PROSA OPERETTA MUSICA DANZA via Trento, 4 - Udine Tel.: 0432 248411 [email protected] www.teatroudine.it LIRICA CROSSOVER SIPARI FURLAN TEATRO BAMBINI TEATRO GIOVANI TEATRO & domenica 14 febbraio - ore 17.00 A TEATRO DA GIOVANNI Drammatico Vegetale - Ravenna Teatro ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO Liberamente ispirato al racconto di Lewis Carroll di Ezio Antonelli, Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni con Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni, Giuseppe Viroli regia di Pietro Fenati spettacolo ideato per bambini e ragazzi dai 5 anni lunedì 15 febbraio - ore 18.00 SIPARI FURLAN (ingresso libero) Teatro Nuovo Giovanni da Udine e Teatro Club Udine IL TEATRO IN LINGUA FRIULANA: MICROSTORIA DI UN REPERTORIO Lezioni – spettacolo a cura di e condotte da Angela Felice e Paolo Patui IL FRIULI DEL PRIMO NOVECENTO: UN LABORATORIO TRA COMICITÀ E PRESAGI D’OMBRA Interventi musicali a cura di Caia Grimaz e Nicoletta Oscuro Letture a cura della compfagnia Sipario di Fagagna Ospite d’onore Gianfranco Ellero, Società Filologica Friulana domenica 21 febbraio - ore 20.45 CROSSOVER Promo Music I KISS YOUR HANDS catalogo semiserio delle lettere mozartiane drammaturgia originale di Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni musiche originali e libere trascrizioni da temi mozartiani di Paolo Damiani Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni voci recitanti Rita Marcotulli pianoforte Paolo Damiani violoncello Gianluigi Trovesi clarinetti lunedì 22 febbraio - ore 18.00 SIPARI FURLAN (ingresso libero) Teatro Nuovo Giovanni da Udine e Teatro Club Udine IL TEATRO IN LINGUA FRIULANA: MICROSTORIA DI UN REPERTORIO Lezioni – spettacolo a cura di e condotte da Angela Felice e Paolo Patui IL FRIULI DEL DISAGIO: NUOVI REALISMI, DUBBI, DISINCANTI, LABIRINTI Interventi musicali a cura di Vitto Vella Letture a cura degli attori Claudio Moretti, Sandra Cosatto e Stefano Rizzardi Ospite d’onore Piera Rizzolatti, Università di Udine 24 - 27 febbraio - ore 20.45 domenica 28 febbraio - ore 16.00 Teatro di Roma CYRANO DE BERGERAC di Edmond Rostand con Massimo Popolizio regia di Daniele Abbado Prevendite: lunedì 22 febbraio per gli spettacoli di marzo 2010. Solo il primo giorno di prevendita la biglietteria sarà aperta anche la mattina: ore 09.30-12.30; 16.00-19.00. Testi a cura di Gianmatteo Pellizzari Biglietteria on line: www.teatroudine.it www.vivaticket.it Studio Patrizia Novajra ph: Raffaella Cavalieri / Iguana Press print: La Tipografica srl Cechov o con suggestioni dalle opere della maturità. Così se tra il 1923 e il 1950 l’opera è circolata come Senza padre, Quell’uomo senza senso di Platonov, Don Giovanni (alla maniera russa), a partire dalla seconda metà del Novecento si è assistito a un fiorire di rappresentazioni con i titoli più svariati. Nel 1959 l’opera è stata rappresentata in Italia col titolo Platonov e gli altri: al Piccolo Teatro di Milano Giorgio Strehler, utilizzando la traduzione di Ettore Lo Gatto pubblicata l’anno prima per Einaudi, ne diede una versione integrale con Tino Carraro nei panni del protagonista. Nello stesso anno, sempre in Italia, il testo fu messo in scena dallo Stabile di Torino con il nome Gli amori di Platonov e dal Teatro dei Satiri di Roma col titolo Quel matto di Platonov. Nel 1960 comparve a New York in uno spettacolo di Alex Szogyi dal titolo Country Scandal e nel 1984 Michail Frayn scrisse una versione per il National Theatre intitolata The Wilde Honey. Ma la conoscenza di Platonov è dovuta in larga parte alla versione cinematografica di Nikita Mikhalkov del 1977, An Unfinished