CORSO DI POLITICA ECONOMICA

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CORSO DI
POLITICA ECONOMICA
AA 20142014-2015
LA POLITICA COMMERCIALE ED I
SUOI EFFETTI ECONOMICI
DOCENTE
PIERLUIGI MONTALBANO
[email protected]
© P. Montalbano
Ragioni a favore del libero scambio
Effetti allocativi: l’integrazione dei mercati favorisce l’efficienza
allocativa;
Effetti di scala: l’integrazione dei mercati consente un migliore
sfruttamento delle economie di scala, con prezzi più bassi e un
ampliamento della gamma di beni a disposizione dei consumatori,
evitando la proliferazione di imprese inefficienti
Effetti accumulazione (crescita) maggiori investimenti in capitale
umano; maggiore diffusione delle tecnologie fra settori e paesi
Effetti di “political economy”: le misure protezionistiche finiscono
per essere assoggettate agli interessi particolari dei gruppi
politicamente più influenti, indipendentemente dalla loro eventuale
utilità generale.
© P. Montalbano
Politica Commerciale
Insieme delle regole, restrizioni e/o agevolazioni che regolano i rapporti
di interscambio di beni e/o servizi con il resto del mondo;
Principalmente:
misure protezionistiche a carattere tariffario (dazi ed altre imposte
doganali)
misure limitative del volume degli scambi a carattere non
tariffario (quote e contingenti, restrizioni volontarie alle esportazioni,
misure antidumping, controlli di qualità sui beni importati, normative
tecniche e di sicurezza ecc.);
© P. Montalbano
Il protezionismo tariffario
Il dazio rappresenta la forma storicamente più importante di restrizione
commerciale.
Tre tipi di dazio:
- il dazio “ad valorem” è una percentuale fissa di imposta calcolata sul
valore del bene scambiato;
- il dazio “specifico” è una somma fissa di imposta per unità fisica di bene;
- il dazio misto è una combinazione fra i due.
© P. Montalbano
IL PROTEZIONISMO NON TARIFFARIO
Con il termine “protezionismo non tariffario” o “barriere non tariffarie”
(Non Tariff Barriers, NTBs) o “neo-protezionismo” si intendono tutte le
misure a carattere non tariffario limitative degli scambi
Tra di esse vi sono:
-quote e contingenti;
-restrizioni volontarie all’export (Voluntary Export Restraint, VER);
-azioni anti-dumping;
-sussidi alla produzione nazionale;
-crediti all’export e finanziamenti agevolati legati all’acquisto di beni nazionali;
-alcuni tipi di pratiche doganali;
-regolamentazioni tecniche, amministrative e normative a tutela della salute dei
consumatori, dell’ambiente e della sicurezza nazionale;
-ecc.
La forma più importante di barriera commerciale non tariffaria è
rappresentata dalle quote e contingenti (restrizioni quantitative dirette
sull’ammontare di merce che è consentito importare).
© P. Montalbano
Perché adottare una politica commerciale?
Caso classico dell’“industria nascente” (Mill, 1909);
Teoria del “second best”, secondo la quale non sarebbe ottimale astenersi da
interventi di politica commerciale in presenza di fallimenti del mercato interno;
“Economia politica del protezionismo”, le misure di protezione commerciale
possono essere considerate come una risposta razionale dei policymaker alle
pressioni derivanti da determinate gruppi di interesse;
“Benessere sociale ponderato”, la politica commerciale trae giustificazione dal
fatto che essa costituisce uno strumento per avvantaggiare determinati gruppi
sociali;
Teoria del dazio “ottimo”. Un paese grande può con il dazio aumentare il
proprio benessere fino a che il beneficio marginale derivante dal miglioramento
delle ragioni di scambio è esattamente pari alla perdita marginale in termini di
efficienza, derivante dalle distorsioni nella produzione e nel consumo
© P. Montalbano
Pierluigi Montalbano – Università di Roma “La Sapienza”
Limiti della Politica Commerciale
misure di “rappresaglia” da parte dei paesi partner per il contenimento
delle esportazioni provenienti dal paese protezionista
Effetti distorsivi, non solo sul commercio estero ma anche nel mercato
interno
“premio” per le imprese inefficienti
© P. Montalbano
Analisi vineriana
Ipotesi:
mercati perfettamente concorrenziali; essa si colloca
all’interno dello schema neoclassico e trova nel modello
marshalliano delle curve di offerta e nel modello di Heckscher-Ohlin
le proprie radici originarie
equilibrio parziale: assenza di effetti sugli altri settori produttivi
di specializzazione nazionale;
“paese piccolo”, ossia un paese la cui dimensione produttiva è
così contenuta da non essere in grado di influenzare i prezzi
internazionali di equilibrio (la curva di offerta internazionale è
infinitamente elastica in corrispondenza del prezzo internazionale
del bene);
perfetta sostituibilità fra il bene domestico ed il bene
internazionale (ne consegue che in caso di riduzione del prezzo del
bene di importazione in caso di integrazione, anche il prezzo del
bene nazionale sostitutivo delle importazioni tenderà a diminuire);
© P. Montalbano
Effetti di una tariffa in equilibrio parziale nel caso di
un paese piccolo
P
.
