Facoltà Teologica Pugliese-ISSR di Foggia Corso di Antropologia Filosofica Lezione: Filosofia e Neuroscienze Vorrei valutare brevemente se e quanto queste prospettive si accordino con le neuroscienze, infatti, negli ultimi anni c’è stata una convergenza con la filosofia e la pedagogia. La scoperta dei neuroni specchio ha radicalmente mutato il modo di concepire il rapporto tra azione, percezione e processi cognitivi ed è su questa posizione che il tema delle neuroscienze dell’etica, di matrice antropologica, evidenzia l’identità della persona in rapporto alla sua corporeità e alla sua coscienza. Ciò ha consentito una più ampia esplorazione delle funzioni che mettono in luce la natura relazionale dei processi cognitivi1. La ricerca neuroscientifica afferma che il nostro cervello è dotato di neuroni 2 – i neuroni specchio – localizzati nella corteccia premotoria e parietale posteriore. Essi si attivano sia quando un’azione è compiuta in prima persona sia quando vediamo altri compierla e costituiscono perciò la prova di un meccanismo neurofisiologico di base che ci consente di entrare in relazione con gli altri. Il loro attivarsi “a specchio” sviluppa l’imitazione di gesti, di espressioni corporee e anche del linguaggio. are a 4 are a 6 l obo pari e tale La corteccia motoria l obo fron tale l obo te m porale l obo occi pi tale La scoperta è recente e su di essi la discussione è aperta, come pure la loro applicabilità nella teoria della mente e nell’apprendimento. Essi trasmettono un’informazione relativa ad azioni o discorsi di altri e di essi è stata fissata anche l’ubicazione centrale e l’impostazione emotiva e sociale. Con i neuroni specchio si sta scoprendo il complesso meccanismo biologico che si pone alla base del comportamento 1 Si veda a riguardo: M. Iacobini, i neuroni specchio. Come capiamo ciò che fanno gli altri, Bollati Boringhieri, Torino, 2008. 2 Neurone: unità funzionale del sistema nervoso, cellula altamente specializzata per ricevere, elaborare e trasmettere le informazioni ad altri n. o a cellule effettrici (per es., muscolari o ghiandolari) attraverso segnali elettrici e chimici. A cura di Alfredo Nazareno d’Ecclesia 1 sociale degli esseri umani, fino alla sfida più ambiziosa: svelare i correlati neurali della coscienza. La radice della soggettività umana è in realtà un’intersoggettività originaria. Il sistema dei neuroni specchio appare decisivo per l’insorgere di quel terreno d’esperienza comune che è all’origine della nostra capacità di agire come soggetti individuali e sociali, sviluppando forme d’imitazione, apprendimento, comunicazione gestuale e verbale. Allora tali neuroni sono la chiave per leggere, per apprendere etc.: sono la “fonte” primaria dell’educazione come processo di apprendimento e di socializzazione. La scoperta dei neuroni specchio pone in risalto le modalità con le quali l’alterità personale si presenta a una coscienza conoscente ed è su questo punto che avviene l’incontro con il vissuto empatico. In cui è chiaro il coinvolgimento della corporeità e delle immagini cinestesiche. La fenomenologia 3 con uno studio scientifico serio, rigoroso, coerente e unitario evidenzia che ogni essere umano, grazie alla sua corporeità, si trova nel contesto spaziale e ad ogni altro corpo vivo inerisce una sua vita psichica empaticamente percepibile, tanto che, quando un corpo si sposta anche la sua psiche si muove perché essa è costantemente fusa con il corpo. Il fatto che il corpo e la psiche formino una peculiare unità d’esperienza e che in virtù di quest’unità lo psichico venga ad avere un suo posto nello spazio e nel tempo, costituisce per Husserl la base di un valido atto della coscienza. Il contenuto 3 Cfr, A.Caputo (a cura di), Edith Stein Hedwing Conrad-Martius, Fenomenologia Metasisica Scienze, Laterza, Bari 2010, 285-291. A cura di Alfredo Nazareno d’Ecclesia 2 della coscienza, il pensato, s’identifica intenzionalmente alle cose pensate, ciò significa che i concetti che pensiamo sono il frutto di un rapporto intenzionale che sussiste tra la coscienza e ciò di cui la coscienza è cosciente. La natura spirituale dell’uomo, che è ragione e libertà, ha bisogno di un’azione spirituale dell’atto educativo, cioè l’educatore e l’allievo devono tener conto della crescita graduale della spiritualità, in cui l’attività di guida dell’educatore deve lasciare sempre più spazio all’attività autonoma dell’educando per renderlo completamente autosufficiente e consentirgli l’autoformazione 4. Qualunque essere umano per quanto unito agli altri in una continuità nel tempo e nello spazio, è altresì separato e distinto, come i petali di una corolla, per cui la bellezza del soggetto umano si pone nel legame, nel saper andare oltre il particolare che ci appare. Solo partendo da queste considerazioni possiamo comprendere l’incontro con l’altro. L’intenzionalità veritativa vede l’altro come altro, per quello che è e per quello che può essere e/o deve essere. Essa riconosce l’educando nella sua peculiarità affinché egli sia e si esprima secondo la sua natura e nel rispetto della sua originalità, per diventare protagonista del processo educativo 5. Riconoscendo l’altro, l’educatore lo accoglie in modo completo e con cura empatica lo accompagna verso la scoperta progressiva del suo Sé effettivo. L’etica lo conserva come un valore, un bene in sé, per sé e per gli altri, che liberamente si sceglie di conoscere, amare e promuovere. L’intenzionalità spirituale si pone come immagine della coscienza migliore dell’altro o riflesso del suo “sé autentico”. La psicologia dello sviluppo, nella sua prospettiva, distingue gli stadi del processo di crescita dell’empatia, dal semplice contagio emotivo fino all’empatia “vera e propria”. Quando questa diviene condivisione che mira al nucleo della questione, con il preciso scopo di coglierne l’essenza, mi consente di approssimarmi all’altro, di avvicinarmi per sentirne il vissuto, per coglierne sentimenti e pensieri, per capirne lo sguardo, la gestualità, per andare oltre le parole dette, in sostanza per gettare un ponte, perché esso mi può solo consentire di avvicinarmi all’altro e di guardare dal di fuori quanto l’altro sente. Il riferimento all’interdisciplinarietà, infatti, pone la Pedagogia a coronamento dell’antropologia e dell’etica. In questa prospettiva l’antropologia ha con le neuroscienze un rapporto squisitamente dialettico: le assume, le integra, le supera. La presenza di un sostrato neuronale condiviso tra agente e osservatore, che sottende sia le azioni dirette verso oggetti sia le azioni comunicative, costituisce uno spazio di senso intersoggettivo condiviso. Attraverso la simulazione incarnata, il corpo proprio diviene l’origine della funzione costitutiva e genetica dell’intersoggettività. 4 Cfr., E. Stein, La struttura della persona umana, M. D’Ambra (a cura di), Città Nuova Editrice, Roma 2000,49-52. Cfr. E. Stein, La vita come totalità, scritti sull’educazione, traduzione di Teresa Franzosi, Città Nuova, Roma II edizione 1999, 30. A cura di Alfredo Nazareno d’Ecclesia 5 3