UNIVERSITA’ DI PISA Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di Laurea Specialistica in SCIENZE BIOLOGICHE MOLECOLARI Indirizzo: SCIENZE FISIOPATOLOGICHE GENERALI IL RUOLO DEL PEPTIDE NATRIURETICO DI TIPO C (CNP) NELL’INSUFFICIENZA CARDIACA CRONICA: STUDIO IN UN MODELLO SPERIMENTALE ANIMALE Candidata Manuela Cabiati ..................................... Relatori Dott.ssa Silvia Del Ry Dott.ssa Daniela Giannessi ..................................... ..................................... Sessione di Laurea 23 Novembre 2006 Anno Accademico 2005/2006 INDICE SOMMARIO ……………………………….……………………….. pag. 1 ABSTRACT …………………………………………………………. » .5 pag. 8 1.1 Cenni storici …………………………………………. » 8 1.2 Struttura peptidica e biosintesi intracellulare ……….. » 10 1.3 Secrezione dei peptidi natriuretici ………………….. » 19 1.4 Struttura genica ed espressione tessutale …………… » 21 1.5 Recettori e metabolismo …………………………..... » 24 1.6 Degradazione dei peptidi natriuretici ……………… » 31 1.7 Azioni biologiche dei peptidi natriuretici …………… » 32 CAPITOLO PRIMO I PEPTIDI NATRIURETICI CAPITOLO SECONDO LO SCOMPENSO CARDIACO pag. 43 2.1 Eziologia dello scompenso cardiaco ……………….... » 44 2.2 Fisiopatologia dello scompenso cardiaco …………… » 45 ………………………….. » 46 2.4 Il sistema chemorecettoriale e barorecettoriale ……... » 52 2.5 Il sistema renina-angiotensina ………………………. » 55 2.6 Sistema dell’Endotelina ……………………………… » 56 2.7 Sistema della vasopressina …………………………… » 57 2.3 Il modello neuroendocrino CAPITOLO TERZO CNP E SCOMPENSO CARDIACO pag. 59 CAPITOLO QUARTO DISFUNZIONE ENDOTELIALE E MALATTIA CARDIOVASCOLARE pag. 66 CAPITOLO QUINTO SCOPO DEL LAVORO DI TESI pag. 71 CAPITOLO SESTO pag. 73 MATERIALI E METODI » 73 ……... » 77 ……….. » 78 …….....................……………… » 78 6.5 Protocollo Sperimentale ……………………………… » 79 6.5.1 Estrazione dell’RNA totale ………………………. » 79 6.5.2 Determinazione dell’RNA totale ………………… » 80 6.5.3 Estrazione tessutale delle proteine …..…………… » 82 » 83 » 86 » 86 ……………………... » 86 6.1 Modello sperimentale animale ...……………………. 6.2 Campioni biologici: tessuto cardiaco di maiale 6.3 Campioni biologici: tessuto cardiaco di topo 6.4 Campioni plasmatici 6.6 Analisi di RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction) semiquantitativa …………………... 6.7 Saggio radioimmunologico per la misura del CNP …. 6.7.1 Estrazione dei campioni …………………………. 6.7.2 Saggio Radioimmunologico 6.8 Analisi statistica dei dati …………………………….. » 87 CAPITOLO SETTIMO RISULTATI pag. 88 » 88 …………………….….. » 88 7.1.2 Reazioni di RT-PCR ……………………………… » 89 ……………………………….. » 91 7.2.1 RT-PCR su tessuto cardiaco di topo …………….. » 91 7.2.2 RT-PCR su tessuto cardiaco di maiale …………... » 91 7.2.3 Sequenziamento e analisi dei dati ……………….. » 94 7.2.4 Sottomissione alla GenBank ....…………………... » 96 7.3 Risultati relativi al modello sperimentale ……………. » 98 7.1 Risultati metodologici ………………………………... 7.1.1 Quantizzazione dell’ RNA 7.2 Sequenziamento dell’mRNA codificante per l’NPR-B di maiale CAPITOLO OTTAVO CONCLUSIONI pag. 104 ELENCO DEGLI ACRONIMI …………………………….. » 108 BIBLIOGRAFIA » .111 …………………………………...…….. RINGRAZIAMENTI Sommario SOMMARIO Titolo della tesi: Il ruolo del peptide natriuretico di tipo C (CNP) nell’insufficienza cardiaca cronica: studio in un modello sperimentale animale. Introduzione: Il peptide natriuretico di tipo C (CNP) appartiene alla famiglia dei peptidi natriuretici e mostra proprietà strutturali e fisiologiche simili a quelle del peptide natriuretico atriale (ANP) e del peptide natriuretico di tipo B (BNP). Il CNP è prodotto principalmente dall’endotelio e solo recentemente è stata evidenziata una sua produzione a livello cardiaco in pazienti con scompenso cardiaco (SC). In questa situazione anche i livelli plasmatici di CNP risultano elevati in relazione alla severità della malattia, analogamente a quanto osservato per ANP e BNP, ma, mentre il ruolo patofisiologico dell’ANP e del BNP è ampiamente dimostrato, quello del CNP non è ancora completamente definito. Lo scompenso cardiaco cronico, una sindrome clinica determinata dall’incapacità del cuore di esercitare la sua funzione di pompa in maniera adeguata alle richieste metaboliche dell’organismo, dà origine a una serie di alterazioni a livello emodinamico e neuroormonale che includono l’attivazione di molti sistemi neuroendocrini, principalmente il sistema nervoso adrenergico e il sistema renina-angiotensina-aldosterone e altri sistemi vasoattivi, quali quello delle endoteline e dei peptidi natriuretici. 1 Sommario Sebbene sia stata dimostrata una produzione miocardica di CNP in pazienti con SC, non è ancora stato determinato il sito di produzione del peptide e le eventuali differenze tra produzione atriale e ventricolare. Scopo del lavoro di tesi: scopo di questa tesi è stato valutare il ruolo del CNP nello SC in un modello sperimentale animale di maiale con insufficienza cardiaca cronica indotta da stimolo con pace-maker ad alta frequenza; per questo sono stati determinati i livelli plasmatici di CNP e l’espressione cardiaca, a livello di mRNA e di proteina, del peptide e del suo recettore biologico specifico, NPR-B. Materiali e Metodi: sono stati studiati complessivamente 10 animali da esperimento (minipig, maschi adulti, 35-40 kg). Ad ogni animale sottoposto a esperimento (n=5) è stato applicato un pace-maker unipolare nella parete ventricolare sinistra e lo scompenso cardiaco è stato indotto stimolando l’animale per 4 settimane (180 battiti/min). La condizione clinica è stata valutata tramite tecniche ecocardiografiche, Tomografia ad Emissione di Positroni e Risonanza Magnetica. Come controllo (n=5) sono stati utilizzati minipig adulti, non sottoposti ad alcun trattamento e mantenuti nelle stesse condizioni degli animali sottoposti a stimolazione cardiaca. I campioni di sangue sono stati raccolti in EDTA e aprotinina prima (basale) e a 10 minuti, 1, 2, 3 e 4 settimane dall’applicazione dello stimolatore cardiaco mentre i campioni di tessuto cardiaco (atrio e ventricolo, destro e sinistro), sono stati raccolti al termine dell’esperimento. Le proteine e l’mRNA sono stati estratti dallo stesso 2 Sommario campione di tessuto cardiaco con il metodo del fenolo/guanidinatiocianato/cloroformio. L’espressione cardiaca dell’mRNA codificante per il CNP, per l’ NPR-B e, come controllo, per il BNP (di cui è ben nota l’espressione a livello cardiaco) è stata determinata con RT-PCR dopo opportuna messa a punto del metodo. I livelli plasmatici di CNP, nel plasma e negli estratti cardiaci, sono stati determinati con un metodo radioimmunologico specifico dopo preliminare estrazione in fase solida su Sep-Pak C18. Risultati: l’affidabilità dell’analisi tramite RT-PCR semiquantitativa nel tessuto cardiaco di maiale è stata valutata per ciascun effettore con prove sperimentali dedicate. L’espressione dello mRNA codificante per il CNP è risultata indotta dopo scompenso cardiaco in parallelo con quella del BNP, sebbene i livelli di CNP siano circa 10 volte inferiori. Nel corso di questo lavoro di tesi è stato sequenziato l’mRNA codificante per il recettore NPR-B di maiale (GenBank DQ 487044; 1-396 pb) mancante nella GenBank, usando primer di Mus musculus per l’NPR-B, grazie alla alta omologia fra specie. Il recettore NPR-B è risultato espresso nelle diverse camere cardiache sia negli animali di controllo che in quelli scompensati, confermando la presenza di questo recettore nel tessuto cardiaco di maiale. I livelli plasmatici di CNP sono risultati significativamente aumentati rispetto ai controlli a partire dalla prima settimana 36,9 ± 10,4 pg/ml vs. 16,7 ± 1,1 pg/ml, media ± sem, p=0.013. Per quanto riguarda gli estratti tissutali, in condizioni basali livelli misurabili di CNP sono stati trovati in tutte le camere cardiache; la concentrazione osservata negli atrii (dx: 13,7 3 Sommario ± 1,9 pg/mg; sin: 8,7±3,8 pg/mg) è risultata circa 10 volte più elevata rispetto ai ventricoli (dx: 1,07 ± 0,33 pg/mg; sin: 0,93 ± 0,17 pg/mg). Dopo 4 settimane di stimolazione con pace-maker ad alta frequenza, i livelli miocardici di CNP sono risultati aumentati particolarmente nel ventricolo sinistro (15,8 ± 9,9 pg/mg vs. 0,9 ± 0.17 pg/mg, p=0,01). Conclusioni: questi dati indicano che il CNP e il suo recettore biologico hanno un ruolo rilevante nella patofisiologia dello scompenso cardiaco, sebbene ulteriori studi siano necessari per la completa definizione della funzione di questo peptide nello SC. In particolare, la conoscenza della sequenza del NPR-B nel maiale potrebbe costituire un importante strumento per studiare il coinvolgimento di questo recettore nella regolazione di varie patologie che possono essere studiate con questo tipo di modello animale. 4 Abstract ABSTRACT Title: Myocardial C-type natriuretic peptide in an experimental model of pacing-induced heart failure. Background: C-type natriuretic peptide (CNP), a member of the family of natriuretic peptides, was recently found to be produced in the myocardium, but its cellular source and the possible difference between atrium and ventricle production are so far lacking. Aim: The main goal of this study was to evaluate, in an experimental model of pacing induced heart failure (HF), the role of CNP in this condition by measuring the circulating levels of this peptide and the expression, at mRNA and protein level, of CNP as well as of its specific receptor, NPR-B. For this latter issue it will be necessary to sequence and determine the cardiac expression of NPR-B in Sus Scrofa, lacking in GenBank. Methods: Adult male minipigs (n=5) were chronically instrumented with a unipolar pacemaker connected to the anterior left ventricular (LV) wall. HF was induced by rapid pacing (180 beats/min) for 4 weeks. End-stage HF occurred at 24±2 days of pacing when the LV end-diastolic pressure was ≥25 mmHg. As control, we studied 5 adult male minipigs. 5 Abstract Blood samples were collected (aprotinin and EDTA) at rest (control) and at 10 min, 1, 2, 3 and 4 weeks of pacing stress. Myocardial samples were collected at the end of the experiment (4 weeks). Both mRNA and proteins were extracted from a same sample, obtained from the different cardiac chambers, by using the method of phenol/guanidine- thiocyanate/chloroform. CNP levels in plasma and in cardiac extracts were determined by a radioimmunoassay after a preliminary extraction on Sep-Pak C18, while the expression of mRNA coding for CNP in myocardial tissue by RTPCR. As overall control, a parallel RT-PCR assay for BNP mRNA expression was carried out in the same samples. Results: Compared to controls, plasmatic CNP levels were increased after 1 week of pacing stress (36.9±10.4 pg/ml vs. 16.7±1.1, p=0.013, mean±sem). As to myocardial extract, at rest CNP was found in all cardiac chambers and its content was ten fold higher in atria than in ventricles (RA: 13.7±1.9 pg/mg; LA: 8.7±3.8 pg/mg; RV: 1.07±0.33 pg/mg; LV:0.93±0.17). At 4 weeks of pacing stress, myocardial levels of CNP were higher in left ventricle than in controls (15.8±9.9 pg/mg vs. 0.9±0.17 pg/mg, p=0.01). The expression of mRNA coding for CNP was observed at 4 weeks of pacing althought CNP gene expression appears to be noticeable lower than that of BNP. During this degree thesis we also sequenced Sus scrofa natriuretic peptide receptor 2 mRNA, 1-396 pb, that was submitted to GenBank (accession number DQ487044) and made available to all researchers that study this widely used animal model. Bands obtained with pig cardiac tissue shared a 6 Abstract 93% sequence homology with a region of mouse NPR-B and 95% with Homo Sapiens. NPR-B receptors were found in all the cardiac regions, both in controls and in HF animals. Conclusion: In this study we demostrated that CNP and its biological receptor have an important role in chronic heart failure phatophysiology, although further studies are necessary to better clarify the pathophysiological function of this peptide in chronic heart failure. In addition, the knowledge of the sequence of NPR-B receptor in the pig could constitute an important tool to study the involvment of this receptor in the regulation of several diseases that could be studied with this animal model. 7 I peptidi natriuretici 1 I PEPTIDI NATRIURETICI Capitolo 1.1 Cenni storici Fino a pochi anni fa, si riteneva che la pressione sanguigna ed il volume dei fluidi extracellulari fossero regolati esclusivamente dal rene e dal sistema nervoso autonomo in associazione con fattori umorali come il sistema renina-angiotensina-aldosterone ed arginina-vasopressina. Sebbene numerose sperimentazioni fisiologiche avessero già da tempo individuato un legame umorale tra l’apparato cardiocircolatorio e quello renale soltanto nel 1979 un gruppo di studiosi americani, sotto la guida di Adolfo De Bold, rilevarono la funzione fisiologica di questi granuli e la natura del secreto prodotto (De Bold A.J. et. al., 1981). Essi identificarono in estratti atriali di ratto un fattore ad azione natriuretica ed ipotensiva: il peptide natriuretico atriale od ANP e descrissero come i granuli atriali venissero modificati dai cambiamenti del bilancio osmotico ed elettrolitico operato a livello renale. De Bold e colleghi scoprirono che somministrando intravena a ratti un omogenato atriale, veniva indotto un rapido aumento della pressione sanguigna, accompagnato da una rapida e massiva natriuresi. In seguito a questa preliminare osservazione, vennero purificati, a livello del tessuto atriale, numerosi peptidi, di varie dimensioni, dotati di attività natriuretica e capaci di indurre rilassamento delle fibre muscolari lisce. A questi peptidi sono stati assegnati diversi nomi, tra cui cardionatrine, cardiodilatine, atriopeptine, ma attualmente il più utilizzato è quello di peptide natriuretico atriale (ANP). 8 I peptidi natriuretici Tuttavia la dimostrazione dell’attività endocrina del cuore poggia anche su osservazioni precedenti. Infatti già nel 1847 Harthshorne registrò l’effetto diuretico ed ipotensivo conseguente all’immersione totale del corpo in acqua, ed ipotizzò l’esistenza di recettori di volume sensibili all’incremento del riempimento cardiaco (Harsthone H., 1847). Nel 1935 Peters e collaboratori riproposero la stessa teoria che fu convalidata, nel 1956, dai successivi esperimenti di Henry, Gauer e Reevs (Henry J.P. et al., 1965). Nello stesso anno Kish, utilizzando la microscopia elettronica nell’analisi istolologica, riportò la prima evidenza diretta dell’esistenza, in miociti atriali di ratto, di “specifici corpi” elettrondensi rivestiti di membrana ed inseriti fra gli elementi di un voluminoso complesso del Golgi, in prossimità dei mitocondri (Kish B., 1956), con caratteristiche morfologiche analoghe ai granuli secretori presenti nelle cellule endocrine Nel 1982 De Bold confermò la relazione esistente tra i granuli atriali e il fattore natriuretico e nel 1983 Flynn e collaboratori disegnarono la struttura attuale dell’ANP. Nel 1988, Sudoh e colleghi isolarono dal tessuto cerebrale porcino un peptide con attività biologica simile all’ANP e denominato peptide natriuretico cerebrale o di tipo B (BNP) sebbene venisse prodotto ampiamente a livello dei ventricoli cardiaci (Sudoh T. et al., 1988; Sudho T. et al., 1990). A distanza di due anni dalla scoperta del BNP, Sudoh identificò, a livello del sistema nervoso centrale di suino, un terzo peptide strutturalmente simile all’ANP e BNP, chiamato CNP (peptide natriuretico di tipo C). Queste osservazioni furono estese a tutti i mammiferi da altri 9 I peptidi natriuretici ricercatori che evidenziarono, e continuano tuttora a rilevare, la natura proteica del contenuto vescicolare e la variabilità numerica dei granuli in relazione alla specie di appartenenza ed al contenuto di sodio nella dieta (De Bold AJ. et al., 1983; Huet M. et al., 1974; Jamieson JD. et al.,1964). 1.2 Struttura peptidica e biosintesi intracellulare Nei mammiferi attualmente si riconoscono numerosi membri strutturalmente e funzionalmente correlati, appartenenti a questa famiglia: il peptide natriuretico atriale (ANP), il peptide natriuretico di tipo cerebrale (BNP), il peptide natriuretico di tipo C (CNP), DNP (dendroaspis natriuretic peptide) e l’urodilatina (De Bold AJ. et. al., 1981; Baxter GF., 2004) (Fig. 1). Analisi sull’evoluzione di BNP e ANP dimostrano che tali peptidi derivano da eventi di duplicazione all’interno del gene codificante per il CNP. Tutti i membri della famiglia dei peptidi natriuretici sono strutturalmente correlati tra loro; ogni ormone viene sintetizzato a partire da un precursore, il preproormone, che viene processato attraverso vari passaggi fino al raggiungimento della forma biologicamente attiva del peptide che costituisce la parte COOH-terminale del precursore. L’attività biologica dei peptidi natriuretici risiede in una struttura ad anello di 17 aminoacidi, formata da un ponte disolfuro intramolecolare dal quale si dipartono una terminazione amminica ed una coda carbossilica (assente solo nel CNP); la distruzione dell’anello mediante un taglio idrolitico comporta la perdita dell’attività biologica. 