel merito dell’Associazionismo culturale,
al di là delle specifiche motivazioni di
chiusura del secondo, per la nostra città
è una perdita: peccato!
N.L.
Meraviglioso
Natale
O
gni anno, fra novembre e
dicembre, il pensiero di molte persone è rivolto all’arrivo del Natale.
Gli alberi decorati, le ghirlande per
adornare i portali, gli agrifogli, il
vischio portafortuna, i cartoncini
con gli auguri sempre piacevoli
da ricevere, i brani musicali che
accompagnano nella tradizione, le
usanze per le feste nei vari paesi
e il panciuto Babbo Natale sono
un unico festoso evento. Il tutto
porta ad una calda, meravigliosa
atmosfera; se i doni, le piacevoli
serate con gli amici e i momenti
di festa sono diventati la normalità dell’anno che corre, solo il
Natale è l’evento famigliare per
eccellenza! Il piacere dell’attesa
è identico per tutti gli “Uomini di
buona volontà”; al di là dei velati
tentativi orientati a sminuire o nascondere i valori che esso propone
è certo che il Santo Natale, con il
suo fascino e le sue straordinarie
molteplici proposte di pace, amore
e umanità, permarrà in eterno nella
sua universalità. A questo proposito
c’è un fatto che merita di essere
ricordato: la disputa che investì
i cittadini di Solon, una località
vicina alla città di Cleveland negli
USA. Argomento: il Consiglio scolastico decise che nessun addobbo
di Natale fosse allestito nella scuola
della città! Le famiglie ricorsero
alla Giustizia la quale accomodò
salomonicamente il tutto ed il Consiglio scolastico perse la causa! “La
Corte sentenziò che il Natale è una
secolare ricorrenza universalmente
riconosciuta e quindi parte certa di
tutte le culture del mondo”. Così,
gli addobbi e i presepi tornarono ad
essere esposti per la gioia di genitori
e bambini.
Un augurio di Buon Natale
ai Soci, agli amici
e ai collaboratori tutti!
A.M.
Carpe Diem
TESSERAMENTO
TESSERAMENTO
2017
Il 2017 non è ancora iniziato ma il nostro Circolo
è già attivo per garantirsi continuità e tranquillità. Le Tessere di iscrizione per il nuovo anno
sociale sono già pronte. La “Vecchia guardia”
ha in parte già provveduto al rinnovo e dato il
buon esempio. Ricordiamo ed invitiamo tutti gli
attenti lettori di Carpe Diem a fare altrettanto; il
Greppi vive ed opera solo grazie al contributo
degli Iscritti! Le quote sono identiche a quelle
del 2016. Grazie a tutti...
CINEVIDEO
CLUB
Nel 2017, il Cinevideo Club in occasione del 65° di costituzione,
organizzerà una serie di incontri e un convegno sul cinema indipendente.
Prima serata 12 gennaio 2017 ore 21 in sede
(via Moroni, 25)
“BERGAMO IERI-OGGI”
e produzioni del Gruppo Video-Lab
Carpe Diem
PROSSIMI APPUNTAMENTI
2
3
FEBBRAIO
TRADIZIONALI
VACANZE SULLA NEVE
GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO 2017
CASTEL TREBECCO
E LE CHIESE ROMANICHE
DELLE VALLI
CAVALLINA E CALEPIO
SABATO 4 MARZO 2017
MANTOVA
E IL PALAZZO D’ARCO
SABATO 25 MARZO 2017
VISITA CULTURALE
A CREMONA:
“DAGLI STRADIVARI
ALLA GOLOSITÀ
DEL TORRONE”
4
Carpe Diem
Carpe Diem
5
LE MOSTRE
DEL
CIRCOLO GREPPI
GIURIA
PRIMO PREMIO
Stefanoni Cristina
“La borsa viola”
(dedicato a Hopper
e alle sue donne)
RITIRO OPERE NON ACCETTATE (vedi art. 9)
presso il luogo di consegna
da mercoledì 12 ottobre
dalle 9,00 alle 12,00 - dalle 15,00 alle 18,00
SALA MANZÙ
Orari Mostre
Giovedi e Venerdi: 15.30 - 18.30
Sabato e festivi: 10.00 - 12.00 / 15.30 - 18.30
“A MODO MIO”
NOVEMBRE 2016
CALENDARIO MOSTRA
PRESENTAZIONE OPERE
giovedì 29 e venerdì 30 settembre
dalle 9,00 alle 12,00 - dalle 15,00 alle 18,00
Riservato alla Giuria
Città
Firma
Sezione
Scultori
Cap
2)
COMUNICAZIONE OPERE ACCETTATE
via internet o telefonicamente martedi 11 ottobre
1)
A MODO MIO
ESPOSIZIONE DELLE OPERE ACCETTATE
presso sala espositiva “Manzù” della Provincia,
via Camozzi, passaggio Sora, Bergamo.
Riservato alla Giuria
INAUGURAZIONE MOSTRA E PREMIAZIONE
da stabilire con successiva comunicazione
e-mail
Don A. Foppa
Comune
di Bergamo
Firma
SECONDO PREMIO
Carminati Norma
Stelle di catrame
(omaggio ad Alberto Burri)
PITTURA
SCULTURA
giovedì 29 e venerdì 30 settembre
dalle 9,00 alle 12,00 - dalle 15,00 alle 18,00
sabato 1 ottobre dalle 9,00 alle 12,00
Telefono
Provincia
di Bergamo
ail
CONCORSO
PRESENTAZIONE OPERE
N.
Patrocinio
A
Città
67 MOSTRA
CALENDARIO
MOSTRA
Patrocinio
Via
Cap
NOVEMBRE 2016
TERZO PREMIO
Spreafico Laura
Be free, be tattooed
(ispirato alle opere di
James Rosenquist)
N.
“A MODO MIO”
Luogo e data di nascita
SALA MANZÙ
Cognome
Luogo eedata
Nome
di nascita
è stato suggerito da colori, forme e segni
dalle espressività di maestri
fonte d’ispirazione per i partecipanti,
quindi una sorta di dedica personale
e dichiarata al talento di un “grande”
di riferimento.
Sezione
Pittori
A MODO MIO
Sezione
Scultori
Don A. Foppa
Comune
di Bergamo
SCHEDA DI ISCRIZIONE
“A modo mio”
Omaggio
ai grandi
maestri
PITTURA
SCULTURA
Sezione
Pittori
Provincia
di Bergamo
Patrocinio
RIZIONE
67A MOSTRA
CONCORSO
Patrocinio
TITOLO
OPERA
In ogni tempo vi sono state vicende
e ricchissimi esempi di grandi artisti
che hanno illuminato con loro capolavori
la storia dell’arte, dalla pittura alla scultura,
dalla ceramica all’oreficeria,
dall’affresco al trompe l’oeil.
Quest’anno il tema dei
concorsi di pittura-scultura e acquerello
oncorso di Pittura e Scultura
67a Mostra
“Don A.Concorso
Foppa” di Pittura e Scultura “Don A. Foppa”
Sandra Nava - Critico d’arte
Piergiorgio Noris - Pittore
Cesare Morali - Presidente Circolo Artistico
Carpe Diem
6
Carpe Diem
PRIMO PREMIO
Capelletti Giovanni
“Ruandacentogiorni (particolare)”
(ispirato allo spirito emotivo di “Guernica” di Picasso)
SECONDO PREMIO
Ceoldo Florindo
Giochiamo
(ispirato a Giacomo Manzù)
TERZO PREMIO
Ponti Remo
"Kalos"
(omaggio all’Arte Greca)
7
Carpe Diem
8
Carpe Diem
9
PRIMO PREMIO
Sisti Francesca
“Mille le corse, cadute, pianti, le risa”
SALA
MANZU’
(ispiratoVIA
a CAMOZZI
Toulouse
Lautrec “Le corse...”)