Piece for Mechanical Piano, giocata su elementi melodrammatici del testo originale, con spunti presi in prestito dai racconti brevi dell’autore. Nel 1990 Platonov è tornato in teatro, all’auditorium del Royal National Theatre di Cottesloe, in Australia, nell’adattamento di Trevor Griffiths che ha utilizzato il film di Mikhalkov per una ”versione teatrale”, intitolata Piano. Lo spettacolo di Nanni Garella continua questa storia: nella nuova versione italiana realizzata dal regista insieme a Nina Tchechovskaja, a partire dall’edizione russa del 1978 per i tipi di Nauka, il testo di Cechov viene restituito alla scena col nome di Platonov in un adattamento che trasferisce le atmosfere indolenti e gli intrighi amorosi del protagonista in una Russia di fine Novecento, all’indomani della caduta del regime sovietico. da mercoledì 10 a sabato 13 febbraio 2010 - ore 20.45 Nuova Scena - Arena del Sole - Teatro Stabile di Bologna Emilia Romagna Teatro Fondazione PLATONOV Nuova Scena - Arena del Sole – Teatro Stabile di Bologna Emilia Romagna Teatro Fondazione – Teatro Stabile Pubblico Regionale PLATONOV di Anton Cechov versione italiana di Nanni Garella e Nina Tchechovskaja regia di Nanni Garella con Alessandro Haber Anna Petrovna Vojniceva Susanna Marcomeni Sergej Pavlovic Vojnicev Rosario Lisma Sof’ja Egorovna Vojniceva Silvia Giulia Mendola Porfirij Semionovic Glagol’ev Claudio Saponi Gerasim Kuzmic Petrin Marco Cavicchioli Ivan Ivanovic Trileckij Franco Sangermano Nikolaj Ivanovic Trileckij Nanni Garella Michail Vasilevic Platonov Alessandro Haber Aleksandra Ivanovna (Sasa) Pamela Giannasi Marja Efimovna Grekova Linda Gennari Osip Matteo Alì Jakov Vladimiro Cantaluppi scene Antonio Fiorentino luci Gigi Saccomandi costumi Claudia Pernigotti regista assistente Gabriele Tesauri PLATONOV UN TESTO-CANTIERE Potrebbe essere il protagonista di una commedia di Risi o Monicelli: Platonov è un personaggio tragico, malato di se stesso, e in realtà non ha veri rapporti con gli altri. Sono gli altri che vogliono/devono rapportarsi con lui, che agisce come un animale che vive di ricordi. Come Don Giovanni, anche Platonov è un collezionista: vive i rapporti in modo strumentale, autoriferito, incapace d’amare ma sempre pronto ad innamorarsi, cioè a cogliere ogni possibile occasione per conquistare il cuore di una donna. Alessandro Haber Nella versione che ci è pervenuta, Platonov si compone di quattro atti, divisi a loro volta in scene e in quadri. È un testo verboso con una struttura che assomiglia molto più a un romanzo che non a un testo teatrale. Gli stessi personaggi sembrano personaggi di narrativa. Questa è una delle ragioni che mi hanno spinto a colmare le incompiutezze del testo ri-creando nella storia e nei personaggi quella tensione che invece è presente nelle opere della maturità, dove la struttura del dramma rimane pressoché immutata, caratterizzata però da un’asciuttezza maggiore, e dove anche i personaggi sono legati da relazioni più stabili e meno complesse. Ho cercato di utilizzare la mia conoscenza delle opere di Cechov della maturità per fare in modo che questo testo diventasse, nella sua struttura, simile a come sarebbe stato se Cechov lo avesse scritto quindici anni dopo: con quattro atti, di una durata simile a quella dei testi della maturità, con un numero di personaggi simile, con battute scritte in modo più asciutto, lasciando in sospeso tutta una serie di cose che nel testo originale vengono spiegate, una serie di digressioni che appartengono alla scrittura narrativa piuttosto che a quella drammaturgica. D’altra parte credo che se Cechov lo avesse ripreso in mano