Acne e Retinoidi a cura di N. Cassano - G. A. Vena Clinica Dermatologica Università degli Studi di Bari con la prefazione di R. Caputo Istituto Scienze Dermatologiche Università degli Studi di Milano SOMMARIO 3 5 25 28 30 39 66 91 104 109 INTRODUZIONE ................................................................................................................................................................................... 1. EZIOPATOGENESI DELL’ACNE ................................................................................................................................... 2. RETINOIDI: CENNI STORICI ................................................................................................................................ 3. STRUTTURA CHIMICA....................................................................................................................................................... 4. ISOTRETINOINA SISTEMICA: FARMACOCINETICA ..................................................... 5. FARMACODINAMICA............................................................................................................................................................ 6. EFFICACIA CLINICA NELL’ACNE....................................................................................................................... 7. TERAPIE DI DERMATOSI DIVERSE DALL’ACNE.............................................................................. 8. TERATOGENICITÁ ............................................................................................................................................................. 9. EFFETTI COLLATERALI ............................................................................................................................................ 10. LINEE GUIDA PRATICHE PER LA TERAPIA CON ISOTRETINOINA ORALE ................................................................................... 135 139 149 11. TEST DI AUTOVALUTAZIONE ....................................................................................................................... TAVOLE A COLORI............................................................................................................................................................ 1 INTRODUZIONE L’acne non è semplicemente un “problema minore” - ma per le persone, per lo più giovani che ne sono affette, è un problema serio di tipo socio-psicologico che condiziona tutti gli aspetti della vita ed in particolare quella di relazione e quella professionale. I pazienti con acne lieve vengono trattati generalmente con la sola terapia topica, mentre in caso di forme più gravi vengono utilizzate terapie sistemiche, quali antibiotici, ormoni e retinoidi. Anche se il preciso meccanismo eziopatogenetico dell’acne non è ancora conosciuto vi è un generale consenso sul fatto che i quattro principali fattori condizionanti sono: la ipersecrezione sebacea, l’ipercheratinizzazione del dotto, la colonizzazione del dotto da parte del P. acnes ed il fenomeno infiammatorio. L’introduzione dell’isotretinoina orale 15 anni or sono ha rappresentato un progresso importante per quanto riguarda la terapia dermatologica, in quanto essa ha la capacità di agire su tutti i principali fattori eziologici dell’acne. L’esperienza internazionale maturata nel corso di questi anni riguarda più di 7 milioni di pazienti ed ha permesso di arrivare ad una conoscenza approfondita della tollerabilità del farmaco. Il dermatologo è quindi oggi in grado di gestire correttamente il paziente in trattamento prevenendo e curando al meglio gli effetti collaterali. Il pregio di questo volume è di offrire il punto della situazione sull’enorme mole di dati disponibili sull’isotretinoina, farmaco che rappresenta tuttora uno dei cardini della terapia dell’acne. R. Caputo Università degli Studi di Milano Istituto di Scienze Dermatologiche Ospedale maggiore Policlinico IRCCS 3 1. EZIOPATOGENESI DELL’ACNE Sin dall’inizio del secolo l’acne veniva già riconosciuta come una patologia a carico dell’unità pilosebacea, ma solo negli ultimi 30 anni sono stati analizzati criticamente e scientificamente gli aspetti eziopatogenetici della malattia (1). In questo contesto, i primi rilevanti progressi nella conoscenza di tali aspetti risalgono al 1969, quando Cunliffe e Shuster (2) definirono il ruolo dell’ipersecrezione di sebo, ed al 1975, anno della pubblicazione della ben nota monografia di Plewig e Kligman (3), che, tra l’altro, con l’ausilio di analisi istologiche chiariva le alterazioni microscopiche alla base dell’acne. Attualmente l’acne è considerata una patologia su base multifattoriale, dal momento che vari fattori (di tipo esogeno e, soprattutto, di tipo endogeno) possono indurre o favorire le alterazioni del follicolo pilosebaceo responsabili dell’affezione. FOLLICOLO PILOSEBACEO Il follicolo pilosebaceo comprende l’apparato follicolare e la ghiandola sebacea. L’apparato follicolare si compone a sua volta del fusto che è localizzato nel canale pilifero. Questo canale è diviso in una parte inferiore, in cui il pelo è circondato da una guaina, ed in una parte superiore, ove non vi è guaina. Tutti i follicoli piliferi hanno una ghiandola sebacea. D’altro canto, è possibile osservare ghiandole sebacee non connesse a strutture pilari in alcune sedi particolari: palpebre (ghiandole di Meibomio), prepuzio (ghiandole di Tyson), vermiglio labiale e mucosa orale (punti di Fordyce), areola mammaria e superficie mucocutanea dei genitali femminili (1,4,5). ANATOMIA La ghiandola sebacea Le ghiandole sebacee sono distribuite su tutta la superficie corporea ad eccezione delle superfici palmo-plantari. La densità e le dimensioni delle ghiandole variano in base alla loro localizzazione. Esse si riscontrano in numero maggiore a livello del cuoio capelluto e del volto, ove la densità è di circa 400-900/cm2, mentre in altre sedi questa è solitamente inferiore a 100 per cm2 (3,4). Sempre in corrispondenza del cuoio capelluto e del volto si riscontrano ghiandole particolarmente voluminose. Il volume della ghiandola risulta dipendente anche dall’età del soggetto. 5 Le ghiandole sebacee, attive già nel corso della vita intrauterina, si riducono rapidamente di volume dopo la nascita per poi ingrandirsi nuovamente dopo la pubertà. Le ghiandole degli anziani sono relativamente grandi, ma funzionalmente poco attive e con indice mitotico ridotto (3). Le dimensioni delle ghiandole sono sostanzialmente maggiori nei soggetti affetti da acne. La ghiandola sebacea è situata nel derma, posta obliquamente all’interno dell’angolo formato dal follicolo pilifero e dall’epidermide. Possiede dei lobuli o acini provvisti di cellule e di dotti (uno o più a seconda delle dimensioni della ghiandola), che sboccano nel canale pilifero. Essa è riccamente vascolarizzata (4,5). L’acino o lobulo della ghiandola sebacea presenta alcuni strati cellulari. Alla periferia, a ridosso della membrana basale, si trova lo strato germinativo con cellule indifferenziate deputate ai processi di divisione cellulare. Mano a mano che migrano verso il centro, le cellule si differenziano in elementi contenenti goccioline lipidiche. Al completamento della loro maturazione le cellule vanno incontro a disfacimento, riversando all’esterno il materiale lipidico che viene poi completamente inglobato nel sebo (ghiandola olocrina) (5-7). Studi ultrastrutturali hanno dimostrato che i lipidi vengono sintetizzati nel reticolo endoplasmatico liscio e immagazzinati nell’apparato di Golgi (1,4,5). Il canale pilosebaceo E’ un condotto che ospita il pelo e attraverso cui passa il sebo. La porzione 6 di canale che si estende dall’ostio cutaneo fino allo sbocco della ghiandola sebacea è denominato “infundibolo”. Quest’ultimo, a sua volta, si distingue in una sezione epidermica più breve (pari a circa un quinto), nota come “acroinfundibolo”, ed una sezione prossimale più lunga (quattro quinti), denominata “infrainfundibolo”. Questa distinzione riflette la differenza di cheratinizzazione tra le due parti (1,7). L’epitelio dell’acroinfundibolo è sostanzialmente identico a quello dell’epidermide e, di conseguenza, ne condivide lo stesso tipo di strato corneo. Anche l’infrainfundibolo è cheratinizzato, ma presenta uno strato cheratinoso non compatto, con cellule scarsamente aderenti tra loro e che, pertanto, vengono agevolmente eliminate con il sebo. Il canale sebaceo prima del suo sbocco nel canale pilifero possiede lo stesso tipo di epitelio dell’infrainfundibolo. Come si è accennato in precedenza, una ghiandola sebacea voluminosa possiede più di un dotto sebaceo. Il follicolo sebaceo Le dimensioni della ghiandola sebacea sono notevolmente variabili e, a livello del volto, sono inversamente proporzionali alle dimensioni del pelo. Questo ha portato ad operare una distinzione tra tre tipi di follicolo pilosebaceo, distinzione di fondamentale importanza per la comprensione della patogenesi dell’acne (5). Il primo tipo è il “follicolo terminale”, associato ai peli della barba, delle ciglia o delle sopracciglia. La ghiandola corrispondente è relativamente piccola. L’esigua dimensione di quest’ultima e la presenza di peli estremamente lunghi e spessi, capaci di esercitare un effetto di drenaggio sulla stessa ghiandola, sono condizioni che possono almeno in parte giustificare l’assenza di coinvolgimento di questi follicoli nell’acne. Il secondo tipo di follicolo, più grande, è il “follicolo tipo vello”, dotato di un pelo minuscolo e di un ostio molto piccolo; la ghiandola adiacente è voluminosa. In teoria questo tipo di struttura potrebbe rappresentare un target potenzialmente suscettibile allo sviluppo di lesioni di tipo acneico, ma secondo Kligman (8) anche questo follicolo è risparmiato dall’acne. I1 terzo tipo di follicolo, denominato “follicolo sebaceo” da Horner nel 1846, è l’unico che può essere colpito dall’acne (8). Infatti, i follicoli sebacei rappresentano l’unica struttura follicolare repe- ribile a livello della cute acneica ed il loro numero risulta molto più elevato nei soggetti affetti da acne. Questo tipo di follicolo è caratterizzato da un ostio cutaneo particolarmente grande ed evidente, da una porzione pilare corta e da un pelo praticamente invisibile. La ghiandola sebacea è molto voluminosa e multilobulata con due o più dotti sebacei. Il grande canale è ripieno di sebo e di detriti cellulari e viene invariabilmente colonizzato dal Propionibacterium (P.) acnes. Le dimensioni di questi follicoli sono variabili; sono massime a livello delle guance e della fronte, ma possono essere anche considerevoli in corrispondenza della schiena dei soggetti con acne. I follicoli sebacei si riscontrano soprattutto in corrispondenza del volto e del dorso, riflettendo la distribuzione tipica dell’acne (1,5). MECCANISMI PATOGENETICI DELL’ACNE Nella Figura 1.1 sono schematizzati gli eventi patogenetici fondamentali dell’acne. CHERATINIZZAZIONE FOLLICOLARE Un momento patogenetico di estrema rilevanza nella comedogenesi e di conseguenza nel determinismo dell’acne in generale è rappresentato dalle alterazioni della cheratinizzazione cui va incontro l’epitelio del dotto follicolare, a livello dell’infrainfundibolo (8). In questa sede, nei pazienti affetti da acne, l’epitelio, che normalmente possiede solo un fine stra- to cheratinoso con corneociti scarsamente aderenti, sviluppa uno spesso strato granuloso ed uno strato corneo compatto. I cheratinociti presentano membrane cellulari rigide ed ispessite, e, invece di desquamare, rimangono adesi tra di loro, si accumulano e si ammassano a formare lamelle cornee eosinofile. Modificazioni sovrapponibili coinvolgono anche i dotti sebacei. L’ipercheratosi distrettuale da ritenzione è un fenomeno preliminare indispensabile per la formazione dei microcomedoni, valutabili solo al microscopio 7 Figura 1.1. Patogenesi dell’acne Fattori genetici Ormoni 1. Ipertrofia e iperfunzione con seborrea Ghiandola sebacea Formazione del comedone 3. Colonizzazione microbica (P. acnes) 2. Cheratinizzazione con ostruzione follicolare • Enzimi litici • Acidi grassi liberi • Amine vasoattive • Fattori chemiotattici • Attivazione complementare 4. Reazione flogistica Altri fattori (chimici, fisici, ambientali, stress, farmaci) ottico. Nei comedoni propriamente detti l’ostruzione creata da parte della massa cheratinosa, che riempie e distende il canale pilifero, provoca la ritenzione di materiale (“filamento sebaceo”) costituito da sebo, minuscoli peli e detriti cellulari provenienti dai sebociti, dai corneociti e dai microrganismi. Nel “comedone aperto” il contenuto può essere agevolmente eliminato all’esterno, cosa che non accade nel “comedone chiuso” (5). Un’altra possibile differenza tra i due tipi di comedoni consiste nel fatto che nel comedone aperto anche l’acroinfundibolo può talvolta essere interessato dalle alterazioni della cheratinizzazione (1). Si ritiene che il comedone chiuso sia l’elemento di partenza da cui possono originare, attraverso successivi processi flogistici, le altre lesioni tipiche dell’acne 8 (3). Infatti, la ritenzione completa del materiale, costituito anche da prodotti tossici (come quelli di derivazione batterica) e da sostanze ad azione irritante e proinfiammatoria (ivi compresa la cheratina dei peli inclusi), e l’aumento della pressione intraduttale legata all’impossibilità di eliminazione del materiale creano i presupposti per la trasformazione del comedone chiuso in lesione infiammatoria. Non sorprende pertanto la definizione di “bombe ad orologeria” creata da Strauss e Kligman (9) per descrivere i comedoni chiusi. Considerando più dettagliatamente le alterazioni della cheratinizzazione dell’infrainfundibolo, si è dimostrato che a livello dei comedoni l’epitelio follicolare presenta un incremento dell’attività proliferativa e metabolica ed un accelerato turnover cellulare (10). Il processo di cheratinizzazione nei comedoni mostra anche delle anomalie in senso qualitativo. Nell’ambito degli strati corneo e granuloso si sono riscontrate inclusioni intracellulari di natura lipidica (differenti da quelle dei sebociti) (11), che sembrano rivestire un significato patologico in quanto formazioni similari vengono osservate anche in altri disturbi della cheratinizzazione, come la psoriasi (12). Inoltre, all’interno delle cellule dello strato granuloso, si riscontrano una quantità minore di tonofilamenti ed un accumulo di materiale cheratoialino (13). Alcuni Autori (11,14,15) hanno osservato una riduzione dei cheratinosomi o corpi lamellari nei comedoni. L’esaltata proliferazione dei cheratinociti è stata anche confermata dalla espressione nei comedoni e nei microcomedoni delle cheratine 6 e 16, notoriamente associate a condizioni di iperproliferazione cheratinocitaria (16). Sembra, tuttavia, che il differente pattern cheratinico sia un evento secondario, che si manifesta solo successivamente alla realizzazione delle primitive modificazioni follicolari (4,16). Fattori coinvolti nella ipercheratinizzazione follicolare I meccanismi alla base della ipercheratosi duttale e dell’aumentata coesione intercheratinocitaria, che, come si è detto, tanta importanza assumono nella genesi dell’acne, sono tuttora mal definiti e poco conosciuti. La constatazione che l’acne colpisce solo parte dei follicoli sebacei di un soggetto può suggerire che nel determinare lo sviluppo delle lesioni giochino un ruolo cruciale alcuni fattori che agiscono a livello locale (4). Non si può certamente escludere, tuttavia, che a favorire o a scatenare la proliferazione dell’epitelio follicolare non intervengano anche fattori di stimolo comuni a quelli della ghiandola sebacea, quali, ad esempio gli ormoni androgeni (17). D’altro canto, la presenza di recettori per gli androgeni (18) e dell’enzima 5_-reduttasi (19) nelle cellule del dotto pilosebaceo indica che tali cellule possono essere direttamente influenzate dagli androgeni. Una conferma indiretta è derivata dall’impiego nell’acne degli antiandrogeni, che possono determinare la riduzione degli “stampi follicolari”, un indice di comedogenesi, anche in assenza di variazioni nell’escrezione di sebo (5). Particolare interesse è stato rivolto allo studio delle alterazioni biochimiche dei lipidi di derivazione sebacea. Tra queste, si è ipotizzato che l’eccesso di squalene e di acido oleico possa essere coinvolto nella comedogenesi; più precisamente, un ruolo patogenetico rilevante è stato attribuito ai prodotti di perossidazione di questi lipidi (20-23). Il deficit localizzato di acido linoleico nel contesto dei comedoni è stato implicato direttamente nell’induzione della ipercheratinizzazione duttale (24,25). La carenza di acido linoleico, che sembrerebbe derivare da un effetto relativo di diluizione operato dall’eccessiva produzione di sebo, potrebbe intervenire anche nel rendere la parete follicolare più permeabile e responsiva agli stimoli infiammatori. Si è anche ipotizzato che l’ipersecre- 9 zione sebacea possa generare una riduzione distrettuale di vitamina A, con conseguente alterazione della cheratinizzazione duttale (5). Un’ipotesi alternativa per la cheratinizzazione patologica è rappresentata dalla possibilità di un decremento localizzato degli steroli liberi e del rapporto steroli liberi/colesterolo solfato, analogamente a quanto accade nella genesi della ipercheratosi da ritenzione osservata nell’ittiosi recessiva legata al sesso (26). Recentemente, un interessante modello sperimentale proposto da Guy et al (27) per lo studio dei meccanismi patogenetici dell’acne ha permesso di valutare gli effetti di alcune citochine sull’epitelio infundibolare. In particolare, gli Autori hanno dimostrato che la IL-1_ è in grado di generare ipercheratosi duttale. Per tale ragione, questa citochina, che Ingham et al (28) hanno isolato in concentrazioni significativamente elevate a livello di comedoni, potrebbe svolgere un ruolo rilevante nella comedogenesi. Lo stesso studio di Guy et al ha inoltre evidenziato che il “tumor necrosis factor” (TNF)-_ e lo “epidermal growth factor” (EGF) sono in grado di provocare alterazioni morfologiche e disorganizzazione strutturale a livello dei cheratinociti infundibolari, eventi necessari affinchè l’infiammazione abbia luogo (27). SEBO Il sebo è formato da cellule sebacee mature che sono andate incontro a disfacimento e dai lipidi prodotti dalla ghiandola sebacea. Esso si accumula dapprima nell’unità pilosebacea che funge da 10 “reservoir” ed è qui che al materiale lipidico si aggiungono i detriti dei corneociti e dei microrganismi. In seguito, il sebo viene escreto sulla superficie cutanea ove si mescola ai lipidi di derivazione epidermica. La funzione del sebo nell’uomo non è nota (4,5). Si è postulato che il sebo può contribuire a preservare la cute da infezioni batteriche e fungine e a mantenere uno stato ottimale di idratazione. Attualmente si è ormai concordi nel ritenere che esso non sia essenziale per la funzione di barriera della cute (29) anche sulla base dell’osservazione che la scarsa produzione di sebo nel bambino prepubere si associa all’assenza di alterazioni funzionali cutanee. E’ altresì possibile che il sebo, contribuendo alla caratterizzazione dell’odore corporeo, funzioni come una sorta di “ferormone”. Sussiste