10 I peptidi natriuretici Figura 1: Struttura dei peptidi natriuretici 11 I peptidi natriuretici L’ANP è considerato il prototipo fra gli ormoni della famiglia dei peptidi natriuretici nell’uomo, la forma circolante che possiede attività biologica è costituita da 28 aminoacidi. La sua sequenza amminoacidica è altamente conservata fra le varie specie: nei mammiferi la variabilità della sequenza da una specie ad un’altra si limita al solo residuo in posizione 110, che nell’uomo, nel maiale, nel cane, nel bovino e nell’ovino è una metionina, mentre nel coniglio, nel ratto e nel topo è una isoleucina. L’ANP deriva da una grande molecola precursore, di 15 kD e 151 amminoacidi (uomo, cane, mucca) o di 152 amminoacidi (ratto e topo), chiamata prepro-ANP (Kangawa A. et. al.,1984; Nakayama K. et. al.,1984; Oikawa S. et. al.,1985; Zivin RA. et. al.,1984). Quest’ultima include, all’estremità amminica, una sequenza segnale idrofobica N-terminale, necessaria per la traslocazione del peptide nascente dal ribosoma al reticolo endoplasmatico ruvido, dove una endopeptidasi di membrana idrolizza il peptide segnale e forma il proANP di 126 aminoacidi (γANP o ANP1-126), che si trova principalmente contenuto nei granuli atriali. Durante l’accumulo nei granuli il pro-ANP, viene scisso (Michener ML., 1986, Levin ER. et. al.,1998; Ruskoaho H.,1992) nel frammento attivo COOH-terminale, di 3 kD e 28 amminoacidi (αh ANP1-28 o ANP99-126) ed in un frammento ammino terminale (pro ANP1-98). Da quest’ultimo frammento si formano, dopo la secrezione in circolo ad opera di serinproteasi transmembrana (atrioactivasi), chiamate corine, altri 12 I peptidi natriuretici tre fattori ad azione natriuretica, kaliuretica od ipotensiva (Vesely DL. et. al.,1994; Gower WR. et. al.,1994 ): 1) pro ANP1-30 o stimolatore di sodio ad azione duratura; 2) pro ANP31-67 o dilatore vasale; 3) pro ANP79-98 od ormone kaliuretico (Fig. 2). Se l’enzima processante è attivato nei granuli, deve esistere un meccanismo che ne garantisca l’attivazione solo al momento opportuno. È probabile che ad elevate concentrazioni di calcio ed elevata forza ionica la serin-proteasi sia inattiva, mentre in risposta all’adeguato stimolo fisiologico le condizioni intravescicolari (Ca++, forza ionica, pH) verrebbero alterate variando l’attività enzimatica, così da produrre l’ormone immediatamente prima o durante la fusione esocitotica dei granuli con la membrana plasmatici. Il processamento può subire delle modifiche in tessuti extracardiaci: nel cervello si ottengono i peptidi ANP102-126 ed ANP103-126, mentre il rene genera un’unica forma, detta urodilatina (proANP95-126), che promuove con modalità paracrina, l’escrezione tubulare del sodio (Drummer C. et al.,1996; Goetz KL., 1991). Le proprietà biologiche intrinseche dell’ANP si riscontrano anche nel BNP che pur mantnendo il distintivo modello ad anello di 17 amminoacidi, è il peptide meno conservato tra le specie quanto a lunghezza e sequenza amminoacidica (Davidson NC. et al., 1994). Esiste infatti una maggiore omologia tra l’ANP e il BNP intraspecifici, che non fra le molecole di BNP appartenenti a specie diverse. Il BNP fu inizialmente purificato da estratti cerebrali di suino e per tale motivo venne identificato come peptide natriuretico cerebrale (brain 13 I peptidi natriuretici natriuretic pepide) (Masashi M. et. al.,1991; Ruskoaho H.,1992; Levin ER. et. al.,1998; Stein BC. et al., 1998; Sagnella GA., 1998). Successivamente venne rilevato un aumento della sua concentrazione principalmente nel ventricolo cardiaco sinistro di pazienti e di animali da esperimento affetti da patologie cardiache come lo scompenso cardiaco cronico o nell’infarto miocardio; per questo venne ritenuto opportuno riferirsi al BNP come peptide natriuretico di tipo B piuttosto che peptide natriuretico cerebrale. Il BNP umano è sintetizzato a partire da un prepro-ormone di 134 aminoacidi (Sagnella GA., 1998), contenente una sequenza segnale di 26 amminoacidi, il proBNP, dalla cui eliminazione deriva un proormone di 108 amminoacidi (proBNP1-108) che viene racchiuso in granuli solo negli atri insieme alla proteina biologicamente attiva. Una seconda proteasi media la scissione del pro-BNP in due residui, un residuo amminoterminale costituito da 76 amminoacidi NT-proBNP, che sembra non possedere attività ormonale (Mair J. et al., 2001) e un residuo carbossiterminale di 32 amminoacidi dotato di attività biologica (Fig. 2). Il BNP è conservato in granuli a livello atriale assieme all’ANP, ma non nei ventricoli dove la sua produzione è regolata dallo stiramento della parete cardiaca. Sebbene originariamente isolato, come il CNP, da estratti cerebrali di maiale, il BNP è stato identificato come il normale prodotto del tessuto cardiaco e nonostante i primi studi avessero ipotizzato una sua produzione soprattutto nei miociti ventricolari, ora è ben noto che il BNP è prodotto e secreto sia a livello atriale che ventricolare. 14 I peptidi natriuretici Come l’ANP e il BNP, il DNP esercita un’azione vasodilatante, ma il suo ruolo e le sue funzioni sono stati fino ad oggi scarsamente determinati, sebbene si sia dimostrata l’immunoreattività del DNP a livello plasmatico (Schirger JA. et al., 1999; Best PJ. et al., 2002). Figura 2: Produzione e secrezione di ANP e BNP 15 I peptidi natriuretici L’urodilatina è un peptide carbossi-terminale di 32 amminoacidi derivante dal taglio alternativo, mediato da proteasi, del pro-ANP a livello dei tubuli renali (Schulz-Knappe P. et al., 1988), e può essere considerato come un peptide natriuretico di derivazione renale. Questo peptide fu inizialmente isolato in campioni umani di urina e vennero in seguito dimostrate sia la sua importanza nella regolazione dell’escrezione renale di sodio e acqua che i suoi effetti benefici nello scompenso cardiaco (Schulz-Knappe P. et al., 1988; Elsner D. et al., 1995). Limitate sono ancora le conoscenze riguardanti il peptide natriuretico di tipo C. Il CNP, analogamente all’ANP, presenta una sequenza amminoacidica altamente conservata nelle diverse specie. Il CNP, venne inizialmente isolato da cervello porcino nel 1990 (Sudoh T. et al., 1990) e sebbene venga considerato come neurotrasmettitore a livello del sistema nervoso centrale, ha un’ampia distribuzione che include l’endotelio vascolare, il miocardio e i tratti gastrointestinale e urogenitale, dove gioca un ruolo importante nel controllo del tono vascolare in associazione con i sistemi locali (Abassi Z. et al., 2004; Barr CS. et al., 1996; Scotland RS. et al., 2005). E’ stato infatti osservato che il CNP viene prodotto nelle cellule endoteliali dove è in grado di indurre vasorilassamento attraverso iperpolarizzazione delle cellule muscolari lisce (Barton M. et al., 1998), suggerendo che il CNP può rappresentare un fattore iperpolarizzante di origine endoteliale, EDHF (endothelium derived hyperpolarizing factor), ed avere azione paracrina, come altri mediatori vasorilassanti endoteliali quali il monossido di azoto (NO) e la prostaciclina. Studi recenti hanno inoltre dimostrato che nel letto vascolare coronarico il CNP può agire 16 I peptidi natriuretici come un EDHF, confermando il suo ruolo prioritario nella regolazione del tono vascolare e del flusso sanguigno (Chauhan SD. et al., 2003; Griffith TM., 2004). Alte concentrazioni di CNP sono state trovate nel sistema nervoso centrale di ratto, maiale e uomo e in minore quantità in altri distretti tessutali come l’intestino, il rene e il cuore (Komatsu JB. et al., 1991; Vollmar AM. et al., 1993). Inoltre nella circolazione periferica umana sono presenti quantità misurabili di CNP la cui origine è probabilmente endoteliale o cardiaca. Il CNP è un peptide costituito da 22 amminoacidi (peso molecolare di circa 2200) (Sudoh T. et al., 1990) e presenta omologie fisiologiche e strutturali con ANP e BNP, ma si differenzia per una più breve emivita circolatoria. Rispetto ai peptidi natriuretici ANP e BNP è altamente conservato tra le diverse specie (incluse uomo, roditori, rettili, pesci e specie primitive) (Barr CS. et al., 1996; Takei Y., 2001; Fowkes RC., 2000). L’attività biologica di tutti i peptidi natriuretici risiede nella struttura centrale ad anello di 17 amminoacidi, generata da un ponte disolfuro intramolecolare, che conferisce alla molecola la sua attività biologica (Schiller PW. et al., 1986; Furuya M.). Nell’uomo il gene del CNP è localizzato sul cromosoma 2 a differenza del BNP edell’ANP entrambi localizzati sul cromosoma 1. Il CNP umano è sintetizzato a partire da un prepro-ormone di 126 aminoacidi, chiamato prepro-CNP (Fig. 3), contenente una sequenza segnale dalla cui eliminazione, mediata da una peptidasi segnale, deriva un proormone (NTpro-CNP). Una successiva scissione del pro-CNP catalizzata dalla furina, una protein-convertasi ubiquitaria dell’Apparato del Golgi, porta alla formazione del CNP53 (Wu C. et al., 2003; Tawaragi 17 I peptidi natriuretici Y. et al., 1991). Questo peptide può essere secreto e/o processato, attraverso un meccanismo non ancora identificato, per ottenere la forma attiva del CNP, il CNP22. Il CNP53 ha un peso molecolare superiore al CNP22 e si ritrova prevalentemente nei tessuti, a differenza del CNP22 che si rileva maggiormente nel plasma e nel liquido cerebrospinale (Stingo AJ. et al., 1992; Togashi K. et al., 1992). Figura 3: Secrezione e produzione di CNP 18 I peptidi natriuretici 1.3 Secrezione dei peptidi natriuretici Contrariamente al CNP, l’ANP e il BNP rappresentano un duplice sistema di ormoni circolanti i cui livelli sono influenzati dalla secrezione cardiaca (De Bold A.J. et al. , 1996; Ruskoaho H. et al., 1997). Si possono distinguere due modalità di secrezione: la prima, detta regolatoria, viene modulata attraverso l’immagazzinamento del peptide in granuli ed il suo rilascio avviene in risposta ad un secondo messaggero, solitamente il calcio; la seconda, detta costitutiva, consente la rapida secrezione dell’ormone subito dopo la sua sintesi (Lingappa V.R., 1989; De Bold A.J. et al. , 1996; Ruskoaho H. et al., 1997). L’ANP è secreto prevalentemente dai cardiomiociti atriali, dove è conservato in granuli, in risposta allo stiramento locale della parete cardiaca, dovuto ad un aumento del volume intravascolare basali (Ruskoaho H.,1992). Una volta secreto l’ANP si comporta come un ormone e perfonde nel seno coronario e passa in circolo a raggiungere gli organi bersaglio dove esplica la sua azione. Numerosi stimoli, fisiologici e/o patologici, possono incrementare la secrezione dell’ormone, fra cui: la postura supina, gli stati di aumentata volemia, l’ipossia, l’ischemia del miocardio e l’aumento della frequenza cardiaca. È stata osservata una correlazione lineare positiva fra la secrezione di ANP e l’apporto dietetico di sodio, ma anche la temperatura ambientale interviene nel processo raddoppiando la secrezione per un aumento di 10°C. Svariati fattori neuroendocrini, come l’angiotensina II, le catecolamine, la vasopressina e l’endotelina-1, gli antagonisti α19 I peptidi natriuretici adrenergici, il monossido di azoto e le prostaglandine possono influenzare la produzione di ANP (Ruskoaho H., 1992; Espiner E.A., 1994; Ruskoaho H. et al., 1997). Il meccanismo di traduzione del segnale secretorio è mediato probabilmente dall’attivazione di proteine chinasi che aumentano i livelli intracellulari di calcio. Sia la distensione della parete atriale che i fattori chimici sopra citati stimolano la cascata del fosfatidil inositolo, promuovendo l’attivazione della protein-chinasi C e innalzando la concentrazione citoplasmatica di calcio. Anche il contenuto cellulare di cAMP svolge un ruolo importante nel rilascio ormonale in quanto attiva le protein-chinasi cAMP-dipendenti che, fosforilando determinate subunità del canale del calcio voltaggio dipendente, le converte dalla forma latente a quella responsabile dell’entrata di calcio. Perciò tutti gli antagonisti β-adrenergici, che attivano la via dell’adenilato ciclasi, agiscono sinergicamente con la distensione delle pareti atriali. Studi recenti hanno dimostrato che il CNP è prodotto prevalentemente dalle cellule dell’endotelio vascolare (Stingo AJ. et al., 1992; Totsune K. et al., 1994; Mattingly MT. et al., 1994) in associazione ad altre sostanze come l’endotelina (ET-1), l’ adrenomedullina (AM), il monossido di azoto (NO) e le prostacicline (PGI2) e che tal peptide gioca un ruolo importante nel modulare la funzionalità piastrinica, la contrazione della contrazione della muscolatura liscia (Zhihong Y. et al., 2002), la proliferazione e la migrazione cellulare. Molti fattori regolano la trascrizione del CNP, tra questi numerose citochine come il transforming growth factor (TGF), il tumor necrosis 20 I peptidi natriuretici factor (TNF), l’interleuchina-1 (IL-1) e il fibroblast growth factor (FGF) (Suga S. et al., 1992; 1993). Il rilascio di CNP in risposta allo stimolo di queste citochine suggerisce un possibile interscambio tra produzione di citochine macrofagiche e tessuto vascolare e ciò può indicare un ruolo importante del CNP in numerose patologie (Mantovani A. et al., 1992; Ross R., 1991). Inoltre, mentre l’endotelina-1 e l’angiotensina II hanno scarsi effetti sulla secrezione basale del CNP, l’ANP e il BNP stimolano fortemente la produzione e la secrezione di CNP attraverso la guanilato-ciclasi (GC) espressa dalle cellule endoteliali e in particolare la stimolazione promossa dal BNP risulta 20 volte maggiore di quella attuata dall’ANP (Nazario B. et al., 1995). I livelli plasmatici di CNP alterati sono stati identificati in numerose condizioni patologiche, come l’ipossia e lo scompenso renale cronico. 1.4 Struttura genica ed espressione tessutale Nell’uomo il gene per l’ANP è localizzato sul braccio corto del cromosoma 1 (banda 36) ed è organizzato, come in tutte le specie di mammiferi, in tre esoni separati da due introni. Il primo esone codifica la regione 5’non tradotta, la sequenza leader ed i primi 16-20 amminoacidi. del pre-pro-ormone, mentre il secondo esone codifica il resto della molecola eccetto la tirosina terminale (uomo, cane) o il tripeptide terminale tiroxina-arginina-arginina (ratto, topo, coniglio e mucca), che sono invece codificati dall’ultimo esone insieme ad una regione 3’ non tradotta. 21 I peptidi natriuretici Il gene per l’ANP porta elementi caratteristici dei geni eucariotici (Rosenzweig A.et al.,1991) che comprendono: 1) una TATAA box 30pb a monte del sito di inizio della trascrizione; 2) sequenze GT-AC di splicing; 3) segnali di poliadenilazione. I geni per il BNP ed il CNP hanno la stessa organizzazione strutturale già messa in evidenza per l’ANP, ma gli mRNA di questi due peptidi possiedono, nella regione non tradotta, una serie di ripetizioni di una sequenza conservata (AUUUA) destabilizzante che sembra accelerare il turn-over del messaggero riducendone il tempo di emivita (Masayasu K., 1990; Yandle T.G.,1994). L’espressone dell’ANP è massima negli atri, in particolare in quello destro, mentre nei ventricoli l’espressione è generalmente bassa, ma tende a salire notevolmente in condizioni patologiche come lo scompenso cardiaco (Ruskoaho H., 1992). Trascritti di ANP sono presenti anche in tessuti extracardiaci fra cui: il sistema nervoso (bordo antero-laterale del terzo ventricolo, corteccia cerebrale, ipotalamo, e gangli del sistema nervoso autonomo), il lobo anteriore dell’ipofisi, i polmoni, gli occhi, il timo,il tratto gastroenterico, il rene, la midollare surrenale ed il tessuto vascolare (Gardner DG. et al., 1986; Gutkowska J. et al., 1989). Analogamente all’ANP, il gene per il BNP è espresso massivamente nel cuore, sebbene ad un ritmo inferiore rispetto all’ANP (Davidson NC. et al., 1994). La produzione di BNP sembra influenzata soprattutto dalla distensione delle pareti ventricolari ed aumenta bruscamente in casi di insufficienza cardiaca acuta e cronica, in funzione della gravità della 22 I peptidi natriuretici malattia (Davidson NC. et al., 1994; Nicholls MG., 1995; De Bold AJ. et al., 1996; Ruskoaho H. et al., 1997). La sintesi extra-cardiaca è stata riscontrata nei tessuti midollare e surrenale bovino, cerebrale di maiale, cerebrale ed amniotico umano, surrenale e renale di ratto (Espiner EA. et al., 1995). Come l’ANP anche il BNP umano è localizzato sul cromosoma 1. I trascritti di CNP sono presenti prevalentemente nel tessuto nervoso, soprattutto nel cervelletto e nel midollo spinale, e in misura minore nel tessuto cardiaco (Davidson NC et al., 1994). mRNA codificanti per il CNP sono stati ritrovati anche nell’endotelio vascolare a sostegno di un probabile ruolo paracrino nella regolazione del tono e della crescita cellulare vasale (Davidson NC., 1996; Komatsu Y. et al., 1992; Porter JD. et al., 1992), dovute alle sue azioni inibitorie sulla vasocostrizione e la mitogenesi (Suga S. et al., 1992; Komatsu Y. et al., 1996). Numerosi studi riportano inoltre che la sintesi del CNP a livello cardiaco e polmonare non cambi ne si riduca durante l’ipossia, mentre aumentano i livelli circolanti del peptide. Recenti studi hanno basato le loro indagini sul ruolo patofisiologico del CNP nello scompenso cardiaco al fine di valutare se in questa condizione patologica la sua produzione è alterata come avviene per l’ANP e il BNP. Inoltre è stato indicato che il CNP può avere effetti antitrombotici e antinfiammatori, i quali contribuiscono al suo potente effetto inibitorio sulla formazione neointimale (Qian JY. et al., 2002). 23 I peptidi natriuretici 1.5 Recettori e metabolismo Gli effetti biologici dei peptidi natriuretici sono mediati dal legame ad alta affinità con i loro recettori di membrana specifici situati nella maggior parte dei tessuti di mammifero (Maack T., 1992), inclusi il cuore, l’aorta, la corteccia surrenale, i glomeruli renali, i dotti collettori della surrenale midollare (Kahana L. et al.,1995), i polmoni, il cervello, le piastrine, il timo, la milza e la placenta. Il numero di recettori varia con il tipo cellulare: le fibrocellule lisce della muscolatura vasale sembrano possederne il maggior numero (fino a 500000 per cellula), seguite dai fibroblasti polmonari (circa 80000 per cellula), dalle cellule della corticale surrenale (circa 50000 per cellula), dalle cellule dell’endotelio dell’aorta (circa 14000 per cellula) ed infine dalle cellule mesangiali renali (Ballerman BJ. et al., 1985; Leitman DC., 1988; Schenk DB., 1985). Come avviene per la maggior parte degli ormoni, il numero di recettori per i peptidi natriuretici è inversamente proporzionale alla concentrazione plasmatica ormonale (Ballerman BJ. et al., 1985; Gauquelin GR. et al., 1988). Studi effettuati con tecniche di clonaggio molecolare hanno identificato in organi bersaglio almeno tre diversi recettori specifici per i peptidi natriuretici (NPRs): NPR-A, NPR-B, NPR-C (Maack T., 1992, Jamieson RL. et al., 1992 ; Koller KJ. et al., 1992; Ruskoaho H. 1992; Espiner EA., 1995; Lin X. et al., 1995), anche conosciuti come GC-A, GC-B, e recettori di clearance o come NPR-1, NPR-2 e NPR-3 rispettivamente (Fig. 4). 