qualche anno dopo, lo avrebbe sicuramente rivisto, corretto e riscritto in molti punti. Ho trattato Platonov come un testo-cantiere, lavorando soprattutto sulle enormi potenzialità dei temi e dei personaggi, ma riducendo gli eccessi di spiegazione. Nanni Garella Con durezza atroce, anche cupamente desolata, il regista Nanni Garella scava nel mondo cechoviano di Platonov, ritagliandosi in scena anche un cammeo d’attore e associandosi di nuovo in sodalizio artistico con l’attore Alessandro Haber (già sperimentato con Zio Vanja). È uno sguardo diverso non già perché si esercita su un testo poco frequentato, ritrovato postumo a quasi cinquant’anni dalla sua composizione incompiuta, e nemmeno perché scelga di far slittare il tempo storico dell’ambientazione, spostata dalla Russia zarista in lento disfacimento a quella immobile e opaca di fine Novecento, deserta di senso e prospettive dopo il crollo del Muro di Berlino. Piuttosto, lo spettacolo prende decisamente le distanze dalle convenzioni correnti – quasi una “maniera” – degli allestimenti cechoviani, ora orientati in chiave di malinconico ed estenuato lirismo introspettivo all’ombra dei ciliegi, ora propensi a porre in luce la dimensione sociale dei personaggi, tra il tramonto della nobiltà e l’avanzata di nuovi sciacalli mercantili. Senza vie di consolazione sentimentale e senza futuro è, invece, lo squallido spaccato di provincia abulica che in questo Platonov, asciugato all’essenziale, uniforma nel fallimento e nella frustrazione tutte le figure, in un gorgo comune di meschinità e di disperazione. Ne riassume i tratti lo stesso protagonista, equivocato per brillante ingegno stravagante, quando invece è solo un piccolo uomo senza qualità e un Don Giovanni per inerzia e per noia, che compensa con l’inconcludente collezionismo di donne una sostanziale aridità. Buffone tragico di un esistere svuotato, in cui Garella e Haber trovano sorprendenti riverberi del nostro tempo. In compagnia di Cechov che, come tutti i grandi classici, è sempre nostro contemporaneo. RISCRITTURE E RILETTURE Platonov fu sicuramente la prima grande opera teatrale di Cechov. In esso è ancora possibile rintracciare quelle leggi puramente teatrali dello sviluppo dell’azione, da cui l’autore parve sempre più allontanarsi nei testi successivi, sostituendo allo sviluppo esteriore e meccanico la corrente sotterranea della drammaticità interiore. L’azione è concentrata intorno al personaggio di Platonov, legato alle eroine del dramma da altrettanti intrighi amorosi, che svelano la sua discendenza dal Don Giovanni di Molière, filtrata dalla letteratura russa di Puskin e di Turgenev. Nella sua versione integrale, l’opera, con venti personaggi e una lunghezza almeno tre volte maggiore ai drammi della maturità, è caratterizzata da atti lunghissimi, dialoghi verbosi, incoerenze nelle entrate e uscite dei personaggi, frequenti «a parte» e interminabili monologhi. Sotto questo aspetto, nonostante i suoi numerosi elementi cechoviani, è forse la meno cechoviana tra le opere teatrali dello scrittore, ma rimane testimonianza preziosa del suo punto di partenza. Al di là delle vicende legate a questioni di carattere puramente filologico, il testo di Platonov nasconde una storia, molto curiosa e interessante, di riscritture drammaturgiche e riletture sceniche, che dal 1957, anno della prima rappresentazione russa dell’opera, non ha smesso di dar vita in tutto il mondo a spettacoli teatrali, adattamenti cinematografici, vere e proprie metamorfosi in cui il materiale del dramma incompiuto si è fuso di volta in volta con suggerimenti provenienti dalla narrativa breve di