una inconfutabile e diretta correlazione tra acne e ipersecrezione di sebo. L’iperseborrea è sempre associata all’acne e correla con la sua gravità (230,31). Tuttavia, la seborrea da sola non è sufficiente a spiegare lo sviluppo dell’affezione, dal momento che è possibile osservarla anche in assenza di acne. E’ interessante notare che, dopo la formazione del comedone, la ghiandola sebacea tende ad atrofizzarsi (5), evento che può giustificare la possibilità di regressione spontanea della singola lesione acneica. Qualità Il film lipidico presente sulla superficie cutanea è costituito da vari tipi di lipidi derivati dall’epidermide e dalle ghiandole. Tabella 1.1. Confronto tra i costituenti del sebo ed i lipidi epidermici Costituenti di natura lipidica Sebo (%) Lipidi epidermici (%) 57,5 65 Esteri di cere 26 - Squalene 12 - Esteri di colesterolo 3 15 1,5 20 Gliceridi (Più acidi grassi liberi) Colesterolo Nella Tabella 1.1 sono riportati i costituenti lipidici principali di origine sebacea ed epidermica (4). Numerose sono state le ricerche condotte al fine di studiare la composizione del sebo (20,21,32-36) e molte di queste non hanno mostrato differenze qualitative sostanziali tra i soggetti affetti da acne ed i soggetti sani (32,36). Sembra pertanto che eventuali anomalie nella composizione non rivestano un ruolo determinante nell’acne. I trigliceridi sono la porzione maggiormente rappresentata nei lipidi di origine sebacea e sembrano essere piuttosto specifici dell’uomo, essendo pressochè assenti sulla superficie corporea degli animali. Le lipasi in dotazione dei P. acnes e P. granulosum idrolizzano i trigliceridi inducendo la formazione di acidi grassi liberi, monogliceridi, digliceridi e glicerolo. Per lungo tempo gli acidi grassi liberi sono stati ritenuti i responsabili della rottura della parete follicolare. Sebbene questa ipotesi attualmente non sia più accettata, è noto che gli acidi grassi liberi possono agire come fattori irri- tanti ed in tal modo favorire la comedogenesi. I1 trattamento dell’acne con tetracicline provoca la riduzione del numero di microrganismi della specie P. acnes e, parallelamente, del livello di acidi grassi liberi. Tali parametri aumentano nuovamente se si sviluppa resistenza a questa classe di antibiotici (37). Come i trigliceridi, gli esteri cerosi sono prodotti alifatici che contengono acidi a lunga catena ed esteri alcolici. Lo squalene, un precursore del colesterolo, ha interamente origine dalla ghiandola sebacea, mentre gli steroli liberi ed esterificati sono sintetizzati a livello epidermico (38). Il rapporto tra squalene e steroli a livello della superficie cutanea riflette quindi l’attività relativa della ghiandola sebacea. Quantità L’aumento dell’attività delle ghiandole sebacee e quindi della produzione ed escrezione di sebo è una condizione costantemente associata all’acne. I più importanti fattori di regolazione dell’attività sebacea sono certamente 11 quelli ormonali, e, tra questi, soprattutto gli androgeni, di cui è ben riconosciuta l’azione di stimolo che esercitano sulla ghiandola sebacea (4,5). La quantità di produzione del sebo mostra variazioni considerevoli, anche nello stesso individuo, e dipende da svariati fattori, tra cui età, sesso, distretto cutaneo, sudorazione, temperatura cutanea ed ambientale (5,39). Inoltre, la secrezione di sebo presenta un ritmo circadiano con un picco a metà mattinata ed un calo nelle ore notturne e nelle primissime ore del mattino. Un indice di riferimento dell’escrezione di sebo è dato dal “tasso di escrezione sebacea” (“sebum excretion rate”: SER), che indica la quantità di lipidi escreta per unità di tempo e superficie. Il SER a livello del volto di un adulto normale è di circa 1,0-1,5 mg/cm2/min. Lo studio dei lipidi a livello della superficie cutanea richiede tecniche di misurazione riproducibili. Mentre lo studio della produzione di sebo è possibile solo tramite metodi complessi o invasivi (per esempio, con traccianti radioattivi o con argilla di bentonite), lo studio della escrezione di sebo si presenta più semplice, per esempio mediante estrazione tramite coppette e solventi, tecnica del nastro assorbente dei lipidi, metodi gravimetrici, colorimetria o fotometria (1,5). Controllo ormonale della secrezione di sebo Lo sviluppo e l’attività della ghiandola sebacea sono influenzati da alcuni ormoni di diversa importanza. 12 In realtà, per molti ormoni non è possibile ottenere dati conclusivi ed univoci relativi agli effetti specifici sulle ghiandole sebacee, anche in considerazione del fatto che gran parte delle attuali conoscenze sono state desunte da osservazioni indirette o da studi sperimentali condotti su animali. La difficoltà maggiore nel definire con precisione la funzione dei singoli ormoni è principalmente legata al fatto che, nella maggior parte dei casi, gli effetti sulle ghiandole sebacee rappresentano il risultato dell’azione cumulativa dei vari ormoni e della loro reciproca interazione. Nella Figura 1.2 viene riportato il possibile ruolo di vari ormoni nella regolazione dell’attività sebacea. Androgeni Gli ormoni più importanti che regolano lo sviluppo e l’attività secretoria delle ghiandole sebacee sono gli androgeni (4). A dimostrazione di ciò depone anche il fatto che i soggetti non responsivi agli androgeni, ad esempio per il deficit dell’enzima 5_-reduttasi o dei recettori ormonali specifici, non producono sebo (40). Gli ormoni androgeni sono prodotti dal testicolo, dall’ovaio e dal surrene, ed il più importante è il testosterone. Questo ormone circola nel sangue legato ad un carrier proteico, la “sex hormon binding protein” (SHBG). Solo la frazione libera, non legata, corrispondente soltanto al 2-3% circa del testosterone totale, risulta disponibile per il legame ai target periferici e biologicamente attiva. Le cellule bersaglio possiedono recet- Figura 1.2. Regolazione ormonale dell’attività sebacea STIMOLAZIONE INIBIZIONE Androgeni surrenalici Estrogeni TESTOSTERONE AZIONE CONTROVERSA Ormoni ipofisari (GH, prolattina, gonadotropine, ormone tireotropo, MSH, ACTH) tori ad elevata affinità, e tra queste cellule sono compresi anche i sebociti, in particolare quelli basali e quelli in via di differenziazione (18,41). Il complesso ormone-recettore viene trasferito nel nucleo e induce la trascrizione del messaggio e la sintesi di proteine. Esistono numerose prove a favore del fatto che gli androgeni stimolano la produzione di sebo, l’attività proliferativa dei sebociti e di altri componenti dell’unità pilosebacea e che, interagendo con l’acido retinoico, ne modulano direttamente la differenziazione (42,43). Nel maschio adulto però la somministrazione di testosterone non sembra apportare modificazioni sostanziali dell’attività sebacea, probabilmente perchè la ghiandola sebacea risulta già attivata al massimo dal testosterone endogeno (44). Progesterone Glucocorticoidi Come in altri distretti androgenoresponsivi, anche nelle ghiandole sebacee l’enzima 5_-reduttasi provvede alla riduzione del testosterone a 5_-diidrotestosterone (DHT), una molecola estremamente attiva (2 volte e mezzo più attiva del testosterone). L’attività della 5_-reduttasi (isoenzima I) è particolarmente pronunciata a livello dei sebociti ed è maggiore a livello della cute acneica rispetto a quella normale (45-47). Per quanto sia universalmente accettata l’influenza che il DHT esercita sul turnover cellulare, non esistono finora evidenze dirette degli effetti sulle ghiandole sebacee umane. Nikkari e Valavaara (48) hanno ipotizzato che l’aumento della secrezione sebacea possa essere dovuto ad un ulte- 13 riore metabolita del DHT, il 5_-androstane-3`-17`-diolo. Sono stati isolati nel contesto della ghiandola sebacea altri enzimi coinvolti nel metabolismo degli androgeni: la 3`idrossisteroido-deidrogenasi, implicata verosimilmente nella degradazione degli androgeni, e la 17`-idrossisteroido-deidrogenasi, probabilmente coinvolta nella loro sintesi (5,49,50). E’ interessante notare che mentre il primo enzima è distribuito piuttosto uniformemente nel contesto ghiandolare, il secondo risulta più rappresentato in aree periferiche, soprattutto in prossimità del dotto sebaceo, area che, come descritto in precedenza, è particolarmente vicina ai punti critici primariamente interessati dai processi patologici dell’acne. I deboli androgeni secreti dalla ghiandola surrenale sono il deidroepiandrosterone (DHEA), il deidroepiandrosterone solfato (DHEA-S), l’androstenedione e l’idrossiandrostenedione. Nelle ovaie l’androstenedione può essere trasformato in piccole quantità di testosterone. Si è dimostrato che l’androstenedione ed il DHEA sono capaci di stimolare la secrezione di sebo nell’uomo (51,52). Altri ormoni (1,4,5) Gli estrogeni esercitano un effetto inibente sulla ghiandola sebacea, soprattutto ad alte dosi; probabilmente agiscono attraverso meccanismi sia sistemici che periferici. Il ruolo del progesterone è tuttora controverso. Considerato per lungo tempo l’ormone che stimola la ghiandola 14 sebacea nella donna ed il responsabile delle fluttuazioni dell’acne in dipendenza del ciclo mestruale, sembrerebbe avere invece un’azione inibente sulla 5_-reduttasi e, di conseguenza, un effetto antiandrogenico. Anche per i glucocorticoidi i dati disponibili al momento non permettono di delinearne con precisione la loro azione. La tiroxina sembra stimolare la 5_-reduttasi. In pazienti tiroidectomizzati si osserva infatti una notevole riduzione della escrezione di sebo. Gli ormoni ipofisari, i cui effetti sono stati studiati soprattutto in animali da esperimento, potrebbero modulare la funzione sebacea indirettamente, tramite l’intermediazione di altri ormoni, e probabilmente anche in maniera diretta. Livelli ormonali ed ipersensibilità periferica agli androgeni Nei maschi affetti da acne i livelli del testosterone libero e totale non sembrano rivestire alcun significato patologico; di contro, in sporadici casi è stato evidenziato un aumento del DHT (1). I fattori ormonali assumono un ruolo molto più complesso nell’acne femminile (53,54). Alcuni studi hanno segnalato la possibilità di alterazioni ormonali singole o multiple, aumento del testosterone e del DHT libero o livelli più bassi di SHBG, in proporzioni variabili (5,54-57). In alcune donne con acne resistente alla terapia sono state riscontrate elevate concentrazioni urinarie di pregnantriolo o di tetraidro-S (58). Si ritiene che le alterazioni a carico degli androgeni di origine surrena- lica possano svolgere una funzione importante nel determinismo dell’acne nelle donne, per lo meno in alcuni casi, soprattutto se la dermatosi si associa a irsutismo, irregolarità mestruali e sterilità (5). L’aumento del DHEA-S, in occasione dell’adrenarca, sembra essere correlato alla comparsa dell’acne nell’età peripuberale (54). Inoltre, l’acne può associarsi a condizioni di iperandrogenismo, come la policistosi ovarica, l’iperplasia surrenalica ed i tumori androgeno-secernenti (59). Bisogna comunque considerare che gli studi relativi alla valutazione dei parametri ormonali in pazienti con acne conducono spesso a risultati discordanti e talvolta presentano alcune discrepanze nei metodi utilizzati che rendono difficile una corretta interpretazione dei risultati (per esempio, assenza di controlli, differente selezione dei pazienti, assenza di dati riguardanti la gravità) (5). Comunque, se è possibile che l’acne si accompagni ad alterazioni ormonali rilevabili da un punto di vista clinico e laboratoristico, è anche vero che può non associarsi ad anomalie ormonali degne di nota. Considerando i soggetti di sesso femminile, ci sono casi in cui i livelli di androgeni possono aumentare senza dar luogo necessariamente ad acne, e ce ne sono altri in cui l’acne si sviluppa senza il concomitante incremento degli androgeni. In una casistica di pazienti di sesso femminile affette da acne, Walton et al (60) osservano che, nonostante la presenza di livelli ormonali nella norma, la gravità dell’acne ed il numero delle lesioni infiammatorie sono correlate positivamente con i livelli di testosterone libero e di DHEA-S ed inversamente con le con- centrazioni della SHBG. In presenza di normali livelli degli androgeni circolanti, si è ipotizzato che possa sussistere una maggiore sensibilità periferica agli androgeni, la cui natura non è ancora stata chiarita. Da una parte è possibile prospettare il ruolo di una maggiore produzione in situ di molecole ad attività androgenica (45). Questa ipotesi è in parte avvalorata dal riscontro di livelli urinari aumentati di 5_-androstenediolo, 3_androstenediolo glucuronide ed androsterone glucuronide, androgeni di origine tissutale, in donne con acne che presentavano peraltro livelli di androgeni circolanti nella norma (46,61). D’altra parte, l’iperreattività periferica potrebbe anche ricondursi ad anomalie quali-quantitative del legame recettoriale o delle successive fasi di trascrizione e traduzione del messaggio. Nella cute dei soggetti con acne si è dimostrato un aumento dei recettori per gli androgeni (62) e dell’attività 5_-reduttasica (45,61), ma non è noto se questo incremento sia un fenomeno primitivo o piuttosto secondario all’aumento di dimensioni della ghiandola sebacea (47). Lo studio di questi aspetti è comunque particolarmente difficoltoso e richiede necessariamente una conoscenza più accurata dei meccanismi biomolecolari e l’uso di tecniche estremamente sofisticate. MICRORGANISMI I generi di microrganismi più importanti residenti a livello della cute e dei follicoli di pazienti con acne sono rappresentati da cocchi (soprattutto lo Staphylococcus epidermidis), Pityrosporum e Propionibacteria (63, 64). 15 I cocchi comprendono sia gli stafilococchi che i micrococchi. Questi patogeni aerobi-anaerobi si ritrovano principalmente sulla superficie cutanea, nell’acroinfundibolo dei follicoli piliferi o nei punti di sbocco delle ghiandole sudoripare. Essi non hanno alcuna funzione patogenetica nell’acne. Il Pityrosporum ovale si ritrova sulla superficie cutanea, ma non ha alcun ruolo nella patogenesi dell’acne se non forse nelle follicoliti del dorso. I Propionibacteria sono batteri difteroidi anaerobi ma aero-tolleranti di cui sono state riconosciute tre specie: P. acnes, P. granulosum e P. avidum. Mentre l’ultimo viene osservato principalmente in sedi caratterizzate da notevole umidità, quali le pieghe ascellari e la regione anale, gli altri due possono essere isolati solo da aree ricche di sebo. Propionibacterium acnes Il P. acnes si riscontra esclusivamente nella specie umana; si è ipotizzato che esso possa rivestire un ruolo immunoregolatore molto importante per la cute, soprattutto per quanto concerne le reazioni cellulo-mediate (4). Questo patogeno si osserva regolarmente nei follicoli sebacei, indipendentemente dalla presenza di acne. Il numero dei P. acnes aumenta durante la pubertà contemporaneamente alla secrezione di sebo. Unna (65) fu il primo a sospettare un suo coinvolgimento nell’acne nel 1896. E’ ormai accettato che questo microrganismo non è implicato nella comedogenesi (66), mentre è essenziale per lo svi- 16 luppo della lesione infiammatoria, sebbene non siano ancora ben definiti i meccanismi con cui ciò si verifica (4). Non esiste però una chiara correlazione tra densità di P. acnes e gravità dell’acne (5). Si ritiene che variazioni del microambiente follicolare siano importanti nell’influenzare la crescita del batterio e la produzione di sostanze biologicamente attive. Si è constatato che non tutti i comedoni e le altre lesioni acneiche ospitano microrganismi vitali, indicando che l’insorgenza dell’acne è possibile anche in assenza dello stimolo microbico. La colonizzazione batterica potrebbe essere un evento secondario, favorito dalla presenza di follicoli patologici che fungono da habitat idonei alla crescita dei batteri. A tal proposito Saint-Leger et al (21) hanno ipotizzato che la presenza di prodotti dell’ossidazione dello squalene possano favorire la colonizzazione microbica tramite riduzione della tensione d’ossigeno. A loro volta i propionibatteri, producendo porfirine e rilasciandole all’interno del follicolo, possono promuovere un’ulteriore ossidazione dello squalene. La colonizzazione follicolare da parte dei propionibatteri potrebbe risultare determinante nel condizionare l’entità dell’infiammazione e la durata della stessa (5). Anche se attualmente è rifiutata la teoria secondo cui la parete follicolare verrebbe distrutta dagli acidi grassi liberi (prodotti a seguito dell’idrolisi dei trigliceridi operata dalle lipasi batteriche), vi è chiara evidenza del fatto che il P. acnes sia corredato di uno spettro di attività biologiche atte ad innescare vari eventi proinfiammatori (5). Tra gli aspetti più importanti dell’azione proflogistica del P. acnes ricordiamo: - la produzione di sostanze con un’attività simile all’istamina e alla bradichinina (67), di una molecola con attività analoga alle prostaglandine (68), e di acidi grassi a catena corta (5); - la sintesi di un fattore chemiotattico per i leucociti polimorfonucleati (PMN) (69-70), in grado, grazie al suo basso peso molecolare (<2000 KDa), di attraversare la parete follicolare; - la capacità di indurre la chemiotassi di cellule mononucleate (4); - la possibilità di attivare il complemento direttamente tramite la via classica e la via alternativa (71-75); - la immunogenicità, legata alla capacità di indurre la formazione di anticorpi (76), che, a loro volta, possono favorire l’attivazione del complemento. Pertanto, in base a tali premesse, non si può considerare l’acne una patologia di tipo infettivo. La risposta dell’acne ad alcuni antibiotici (per lo più inibitori della sintesi proteica) potrebbe essere attribuita ad effetti antinfiammatori diretti o indiretti, essendo questi ultimi correlati alla riduzione della densità del P. acnes e, di conseguenza, degli eventi infiammatori da esso generati (5). INFIAMMAZIONE Il comedone chiuso è certamente la lesione elementare più importante dell’acne, considerando anche il fatto che esso rappresenta il substrato di eventuali processi infiammatori e, per tale ragione, il generatore delle altre lesioni dell’acne. Le risultanti lesioni infiammatorie possono assumere caratteristiche alquanto variabili per quanto concerne le dimensioni e l’aspetto morfologico: papule, pustole, noduli e cisti. Come si evince anche da quanto accennato in precedenza, il processo infiammatorio è molto più complesso di quanto si ritenesse in passato. Il P. acnes, il comedone con il suo contenuto ed i PMN sono i protagonisti del processo infiammatorio. In questo ambito il ruolo del P. acnes appare quello più importante e sicuramente il più studiato ed approfondito. Anche se l’ipotesi degli acidi grassi liberi quali responsabili della lisi della parete follicolare è stata rifiutata, è verosimile che gli acidi grassi derivanti dall’azione delle lipasi batteriche esercitino un’azione irritante che può contribuire alla flogosi per lo meno in uno stadio tardivo, dopo avvenuta rottura della struttura follicolare (5). Un’importante scoperta è stata quella relativa ad un fattore chemiotattico prodotto da P. acnes che, grazie al suo basso peso molecolare, è in grado di attraversare la parete del follicolo. Si