24 I peptidi natriuretici Figura 4: Recettori dei peptidi natriuretici 25 I peptidi natriuretici Il recettore NPR-A (natriuretic peptide receptor A/guanylate cyclase A) è specifico per l’ANP e BNP, mentre l’NPR-B (natriuretic peptide receptor B/guanylate cyclase B) mostra affinità di legame tre volte maggiore con il CNP rispetto agli altri due peptidi (Suga S. et al.,1993; Koller KJ. et al., 1991), l’NPR-A e l’NPR-B possiedono attività guanilato-ciclasica e determinano l’accumulo intracellulare di cGMP. Il terzo recettore, NPR-C, presenta elevata affinità di legame per tutti e tre i peptidi natriuretici, è il più abbondante ed ampiamente distribuito nei tessuti, ma non risulta in grado di formare cGMP. L’NPR-C agisce come recettore di clearance poiché rimuove i peptidi natriuretici dal circolo (Maack T. et al., 1993; Ruskoaho H., 1992; Espiner EA., 1995); i infatti il ruolo primario dell’NPR-C è quello di modulare la disponibilità di questi effettori in circolo attraverso il legame e la rimozione degli stessi dalla circolazione periferica. I livelli plasmatici e tessutali degli ormoni natriuretici sono il risultato del bilancio fra produzione e secrezione, da un lato, ed estrazione d’organo dall’altro. Nell’uomo le velocità di scomparsa dal plasma (t1/2) dei peptidi natriuretici sono diverse. Infatti, poiché l’NPR-C ha una bassa affinità per il BNP, il tempo di emivita di quest’ultimo (circa 21 minuti) risulta 6-7 volte superiore rispetto a quello dell’ANP e del CNP, che mostrano maggiore affinità per il recettore di clearance. La rimozione del peptide da parte dell’NPR-C prevede diversi passaggi, come l’internalizzazione del complesso recettore-ormone, l’idrolisi lisosomiale dell’ormone e il recupero del recettore, che viene condotto dal 26 I peptidi natriuretici citoplasma alla membrana dove si rende disponibile per un nuovo ciclo di attività Oltre alla clearance mediata dall’NPR-C, la disponibilità dei peptidi natriuretici è regolata da un’endopeptidasi neutra, ectoenzima di membrana appartenente alle zinco-metallopeptidasi, detta E.C.24.11 (encefalinasi o atriopeptidasi) ampiamente distribuita nella muscolatura vascolare e in molti tessuti, inclusi l'endotelio e le fibrocellule liscie vascolari, i tubuli renali e le cellule del sangue (PMN) (Llorens-Cortes C., 1992; Nortier J. et al., 1995; Yandle TG., 1994), e capace di degradare numerosi peptidi differenti. Sebbene la sua esatta localizzazione rispetto ai recettori dei peptidi natriuretici risulti poco conosciuta, è possibile che l’endopeptidasi si trovi giustapposta all’NPR-A sulla membrana cellulare (Okamoto A. et al.,1994). Il sito iniziale di azione dell'E.C.24.11. sull'ANP é rappresentato dal legame Cys105-Phe106 che viene scisso, portando all'apertura dell'anello con successiva inattivazione ormonale. L’endopeptidasi neutra mostra un’elevata capacità di idrolisi del CNP rispetto ad ANP e BNP, questo suggerisce un ruolo importante dell’enzima nella regolazione della disponibilità in circolo del CNP rispetto al suo legame con il recettore di clearance (Kenny A. et al., 1993; Brandt RR. et al., 1997). Per quanto concerne l’attività dell’NPR-C sono emerse, accanto a quella principale di clearance dei peptidi natriuretici dalla circolazione, evidenze di svariate altre azioni biologiche, che potrebbero essere mediate dal recettore C attraverso meccanismi trasduzionali diversi, fra cui l’inibizione 27 I peptidi natriuretici dell’adenilato ciclasi e l’attivazione della fosfolipasi C (Levin E.R., 1993; Madhu B. et al., 1993; Savoie P. et al., 1995). Il gene umano dell’NPR-A (NPR-1) ha una sequenza approssimativa di16 kb contenente 22 esoni e 22 sequenze introniche ed è localizzato sul cromosoma 1q21-22 (Lowe DG. et al., 1989). Il relativo mRNA ha una sequenza di 3.805 pb e codifica per una proteina di 1,061 pb. Il gene dell’ NPR-B (NPR-2) è localizzato sul cromosoma 9p21-12 (Rehemudula D. et al., 1999), ha una sequenza di 17.303 pb (16,5 kb), contenente 22 esoni. Il gene codificante per l’NPR-C, denominato NPR-3, è localizzato sul cromosoma 5p14-13 e ha una sequenza di 74.698 pb (contenente 8 esoni), il relativo mRNA ha una sequenza di 1.753 pb e codifica per una proteina di 540 amminoacidi. NPR-A e NPR-B sono due proteine monomeriche di 1030 amminoacidi. e 115 kD con un dominio transmembrana di 21 amminoacidi. La porzione amminoterminale, extracellulare, di 441 amminoacidi, costituisce il sito che lega gli ormoni; per questa attività sembrano importanti gli amminoacidi: Leu364 dell’NPR-A e Glu332 dell’NPR-B. La porzione citoplasmatica possiede, in prossimità della membrana, un dominio con attività chinasica ed, all’estremità carbossilica, un dominio intracellulare con attività guanilato-ciclasica. Un’altra regione importante del recettore, è il dominio chinasico che inibisce normalmente la guanilato ciclasi. Il legame del peptide natriuretico col suo recettore specifico, NPR-A o NPR-B, (Fig. 6) promuove il rilascio di una guanilato ciclasi dal dominio chinasico e la conseguente conversione in guanosin monofosfato ciclico 28 I peptidi natriuretici della guanosina trifosfato (GTP → cGMP) (Suga S. et al., 1992; Chinkers M. et al., 1989), la quale agisce come secondo messaggero mediando gli effetti biologici dei peptidi natriuretici. Studi sui recettori A e B (Chinkers M., 1989; Duda T. e al., 1995; Koller KJ. et al., 1992) fanno supporre che il dominio chinasico svolga un importante ruolo nella trasduzione del segnale e che l'ATP sia essenziale per potenziare l'attività guanilato-ciclasica. Infatti, recettori mutanti con una delezione della regione chinasica, producono cGMP costitutivamente in assenza di ATP ed indipendentemente dal legame dell'ormone al sito extracellulare. Stando a questi dati si potrebbe concludere che il dominio chinasico agisca come possibile regolatore negativo dell'attività ciclasica e che il legame dell'ormone rimuova l'inibizione. Nell’uomo il recettore per il CNP, l’NPR-B, è stato rilevato nella muscolatura vascolare liscia in stretto contatto con il sito di produzione endoteliale del CNP (Komatsu Y. et al., 1992). La localizzazione del CNP e dei suoi recettori in questi siti suggerisce il coinvolgimento del peptide nella regolazione della fisiologia cardiaca e renale; inoltre la presenza dell’NPR-B a livello cardiaco indica che il CNP può avere importanti azioni cardiache locali (Nunez DJR. et al., 1992; Wei CM. et al., 1993). Studi sui recettori A e B fanno supporre che il dominio chinasico svolga un’importante ruolo nella traduzione del segnale e che l’ATP sia essenziale per potenziare l’attività guanilato-ciclasica. Infatti recettori mutanti con una delezione della regione chinasica, producono cGMP costitutivamente in assenza di ATP ed indipendentemente dal legame dell’ormone al sito extracellulare. Stando a questi dati si potrebbe 29 I peptidi natriuretici concludere che il dominio chinasico agisca come possibile regolatore negativo dell’attività ciclasica e che il legame dell’ormone rimuova l’inibizione. Il recettore di clearance NPR-C, è un dimero costituito da due subunità legate fra loro da due ponti di solfuro. La porzione extracellulare di 496 amminoacidi. lega l’ormone e presenta una certa omologia con i recettori NPR-A e NPR-B (30%), mentre la porzione citoplasmatica, priva dell’attività chinasica e guanilato-ciclasica, è composta da soli 37 amminoacidi. Si ritiene che la caratteristica strutturale responsabile della discriminazione del sito recettoriale sia una sequenza di 7 amminoacidi. (Gly108-Gly114) o di 5 amminoacidi. (Arg109-Ile113), contenuta nell’anello centrale degli ormoni. Sebbene molti degli effetti biologici del CNP siano attribuiti all’attivazione dell’NPR-B, vi sono numerose evidenze che il recettore di clearance, quando stimolato dal CNP, possa esercitare i suoi effetti in maniera Gi dipendente (Maack T. et al., 1987). È stato dimostrato che l’NPR-C agisce non soltanto come recettore di clearance, ma che la sua azione sia anche legata all’iperpolarizzazione della muscolatura vascolare liscia indotta dal CNP (Chauhan SD. et al., 2003). Il coinvolgimento dell’NPR-C nella regolazione del tono vascolare sembra essere prevalente a livello delle arteriole (Chauhan SD. et al., 2003; Steinmetz M. et al., 2004). Questo è in accordo con l’identificazione del CNP come EDHF, il mediatore endoteliale che esplica il vasorilassamento attraverso una caratteristica iperpolarizzazione delle cellule muscolari lisce (Ahluwalia A. et al., 2005). Inoltre è stata evidenziata la possibilità 30 I peptidi natriuretici che molte altre azioni biologiche siano mediate dal recettore C attraverso meccanismi trasduzionali diversi, fra cui l’inibizione dell’adenilato ciclasi e l’attivazione della fosfolipasi C (Levin ER. et al., 1993). La localizzazione dei recettori a livello tissutale è stata ampiamente studiata sia nei primati che nell’uomo usando la tecnica dell’ibridazione in situ: l’NPR-A è altamente espresso a livello di reni, porzione terminale dell’ileo, polmoni e aorta; l’NPR-B è stato identificato prevalentemente nel cervello ma anche a livello della ghiandola surrenale, dei polmoni e di utero e ovaie. 1.6 Degradazione dei peptidi natriuretici I livelli plasmatici e tessutali degli ormoni natriuretici sono il risultato del bilancio fra produzione e secrezione, da un lato, ed estrazione d’organo dall’altro. Nell’uomo il tasso di clearance metabolica (MCR) per i tre peptidi natriuretici è simile (circa 2-4 l/min), mentre differiscono le velocità di scomparsa dal plasma (t1/2). Infatti, poiché l’NPR-C ha una bassa affinità per il BNP, il tempo di emivita di quest’ultimo (circa 21 minuti) (Holmes SJ. et al., 1993) risulta 6-7 volte superiore rispetto a quello dell’ANP (Yandle T.G. et al., 1986) e del CNP, che mostrano maggiore affinità per il recettore di clearance. La rimozione da parte dell’NPR-C prevede diversi passaggi, come l’internalizzazione del complesso recettore-ormone, l’idrolisi lisosomiale dell’ormone e il recupero del recettore, che viene condotto dal citoplasma alla membrana dove si rende disponibile per un nuovo ciclo di attività (Morel GS. et al., 1988). 31 I peptidi natriuretici 1.7 Azioni biologiche dei peptidi natriuretici È importante notare che i recettori specifici per i peptidi natriuretici sono stati trovati nella maggior parte dei tessuti di mammifero, sebbene in differenti concentrazioni, e ciò suggerisce che tali peptidi giocano un ruolo biologico importante in questi distretti. Molti degli effetti biologici dei peptidi natriuretici sembrano essere dovuti alla loro azione autocrina/paracrina piuttosto che a quella ormonale. Gli ormoni natriuretici cardiaci esercitano potenti effetti fisiologici sul sistema cardiovascolare, sulla regolazione dei liquidi corporei, sul mantenimento dell’omeostasi elettrolitica (McGrath MF. et al., 2005; Clerico A. et al., 2004; 2002; De Lemons JA. et al., 2003; Ruskoaho H., 2003). Inoltre essi esercitano un’azione natriuretica, diuretica, vasodilatante e di inibizione della contrazione dei miociti ventricolari (Zang Q. et al., 2005) oltre che un’azione antiipertrofica, di rimodellamento (Nagaya N. et al., 1998; Hayashi M. et al., 2001; Hardt SE., 2004) e antinfiammatoria sui cardiomiociti e sulle cellule muscolari lisce. Esercitano anche un effetto protettivo sulla funzione endoteliale promuovendo la diminuzione dello “shear stress”, la modulazione della cascata coagulativa e della fibrinolisi e l’inibizione dell’attivazione piastrinica. I peptidi possono inibire i processi di rimodellamento vascolare, come avviene, ad esempio, nella ristenosi coronarica postangioplastica (Ma KK. et al., 2004; Chen HH. et al., 1998; QianJY. et al., 2002; Nakanishi M. et al., 2005). Mostrano, altresì, un azione inibitoria del sistema neuroormonale e immunitario, ma anche di numerosi fattori di 32 I peptidi natriuretici crescita (McGrath MF. et al., 2005; Clerico A. et al., 2004; 2002; DeLemons JA. et al., 2003; Ruskoaho H. 2003; Ventura RR. et al., 2002; Vatta MS. et al., 1996; Kapoun AM. et al., 2004; Vollmar AM., 2005): è stato recentemente dimostrato che il ruolo centrale dei peptidi natriuretici (soprattutto dell’ANP) risiede nella modulazione della risposta immunitaria (Kapoun AM. et al., 2004). I primi studi sul loro coinvolgimento a livello del sistema immunitario si basavano sulla presenza dei recettori biologici specifici dei peptidi che sono espressi in numerosi organi immunitari; successivamente nuove ricerche indicarono che il sistema dei peptidi natriuretici, presente nelle cellule immunitarie, dipendeva da specifici meccanismi regolatori. In particolare l’ANP promuove l’aumento dell’attività fagocitaria e induce la risposta immunitaria innata attraverso la regolazione dell’attività dei macrofagi a vari stadi dell’infiammazione. L’ANP inoltre riduce la produzione di mediatori pro-infiammatori attraverso l’inibizione della ossido-nitrico sintasi (iNOS) e della cicloossigenasi-2 (COX2) e inibisce la sintesi del tumor necrosis factor (TNF)-α. Il peptide atriale limita la permeabilità endoteliale e l’adesione delle molecole infiammatorie mediate dal TNF-α indotto. L’ANP influisce sulla timopoiesi e sulla maturazione dei linfociti T, agendo sulla maturazione delle cellule dendritiche e sulle risposte immunitarie mediate dai linfociti T helper (TH) 1 e 2 (Vollmar AM., 2005). I sopraindicati effetti sul sistema cardiovascolare, sul bilancio corporeo di liquidi, sul mantenimento dell’omeostasi elettrolitica possono essere spiegati, almeno in parte, attraverso il meccanismo di inibizione dei 33 I peptidi natriuretici sistemi di controllo, quali: diminuzione dell’attività del simpatico e delle catecolamine, incremento dell’attività parasimpatica, inibizione del rilascio e/o dell’azione di aldosterone, renina, angiotensina II e vasopressina; inibizione del sistema dell’endotelina, delle citochine e dei fattori di crescita (Ventura RR. et al., 2002; Vatta MS. et al., 1996;1997; Tsukagoshi H. et al., 2001; Kapoun AM. et al. 2004; Vollmar AM., 2005). L’azione endocrina, mostrata dall’ANP e BNP plasmatici, può essere migliorata dall’azione paracrina dei peptidi natriuretici prodotti localmente. Invece le cellule endoteliali sintetizzano il CNP, il quale mostra un effetto paracrino nello spessore della parete vascolare in associazione con i sistemi locali (Woodard GE. et al., 2002; Chen HH. et al., 1998; Qian JY. et al., 2002; Morishige K. et al., 2000); inoltre le cellule dei tubuli renali producono l’urodilatina, ormone appartenente alla famiglia dei peptidi natriuretici, dotata di una forte azione diuretica e natriuretica (Vesely DL. et al., 2003) (Fig. 5). Figura 5: Principali effetti dei peptidi natriuretici sul sistema cardiovascolare 34 I peptidi natriuretici Geni codificanti per i peptidi natriuretici sono anche espressi a livello del sistema nervoso, dove agiscono come neurotrasmettitori e/o neuromodulatori (Vatta MS. et al., 1996;1997; Vesely DL. et al., 2003; Imura H. et al., 1992). In particolare, è stato dimostrato che nell’uomo l’ANP somministrato per via nasale agisce come inibitore nervoso centrale del sistema adrenergico-ipotalamo-ghiandola pituitaria (Perras B. et al., 2004); in fine la co-espressione dei peptidi natriuretici e dei recettori specifici è stata osservata nelle cellule timiche e nei macrofagi di ratti (Vollmar AM. et al., 1995;1995), suggerendo che i peptidi possono avere, nei mammiferi, funzioni immunomodulatorie ed anti-infiammatorie (Vollmar AM. et al., 2001). Un ultimo studio dettagliato (Waschek JA., 2004) ha messo in luce un possibile ruolo per i peptidi natriuretici nello sviluppo di sistemi importanti, come lo scheletro, il cervello e i vasi, ma anche nella regolazione della proliferazione, sopravvivenza e crescita dei neuriti, osservata in culture di cellule neuronali e/o gliali (Kiefer F. et al., 2004). Numerosi studi hanno dimostrato che i peptidi natriuretici stimolano la sintesi e il rilascio di testosterone in maniera dose-dipendente, in cellule di Leydig normali isolate e purificate (Bex F. et al., 1985; Pandey KN., 2005). È stato suggerito che questo effetto sulle cellule normali di Leydig non coinvolge i classici meccanismi di regolazione dell’attività steroidogenica mediati dal cAMP (Pandey KN., 2005). L’aumentata produzione di testosterone stimolata da ANP, BNP è comparabile a quella mediata dalle gonadotropine, a differenza del CNP, che risulta essere un debole 35 I peptidi natriuretici stimolatore della produzione di testosterone nelle cellule di Leydig (da parte delle cellule di Leydig). Inoltre nelle cellule testicolari, è notevolmente espresso il recettore NPR-A, specifico per l’ANP (Pandey KN., 2005): queste osservazioni suggeriscono un’azione autocrina/paracrina a livello dei testicoli. La presenza di ANP e del suo recettore specifico è stata anche rilevata nelle cellule ovariche, questa prova sostiene il fatto che i peptidi natriuretici sono presenti, e probabilmente sintetizzati, nelle cellule ovariche di differenti specie di mammiferi, ma anche che giocano un ruolo fisiologico importante nella sintesi e secrezione di estradiolo da parte delle gonadi femminili (Pandey KN., 2005; Vollmer AM. et al., 1988; Ivanova MD. et al., 2003). Comunque sono necessari ulteriori studi per chiarire completamente l’azione dei peptidi natriuretici nella regolazione della funzione delle gonadi e anche valutare l’inter-relazione tra la funzione endocrina del cuore e delle gonadi nell’uomo. È stato ormai fermamente dimostrato il coinvolgimento dei peptidi natriuretici come molecole attive nel controllo dei sistemi nervoso, endocrino ed immunitario; secondo questi studi il cuore non può essere considerato soltanto come un automa passivo regolato da stimoli nervosi endocrini o emodinamici. Quindi i peptidi natriuretici, in associazione con altri fattori neuroormonali, regolano l’emodinamica cardiovascolare, l’omeostasi di fluidi ed elettroliti corporei e, probabilmente modulano la risposta infiammatoria in diversi distretti, incluso il sistema cardiovascolare. Queste ipotesi indicano che sono presenti due sistemi antagonisti per la regolazione della fisiologia corporea: un sistema svolge azioni sodio 36 I peptidi natriuretici ritentive, vasocostrittive, trombofiliche, pro-infiammatorie e ipetrofiche, mentre il secondo promuove la natriuresi e la vasodilatazione, ma inibisce la trombosi, l’infiammazione e l’ipertrofia. I peptidi natriuretici sono i principali effettori di quest’ultimo sistema ed interagiscono con diverse citochine vasoattive, come l’monossido di azoto, alcune prostaglandine e altri peptidi vasodilatatori (ad esempio le bradichinine) (Chatterjee PK. et al., 1999; Ruskoaho H. et al., 1997; Booz GW., 2005). In condizioni normali gli effetti di questi due sistemi sono bilanciati da meccanismi di feed-back in grado di regolare la funzione cardiaca e la pressione sanguigna in risposta a stimoli sia endogeni che esogeni. Tutte queste considerazioni riguardanti i peptidi natriuretici, suggeriscono che vi è un continuo ed intenso scambio di informazioni tra il sistema cardiovascolare, il sistema nervoso, il sistema immunitario e gli altri organi corporei, inclusi reni, ghiandole endocrine, fegato, tessuto adiposo e cellule immuno-competenti (Fig. 6). Dal punto di vista fisiopatologico, lo stretto legame tra il sistema dei peptidi natriuretici e il sistema contro-regolatorio può essere spiegato dall’aumento dei livelli circolanti di tali peptidi in patologie che non coinvolgono l’apparato cardiaco, infatti è stato osservato l’incremento o la diminuzione dei livelli di BNP nelle malattie respiratorie acute o croniche (Kruger S. et al., 2004; Kucher N. et al., 2003; Ando T. et al., 1996; Leuchte HH. et al., 2004), in diverse patologie metaboliche e del sistema endocrino (Khono M. et al., 1993; Parlapiano C. et al., 1998; Schultz M. et al., 2004; Fujio N. et al., 1989; Straub RH. et al., 1996; Bhalla MA. et al., 2004), nella cirrosi epatica (Henriksen JH. et al., 2003), nello scompenso 37 I peptidi natriuretici Figura 6: Il sistema neuro-endocrino: l'intima correlazione tra sistema dei peptidi natriuretici altri organi e sistemi di regolazione 38 I peptidi natriuretici renale (Ogawa Y. et al., 1994, Henriksen JH. et al., 2003), nello shock anafilattico, nelle malattie infiammatorie croniche (McCullough PA. et al., 2004; Castillo JR. et al., 2004; Palladini G. et al., 2003 ), nelle emorragie subaracnoidee (McGirt MJ. et al., 2004; Fukui S. et al., 2004) e in diverse sindromi paraneoplastiche (Mimura y. et al., 1996; Johson BE. et al., 1997). È stato riportato, in aggiunta, un aumento delle concentrazioni plasmatiche dei peptidi natriuretici in caso di danni al miocardio, legati al rilascio di costituenti sarcoplasmatici nei liquidi extracellulari e dovuti, ad esempio, ad agenti cardiotossici (Hayakawa H. et al., 2001; Suzuki T. et al., 1998; Okumura H. et al., 2000) o a necrosi ischemiche (Mukoyama M. et al., 1991; Morita E. et al., 1993). Inoltre, la correlazione tra i peptidi natriuretici e le citochine proinfiammatorie suggerisce che questi ormoni cardiaci giocano un ruolo importante nei meccanismi responsabili dell’adattamento cardiovascolare e del rimodellamento in risposta a vari stimoli fisiopatologici (Tenhunen O. et al., 2005; Walther T. et al., 2003; Glembotski CC. et al., 1993; Mukoyama M. et al., 1991). Elevati livelli di BNP in patologie extra-cardiache, rivelano una risposta cardiaca endocrina allo “stress cardiovascolare”. In effetti, recenti studi hanno riportato che le concentrazioni plasmatiche di BNP rappresentano un fattore di rischio indipendente di mortalità nell’embolia polmonare (Kruger S. et al., 2004; Kucher N. et al., 2003), nell’ipertensione (Nagaya N. et al., 1998), nello scompenso renale (Clerico A. et al., 2004; Vesely DL., 2003; Henriksen JH. et al., 2003), nello shock anafilattico (McCullough PA. et al., 2004), nell’amiloidosi (Palladini G. et al., 2003) e nel diabete mellito (Bhalla MA. et al., 2004). 