. .
. . . .
E
p*(1+d)
P*
0
a
b
Q1
Q2
c
Sw+1d
d
Q3
Q4
Sw
Dx
Y
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Effetti di una tariffa in equilibrio parziale nel
caso di un paese piccolo (2)
In pratica, il dazio si traduce
ridistribuzione di reddito dai consumatori nazionali (costretti
a pagare un prezzo più elevato) ai produttori nazionali (che ricevono
un prezzo più alto);
incremento delle entrate dello Stato (tramite il gettito fiscale
derivante dall’introduzione del dazio).
“perdita netta” per la collettività. E’ questo il c.d. “costo sociale
del protezionismo”, derivante dal fatto che l’introduzione del dazio
altera l’ottima allocazione delle risorse, trasferendo risorse
produttive dalle produzioni più efficienti alla meno efficiente
produzione dei beni sostitutivi delle importazioni.
Complessivamente, la variazione del benessere sociale è data dalla
seguente espressione:
∆W = −b − d < 0
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Accordi preferenziali:
La misurazione dei costi e dei benefici
a+b+c+e= beneficio consumatori
a=costo produttori (minor costo consumatori)
c=gettito tariffario a beneficio consumatori
Sa
b+e=trade creation
d=trade diversion
Px
Da
E
Pb+t
a
Pc
b
Sb+t
c
e
Sc
d
Pb
Sb
Da
Sa
O
q1
q2
q3
q4
q5
q6
Qx
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Conclusioni analisi vineriana
In mercati perfettamente competitivi, se un paese non è
sufficientemente grande da influenzare con la sua produzione
ed il suo consumo i mercati internazionali, la sua politica
ottimale rimane il libero commercio;
Viceversa, la rimozione dei dazi doganali su base regionale
non costituisce necessariamente un fenomeno positivo in
quanto non permette esclusivamente di ridurre le distorsioni
esistenti (creazione di commercio), ma comporta sempre anche
situazioni di diversione di commercio;
Ad eccezione del caso limite in cui il paese beneficiario
dell’accordo preferenziale sia il produttore più efficiente in tutte
le produzioni.
Dibattito multilateralismo-regionalismo (regionalismo aperto?)
© P. Montalbano
Conclusioni analisi vineriana (2)
Sotto certe condizioni è probabile che gli effetti di creazione siano maggiori
degli effetti di diversione (vedi critica di Cooper e Massel, 1965 su alternative
migliori al regionalismo oltre alla liberalizzazione) .
Ciò si verifica, ad esempio, se:
dazi inizialmente più alti fra i paesi membri dell’accordo rispetto a quelli
vigenti sulle importazioni dei paesi esterni all’accordo;
accordo preferenziale di dimensioni rilevanti sia in termini di numero che di
struttura economica dei paesi aderenti;
elevata complementarietà fra le strutture economiche dei paesi membri e
di ampie differenze di costo;
prossimità geografica e/o di forti legami pre-esistenti, grazie al limitato
impatto sui “costi di transazione”.
NB! se un paese è sufficientemente grande da influenzare il resto del mondo
esiste la possibilità con strumenti di politica commerciale di aumentare il
benessere interno attraverso il miglioramento della ragione di scambio. Rimane,
tuttavia, il rischio di scatenare una guerra commerciale con perdite generalizzate
© P. Montalbano
Effetti PTAs in concorrenza imperfetta
No singolo modello in grado di descrivere con completezza il
funzionamento dei mercati non concorrenziali;
Solo negli anni Ottanta, grazie all’applicazione di modelli di teoria
dell'organizzazione industriale, si è riusciti a formalizzare efficacemente
ipotesi di mercato intermedie e le relative implicazioni in termini di commercio
internazionale;
Nell’ambito di tali modelli vanno certamente ricordati: l'approccio
marshalliano o approccio dell'economia esterna; l’oligopolio alla Cournot o
alla Bertrand e l'approccio alla Chamberlin o della concorrenza monopolistica.
E’ possibile ricavare alcune considerazioni a validità generale utili a
comprendere gli effetti dei PTAs in presenza di mercati non concorrenziali.