ritiene attualmente che questo fattore possa intervenire in una fase molto precoce dell’infiammazione (5). Anche le lipasi si sono dimostrate dotate di un’azione chemiotattica nei confronti dei PMN (77). L’attivazione del complemento operata dal batterio (71-75) può inoltre fornire un notevole contributo all’infiammazione del follicolo, innescando svariati eventi proinfiammatori (chemiotassi dei 17 PMN, aumento della permeabilità vasale, rilascio di enzimi lisosomiali ed altri). I PMN, attratti dai vari fattori chemiotattici, liberano, in presenza di anticorpi contro P. acnes e di complemento, gli enzimi lisosomiali che attaccano e distruggono la parete del follicolo (1,8). L’entità della infiammazione viene accentuata ulteriormente da una reazione flogistica aspecifica, che si genera allorquando il contenuto follicolare costituito da sebo, acidi grassi liberi, peli, detriti cellulari e prodotti di derivazione batterica - si riversa nel derma. In una fase tardiva, clinicamente corrispondente alla presenza di papule attive o di noduli, può aver luogo una reazione gigantocellulare con l’intervento di istiociti e cellule giganti (5). Studi istologici hanno posto in evidenza che la popolazione cellulare reclutata precocemente, ancor prima dell’avvento dei PMN, è rappresentata dai linfociti (78,79), il cui ruolo non è stato d’altro canto adeguatamente approfondito. L’analisi immunoistochimica ha mostrato che il fenotipo prevalente è rappresentato dai T helper (Th) (5,78) e che le proporzioni dei sottotipi sono sovrapponibili a quelle osservate in corso di reazioni ad antigeni comuni. Aspetti immunologici Il numero e la gravità delle lesioni infiammatorie possono variare in maniera considerevole da un soggetto ad un altro. Una spiegazione potrebbe essere fornita dall’estrema variabilità dei livelli di anticorpi diretti contro il P. acnes. Si è dimostrato che i soggetti affetti da acne 18 grave presentano livelli sierici di anticorpi contro il P. acnes, fissanti il complemento, significativamente più elevati rispetto ai soggetti non affetti o con acne lieve (76). E’ stata inoltre evidenziata una correlazione tra i livelli anticorpali e l’attivazione della via classica del complemento ad opera di P. acnes e di P. granulosum (75). Pertanto, in presenza di titoli elevati di anticorpi contro il P. acnes può svilupparsi una reazione infiammatoria importante anche a seguito di minime stimolazioni. Tuttavia, nei soggetti con acne non vi è presenza di immunocomplessi circolanti (80). Alternativamente, la variabilità interindividuale dell’entità dell’infiammazione potrebbe ricondursi a differenze nella reattività cutanea. Alcuni Autori hanno segnalato la possibilità di elicitare reazioni di ipersensibilità immediata e ritardata nei confronti del P. acnes, correlate alla gravità dell’acne (81). Si è evidenziato che la gravità dell’acne può associarsi ad un aumento dell’immunità ritardata e all’incremento dei linfociti Th e delle cellule B totali, in assenza di alterazioni a carico delle cellule T suppressor (Ts) o del rapporto Th/Ts (82). Questi dati inducono a considerare che la stimolazione antigenica cronica ed imponente che caratterizza i casi più gravi possa condurre ad un reclutamento attivo della componente Th e alla conseguente stimolazione dei linfociti B e della produzione di immunoglobuline (5). I dati finora disponibili portano comunque ad escludere la presenza di una disregolazione del sistema immune propriamente detta nell’acne volgare. Di contro, è verosimile che questa abbia luogo in forme particolarmente gravi di acne, quali quella conglobata e fulminante (5,83). Infine, i pazienti con acne nodulocistica grave o conglobata possono presentare una ridotta reattività ai test intradermici con i comuni antigeni o una compromissione della chemiotassi dei PMN e della fagocitosi del P. acnes (84,85). FATTORI GENETICI Il carattere familiare dell’acne emerge spesso dall’anamnesi in molti casi, cosa che può far supporre una trasmissione genetica della malattia. Uno studio condotto da Cunliffe e Cotterill (86) ha sottolineato l’importanza della familiarità: interrogando alcuni pazienti con acne, questi riferivano la presenza in atto o pregressa di acne in almeno un fratello nell’82% dei casi, ed in uno o entrambi i genitori nel 60%. Alcuni Autori hanno ipotizzato che la familiarità dell’affezione si riscontri più frequentemente nei soggetti colpiti da forme particolarmente gravi. Studi condotti su gemelli omozigoti hanno mostrato un’alto grado di concordanza della patologia (30,87). Nei gemelli della stessa coppia si è riscontrato un identico tasso di secrezione sebacea, pur essendo differente la gravità dell’acne (87). Ciò fa supporre che la severità del quadro clinico sia condizionata da fattori esogeni. Al contrario, nei gemelli dizigoti sia la gravità dell’acne che il tasso di secrezione sebacea risultano differenti. A parte queste osservazioni isolate, mancano al momento dati definitivi concernenti gli aspetti genetici dell’affezione. In attesa di ulteriori dati, è ipotizzabile che i fattori genetici possano intervenire nel determinismo dell’acne, influenzando, ad esempio, la distribuzione delle lesioni acneiche, il numero e le dimensioni delle ghiandole sebacee, la loro risposta a stimoli di vario tipo, così come la tendenza alla formazione di esiti cicatriziali post-acneici (1). Studi sulla distribuzione razziale dell’acne indicano che la sua prevalenza varia nei differenti gruppi etnici: negli Stati Uniti d’America, ad esempio, la popolazione afroamericana è colpita più spesso di quella bianca, mentre sembra che i giapponesi presentino forme di acne meno gravi rispetto ai bianchi (5). Non è noto se ad influenzare tale differente distribuzione siano fattori di tipo genetico o ambientale. ALTRI FATTORI Numerosi fattori esogeni ed endogeni sono stati presi in considerazione quali responsabili del peggioramento dell’acne o della sua cronicizzazione (4,5). Tra questi, ricordiamo, ad esempio, i fattori dietetici e professionali, l’eccessiva sudorazione e l’umidità ambientale, l’impiego di particolari farmaci (steroidi, litio, alogeni ed altri) e di topici ad attività comedogenica, le radiazioni ultraviolette e lo stress. A parte che nei casi, peraltro rari, di acne di natura esclusivamente esogena, tutti questi fattori sembrano non essere direttamente e primariamente implicati 19 nella patogenesi dell’acne propriamente detta, anche se è innegabile un possibile ruolo nell’influenzare la gravità della condizione, almeno per alcuni di essi. Possibili fattori patogenetici nell’acne dell’adulto L’acne volgare colpisce in genere soggetti con un range di età variabile da 13 a 24 anni con ampie oscillazioni individuali. L’acne può persistere o anche comparire oltre questa età e ad essere colpita, in questi casi, più di frequente è la donna. Disturbi di tipo ormonale possono essere responsabili, per lo meno in parte, delle forme tardive di acne nella donna (57). Molto spesso queste pazienti riferiscono solo lievi irregolarità mestruali con peggioramento premestruale dell’acne (5). Si pensa che la presenza di elevati livelli plasmatici di androgeni sia più frequente in donne con acne ad insorgenza tardiva rispetto alle pazienti in periodo adolescenziale (59), sebbene i dati al riguardo siano tuttora controversi. Soprattutto in presenza di irsutismo, irregolarità mestruali, sterilità, 20 oligomenorrea o alopecia seborroica, è necessario indagare su possibili alterazioni ormonali. Non di rado tuttavia le indagini dell’assetto ormonale non rilevano alterazioni degne di nota. Si è ipotizzato, pertanto, che in alcuni di questi casi sussista una condizione di pubertà tardiva limitatamente all’unità pilosebacea (1). Inoltre, ad influenzare la persistenza dell’acne si è prospettato che possa esserci la mancata acquisizione di uno stato di immunotolleranza nei confronti del P. acnes, o, di fronte a casi trattati con antibiotici per lungo tempo, la comparsa di ceppi batterici resistenti (57). L’acne conglobata è una forma caratterizzata da un’insorgenza di solito tardiva e da una durata particolarmente lunga, ma sono ignote le cause di un simile decorso. E’ descritta una forma di acne a localizzazione periorale in donne di oltre 3040 anni, probabilmente legata all’uso di cosmetici, per quanto essi da soli non possono essere ritenuti con certezza gli unici responsabili della persistenza o dello sviluppo dell’acne in età adulta (5). Bibliografia 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. Harms M. Systemic isotretinoin (active ingredient of Roaccutane). Basel: Editions Roche, 1990. Cunliffe WJ, Shuster S. Pathogenesis of Acne. Lancet i: 685-7, 1969. 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Ancora oggi essi sono un mezzo indispensabile per il trattamento di numerose patologie cutanee, oltre che un affascinante oggetto di studio e di ricerca per quanto riguarda sia il loro meccanismo d’azione che la patogenesi delle malattie ad essi responsive. La descrizione di quadri clinici riconducibili ad ipovitaminosi A è molto remota, e risale alla civiltà egizia, attorno al 1500 a.C., quando fu per la prima volta riportata la condizione di nictalopia. Per quanto non si sospettasse ancora che a causarla fosse un deficit nutrizionale, per il trattamento della condizione si faceva ricorso all’applicazione topica di estratti di fegato, e lo stesso Ippocrate consigliava l’ingestione di fegato di manzo. Solo nello scorso secolo si posero in relazione questi disturbi oculari con deficit alimentari non meglio precisati (1). La scoperta della vitamina A fu il frutto di studi sperimentali piuttosto che clinici. Il primo passo fu segnato nel 1909 da Stepp, il quale scoprì che una sostanza liposolubile estratta dal tuorlo d’uovo era essenziale per la crescita di ratti e topi. La stessa sostanza, isolata in seguito anche nel grasso animale e nell’olio di fegato di merluzzo, venne denominata vitamina A nel 1920 da Drumond. La sua struttura chimica venne caratterizzata nel 1931 da Karrer, mentre nel 1947 Isler riuscì a sintetizzarla. L’acido della vitamina A (acido trans-retinoico o tretinoina) venne scoperto nel 1946 da Arens e van Dorp, e caratterizzato più tardi, nel 1967, da Zile. Infine, si deve a Bollag la scoperta dell’isotretinoina nel 1971 (2-5). La vitamina A ad alte dosi, sotto forma di retinolo o dei suoi esteri, è un ben noto modulatore dei processi di cheratinizzazione, che risultano esaltati negli epiteli in corso di ipovitaminosi A. Questa osservazione fornì le basi razionali per l’impiego di questo “fattore anticheratinizzante” in alcune condizioni dermatologiche caratterizzate da disturbi della cheratinizzazione, quali la ittiosi, la malattia di Darier, la psoriasi e l’acne (4). Nel 1943 Straumfjord riportava promettenti risultati nel trattamento dell’acne con la somministrazione orale di 100.000-300.000 unità di vitamina A. Tuttavia la severità degli effetti collaterali rappresentava un grosso limite alla somministrazione del retinolo ad alte dosi, e, pertanto, gli sforzi dei ricercatori del settore si diressero verso la sintesi di derivati meno tossici (5). Anche la scoperta della tretinoina non permise l’introduzione di una terapia innovativa dell’acne per via sistemica, data la imponente tossicità che si sviluppava a seguito della somministrazione orale. Nel 1969 Kligman et al (6) dimostrarono l’efficacia di questo derivato, applicato 25 per via topica, nel trattamento dell’acne. La ricerca in Europa continuò a puntare sull’individuazione di molecole più efficaci e meno tossiche e si propose l’ulteriore obiettivo di scoprire retinoidi con proprietà antineoplastiche. Per questa ragione l’indice terapeutico delle sostanze in questione veniva per lo più valutato considerando la loro capacità di indurre la regressione di papillomi in animali da laboratorio. Tra i primi derivati selezionati in base a questo approccio per poter essere sottoposti a sperimentazioni cliniche c’era l’acido 13-cis-retinoico o isotretinoina (5). Le prime sperimentazioni cliniche condotte con l’isotretinoina nell’acne risalgono al 1971. Forme papulo-pustolose e cistiche di acne vennero trattate con dosi orali comprese tra 5 e 20 mg/die con buoni risultati (4). Tuttavia, in Europa l’isotretinoina non venne accolta con l’interesse che pur meritava, dal momento che troppo poco tempo era trascorso da quando furono evidenziati i gravi problemi legati alla teratogenicità della talidomide. Non sembrava pertanto auspicabile a quel tempo approfondire lo studio su un farmaco teratogeno da usare per il trattamento di una condizione tanto comune come l’ac- 26 ne. Per questo motivo le ricerche in Europa si concentrarono su retinoidi con altre indicazioni, come l’etretinato (5). Negli Stati Uniti d’America, al contrario, l’approccio clinico-sperimentale nei confronti dell’isotretinoina non subì mai un calo di interesse. Nel 1978 e nell’anno successivo, Strauss (7,8) descrisse le significative variazioni nella composizione dei lipidi cutanei in pazienti trattati con vari dosaggi (da 0,5 a 7,0 mg/kg/die) di isotretinoina, consistenti nell’aumento del colesterolo e nella netta riduzione degli esteri cerosi e dello squalene. Questi risultati deponevano per l’inibizione della sintesi dei lipidi di derivazione sebacea. Nello stesso periodo Peck raggiunse brillanti risultati impiegando l’isotretinoina nel trattamento di varie patologie cutanee, quali la malattia di Darier, l’ittiosi, l’epitelioma basocellulare e l’acne cistica (5). Nel 1979 lo stesso Autore ufficializzò il valore di questo farmaco, pubblicando un articolo sulla prestigiosa rivista “New England Journal of Medicine”. Egli dimostrò che l’impiego orale di una singola dose quotidiana di isotretinoina per quattro mesi era in grado di risolvere l’acne cistica grave in 14 pazienti (9). Bibliografia 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Marcus R, Coulston AM. Fat-soluble vitamins. Vitamins A, K, and E. In: Hardman JG, Goodman Gilman A, Limbird LE (eds). Goodman & Gilman’s - The pharmacological basis of therapeutics. 9th Ed. New York: McGraw-Hill, 1996, pp. 1573-90. Pawson BA. History of retinoids. J Am Acad Dermatol 6: 577-82, 1982. Dicken CH. Retinoids: a review. J Am Acad Dermatol 11: 541-52, 1984. Bollag W, Geiger J-M. The development of retinoids in dermatology. In: Cunliffe WJ, Miller AJ (eds). Retinoid therapy, Lancaster: MTP Press, 1983, pp. 1-7. Harms M. Systemic isotretinoin (active ingredient of Roaccutane). Basel: Editions Roche, 1990. Kligman AM, Fulton JE, Plewig G. Topical vitamin A acid in acne vulgaris. Arch Dermatol 99: 469-76, 1969. Strauss JS, Peck GL, Olsen TG et al. Alteration of skin lipid composition by oral 13-cis-retinoic acid: Comparison of pretreatment and treatment values. J Invest Dermatol 70: 223, 1978. Strauss JS, Peck GL, Olsen TG et al. Sebum composition during oral 13-cis retinoic acid administration. J Invest Dermatol 70: 228, 1978. Peck GL, Olsen TG, Yoder FW et al. Prolonged remissions of cystic and conglobate acne with 13-cis-retinoic acid. N Engl J Med 300: 329-33, 1979. 27 3. STRUTTURA CHIMICA Le strutture chimiche del `-carotene, della vitamina A e dei principali derivati naturali e sintetici sono riportate nella Figura 3.1. Il `-carotene rappresenta il precursore della vitamina A (provitamina A); viene prodotto in alcune piante con l’ausilio di microrganismi e convertito nell’organismo umano in vitamina A. Gli stessi microrganismi vengono utilizzati per la produzione industriale di retinoidi. La vitamina A o retinolo ha una formula di struttura rappresentata da un gruppo ciclico, il trimetilcicloesano o `-ionone, da una catena polienica e da un gruppo polare. Essa ha importanti funzioni biologiche, essendo stato più o meno chiaramente dimostrato un suo coinvolgimento nella visione oculare, nella differenziazione e proliferazione delle strutture epiteliali, nella regolazione della carcinogenesi e della risposta immune (1,2). Al gruppo chimico dei retinoidi appartengono lo stesso retinolo e tutti i derivati naturali e sintetici strutturalmente correlati (1,2). I “retinoidi di prima generazione” sono sostanze in cui il gruppo alcolico Figura 3.1. Struttura chimica del `-carotene, vitamina A e principali derivati 28 Tabella 3.1. Aspetti principali relativi alla struttura chimica dell’isotretinoina Gruppo ciclico ..............................................................................................................................................B-ionone Catena laterale .....................................................................................................................................................13-cis Gruppo terminale ..............................................................................................................................................acido Peso molecolare .......................................................................................................................................................300 del retinolo viene convertito in acido, estere, etere o derivati acidi. La tretinoina, in cui il gruppo alcolico del retinolo ha subito una reazione di ossidazione, è l’acido retinoico tutto-trans (acido della vitamina A). Il suo isomero è l’isotretinoina, nota anche come 13-cis-tretinoina o acido 13-cis-retinoico, le cui principali caratteristiche chimiche sono riportate nella Tabella 3.1 (3). L’isotretinoina risulta essere almeno 5 volte meno tossica della tretinoina in termini di capacità di causare segni di ipervitaminosi A. Nei “retinoidi di seconda generazione” il gruppo ciclico è convertito in un anello aromatico. Di questo gruppo fanno parte l’acitretina ed il suo etil-estere, l’etretinato. Infine, i “retinoidi di terza generazione” (arotinoidi), ancora in fase di studio, sono caratterizzati da varie modificazioni della catena laterale polienica e dalla presenza di due anelli aromatici, che riducono la flessibilità della catena laterale (1,2). Tra i numerosi retinoidi sintetici prodotti a partire dal 1960, l’isotretinoina è l’unico retinoide con effetto sebosoppressivo (1). L’isotretinoina è rinvenuta fisiologicamente a bassissime concentrazioni nell’organismo umano (3,4), e deriva dalla vitamina A assunta con gli alimenti (5). Il preciso meccanismo di formazione della isotretinoina endogena non è noto, ma si è dimostrato che l’isomerizzazione transcis dell’acido retinoico può avvenire in vivo (6). Bibliografia 1. 2. 3. 4. 5. 6. Harms M. Systemic isotretinoin (active ingredient of Roaccutane). Basel: Editions Roche, 1990. Marcus R, Coulston AM. Fat-soluble vitamins. Vitamins A, K, and E. In: Hardman JG, Goodman Gilman A, Limbird LE (eds). Goodman & Gilman’s - The pharmacological basis of therapeutics. 9th Ed. New York: McGraw-Hill, 1996, pp. 1573-90. Vahlquist A, Rollman O, Shroot B. Pharmacokinetics of oral retinoids in clinical practice. In: Lowe N, Marks R (eds). Retinoids. A clinician’s guide. 2nd Ed. London: Martin Dunitz, 1998, pp. 33-55. Saurat J-H. Oral isotretinoin. Where now, where next? Dermatology 195 (Suppl 1): 1-3, 1997. Wiegand U-W, Chou RC. Pharmacokinetics of oral isotretinoin. J Am Acad Dermatol 39: S8-12, 1998. Tang G, Russell RM. 13-Cis-retinoic acid is an endogenous compound in human serum. J Lipid Res 31: 175-82, 1990. 