39 I peptidi natriuretici In base a queste ipotesi, il dosaggio del BNP può essere considerato come un marker di stress cardiaco. La funzione endocrina dell’ANP e del BNP è potenziata, a livello periferico, dall’azione paracrina del CNP (nel tessuto vascolare) e dell’urodilatina (nel tessuto renale). Infine, numerosi studi sperimentali condotti su topi knock-out suggeriscono un distinto ruolo patofisiologico per il BNP rispetto all’ANP (LaPointe MC., 2005). I topi knock-out per il BNP non presentano differenze rispetto ai controlli nella pressione sanguigna, nel volume urinario e nell’escrezione urinaria di elettroliti, mentre mostrano una più estesa fibrosi ventricolare accompagnata da un aumento dell’espressione dell’mRNA codificante per TGF (transforming growth factor)-β3e per il collagene. Questi dati suggeriscono che il BNP può funzionare sia come inbitore autocrino/paracrino della crescita cellulare nel cuore, mentre l’ANP può essere considerato come un tradizionale ormone circolante con marcati effetti diuretici, natriuretici e antiipertensivi. Infatti l’ANP, agendo sul sistema cardiovascolare, determina ipotensione, vasodilatazione, aumento della permeabilità capillare, rimodellamento vasale ed inibizione della mitogenesi (Morishita R. et al., 1994). Per quanto riguarda il CNP, sin dalla sua scoperta nel cervello porcino, è stato identificato, come anche il suo recettore specifico NPR-B, in diverse porzioni dei tessuti umani come il sistema nervoso centrale, i tubuli renali e l’endotelio. L’osservazione che il CNP si ritrova in colture di cellule endoteliali umane è di notevole importanza poiché il recettore NPR-B è presente in elevate concentrazioni sulla membrana delle cellule muscolari 40 I peptidi natriuretici vascolari lisce adiacenti (Komatsu Y. et al., 1992), ed inoltre suggerisce l’ipotesi che il CNP possa avere un effetto paracrino nello spessore della parete vascolare (Nunez DJR. et al., 1992; Wei CM. et al., 1993) Sebbene molti degli effetti biologici del CNP siano attribuiti all’attivazione dell’NPR-B, esistono numerose evidenze che la clearance del recettore NPR-C, quando stimolato dal CNP, possa esercitare effetti in maniera Gi-dipendenti (Maack T. et al., 1987). Il coinvolgimento dell’ NPR-C nella regolazione del tono vascolare appare prevalente nelle arterie a bassa resistenza (arteriole) (Chauhan SD. et al., 2003; Steinmetz M. et al., 2004). Esistono numerosi studi che dimostrano sia l’importanza del sistema di traduzione CNP/NPR-C nella regolazione della circolazione periferica che dell’azione del CNP analoga all’EDHF. Da questi dati si evince che il CNP è un importante mediatore della circolazione coronarica e che i suoi effetti possono essere mediati principalmente dal recettore NPR-C (Scotland RS. et al., 2005). La presenza del recettore NPR-B nel cuore umano, suggerisce che il CNP possa avere un importante azione locale. Inoltre numerosi studi riportano che la sintesi del CNP nel cuore e nel polmone diminuisce durante l’ipossia mentre aumenta in circolo, e ciò suggerisce un ruolo fondamentale del peptide nella modulazione del tono vascolare polmonare in associazione con l’ANP (Klinger JR. et al., 1998; Mitani Y. et al., 2000). È stato indicato che il CNP può avere effetti antitrombotici e antinfiammatori, che possono contribuire al suo potente effetto inibitorio sulla formazione della neointima (Qian JY. et al., 2003). L’espressione locale del CNP nelle arterie danneggiate aumenta 41 I peptidi natriuretici l’espressione genica dell’iNOS e la produzione di NO riducendo l’infiammazione e gli effetti indotti dallo shear stress. 42 Lo scompenso cardiaco 2 LO SCOMPENSO CARDIACO Capitolo Lo scompenso cardiaco (SC) è la malattia cardiovascolare con più elevato impatto epidemiologico (Schocken DD., 1992) e costo socio sanitario, associata ad una prognosi infausta che solo recenti progressi terapeutici stanno migliorando sensibilmente. Le acquisizioni fisiopatologiche dell’ultimo decennio hanno fatto emergere come il quadro clinico, la risposta alla terapia e la prognosi dipendano non soltanto dal tipo ed entità del danno cardiaco primitivo, ma anche dal coinvolgimento di altri organi e apparati (in particolare circolo sistemico e polmonare, rene, fegato e apparato locomotore) tanto da indurre a pensare allo scompenso cardiaco come a una malattia “multiorgano”; ed ancora, dal livello di attivazione di una serie di sistemi neuroormonali e paracrini, tanto da poter definire il SC come una “malattia dei sistemi di regolazione”. Oggigiorno esistono molte definizioni di scompenso cardiaco, la definizione che viene considerata come più appropriata è quella data da Braunwald nel suo trattato: "Lo scompenso cardiaco si verifica quando un'anomalia della funzione cardiaca fa si che il cuore non sia in grado di pompare sangue in quantità sufficiente per soddisfare i bisogni metabolici dell'organismo o possa farlo solo a spese di un aumento della pressione di riempimento. L’incapacità del cuore a soddisfare i fabbisogni tessutali può essere dovuta a riempimento inefficace e insufficiente e\o ad una anomala contrazione e successivo svuotamento" (Braunwald E., 1997). Frequentemente l'insufficienza cardiaca è determinata da un difetto di contrazione del miocardio, che può essere il risultato di patologie 43 Lo scompenso cardiaco extramiocardiche come l'aterosclerosi coronarica e le malattie valvolari o secondario ad anomalie primitive del muscolo cardiaco. A causa dell'efficacia del trattamento della cardiopatia ischemica e dell'infarto miocardico in fase acuta, lo scompenso cardiaco rappresenta oggi una causa maggiore e crescente di mortalità e morbilità. 2.1 Eziologia dello scompenso cardiaco Lo scompenso cardiaco cronico è il risultato di molteplici concause e fattori scatenanti, ma si può affermare che nel mondo occidentale la cardiopatia ischemica costituisce attualmente il fattore più frequente che facilita l'insorgenza dell'insufficienza cardiaca, mentre in diminuzione appare il ruolo dell'ipertensione arteriosa, verosimilmente per la maggiore attenzione diagnostica ed i miglioramenti terapeutici. Circa il 20% di tutti i casi di scompenso presenta un'eziologia misconosciuta, dando luogo così ad una cardiomiopatia dilatativa definita "idiopatica", mentre in netta diminuzione nei paesi occidentali appare la patologia secondaria a valvulopatie reumatiche. Nella restante parte del mondo la malattia reumatica e la malattia di Chagas rappresentano ancora la principale causa di insufficienza cardiaca (Kannel WB. et al., 1991). I fattori di rischio per lo sviluppo di scompenso cardiaco sono dovuti a ipertrofia ventricolare sinistra, fumo di sigaretta, aumento del rapporto colesterolo totale/colesterolo HDL, ipertensione, diabete e obesità. Molti dei fattori di rischio per lo scompenso cardiaco sono anche fattori di rischio per la cardiopatia ischemica, che sottolinea il suo ruolo come elemento causale dello scompenso stesso (Sutton JH., 1990). 44 Lo scompenso cardiaco Vista la genesi multifattoriale di questa patologia e visto che molti di questi fattori sono eliminabili o reversibili, è importante identificarli per pianificare una strategia di trattamento ottimale. 2.2 Fisiopatologia dello scompenso cardiaco Lo scompenso cardiaco può essere considerato come una malattia progressiva generata da un evento che provoca un danno miocardio con perdita di cardiomiociti funzionanti e che altera quindi la capacità del muscolo cardiaco di generare forza, risultando in una riduzione della capacità di pompa del cuore. L'inizio dell'insufficienza cardiaca si può far risalire al momento in cui i miociti sono sottoposti ad un aumento di carico emodinamico eccessivo che dura nel tempo; tale aumento può essere relativo (incapacità dei miociti di eseguire un lavoro in rapporto all'aumento delle richieste), o assoluto (come nell'infarto miocardico dove i miociti residui sono costretti a sostenere il carico emodinamico totale) (Rostagno, 1996) A livello patogenetico si possono distinguere disturbi primitivi della contrattilità, disturbi del riempimento diastolico, alterazioni persistenti del carico emodinamico e fattori extracardiaci che modificano la funzione diastolica. Il danno cardiaco che deriva può avere insorgenza brusca o lenta (dovuta ad un sovraccarico volumetrico o pressorio) o può essere ereditario (come nel caso di cardiomiopatie congenite) (Emdin M. et al., 2001); ciò porta ad un aumento insufficiente delle pressioni nel circolo polmonare a monte del ventricolo sinistro e alla riduzione della gittata sistolica. 45 Lo scompenso cardiaco Le modifiche strutturali (rimodellamento) a carico del ventricolo contribuiscono alla morbilità e alla mortalità nello scompenso cardiaco (Pfeffer MA., et al., 1990). Questo processo si associa con un aumento della massa del miocardio, un aumento del volume ventricolare sinistro, e una variazione nella forma del ventricolo. Il rimodellamento influenza il consumo miocardio di ossigeno, contribuendo alla progressione dello scompenso o alla comparsa di aritmie (Francis GS., 1985). L’ esito finale dello scompenso è l’incapacità del cuore di assicurare una portata cardiaca necessaria ai bisogni metabolici e funzionali dei diversi organi, anche se i pazienti possono rimanere asintomatici o minimamente sintomatici dopo l’ inizio della disfunzione, e sviluppare disturbi tardivamente. Al fine di preservare la funzionalità cardiaca, intervengono infatti meccanismi compensatori che sono capaci di modulare la funzione ventricolare in un appropriato range omeostatico e fisiologico, in modo tale da preservare la capacità funzionale cardiaca del paziente o di deprimerla solo in minima parte. In questo modo i pazienti potranno rimanere asintomatici o minimamente sintomatici per un determinato periodo di tempo. 2.3 Il modello neuroendocrino Storicamente la sindrome dello scompenso cardiaco è stata descritta usando diversi modelli, sulla base dell’esperienza clinica: 1. il modello renale, quando i clinici “vedevano” lo scompenso cardiaco come un problema di eccessiva ritenzione idro-salina che provocava anormalità nel flusso sanguigno renale (Packer M., 1993); 46 Lo scompenso cardiaco 2. il modello cardiocircolatorio, quando, grazie alla possibilità di effettuare accurate valutazioni emodinamiche, questa patologia risultò associata a una riduzione della portata cardiaca e a un aumento della vasocostrizione periferica (Massie BM. et al, 1998); 3. il modello neuroendocrino, quando l’attenzione è stata rivolta ai potenziali meccanismi biochimici responsabili della progressione della malattia. La scelta dei vari modelli ha progressivamente indirizzato anche le varie strategie terapeutiche per questa patologia, dai diuretici agli agenti inotropi e vasodilatatori a farmaci in grado di modulare il sistema neuroormonale (ACE inibitori, β-bloccanti, anti-aldosteronici, anti-endotelinici) (Mann DL. et al., 1999). I meccanismi compensatori che intervengono in seguito a danno cardiaco e a riduzione della portata cardiaca includono l’attivazione di sistemi neuro-endocrini quali il sistema adrenergico e il sistema reninaaldosterone. La transizione paziente asintomatico/paziente sintomatico è accompagnata da un'ulteriore attivazione del sistema neuroormonale e citochinico e da una serie di modificazioni a livello del miocardio, indicate complessivamente come fenomeno di rimodellamento ventricolare. (Pfeffer MA., 1990) È stato così ipotizzato che la fisiopatologia dello scompenso cardiaco potesse essere parzialmente spiegata usando un modello neuroendocrino in cui la progressione della patologia è dovuta alla sovraespressione di molecole biologicamente attive in grado di esercitare effetti negativi a livello della circolazione, del cuore e del rimodellamento ventricolare. (Mann DL., 1999). 47 Lo scompenso cardiaco Il danno miocardico si associa ad attivazione adrenergica cronica, ipertrofia ventricolare sinistra e ad un successivo aumento nel volume ventricolare sinistro. Il miocardio non danneggiato produce RNAmessaggero (mRNA) codificante per l’angiotensinogeno; viene attivato il sistema endotelinico con proprietà proliferative sia a livello miocardico che vascolare. Ricopre un ruolo fondamentale l’attivazione del sistema nervoso simpatico (Eisenhofer G.et al., 1996) in fuzione cronotropa (aumento della frequenza cardiaca che contribuisce al mantenimento della portata in presenza di una riduzione del volume sistolico) ed inotropa. Le elevate concentrazioni di noradrenalina provocano un aumento delle resistenze vascolari periferiche con il conseguente aumento del postcarico e si associano ad un rischio crescente di aritmie ventricolari. Il grado di incremento delle concentrazioni plasmatiche della noradrenalina è inversamente proporzionale alla frazione di eiezione ed alla sopravvivenza e si accompagna ad una marcata riduzione del numero dei recettori adrenergici periferici, che può essere visto come meccanismo di protezione contro l'eccessiva stimolazione adrenergica (Hall S. et al., 1995). L'elevata attivazione simpatica è in parte conseguenza della ridotta capacità dei barorecettori arteriosi di inibire i centri vasomotori, evenienza che si verifica precocemente nei pazienti con scompenso cardiaco (Gafney TE. et al., 1963). Altri sistemi vasoattivi e idrosalino-ritentivi endocrini e paracrini (reninaangiotensina, aldosterone, endoteline, vasopressina) si associano all’attivazione adrenergica con lo scopo di preservare la portata cardiaca e 48 Lo scompenso cardiaco la pressione arteriosa media e hanno come risultato un’alterazione nel bilancio fra agenti vasocostrittori e agenti vasodilatatori (Mann DL., 1999). L’attivazione di questi sistemi ha come risultato ritenzione idrosalina e vasocostrizione periferica, due indici clinici di scompenso cardiaco. La ritenzione idrosalina che deriva da tale attivazione avviene:1. per vasocostrizione dell’arteriola efferente; 2. per aumento della filtrazione glomerulare; 3. per riassorbimento di sodio a livello del tubulo prossimale, sotto l’azione dell’angiotensina; 4. per riassorbimento di sodio mediato dall’aldosterone; 5. per stimolazione dei centri della sete e diminuzione dell’eliminazione dell’acqua libera mediata dalla vasopressina. L'aumento delle concentrazione di angiotensina II plasmatica stimola la contrazione delle cellule muscolari lisce vasali, la secrezione di aldosterone, il riassorbimento di sodio a livello tubulare, le risposte tachicardica e pressoria ed il senso della sete. L'aumento della concentrazione locale di angiotensina II favorisce inoltre le risposta ipertrofica del miocardio, favorendo l'espressione di protooncogeni. Anche le concentrazioni di vasopressina sono aumentate nell'insufficienza cardiaca, specialmente nelle fasi più avanzate. Questo ormone viene fisiologicamente liberato in seguito a stimolazione da parte di osmorecettori per aumento dell'osmolarità plasmatica o in seguito alla stimolazione di meccanorecettori di volume atriali. La vasopressina (ADH) agisce sul rene promuovendo il riassorbimento di acqua libera e sulle cellule muscolari delle arteriole periferiche stimolandone la contrazione. 49 Lo scompenso cardiaco L’attivazione di questi sistemi è controbilanciata da sistemi vasodilatatori (peptidi natriuretici, prostaglandine e monossido di azoto) con azione natriuretica, diuretica ed antimitogena che, stimolati dall’aumento di stress a livello parietale e dalla distensione atriale, modulano la disfunzione cardiaca nelle prime fasi di comparsa, sia opponendosi agli effetti deleteri dell’attivazione adrenergica che viene inibita, sia esercitando un’azione natriuretica e vasodilatatrice diretta, sia riducendo il carico emodinamico del cuore. Il sovraccarico cronico impartisce segnali meccanici che vengono interpretati come uno stimolo all’ipertrofia ventricolare eccentrica, all’attivazione di collagenasi interstiziali, con degradazione della matrice di collageno extracellulare che porta alla dilatazione del cuore e allo sviluppo della sindrome clinica. Il processo di “remodeling” ventricolare corrisponde alla fase preclinica, può essere bloccato dalla terapia ACEinibitrice. Nella sindrome clinica dello scompenso cardiaco cronico il danno non è solo a livello miocardico ma si instaura una sorta di alterazione metabolica/strutturale anche a livello del muscolo scheletrico. Alcuni autori hanno addirittura proposto l’esistenza di una miopatia da scompenso cardiaco indipendente dal flusso ematico (Lipkin DP., 1988) Tuttavia le cause che possono indurre la miopatia da scompenso sono ancora ignote. Recentemente, per spiegare questo fenomeno, sono state chiamate in causa alterazioni del sistema endocrino (incremento delle catecolamine e del cortisolo circolante, alterazioni del rapporto insulina/glucagone, fenomeni di insulino resistenza) e del sistema infiammatorio (elevati valori circolanti di Tumor Necrosis Factor (TNF) e 50 Lo scompenso cardiaco l’Interleuchina (IL)-6). Tutte queste molecole hanno marcati effetti catabolici sul cuore e sul circolo. In particolare le citochine e il TNF hanno effetto proinfiammatorio ed isotropo negativo e contribuiscono all’aggravamento della disfunzione ventricolare sinistra. Diverse osservazioni suggeriscono che esiste un legame tra sistema neuroendocrino e sistema infiammatorio; è ormai noto che fin dalle prime fasi della disfunzione ventricolare sinistra viene attivato il sistema neuroendocrino e che esso è responsabile del peggioramento della condizione clinica dello scompenso cardiaco (Ruffolo R., 1998). D’altro canto è ormai ben documentato che il sistema infiammatorio è stimolato nelle fasi avanzate dello scompenso; infatti alcuni studi hanno dimostrato un incremento nel siero di pazienti con scompenso severo di neopterina (marker di attivazione dei monociti/macrofagi), Interleuchina (IL)-1, Interleuchina (IL)-2, IL-6 e suoi recettori solubili (sIL-6R), fattore di necrosi tumorale (TNF) e suoi recettori solubili (sTNF-R1, sTNF-R2) (Murger MA., 1996). Il prolungato utilizzo di questi meccanismi di compenso comporta l’esaurimento o la perdita dei loro effetti fisiologici favorevoli: durante questa fase si passa dalla disfunzione ventricolare sinistra asintomatica allo scompenso cardiaco conclamato e tali meccanismi compensatori divengono motori di aggravamento della patologia. Il sovraccarico cronico ventricolare conduce a fibrosi ed assottigliamento della parete ventricolare (Dzau VJ. et al., 1984) ; il sovraccarico cronico atriale porta al resetting dei meccanocettori, che divengono incapaci di contrastare l’attivazione adrenergica, ed alla riduzione della produzione di ANP (Iervasi G. et al., 1995). 