Punto centrale dell’analisi è che le importazioni sono comunque in grado di
limitare le capacità delle imprese locali, in posizione dominante, di
determinare il prezzo (trattasi del cosiddetto effetto pro-competitivo del
commercio: Markusen, 1981; Brander e Krugman, 1983).
© P. Montalbano
Gli effetti di crescita dell’integrazione commerciale
Esiste un chiaro legame fra integrazione e crescita
L’integrazione incide significativamente sulla crescita attraverso il processo di
accumulazione dei fattori che si realizza grazie agli investimenti in capitale
fisico, capitale umano ed in tecnologia.
Distinguiamo:
Effetti di scala (CIMP): (effetti allocativi) Integrazione riduce il nr di imprese
che operano su di una scala più efficiente e sperimentano concorrenza più
efficace (effetto pro-competitivo);
Effetti di crescita: cambiamenti nel tasso al quale i FP vengono accumulati.
L’integrazione determina effetti positivi sui tassi di investimento in capitale
umano ed in tecnologia.
NB! La crescita di lungo termine richiede un cambiamento permanente
nel tasso di accumulazione del capitale e per tale via del tasso di crescita (nel
LP, l’aumento del K fisico disponibile per lavoratore ne riduce la
remunerazione, facendo diminuire l’incentivo delle imprese a proseguire gli
investimenti).
© P. Montalbano
Il dazio ottimo
• Secondo questa argomentazione, il protezionismo è da
preferire al libero scambio perché è sempre possibile
trovare un dazio tale da far sì che il benessere del paese
che lo impone sia maggiore rispetto al caso di libero
scambio.
• Ciò è valido solo nel caso di un paese grande, ossia in
grado di influenzare il prezzo internazionale del bene
• Gli effetti del dazio ottimo possono essere esaminati in un
contesto di equilibrio parziale (considerando soltanto il
mercato del bene assoggettato al dazio ottimo) o generale.
• Ci concentriamo sul caso di eq. parziale partendo
dall’introduzione di un dazio
Silvia Nenci
© P. Montalbano
Il dazio ottimo -2
• E’ possibile che a seguito dell’introduzione del dazio il
prezzo internazionale si riduca invece che restare
invariato:
– grazie ai meccanismi di domanda-offerta messi in moto
dalla riduzione di domanda sul mercato mondiale o al fatto
che gli esportatori esteri riducono il prezzo da essi
praticato.
• In tali casi il prezzo interno del bene aumenta di meno.
• Ciò riduce i costi del dazio, ed è addirittura possibile che
vi sia un miglioramento, anziché un peggioramento, della
situazione del paese che impone il dazio.
Silvia Nenci
© P. Montalbano
Il dazio ottimo -3
A seguito dell’introduzione del
dazio il prezzo internazionale si
riduce a p’.
Il prezzo interno post dazio sarà
p’(1+d1)
Effetti:
•
Riduzione rendita
consumatore sarà e
(NHH1M)
•
Aumento rendita produttore
sarà f (MNFF1)
•
Aumento entrate fiscali sarà g
(F1F1’’H1’’H1)
•
I costi del dazio sono ora dati
dal triangolo h (il costo
sociale del protezionismo dal
lato della produzione) e dal
triangolo i (costo sociale del
protezionismo dal lato del
consumo) mentre i benefici
sono dati dal rettangolo m
(entrate tariffarie)
f
e
h
m
g
i
© P. Montalbano
Il dazio ottimo -4
• Date le entità dei benefici rispetto ai costi, il saldo netto è positivo! Ne
segue che il dazio ha arrecato un beneficio al paese che l 'ha imposto.
• Il motivo di questo beneficio risiede nella riduzione del prezzo praticato
dagli esportatori esteri del bene in questione: essi, in definitiva, si sono
accollati parte degli oneri del dazio. Infatti, rispetto alla situazione predazio, i consumatori nazionali subiscono un aumento di prezzo parziale
(pari a MN): la restante parte del dazio unitario (NN1) viene pagata dagli
esportatori esteri sotto forma di riduzione del prezzo.
• Se quindi il paese impositore di un dazio migliora la propria situazione, ciò
conduce allo studio del cosiddetto dazio ottimo (il livello di dazio che
massimizza il benessere del paese che lo impone).
• Tutto ciò è valido nell'ipotesi che il paese esportatore del bene colpito dal
dazio non faccia rappresaglie. Ma ciò è altamente improbabile. Nell'ipotesi
che il paese danneggiato ricorra a contromisure si può scatenare una
guerra commerciale, con il risultato che alla fine tutti staranno peggio
© P. Montalbano
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