29 4. ISOTRETINOINA SISTEMICA: FARMACOCINETICA DISTRIBUZIONE ASSORBIMENTO PLASMATICA E TISSUTALE Dopo assunzione orale di dosi comunemente impiegate nella pratica clinica, l’isotretinoina si dissolve nel fluido gastrointestinale e viene rapidamente assorbita dall’intestino. Sebbene esista una certa variabilità interindividuale nell’assorbimento, il farmaco compare nel circolo sistemico dopo un periodo medio di circa 0,5-2 ore (1-3). Studi su modelli animali hanno valutato che la biodisponibilità in condizioni di digiuno si aggira attorno al 21-25% (4,5). La bassa biodisponibilità può essere dovuta oltre che a parziale assorbimento anche a degradazione della molecola nel lume intestinale o a effetti correlati a “primo passaggio epatico” (5). Come avviene per tutte le molecole liposolubili, la presenza di cibo aumenta considerevolmente l’assorbimento sistemico e la biodisponibilità, attenuando in maniera apprezzabile la variabilità che questi parametri presentano in condizioni di digiuno (68). L’assorbimento può essere altresì favorito da fattori che aumentano la solubilità del farmaco nel lume intestinale, dal ritardo nella fase di svuotamento gastrico e dalla stimolazione della secrezione biliare (8,9). 30 Il picco plasmatico dopo singola dose viene raggiunto entro 2-4 ore (8). Questo picco è dipendente dal dosaggio e dall’assorbimento. Dopo assunzione orale di una dose pari a 80 mg il picco di concentrazione ematica viene raggiunto dopo 23 ore e risulta pari a circa 300 ng/ml (7). La curva dei livelli ematici è bifasica. Si osservano picchi plasmatici secondari o terziari che possono essere dovuti ai cicli enteroepatici o ad assorbimento irregolare (1,3,5). La condizione di “plateau” allo “steady-state” si verifica entro 5-7 giorni (9-11). Lucek e Colburn (7) ritengono che, con un dosaggio quotidiano di 80 mg frazionato in due somministrazioni, le concentrazioni plasmatiche dell’isotretinoina e del suo principale metabolita, oxo-isotretinoina, raggiungano lo “steady-state” entro 10 giorni. La distribuzione in circolo dell’isotretinoina si realizza prevalentemente grazie all’albumina alla quale è legato il 99,9 % del farmaco (6,7). La frazione libera (corrispondente quindi a circa lo 0,1% del totale), che si mantiene costante per dosaggi compresi nel range terapeutico, viene ritenuta la porzione farmacologicamente attiva, sebbene non ci siano dati certi al riguardo (9). Il metabolita maggiormente presente nel plasma dopo prolungato uso di isotretinoina è la 4-oxo-isotretinoina, che è considerata il principale metabolita e priva di attività farmacologica (12). Essa si accumula lentamente in circolo e viene eliminata dal plasma più lentamente dell’isotretinoina (1). Allo “steady-state” la 4-oxo-isotretinoina raggiunge concentrazioni 4-5 volte più elevate del proprio precursore. Ad esempio, dopo 30 giorni di trattamento con una dose quotidiana di 80 mg, le concentrazioni ematiche dell’acido 13-cisretinoico e dell’oxo-isotretinoina, calcolate prima della somministrazione orale, sono pari rispettivamente a 100-200 ng/ml e 600-800 ng/ml (7). Durante la terapia, le concentrazioni allo “steady-state” degli altri metaboliti, acido retinoico e acido 4-oxo-retinoico, sono decisamente inferiori a quelle dell’isotretinoina e della 4-oxo-isotretinoina (1,13,14). Le concentrazioni di isotretinoina e di 4-oxo-isotretinoina si mantengono pressochè costanti anche dopo 3 mesi di trattamento. Aumentando la dose e la durata del trattamento a 6 mesi, non sono stati osservati incrementi significativi delle concentrazioni (10). Non vi è quindi un accumulo progressivo del farmaco a livello plasmatico, nè c’è evidenza di variazioni del suo profilo farmacocinetico anche dopo trattamenti prolungati. La distribuzione tissutale dell’isotretinoina è rapida ed ampia (9). Nello stabilire il legame con i tessuti sembra che sia essenziale il ruolo svolto dalle molecole proteiche, mentre solo marginale appare quello dei lipidi (15). La distribuzione tissutale del farmaco è stata d’altra parte scarsamente studiata (9). Rollman e Vahlquist (16) hanno però determinato la distribuzione cutanea allo “steady-state” in pazienti con acne trattati con isotretinoina alla dose di 0,75 mg/kg/die. Le concentrazioni del farmaco nell’epidermide sono in genere inferiori a quelle plasmatiche; più rappresentata risulta la 4-oxo-isotretinoina, analogamente a quanto accade nel plasma. Anche dopo trattamenti prolungati non si osserva accumulo del farmaco nell’epidermide, nel sottocutaneo o nelle ghiandole sebacee. In queste ultime non si rileva alcuna traccia del farmaco a distanza di 3 settimane dalla sospensione della terapia. Quindi, gli effetti clinici duraturi generati dall’isotretinoina non sono assolutamente legati ad accumulo cutaneo e, in particolare, ghiandolare (17). Il destino metabolico cui va incontro l’isotretinoina nell’unità pilosebacea non è noto. Il fatto che essa non è eliminata col sebo (18) può suggerire che venga sottoposta a metabolizzazione o degradazione o che venga in qualche modo sequestrata dalle strutture follicolari o dai sebociti (9). A differenza dell’etretinato, l’isotretinoina non si accumula nel tessuto adiposo (9,14), e questo dato può, per lo meno in parte, giustificare le notevoli differenze del profilo farmacocinetico dei due retinoidi. Un recente studio condotto in pazienti con acne trattati con isotretinoina orale ha evidenziato che le concentrazioni del farmaco nella cute e nel tessuto sottocutaneo sono di circa 60 ng/g e 40 ng/g rispettivamente, inferiori a quelle plasmatiche (100 ng/ml) (14). 31 METABOLISMO ED ELIMINAZIONE L’isotretinoina viene estensivamente metabolizzata a livello epatico tramite reazioni che comprendono l’ossidazione del gruppo ciclico, la glucuronazione e, probabilmente, l’isomerizzazione della catena laterale (12). Nei processi metabolici vengono reclutati enzimi dipendenti dal citocromo P450 (9,19-21). Il principale metabolita è dato dalla 4-oxo-isotretinoina, che potrebbe originare da un prodotto intermedio rappresentato dalla 4-idrossi-isotretinoina. A parte l’acido retinoico, l’acido oxo-retinoico ed i derivati glucuronati della 16- e 18-idrossi-tretinoina, non sono stati caratterizzati finora altri metaboliti (2,12,13). La determinazione precisa dell’acido retinoico è resa comunemente difficoltosa dal fatto che l’isotretinoina può subire un’isomerizzazione spontanea durante le comuni procedure analitiche (7). Tuttavia, un recente studio ha permesso la misurazione delle concentrazioni plasmatiche dell’acido retinoico e dell’acido oxo-retinoico, confrontate con quelle dell’isotretinoina e della oxo-isotretinoina, in pazienti con acne, durante l’ultimo mese di terapia con isotretinoina orale e fino a 6 settimane dalla sospensione (14). Un aspetto importante da considerare a proposito dell’acido retinoico è che, sebbene esso presenti di per sè una emivita di eliminazione estremamente breve, di circa 0,9 ore, durante il trattamento con isotretinoina orale la sua emivita non rispecchia le sue intrinsiche proprietà farmacocinetiche, ma, piuttosto, dipende strettamente dall’entità di forma- 32 zione a partire dall’isotretinoina (“formation-rate limited elimination”). Pertanto, nei soggetti sottoposti a terapia con isotretinoina orale, le concentrazioni dell’acido retinoico declineranno parallelamente alla eliminazione del suo isomero isotretinoina (14). Un discorso simile va applicato anche all’acido oxoretinoico, il cui profilo farmacocinetico è strettamente dipendente dalla presenza del suo isomero, oxo-isotretinoina. L’escrezione dell’isotretinoina è molto rapida ed avviene tramite il filtro epatico ed, in minima parte, mediante quello renale. Secondo Brazzell et al (1) la sua emivita è di circa 10-29 ore. In particolare, l’emivita media di eliminazione dell’isotretinoina è di circa 19 ore, mentre quella del metabolita, oxo-isotretinoina, pari a 29 ore (14). Rollman e Vahlquist (16) hanno rilevato nel siero solo piccole quantità di isotretinoina una settimana dopo la sospensione della terapia. A distanza di 2 settimane dalla sospensione, si riscontrava soltanto l’1% di 4-oxo-tretinoina, mentre l’isotretinoina non era rilevabile. Dopo 4 settimane, infine, entrambe le molecole non potevano più essere rintracciate nè a livello sierico né a livello epidermico. Una delle condizioni che determina una maggiore eliminazione dell’isotretinoina rispetto all’etretinato è che, a differenza di quest’ultimo, essa non ha affinità di legame con il tessuto sottocutaneo e pertanto manca di possibilità di accumulo (16). Un recente studio, effettuato su 30 pazienti che avevano assunto l’isotretinoina (0,5-1 mg/kg/die) per 3-5 mesi, ha determinato il periodo di tempo necessario affinchè fossero raggiunte le concentrazio- Tabella 4.1. Principali caratteristiche farmacocinetiche dell’isotretinoina Tempo di latenza per assorbimento sistemico.........................................0,5-2 ore Tempo necessario per raggiungere il picco di concentrazione ematica .........2-4 ore Biodisponibilità media...............................................................................25% Legame a proteine plasmatiche (albumina) ............................................ 99,9% Emivita media di eliminazione terminale ................................................19 ore (18,7±6,2) Emivita media del principale metabolita (4-oxo-isotretinoina).............. 29 ore (11-50 ore) Tempo necessario per raggiungere lo “steady state”............................. 5-10 giorni Concentrazione plasmatica massima media ............................................208 ± 48,7 ng/ml Concentrazione plasmatica minima media ..............................................89,8 ± 48,7 ng/ml ni fisiologiche dell’isotretinoina e dei suoi metaboliti (22). Questo tempo risultava pari a 4,4 ( 1,2 giorni per l’isotretinoina, 9,7 ( 1,8 giorni per l’oxo-isotretinoina, 3,8 ( 1,1 per l’acido oxo-retinoico e 1,9 ( 0,7 per l’acido retinoico (14,22). I principali aspetti che caratterizzano la farmacocinetica della isotretinoina sono riassunti nella Tabella 4.1 (1,4,9,14). PASSAGGIO TRANSPLACENTARE E NEL LATTE MATERNO I meccanismi alla base del passaggio transplacentare dell’isotretinoina non sono ancora ben definiti nella donna. Soprattutto per motivi etici, la maggior parte delle conoscenze derivano dallo studio di modelli animali e sono all’atto ricerche dirette a definire le concentrazioni teratogeniche dei retinoidi, sostan- zialmente legate all’ammontare del farmaco libero, non legato alle proteine plasmatiche. E’ pertanto possibile che negli anni a venire i risultati ottenuti dai modelli animali possano fornire dati utili da applicare alla specie umana (14). Al momento, però, i dati relativi al passaggio transplacentare nell’uomo possono essere indirettamente ricavati da alcune osservazioni in feti ed embrioni abortiti da donne che avevano assunto il farmaco in gravidanza. Per esempio, Benifla et al (23) hanno evidenziato in un feto di 4 mesi alte concentrazioni di 4-oxo-isotretinoina nel fegato e bassi livelli di isotretinoina e del suo metabolita nel sistema nervoso centrale. L’assunzione materna di isotretinoina era avvenuta in questo caso durante il primo trimestre di gravidanza. Creech-Kraft e Nau (24) hanno 33 descritto il caso di un embrione di 4 settimane, che era stato esposto accidentalmente ad isotretinoina durante la prima settimana di gestazione. Nell’embrione gli Autori hanno riscontrato basse concentrazioni di 4-oxo-isotretinoina; ben più alti risultavano invece i livelli di isotretinoina e soprattutto quelli di acido transretinoico (pari a più del doppio del suo isomero). Questo permette di ipotizzare che il passaggio transplacentare dell’acido trans-retinoico risulti più facilitato di quello dell’acido cis-retinoico (24,25). Pure scarsi sono i dati relativi al passaggio attraverso il latte materno. La natura lipofilica della molecola e il dimostrato passaggio nel latte umano di acitretina (26) sono prove a favore di una reale possibilità dell’evento anche per l’isotretinoina. E’ quindi necessario evitare l’uso del farmaco durante l’allattamento (9). INTERAZIONI CON ALTRI FARMACI L’intervento del citocromo P450 nel metabolismo del farmaco (9,19-21) implica necessariamente che possono sussistere interazioni con gli altri farmaci che condividono la stessa via metabolica, anche se non sono disponibili studi farmacologici che analizzino puntualmente tale eventualità. Si è dimostrato però che l’assunzione eccessiva di etanolo può ridurre l’efficacia della isotretinoina, ed è ben noto che l’etanolo è un induttore degli enzimi citocromo P450-dipendenti. Allo stesso modo, si potrebbe ipotizzare che le concentrazioni dell’isotretinoina possano aumentare in presenza di inibitori di questi enzimi, come il ketoconazolo, ma 34 non esistono dati al riguardo (9). La ciclosporina A è ben nota per essere un substrato metabolico di enzimi P450-dipendenti. Si è osservato in vitro che l’isotretinoina, l’etretinato e l’acitretina, a concentrazioni di 100 +M, inibiscono il metabolismo epatico microsomiale della ciclosporina A (30 +M). I retinoidi sembrano agire da deboli inibitori degli enzimi citocromo P450-dipendenti (27). Un ulteriore studio in vitro non ha confermato questa osservazione a proposito dell’interazione metabolica tra ciclosporina ed etretinato (28), ma è pur vero che in questa occasione venivano adoperate concentrazioni minori di ciclosporina. Alcuni studi condotti sul topo hanno invece dimostrato che l’isotretinoina è capace di indurre l’attività degli enzimi microsomiali P450-dipendenti sia a livello cutaneo che epatico (20); altri Autori sono giunti invece a conclusioni opposte (29). E’ pertanto possibile che la valutazione sperimentale dell’influenza che l’isotretinoina esercita nei confronti del sistema enzimatico associato al citocromo P450 risenta di alcune variabili, quali il modello di studio utilizzato, la specie animale considerata, lo stato nutrizionale e la dieta dell’animale, il dosaggio e la via di somministrazione del farmaco. Alcune osservazioni cliniche sembrano tuttavia deporre per una scarsa interferenza tra ciclosporina A ed isotretinoina in vivo. In alcuni pazienti trapiantati la somministrazione concomitante dei due farmaci non ha influenzato in maniera sostanziale la ciclosporinemia (3032); in un solo caso fu registrato un rialzo dei livelli sierici di ciclosporina che indusse a ridurre del 20% il dosaggio del farmaco durante la concomitante assunzione di isotretinoina (33). Un’altra segnalazione della letteratura riguarda il caso di una paziente affetta da anemia aplastica ed acne, sottoposta a trattamento con ciclosporina (2,14 mg/kg/die) ed isotretinoina (40 mg/die). Alla 17a settimana di trattamento si osservò un aumento della ciclosporinemia, che portò a ridurre il dosaggio dell’immunosoppressore. Tale aumento isolato dei livelli di ciclosporina non poteva comunque essere correlato con certezza all’interazione tra i due farmaci. Quel che è interessante sottolineare è che, da un punto di vista clinico, la terapia con isotretinoina risultò efficace e ben tollerata, e non si svilupparono segni di tossicità da ciclosporina, nè anomalie ematologiche imputabili a ridotta efficacia della stessa (34). Tra i farmaci che si ritiene possano essere somministrati contemporaneamente all’isotretinoina senza rischi di interazioni degne di nota rientrano la penicillina, il paracetamolo, l’insulina, la clindamicina e l’eritromicina (9,31) (quest’ultima metabolizzata attraverso il citocromo P450). Ad ogni modo, riteniamo che, in assenza di dati conclusivi e come accade per la maggior parte dei farmaci usati nella pratica clinica, sia opportuno monitorizzare attentamente i pazienti in multiterapia farmacologica, specialmente se assumono farmaci che presentano un metabolismo dipendente dal citocromo P450. Non ci sono evidenze relative a possibili interferenze nei processi fisiologici della vitamina A da parte dell’acido cis- retinoico. Si raccomanda tuttavia di evitare supplementi della vitamina durante il trattamento con isotretinoina al fine di impedire il potenziamento degli effetti tossici (35). D’altra parte, si è dimostrato che i livelli di isotretinoina endogena e del suo metabolita, 4-oxo-isotretinoina, possono essere incrementati in donne sottoposte a diete particolarmente ricche di vitamina A o a supplementi della stessa vitamina (36). Ricordiamo che tra le terapie concomitanti controindicate c’è quella con tetracicline orali, per il rischio di ipertensione endocranica (37), e con alte dosi di acido acetilsalicilico, per il rischio di danno muscolare (35). Farmaci con alta affinità di legame con l’albumina (indometacina, fenilbutazone, salicilati e altri agenti contraddistinti da gruppi funzionali acidi) potrebbero spiazzare l’isotretinoina legata alla proteina, aumentandone la porzione libera. Tuttavia, non sono state finora riportate segnalazioni di una maggiore tossicità derivante da tale possibile interazione (9). I livelli plasmatici di carbamazepina potrebbero essere ridotti dalla isotretinoina (38); pertanto, nel caso di impiego contemporaneo dei due farmaci sarebbe prudente monitorizzare i livelli dell’antiepilettico. E’ descritta anche la possibilità che il fenobarbital riduca l’efficacia della isotretinoina sistemica (39). Nell’animale è stata dimostrata un’interazione con l’aloperidolo (40), evenienza non confermata fino a questo momento nell’uomo. Mancano anche dati sull’interferenza tra isotretinoina ed agenti noti per ridurre l’assorbimento delle vitamine liposolubili (colestiramina, antibiotici ad 35 ampio spettro, lassativi, antiacidi) (9). La necessità di imporre misure di contraccezione adeguate in donne in età fertile ha sollevato il problema di un’eventuale interazione tra l’acido cis-retinoico ed i contraccettivi orali. Studi clinici non hanno evidenziato alcun segno di interferenza tra questi farmaci o tra le loro rispettive azioni farmacologiche (41). Non è stato ancora studiato l’effetto di agenti topici sull’attività e sulle caratteristiche farmacocinetiche dell’isotretinoina. Uno studio effettuato su animali ha dimostrato che le radiazioni ultraviolette possono promuovere l’isomerizzazione e la degradazione dell’isotretinoina assunta per via orale (42). Bibliografia 1. Brazzell RK, Vane FM, Ehmann CW et al. Pharmacokinetics of isotretinoin during repetitive dosing to patients. 