51 Lo scompenso cardiaco L’iperattività adrenergica e dei sistemi vasocostrittori e sodio-ritentivi conduce ad una dilatazione ventricolare progressiva legata ad una attività del sistema nervoso simpatico persistente e alla riduzione della riserva inotropa, dovuta sia a meccanismi cellulari (perdita dell’efficienza contrattile dei sarcomeri stirati) che recettoriali (“down-regolation” dei recettori β-adrenergici) che favoriscono le aritmie ventricolari (Bristow MR. et al., 1990). 2.4 Il sistema chemorecettoriale e barorecettoriale I soggetti affetti da scompenso cardiaco presentano una sintomatologia caratterizzata soprattutto da dispnea ed intolleranza allo sforzo fisico, che risultano scarsamente relazionabili al deficit di pompa del cuore e maggiormente correlabili alle modificazioni del sistema neurovegetativo e respiratorio, oltre che all’indebolimento fisico. Studi recenti hanno evidenziato come, associato ad un problema puramente cardiaco, vi sia, rispetto ai soggetti sani, anche una modificazione dell’attività simpatica e vagale ed un’alterazione della funzionalità di alcuni importanti sistemi recettoriali, tra cui i barocettori, i chemocettori e gli ergocettori. I pazienti scompensati presentano un’alterazione del sistema neurovegetativo caratterizzata da un aumento dell’attività ortosimpatica e da una diminuzione di quella parasimpatica (Francis GS. et al., 1984; Floras JS., 1993). Parallelamente a questa alterazione si osserva una modificazione funzionale di alcuni importanti sistemi recettoriali presenti nell’organismo umano: i chemocettori centrali e periferici (rispettivamente ubicati a livello bulbare, i primi, e del glomo carotideo e dell’arco aortico, i 52 Lo scompenso cardiaco secondi) presentano un’aumentata sensibilità; le aree barocettive cardiopolmonari (a bassa pressione) e quelle aortiche e carotidee (ad alta pressione) mostrano una diminuita sensibilità; gli ergocettori muscolari, infine, esibiscono un’ipersensibilità ed iperattività (Floras JS., 1993; Thames MD. et al., 1993). Non è tuttavia possibile determinare con certezza se le variazioni funzionali di questi sistemi recettoriali rappresentino la causa od originino successivamente alle alterazioni neurormonali, in quanto esistono rapporti di stretta interrelazione fra questi sistemi (Ponikowski P. et al., 1997) Per quanto riguarda i barocettori (responsabili del mantenimento dell’omeostasi cardiocircolatoria, in condizioni normali) la loro ridotta sensibilità potrebbe essere dovuta ad una diminuita distensibilità della parete vascolare, ad un malfunzionamento dell’integrazione riflessa a livello centrale, ad una combinazione di entrambi o, ancora, ad altri meccanismi meno conosciuti (Kingwell BA. et al., 1995). La disfunzione del baroriflesso impedisce la corretta risposta riflessa di fronte ad una riduzione della portata cardiaca e quindi della pressione arteriosa, al fine di ripristinare l’omeostasi cardiocircolatoria. Normalmente i barocettori esercitano un’azione inibitoria sul sistema nervoso simpatico, ma a causa della loro alterazione funzionale si stabilisce una diminuzione sia della loro azione inibitoria che della loro influenza eccitatoria sul sistema vagale a livello cardiocircolatorio. Da ciò deriva la comparsa di uno stato di iperattività simpatica e di diminuita attività vagale, con conseguente tachicardia e vasocostrizione periferica. L’influenza della variazione della sensibilità chemorecettoriale su alcuni aspetti fisiopatologici dello scompenso cardiaco diviene comprensibile per 53 Lo scompenso cardiaco gli effetti che opera sul sistema respiratorio, cardiocircolatorio e neurormonale. Nei soggetti con scompenso cardiaco l’aumentata attività chemoriflessa può essere vista come un meccanismo di compenso, atto, attraverso un aumento della ventilazione, a garantire una saturazione arteriosa di ossigeno adeguata alle necessità metaboliche. Essa ha tuttavia effetti deleteri, essendo, in parte, responsabile dell’iperventilazione, della dispnea e dell’iperattività simpatica che si osservano in questa condizione (Chugh SS. et al., 1996). Diversi sono i fattori che, nello scompenso, concorrono a determinare l’ipersensibilità dei chemocettori. L’aumento del tono simpatico, innanzitutto, è in grado di indurre un aumento della sensibilità dei chemocettori periferici probabilmente provocando, mediante vasocostrizione, una riduzione del flusso sanguigno arterioso a livello centrale e attraverso i glomi carotidei (Chugh SS. et al., 1996). Ad una riduzione di flusso attraverso i glomi carotidei e aortici contribuisce anche l’allungamento del tempo di circolo (Coats AJS., 1997), dovuto alla ridotta gittata cardiaca che si osserva in questi soggetti. Anche i cambiamenti neurormonali, che hanno luogo nello scompenso cardiaco cronico, come l’aumento del livello di catecolamine, potrebbero far aumentare la chemosensibilità (Coats AJS., 1997). Infine, viene meno l’azione inibitoria dei barocettori sui chemocettori a causa del malfunzionamento del baroriflesso (Ponikowski P. et al., 1997). Nei soggetti con scompenso cardiaco, infatti, vi è una ridotta sensibilità ed attività delle aree barocettive, carotidee ed aortica, valutata come regolazione riflessa della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca 54 Lo scompenso cardiaco (Creager MA., 1994). È stato tuttavia dimostrato che, in condizioni fisiologiche, la stimolazione baroriflessa è in grado di ridurre significativamente la risposta simpatica alla stimolazione ipossica dei chemocettori periferici (Somers VK. et al., 1991). Risulta pertanto chiaro come nei soggetti con scompenso cardiaco la diminuzione della sensibilità e dell’attività baroriflessa possa facilitare, attraverso una minore inibizione, l’iperattivazione chemorecettoriale. 2.5 Il sistema renina-angiotensina La renina e l’angiotensina costituiscono un sistema endocrino di notevole importanza nella regolazione dell’equilibrio idrosalino e delle resistenze vascolari, fondamentale per il ripristino del volume dei fluidi (Michel JB. et al.). In presenza di disfunzione ventricolare, queste funzioni contribuiscono alla ritenzione idosalina e alla vasocostrizione al fine di ripristinare il volume plasmatico e la pressione arteriosa media. L’attivazione del sistema renina-angiotensina e dell’aldosterone nello scompenso cardiaco è ciclica: è marcata ad ogni ricaduta congestizia della malattia e nello scompenso terminale; è facilitata dal trattamento diuretico, che è uno stimolo potente del sistema, mentre è frenata da un meccanismo di “feedback” negativo quando la ritenzione idrosalina diminuisce la secrezione di renina; inoltre induce direttamente ritenzione idrosodica ed ipopotassiemia. Tale sistema ha un’azione vasocostrittiva sistemica e sul tono coronario, stimola inoltre l’attivazione del sistema nervoso simpatico con vari meccanismi, che includono il blocco del “re-uptake” della noradrenalina e 55 Lo scompenso cardiaco la facilitazione del suo rilascio, favorisce l’ipertrofia miocardia e delle cellule lisce vascolari. La riduzione della portata cardiaca provoca, in collaborazione con il sistema adrenergico, un aumento della renina plasmatica e della formazione di angiotensina II. L’angiotensina II stimola inoltre la liberazione di vasopressina e aldosterone, al fine di incrementare il tono vasomotore e la ritenzione idrosalina. 2.6 Sistema dell’Endotelina Le endoteline sono una famiglia di peptidi prodotta da un'ampia varietà di tessuti; il principale sito di generazione è costituito dalle cellule endoteliali, da cui tali proteine traggono il nome (Inoue A. et al., 1989) . L'ET-1 è l'isoforma predominante a livello vascolare e esercita diverse azioni biologiche: è il più potente agente vasocostrittore endogeno ed ha effetti inotropi e cronotropi positivi. L'ET-1 presenta anche proprietà mitogene; è in grado di influenzare l'omeostasi idro-salina e di stimolare vari sistemi, tra cui il sistema reninaangiotensina. L'ET-1 contribuisce alla fisiopatologia dello scompenso cardiaco agendo come fattore paracrino e come ormone circolante nella regolazione del tono vascolare. La generazione endogena dell'ET-1 sembra contribuire al mantenimento del tono vascolare basale nei soggetti sani e alla resistenza vascolare periferica nei pazienti scompensati. L'ET-1 può, altresì, aumentare l'azione di alcuni fattori neuroendocrini promuovendo la conversione dell’angiotensina I in angiotensina II, come 56 Lo scompenso cardiaco osservato nelle colture cellulari o aumentando la sintesi di adrenalina e aldosterone. Inoltre, concentrazioni fisiologiche di ET-1 aumentano la risposta biologica alle catecolamine. È stato osservato che alti livelli di ET-1 plasmatica, in pazienti scompensati, sono fondamentalmente correlati ad elevati livelli di Big-ET1, il suo precursore biologicamente inattivo. L’attivazione del sistema dell’endotelina, che potrebbe rappresentare un meccanismo di compenso che si oppone alla riduzione dell’inotropismo e contribuisce al mantenimento della funzionalità cardiaca, è controbilanciato da effetti sfavorevoli, quali la riduzione del flusso coronario o l’induzione di ipertrofia cardiaca e rimodellamento. Questo è confermato dagli effetti positivi ottenuti in pazienti con scompenso cardiaco dopo trattamento con antagonisti recettoriali dell’endotelina e della parallela attivazione del sistema dei peptidi natriuretici cardiaci (Del Ry S. et al., 2001; Wei CM. et al., 1993). 2.7 Sistema della vasopressina La vasopressina (arginino vasopressina, ormone antidiuretico, AVP, ADH) è un ormone nonapeptidico vasomotore ed antidiuretico, rilasciato dalla neuroipofisi sotto il controllo dei nuclei sopraottico e paraventricolare ipotalamici. Questo ormone gioca un ruolo importante nella regolazione del volume dei fluidi extracellulari e dell’osmolalità plasmatica, modulando la “clearance” renale dell’acqua libera. Lo scompenso cardiaco è caratterizzao da una attivazione attraverso il baroriflesso dei differenti sistemi ormonali vasoattivi e idrosalino ritentivi 57 Lo scompenso cardiaco (sistema simpatico, sistema renina-angiotensina, aldosterone, endotelina, vasopressina) (Arnolda L. et al., 1986). Nei modelli sperimentali di scompenso l’aumento della sensibilità recettoriale vascolare precede insieme con l’attivazione del sistema reninaangiotensina e l’attivazione adrenergica, l’incremento dei valori di vasopressina (Johnston CI. et al., 1986); infatti in questa patologia si osserva un elevato aumento della vasopressina, che dovrebbe essere inibita dall’aumento della pressione atriale e del volume ematico. L’attivazione simpatica e angiotensinica supera la modulazione delle afferente dei volocettori e barocettori cardiaci a bassa pressione e l’osmoregolazione; ciò può contribuire all’inadeguata capacità di eliminare l’acqua libera e alla ipoosmolarità. La vasopressina elevata esercita inoltre un effetto additivo vasocostrittore ed idroritentore nello scompenso. 58 CNP e scompenso cardiaco 3 CNP E SCOMPENSO CARDIACO Capitolo Il ruolo del CNP nella patofisiologia cardiaca, e specialmente nello scompenso cardiaco (Clerico A. et al., 2004; Richards AM., 2003; Jortani SA. et al., 2004) non è ancora completamente definito, al contrario di quello di ANP e BNP che è ampiamente dimostrato. Come già detto in precedenza l’ANP e il BNP regolano l’omeostasi circolatoria e svolgono la loro azione in risposta allo stiramento locale della parete cardiaca, dovuto ad un aumento del volume intravascolare determinando massiva diuresi e natriuresi. Inoltre influenzano la vasodilatazione locale e la regolazione della crescita vascolare, interagendo con numerose citochine vasoattive e con il CNP stesso, determinando sia la riduzione della pressione sanguigna che del volume circolatorio (Kalra PR. et al., 2001). Per quanto riguarda i livelli circolanti di CNP, sono stati condotti molti studi per valutare variazioni nei livelli di questo peptide nello scompenso cardiaco, ma i risultati ottenuti sono discordanti. Questa discrepanza potrebbe essere dovuta sia al numero limitato di pazienti analizzati in singoli studi, sia a differenze nei metodi di determinazione di questo peptide (Wei CM. et al., 1993; Totsune K. et al., 1994; Cargill RI. et al., 1994; Del Ry S. et al., 2005; Del Ry S. et al., 2006) (Tab 1). 59 CNP e scompenso cardiaco Tabella 1: Studi su CNP e scompenso cardiaco 60 CNP e scompenso cardiaco I primi studi sul CNP non individuarono la sua presenza nè a livello cardiaco nè a livello plasmatico in soggetti scompensati (Wei CM. et al., 1993; Totsune K. et al., 1994; Cargill RI. et al., 1994), ritardando così il riconoscimento dell’importanza del CNP a livello cardiovascolare. Tali osservazioni, dissuasero inizialmente i ricercatori dall’investigare quali fossero le potenziali correlazioni tra il CNP e i peptidi cardioregolatori conosciuti, sebbene fosse stata evidenziata sia la presenza di mRNA codificante per il recettore di tipo B, specifico per il CNP a livello miocardico umano e murino (Nunez DJR. et al., 1992), sia di trascritti per il CNP negli atrii e nei ventricoli di ratti (Vollmar AM. et al., 1993) (recentemente sono state ritrovate basse concentrazioni di mRNA codificante per il CNP nel cuore di topi sia neonati che adulti) (Stepan H. et al., 2000). La concentrazione di CNP a livello miocardico è stata determinata attraverso tecniche immunoistochimiche e radioimmunometriche, risultando più elevata nei pazienti scompensati rispetto ai soggetti normali (Wei CM. et al., 1993). Nel 1994 è stato rilevato un aumento significativo del CNP a livello urinario in pazienti scompensati (Mattingly MT. et al., 1994) che ha suggerito un suo potenziale coinvolgimento a livello del sistema dei peptidi natriuretici renali, i quali sono coinvolti nella regolazione del bilancio di acqua e sodio e nella circolazione renale. Il gruppo di Kalra (Kalra PR. et al., 2003) ha mostrato recentemente, che nei pazienti scompensati i livelli di CNP sono significativamente aumentati nel seno coronario rispetto a quelli dell’aorta, dimostrandone la produzione cardiaca. Questi risultati sono stati confermati da uno studio 61 CNP e scompenso cardiaco effettuato nel nostro laboratorio (Del Ry S. et al., 2006). Come si può notare un significativo step-up è stato osservato nelle concentrazioni plasmatiche del CNP prelevato dall’aorta rispetto a uello prelevato dal seno coronarico, confermando che il CNP è prodotto direttamente nel miocardio di pazienti con scompenso cardiaco. Questo suggerisce un ruolo autocrino/paracrino cardiaco in accordo con altri studi che riportano che il CNP inibisce l’ipertrofia dei cardiomiociti e che è sintetizzato e secreto dai fibroblasti cardiaci (Horio T. et al., 2003; Tokudome T. et al., 2004), dove l’NPR-B sembra essere il recettore maggiormente espresso. Gli effetti inibitori del CNP sulla proliferazione e produzione del collagene nei fibroblasti cardiaci, probabilmente mediati dal recettore di tipo B, suggeriscono che il CNP possa funzionare come un regolatore autocrino negativo contro l’eccessiva fibrosi cardiaca degli stati patologici. Sebbene ulteriori studi siano necessari per chiarire il ruolo fisiologico e patofisiologico del CNP endogeno nel cuore, questi dati, presi nel loro insieme, fanno ipotizzare che il CNP sia prodotto nel cuore durante lo scompenso, dove può svolgere un ruolo compensatorio sul rimodellamemento ventricolare. Questo è in accordo con alcuni studi in cui è stato osservato un aumento dei livelli plasmatici del precursore NT-proCNP e del CNP nei soggetti scompensati rispetto ai controlli (Prickett TCR. et al., 2001; Wright SP. et al., 2004; Del Ry S. et al., 2005). L’aumento della secrezione osservata, sembra essere in relazione al grado di severità della patologia (classe NYHA), come è indicato dal progressivo incremento dei livelli plasmatici di CNP durante il peggioramento dei 62 CNP e scompenso cardiaco sintomi e dalla correlazione negativa osservata tra i livelli di CNP plasmatico e la frazione di eiezione del ventricolo sinistro (Del Ry S. et al., 2005). È infatti noto che il CNP esercita importanti azioni cardiovascolari indirette come la riduzione della pressione cardiaca, dovuta alla vasodilatazione e alla diminuzione del ritorno venoso (Chen HH. et al., 1998). Inoltre, la produzione cellulare di CNP è aumentata sia in vitro in presenza di effettori come il BNP e citochine, che in vivo, in modelli animali in seguito ad infusione con ANP e BNP. Queste osservazioni, insieme con i risultati sperimentali, vanno a sostenere il ruolo del CNP nella fisiopatologia dello scompenso (Potter LR., 2004). Questo è anche confermato dall’incremento dei livelli plasmatici di CNP e del frammento N-terminale del suo precursore NT-proCNP nello scompenso cardiaco, che sono in accordo con altri studi in cui è stata osservato, nell’animale, un’interazione tra i livelli circolanti di ANP, BNP e CNP e dimostrano come l’aumento dei livelli plasmatici di uno di questi peptidi porti all’aumento dei livelli circolanti degli altri due (Charles CJ. et al., 1996). Assumendo la co-secrezione dell’NT-proCNP e del CNP, la “upregulation” e/o la ridotta clearance di questo vasodilatatore locale nello scompenso cardiaco può essere interpretata come una risposta compensatoria con effetti positivi che si oppone all’aumento delle resistenze periferiche vascolari caratteristiche dello scompenso cardiaco (Wright SP. et al., 2004). La conoscenza del ruolo dei peptidi natriuretici nello scompenso cardiaco è importante in quanto può suggerire nuove strategie terapeutiche rivolte a 63 CNP e scompenso cardiaco modularne i livelli, tra queste particolare interesse è stato rivolto all’inibizione dei meccanismi di clearance attraverso le endopeptidasi: sono stati osservati sia nell’uomo che su animali sperimentali gli effetti terapeutici dovuti alla somministrazione di endopeptidasi inibitorie, in associazione ad altri trattamenti farmacologici, come gli ACE (angiotensin-converting enzyme) e ECE (endothelin-converting enzyme) inibitori (Margulies KB. et al., 1991; Cruden NL. et al., 2004; Abassi ZA. et al., 2005; Emoto N. et al., 2005; Mellin V. et al., 2005; Solomon SD. et al., 2005) Per quanto riguarda il meccanismo d’azione, se ANP e BNP sono in grado di regolare la produzione e secrezione di CNP in vivo, come osservato nelle cellule endoteliali in coltura, alcune importanti azioni dei peptidi natriuretici nei vasi, potrebbero essere in parte dovute alla stimolazione e successiva azione del CNP. Questo può costituire una base razionale per l’uso farmacologico a scopo terapeutico del BNP, l’agente più potente nello stimolare la produzione di CNP nella sindrome dello scompenso cardiaco al fine di migliorare i sintomi clinici dei pazienti colpiti (Fitzgerald RL. et al., 2005; Burger AJ. et al., 2005). È stato comunque dimostrato che il nesiritide (farmaco con caratteristiche identiche al BNP endogeno), utilizzato nello scompenso cardiaco acuto, aumenta significativamente il rischio di scompenso renale e di morte. Sebbene ulteriori studi siano richiesti per definire meglio il ruolo del CNP nella patofisiologia dello scompenso cardiaco, diverse osservazioni sperimental indicano che il CNP può rappresentare un nuovo ed importante mediatore locale autocrino/endocrino a livello cardiaco. 