- PASSAGGIO SORA - BERGAMO
Orari Mostre: Giovedi e Venerdi: 15.30 - 18.30
Sabato e festivi: 10.00 - 12.00 / 15.30 - 18.30
Firma
Riservato alla Giuria
SECONDO PREMIO
Panseri Pia
“Moulin Rouge”
(pensando a Lautrec)
2)
In ogni tempo vi sono state vicende e ricchissimi esempi
di grandi artisti che hanno illuminato con loro capolavori
la storia dell’arte, dalla pittura alla scultura, dalla ceramica all’oreficeria, dall’affresco al trompe l’oeil.
Quest’anno il tema dei concorsi di pittura-scultura e
acquerello è suggerito da colori, forme e segni dalle
espressività di maestri fonte d’ispirazione per i partecipanti, quindi una sorta di dedica personale e dichiarata al
talento di un “ grande” di riferimento.
1)
OMAGGIO
AI GRANDI MAESTRI
e-mail
“A MODO MIO”
Telefono
NOVEMBRE 2016
Città
MICHELE
AGNOLETTO
Cap
ACQUERELLO
N.
DODICESIMA
MOSTRA CONCORSO
Via
Comune
di Bergamo
Luogo e data di nascita
Provincia
di Bergamo
Cognome e Nome
Patrocinio
TITOLO
OPERA
Patrocinio
12a Mostra Concorso di Acquerello “Michele Agnoletto”
SCHEDA DI ISCRIZIONE
LE MOSTRE
DEL
CIRCOLO GREPPI
TERZO PREMIO
Leonardi Luigi
“Migranti il quinto stato”
(ispirato a Pelizza da Volpedo)
Carpe Diem
10
10
Carpe Diem
11
11
PRIMO PREMIO
Bartolini Marco AFIAP
Montevarchi AR
F. F. Mochi
“Koranic School 5 2016”
LE MOSTRE DEL CIRCOLO
settanta
anni di
continuità
L’APPUNTAMENTO ANNUALE
DELLA MOSTRA NAZIONALE
DI FOTOGRAFIA “CITTÀ DI BERGAMO”,
È GIUNTA ALLA SUA 70A EDIZIONE,
IDEATA E CURATA DAL NOSTRO CIRCOLO,
CON IL PATROCINIO DELLA FIAF
(Federazione Italiana Associazioni Fotografiche)
PROCLAMA I SUOI VINCITORI
DOMENICA 11 DICEMBRE, ALLE ORE 15.00,
PRESSO LA EX SALA CONSILIARE “F. GALMOZZI”
IN VIA T. TASSO 4 A BERGAMO.
GLI OLTRE SETTANT’ANNI DI CONTINUITÀ
SONO CHIARAMENTE SIMBOLO DI
APPREZZAMENTO PRESSO LA FIAF
E LE EDIZIONI 1999-2000-2003-2006-2015
HANNO OTTENUTO
L’AMBITO RICONOSCIMENTO DELLA
“MENZIONE D’ONORE”
OPERA SEGNALATA
Zanotti Massimo AFI
Ghedi BS
G. F. Lambda
“La lettrice di mezzanotte 2016”
SECONDO PREMIO
Durano Carlo AFI - EFIAP/G
Grosseto GR
Sonic
“Nascondino 2016”
I partecipanti? Provengono da Trieste e da Palermo,
tanto per citare gli estremi della nostra penisola,
ma anche da altre località italiane. Gli autori sono
tra i più diversi, dal principiante, che timidamente
si affaccia per la prima volta a questo particolare
mondo, al fotografo esperto e affermato, che colleziona premi anche in campo internazionale, ma
attenzione, tutti partono con eguali possibilità: la
giuria saprà soltanto a lavori conclusi chi sono stati
OPERA SEGNALATA
Rossi Mirco
Osio Sotto BG
C.F. Verdello
“Al riparo dalla pioggia 2016”
OPERA SEGNALATA
Salinas Brenda
Mira VE
C.F. L’obiettivo
“Amico Mio... 2015”
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i selezionati ed i premiati.
Quattro sguardi diversi sulla
realtà e sulle sue infinite sfaccettature di un volto, un paesaggio,
un colore, ed una linea possono
tranquillamente esaltarne e restituire momenti lirici e poetici.
Dando un rapido sguardo alle
fotografie selezionate ci si accorge della significativa eterogeneità dei lavori, accumulati
però da un’espressività forte che
in pochi e semplici tratti, ed utilizzando il classico linguaggio
delle fotografie (messa a fuoco,
costruzione su più piani, giochi
di luce, primi piani…) riesce a
condensare una realtà per svelarne i tratti più nascosti.
Parlando della prevalenza
espressiva nella fotografia d’oggi, così ben rappresentata nella
mostra, notiamo che l’elemento
umano domina, anche laddove,
prevale il tecnicismo, piuttosto
che il realismo degli atteggiamenti.
Si ricorda altresì che presso la ex
Chiesa della Maddalena in Via S.
Alessandro 39/d rimarrà aperta
dal 4 al 24 dicembre e vi sono
esposte fotografie dei premiati
e segnalati, con i seguenti orari:
lunedì – venerdì dalle 16 alle 19
sabato e festivi 10 – 12 e 15 – 19
Si precisa altresì che sul sito del
circolo www.circologreppi.it è
possibile vedere tutte le opere
ammesse al concorso.
Carpe Diem
Carpe Diem
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PREMIO FOTO NATURA
Rizzato Pierluigi AFI - IFI - MFIAP - EFIAP/P
Borgoricco PD
G.F. La Barchessa
“Lioness hunt”
PREMIO FOTO SPORTIVA
Bernini Giuseppe AFIAP Palaia PI
3c Cascina
Ko 2016
PREMIO FOTO ARCHITETTURA
Del Giudice Franca
Peschiera Del Garda VR
C.F. Veronese
“Maxxi 2 2015”
PREMIO FOTO RITRATTO
Cardonati Luciano AFI-EFIAP/B
Figline Valdarno FI
C. F. Arno
“Bambini Thai 2016”
PREMIO FOTO PAESAGGIO
Veggi Giulio MFIAP EFIAP/P
Vercelli VC
S. F. Subalpina Torino
“Cevatto valsesia 2016”
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Carpe Diem
Carpe Diem
LA QUADRERIA
DEL CIRCOLO GREPPI
“Il dono non deve essere ciò che avanza o
non serve, ma qualcosa di particolarmente
caro e riuscito”.
(Edoardo Dolazza - 2016)
Donazioni
new entry
I QUADRI DI PROPRIETÀ DEL NOSTRO CIRCOLO,
PER QUALITÀ E QUANTITÀ, FORMANO UNA RACCOLTA RISPETTABILISSIMA. GIÀ SOCI, AMICI,
SIMPATIZZANTI E CONCITTADINI HANNO AVUTO LA
POSSIBILITÀ DI AMMIRARNE ALCUNI NELL’ESPOSIZIONE “LA QUADRERIA DEL GREPPI” ALLESTITA
NELLA SALA MANZÙ DI BERGAMO NEL MESE DI
DICEMBRE DELLO SCORSO ANNO. RECENTEMENTE ALTRI PITTORI E SCULTORI, ALCUNI TRAMITE
I BUONI UFFICI DEL SOCIO PIETRO MARCASSOLI
ALTRI CON GENEROSA SPONTANEITÀ, CI HANNO
DONATO LORO OPERE. PRESENTIAMO A TUTTI I
NOSTRI ISCRITTI I NUOVI DONI. IL CIRCOLO È BEN
LIETO DI GODERE DALLA FIDUCIA DEGLI ARTISTI
BERGAMASCHI E LI RINGRAZIA SENTITAMENTE
A NOME DI TUTTO IL SODALIZIO! HA IN PROGETTO, COMUNQUE, DI PRESENTARE QUANTO PRIMA
QUESTE E ALTRE OPERE A SUO TEMPO DONATE
ALLESTENDO, CON DATA E LUOGO DA DESTINARE, LA 2A. TRANCHE DELLA “QUADRERIA”, PER
CONTRIBUIRE A VALORIZZARLE ULTERIORMENTE.