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Tuttavia, numerose osservazioni indicano che la modalità d’azione dell’isotretinoina è molto complessa ed articolata. Nella Figura 5.1 sono riassunti i principali meccanismi che il farmaco esercita o potrebbe esercitare nell’acne. Ci sembra necessario, prima di considerare il profilo farmacodinamico specifico dell’isotretinoina, analizzare il mec- canismo d’azione dei retinoidi in generale alla luce delle più recenti acquisizioni. ASPETTI MOLECOLARI DEL MECCANISMO D’AZIONE DEI RETINOIDI I retinoidi naturali, retinolo, retinale (retinaldeide) e acido retinoico (AR), sono coinvolti in numerosi processi fisiologici (1). In generale, retinolo e retinale possiedono un ruolo cruciale nella visione, il retinolo è necessario per la funzione riproduttiva e l’AR è implicato nella regolazione della crescita, della dif- Figura 5.1. Effetti dell’isotretinoina sull’acne Cheratinizzazione follicolare Ipersecrezione sebacea L'isotretinoina modula: a. secrezione sebacea b. volume della ghiandola sebacea c. cheratinizzazione del dotto follicolare d. colonizzazione microbica e. sensibilizzazione recettoriale agli androgeni f. produzione di diidrotestosterone in sede cutanea g. reazione infiammatoria Reazione flogistica perifollicolare Proliferazione microbica 39 ferenziazione e della morfogenesi dei tessuti mesenchimali ed epiteliali. Probabilmente l’AR, nelle sue varie forme isomeriche, è il retinoide più importante per la funzionalità della cute. In realtà, i precisi meccanismi con cui si esercitano le attività biologiche e farmacologiche dei retinoidi sono solo in parte conosciuti e solo recentemente si è giunti alla caratterizzazione di alcuni aspetti biomolecolari del loro meccanismo d’azione. In tal senso, un’importante progresso nella conoscenza di tali effetti è stato compiuto grazie alla determinazione del metabolismo cutaneo dei retinoidi (2) e all’identificazione dei recettori nucleari per l’AR (3,4). Metabolismo cutaneo dei retinoidi La vitamina A si riscontra a livello delle cellule soprattutto sotto forma di esteri degli acidi grassi che sono noti per essere la più importante forma di deposito della vitamina (2). L’AR viene sintetizzato nel tessuto cutaneo a partire dal retinolo attraverso la formazione di un metabolita intermedio rappresentato dalla retinaldeide (5). Si è dimostrato inoltre che i cheratinociti umani possono sintetizzare il deidroretinolo a partire dal retinolo (6). I retinoidi, a causa della loro scarsa idrosolubilità e dell’affinità aspecifica per siti di legame di natura idrofobica, necessitano di carrier proteici per essere veicolati a livello plasmatico e cellulare. La proteina vettrice a livello plasmatico per il retinolo è denominata “serum retinol-binding protein” (sRBP), che forma un complesso bimolecolare legandosi ad un’altra proteina, la transtiretina 40 (7). L’isotretinoina non lega la sRBP, ma nella quasi totalità (99,9%) risulta legata all’albumina (8). Allo stesso modo esistono delle proteine a basso peso molecolare (15 KDa), che assicurano il trasporto intracellulare dei retinoidi: la “cellular retinol-binding protein” (CRBP), specifica per retinoidi caratterizzati da un gruppo funzionale alcolico, e la “cellular retinoic acid-binding protein” (CRABP), specifica invece per le molecole con un gruppo acido carbossilico libero (9). Sebbene la funzione di queste proteine cellulari sia tuttora non del tutto chiara, si pensa che esse possano modulare le concentrazioni intracellulari e l’azione dei retinoidi, anche in virtù del fatto che potrebbero presentarli ai sistemi enzimatici preposti al loro metabolismo (2). Un’importante processo di inattivazione del retinolo e dell’AR è probabilmente rappresentato dalla idrossilazione mediata dal citocromo P450 (2). A questo riguardo, alcuni studi condotti sul topo dimostrano la capacità da parte dell’isotretinoina di indurre l’attività degli enzimi microsomiali P450-dipendenti sia a livello cutaneo che epatico (10). Recettori nucleari dell’acido retinoico Dal citoplasma il retinoide viene rilasciato nel suo presunto sito d’azione, il nucleo. L’attività dei retinoidi si esercita, pertanto, dopo legame con i recettori nucleari. Sono stati identificati due distinti gruppi di recettori nucleari dell’AR che appartengono alla superfamiglia dei recettori per gli ormoni steroidei/tiroidei e per la vitamina D3. Il primo gruppo, “retinoid acid receptors” (RAR), utilizza come suo substrato naturale l’AR tuttotrans (tretinoina), mentre il secondo gruppo è rappresentato dalla famiglia dei recettori RXR (“retinoid X receptors”, dove X sta per “indeterminato”), il cui ligando naturale corrispondente è l’acido 9-cis-retinoico (11). Quest’ultimo è in grado di legarsi anche ai RAR, e si è anche ipotizzato che possa competere con la tretinoina in questo legame (12). Entrambe le famiglie comprendono 3 sottotipi recettoriali principali, rispettivamente _, ` e a. Questi sono espressi in maniera differente nei diversi tessuti; ad esempio a livello cutaneo, nell’adulto, i sottotipi maggiormente rappresentati risultano l’RAR-a e l’RXR-_(13). I recettori RAR funzionano principalmente sotto forma di eterodimeri RARRXR. Si ritiene che la frazione RXR dell’eterodimero possa modulare l’attività di legame dell’RAR. L’eterodimero RARa/RXR-_ sembra essere attivo nella regolazione della trascrizione genica a livello della cute umana. I recettori RXR possono formare anche omodimeri RXR-RXR, la cui rilevanza in vivo non è stata ancora ben stabilita, ed eterodimeri con altri ormoni (tiroidei, vitamina D3, etc.) (11). Il complesso retinoide-recettore può regolare la trascrizione genica direttamente, attraverso il legame con le regioni “promoter” dei geni target, e/o indirettamente, modulando l’azione di fattori implicati nella regolazione della trascrizione nucleare o controllando l’espressione dei geni codificanti questi fattori (11). Tra questi fattori di regolazione, uno dei più studiati è l’AP-1, un dimero formato dalle proteine c-Jun e c-Fos, che risulta iperespresso in numerose malattie infiammatorie ed iperproliferative. I retinoidi antagonizzano l’attività dell’AP1 e dei corrispondenti fattori di trascrizione (14,15). Sembra che anche gli effetti tossici siano mediati dai recettori (5,16,17). L’azione del complesso retinoiderecettore a livello nucleare è illustrata nella Figura 5.2. Figura 5.2. Meccanismo d’azione del complesso retinoiderecettore a livello nucleare 41 Da quanto esposto, in base alle attuali e più recenti acquisizioni, l’AR assurge pertanto al ruolo di una sorta di “ormone”, che influenza l’attività di varie cellule, regolando la trascrizione di geni codificanti proteine strutturali o a loro volta modulanti la trascrizione di ulteriori geni. In questo modo, sarebbe anche possibile l’interferenza tra l’AR e gli ormoni steroidei. Possibili basi molecolari dell’azione dell’isotretinoina La differenziazione dei sebociti potrebbe coinvolgere l’attivazione e l’inibizione dei geni correlati all’AR. Tuttavia, i meccanismi con cui agisce l’isotretinoina nell’inibire i processi differenziativi e proliferativi dei sebociti sono tuttora sconosciuti e non sembrerebbero coinvolgere, per lo meno in maniera rilevante, i sistemi recettoriali prima menzionati, dal momento che l’affinità del legame del farmaco nei confronti dei recettori nucleari risulta limitata o addirittura assente (18-21). D’altra parte, altri retinoidi sintetici, compresi gli isomeri dell’isotretinoina acido 9-cis-retinoico ed AR tutto-trans, non si sono dimostrati attivi per via sistemica nell’indurre sebosoppressione e nemmeno efficaci nel trattamento dell’acne (22-27). L’azione sebosoppressiva e antiacne sembrerebbe pertanto peculiare della isotretinoina sistemica e non legata a proprietà condivise da altri retinoidi. Il profilo farmacodinamico dei tre isomeri non può comunque essere interpretato in maniera univoca ed incontro- 42 vertibile, in quanto in vivo vi è possibilità di interconversione tra le varie forme isomeriche (24). Tenuto conto di tali premesse, si possono solo ipotizzare le basi molecolari dell’azione dell’isotretinoina sulla ghiandola sebacea. E’, ad esempio, possibile che questa azione sia completamente indipendente dall’interazione recettoriale o che, alternativamente, particolari eventi correlati alla biotrasformazione e alla farmacocinetica del farmaco determinino la liberazione di ligandi recettoriali, quali la tretinoina o altri non ancora identificati (24,25). Per quanto concerne l’isotretinoina topica, i dati disponibili indicano l’assenza di influenza sulla secrezione di sebo (23,28). Non è noto se ciò avvenga per problemi di assorbimento e di biodisponibilità legati all’applicazione topica o piuttosto perchè la via topica impedisce la biotrasformazione del principio attivo in prodotti attivi sulla ghiandola sebacea. Le osservazioni relative all’effetto antiacne dell’isotretinoina topica non permettono, per il momento, di trarre conclusioni definitive; è comunque probabile che questo effetto sia paragonabile a quello della tretinoina topica sia nei risvolti clinico-terapeutici che nel meccanismo d’azione (23). Alla realizzazione degli effetti dell’isotretinoina potrebbe contribuire l’interferenza che essa manifesta nei confronti del metabolismo cutaneo e della compartimentalizzazione della vitamina A (29) e dei suoi metaboliti naturali o nei confronti del destino metabolico degli steroidi (24,30). Questi possibili meccanismi d’azione dell’isotretinoina sono ancora per gran parte dubbi, anche perchè gli studi indirizzati ad analizzare questi aspetti risentono dei limiti causati dalle difficoltà tecniche di esecuzione. Ad esempio, l’uso di modelli sperimentali non garantisce una riproduzione fedele dell’azione in vivo e, considerando che l’attività dell’isotretinoina si esercita a livello nucleare, risul- ta particolarmente difficoltoso determinare in maniera completa e puntuale la sequenza di eventi innescata dal farmaco. Ci sembra pertanto utile analizzare brevemente le osservazioni riportate in letteratura sulle possibili relazioni tra isotretinoina e altri retinoidi da una parte e steroidi (androgeni inclusi) dall’altra. Tabella 5.1. Possibili segni di ipovitaminosi ed ipervitaminosi A Ipovitaminosi A Ipervitaminosi A Intossicazione cronica •Xerosi cutanea •Ipercheratosi follicolare •Iperpigmentazione cutanea •Xeroftalmia •Nictalopia •Cheratomalacia •Metaplasia squamosa delle mucose (soprattutto respiratoria) •Suscettibilità alle infezioni •Ritardo della crescita •Calcolosi delle vie urinarie •Anormalità delle funzioni riproduttive •Diarrea •Rarefazione ossea •Alterazioni olfattive, del gusto e dell’udito •Alterazioni dell’eritropoiesi •Lesioni nervose •Idrocefalo •Xerosi cutanea •Prurito •Desquamazione •Eruzioni maculo-papulose •Alopecia •Dolori ossei •Riduzione della consistenza ossea •Iperostosi •Cefalea •Papilledema •Anoressia •Edema •Astenia •Irritabilità •Emorragie • Pseudotumor cerebri •Epatosplenomegalia •Steatosi epatica •Cirrosi epatica •Aumento della fosfatasi alcalina sierica •Ipercalcemia •Ipertrigliceridemia •Riduzione del colesterolo HDL 43 Intossicazione acuta •Irritabilità •Sonnolenza •Cefalea grave •Vertigini •Epatomegalia •Vomito •Papilledema •Esfoliazione cutanea Interazione e confronto tra isotretinoina ed altri retinoidi La relazione esistente tra i retinoidi naturali e la ghiandola sebacea è tuttora scarsamente compresa. Considerando che le vitamine giocano un ruolo cruciale nella differenziazione e nel trofismo degli epiteli e dei loro annessi, è presumibile che anomalie a carico della loro utilizzazione possano interferire con l’attività della ghiandola sebacea. Comunque, nè l’eccesso nè il deficit di vitamina A sono causa di lesioni acneiche nè riproducono gli effetti cutanei dell’isotretinoina. I possibili segni associati alla ipovitaminosi ed ipervitaminosi A sono mostrati nella Tabella 5.1 (2). Nella fattispecie, l’ipovitaminosi A comporta una condizione di ipercheratosi, che è particolarmente pronunciata a livello follicolare tanto da causare ostruzione del follicolo (31-33). Si associano inoltre modificazioni involutive della ghiandola sebacea (32-34) e verosimilmente anche una riduzione del flusso di sebo (31,33). Per quanto concerne l’ipervitaminosi A, non sono disponibili dati precisi sugli effetti a carico della ghiandola sebacea, per quanto tra i segni di intossicazione cronica sia stata riportata la riduzione di escrezione di sebo (35), associata a xerosi cutanea (36,37), e solo eccezionalmente sia stata segnalata l’insorgenza di eruzioni acneiformi (38). D’altra parte, l’impiego di vitamina A a scopo terapeutico nell’acne ha condotto a risultati clinici dubbi e controversi (30), non suffragati da dati istologici, e comunque 44 non sembra che il retinolo influenzi in maniera significativa l’escrezione di sebo. La vitamina A, a concentrazioni fisiologiche, si è mostrata essenziale per la proliferazione, l’attività sintetica e la differenziazione dei sebociti in vitro (39). In assenza di vitamina A, l’isotretinoina e l’acitretina esercitano attività simili sui sebociti in vitro, dal momento che possono in parte sopperire al deficit della vitamina, stimolando la funzionalità dei sebociti, mentre, se usate a dosi più elevate, inibiscono l’attività di queste cellule. Invece, in presenza di normali livelli di vitamina A, solo l’isotretinoina (e non l’acitretina) inibisce la proliferazione e la differenziazione dei sebociti. Queste interessanti osservazioni suggeriscono che i retinoidi sintetici possiedono differenti meccanismi di interazione con il retinolo, cosa che può giustificare la diversa affinità di azione nei confronti delle ghiandola sebacea in vivo. D’altra parte, sembra che l’isotretinoina, a differenza di altri retinoidi come l’acitretina, interferisca con il metabolismo cutaneo della vitamina A (29,40). Tra l’altro, si è evidenziato che l’isotretinoina impedisce l’ossidazione del retinolo a deidroretinolo a livello dell’epidermide umana in coltura, azione non condivisa dall’acitretina (41). Esistono scarsi dati sulla relazione tra acne ed anomalie dei retinoidi naturali e sull’interazione tra isotretinoina e retinoidi naturali. Alcuni Autori hanno segnalato una riduzione più o meno significativa dei livelli sierici di retinolo ed RBP in pazienti acneici (42-44). I livelli sierici di RBP e retinolo non si modificano sostanzialmente in corso di trattamento con isotretinoina rispetto ai valori pre-terapia (29). Vahlquist et al (29,45) hanno studiato le concentrazioni cutanee di retinolo e di deidroretinolo in corso di terapia con isotretinoina. Essi hanno osservato un aumento reversibile del retinolo nell’epidermide e nelle ghiandole sebacee ed una riduzione del deidroretinolo nei vari compartimenti cutanei, senza modificazioni delle concentrazioni della vitamina A nel tessuto adiposo ed in circolo. La variazione dei parametri a livello cutaneo non è stata invece osservata in corso di trattamento con etretinato. Queste osservazioni suggeriscono che l’interferenza dell’isotretinoina con i retinoidi naturali sarebbe differente da quella esistente con altri retinoidi sintetici. Dal momento che l’accumulo cutaneo del deidroretinolo potrebbe essere associato a condizioni iperproliferative ed ipercheratosiche, come la psoriasi (46), è possibile che il decremento indotto dall’isotretinoina abbia un ruolo nell’inibire la proliferazione e la differenziazione dei cheratinociti e dei sebociti. La CRABP epidermica non viene influenzata in alcun modo in corso di trattamento con isotretinoina, mentre subisce un considerevole aumento ad opera dell’acitretina o dell’acido arotinoico (23,47). E’ stata effettuata una analisi in vitro del legame dell’isotretinoina con la CRABP (48). Contrariamente a quanto riportato in precedenti pubblicazioni (49), è stata dimostrata una bassa affinità di legame dell’isotretinoina per la CRABP, significativamente inferiore a quella dell’AR tutto-trans (9). Poichè l’AR induce una modificazione della RBP dopo legame in vitro con questa proteina, Siegenthaler e Saurat (50) hanno studiato anche il siero di soggetti trattati con isotretinoina allo scopo di identificare qualsiasi alterazione causata dall’isomerizzazione dell’acido 13-cis- Tabella 5.2. Aspetti principali dell’azione della isotretinoina sul metabolismo dei retinoidi naturali A livello sierico: • Assenza di modificazioni dei livelli sierici di RPB e retinomo • Assenza di interferenza con il retinolo nel legame alla RPB A livello cutaneo: • Aumento del retinolo e riduzione del deidroretinolo (inibizione dell’ossidazione del retinolo a deidroretinolo) • Assenza di modificazioni sulla CRABP epidermica 45 retinoico ad AR. Non è stata osservata alcuna alterazione, fatto che suggerisce la mancanza di qualsiasi interferenza tra isomerizzazione dell’isotretinoina e RBP. Poichè la RBP non lega l’isotretinoina (50), si potrebbe concludere che in corso di terapia con isotretinoina non vi è competizione con la RBP e di conseguenza non si verifica deficit di “consegna” di retinolo alle cellule bersaglio. Gli effetti principali dell’isotretinoina sul metabolismo dei retinoidi naturali sono riassunti nella Tabella 5.2. Per quanto riguarda i retinoidi sintetici, nessun’altra molecola testata clinicamente possiede l’effetto sebosoppressivo dell’isotretinoina. Sembra perciò che questo effetto sia specifico dell’isotretinoina. L’azione antiacne della vitamina A e di altri retinoidi è inesistente o marcatamente inferiore a quella dell’isotretinoina. L’effetto “cheratolitico” dei retinoidi è quindi di per sè insufficiente a tenere sotto controllo l’acne. L’aggravamento dell’acne osservato all’inizio del trattamento potrebbe essere dovuto a proprietà intrinseche dei retinoidi piuttosto che all’effetto sebosoppressivo dell’isotretinoina. Isotretinoina e metabolismo degli androgeni I meccanismi alla base dell’azione patogenetica degli androgeni nell’acne sono ancora in parte oscuri. L’ipersecrezione di sebo, su cui gli androgeni giocano una funzione rilevante, è la conditio sine qua non necessaria per l’insorgenza dell’acne, ma è 46 anche vero che può esistere iperseborrea senza acne. D’altro canto, l’acne assume chiari caratteri androgeno-dipendenti, considerando che l’affezione non può svilupparsi senza l’azione di questi ormoni, come, ad esempio, nel deficit congenito di 5_-reduttasi (51). Nei modelli animali i retinoidi possono interferire con la stimolazione androgenica sia del testosterone endogeno che di quello somministrato nell’animale castrato (24). Tuttavia, studi effettuati sull’organo costo-vertebrale del criceto mostrano che l’azione dell’isotretinoina è selettivamente antiseborroica, in assenza di effetti di tipo antiandrogenico (52,53). Queste evidenze attestanti l’apparente assenza di un’azione antiandrogenica nell’animale vengono confermate nell’uomo dall’assenza di qualsiasi influenza da parte dell’isotretinoina sulle caratteristiche sessuali secondarie nei pazienti di sesso maschile e sull’irsutismo nelle pazienti di sesso femminile. Alcuni Autori ritengono che l’azione dell’isotretinoina sia androgeno-indipendente, dal momento che non si associa a variazioni significative degli ormoni circolanti (54-56). Recentemente, Palatsi et al (57) hanno mostrato l’assenza di effetti rilevanti sui livelli sierici di ormoni ipofisari, surrenalici e gonadici. Anche la riduzione osservata nei livelli plasmatici di 3_-androstanediolo, cioè del principale metabolita periferico del DHT, in pazienti di sesso femminile trattate con isotretinoina non indica necessariamente, secondo l’opinione degli Autori dello studio, un effetto diretto dell’isotretinoina sull’ormone, ma potrebbe dipendere dalla caduta dell’attività 5_-reduttasica secondaria alla riduzione volumetrica della ghiandola sebacea (54). Allo stesso modo, la riduzione indotta dall’isotretinoina nel numero dei recettori per gli androgeni nell’organo costo-vertebrale di criceto (58) e nell’attività della 5_-reduttasi in biopsie cutanee prelevate da pazienti acneici (59) sarebbe da attribuire alla