64 CNP e scompenso cardiaco In aggiunta il CNP potrebbe rappresentare un ormone contro-regolatore del sistema neuroormonale vasocostrittore, che è noto essere attivato durante lo scompenso cardiaco, dove contribuisce al bilancio e alla modulazione dell’omeostasi circolatoria. 65 Disfunzione endoteliale e malattia cardiovascolare 4 DISFUNZIONE ENDOTELIALE E MALATTIA CARDIOVASCOLARE Capitolo Le cellule endoteliali producono molti mediatori vasoattivi, generalmente denominati “endothelium-derived vasorelaxant mediators”, che contribuiscono al controllo del tono e della crescita delle cellule muscolari lisce e hanno effetti sulla funzione delle cellule circolanti (globuli bianchi, eritrociti e piastrine) (Ahluwalia A. et al., 2005). L’alterazione nella capacità da parte dell’endotelio di produrre alcuni mediatori in risposta a stimoli patofisiologici (la così definita “disfunzione endoteliale”) sembra sia il principale fattore comune di molte patologie cardiovascolari. I più importanti tra questi mediatori sono la prostaciclina (PGI2) e il monossido di azoto (NO), ma recentemente è stato descritto anche un nuovo mediatore vasorilassante di origine endoteliale, denominato EDHF (endothelium-derived hyperpolarizing factor) che esercita un caratteristico effetto di iper-polarizzazione e rilassamento sulle cellule muscolari (Ahluwalia A. et al., 2005). Anche i peptidi natriuretici cardiaci (e specialmente il CNP) sembra possano agire come EDHF in alcuni letti vascolari (Ahluwalia A. et al., 2005; Houben AJ. et al., 2005; Scotland RS. et al., 2005; Han B. et al., 2003). Infatti, numerosi studi hanno dimostrato che ANP, BNP e CNP legandosi ai recettori biologici (NPR-A e NPR-B) sulle cellule muscolari lisce vascolari, stimolano l’accumulo di cGMP causando una dilatazione dose-dipendente (Zeidel ML., 2001; Houben AJ. et al., 2005; Scotland RS. et al., 2005; Han B. et al., 2003). Questo aumento di cGMP causa 66 Disfunzione endoteliale e malattia cardiovascolare vasodilatazione attraverso la riduzione dei livelli di calcio intracellulare, come avviene quando l’accumulo di cGMP è stimolato dal monossido di azoto (NO) e dai suoi analoghi (Zeidel ML., 2001). E’ ipotizzabile che l’ANP e il BNP agiscano come ormoni a livello del tessuto vascolare raggiungendo le cellule muscolari lisce dalla circolazione dopo essere stati secreti dal cuore, a differenza del CNP che esercita un azione paracrina essendo secreto direttamente dalle cellule endoteliali (Woodard GE. et al., 2002; Chen HH. et al., 1998; Qian JY. et al., 2002). Studi con metodi di ibridazione in situ e di immunocitochimica hanno dimostrato l’esistenza di un completo sistema dei peptidi natriuretici cardiaci (inclusa produzione e secrezione di ANP, BNP e CNP) nei vasi coronarici aterosclerotici umani (Rahmutula D. et al., 2001). In particolare l’espressione di mRNA codificante per ANP, BNP e CNP , misurata con RT-PCR, tende ad essere aumentata in arterie microscopicamente malate rispetto ai vasi normali, sebbene solo l’espressione del BNP risulti significativamente aumentata. (Casco VH. et al., 2002). I risultati di questo studio suggeriscono che il sistema dei peptidi natriuretici è coinvolto sia nella patobiologia della formazione della placca che nei processi di rimodellamento vascolare dell’uomo. È stato dimostrato che tra i peptidi natriuretici ci sono complesse interazioni: l’ANP e il BNP possono stimolare la produzione di CNP attraverso un recettore guanilato ciclasico sulle cellule endoteliali (Nazario B. et al., 1995); la vasodilatazione e gli effetti anti-mitogenici dell’ANP e del BNP a livello del sistema vascolare sono in parte mediati dalla 67 Disfunzione endoteliale e malattia cardiovascolare produzione di CNP. Queste osservazioni indicano che ANP/BNP e CNP possono avere un’azione sinergica sul tessuto vascolare. Sono state anche dimostrate complesse interazioni tra peptidi natriuretici e altri mediatori vasorilassanti di derivazione endoteliale (Ahluwalia A. et al., 2005). In particolare il CNP mima molte delle azioni anti-aterogeniche della prostaciclina e dell’monossido di azoto (Ahluwalia A. et al., 2005). Questo fa ipotizzare che il CNP, in aggiunta alle sue azioni anti-adesive e anti-aggreganti, possa compensare la riduzione di questi mediatori nelle patologie cardiovascolari al fine di ristabilire le capacità vasodilatatorie dell’endotelio. I peptidi natriuretici a livello del tessuto vascolare intergiscono anche con gli effettori del sistema contro-regolatore (McGrath MF. et al., 2005; Clerico A. et al., 2002; Clerico A., 2004; Ruskoaho H., 2003; De Lemos JA. et al., 2003; Ventura RR. et al., 2002; Vatta MS. et al., 1996; Vatta MS. et al., 1997; Fermepin M. et al., 2000; Tsukagoshi H. et al., 2001; Kapoun AM. et al., 2004; Vollmar AM. et al., 2005), in particolare con l’endotelina (ET)-1, i cui effetti vascolari sono direttamente opposti a quelli dei peptidi natriuretici (Ahluwalia A. et al., 2005; Zeidel ML., 2001; Han B. et al., 2003). Le azioni diuretiche e natriuretiche del CNP sono meno marcate rispetto a quelle di ANP e BNP e il CNP stesso è in grado di modulare gli effetti vascolari del sistema renina-angiotensinaaldosterone. Inoltre il CNP non solo antagonizza l’ET-1 e l’angiotensina II, ma modula direttamente la sintesi di entrambe; sua volta l’ET-1 induce l’aumento del numero di cellule endoteliali che secernono CNP (Khono M. et al., 1992; Davidson NC. et al., 1996). La parallela produzione e attivazione di 68 Disfunzione endoteliale e malattia cardiovascolare effettori con azione vasodilatante, come il CNP, e di effettori con azione vasocostrittiva, come l’ET-1 e angiotensina II, permette la fine regolazione locale dell’espressione di questi peptidi e quindi del flusso sanguigno (Ahluwalia A. et al., 2005; Zeidel ML., 2001; Han B. et al., 2003; Nazario B. et al., 1995; Casco VH. et al., 2005; Scotland RS. et al., 2005; Khono M. et al., 1992; Davidson NC. et al., 1996 ). Infine, la inter-relazione tra il sistema dei peptidi natriuretici e le citochine pro-infiammatorie, suggerisce che tali ormoni cardiaci esercitano un ruolo importante nei meccanismi responsabili di rimodellamento e adattamento sia cardiaco che vascolare, in risposta a vari stimoli fisiologici e patologici (Tenhunen O. et al., 2005; Walther T. et al., 2003; Glembotoski CC. et al., 1993; Mukoyama M. et al., 1991). L’identificazione del CNP come EDHF associato alla sua espressione nelle cellule endoteliali, indica che il CNP è adatto a modulare l’attività delle cellule circolanti, soprattutto di leucociti e piastrine. In particolare, stimoli infiammatori, come l’interleuchina (IL)11 e il tumor necrosis factor (TNF)-α, inducono la produzione di CNP da cellule endoteliali isolate e, come risultato, la modulazione dell’attività biologica del CNP ha una profonda influenza sullo sviluppo della risposta infiammatoria (Ahluwalia A. et al., 2005; Houben AJ. et al., 2005; Scotland RS. et al., 2005; Han B. et al., 2003; Suga S. et al., 1993). Molte evidenze indicano che i peptidi natriuretici, e in particolare il CNP, sono importanti mediatori endogeni con effetti anti-aterogenici: il CNP è un potente inibitore della migrazione e proliferazione delle cellule muscolari lisce (Khono M. et al., 1992) ed è in grado di bloccare l’aggregazione piastrinica, esercitando così effetti anti-trombotici (Ahluwalia A. et al., 2005). 69 Disfunzione endoteliale e malattia cardiovascolare Tutti gli studi sopra citati indicano che i peptidi natriuretici, e specialmente il CNP, esercitano un potente effetto sulla funzione endoteliale in quanto riducono lo shear stress, modulano le vie di coagulazione e fibrinolisi e inibiscono l’attivazione piastrinica e sono coinvolti nei processi di rimodellamento e nella ristesosi postangioplastica; per queste loro importanti azioni, i peptidi natriuretici hanno un ruolo rilevante in tutte quelle situazioni caratterizzate da disfunzione endoteliale e rimodellamento (Ma KK. et al., 2004; Chen HH. et al., 1998; Qian JY. et al., 2002; Nakanishi M. et al., 2005; Ahluwalia A. et al., 2005; Ohno N. et al., 2002; Kiemer AK. et al., 2005). 70 Scopo del lavoro di tesi 5 SCOPO DEL LAVORO DI TESI Capitolo Il CNP, per la sua origine prevalentemente endoteliale e per le sue azioni biologiche, sembra essere coinvolto in situazioni fisiopatologiche associate a disfunzione endoteliale e a processi di rimodellamento, quali lo scompenso cardiaco. Nello scompenso cardiaco, infatti, i livelli plasmatici di CNP sono risultati elevati in relazione alla severità della malattia, analogamente a quanto osservato per ANP e BNP, ma mentre il ruolo patofisiologico dell’ANP e del BNP è ampiamente dimostrato, quello del CNP non è ancora completamente definito. Recentemente è stata evidenziata una produzione di questo peptide a livello cardiaco in pazienti con scompenso cardiaco, tuttavia non è ancora stato determinato il sito di produzione del peptide e le eventuali differenze tra produzione atriale e ventricolare. Scopo di questa tesi è quello di valutare il ruolo del CNP nello scompenso cardiaco, in un modello sperimentale animale di maiale, che utilizza minipigs con insufficienza cardiaca cronica, indotta da stimolo con pacemaker ad alta frequenza. In questo modello verranno determinati i livelli plasmatici di CNP e l’espressione cardiaca, a livello di mRNA e di proteina, del peptide e del suo recettore biologico specifico NPR-B. Infatti, per quanto riguarda il meccanismo di azione del CNP, non è completamente nota la regolazione dei recettori specifici a livello cardiaco, indispensabile per definire il ruolo paracrino di questo effettore e le sue interazioni con i peptidi natriuretici cardiaci, ANP e BNP. 71 Scopo del lavoro di tesi Al fine di valutare le possibili variazioni nell’espressione dell’mRNA codificante per l’NPR-B nel tessuto cardiaco di maiali normali e scompensati sarà necessario sequenziare (almeno in parte) il gene per il recettore NPR-B nel tessuto cardiaco di Sus Scrofa, attualmente mancante nella GenBank (data base internazionale delle sequenze genetiche del National Institutes of Health, NIH). Il sequenziamento del gene per l’NPR-B di maiale fornirà, a noi e a tutti i ricercatori che utilizzano questo modello animale, uno strumento aggiuntivo ed importante per valutare il ruolo del recettore biologico specifico in condizioni fisiologiche e patologiche oltre alla risposta ad eventuali interventi terapeutici. Nonostante ulteriori studi siano necessari per chiarire le proprietà patofisiologiche di questo peptide e l’inter-scambio con l’attivazione neuro-ormonale, questo lavoro di tesi potrà essere importante in quanto, analizzando il sistema da più punti di vista contemporaneamente (livelli plasmatici, tessutali, mRNA per CNP, mRNA per NPR-B) ci permetterà di capire meglio il ruolo patofisiologico del CNP nello scompenso cardiaco. 72 Materiali e metodi 6 MATERIALI E METODI Capitolo I protocolli a cui sono stati sottoposti tutti gli animali utilizzati in questo studio sono conformi alle norme proposte dalle linee guida dell’NIH per la cura e l’utilizzo degli animali da laboratorio (Nih Guide for Care and Use of Laboratory Animal), ed è stato approvato dall’Istituto per le cure animali (Institutional Animal Care). 6.1 Modello sperimentale animale Lo studio è stato condotto in collaborazione con il Centro di Biomedicina Sperimentale dell’Istituto di Fisiologia Clinica, che si occupa del modello sperimentale. Sono stati utilizzati 10 minipig adulti (di cui 5 normali, utilizzati come controllo, e 5 in cui è stato indotto lo scompenso cardiaco cronico). A seguito delle difficoltà correlate alla stabulazione ed all’utilizzo sperimentale di suini di fattoria adulti, nel nostro studio abbiamo utilizzato “minipig” adulti. Sotto tale denominazione vengono comprese alcune razze di suini di taglia ridotta (altezza di 20-30 centimetri; peso che non supera i 30-40 chilogrammi); questi animali seppur di più facile gestione, hanno caratteristiche anatomiche (grugno molto breve, orecchie piccole con trama vascolare poco accessibile) che rendono ancora più complesse le manualità anestesiologiche. Gli animali sono stati sedati (Zoletil®6.3 mg/kg i.m.), anestetizzati (isoflurane, Forane, MAC 1%, aria/ossigeno: 60/40%), assistiti mediante ventilazione meccanica e sottoposti ad intervento chirurgico in condizioni 73 Materiali e metodi sterili. Durante la procedura parametri vitali venivano monitorati in continuo (pressione arteriosa, elettrocardiogramma, temperatura corporea, PaO2, PaCO2, pH). Dopo toracotomia, eseguita a livello del quinto spazio intercostale di sinistra, è stato inciso il sacco pericardico e il cuore è stato strumentato mediante l’impianto dei seguenti cateteri e sonde (Fig. 7): • sonda di flusso doppler, posizionata a livello della coronaria discendente anteriore, per misurare il flusso coronarico medio; • sonda di pressione tipo Konisberg, posizionata nella camera ventricolare sinistra, per la misurazione della pressione ventricolare; • elettrocatetere unipolare a vite, posizionato a livello della parete libera del ventricolo sinistro e collegato a sua volta ad un pacemaker posizionato nel sottocute dorsale, per la stimolazione elettromeccanica del cuore; • catetere di poliuretano eparinato per la misura della pressione arteriosa; • catetere di Tygon, posizionato nella vena giugulare esterna di sinistra per la somministrazione di liquidi e farmaci dall’esterno. Figura 7: Schema di strumentazione chirurgica del cuore 74 Materiali e metodi Al termine della procedura, dopo aver provveduto alla rimozione dello pneumotorace chirurgico, si è provveduto ad una terapia sia antibiotica (Cefamezine®1gr al giorno, per 5 giorni) che del dolore post-operatorio (Toradol® 30mg/ml al giorno, per 5 giorni) . A dieci giorni dal ricovero post-operatorio, durante il quale sono stati monitorati i parametri vitali, i minipig sono stati sottoposti al seguente protocollo sperimentale: • Tomografia ad Emissione di Positroni (PET), per quantificare la perfusione miocardia, mediante previa somministrazione intravenosa di 13 NH3 (ammoniaca radiomarcata), e l’uptake miocardico di glucosio, mediante previa somministrazione intravenosa di 18 FDG (18- fluorodesossiglucosio) (Fig. 8); • Risonanza Magnetica (RM), per quantificare i volumi ventricolari, la contrattilità globale (frazione di eiezione, EF%), e la contrattilità regionale (Tagging-RMN); • Ecocardiografia, per quantificare la funzione cardiaca globale e lo spessore delle pareti ventricolari (Fig. 9); • Emodinamica: frequenza cardiaca e respiratoria (FC e FR), PaO2, PaCO2, pH, pressione arteriosa sistolica (SAP), diastolica (DAP) e media (MAP), prelievi arteriosi. 75 Materiali e metodi Figura 8: Ecotomografia ad Emissione di Positroni (PET) 1A 1A 1B 2A 2B Figura 9: Esame ecocardiografico e RMN cuore normale (1A e 1B) e cuore con scompenso cardiaco (2A e 2B) 76 Materiali e metodi L’evoluzione progressiva della malattia è stata valutata come di seguito riportato: ⇒ I° settimana di scompenso cardiaco: RMN - PET - esami emodinamici, ECG, emogas, prelievi arteriosi (per la valutazione bio-umorale) ⇒ II° settimana di scompenso cardiaco: esami emodinamici, ECG, emogas, prelievi arteriosi ⇒ III° settimana di scompenso cardiaco: esami emodinamici, ECG, emogas, prelievi arteriosi ⇒ IV° settimana di scompenso cardiaco (termine del protollo sperimentale): RMN – PET - esami emodinamici, ECG, emogas, prelievi arteriosi. 6.2 Campioni biologici: tessuto cardiaco di maiale Alla IV° settimana di scompenso cardiaco i minipig venivano sacrificati e le quattro camere cardiache (atrio, destro e sinistro; ventricolo, destro e sinistro) venivano prelevate e conservate in RNAlater (RNA stabilization reagent, Qiagen GmbH, Hilden D). Questa procedura di raccolta e conservazione del campione è importante in quanto la stabilizzazione dell’RNA è un requisito fondamentale per l’analisi dell’espressione genica. L’immediata stabilizzazione dell’RNA nei materiali biologici è necessaria in quanto, immediatamente dopo la raccolta del campione, si possono avere cambiamenti dei pattern di espressione genica dovuti ad una degradazione specifica o aspecifica dell’RNA sia ad un’induzione della trascrizione. 77 Materiali e metodi I campioni di tessuto cardiaco sono stati conservati a -80°C per la determinazione dell’espressione dell’mRNA dei peptidi natriuretici in esame e del recettore specifico per il CNP (NPR-B). 6.3 Campioni biologici: tessuto cardiaco di topo Per il sequenziamento dell’mRNA codificante per il recettore dei peptidi natriuretici di tipo B è stato utilizzato tessuto cardiaco di topi BALB/c maschi, non affetti da patologie, di sei settimane e 30 g circa di peso. I topi sono stati anestetizzati con un’iniezione intraperitoneale di 250 mg/kg Avertin (0,1 ml 2,5% Avertin/10 g peso corporeo) e sacrificati; il cuore prelevato è stato posto in RNAlater e conservato a -80°C 6.4 Campioni plasmatici I campioni di sangue dei minipig (8-10 ml), prelevati durante le quattro settimane dello studio, venivano raccolti in tubi di propilene contenenti EDTA (1mg/ml) e aprotinina (500 kIU), un inibitore delle proteasi. Il prelievo veniva effettuato in ghiaccio, dopo di che i campioni plasmatici venivano rapidamente centrifugati a +4°C a 1000 g per 15 minuti e conservati in aliquote a -20°C. I prelievi venivano effettuati dopo l’intervento (basale), a 10 minuti dall’accensione del pacemaker e dopo 1, 2, 3, 4 settimane dall’intervento. 