PRESENTIAMO QUI DI SEGUITO, CON IMMAGINI ED
“ESTRATTI” DI CRITICHE, LE OPERE RICEVUTE.
Giovanni Capelletti - È una scultura
prevalentemente astratta fatta con legno
povero, sezionato e reso protagonista
nella sua vista migliore, quella di testa
con anelli di crescita che raccontano la
vita dell’albero, assemblato e scolpito
con aggiunte a volte di altri materiali quali
ferro, alluminio, ottone, cemento. Le opere
prendono forma work in progress, spesso
vengono “sbozzate” direttamente nei
boschi: un processo creativo condizionato certamente dal suo background nel
mondo del design, che mantiene però un
rapporto vero e diretto con la materia prima, laddove nasce, cresce e si trasforma.
Silvia Manfredini - Manfredini si
dedica prevalentemente alla natura
morta e, come regola, gli oggetti, i
fiori, le conchiglie, i frutti sono tutti
pretesti per costruire composizioni
armoniche di forme e di colori, una
musicalità di toni e di accostamenti,
una costruzione di sentimento e
intelligenza. Nel suo instancabile
ricercare, ultimamente ha dato sfogo
all’immediata urgenza espressiva in
“carte dipinte”: un mondo forse nuovo del suo stile fortermente espresso
in tante opere, verso la maturità
dell’artista che sa rinnovarsi.
T. Longaretti
Ignazio Nicoli - Nulla di chiassoso,
niente violenze di contrasti, anzi, toni
bassi, armonizzazioni cromatiche, accostamenti sereni e non stridenti: è la
manifestazione di un animo sereno, tranquillo, quanto raccolto e pensoso nella
sua riservatezza, che tende certamente
a traguardi anche superiori a quelli sin
qui raggiunti: e son già ottimi, pregevoli
traguardi che gli fanno onore, soprattutto
per il silenzio e la modestia.
U. Ronchi
Tullia Cagnoni Dolazza - Tullia “Artista del
vero”. Una verità, la sua, elegante, discreta, mai
invadente ma fedele a se stessa, vibrante. Una
verità le cui cromie, le sfumature, le luci sapienti
sono intime rivelazioni d’un animo vivace, tenace,
appassionato. Nelle sue opere si legge un’immagine pensata, scelta, interiorizzata, amata e poi
raccontata, restituita alla tela con la delicatezza
e il garbo che esprime il suo femminile. S. Puglisi
Scultura: “Arduo legame”
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Norma Carminati - La complessa informalità di A.
Burri è l’ispiratrice dei lavori di N. Carminati, una
pittura polimaterica dalla quale scaturiscono dorate
luminosità in una inquieta poesia di naturali riverberi.
Burri è l’artista italiano, insieme a L. Fontana, ad aver
dato il maggior contributo italiano al panorama artistico
internazionale del secondo dopoguerra. Una ricerca
che spazia dalla pittura alla scultura avendo come unico fine l’indagine sulla qualità espressiva della materia.
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Carpe Diem
Carpe Diem
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VISITE GUIDATE
Mantova
e il Palazzo
d’Arco
L’APRILE SCORSO È STATO RIAPERTO AL
PUBBLICO, DOPO DUE ANNI DI LAVORO E
DI INTERVENTI DI RESTAURO, IL NOBILE
PALAZZO DELLA POTENTE CASATA D’ARCO,
LEGATA AI GONZAGA, RICCO DI AFFRESCHI
RINASCIMENTALI E DI ALTRI CAPOLAVORI.
È L’OCCASIONE PER CONOSCERE IL COMPLESSO, PERALTRO POCO NOTO, NELL’AMBITO DI UNA VISITA ALLA CITTÀ, CAPITALE
ITALIANA DELLA CULTURA 2016.
CON IL CIRCOLO GREPPI
ANDREMO A MANTOVA IL 4 MARZO 2016
Il Museo è stato costituito solo da pochi anni, come viene ricordato dalla
lapide applicata nell'atrio, Giovanna
dei conti d'Arco, per matrimonio
marchesa Guidi di Bagno, con illuminato atto testamentario ha voluto che
l'assieme costituito dal Palazzo e dalle
raccolte in esso contenute divenissero
un pubblico Museo, a beneficio della
città e del mondo della cultura.
Il Palazzo d'Arco, quale oggi si presenta nella sua imponente facciata e nelle
strutture che si snodano all'interno fino
all'esedra che chiude il cortile, fu eretto
fra il 1784 e gli anni immediatamente
seguenti dall'architetto neoclassico
Antonio Colonna per un ramo della
casata trentina dei conti d'Arco. Infatti
nel 1740 una parte della famiglia era
venuta ad insediarsi stabilmente a
Mantova, avendo ereditato in questa
città la dimora dei conti Chieppio. Fu
del conte Giovanni Battista Gherardo
d'Arco l'idea di un rifacimento radicale dell'edificio preesistente intorno
al 1780. Nel 1872 la proprietà corrispondente alla vecchia residenza dei
Chieppio fu ampliata da Francesco
Antonio d'Arco che acquistò dai marchesi Dalla Valle l'area situata al di là
dell'esedra: un 'area che comprende il
giardino e alcuni corpi di costruzione
rinascimentale. La facciata si ispira
all'arte del Palladio e interessanti sono
le soluzioni poste nell'atrio d'ingresso,
nel cortile, per lo scalone e gli ambienti interni. Percorrendo poi l'adiacente
via Portazzolo, si possono notare lungo
il fianco i resti delle strutture precedenti al rinnovamento. Nelle stanze, la
mobilia, gli oggetti, e particolarmente
i quadri, sono stati mantenuti nella
collocazione originaria che avevano
alla morte della Marchesa.
I ritratti del conte Luigi d’Arco e della moglie Giovanna de’ Capitani d’Arzago
Sala dello Zodiaco
É uno straordinario documento di storia della cultura. Un ampio ambiente
le cui pareti sono interamente rivestite di una decorazione pittorica eseguita dal veronese Giovan Maria Falconetto intorno al 1520. L’opera di ispirazione
classica e di carattere umanistico, si fonda sul tema dello Zodiaco illustrando,
attraverso complesse figurazioni, i miti
e le leggende che sono legati alle
costellazioni. L’assieme delle pareti è
stato infatti diviso in dodici scomparti
ciascuno dei quali è dedicato ad uno
dei segni zodiacali. Uno di essi (quello
della Libra) è però stato distrutto
all’inizio deI ‘600 con l’applicazione del
grande camino che si vede in fondo
alla sala.
Sala di Alessandro Magno
o del Bazzani
Contiene sette imponenti tele nelle quali il pittore settecentesco mantovano Giuseppe Bazzani ha rappresentato episodi della vita del grande macedone. Nella sala sono collocati, su cavalletti, opere rinascimentali e seicentesche e sulle casse sculture di varia epoca.
Sala Rossa
Essa costituisce un rilevante esempio di amiente aristocratico della seconda met del secolo scorso. utti gli arredi furono eseguiti nel 1874 per il conte rancesco ntonio d'rco, il ritratto del quale è al centro della parete antistante
alle finestre.