marcata diminuzione delle dimensioni delle ghiandole sebacee (23). Si è dimostrato che l’AR inibisce la 5_-reduttasi (60), mentre l’acido cisretinoico si comporta solo da debole inibitore dell’enzima nei sebociti e nell’intera cute in vitro (61). Malgrado l’assenza di effetti sulla 5_-reduttasi dell’organo laterale del criceto (53), l’isotretinoina si è dimostrata in grado di inibire l’enzima Tabella 5.3. Aspetti principali della possibile interferenza tra isotretinoina ed androgeni Effetti generali In modelli animali: •Assenza di effetti di tipo antiandrogenico sull’organo costo-vertebrale del criceto Nell’uomo: •Assenza di effetti clinicamente evidenti sulle caratteristiche sessuali secondarie e sull’irsutismo •Assenza di variazioni significative degli ormoni circolanti Sui recettori cutanei per gli androgeni Sul metabolismo periferico degli androgeni •Riduzione di numero nell’organo costovertebrale del criceto (probabilmente legata alla diminuzione di volume delle ghiandole sebacee) In modelli animali: •Assenza di effetto sulla 5_-reduttasi dell’organo laterale del criceto •Inibizione della 5_-reduttasi epatica e cutanea in femmine di ratto Nell’uomo: •Modulazione della funzionalità nell’uomo (riduzione della costante di capacità di legame) •Riduzione dei metaboliti periferici degli androgeni (per caduta dell’attività 5_-reduttasica cutanea, probabilmente secondaria alla riduzione volumetrica della ghiandola sebacea) •Possibile inibizione della 5_-reduttasi epatica con deviazione dei processi di riduzione degli androgeni da un pattern di tipo 5_ ad uno di tipo 5` •Possibile interferenza con l’attività della 5_-reduttasi attraverso variazioni del microambiente lipidico (riduzione distrettuale dei lipidi) 47 in femmine di ratto sia a livello epatico che cutaneo (62). In donne affette da acne trattate con isotretinoina si sono osservate una riduzione dei metaboliti 5_-ridotti di androgeni e glucocorticoidi e la deviazione dei processi di riduzione epatica degli androgeni da un pattern di tipo 5_ ad uno di tipo 5`(30). Bodou et al (63) confermano la possibilità di inibizione della 5_-reduttasi epatica. Essi notano inoltre una soppressione dell’enzima cutaneo così marcata da non poter essere attribuita solamente alla riduzione della ghiandola sebacea, pur in assenza di alterazioni delle funzioni surrenaliche e gonadiche. Gli stessi Autori hanno dimostrato, in soggetti trattati con isotretinoina, la modulazione della funzionalità dei recettori cutanei per gli androgeni, espressa in termini di riduzione della costante di capacità di legame, in assenza di variazioni della costante di affinità di legame (64). Essi ipotizzano che l’isotretinoina (o uno dei suoi metaboliti) possa influenzare la trascrizione dei geni codificanti l’enzima 5_-reduttasi o i recettori per gli androgeni. Inoltre, pur ammettendo che non vi sia un’azione diretta sulla 5_-reduttasi, è anche possibile che l’attività dell’enzima, caratterizzato da una spiccata lipofilia, venga influenzata dalle variazioni del microambiente lipidico indotte dal farmaco, ovvero dalla riduzione distrettuale dei lipidi (64,65). Gli aspetti principali della possibile interferenza tra isotretinoina ed androgeni sono elencati nella Tabella 5.3. EFFETTO SEBOSOPPRESSIVO (Tabella 5.4) Azione sull’escrezione di sebo L’inibizione della secrezione di sebo da parte della isotretinoina avviene rapidamente ed è percepita soggettivamente dal paziente già al termine della prima Tabella 5.4. Principali aspetti dell’effetto sebosoppressivo dell’isotretinoina In modelli animali: Nell’uomo: Sui sebociti umani: •Inibizione dell’attività sebacea nell’organo laterale del criceto •Marcata e duratura inibizione della escrezione di sebo •Inibizione della proliferazione •Normalizzazione del pattern di distribuzione follicolare •Atrofia della ghiandola sebacea 48 •Inibizione della differenziazione •Soppressione della lipogenesi •Inibizione dell’attività enzimatica settimana di trattamento. Vari studi riportano i valori dell’escrezione di sebo prima e dopo il trattamento, calcolati utilizzando differenti metodi di misurazione dei lipidi di superficie (65-73). I risultati ottenuti indicano in maniera concorde ed inequivocabile che la riduzione della escrezione di sebo è rapida e raggiunge il picco dopo un periodo medio di 3-4 settimane dall’inizio del trattamento. Questa riduzione è pari al 70-93% del valore basale e non è completamente dose-dipendente. Farrell et al (69) non hanno osservato alcuna differenza per dosaggi quotidiani compresi tra 0,1 e 0,5 mg/kg, e King et al (70) riportano effetti simili per differenti livelli di dosaggio utilizzati (0,1-0,5-1,0 mg/kg/die). Nell’esperienza di Cunliffe e Miller (71), se la risposta è quasi identica per dosaggi di 0,5 e 1,0 mg/kg/die, sussistono maggiori differenze tra 0,1 e 0,5. Persino con dosaggi più bassi (0,05 mg/kg/die) si ottiene comunque un effetto sebosoppressivo clinicamente evidente (74). Harms (23) ha valutato, utilizzando un sebofotometro, il SER in 38 pazienti trattati con 0,5 o 1,0 mg di isotretinoina pro kg/die. Un mese dopo l’inizio del trattamento, il SER non era più rilevabile nel 50% dei pazienti, mentre era ridotto dell’80-94% nel 31% dei casi. La minore riduzione osservata in questa casistica era pari al 34% in un solo paziente. La sebosoppressione persiste anche a distanza di mesi o anni dalla sospensione del trattamento (23), evento che è stato inizialmente considerato essenziale per il mantenimento a lungo termine della remissione clinica. Strauss e Stranieri (75) hanno riportato una riduzione del 30-80% del SER in 8 pazienti su 20 dopo 80 settimane dalla fine del trattamento, mentre Jones et al (66,67) hanno osservato una riduzione del 40-50% 16 settimane dopo la sospensione. Mentre l’entità della riduzione del SER durante il trattamento non sembra strettamente legata al dosaggio, la persistenza di questa riduzione dopo la sospensione del trattamento si rivela molto dipendente dalla dose. Questo concetto è chiaramente espresso da uno studio condotto da Cunliffe et al (76), che hanno valutato nel tempo la risposta in 3 gruppi di pazienti trattati rispettivamente con dosaggi di isotretinoina di 0,1, 0,5 ed 1 mg/kg/die. Al termine del trattamento (di durata di 4 settimane) il SER risultava notevolmente ridotto nei 3 gruppi con differenze non marcate in relazione alla dose. Tuttavia, dopo la sospensione, nei soggetti trattati con 0,1 mg/kg/die il SER ritornava con maggiore rapidità ai valori basali, mentre si manteneva ridotto nei pazienti trattati con i dosaggi più elevati. In particolare, il SER riaumentava del 90% del valore raggiunto a fine terapia 4 mesi dopo la sospensione del trattamento a basso dosaggio e del 40-33% dopo terapia ad alto dosaggio. Gli stessi Autori suggeriscono che il dosaggio possa anche influenzare il tempo di risposta, dal momento che le dosi giornaliere più elevate sembrano produrre il massimo effetto con maggiore rapidità (76). Hughes e Cunliffe (77) hanno condotto uno studio su 30 pazienti sottoposti a trattamento con isotretinoina, 1 mg/kg/die, per 4 mesi. La riduzione del SER immediatamente dopo la terapia era 49 pari all’86% in media, mentre dopo un anno era del 36%, pur mantenendo una certa significatività statistica. Sebbene esista una chiara relazione tra ricomparsa della seborrea e tasso di recidiva, è pur vero che alcuni pazienti non vengono nuovamente colpiti da acne anche se la seborrea torna al livello basale, mentre altri possono essere colpiti da recidiva anche se la seborrea resta al di sotto dei livelli basali (23). Pièrard ha studiato estensivamente l’escrezione sebacea follicolare (78). L’analisi computerizzata dell’immagine ottenuta con l’impregnazione di sebo all’apertura del follicolo rende possibile la valutazione del numero di follicoli attivi e della quantità di sebo escreta da ogni singolo follicolo, permettendo la distinzione di differenti pattern di distribuzione follicolare. Così il paziente acneico è chiaramente caratterizzato dalla presenza non solo di un gran numero di follicoli attivi, ma anche dall’irregolarità della loro configurazione (79). Un confronto tra pazienti iperseborroici non acneici e pazienti acneici mostra che il numero di follicoli attivi di piccole dimensioni è simile nei due gruppi, mentre solo i pazienti acneici hanno grandi follicoli attivi (80). Questo fa pensare che esista una popolazione eterogenea di follicoli e che ci siano follicoli “predisposti”, per ragioni non note, a sviluppare la lesione acneica. Osservazioni preliminari suggeriscono che al termine della terapia con isotretinoina, dopo la ricomparsa della seborrea, non si riscontrano più grandi follicoli e l’immagine diventa più regolare, simile a quella osservata nei pazienti 50 iperseborroici non acneici (23). Riducendo l’escrezione di sebo, l’isotretinoina altera la composizione dei lipidi di superficie (81-84), provocando la riduzione degli esteri cerosi e dello squalene e l’aumento relativo dei trigliceridi e del colesterolo (steroli liberi ed esterificati). In pratica, il farmaco, bloccando la secrezione sebacea, induce una condizione simile a quella riscontrabile nello stadio prepuberale. E’ possibile che i lipidi di origine epidermica vengano modificati dal farmaco, ma questa ipotesi non è stata confermata (81,84). Azione sulla ghiandola sebacea Effetto dell’isotretinoina sull’organo laterale del criceto L’effetto inibitorio dell’isotretinoina sulla ghiandola sebacea è certamente l’azione più importante e quella meglio dimostrata dai diversi metodi di ricerca. Molto spesso questi metodi includono l’utilizzo di modelli animali. Per valutare l’attività antiseborroica in senso stretto vengono impiegate le ghiandole sebacee di diversi animali (85). Il modello più diffusamente sfruttato a tal scopo è quello del criceto che possiede ghiandole sebacee simmetriche ai lati del collo (86,87). Poichè questi organi sono posti nelle vicinanze dell’angolo costo-vertebrale, questo modello è noto come “organo costovertebrale” o “organo laterale” del criceto. Questo modello viene sfruttato soprattutto per studiare l’attività antiandrogenica. La femmina viene stimolata con testosterone e sviluppa di conseguenza la ghiandola laterale. Nello stesso tempo compare pigmentazione, evento che facilita lo studio macroscopico. Un altro vantaggio di questo modello è il fatto che esso rende possibile ai ricercatori la differenziazione tra effetto androgenico sulla pigmentazione e sul pelo ed effetto limitato alla ghiandola sebacea. Gomez (52,53) ha studiato in diverse occasioni l’effetto dell’isotretinoina in questo modello animale. L’isotretinoina impediva la stimolazione della ghiandola ad opera del testosterone, senza influenzare la pigmentazione o la crescita del pelo e la sua pigmentazione. Le ghiandole sebacee si riducevano a piccoli accumuli cellulari. Come è stato prima accennato, studi in vitro hanno evidenziato che l’isotretinoina non possiede alcun effetto sulla 5_-reduttasi dell’organo laterale del criceto. Tuttavia, è necessario porre molta cautela nell’estrapolare le osservazioni fatte negli animali e nell’adattarle all’uomo. Si è infatti notato che numerosi retinoidi esercitano un’azione inibitoria sull’organo laterale del criceto, ma, ciononostante, non dimostrano un’attività antiseborroica nell’uomo (23,24). I dati relativi agli effetti sulla differenziazione e sull’attività della ghiandola sebacea non possono essere direttamente desunti da modelli animali ed applicati sul modello umano, in quanto la differenziazione della ghiandola sebacea è essenzialmente specie-specifica (88). Effetto dell’isotretinoina sulla ghiandola sebacea nell’uomo Solo con l’ausilio di studi istologici si è giunti alla reale e sorprendente quantificazione degli effetti della isotretinoina sulla ghiandola sebacea (72,89,90). Questi studi hanno infatti svelato l’estremo grado di atrofia cui va incontro la ghiandola dopo trattamento, tanto da renderne difficile talvolta la visualizzazione al di là di alcuni follicoli piliferi. Nello studio di Landthaler et al (89) la riduzione volumetrica della ghiandola, confermata anche dalla planimetria, era di circa il 90% rispetto alle dimensioni di partenza dopo 12 settimane di terapia, risultando inoltre correlata alla dose cumulativa. I lobuli sebacei, prima ampi e rigonfi, andavano incontro ad una sorta di collasso, e si trasformavano in strutture tubulari allungate, separate tra loro da una evidente fibrosi. Dalziel et al (91,92) hanno confermato lo straordinario livello di atrofia che subisce la ghiandola sebacea dopo 4 e 8 settimane di terapia. Il picco di decremento volumetrico veniva raggiunto durante la quarta settimana di trattamento (92). Non sono state notate differenze significative tra i campioni prelevati nel corso della quarta settimana e quelli prelevati durante l’ottava (91). L’atrofia interessava selettivamente la struttura ghiandolare, non coinvolgendo l’adiacente follicolo pilifero (91). Per quanto concerne più specificamente i sebociti, al termine di una settimana di trattamento, essi cessano la produzione di sebo. I sebociti di nuova formazione, verosimilmente più suscetti- 51 bili all’azione del farmaco, non mostrerebbero più alcun segno di produzione di sebo (90). Secondo alcuni Autori, l’involuzione e le modificazioni della ghiandola sebacea sono fenomeni transitori e reversibili (90,93,94). Nel loro studio istologico Landthaler et al (89) avevano già dimostrato che il rapporto tra sebociti differenziati (contenenti gocciole lipidiche) e sebociti non differenziati (privi di gocciole lipidiche) si modifica, passando da 2:1 a 1:7. Questa variazione era attribuita dagli Autori a disturbi della differenziazione, ovvero della produzione lipidica. In corso di terapia con isotretinoina i sebociti hanno un tempo di maturazione marcatamente più prolungato, sono di dimensioni maggiori e raggiungono l’infrainfundibolo senza subire la rottura che caratterizza la loro funzione apocrina. Il loro indice mitotico si riduce, raggiungendo anche valori pari alla metà di quelli basali (89,93,94). Studi istochimici condotti da Dalziel et al (91) hanno mostrato che l’attività enzimatica a livello delle ghiandole sebacee era significativamente ridotta, mentre questa rimaneva invariata a livello dell’epidermide interfollicolare e dell’epitelio follicolare. L’isotretinoina si è mostrata in grado di inibire la proliferazione e la differenziazione dei sebociti umani in vitro in presenza di concentrazioni fisiologiche di vitamina A (39). Un altro studio in vitro ha confermato la capacità dell’isotretinoina di sopprimere la differenziazione dei sebociti umani. Tale effetto si esercitava su cellule in uno stadio precoce o moderato di differenziazione, men- 52 tre risultava pressochè inesistente nei confronti di sebociti in fase ormai terminale del processo differenziativo (95). Secondo l’opinione di Harms (23), esiste una popolazione eterogenea di follicoli sebacei, di cui solo un numero limitato è capace di attivarsi e generare lesioni acneiche. Se questi follicoli sono distrutti dal processo infiammatorio, la malattia può regredire spontaneamente. In condizioni di persistenza o di esaltazione del loro stato di attivazione, l’isotretinoina potrebbe rendere questi follicoli definitivamente non funzionali o ristabilirne la normale funzione. AZIONE SULLA CHERATINIZZAZIONE (Tabella 5.5) Come si è detto in precedenza, la formazione del comedone, la lesione che riveste la rilevanza patogenetica maggiore nell’acne, ha luogo in virtù dell’iperproliferazione, ipercheratinizzazione e anomala desquamazione dei cheratinociti dell’epitelio duttale, a livello dell’infrainfundibolo. Numerosi studi in vitro hanno rilevato che la vitamina A ed i retinoidi sintetici aumentano la proliferazione e la desquamazione di cellule epidermiche in coltura e ne sopprimono la differenziazione (39). La possibilità di interferire con la proliferazione e la differenziazione dei cheratinociti da parte dell’isotretinoina riveste pertanto implicazioni terapeutiche importanti. Plewig et al (90) per primi hanno descritto le alterazioni ultrastrutturali dopo terapia con isotretinoina. Si osservava la presenza di un canale follicolare più corto e ristretto con una parete infun- dibolare edematosa e con deposizione di materiale mucoide. I corneociti avevano numerose inclusioni lipidiche che non vengono mai osservate nel follicolo normale. Zelickson et al (93) hanno esaminato l’aspetto dei comedoni al microscopio elettronico dopo trattamento con isotretinoina. I comedoni erano stati svuotati prima e dopo terapia. Esistevano ovvie differenze: i desmosomi erano in via di disintegrazione ed il loro numero era chiaramente ridotto; i restanti desmosomi erano rigonfi con aspetto vescicolare. In seguito i corneociti si espandevano, mentre i tonofilamenti andavano incontro a retrazione. Anche i batteri assumevano aspetto vacuolato. Le modificazioni rilevate sono paragonabili a quelle osservate dopo trattamento topico con tretinoina; si determina, cioè, una riduzione della coesione dei corneociti e l’espulsione della massa cornea. Successivi studi di microscopia elettronica hanno confermato le modificazioni a carico delle cellule duttali nei microcomedoni dopo terapia, consistenti in: decremento di dimensioni e di spessore, perdita dell’adesione, diastasi intercellulare per presenza di materiale amorfo simile all’amiloide negli spazi intercellulari, presenza di fenomeni di vacuolizzazione e di disintegrazione cellulare, riduzione dei desmosomi e delle “tight junctions” (85). Gli studi istologici e istochimici condotti da Dalziel et al (91,92) non hanno però mostrato alcun segno di modificazione a carico della cheratinizzazione e della differenziazione delle cellule duttali. Le alterazioni rilevate alla microscopia elettronica potrebbero essere pertanto ricondotte all’influenza sulla coesione intercellulare. L’isotretinoina, a concentrazioni terapeutiche, provoca una riduzione signifi- Tabella 5.5. Principali aspetti dell’azione dell’isotretinoina sulla cheratinizzazione • Soppressione della comedogenesi in vivo (riduzione degli “stampi follicolari”) Effetti sui cheratinociti duttali: • Perdita della coesione intercheratinocitaria • Riduzione della sintesi del DNA e della divisione cellulare a livello dell’infundibolo duttale in vitro • Riduzione della differenziazione dei cheratinociti infundibolari in vitro • Acquisizione di un’architettura più regolare ed ordinata da parte del dotto pilosebaceo 53 cativa della sintesi del DNA e della divisione cellulare a livello dell’infundibolo duttale in vitro (96,97). Questa azione sembra esercitarsi direttamente sulla componente duttale, non risultando pertanto secondaria ad effetti su altre strutture, quali, ad esempio, quelle ghiandolari. Inoltre, la regolazione della crescita cellulare da parte del farmaco permette al dotto pilosebaceo di assumere un’architettura più ordinata e meglio preservata, meno suscettibile quindi ai fenomeni di rottura della parete (96). In tal modo verrebbe minimizzato il rischio di reazioni infiammatorie successive al rilascio del contenuto intrafollicolare nel derma. Inoltre, l’acido 13-cis-retinoico, in vitro, previene la regolare differenziazione dei cheratinociti