78 Materiali e metodi 6.5 Protocollo Sperimentale 6.5.1 Estrazione dell’RNA totale L’RNA totale è stato estratto da campioni tessutali cardiaci di topo e di maiale con il metodo del fenolo-guanidina tiocianto (GTC) (TRIREAGENT: Molecular Research Center, Cincinnati USA), modificato al fine di ottenere buone rese di estrazione da piccole quantità di tessuto. Tale procedura permette l’isolamento simultaneo di mRNA e proteine (RNeasy Fibrous tissue Midi kit, Qiagen Milano) dallo stesso campione. I tessuti sono stati omogenati in TRI-REAGENT (1 ml per frammenti tessutali di peso inferiore a 100 mg) utilizzando Mixer Mill MM300 (Qiagen S.p.A. Milano). Questo strumento permette una rapida ed efficace frammentazione del campione biologico in tempi molto brevi. L’alta concentrazione di guanidina tiocianto presente nel TRI-REAGENT provoca una rapida inattivazione dell’attività delle RNAsi endogene e completa la dissociazione delle componenti cellulari dal RNA; inoltre l’aggiunta di cloroformio, dopo l’omogenizzazione, e la centrifugazione del campione a 12000g per 15 minuti a 4°C, permettono la separazione della fase acquosa incolore, contenente prevalentemente RNA, dalla fase organica, contenente per la maggior parte proteine e lipidi. La fase acquosa viene isolata, dalla fase organica, che viene conservata in aliquote a -20°C, previa aggiunta di etanolo 96%, fino al momento dell’uso. La fase acquosa, dopo aggiunta di quantità appropriate di etanolo, viene caricata su una micro-colonna di gel di silice (Midi Spin Column RNeasy, Qiagen, Milano) in grado di legare l’RNA presente nel campione. 79 Materiali e metodi Dopo un primo lavaggio con una soluzione di guanidina tiocianto ed etanolo (tampone RW1) e successiva centrifugazione a 3000 g per 5 minuti a 25°C, viene aggiunta una soluzione di DNasi (DNaseStock solution RNasi free) che permette di eliminare le eventuali interferenze dovute al DNA e quindi per purificare il campione biologico. Seguono ulteriori tre lavaggi e successive centrifugazioni a 3000 g e +25°C, l’RNA viene poi eluito con piccole quantità (100-150 μl) di acqua RNase free e dopo la prima eluizione, raccolto e caricato nuovamente sulla micro-colonna, al fine di concentrare al massimo il campione, il quale viene conservato in aliquote a -80° fino al momento dell’utilizzo. 6.5.2 Determinazione dell’RNA totale La concentrazione di RNA negli estratti tessutali cardiaci è stata determinata utilizzando il metodo spettrofotometrico. Il campione viene diluito 1:100 con acqua RNase free, caricato in cuvette di quarzo, e l'assorbanza viene letta alle lunghezze d'onda di 260 nm e di 280 nm, mediante l’utilizzo di uno spettrofotometro (Beckman DU, 640). Ogni lettura viene normalizzata rispetto al valore di assorbanza relativo alla soluzione di acqua priva di RNAsi che è stata usata come bianco. Una volta misurata l’assorbanza a 260 nm, si valuta la concentrazione di RNA totale attraverso la formula, ricavata dalla legge di Lambert-Beer (Aλ= ελ · l · c), dove ελ rappresenta il coefficiente di estinzione molare, l indica il cammino ottico e c la concentrazione del campione: [RNA]campione = (A260nm) campione · D · (40 μg/ml) Nella formula sopra riportata D è il fattore di diluizione e 40 μg/μL è il valore di concentrazione che è associato ad una soluzione standard di 80 Materiali e metodi RNA che presenti un'assorbanza pari a 1 quando λ= 260nm (ovvero 1/(ΣRNA(260nm)×l)= 40 μg/mL). Il rapporto tra l'assorbanza del campione a 260 nm (A260nm) e quella del campione a 280 nm (A280nm) fornisce un'indicazione della purezza dello RNA contenuto nel campione estratto. Si considera pura una soluzione di RNA il cui rapporto (A260nm / A280nm) sia compreso nell'intervallo 1,8-2,1. L’integrità dell’RNA totale estratto è stata valutata attraverso una corsa elettroforetica su gel d’agarosio, in condizioni denaturanti e in presenza di un agente intercalante, quale il bromuro d’etidio. I campioni vengono prelevati da -80°C e mantenuti a +55°C, per eliminare l’eventuale presenza di RNasi endogene; in seguito viene aggiunta, in rapporto 1:3, una soluzione contenente formaldeide e blu di bromofenolo (The NorthernMax Formaldehyde Load Dye, Ambion Inc. Austin, USA), (1 μl di campione + 3 μl di Load Dye). I campioni così preparati vengono incubati per 15 minuti a +65°C, per permettere la denaturazione delle strutture secondarie dell’RNA, poi centrifugati e caricati sul gel. L’elettroforesi è effettuata a 50 Volt per 50 minuti e il gel analizzato al transilluminatore (260 nm, UV Transilluminator 2000, Bio-Rad Laboratories, CA) per verificare la comparsa di due bande nette in corrispondenza delle subunità 18 e 28 Svedberg (S) dell’RNA ribosomiale. Per confermare la concentrazione del campione, valutata dalla lettura allo spettrofotometro, le bande, ottenute dalla corsa elettroforetica, sono state analizzate con un programma specifico per analisi densitometriche di gel (Quantity One Software, Bio-Rad) in grado di determinare l’intensità della 81 Materiali e metodi banda stessa. Il rapporto tra l’intensità ottenuta e quella di un campione standard di RNA totale di topo (Mouse Total RNA, Ambion Inc. Austin, USA; 1 μg/μl) permette di determinare la concentrazione di RNA nel campione incognito. 6.5.3 Estrazione tessutale delle proteine Le proteine vengono isolate dalla fase organica, di cui al paragrafo 6.5.1. L’aggiunta di etanolo e la successiva centrifugazione permettono di eliminare la componente lipidica; la successiva aggiunta di acetone al surnatante e la centrifugazione a 12000 g per 5 minuti a +4°C portano alla formazione di un pellet proteico. Il pellet così ottenuto viene lavato e centrifugato, per tre volte successive, con una soluzione di lavaggio (guanidina HCl 0,3 M, glicerolo al 25%, etanolo). Viene effettuato un quarto e ultimo lavaggio con una soluzione contenente glicerolo al 25% in etanolo. Il pellet proteico derivante è risospeso con un tampone Tris (idrossimetilamminometano) HCl 4 mM (pH 7,4), contenente NaCl (154 mM), fenilmetilsulfonil-fluoruro (PMSF 0,1 mM), sodiododecilsolfato (SDS 2%) e conservato a -20°C fino al momento dell’utilizzo. La concentrazione totale dell’estratto tissutale viene misurata con una modificazione del metodo di Lowry (Lowry OH. et al., 1951), usando albumina bovina come proteina standard. Viene così costruita una curva di taratura in base alla quale determinare, per interpolazione, il valore della concentrazione proteica totale del campione estratto. 82 Materiali e metodi 6.6 Analisi di RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction) semiquantitativa Il metodo della RT-PCR è basato sulla capacità dell’enzima trascrittasi inversa di generare un frammento di cDNA a partire da un templato di mRNA. Tale enzima è una DNA polimerasi DNA/RNA dipendente, che, in presenza di una coda di mRNA-poliA a singolo filamento e di un innesco di oligonucleotidi poli-dT, è in grado di retrotrascrivere tutti gli mRNA nei relativi filamenti di DNA complementari a doppia elica ed eteroduplici (cDNA). Dopo denaturazione con calore, il frammento di cDNA rimanente è usato come templato dalla polimerasi, nei successivi passaggi di amplificazione. Sia il processo di trascrizione inversa, che la reazione di PCR sono state effettuate utilizzando un kit dedicato (Ready to Go RT-PCR Beads, Amersham Biosciences; Freiburg Germany) e, come strumento di amplificazione, un termociclatore (Thermal-cycler, Perkin Elmer, Emerville, CA, USA). L’RNA totale è inversamente trascritto dall’enzima trascriptasi inversa Moloney Murine Leukaemia Virus (M-MuLV) in presenza di 0,5 μg di oligo (dT)12-18 per reazione. Come controllo positivo viene utilizzato l’mRNA della globina di coniglio, parallelamente come controllo negativo viene preparata una provetta contenente tutti i reagenti escluso il campione, al fine di valutare le possibili contaminazioni di DNA. I campioni vengono incubati a +42°C per 20 minuti, per la retrotrascrizione, e successivamente a +95°C per 5 minuti, per inattivare l’enzima M-MuLV e denaturare completamente il templato di mRNA. 83 Materiali e metodi La reazione di PCR è catalizzata dalla Taq DNA polimerasi, un enzima capace di resistere a temperature molto elevate (+95°C) ed in grado di funzionare a partire da temperature di +65°C. Il cDNA derivante, viene amplificato in presenza di 1μM di ogni primer specifico, in un volume finale di 50 μl. Le RT-PCR per mRNA codificante per CNP e BNP di maiale, e NPR-B di topo, sono state messe a punto utilizzando i seguenti primers (SygmaGenosys): • CNP senso: 5’-GCTGCTCACGCTCCTCTC-3’ • CNP anti-senso: 5’-GTCTTGTCGCCCTTCTTCTG-3 • BNP senso: 5’-GTGCTCCTGCTCCTGTTCTT-3’ • BNP anti-senso: 5’-TCCCAGGCTTCTGTGAGG-3’ • NPR-B senso: 5’-TGTACCATGACCCCGACCTT-3’ • NPR- B anti-senso: 5’-CCCGTTGGCTCTGATGAAGT-3’ I primer per tutti gli mRNA sono stati costruiti su Primer 3. La sequenza dei primer utilizzati nello studio di RT-PCR, è stata valutata con il programma BLAST e verificata sul database della GenBank. Come gene di riferimento è stata utilizzata la gliceraldeide-3fosfatodeidrogenasi (GAPDH), in quanto dalla letteratura è noto che è espresso in tutte le cellule e non subisce modificazioni nella specifica situazione studiata (GAPDH senso: 5’-ACCACAGTCCATGCCATCAC3’; GAPDH anti-senso: 5’-TCCACCACCCTGTTGCTGTA-3’) (Amersham Pharmacia Biotech) (Barber RD. et al., 2005; Hsiao LL. et al., 2001). 84 Materiali e metodi Per questo i dati relativi ai livelli di espressione dei diversi mRNA di interesse vengono normalizzati rispetto a quelli dei trascritti del gene codificante per il GAPDH. Le condizioni per la reazione di PCR sono state ottimizzate per ciascun peptide analizzato. I prodotti della PCR sono stati stati trattati in rapporto 1:5 con la soluzione “Loading Buffer” (contenente glicerolo e blu di bromofenolo) e caricati su un gel di agarosio in parallelo ad un DNA Ladder 100pb (Amersham Biosciences). I campioni così preparati e il DNA Ladder sono stati separati per elettroforesi (Sub-Cell GT Electrophoresis Cell, Bio-Rad Laboratories, CA) su gel d’agarosio all’1.5% in tampone TBE (Tris/Acido Borico/EDTA), colorati con bromuro di etidio e visualizzati per mezzo della luce ultravioletta a 260 nm (UV Transilluminator 2000, Bio-Rad Laboratories, CA). Le immagini ottenute sono state fotografate con una sistema fotografico digitale (Panasonic LC 40) e elaborate con un programma dedicato (Quantity One, Bio-Rad). La banda relativa all’mRNA del CNP è risultata a 574 pb, quella dell’mRNA codificante per il BNP a 197 pb, quella per l’NPR-B a 398 pb e quella dell’mRNA per il GAPDH a 451 pb. 85 Materiali e metodi 6.7 Saggio radioimmunologico per la misura del CNP 6.7.1 Estrazione dei campioni L'estrazione del CNP dal plasma e dagli estratti tessutali è necessaria per eliminare le interferenze aspecifiche e per concentrare il campione da determinare. Il procedimento di estrazione è il seguente: 2mL di plasma o di estratto tissutale vengono acidificati con 2mL di acido trifluoracetico (TFA) 1% e in seguito centrifugati a 1500 g x 10 min a +4°C. Il surnatante viene caricato su una piccola colonna Sep-Pak C18 attivata con 1mL di soluzione contenente acetonitrile al 60% in TFA 1% e, per 3 volte, con 3mL di una soluzione di TFA 1%. La colonna viene poi lavata con 3mL di TFA 1% (per 3 volte) e il CNP eluito con 3mL di soluzione contenente acetonitrile al 60% in TFA 1%. Il residuo secco (ottenuto con un concentratore centrifugo) viene risospeso con 500µL del tampone usato nel saggio immunometrico e 100µL di questa soluzione sono utilizzati per il saggio immunometrico. 6.7.2 Saggio Radioimmunologico Il CNP è stato misurato utilizzando un sistema radioimmunologico commerciale (Kit RIA: C-type peptide-22 human Phoenix Pharmaceuticals, Belmount, CA, USA). Rispetto alla procedura consigliata dalla ditta produttrice, sono state modificate le concentrazioni della curva standard (1,25-2,5-5-10-20-4080-160 pg/tubo), dalla quale, per interpolazione, può essere determinata la concentrazione del CNP nel campione sconosciuto. 86 Materiali e metodi Ogni saggio è stato effettuato in duplicato e l'intero esperimento è stato condotto in ghiaccio. Utilizzando la preparazione standard di CNP, fornita dal kit, sono stati preparati due campioni di riferimento da misurare in ogni prova per il controllo di qualità interno. 6.8 Analisi statistica dei dati L’analisi statistica dei risultati è stata effettuata tramite il programma StatView 5.0.1 per Machintosh computers (1992-98, SAS Istitute Inc., SAS campus Drive, Cary, NC, USA). I valori relativi alle concentrazioni di CNP, ottenute dal saggio radioimmunologico, sono stati calcolati con un programma dedicato su computer che usa, per l’interpolazione della curva dose-risposta, una funzione logistica a 4 parametri (Pilo A. et al., 1982). Poiché i livelli plasmatici del CNP non sono distribuiti normalmente, per l’analisi statistica, quando necessario, viene utilizzata la trasformazione logaritmica naturale dei dati. I risultati sono espressi come media ± SEM. Per i confronti multipli è stato utilizzato il test di Fisher, dopo analisi della varianza (ANOVA). 87 Risultati RISULTATI 7 Capitolo 7.1 Risultati metodologici 7.1.1 Quantizzazione RNA Il rapporto tra l’assorbanza alla lunghezza d’onda di 260 nm e 280 nm (A260nm/A280nm) dei campioni di RNA ottenuti dal tessuto cardiaco è risultato compreso nell'intervallo 1.8-2.1 (Fig. 10a). Tutti i campioni sono stati sottoposti a elettroforesi su gel d’agarosio, per provarne l’integrità (Fig. 10b). Infine, per confermare il valore della concentrazione di campione, ottenuto dalla lettura allo spettrofotometro, le bande, ottenute dalla corsa elettroforetica, sono state analizzate con il programma specifico Quantity One Software, utilizzando come controllo l’RNA totale di topo a concentrazione nota (1 μg/μl). I due differenti metodi hanno dato risultati sovrapponibili in tutti i casi analizzati. a b Figura 10: Integrità dell'RNA: (a) quantizzazione; (b) corsa elettroforetica su gel d'agarosio 88 Risultati 7.1.2 Reazioni di RT-PCR Per valutare la sensibilità e la linearità dell’amplificazione, sono state effettuate reazioni di PCR, variando il numero di cicli, la temperatura di annealing e la concentrazione di RNA e primer. Negli esperimenti di messa a punto del metodo sono state utilizzate le seguenti condizioni: • concentrazioni di RNA: 0,05-0,1-0,44-0,88 μg • temperature di annealing per CNP: 56°C-61°C-63°C-65°C • temperature di annealing per BNP: 56°C; 59°C; 61°C; 63°C; 65°C • concentrazioni di primer per CNP e BNP: 1-0,1-0,01 μM • numero di cicli per CNP e BNP: 25-30-35-40-45 Nelle figure (Fig. 11 e 12) sono riportati come esempio i gel e le relative curve dose-risposta in funzione, rispettivamente, della temperatura di annealing e della concentrazione di RNA, sia per il CNP che per il BNP. Tali curve sono state ottenute analizzando le bande, risultanti dalla corsa elettroforetica, con il programma specifico Quantity One Software. Le condizioni ottimali di reazione scelte per la valutazione dei campioni biologici corrispondono ad una temperatura di annealing per il CNP di +63°C e un numero di cicli di 40; mentre per quanto riguarda il BNP le condizioni scelte sono state: temperatura di annealing +59°C e numero di cicli pari a 35. Sia per il BNP che per il CNP la concentrazione di primer scelta è stata 1 μM. Le condizioni utilizzate per il GAPDH sono state: 56°C per 30 cicli, come già stabilito da uno studio precedente (Del Ry S. et al., 2004). La fase di estensione, impiegata per tutti gli effettori, è stata di 72°C per 10 minuti. 89 Risultati Figura 11: Corse elettroforetiche su gel d'agarosio e relative curve dose-risposta in funzione di temperatura di annealing e concentrazione di RNA per il CNP (574 pb) Figura 12: Corse elettroforetiche su gel d'agarosio e relative curve dose-risposta in funzione di temperatura di annealing e concentrazione di RNA per il BNP (197 pb) 90 Risultati 7.2 Sequenziamento dell’mRNA codificante per l’NPR-B di maiale 7.2.1 RT-PCR su tessuto cardiaco di topo Le condizioni per la reazione della RT-PCR sono state ottimizzate utilizzando i primers per l’NPR-B di topo. Per valutare la sensibilità e la linearità dell’amplificazione, la PCR è stata condotta in un range diverso di numero di cicli (25-30-35-40), temperature di annealing (59°C-61°C63°C-65°C), concentrazione di RNA e primers (1-0,1-0,01 μM). In figura (Fig. 13 a) è riportata la curva di calibrazione per l’NPR-B nel tessuto cardiaco di topo, ottenuta usando concentrazioni crescenti di RNA (0,07-0,146-0,293-0,56-1,05μg). La densità ottica delle bande è riportata in figura 13 b). Le condizioni di reazione ottimali scelte per l’NPR-B murino sono state: 0,1/0,2 μg di RNA, 60 secondi a 63°C (tempo e temperatura di annealing), 35 cicli. 7.2.2 RT-PCR su tessuto cardiaco di maiale Per sequenziare l’mRNA codificante per il recettore biologico di tipo B nel maiale, finora mancante nella GenBank, sono state utilizzate le condizioni e i primer scelti per la messa a punto delle RT-PCR su tessuto cardiaco di topo. Lavorando in queste condizioni si sono ottenute bande in corrispondenza di circa 400 pb (Fig. 14a) e, come si può osservare dalla curva doserisposta, costruita in funzione della concentrazione di RNA (Fig. 14b), hanno mostrato un andamento dose-crescente. Questa osservazione ci ha permesso di ipotizzare che questa banda potesse essere attribuibile all’espressione dell’NPR-B nel maiale. 91 Risultati a b Figura 13: Corsa elettroforetica su gel d'agarosio (a) e relativa curva dose-risposta (b) in funzione della concentrazione di RNA per l'NPR-B, utilizzando tessuto cardiaco di topo a b Figura 14: Corsa elettroforetica su gel d'agarosio (a) e relativa curva dose-risposta (b) in funzione della concentrazione di RNA per l'NPR-B, utilizzando tessuto cardiaco di maiale 92 Risultati Per confermare questa ipotesi è stato necessario sequenziare le bande ottenute dalla corsa elettroforetica. Sono state effettuate ulteriori reazioni di RT-PCR, utilizzando campioni diversi di tessuto cardiaco porcino (n=20) e, al fine di aumentare il grado di purezza del DNA abbiamo proceduto all’estrazione delle bande ottenute su gel con un kit dedicato (Gel Extraction Kit Protocol, QIAquick Spin Handbook, Qiagen, Milano). Le bande sono state tagliate accuratamente dal gel e caricate in tubi a cui è stato aggiunto una soluzione di guanidina tiocianato (QG Buffer, Qiagen, Milano) e un indicatore di pH. I campioni sono stati incubati per 10 minuti a +50° per permettere il completo dissolvimento delle bande e caricati su micro-colonne di gel di silice. Dopo varie centrifugazioni e lavaggi il campione è stato eluito con acqua RNasi free e al termine dell’estrazione il DNA purificato è stato fatto correre ulteriormente su gel d’agarosio (Fig. 15), in presenza di un marker di DNA a concentrazione nota (100 pb step Ladder, Promega, Madison, USA) in modo da poterne determinare l’esatta concentrazione. L’analisi con il programma Quantity-One, ci ha permesso di esprimere l’intensità delle bande ottenute rispetto a quella del marker a concentrazione nota; infatti la banda corrispondente a 400 pb del marker, aveva una concentrazione nota di 38ng/5μl. Da questa analisi è emerso che ciascuna banda di DNA purificato, risultava di circa 3-8ng/5μl. Questa valutazione è stata essenziale per inviare concentrazioni note di campione al centro di sequenziamento. 