18
Carpe Diem
Carpe Diem
Camera dei Ritratti
Mobilia del tardo '700. Seicentesco è lo stipo in ebano e avorio posto sul cassettone tra le due finestre. Alle pareti, in belle cornici, numerosi ritratti dipinti fra il '500 e la prima metà dell' '800.
Sala della Musica
Vi è raccolta una collezione di strumenti musicali, spiccano tra gli altri, un arciliuto veneziano che reca la
data 14, un'arpa inglese degli inizi
dell' '800 e un vecchio grammofono.
I lavori di restauro dei gioielli di Palazzo d’Arco
La cucina
ambiente piacevole col suggestivo sfoggio di utensili in rame di ottone e peltro
Sala Verde o della Giustizia
La denominazione proviene dal dipinto che orna lo scomparto centrale dei soffitto: la dea Temi incoronata da un amorino
IL PALAZZO D'ARCO
Anticamente l’area del Palazzo d’Arco era compresa tra il monastero delle
benedettine di S. Giovanni delle Carrette, la chiesa di S. Ambrogio, il convento di S. Francesco ed il lago.
Qui ebbe probabilmente sede nel XII secolo il Palazzo Regio, segno dell’autorità del monarca del Sacro Romano Impero. Sembrano esserci tracce di quel
palazzo verso via Portazzolo, dove la presenza di un muro di due metri di
spessore dà l’idea di una torre demolita. Nel XIII secolo, dopo l’ampliamento
della città portato a termine dal Pitentino, qui prese alloggio la famiglia Desenzani, che appoggiò quella degli Avvocati e la coinvolse in varie vicende,
compreso l’assassinio del vescovo Guidotto. Anche per questo furono cacciati
ed il palazzo fu demolito. Altra presenza fu quella della famiglia Tosabezzi
(in origine Tosabecchi, ossia tosatori di capre), che arricchiti ed inurbati si
erano specializzati nel commercio dei tessuti. Nel Quattrocento, verso la
chiesa di S. Francesco, prese dimora la famiglia ferrarese dei Torelli, che
nel 1459 ospitò per il concilio di Mantova il cardinale Bessarione. Il lato
opposto dell’isolato ospitò invece i fratelli Gian Ludovico e Giovan Francesco Gonzaga, della linea di Feltrino. Memoria rimane grazie ad un fregio
(dovuto però ad Alessandro, loro pronipote) situato nella seconda stanza
del padiglione di scienze naturali. Alla seconda metà del Quattrocento
risale il vicino Palazzo dello Zodiaco, un tempo congiunto all’altro edificio
da un corpo di fabbrica. Questi edifici, demoliti nel 1872, furono residenza
gonzaghesca e casa di quell’Antonello da Napoli (marito di una Tosabezzi) che aveva richiesto l’intervento dell’architetto Luca Fancelli. Nel 1601
Alessandro Gonzaga (della linea di Corrado) risulta possessore del Palazzo
dello Zodiaco. Alessandro morì nel 1625 senza eredi maschi, cedendo la
parte del palazzo di sua pertinenza alla famiglia della moglie: gli Strozzi.
La parte del palazzo fino all’angolo di piazza d’Arco era invece proprietà
di Giovan Francesco Cortona (che però risiedeva in contrada Monte Nero).
Questo, nei suoi possessi di Cavallara, uccise Giovanni Cagni, suo servitore.
Per questo fu condannato dal governatore di Viadana alla confisca dei beni.
Cortona, che si era rifugiato fuori dal ducato, indirizzò al duca Vincenzo
una supplica, promettendo la donazione della sua casa nella contrada della
Serpe. La supplica fu accolta: l’edificio passò quindi a Vincenzo I che lo rivendette per 1000 scudi (un terzo del suo valore) al consigliere e segretario
ducale Annibale Chieppio. Annibale, ministro del duca e conte dei feudi
monferrini di Piovà, Cerreto e Castelvairo, ampliò il palazzo comprando
una striscia di terra dall’orto dei Minori Osservanti di S. Francesco. Tracce
della sua abitazione rimangono in via Portazzolo. Con gli ampliamenti del
figlio Ludovico il palazzo nel 1652 possedeva ben 63 vani. Intanto una delle
figlie di Alessandro Gonzaga aveva sposato il marchese Francesco Rolando
dalla Valle, di famiglia monferrina, che riacquistò i beni del suocero (a
quel tempo proprietà degli Strozzi e della Confraternita del Suffragio in S.
Maurizio), tranne la parte acquisita dai Chieppio. Nel 1729 morì Giuseppe
Maria Chieppio. Erede era il fratello Scipione, con l’obbligo di lasciare tutto
al primogenito della sorella Teresa in caso di morte senza eredi, cosa che
avvenne nel 1740. Per questo motivo la famiglia di Francesco Alberto d’Arco
e Teresa Chieppio prese dimora a Mantova nell’attuale Palazzo d’Arco, che
venne rinnovato nell’attuale forma neoclassica con Giovan Battista Gherardo d’Arco, che nel 1783 si rivolse all’architetto Antonio Colonna. I progetti
vennero cambiati parzialmente all’insegna dell’austerità con la soppressione
di numerosi ornamenti. La facciata è ritmata dagli elementi verticali con
capitelli compositi e dai marcapiani, mentre nel timpano compare l’aquila
bicipite del Sacro Romano Impero con gli stemmi d’Arco e Chieppio. Nel
1872 il palazzo venne ampliato da Francesco Antonio d’Arco, acquistando
dai marchesi Dalla Valle il palazzo ed il giardino collocati oltre l’esedra, raggiungendo così l’attuale, complessiva estensione di ottomila metri quadrati.
Nel Novecento i danni dei bombardamenti non risparmiarono il palazzo,
che venne restaurato tra gli anni 1946 e 1960. Ultimo illuminato passo fu la
trasformazione della dimora in museo, come ricordato da una lapide infissa
nell’atrio, secondo la volontà dell’ultima esponente della famiglia, la signora
Giovanna dei conti d’Arco Chieppio Ardizzoni, marchesa Guidi di Bagno.
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Carpe Diem
ARTE & CULTURA
Castel
Trebecco
e le chiese
romaniche
delle valli
Cavallina
e Calepio
IL TERRITORIO INTORNO A BERGAMO, TRA LE
COLLINE E LE TERRE LIMITROFE ACCOGLIE ALCUNI
CAPOLAVORI CREATI TRA XI E XII SECOLO, LUOGHI
CHE ESPRIMONO LA FORZA DELL’ARTE SEMPLICE
E DURATURA E CI RIPORTANO AL TEMPO DEI PELLEGRINI, DEI CANTI GREGORIANI, DEGLI ANIMALI
FANTASTICI E DELLE FIGURE DEMONIACHE CHE RIPRODUCONO LA LOTTA TRA BENE E MALE. LUOGHI
CHE INVITANO AL RACCOGLIMENTO E ALLA CONOSCENZA, ALLA CONTEMPLAZIONE DELLA PERIZIA
UMANA, ALL’IMMERSIONE IN UNA LUCE TERRENA,
MA PUR SEMPRE ISPIRATA DALLA FEDE.
QUESTE ZONE CONSERVANO UNA STORIA UMANA
MILLENARIA, CHE HA LASCIATO LA SUA IMPRONTA NEI SECOLI, INFATTI, SEGNI DELLA PRESENZA
UMANA SONO STATI RILEVATI FIN DALLA PREISTORIA CON RITROVAMENTI PALEOLITICI E NEOLITICI
CHE SONO LA TESTIMONIANZA DI UN PASSATO
IMPORTANTE.