infundibolari e sembra favorire una condizione di apparente paracheratosi (97). Sebbene in vivo non esistano apparentemente variazioni sostanziali a carico della cheratinizzazione infundibolare (91), è possibile che le alterazioni dei cheratinociti descritte da Guy et al (97) siano estremamente precoci e reversibili, così da non essere obiettivamente valutabili da analisi istologiche effettuate dopo mesi di terapia. Questo stato di iniziale paracheratosi potrebbe rappresentare, secondo gli stessi Autori, il substrato istologico associato al peggioramento dell’acne, che si può osservare all’inizio del trattamento con isotretinoina (97). E’ comunque evidente che l’isotretinoina sopprime attivamente la comedogenesi, come si evince anche dalla netta riduzione degli stampi follicolari, un metodo che consente in maniera piuttosto affidabile di valutare la comedogene- 54 si. Secondo Cunliffe (85), questo effetto sarebbe un evento primario nel meccanismo d’azione del farmaco. Un ruolo non marginale nella regolazione della cheratinizzazione potrebbe essere rappresentato dall’aumento relativo dell’acido linoleico che l’isotretinoina determina. AZIONE SULLA FLORA MICROBICA DELLA CUTE (Tabella 5.6) Vari gruppi di ricercatori hanno osservato una marcata riduzione della conta batterica a livello della superficie cutanea in seguito a trattamento con isotretinoina (65,66,70,98). L’inibizione del P. acnes da parte del farmaco non è diretta, ma appare secondaria alla riduzione dell’apporto nutritivo per il batterio e delle dimensioni dello spazio follicolare disponibile per la sua crescita (85). Leyden et al (99) hanno realizzato uno studio su 40 pazienti trattati con una dose di 1,0 e 1,5 mg/kg/die per 5 mesi. Sono stati studiati i patogeni aerobi ed anaerobi a livello del volto, delle narici, del torace e delle ascelle, prelevando i campioni una volta al mese durante il trattamento e nel corso del secondo e del sesto mese dopo la sospensione. Dai risultati si evinceva che la massima soppressione del P. acnes si verificava con un ritardo di circa un mese in relazione alla riduzione dell’escrezione di sebo. La riduzione a livello del torace si manifestava più tardi che a livello del volto, delle narici o delle ascelle. A distanza di 6 mesi dalla sospensione, la soppressio- ne di questo patogeno persisteva in corrispondenza del volto e del torace nonostante la normalizzazione dell’escrezione di sebo, mentre le narici e le ascelle venivano ricolonizzate da P. acnes in quantità sovrapponibile a quella del periodo precedente la terapia. I risultati ottenuti con gli aerobi mostrano che i batteri gram-negativi, osservati nel 25% dei pazienti a livello del volto e nel 30% a livello delle narici e delle ascelle, venivano eliminati o considerevolmente ridotti. Dopo 5 mesi di trattamento, 9 pazienti su 11 non mostravano più patogeni gram-negativi a livello del naso. Questi patogeni continuavano a diminuire dopo sospensione del trattamento e non erano più identificabili 6 mesi dopo l’interruzione della terapia. Lo Staphylococcus aureus è stato osservato solo in un paziente prima del trattamento, ma la densità aumentava in misura considerevole in corso di trattamento con isotretinoina, raggiungendo il 30% dopo un mese ed il 17% dopo cinque mesi di terapia. Altri studi hanno dimostrato che in corso di terapia con isotretinoina aumenta la colonizzazione stafilococcica della cute facciale, della mucosa nasale e labiale (70,100-102). Questo fenomeno potrebbe essere secondario alla secchezza della cute e delle membrane mucose (23). La colonizzazione delle narici ad opera dello Staphylococcus aureus persiste dopo sospensione del farmaco, ma scompare a livello del volto, del torace e delle ascelle, anche se l’umidità delle membrane mucose viene ricostituita. Williams et al (102) hanno isolato streptococchi beta-emolitici dalla mucosa labiale di alcuni pazienti in trat- Tabella 5.6. Principali aspetti dell’azione dell’isotretinoina sulla flora microbica cutanea • Marcata riduzione della conta batterica a livello della superficie cutanea • Marcata inibizione di Propionibacterium acnes (verosimilmente secondaria alla soppressione della produzione di sebo e all’involuzione della ghiandola sebacea, e, pertanto, alla riduzione dell’apporto nutritivo per il batterio e delle dimensioni dello spazio follicolare disponibile per la sua crescita) • Riduzione marcata dei ceppi di Propionibacterium acnes resistenti all’eritromicina • Netta riduzione dei batteri gram-negativi aerobi • Possibile aumento della colonizzazione cutanea e mucosa da parte dello Staphylococcus aureus (probabilmente secondario alla secchezza della cute e delle membrane mucose) 55 tamento, il cui significato patologico rimane oscuro. I risultati preliminari di un recente studio di Coates et al (103) indicano che il trattamento con isotretinoina sistemica riduce in maniera marcata il numero di P. acnes totale e dei ceppi resistenti all’eritromicina, permettendo di far fronte al sempre più pressante problema dell’antibiotico-resistenza (104). AZIONE SULL’INFIAMMAZIONE (Tabella 5.7) L’isotretinoina possiede sicuramente un’azione antinfiammatoria indiretta, in quanto inibisce la crescita di P. acnes e perciò la liberazione dei fattori proinfiammatori prodotti dal microbo (85). Vari studi hanno indagato sulla possi- Tabella 5.7. Principali aspetti dell’azione antinfiammatoria dell’isotretinoina Effetti antinfiammatori indiretti: • Inibizione della crescita del Propionibacterium acnes, e quindi del rilascio dei fattori proinfiammatori batterici Possibili effetti antinfiammatori diretti: • Inibizione in vivo della reazione cutanea (flogosi follicolare) indotta dal patch test con lo ioduro di potassio • Inibizione in vitro degli enzimi lisosomiali da parte dei PMN neutrofili • Riduzione della chemiotassi dei PMN neutrofili e monociti • Attività antiossidante: inibizione in vitro della produzione di anione superossido, di perossido di idrogeno, di ossido nitrico • Soppressione in vitro della trascrizione e della produzione di cicloossigenasi-2 e, di conseguenza, di prostaglandina E2 • Inibizione in vitro dell’attività della lipossigenasi (isoenzimi 1 e 2) • Inibizione in vitro del rilascio mastocitario di istamina indotto dalla ConA (in maniera dose-dipendente per concentrazioni comprese tra 10-6 e 10-5 M) • Riduzione in vitro dell’espressione su mastociti umani e su monociti di CD43 (molecola di superficie coinvolta nell’attivazione e nell’adesione dei leucociti) • Attività immunomodulante • Possibile interferenza con il network citochinico (per esempio, riduzione di TNF-a e di IL-6) 56 bilità di effetti antinfiammatori diretti esercitati dal farmaco. Plewig e Wagner (105) hanno dimostrato che l’isotretinoina inibisce marcatamente in vivo la reazione cutanea (contraddistinta da eritema, edema, papule e pustole follicolari) indotta dal patch test con lo ioduro di potassio, che rappresenta un modello di flogosi follicolare. Di contro un’attività antinfiammatoria non è stata mai rilevata in altri modelli sperimentali in vivo, quali prick test con istamina, eritema da UVB e irritazione con olio di croton (106). Camisa et al (107) hanno studiato l’effetto di vari retinoidi sulla funzionalità e sulle attività enzimatiche dei neutrofili in vitro. Tutti i retinoidi, fatta eccezione per etretinato ed acitretina, hanno indotto una profonda inibizione degli enzimi lisosomiali e della produzione di anione superossido da parte dei neutrofili esposti ai retinoidi. Per quanto riguarda questo effetto, isotretinoina e tretinoina erano le sostanze maggiormente attive. Shalita et al (108) hanno osservato anche una ridotta chemiotassi dei PMN. Un altro studio condotto da Norris et al (109) dimostra l’azione antinfiammatoria dell’isotretinoina utilizzando il modello di chemiotassi in vivo. In corso di trattamento con isotretinoina (1,5 mg/ kg/die per due mesi e poi con 0,5 mg/kg per ulteriori due mesi) è stata osservata una significativa riduzione della chemiotassi dei neutrofili e dei monociti. Due mesi dopo la sospensione del farmaco, la risposta chemiotattica ritornava nella norma. La chemiotassi in vitro, d’altro canto, non mostrava alcuna modificazione. Falcon et al (110) hanno studiato l’effetto dell’isotretinoina sulla chemiotassi dei monociti in vitro. Anche se è stata osservata inibizione, le dosi di isotretinoina utilizzate erano troppo elevate. Un’attività antiossidante nei confronti dell’anione superossido è stata dimostrata da Bohne et al (111). Coble (112) ha studiato l’azione di vari retinoidi sui neutrofili di pazienti affetti da psoriasi pustolosa generalizzata. La ricercatrice ha dimostrato che l’isotretinoina, come pure l’AR e la tretinoina, inibisce la chemioluminescenza delle cellule attivate. Alcune funzioni dei neutrofili, quali la iodazione, la produzione di perossido di idrogeno e la fagocitosi, vengono a loro volta inibite. L’etretinato ed il suo metabolita Ro 10-1670 mostravano un’azione inibitoria meno pronunciata. L’isotretinoina si è mostrata in grado di ridurre la sintesi di TNF-_ e di ossido nitrico, un mediatore della flogosi di acquisizione relativamente recente, da parte di cheratinociti attivati (113). In particolare, una preincubazione dei cheratinociti attivati per 24 ore con isotretinoina determinava una riduzione significativa (del 50-70%) della espressione del mRNA per l’enzima preposto alla sintesi di acido nitrico. Mestre et al (114) hanno evidenziato che alcuni retinoidi, tra cui l’isotretinoina, sopprimono la trascrizione e la produzione di ciclossigenasi-2 e di conseguenza di prostaglandina E2. Goldreich et al (115) hanno dimostrato la capacità del farmaco di inibire l’attività della lipossigenasi (isoenzimi 1 e 2). L’attività dell’enzima veniva valutata 57 nei confronti di un particolare substrato, l’acido linoleico. E’ pertanto possibile che l’effetto di inibizione sulla lipossigenasi, unitamente all’attività antiossidante della isotretinoina, possa preservare l’acido linoleico da un eccessivo decremento, che sembrerebbe implicato nella patogenesi dell’acne. Uno studio in vitro ha evidenziato che il rilascio mastocitario di istamina indotto dalla ConA può essere inibito in maniera dose-dipendente da isotretinoina ed etretinato (10-6-10-5 M), mentre il rilascio viene potenziato da concentrazioni maggiori di isotretinoina (10-4 M) (116). Recentemente, si è osservato che l’acido 13-cis-retinoico riduce in vitro l’espressione su mastociti umani e su monociti di CD43 (sialoforina, leucosialina), una molecola di superficie che sembra essere coinvolta nell’attivazione e nell’adesione dei leucociti; nella fattispecie sembra essere implicata nell’inibizione dell’adesione cellulare (117). Azione sul sistema immune Tra le varie funzioni dei retinoidi, è riconosciuta l’attività di immunoregolazione, a livello cellulare ed umorale, ma al momento le interazioni con il sistema immune sono poco conosciute (85). L’azione sul sistema immune potrebbe quindi consistere verosimilmente in un effetto “modulante”, strettamente dipendente dal tipo e dall’entità del “challenge” immunologico. Esistono evidenze dell’attività soppressiva dei retinoidi nei confronti dell’immunità cellulo-mediata. In animali da esperimento si è dimostrato che l’isotre- 58 tinoina può prevenire la comparsa dell’encefalite autoimmune sperimentale, e che in ratti affetti da tale condizione autoimmune essa sopprime marcatamente la proliferazione T-cellulare indotta dall’antigene e da mitogeni (118). Uno studio in pazienti con acne cistica severa ha rilevato che l’acido 13-cisretinoico è in grado di potenziare la produzione anticorpale in presenza di livelli subottimali di antigene (119). Gli Autori dello studio ritengono che il potenziamento delle risposte immuni e l’immunizzazione nei confronti del P. acnes possono essere importanti nel determinare la risposta terapeutica nell’acne. Cunliffe (85) ha posto in evidenza alcune interessanti modificazioni dei parametri immunologici sierici in pazienti con acne a seguito di trattamento con isotretinoina, tra cui l’aumento dei linfociti T OKT4 e del rapporto OKT4/OKT8, l’aumento delle cellule B con Ig e con IgM di superficie, e la riduzione del C3. Il significato di queste variazioni è ancora oscuro, e non è noto se esse siano direttamente causate dal farmaco o piuttosto successive al miglioramento dell’acne. L’immunomodulazione può contribuire all’azione terapeutica dell’isotretinoina, soprattutto in forme di acne severa in cui possono sussistere anomalie immunologiche di vario tipo. CONCLUSIONI Da quanto esposto in precedenza, appare evidente che il meccanismo d’azione dell’isotretinoina nell’acne si impernia soprattutto sulle sue proprietà sebosoppressive. Contribuiscono alla risposta clinica la modulazione della cheratinizzazione infundibolare, l’effetto antimicrobico indiretto e quello antinfiammatorio. In tal senso, è interessante notare che lo spettro d’attività della isotretinoina è ampio, influenzando, in maniera diretta o indiretta, tutti i momenti patogenetici alla base dell’acne. Per quanto riguarda più in particolare l’azione antinfiammatoria, le opinioni al riguardo sono tuttora controverse. Dalziel et al (92) hanno prelevato campioni bioptici prima e durante terapia con isotretinoina da lesioni acneiche iniziali, ovvero da papule infiammatorie, ed hanno dimostrato che la reazione infiammatoria secondaria alla rottura della parete follicolare era notevole e si manteneva nel corso del trattamento. Sulla scorta di tali osservazioni gli Autori concludevano che l’isotretinoina non è in grado di inibire l’infiammazione, e che la sua attività va ricondotta principalmente agli effetti sulla ghiandola sebacea. Tuttavia, come precedentemente descritto, numerosi studi hanno mostrato che l’acido 13-cis-retinoico è in grado di interferire direttamente con numerosi processi implicati nella flogosi. La risposta clinica che si osserva durante il trattamento con isotretinoina indica però che la presunta azione antinfiammatoria non è immediata, e che, al contrario, nelle fasi iniziali si assiste frequentemente ad un peggioramento della reazione flogistica. D’altro canto, si è evidenziato che l’incubazione di cheratinociti murini con isotretinoina ne aumenta la liberazione di IL-1, una potentissima citochina proinfiammatoria (120). Nella nostra opinione, l’effetto antinfiammatorio dell’isotretinoina riconosce indubbiamente una componente indiretta, ma può anche attuarsi attraverso una modulazione diretta, come d’altronde suggeriscono varie osservazioni sperimentali e cliniche, tra cui i successi terapeutici in patologie diverse dall’acne. L’azione antinfiammatoria dell’isotretinoina richiede verosimilmente un lasso di tempo prolungato per esercitarsi, dal momento che implica una catena di eventi complessi, tra cui la modulazione della risposta immune e possibilmente l’interferenza con il network citochinico (121-123). 59 Bibliografia 1. Marcus R, Coulston AM. Fat-soluble vitamins. Vitamins A, K, and E. In: Hardman JG, Goodman Gilman A, Limbird LE (eds). Goodman & Gilman’s - The pharmacological basis of therapeutics. 9th Ed. 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Tali risultati si spiegano col fatto che l’isotretinoina orale agisce su molti dei processi coinvolti nel determinismo dell’acne, una dermatosi ad eziopatogenesi multifattoriale, modificando radicalmente il substrato istopatologico che sta alla base della malattia (7-9). Al contrario, altri farmaci antiacne hanno di solito un’azione più selettiva e parziale ed agiscono pertanto come sintomatici. CRONOLOGIA DEGLI EFFETTI CLINICI Il gran numero di pazienti trattati e la vasta letteratura sull’argomento permettono di prevedere la sequenza cronologica ed evolutiva degli effetti clinici dell’isotretinoina orale. Ne consegue che il medico che si accinge a prescriverla può e deve conoscere dettagliatamente ogni singola fase della risposta clinica, per attribuirle un corretto valore clinicoprognostico e per fornire una adeguata informazione al paziente da sottoporre al trattamento. La spiegazione preliminare, precisa ed esauriente, degli effetti dell’isotretinoina orale è assolutamente vantaggiosa per favorire la collaborazione del paziente e la sua compliance al 66 trattamento. In tal senso, tra i primi segni che si accompagnano al trattamento ci sono quelli a carico delle mucose, come la cheilite, che si possono osservare già durante la prima settimana di terapia (2) e che sono un’espressione diretta e quasi obbligata dell’azione terapeutica del farmaco. L’attività antiseborroica comincia a manifestarsi altrettanto precocemente, ma affinchè possa essere clinicamente apprezzabile, anche mediante determinazioni effettuate direttamente sulla superficie cutanea, è necessario attendere approssimativamente tre settimane (2). Questo fenomeno è giustificato dal fatto che, nei soggetti con acne, le ghiandole sebacee sono ipertrofiche; pertanto, se la secchezza cutanea può già manifestarsi in fasi molto precoci, essendo legata all’inibizione dell’attività sebacea, un effetto marcato sull’escrezione del sebo si evidenzia in fasi più tardive, quando il blocco funzionale esercitato dall’isotretinoina sulle ghiandole è massimo e cede il passo progressivamente al processo involutivo che subiscono le strutture ghiandolari. Per quanto riguarda la risposta dell’acne al farmaco essa segue una evoluzione particolare. E’ possibile osservare un peggioramento delle lesioni dopo le prime settimane di terapia. Tale effetto non sembra strettamente dipendente dalla dose, dal momento che può verificarsi talvolta anche con bassi dosaggi. Farrell et al (11), infatti, lo hanno rilevato in un paziente nel corso della terza settimana di trattamento mentre assumeva un dosaggio di 0,1 mg/kg/die. Comunque, esso si osserva soprattutto nei soggetti che assumono già dall’inizio il farmaco a dosaggio elevato o quando si raggiunge il dosaggio pieno (12), ma non è costante (13-16). Cunliffe e Norris (17) hanno osservato il fenomeno nel 9,6% dei loro pazienti, Harms (2) nel 7% dei casi. Le donne possono essere più colpite degli uomini (2), senza apparente predilezione per particolari classi di età. Ad ogni modo l’aggravamento dell’acne si verifica verosimilmente quando la soppressione dell’escrezione di sebo è notevole (2). Non è noto se l’esacerbazione dell’acne sia un segnale dell’efficacia della terapia e quindi da non considerarsi negativo, sebbene risulti fastidioso per il paziente, un pò come accade per gli effetti collaterali muco-cutanei, nè se esso debba essere necessariamente controllato con farmaci antinfiammatori. A questo proposito, Harms (2) sottolinea che il transitorio peggioramento dell’acne è un fenomeno clinico che non deve essere confuso con gli effetti collaterali. A differenza delle reazioni avverse cutanee, che si manifestano generalmente sotto forma di eritema e desquamazione della cute, esso rappresenta una manifestazione più evidente dell’acne preesistente, associata alla comparsa di nuove lesioni, spesso di natura pustolosa. Non si associa ad altri segni clinici: l’esame obiettivo ed i test di laboratorio sono nella norma e le eventuali lesioni pustolose sono amicrobiche (2). Il medico potrebbe non osservare il fenomeno, in quanto esso può