93 Risultati Figura 15: Corsa elettroforetica su gel d'agarosio di DNA purificato, in presenza di marker di DNA a concentrazione nota 7.2.3 Sequenziamento e analisi dei dati Il sequenziamento dell’mRNA codificante per l’NPR-B, è stato effettuato dal centro CRIBI dell’Università di Padova (.BMR Bio Molecular Research, CRIBI, Padova), a cui sono stati inviati i campioni essicati di DNA ottenuto da tessuto cardiaco di maiale. Per il sequenziamento sono state richieste quantità precise di campione (16 ng) e primer (6,4 pmol). Il sequenziamento è stato effettuato con uno strumento dedicato (Applyed Biosystem, ABI PRISM 3730 XL DNA Sequencer) che utilizza il metodo di Sanger (Sanger F. et al., 1977). Come si può osservare in figura 16, per ogni campione ci sono pervenuti i risultati come: 1. cromatogramma; 2. sequenza del campione incognito in forma FASTA; 3. numero totale di ciascuna base presente nel campione inviato. 94 Risultati Figura 16: Risultati del sequenziamento: 1. cromatogramma, 2. sequenza in forma FASTA, 3. numero complessivo di ciascuna base presente nella sequenza. 95 Risultati Dall’elaborazione delle sequenze ricevute per i 20 campioni inviati, mediante programmi specifici quali BLAST, FASTA e per verifica GenBank, abbiamo ottenuto la sequenza parziale di mRNA per il recettore di tipo B di maiale che è risultata di 396 pb (Fig. 17). Dall’analisi di questa sequenza con BLAST abbiamo osservato un’omologia con 37 sequenze codificanti per il recettore di tipo B dei peptidi natriuretici, ed in particolare un’omologia del 93% con l’NPR-B del Mus Musculus e del 95% con l’ NPR-B di Homo Sapiens. Figura 17: Sequenza parziale dell'mRNA codificante per l'NPR-B di maiale 7.2.4 Sottomissione alla GenBank La sequenza parziale di mRNA codificante per l’NPR-B è stata inserita nella GenBank (numero identificativo del gene: Sus Scrofa Natriuretic peptide receptor-2 mRNA, 1-395 pb; accession number DQ487044- Fig. 18); la GenBank ha inoltre automaticamente determinato la sequenza proteica, a cui è stato assegnato il numero identificativo ABF 19801.1. Poiché i domini delle proteine sono unità distinte tridimensionali, associate a particolari e specifiche funzioni molecolari, come binding e catalisi, l’identificazione di tali caratteristiche, può dare indicazioni sulla funzione molecolare e cellulare della proteina a cui appartengono. 96 Risultati La sequenza proteica ottenuta nel nostro lavoro (ABF 19801.1) appartiene alla famiglia pFAM (Bateman A. et al., 2004) degli ANF-receptor (Pfam 01094.12- ANF_receptor), gruppo di recettori specifici per il binding proteico. Figura 18: GenBank: DQ487044 Sus Scrofa natriuretic peptide receptor 2 mRNA, partial cds 97 Risultati 7.3 Risultati relativi al modello sperimentale I livelli plasmatici di CNP sono risultati significativamente aumentati nei minipig con insufficienza cardiaca cronica indotta da stimolo con pacemaker ad alta frequenza, rispetto agli animali di controllo. Questo incremento è osservabile a partire dalla prima settimana di trattamento (36,9 ± 10,4 vs. 16,7 ± 1,1 pg/ml, media ± sem; p=0,013), come riportato in figura 19. Per quanto riguarda la presenza di CNP nel tessuto cardiaco, negli animali di controllo sono stati trovati livelli misurabili di CNP in tutte le camere cardiache. In figura 20 sono riportati i livelli tessutali medi relativi a atrio e ventricolo, destro e sinistro rispettivamente (atrio destro: 13,7 ± 1,9 pg/mg; atrio sinistro: 8,7 ± 3,8 pg/mg; ventricolo destro: 1,07 ± 0,33 pg/mg; ventricolo sinistro: 0,93 ± 0,17 pg/mg). La concentrazione osservata negli atrii è risultata circa 10 volte più elevata rispetto a quella osservata nei ventricoli. Dopo 4 settimane di stimolazione con pace-maker ad alta frequenza, i livelli tessutali cardiaci di CNP nel ventricolo sinistro sono risultati significativamente aumentati rispetto ai quelli del ventricolo sinistro degli animali di controllo (15,8 ± 9,9 pg/mg vs. 0,9 ± 0,17 pg/mg; p= 0,01) (Fig. 21). Questi dati sono stati confermati dagli studi di espressione dell’mRNA codificante per il CNP. In tutte le camere cardiache dei minipig scompensati è stata osservato un aumento dell’espressione dell’mRNA codificante per il peptide natriuretico di tipo C rispetto agli animali di controllo. L’aumento di tale espressione è risultato particolarmente evidente nel ventricolo sinistro (Fig. 22). 98 Risultati In tutti gli animali studiati è stato osservato anche un aumento di espressione a livello di mRNA per il BNP, come atteso in presenza di scompenso cardiaco. Per quanto riguarda il recettore NPR-B è risultato espresso in tutte le camere cardiache sia nei minipig di controllo che in quelli con SC come si può osservare in figura 23, dove sono riportati in maniera riassuntiva i livelli di espressione, ottenuti nelle quattro camere cardiache, dell’mRNA codificante per CNP, NPR-B, BNP e GAPDH, rispettivamente, per un singolo caso sperimentale. Questi dati preliminari sembrano indicare una diminuita espressione dei recettori NPR-B in parallelo con l’aumento dell’espressione di CNP nei minipgs con SC. La possibilità di una down-regulation di questo recettore, che deve essere valutata su un numero più ampio di esperimenti, è in accordo con quanto riportato precedentemente in letteratura, relativamente alle variazioni dei recettori biologici dei peptidi natriuretici nello scompenso cardiaco (Tsutamoto T. et al., 1993). 99 Risultati Figura 19: Livelli plasmatici di CNP in minipig di controllo e in minipig con scompenso cardiaco (SC) indotto da una settimana 100 Risultati Figura 20: Livelli tessutali di CNP in atrio (in alto) e in ventricolo (in basso) destro e sinistro rispettivamente 101 Risultati Figura 21: Livelli tessutali di CNP in ventricolo sinistro di minipig di controllo e di minipig alla IV° settimana di scompenso cadiaco Figura 22: Espressione dell'mRNA codificante per CNP, BNP e GAPDH nel ventricolo sinistro di minipig normali e minipig con SC 102 Risultati Figura 23: Livelli di espressionedell’mRNA codificante per CNP, NPR-B, BNP e GAPDH rispettivamente, ottenuti nelle quattro camere cardiache 103 Conclusioni 8 CONCLUSIONI Capitolo Lo studio svolto in questa tesi deve essere considerato innanzitutto come uno studio propedeutico atto a sviluppare metodologie applicabili a protocolli specifici, rivolti a caratterizzare la biosintesi e il meccanismo di azione del CNP e le sue azioni autocrine/paracrine sia in condizioni normali che in condizioni patologiche caratterizzate da disfunzione endoteliale e rimodellamento. Il modello animale utilizzato ci ha permesso di valutare il ruolo del CNP nella fisiopatologia dello scompenso cardiaco in maniera più completa di quanto sia possibile effettuare sull’uomo proprio grazie alla quantità di materiale biologico disponibile e alla versatilità del modello. I dati sui livelli plasmatici hanno confermato quanto gia valutato nell’uomo e sono risultati essere in accordo con i dati della letteratura sull’aumento dei livelli del CNP e del suo precursore NT-proCNP in funzione della severità della malattia (Prickett TCR. et al., 2001; Wright SP. et al., 2004; Del Ry S. et al., 2005). In questo lavoro di tesi, per la prima volta, è stata misurata la concentrazione del peptide negli estratti miocardici che è risultato presente in tutte le camere cardiache dei minipig normali. Il contenuto tessutale di CNP degli atrii è risultato circa 10 volte più elevato di quello dei ventricoli. Inoltre, dopo 4 settimane di stress da pacing, i livelli tessutali del ventricolo sinistro sono risultati significativamente aumentati nei minipig scompensati rispetto ai minipig normali in parallelo con un 104 Conclusioni aumento dei livelli tessutali del BNP che risulta particolarmente elevato nel ventricolo dei soggetti scompensati (Luchner A. et al., 1998). La dimostrazione che il CNP è presente nel tessuto cardiaco è un dato importante per i possibili effetti sinergici con gli altri peptidi natriuretici, anche a livello cardiaco. Infatti è noto che ANP e BNP possono stimolare la produzione di CNP e avere un’azione sinergica sul tessuto vascolare (Nazario B. et al., 1995). Sono state inoltre dimostrate interazioni complesse tra peptidi natriuretici e altri mediatori vasorilassanti di derivazione endoteliale (Ahluwalia A. et al., 2005); questo fa ipotizzare che il CNP, in aggiunta alle sue azioni antiadesive e anti-aggreganti, possa compensare la riduzione di tali mediatori in patologie cardiovascolari, al fine di ristabilire le capacità vasodilatatorie. Avremo quindi un bilanciamento tra il sistema dei peptidi natriuretici e altri effettori del sistema neuroormonale con azione contrapposta quali il sistema angiotensina/aldosterone e l’endotelina (ET)-1. Quest’ultima stimola la produzione del BNP nei cardiomiociti ventricolari e promuove l’aumento delle cellule endoteliali che secernono CNP. Questi risultati sostengono l’ipotesi che l’ET-1 endogena delle cellule vascolari endoteliali umane agisca in maniera autocrina/paracrina al fine di modulare il rilascio basale di CNP e adrenomedullina (AM) (Evans JJ. et al., 2002). Un risultato di particolare importanza ottenuto nel corso di questo lavoro di tesi, è stato il sequenziamento del recettore specifico per l’NPR-B. Il minipig è infatti molto usato come modello animale per le sue analogie con la fisiopatologia dell’uomo, quindi l’identificazione della sequenza 105 Conclusioni dell’NPR-B, fornisce un nuovo strumento per meglio investigare il meccanismo di azione del CNP in condizioni fisiologiche e patologiche. ABF 19.801.1, la sequenza proteica associata all’NPR-B di maiale, appartiene alla famiglia delle Pfam, gruppo di recettori specifici per il binding proteico, come precedentemente descritto (Bateman A. et al., 2004). Non dobbiamo inoltre dimenticare che il recettore di tipo B si lega, sebbene con affinità minore rispetto al CNP, anche al BNP; quindi, data l’importanza, ormai da tutti riconosciuta, per il BNP nello SC, la possibilità di valutare le variazioni di questo recettore può contribuire a meglio definire il ruolo dei peptidi natriuretici in questa patologia. Per quanto riguarda la funzione dell’NPR-B a livello del sistema cardiovascolare, uno studio recente effettuato sia in vivo che in vitro, che prevedeva l’utilizzo di ratti transgenici con sovraespressione del recettore B mutante, ha dimostrato, per la prima volta, che tale recettore è coinvolto nella regolazione dell’ipertrofia cardiaca (Langenikel TH. et al., 2006). Questi risultati sono in accordo con i recenti studi in cui è stata dimostrata la capacità del CNP di inibire l’ipertrofia dei cardiomiociti (Tokudome T. et al., 2004). E’ stato inoltre osservato che il CNP è sintetizzato e secreto dai fibroblasti cardiaci dove il recettore B sembra essere l’isoforma predominante (Horio T. et al., 2003). La co-localizzazione del CNP e del suo recettore suggerisce un ruolo importante del CNP nella fisiologia cardiovascolare, dove può avere un importante azione locale. Dalla letteratura è inoltre emerso che gli effetti inibitori del CNP sulla proliferazione e produzione di collagene da parte dei fibroblasti cardiaci 106 Conclusioni sono probabilmente mediati dal recettore NPR-B (Horio T. et al., 2003; Tokudome T. et al., 2004). Queste osservazioni indicano che il CNP può funzionare come regolatore autocrino negativo contro l’eccessiva fibrosi cardiaca caratteristica di alcuni stati patologici. La sequenza parziale dell’mRNA codificante per l’NPR-B di maiale e la sequenza proteica, ottenute nel lavoro di tesi, sono risultate simili, sebbene non identiche a quelle di numerose altre specie, suggerendo che l’NPR-B possa svolgere un ruolo simile nelle diverse specie. Sebbene ulteriori studi siano necessari per chiarire il ruolo patofisiologico del CNP endogeno nel cuore, i nostri dati, presi nel loro insieme, fanno ipotizzare che il peptide possa svolgere un ruolo compensatorio sul rimodellamento ventricolare. È infatti noto che il CNP esercita importanti azioni cardiovascolari indirette come la riduzione della pressione cardiaca dovuta a vasodilatazione e diminuzione del ritorno venoso. La valutazione delle azioni del CNP nel modello sperimentale proposto potrebbe quindi contribuire a meglio comprendere situazioni fisiopatologiche diverse, caratterizzate da disfunzione endoteliale e da processi di rimodellamento. Infine, il sequenziamento parziale del recettore B, effettuato in questo lavoro di tesi, ha contribuito, seppur in piccolissima parte, al sequenziamento del genoma di maiale che è ormai in via di definizione. 107 Elenco degli acronimi ELENCO DEGLI ACRONIMI AC: adenilato ciclasi (Adenylate Cyclase) ACE: Angiotensin-Converting Enzyme ADH/AVP: ormone anti-diuretico o vasopressina (Antidiuretic Hormone, Vasopressin) AM: adrenomedullina (Adrenomedullin) ANF_receptor: Receptor Family Ligand Binding Region ANOVA: analisi della varianza (Analysis of Variance) ANP: peptide natriuretico atriale (Atrial Natriuretic Peptide) BNP: peptide natriuretico cerebrale, o di tipo B (Brain Natriuretic Peptide) cAMP: adenosinmonofosfato ciclico (Cyclic adenosine monophosphate) cDNA: DNA complementare cGMP: guanosinmonofosfato ciclico (Cyclic guanosine monophosphate) CNP: peptide natriuretico di tipo C (C-type Natriuretic Peptide) COX2: cicloossigenasi-2 (Cyclooxygenase-2) DAP: pressione arteriosa diastolica (Diastolic Arterial Pressure) DNA: acido deossiribonucleico (DeoxyriboNucleic Acid) DNP: dendroaspis natriuretic peptide E.C.24.11: encefalinasi o atriopeptidasi (Endoprotease/Endopeptidase) EC: ecocardiografia (Echocardiography) ECE: Endothelin-Converting Enzyme ECG: elettrocardiogramma (Echocardiograms) EDHF: fattore iperpolarizzante di origine endoteliale (endothelium derived hyperpolarizing factor) 108 Elenco degli acronimi EF%: frazione di eiezione (Ejection Fraction) ET-1: endotelina-1 (Endothelin-1), FC: frequenza cardiaca (Cardiac Frequency) 18 FDG: 18fluor-desossiglucosio ([18]F-flourodeoxyglucose) FGF: fattore di crescita fibroblastico (fibroblast growth factor) FR: frequenza respiratoria (RespiratoryFrequency) GAPDH: gliceraldeide-3-fosfatodeidrogenasi (Glyceraldehyde-3phosphate dehydrogenase) GC: guanilato ciclasi (Guanylate Cyclase) HDL: lipoproteine ad alta densità (High-Density Lipoprotein) 125 I: 125-Iodio (125-Iodine) IL-1: interleuchina-1 (Interleukin-1) iNOS: ossido-nitrico sintasi inducibile (Inducible Nitric Oxide Synthase) MAP: pressione arteriosa media (Medium Arterial Pressure) MCR: tasso di clearance metabolica (Metabolic Clearance Rate) mRNA: RNA messaggero (Messenger RNA) 13 NH3: ammoniaca radiomarcata (13N-labeled Ammonia) NIH: National Institute of Healt NO: monossido di azoto (Nitric Oxide) NPR-A: recettore dei peptide natriuretici di tipo A (natriuretic peptide receptor/guanylate cyclase A) NPR-B: recettore dei peptide natriuretici di tipo B (natriuretic peptide receptor/ guanylate cyclase B) NPR-B: recettore dei peptide natriuretici di tipo C (clearance receptor) NYHA: New York Heart Association PaCO2: pressione parziale di anidride carbonica (Pressure of Carbon 109 Elenco degli acronimi Dioxide) PaO2: pressione parziale di ossigeno (Pressure Oxygen) PET: tomografia ad emissione di positroni (Positron Emission Tomography) Pfam: Protein Families Database PGI2: prostaciclina (Prostacyclin) PMSF: fenil-metilsolfonil-fluoruro (Phenyl-methylsulphonyl-fluoride) RIA: dosaggio radioimmunologico (RadioImmuno Assay) RMN: Risonanza Magnetica Nucleare (Nuclear Magnetic Resonance) RNA: acido ribonucleico (Ribonucleic Acid) rRNA: RNA ribosomiale (Ribosomal RNA) RT-PCR: Reverse Translation-Polymerase Chain Reaction SAP: pressione arteriosa sistolica (Systolic Arterial Pressure) SC: scompenso cardiaco (Heart Failure) sIL-6R: recettori solubili per l’Interleuchina-6 (soluble Interleukin 6 Receptor) sTNF-R: recettori solubili per il fattore di necrosi tumorale (soluble Tumor Necrosis Factor- Receptor) TBE: Tris/Acido borico/EDTA TFA: acido trifluoracetico (Trifluoroacetic acid) TGF: transforming growth factor Th: linfocita T helper (T helper lynphocyte) TNF: fattore di necrosi tumorale (tumor necrosis factor) Tris: idrossimetil amminometano 110 Bibliografia BIBLIOGRAFIA • ABASSI Z., KARRAM T., ELLAHAM S., WINAVER J., HOFFMAN A. 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Silvia Del Ry e la Dott. Daniela Giannessi per l’arricchimento culturale che mi hanno fornito nel corso di questi anni e che mi ha permesso di arrivare alla Laurea di Primo Livello e in seguito alla Laurea Specialistica, con un bagaglio di conoscenze maggiormente consolidato ed approfondito; per la pazienza e la costanza dimostrate nell’insegnarmi le tecniche di laboratorio che hanno accompagnato i miei studi; per le opportunità che mi hanno concesso in un ambiente di ricerca così qualificato e che mi hanno pemesso di introdurmi in modo “sereno ed indolore” dal mondo teorico-universitario a quello reale e pratico del lavoro; ma soprattutto per l’insostituibile sostegno morale sempre vivo e presente all’occorrenza, per l’umanità e la saggezza dimostrata, che mi hanno fatto ritrovare, in un’equipe di lavoro, il calore di una famiglia allargata. Ringrazio inoltre Maristella e Chiara per la loro preziosa collaborazione e costante disponibilità, per avermi insegnato a capire cosa vuol dire essere “un gruppo” e a collaborare in armonia, ma anche per avermi fatto sorridere nei momenti più difficili ed essermi sempre state vicine. Un grazie speciale al gruppo del Centro di Biomedicina Sperimentale della Scuola Superiore Sant’Anna coordinato dal Prof. Fabio Recchia, che, mi ha permesso di accostarmi in modo critico e responsabile ad un modello animale di scompenso cardiaco cronico, rivelatosi poi fondamentale nella validazione del nostro studio. Ancora un ringraziamento a Valeria, la mia migliore compagna di università e laboratorio, per i bellissimi momenti che abbiamo trascorso insieme sostenendoci a vicenda, condividendo ogni successo ed insuccesso e raggiungendo così un solido e duraturo rapporto d’amicizia. Infine un ringraziamento particolare va alla mia mamma ai miei nonni, a Matteo e a Patrizia e Fabio per essermi stati sempre vicini con affetto e discrezione, dimostrandomi tutta la loro fiducia e permettendomi di arrivare a questo traguardo per me così importante.