SOLTANTO LA VAL CAVALLINA E LA VAL CALEPIO
CHE ANDREMO A VISITARE CON IL CIRCOLO GREPPI COMPRENDONO PIÙ DI CINQUANTA CHILOMETRI
DI ARTE ESPRESSA NEL CORSO DEI SECOLI ATTRAVERSO L’ARCHITETTURA E LA PITTURA NELLE
CHIESETTE DI EPOCA ROMANICA, NEI CASTELLI E
BORGHI MEDIEVALI, NEI MONASTERI E NELLE CASE
COLONICHE.
NONOSTANTE LA FORTE PRESENZA DELL’UOMO,
QUESTE VALLI CONSERVANO STUPENDI PAESAGGI,
PAESI RICCHI DI STORIA, CHIESE E CASTELLI IMMERSI IN UN’OASI DI NATURA RIGOGLIOSA.
CHIESA DI SAN PIETRO
DELLE PASSERE
La prima costruzione della chiesa risale alla prima metà del sec.
XI e, pertanto, preesisteva al monastero benedettino a cui poi appartenne. Le scarse fonti storiche riportano che solo nell’anno 1212
la chiesa venne donata dal vescovo di Bergamo al monastero di San
Paolo d’Argon. L’edificio è ad aula unica con un’ampia abside; questa è testimonianza della fase originaria della costruzione, insieme al
sopravvissuto basamento del campanile sul fianco sud. Della torre
campanaria non vi è più traccia, sostituita da una semplice vela. Della prima fase romanica rimane la tessitura muraria compatta leggermente movimentata dalle monofore a feritoia strombate, scompartite da lesene, congiunte in origine da brevi teorie di archetti pensili.
I materiali utilizzati nella prima edificazione erano di provenienza
locale: ciottoli di fiume, pietre di varia qualità e pezzatura, frammenti di laterizi. Un crollo strutturale nel secolo XIV ha costretto ad
un parziale rifacimento anche dalla parte nord dell’abside che ha
Carpe Diem
eliminato gli archetti. Un documento
del 1335 testimonia infatti della volontà del vescovo Cipriano Alessandri
di ricostruire la chiesa, evidentemente
diroccata. L’aula dell’edificio fu dunque realizzata a questa data, segnata
dall’uso di materiale più omogeneo e
da una tessitura muraria più ordinata.
All’interno alcuni affreschi di carattere
votivo: sulla parete sinistra, entrando
dall’ingresso principale, una cornice
rossa e oro inscrive le scene della
Natività e della Madonnna del latte e
Sant’Antonio abate. Attorno alla cornice corrono scritte gotiche e la data
di esecuzione risalente al 1524. In sequenza, procedendo dal lato settentrionale in senso orario, troviamo San
Paolo, San Nicola da Tolentino, forse
un altro San Paolo, di nuovo Sant’Antonio abate. Sotto quest’ultimo ancora
una data, il 1536. Di due secoli posteriore è invece il San Pietro in gloria dell’abside, libero nella postura e
nella mimica drammatica. Esso è attribuito al clusonese Antonio Cifrondi
e risale al primissimo 1730.
SAN VINCENZO
ALLA TORRE
La chiesa di San Vincenzo alla Torre
sorge al centro nella contrada Torre
di Trescore Balneario, uno dei primi
nuclei abitativi del paese. La chiesa,
che insiste su una preesistente struttura religiosa carolingia (San Carpoforo)
e che dal 1121 divenne sussidiaria
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LA CHIESA DI SAN GIORGIO
IN CAMPIS
Si trova nel territorio del comune di
Zandobbio.
Si tratta di un edificio ecclesiale romanico di cui non si ha una datazione storicamente certa ma che per le
proprie caratteristiche architettoniche
può farsi risalire al X-XI secolo.
L’edificio ha subito diversi interventi
manutentivi e di ristrutturazione che
ne hanno modificato la struttura originaria, di cui attualmente rimangono
solamente l’abside e la torre campanaria.
L’abside a pianta semicircolare fuoriesce dalla parte posteriore dell’edificio, ed è dotata di tre monofore, a
doppia strombatura, da cui l’interno
ricava luce.
del monastero di San Paolo d’Argon,
conserva nella parete meridionale i
preziosi resti murari dell’edificio carolingio, databili al IX secolo.
Questa antica muratura, realizzata
impiegando ciottoli e pietre di pezzature minute, assemblati in corsi assai
regolari, si differenzia in modo netto
dai perimetrali d’epoca romanica. Il
portale, inoltre, provvisto di architrave lunettata, ampliamente diffuso
La torre campanaria, particolarmente
elegante e in ottimo stato di conser-
nell’Isola Bergamasca e nell’Almennese, non trova equivalenti negli altri
impianti romanici della zona. A Trescore è possibile visitare anche la chiesa romanica di San Cassiano, anch’essa in contrada Torre.
vazione, termina con quattro bifore
caratterizzati da pilastrini in arenaria
piuttosto consumati.
Nell’interno dell’edificio sono presenti
alcuni affreschi risalenti, i più antichi,
al XIII secolo, altri al XV-XVI secolo.
L’interno dell’abside è impreziosito da
un affresco rappresentante il Cristo
in Maestà racchiuso in una mandorla
con a fianco simboli degli Evangelisti e le figure della Madonna e di San
Giorgio.
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CHIESA DI SAN GIORGIO
Nel paese di Credaro oltre alla chiesa dedicata a San Fermo merita particolare attenzione la parrocchiale
di epoca romanica, dedicata a San
Giorgio, sita ai margini dell’abitato
a ridosso di un’area industriale, frutto delle trasformazioni subite dalla
zona negli ultimi anni. La chiesa risulta essere antica, nonostante non
se ne conoscano le origini; citata in
un documento del 1260 ed elencata
tra gli edifici ecclesiastici della zona
dipendenti dalla pieve di Calepio nel
1360, mostra un affresco ben più antico risalente all’XI secolo. San Giorgio mantenne il titolo di parrocchiale
sino al 1587, quando venne ultimata
la realizzazione di una nuova parrocchiale che condannò la nostra ad un
lento declino. E’ da segnalare inoltre
la presenza nel Cinquecento di un
cenobio di suore dell’ordine dei Serviti; di breve durata, fu in seguito sostituito da un casolare tuttora visibile.
La chiesa di San Giorgio presenta una
pianta ad aula unica di forma rettangolare orientata ad est, terminante
con un’abside semicircolare e coperta
da un tetto a doppia falda. L’impianto
originario doveva essere più modesto,
ma l’edificio ha subito nei secoli ampliamenti e aggiunte. La semplice facciata, caratterizzata da un rosone che
dà luce all’interno, ci immette nell’edificio. Si possono notare a questo
punto innumerevoli affreschi di epoche diverse più o meno conservati.
Tra questi spicca per antichità quello
raffigurante l’Annunciazione, posta
lungo la parete nord. Databile all’XI
secolo, e avvicinabile stilisticamente
all’Angelo presente nella chiesa di San
Fermo ci mostra un’intima scena di
grande espressività, con l’angelo posto a sinistra ad ali spiegate e la Vergine
che, colta nell’atto di filare, sospende
il suo lavoro rivolgendo lo sguardo al
suo interlocutore.
Carpe Diem
Degni di nota sono inoltre gli affreschi
realizzati da Lorenzo Lotto nel 1525:
sull’arcata dell’altare è visibile San Giorgio a cavallo che uccide il drago,
e in una cappella lungo il lato nord
visibile anche dall’esterno compaiono
una Natività con i santi Rocco e Sebastiano, il Padre Eterno sul soffitto
a vela, e figure di santi ai lati. Esternamente un’elegante abside, costituita
da doppi archetti ciechi intervallati da
sottili lesene, è parzialmente nascosta dal casolare attiguo alla chiesa e
lungo la parete nord dal monumento
funebre di Bertolinus Peramatus datato 1303, caratterizzato da un’insolita
decorazione a fasce bicrome in pietra
calcarea di colore verde di Zandobbio e pietra arenaria di Sarnico.
Carpe Diem
STORIA TREBECCO
Il paese ha origini antichissime, addirittura risalenti all’età del bronzo.
Tale tesi è suffragata da ritrovamenti
di alcuni monili e suppellettili, che attestano l’esistenza di primitivi stanziamenti umani. Anche durante l’epoca
romana il paese ha visto lo sviluppo
degli insediamenti fissi, tanto che vi
venne costruito un vicus (aggregato di
case e terreni) a cui i Romani diedero
il nome di Cretarium, appartenente al
pagus di Calepio. Ma l’epoca in cui il
paese visse un grande fervore fu indubbiamente il medioevo. Da alcuni
documenti si apprende che verso il
X secolo il borgo era alle dipendenze della famiglia Martinengo, la quale
però nel 1122 cedette i propri diritti
feudali al comune di Bergamo.
Due secoli più tardi il paese fu al
centro delle mire dei conti Calepio,
che assoggettarono il borgo e le zone
circostanti, per un dominio che durò
fino all’inizio del XIX secolo, quando
vennero spodestati dall’arrivo di Napoleone Bonaparte.
Recentemente il paese ha avuto un
notevole sviluppo economico dovuto
all’estrazione di un tipo di pietra, chiamata con il nome del paese, molto
utilizzata nell’edilizia.
Numerosi sono i luoghi d’interesse
presenti nel paese legati al medioevo.
In primo luogo il Castello di Trebecco, risalente al X secolo ed edificato
per conto dei conti Martinengo.
Di pianta a forma triangolare, venne
edificato su una piccola altura rocciosa, ed ancora oggi presenta un ottimo
esempio di come poteva essere una
piccola cittadella medievale, con piccoli cortili e vie all’interno della cinta
muraria.
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Carpe Diem
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Carpe Diem
I segreti
dei violini Stradivari
CREMONA
FRA ARTE E MUSICA
Arte e Liuteria:
questa è
Cremona
CREMONA, COME BERGAMO,
È UNA CITTADINA
A MISURA D’UOMO ADAGIATA
SULLA VERDE PIANURA
PERCORSA DAL GRANDE FIUME.
LA CITTÀ ENTRA POLITICAMENTE A FAR
PARTE DEL DUCATO
DI MILANO GOVERNATO DAI
VISCONTI, MA, ASSEGNATA IN DOTE
A BIANCA MARIA CHE NEL 1441
SPOSA FRANCESCO SFORZA,
DIVENTA SFORZESCA.
SOTTO IL GOVERNO DEI DUE SPOSI INIZIA
UN PERIODO DI FIORITURA CULTURALE
CHE TROVA LAMIGLIORE ESPRESSIONE
NELLA RAFFINATA SCUOLA PITTORICA
CREMONESE E IN CAMPO MUSICALE.
NEL CINQUECENTO E NEL SEICENTO,
QUESTO GOVERNO ILLUMINATO, SARÀ
PREMIATO DALLA NASCITA DEL MUSICISTA
CLAUDIO MONTEVERDI (1567)
E DALLE CELEBRI BOTTEGHE
DI LIUTAIO, FAMOSE ANCORA OGGI.
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Il Palazzo dell’Arte a Cremona, l’opera
ideata nel 1941 dall’architetto Carlo
Cocchia, è tornato all’antico splendore
grazie al munifico intervento della
Fondazione Arvedi-Buschini. I lavori
si sono conclusi nel mese di settembre
del 2012.
L’edificio ristrutturato accoglie il Museo del Violino, elemento propulsore
dell’attività culturale del territorio e
concreto simbolo della storica eccellenza liutaria cremonese.
Nel museo sono esposti i piu’ importanti strumenti dei grandi maestri
classici cremonesi appartenenti alla
collezione del Comune di Cremona
e della Fondazione “Walter Stauffer”.
Ne fanno parte celebri strumenti di
Antonio Stradivari.
Come costruiva i propri strumenti
Antonio Stradivari? Con quali attrezzi? Con quale tecnica? È possibile
rispondere a queste domande grazie
ad oltre settecento reperti, tra cui
disegni, forme e attrezzi, tramandati
direttamente dalla bottega di Antonio Stradivari e per la maggior parte
donati al Comune di Cremona nel
1930 dal liutaio Giuseppe Fiorini.
Nel museo che andremo a visitare
sono disponibili postazioni di approfondimento con le digitalizzazioni
cerchi e losanghe bianche su uno
sfondo nero.
Messo a disposizione dal proprietario inglese Charles Beare, tra i più
noti esperti di violini al mondo, probabilmente faceva parte di una serie
di strumenti decorati realizzati da
Stradivari tra il 1677 e il 1722, di cui
resta l’unico esemplare superstite.
Un esame di dendrocronologia tecnica di datazione del legno che
si basa sullo spessore degli anelli di
accrescimento degli alberi - a cui lo
di tutti i reperti e le schede degli
strumenti esposti.
Contesi da musei e collezionisti di
tutto il mondo, prestati a musicisti
in occasione di grandi concerti, i
violini Stradivari, oltre che strumenti
di indiscussa qualità, sono vere e
proprie opere d’arte. Per la prima
volta uno studio scientifico, condotto da un gruppo di ricercatori
italiani, ha analizzato le decorazioni
e i relativi materiali di un violino
firmato Antonio Stradivari, contribuendo a far luce sulle “antiche
ricette” utilizzate dal famoso liutaio
di Cremona del XVII secolo. I risultati dell’indagine, effettuata con un
insieme di tecniche del tutto non
invasive tra il Laboratorio Arvedi
dell’Università degli Studi di Pavia, il
Centro Universitario per le Datazioni dell’Università di Milano-Bicocca
e il Dipartimento di Fisica dell’Università Statale di Milano, sono
stati pubblicati di recente su Applied
Physics A. L’oggetto analizzato è la
tavola armonica (la parte superiore)
di un violino Stradivari di abete
rosso presumibilmente proveniente
dalle Alpi, con il bordo decorato da
hanno sottoposto i ricercatori italiani autori del nuovo studio lo colloca
in un periodo storico compatibile
con quest’ipotesi.
Dei più di mille Stradivari - soprattutto violini e viole, ma anche
violoncelli, chitarre, archi e altri
strumenti a corda circa 650 sono
sopravvissuti alle intemperie del
tempo. Salvatore Accardo ne possiede ben due, ma sono davvero pochi
i musicisti che possono permettersi
uno di questi pezzi unici.
Gli strumenti Stradivari, ancor più
che per la manifattura pregiata, sono
famosi per il loro suono vibrante,
caldo e ricco di armonici, che tanti
liutai hanno tentato di riprodurre
senza successo. Tuttavia i segreti di
questi magnifici strumenti del XVII
secolo non sono stati ancora del
tutto decifrati.
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Carpe Diem
Carpe Diem
SOCI IN LIBERTÀ
Personal
initiative for
friendship
“E DOPO UN’ASSENZA DI FORSE DUE ANNI,
SI TROVANO A UN TRATTO MOLTO PIÙ AMICI
DI QUELLO CHE AVESSER MAI SAPUTO
D’ESSERE NEL TEMPO CHE SI VEDEVANO
QUASI OGNI GIORNO”.
(MANZONI - I PROMESSI SPOSI)
Il Corpo Sociale
del nostro Circolo è un insieme di
persone di ogni
Credo, Cultura,
Etnia e di quant’altro ci possa essere;
è comunque confermato da storia ed
eventi che tutte, indistintamente, sono
persone sempre inclini alla familiarità.
Recentemente quattro di loro, persone
mature per età e comportamento e che
qui di seguito si citano con il nome
fittizio di Salvy - Enry - Aldy - Pepy,
hanno trascorso, con le rispettive consorti, alcuni giorni di totale relax in un
accogliente Centro termale del Veneto
dotato di una modernissima SPA. Carpe Diem mette nero su bianco la breve
ma intensa “iniziativa personale per
l’amicizia” nata proprio in ambito asso-
ciativo. Si tratta di un gesto che serve a
confermare, e a tramandare nel tempo,
come l’Associazionismo sia fonte non
solo di crescita culturale ma anche,
e sopratutto, di momenti di incontro,
amicizia e socializzazione. Nel merito delle personali caratteristiche dei
singoli componenti il bel gruppo, c’è
l’assoluta conferma di quanto emerso
e già ben conosciuto nei tanti momenti
trascorsi insieme nel tempo passato. Le
signore sono gentili, composte, sempre disponibili ai convenevoli di rito
e sollecite nel rendere sempre sereni
i momenti di convivenza; i quattro
amici invece, pur essendo un gruppo
omogeneo per cultura, atteggiamento
e argomentazioni, presentano ben
quattro diverse personalità. Salvy,
carattere forte e impulsivo, benestante
del commercio, è il “boss” della spedizione; Enry, imprenditore di grande
valenza dell’industria meccanica, è un
imperturbabile Self-made-man sempre
sereno e aperto alla conversazione;
Aldy, premurosissimo con la consorte,
è l’imprenditore sempre preoccupato
per il lavoro d’ufficio lasciato in sospeso; Pepy, legato a Salvy da una
lontana ma ben salda amicizia tanto
da essere fraternamente definito sin
da subito il suo “badante”, è il tipico
povero pensionato e tra gli amici “giganti del benessere” è il cucciolo della
compagnia, ricco solo del suo tempo
inteso come libertà di scelta di tempi e
movimenti dentro e fuori l’Hotel. Una
squadra composita, con tutti i suoi
componenti ancora in gamba ma tutti
altrettanto poco propensi al “transfer”
verso la Termale cittadina di Abano
con la propria vettura. Scelta obbligata;
partenza da centro città con piccolo
bus e autista. Una pacchia! Viaggio
quasi perfetto: all’Autogrill ottimo
spuntino, piccola vincita al “gratta”,
piccolo inciampo con relativa caduta
della signora di Salvy-the-boss con
ematoma e dolorini garantiti e arrivo al
Centro Termale guidati dal gracchiante
GPS di Enry con puntuale sistemazione
nel Grand Hotel. Per tutta la brigata,
subito le piscine; grande la scelta in
una SPA di livello elevato! E poi tutto
il resto; e con l’onnipresente boss, che
in loco è molto conosciuto, niente è lasciato al caso. Giornate rigorosamente
standard! Bagno, riposo, passeggiatina
pre-aperitivo, salone ristorante ad hoc,
shopping e scelta della “seratina” da
trascorrere in letizia. Per il “boss”, il
vegliardo della compagnia, nessun
problema: sta bene e tiene in riga
l’intera brigata! Consorte, il ”badante
ad honorem” e gli amici sono sempre
presenti e le ore volano. Interminabili,
profonde e gradite le conversazioni di
“gruppo” nei salotti dell’accogliente
hall del Grand Hotel. Cure termali,
cucina e tutto il resto rispondono al
livello di categoria; ore felici! E poi la
partita alla TV e poi ancora il piano
bar; impeccabile! Serate con danze
di ballo liscio, brindisi e dolcetti e
sfilata di Mode/Pelliccia danno sprint
e colore a tutti gli ospiti. Tutti assieme,
tutti sorridenti ma quasi tutti piuttosto
stanchi per il mattiniero incontro con
il “massaggiatore e la fanghina”. Il tutto
è comunque e per tutti, piacevole e
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incoraggiante per eventuali altre pari
“personal initiative for the friendship”.
La vigilia del ritorno a casa è laboriosa
ma fruttifera per il personale acquisto,
tra i tanti fatti dalle gentili consorti,
di un adeguato Portapastiglie, ormai
compagno indispensabile degli antichi “Marmittoni” in libera uscita.
Poi visita di cortesia e acquisizione
di relativa documentazione di una
nuova Location, sosta in un bar del
Centro cittadino per un Happy Hour
ristoratore, rientro per cambio d’abito
per cena, notizie da casa e consueta
sistemazione del talamo. Praticamente
vita da nababbi: una meraviglia! Poi
tutti a casa, tutto finito. Resta il ricordo
di giorni lieti trascorsi in compagnia di
cari amici: gli impenitenti maschiacci
e le loro gentili Signore. La “zingarata” della personal initiative al Centro
Termale, nata in ambito associativo,
ha funzionato; cultura e buona educazione hanno fatto il resto.
Tutto ok!
N.L.
Carpe Diem
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Carpe Diem
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UNA CANZONE...
TANTI RICORDI
U
n caldissimo venerdi dello scorso
giugno alcuni Soci del nostro Circolo,
tra i quali anche il sottoscritto, erano
comodamente seduti sul divanetto verde della Sede Sociale e conversavano
sereni sui programmi da poco proposti
dal Direttivo in carica. Inaspettatamente una dolce melodia, proveniente da
una vettura parcheggiata appena fuori
del locale, letteralmente scombussolò
i loro discorsi: era la magica voce di
Sinatra che cantava la conosciutissima
“My Way” uno dei “…brani più famosi
tra i 600 milioni di dischi venduti da
Frank in 63 anni di carriera…”. Qualcuno dei presenti, persone mature che
per età e vita vissuta ben la conoscevano, trascinati da giovanile entusiasmo
si misero a canticchiarla: indice di gradimento decisamente elevato! Infatti
“My Way” è stata ed è ancora oggi una
canzone di successo grazie proprio
all’ineguagliabile istrionico Sinatra,
alla sua “Voice”, alla musica e al testo,
che è un inno alla vita di un uomo che
dopo aver “…vissuto una vita piena…”
guarda indietro prima di “…affrontare
l’ultimo sipario…”. A musica finita la
conversazione tra i Soci continuò e si
concentrò, inevitabilmente, sulla bella
canzone e sul loro personalissimo “…
vissuto…” menzionato nel testo. Gli
abbondanti …anta dei presenti lo
permettevano! Infatti, nel merito, il
ricorso ai ricordi si concentrò sulla
musica, sulle melodie sentite nei loro
pagava bene; frigoriferi, scooter, televisori, abiti preconfezionati ai “Grandi
magazzini” e per qualcuno anche la
“600”, consentivano, assieme alle gite
in Pulmann sulla Gardesana e a qualche “balletto” in improvvisate balere,
una vita, ognuno …a modo suo…, un
pò più comoda. Già, il Ballo, momento
importantissimo per quel tempo! Per
i ragazzi, i giovanottelli e le graziose
fanciulle, non erano molte le possibilità
festaiole domenicali; secondo il passaparola quotidiano pare che in Bergamo
i veterani ballassero al Circolo Privato
“Estudiantina” in via Tasso e poi al
Dopolavoro che era dalle parti della
MY WAY
(A MODO MIO)
È IL TITOLO
DI UN BRANO MUSICALE
DI GRANDE SUCCESSO
INTERPRETATO,
NEGLI ANNI ’60,
DA FRANK SINATRA,
UN CANTANTE
ITALO-AMERICANO
SOPRANNOMINATO,
PER LA SUA BRAVURA,
“THE VOICE”.
anni di vita: dalle iniziali Ninnenanne
per neonati alle canzoncine dell’Asilo, agli Inni sacri e patriottici, alle
indimenticabili Romanze delle grandi
Opere del melodramma ottocentesco
e più avanti ancora, alle tante canzoni
di musica leggera sfornate …ad abundantiam dai discografici. Già; sono
proprio state le musiche, le canzoni
e il successivo immancabile “ballo” a
marcare la gioventù di noi …anta, un
periodo giovanile, trattandosi di anni
vissuti tra un fine guerra sofferto e un
dopoguerra al limite di …borsa nera,
non particolarmente bello. Però, per
la giovane generazione forgiata dalle
abitudini dell’arrangiarsi, verso la fine
del ’50 tutto si accomodò e con il
”boom economico” iniziò un discreto
benessere. Per papà, mamme e i più
avanti con gli anni il lavoro pagava e
stazione ferroviaria e forse anche al Cristallo in Borgo S. Caterina e allo Smeraldo, situato nelle vicinanze dell’attuale
Grande Magazzino Coin. Per loro, gli
emergenti, purtroppo non c’era proprio
niente! Alcuni, studentelli di primo
pelo, si trovavano saltuariamente in
Oratorio; altri, i più intraprendenti che
già erano nel mondo del lavoro, formavano la loro piccola orchestrina e si incontravano, finalmente liberi da orari e
controlli vari, in scantinati o magazzini
più o meno accoglienti; i più fortunati,
con giacca e cravatta e forse ancora
impomatati di Brylcreem, si riunivano
in case di amici benestanti accolti da
genitori disponibili ad adibire la classica “sala” a locale per ballare sulle
musiche diffuse dal nuovo Giradischi
a 33 - 45 giri. Si arrangiavano, i baldi
giovanotti e le “belline” della compagnia; con piccole collette riuscivano a
completare la festa presentandosi ai
padroni di casa con panini, coca-cola
e qualche “Boero”, i famosi cioccolatini
al liquore. Nel breve spazio di tempo
della festicciola le coppiette erano
comunque super controllate dai fugaci sguardi dei padroni di casa, le luci
della “sala” erano sempre ben accese
e i “lenti”, gestiti sul giradischi dal più
sfigato dei ballerini, erano interpretati
con movenze molto contenute sulla
classica “mattonella”. Erano momenti
magici, per tutti, goduti da ognuno …a
modo suo…! La musica era il filo conduttore del quotidiano vivere. Il Festival
di Sanremo imperava, i motivetti delle
sue canzoni erano sempre fischiettati
nelle vie e nelle case; dai notissimi
Natalino Otto, Togliani, Latilla, Villa,
Flo Sandons, Carla Boni e Nilla Pizzi
si passò al “ciclone “ Modugno”, alla
peperina Rita Pavone, ai grandissimi
Mina e Celentano, all’urlatore Tony
Dallara, che con la sua “Come
30
Carpe Diem
Carpe Diem
una festa e un filo conduttore socializzante; ancora oggi sono nelle menti e
nel cuore. Tutti hanno raggiunto la terza
età con la musica; Operistica, Sinfonica
o Leggera, se ne fanno vanto. Il caso
della bella “My Way” canticchiata nella
Sede del Circolo Greppi è emblematico: ancora oggi viene proposta da molti
cantanti e risulta ancora gradita dai tanti
che frequentano le nostrane Balere. E’
una canzone orecchiabile che piace
sempre e che ricorda “The Voice”. La
nostra Mina, notoriamente molto riservata, per il grande Frank Sinatra che
l’ha proposta al mondo intero meglio
di tutti, ha scritto “… così si canta solo
in Paradiso” - (cfr. Il Corriere della Se
ra)!
N.L.
prima” teneva banco nelle casalinghe
balere. E poi ancora marciavano bene
le melodie dei lanciatissimi Peppino
di Capri e Little Tony e altri ancora.
Irraggiungibili e inimitabili i Platters e
l’indimenticabile Elvis Presley. Ottime
e piacevoli le performances di Perry
Como con la sua bellissima “Magic
Moments”, di Neil Sedaka, Paul Anka
e poi ancora Connie Francis, che con
smissioni radiofoniche di motivi ancora
in voga, il “Dada-umpa” delle Gemelle
televisive, il “Tuca Tuca” della giovane
Raffaella e i film musicarelli di Taioli,
Villa, Morandi e Al Bano, per non
dire di quelli made in Hollywood con
l’onnipresente Sinatra, Dean Martin,
Sammy Davis Junior e le belle Doris
Day e Marilyn Monroe, decisamente
più avvincenti, erano, all’unanimità,
30’
LE RICETTE DI
MARIA TOMASONI
IANNOTTA
Hotel Milano - Bratto
LA MIA CUCINA
DI MONTAGNA
Insalata di
trota affumicata
con arance e
rucola selvatica
UN GIOIOSO E VELOCE PIATTO
PER RALLEGRARE LA TAVOLA
DELLE FESTIVITÀ DI NATALE
le sue sdolcinate “Chitarra romana e
La Paloma” fece innamorare e sposare
un’infinità di coppie. Dal boom si passò
al “miracolo economico”. Ciascuno,
…a modo suo…, si godeva i Jeans, la
Riviera Adriatica e la Gardesana, Vespa, Lambretta, le feste di Partito e la
“Bianchina”: un sogno! Le riflessioni e i
ricordi dei convenuti nella Sede Sociale
del Circolo furono, grazie a “My Way”,
una valanga. Per loro, anno di nascita
’35 -’40 e dintorni, comodamente seduti sul divanetto verde, il passato, il filone
principale della loro vita fine cinquanta
inizio sessanta, al di là della famiglia,
dello studio e del lavoro da apprendisti,
era uno solo; musica e canzoni! Le tra-
31
Togliete la pelle ed eventuali lische
ai filetti di trota affumicata. Tagliate il
pesce a tocchetti in senso diagonale
dello spessore di 2 cm.
Pelate 4 arance con un coltello, ricavate degli spicchi che siano privi della
pellicina che li ricopre.
Lavate la rucola con abbondante acqua
fredda e un pizzico di bicarbonato di
sodio. Scolatela e asciugatela con una
centrifuga o un canovaccio.
Preparate il condimento per l’insalata.
Spremete l’arancia restante e conditela con sale e pepe, miscelando bene
affinché il sale si sciolga. Aggiungete
1/3 di olio rispetto al succo d’arancia.
Posate la rucola sul piatto, mettete
sopra di essa i filetti d’arancia e infine
i pezzetti di trota.
Condite con il condimento preparato
in precedenza. A piacere, si possono
aggiungere pinoli tostati e cubetti di
pane tostati per dare al piatto una nota
croccante.
Carpe Diem
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Carpe Diem
Antica
Perosa
Direttore della ristorazione Michele Cortinovis
CAPODANNO
CON GLI AMICI
SABATO 31 DICEMBRE
c/o Starhotels Cristallo Palace
via Betty Ambiveri 37 - tel. 035/316655
Carpe Diem
Periodico di Cultura, Arte, Costume, Tradizioni
Editore: Cav. Nuccio Lampugnani
Dir. resp.: Aldo Monti
In redazione:
Renata Del Gizzo, Pierantonio Leidi,
Sergio Moioli, Franco Nisoli, Antonio Piras,
Francesca Romero Bravo, Ulisse Sandrinelli.
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Autorizz.: Decr. Pres. Tribunale di Bg n. 53 del 1-12-2000
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Orari di apertura Segreteria:
Martedi - Venerdi (non festivi) - dalle ore 16,30 alle 18,30
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Stampa: Artigrafiche Mariani & Monti
via Serena 6, tel. 035.57.32.68 - Ponteranica, Bergamo
e-mail:[email protected]
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