andare incontro a regressione spontanea rapidamente nell’arco di due settimane. In alcuni pazienti l’esacerbazione è più grave e può persistere per uno o due mesi. La reazione è raramente tanto grave da richiedere un trattamento sintomatico. In casi di particolare gravità è giustificato il ricorso a brevi cicli di corticosteroidi (18) per indurre un pronto sollievo della sintomatologia e ridurre il rischio legato alla formazione di cicatrici inestetiche. D’altro canto, Goldstein et al (19) affermano che per questo fenomeno paradosso, denominato “flare-up”, hanno aumentato il dosaggio del farmaco. Raramente sono stati riportati casi di riesacerbazione tanto gravi da essere suggestivi di un quadro di acne 67 fulminans, nei quali si è reso spesso necessario l’impiego dei corticosteroidi o di altri agenti antinfiammatori per via sistemica (20). Esclusi i casi più gravi, noi non riteniamo utile trattare questa reazione routinariamente, non solo perchè essa regredisce spontaneamente continuando il trattamento, ma anche perchè non sono del tutto noti gli effetti a lungo termine degli agenti antinfiammatori sull’evoluzione della malattia (nella fattispecie, sui tempi di guarigione e sul rischio di recidive). Nella nostra esperienza non abbiamo mai osservato casi di acne fulminans insorti durante il trattamento con isotretinoina, nè un’esacerbazione dell’acne tanto severa da richiedere una terapia antinfiammatoria. Solo in pochi casi, abbiamo agevolmente gestito un “flare-up” associato ad intensa flogosi e a notevole sintomatologia soggettiva con la riduzione del dosaggio dell’isotretinoina orale, riaumentandolo poi gradualmente dopo aver ottenuto il controllo della sintomatologia. Ignoti sono i meccanismi alla base del “flare-up”. Si ritiene che possa essere causato dall’eccessivo rilascio di sostanze proinfiammatorie da parte del P. acnes secondario alle variazioni del microambiente lipidico indotte dal farmaco (7); in tal senso la liberazione di ingenti quantità di mediatori della flogosi potrebbe essere favorita dalla presenza di macrocomedoni (21). Dopo la più o meno rilevante prima fase di peggioramento, si assiste ad una lenta e progressiva riduzione del numero e del volume delle lesioni acneiche, che perdura per tutto il periodo del trat- 68 tamento e talvolta anche oltre. Le lesioni infiammatorie iniziano a rispondere entro il primo mese. Quelle del tronco regrediscono più lentamente rispetto a quelle del volto. L’elevata sensibilità della cute del volto al farmaco può essere spiegata tenendo conto del fatto che l’azione antiseborroica, di cruciale importanza nel meccanismo antiacne dell’isotretinoina orale, risulta relativamente più marcata in questa sede, in virtù delle maggiori dimensioni e densità delle ghiandole sebacee. In alternativa si può ipotizzare che la costante esposizione alla luce solare di questa zona cutanea potrebbe, entro certi limiti, potenziare l’azione del farmaco. Forse, è per le stesse ragioni che la maggior parte degli effetti collaterali dell’isotretinoina orale (cheilite, eritema e desquamazione) si verifica a livello del volto. Indipendentemente dalla sede, le lesioni più voluminose richiedono un tempo maggiore per regredire. Le lesioni di piccole dimensioni, infatti, sono le più sensibili al trattamento, specie quelle infiammate. Le lesioni non infiammatorie, comedoni aperti e chiusi e cisti di dimensioni variabili, rispondono molto meno al trattamento (2). È stato anche notato che le donne guariscono più rapidamente (22). È quindi ovvio che un uomo che presenta soprattutto lesioni cistiche non infiammatorie del dorso sarà un paziente scarsamente sensibile all’isotretinoina (2). Dopo una possibile iniziale riduzione di dimensioni, le cisti non infiammate si mostrano resistenti al trattamento con isotretinoina orale e devono essere eliminate con altri mezzi. Shalita et al (14) hanno osservato questo fenomeno su 200.000 pazienti trattati negli Stati Uniti d’America, ma non ne danno una spiegazione. Noi riteniamo che la penetrazione del farmaco nelle sedi di flogosi sia maggiore. Non è noto se dosaggi più elevati o tempi più prolungati di trattamento favoriscano la risoluzione delle lesioni non infiammatorie. Tuttavia, Jones et al (23) hanno osservato solo una lieve differenza, dopo quattro mesi di trattamento, tra la risposta delle lesioni non infiammatorie (dell’87%) e quella delle lesioni infiammatorie (del 90%). I comedoni regrediscono in maniera decisamente inferiore: Harms ha rilevato la regressione del 68% delle lesioni comedoniche dopo 12 settimane di terapia (2). Quanto più prolungato sarà il trattamento, tanto più sarà possibile osservare la scomparsa di tutte le lesioni cutanee, specie quelle del volto. I pazienti che fanno cicli di trattamento di durata relativamente breve, pur assumendo una dose cumulativa ottimale, devono talvolta attendere alcune settimane dopo l’ultima somministrazione dell’isotretinoina orale per osservare la completa risoluzione delle lesioni. Comunque, al termine del ciclo terapeutico, in genere la cute del paziente è disidratata, sono presenti ancora la cheilite ed alcune lesioni acneiche attive, ma soprattutto è presente un eritema, più evidente in corrispondenza delle zone atrofico-cicatriziali. Anche in questo caso è necessario informare i pazienti che l’eritema regredirà lentamente, talvolta anche dopo alcuni mesi. I tentativi di accelerare la risoluzione dell’eritema sono superflui. Al contrario, non è improbabile che questi tentativi possano risultare controproducenti, poichè la cute pretrattata con retinoidi è più reattiva e non tollera il contatto con sostanze potenzialmente irritanti. E’ inoltre importante riferire ai pazienti che le lesioni residue possono migliorare ulteriormente anche dopo la sospensione della terapia (24) e che in una minoranza di casi l’acne potrà recidivare, rendendo necessario un secondo ciclo di trattamento. Il farmaco ha la stessa efficacia anche nei cicli successivi di trattamento poichè non induce tachifilassi (25). Ciò serve a rassicurare i pazienti e ad evitare contraccolpi psicologici in caso di eventuale recidiva o di parziale insuccesso del trattamento. I principali fattori che condizionano una risposta più lenta all’isotretinoina orale sono la presenza di macrocomedoni multipli (per i quali è necessaria l’asportazione), disendocrinia del tipo ovaio micropolicistico (che richiede un trattamento associato ad estroprogestinici) e la presenza di Stafilococco aureo sulla cute (che implica il ricorso ad un ciclo con antibiotici) (5,10). In alcuni pazienti, circa un terzo del totale degli “slow-responders” secondo Layton e Cunliffe (25), non è possibile individuare la condizione concomitante responsabile della lenta risposta. Questi pazienti possono trarre beneficio da un prolungamento della durata del ciclo terapeutico. Nella Figura 6.1 viene schematizzata la sequenza cronologica che solitamente caratterizza la risposta dell’acne al trattamento con isotretinoina. 69 In conclusione, la sequenza evolutiva cui va incontro l’acne durante il trattamento con isotretinoina orale è composta solitamente delle seguenti fasi: 1. riduzione della seborrea, associata e/o preceduta dagli effetti collaterali mucocutanei (cheilite); 2. esacerbazione iniziale dell’acne; 3. lenta e progressiva riduzione del numero e del volume delle lesioni acneiche; 4. eritema del volto durante il trattamento, presente ancora alla fine della terapia, che scompare lentamente dopo alcune settimane dalla sospensione del farmaco; 5. ulteriore miglioramento dell’acne dopo la sospensione del farmaco (dipendente dalla durata del trattamento), specie per le lesioni del dorso in soggetti “slowresponder”; 6. esiti cicatriziali in sedi di lesioni pregresse più profonde. Figura 6.1. Cronologia degli effetti clinici in soggetti con acne trattati con isotretinoina orale. Gli effetti collaterali cutaneo-mucosi, soprattutto la chelite, compaiono precocemente, seguiti o accompagnati da un transitorio aggravamento della condizione acneica. Alla sospensione del trattamento, le lesioni acneiche continuano a migliorare ulteriormente in alcuni soggetti (“slow responder”), e gli effetti collaterali regrediscono rapidamente. A distanza di alcuni mesi si osserva la completa regressione dell’acne e degli effetti indesiderati. Esistono numerose variazioni individuali legate alla dose, alla durata di trattamento e al sesso. A distanza di 1-2 anni si possono osservare le eventuali recidive. E’ importante specificare che un ritardo nella risposta o la comparsa di una recidiva non significano inefficacia del trattamento. 70 RISULTATI NELLE DIFFERENTI FORME DI ACNE Quando l’isotretinoina orale è stata introdotta nel trattamento dell’acne le indicazioni riguardavano solo le forme gravi di tipo nodulare e nodulo-cistico. Successivamente Cunliffe e Layton (10), suggerendo un allargamento dell’uso dell’isotretinoina orale, hanno tracciato i criteri fondamentali per la selezione del paziente da sottoporre al trattamento in base al tipo di acne e alla presenza di particolari problemi correlati all’acne. Nella Tabella 6.1 sono riportati tali criteri di selezione e le motivazioni corrispondenti per le quali può essere preso in considerazione il trattamento con isotretinoina. Da allora l’esperienza della letteratura e quella raccolta nella pratica quotidiana ci hanno insegnato che anche altre forme di acne rispondono all’isotretinoina orale (25-28). Tabella 6.1. Selezione del paziente da sottoporre a trattamento con isotretinoina orale Condizione Motivazione Acne grave • Efficacia limitata di altri trattamenti • Rischio di cicatrici elevato • Depressione o dismorfofobia causate dall’acne Acne moderata/lieve • Comparsa di ceppi di P. acnes resistenti agli antibiotici • Rischio di cicatrici • Depressione o dismorfofobia causate dall’acne Tendenza a formare cicatrici • Il trattamento con antibiotici o con i presidi per via topica aumenta la durata della malattia e, di conseguenza, il rischio di cicatrici Elevata secrezione • Mancata risposta agli antibiotici • Marcata risposta all’isotretinoina orale Depressione e dismorfofobia causate dall’acne • Migliorano in caso di guarigione dell’acne Follicolite da germi Gram-negativi • Ottima risposta all’isotretinoina orale con remissione prolungata Acne fulminante • Ottima risposta con o senza cortisonici topici o per via sistemica con risultati duraturi 71 Nella Tabella 6.2 vengono riassunte le principali indicazioni dell’isotretinoina orale derivate dall’esperienza ottenuta in questi anni. ACNE NODULARE E NODULO-CISTICA Le forme gravi di acne comprendono in primo luogo le varianti nodulare e nodulo-cistica, in cui, accanto alle lesioni comedoniche e papulo-pustolose, sono presenti lesioni nodulari e cistiche infiammatorie in numero variabile. Per l’acne nodulare e nodulo-cistica grave l’i- sotretinoina è il farmaco di prima scelta, poichè è in grado di migliorare significativamente il decorso della malattia e di ridurre sensibilmente il numero complessivo delle cicatrici osservabili dopo la guarigione dell’acne. Infatti, è noto che più a lungo dura la malattia più cicatrici possono formarsi (10,26,30). Il trattamento è risultato efficace e ben tollerato anche in casi di acne nodulo-cistica del bambino (7,31-33). Il rischio di tossicità osteo-articolare è pressochè assente per brevi cicli di trattamento. Un’eruzione acneiforme, spesso severa e refrattaria ai trattamenti convenzionali, può far parte del corteo Tabella 6.2. Indicazioni dell’isotretinoina orale in soggetti affetti da forme varie di acne, patologie acne-correlate ed altre malattie cutanee. Acne nodulocistica e conglobata Farmaco di prima scelta Acne moderata Acne lieve Patologie acnecorrelate Altre dermatosi Consigliata in caso di: Facoltativa; consigliata in caso di: Facoltativa; consigliata in caso di: Facoltativa; consigliata in caso di: • inefficacia di terapie con antibiotici orali e/o con topici • inefficacia di terapie con antibiotici orali e/o con topici • inefficacia • inefficacia di altri di altri trattamenti trattamenti • spiccata ten- • spiccata tendendenza a forza a formare mare cicatrici cicatrici • controindicazioni ad altre terapie • evidente • evidente impatto impatto psico- psicologico logico (depressione, (depressione, ansia, dismorfoansia, fobia) dismorfofobia) • in alcune circostanze, come alternativa all’etretinato in donne in età fertile N.B.: I criteri obiettivi per valutare la distribuzione e la severità dell’acne possono essere forniti da quelli considerati nella scala di Leeds (29). 72 sintomatologico della sindrome di Apert (acrocefalosindattilia tipo I), un raro disordine congenito caratterizzato da una serie di malformazioni craniofaciali e sindattilia a livello delle mani e dei piedi, solitamente associate a ritardo mentale. E’ probabile che l’acne che accompagna tale sindrome sia dovuta ad una eccessiva sensibilità periferica all’azione degli androgeni in presenza di quantità normali di recettori per tali ormoni (34). L’isotretinoina si è dimostrata valida nel controllare le lesioni acneiche di soggetti portatori di sindrome di Apert (35,36). ACNE CONGLOBATA L’acne conglobata è una grave variante di acne caratterizzata da formazioni ascessuali profonde, con tendenza all’evoluzione cicatriziale e con una durata solitamente molto lunga. Sono presenti anche comedoni e noduli infiammatori ad evoluzione purulenta. Gli ascessi confluiscono formando placche con seni fistolosi. Essa lascia cicatrici retraenti e cheloidi. Colpisce quasi esclusivamente i maschi, ma i fattori causali sono ignoti. L’acne conglobata risponde bene all’isotretinoina orale anche senza concomitante uso di steroidi (37). Il dosaggio iniziale è quello standard di 0,5-1 mg/kg/die in base alla risposta clinica e agli effetti collaterali. Kligman (37) invece suggerisce un dosaggio quotidiano di 10 mg per 4-5 mesi fino a risoluzione del quadro clinico e successivo mantenimento con 10 mg/die per 3 volte/settimana per uno o due mesi ed in seguito per 2 volte/settimana per due o tre mesi. Nei casi più severi, l’Autore propone di associare a tale schema l’uso di steroi- di per via topica o sistemica durante le prime settimane per indurre un miglioramento più rapido della sintomatologia. Hoting et al (38) hanno utilizzato l’isotretinoina orale, 1 mg/kg/die, in 20 pazienti con acne conglobata ed hanno osservato in tutti i casi la remissione completa persistente fino ad un anno dalla sospensione del trattamento. Vèlez et al (39) hanno riportato il caso di un paziente affetto da acne conglobata associata a pioderma gangrenoso in cui l’impiego di isotretinoina (0,75 mg/kg/die) ha condotto a guarigione dell’acne dopo 5 mesi di trattamento e scomparsa del pioderma in sole 4 settimane. Wollenberg et al (40) hanno invece impiegato con successo in un soggetto con sindrome di Klinefelter ed acne conglobata un trattamento combinato con isotretinoina (0,5 mg/kg/die) e con prednisolone (0,75 mg/kg/die), mantenendo i risultati, dopo sospensione dello steroide, con una terapia di sei mesi con isotretinoina. ACNE MODERATA E LIEVE L’acne moderata e lieve è caratterizzata da lesioni comedoniche e papulopustolose. Negli ultimi anni la prescrizione dell’isotretinoina nelle forme lievi e moderate si è modificata: Cunliffe e Layton (10) riportavano negli anni ‘80 un uso del farmaco nel 79% dei casi di acne severa e solo nel 21% dei casi di acne moderata, mentre dati recenti di Goulden et al (26) e Bassi et al (28) riportano l’uso del farmaco prevalentemente in soggetti affetti da forme lievi/moderate, rispettivamente nel 74% e nel 58% dei casi trattati. L’utilizzo 73 più diffuso del farmaco è dovuto probabilmente ad una maggiore conoscenza del profilo di tollerabilità e ad un approccio al paziente più attento, che tiene conto, oltre che della gravità dell’acne in senso strettamente clinico, anche dell’impatto psicosociale della malattia in termini di difficoltà occupazionali e di vita di relazione, e dell’inadeguata risposta ad altri trattamenti (43,44). Il ricorso all’isotretinoina può giocare un ruolo importante nella prevenzione delle sequele psichiche legate alla formazione di cicatrici (27,29,45). Un altro dato recente a supporto della terapia con i retinoidi è l’osservazione di una maggiore frequenza di ceppi di P. acnes resistenti agli antibiotici, fra cui soprattutto l’eritromicina (46-49). Pertanto, nell’intraprendere un trattamento antiacne è consigliabile evitare un uso indiscriminato di antibiotici, soprattutto se gli stessi risultati possono essere ottenuti con altri rimedi (per esempio benzoilperossido) (10), sia in termini di cicli di trattamento prolungati più del necessario, che di utilizzo di molecole strutturalmente diverse per via generale e topica. L’isotretinoina orale è d’altro canto efficace nell’eradicare il P. acnes dalle sedi dell’acne (50), anche in presenza di ceppi resistenti (27), e di prevenire la resistenza del P. acnes verso gli antibiotici (49). L’uso dell’isotretinoina orale per l’acne di grado moderato e lieve può essere preso in considerazione anche in base alle seguenti considerazioni: 1. Pur essendo sensibile agli antibiotici per via orale e ai presidi per via topica, l’acne moderata o lieve recidiva molto frequentemente dopo tali trattamenti, mentre nella maggior parte dei pazien- 74 2. 3. 4. 5. ti trattati con isotretinoina si raggiunge la remissione stabile dell’acne dopo un solo ciclo di trattamento (4-6,51). La risposta all’isotretinoina di queste forme avviene in seguito all’uso del farmaco a dosaggi inferiori (in media pari a 0,5 mg/kg/die) e per periodi più brevi (non superiori a 16 settimane) rispetto a quelli consigliati per le forme di gravità maggiore (28). Nelle forme lievi/moderate può risultare efficace anche uno schema di terapia intermittente (0,5 mg/kg/die per una settimana al mese per un totale di 6 mesi) (52). La realizzazione della sebosoppressione con dosaggi inferiori del farmaco può giustificare la necessità di tempi e dosi minori per il trattamento dell’acne di minore gravità (4). L’isotretinoina non induce tachifilassi anche in caso di cicli ripetuti più volte (53). Gli effetti collaterali dell’isotretinoina orale sono noti e ben studiati, perciò prevedibili (54). Un controllo prima dell’inizio del trattamento dei parametri di laboratorio ed un’attenta anamnesi potranno evitare la maggior parte dei rischi (55). Inoltre, le opportune misure adiuvanti possono mitigare anche gli effetti obbligati e più fastidiosi, quali la cheilite e la secchezza della cute. Degli altri farmaci convenzionali non si conoscono tutti i potenziali effetti collaterali, così come non sono del tutto noti i rischi legati al possibile assorbimento sistemico dei presidi topici. I soggetti con elevata secrezione sebacea sono i candidati ideali per il tratta- 6. 7. 8. 9. mento con isotretinoina orale, poichè il farmaco è in grado di ridurre e normalizzare la seborrea, con miglioramento della compliance del paziente, contrariamente agli antibiotici che non modificano tale parametro (10). Viene eluso il problema della resistenza batterica nei confronti degli antibiotici sistemici e topici (49). L’acne non deve essere considerata solo per il quadro clinico, ma anche per l’impatto psicologico, che ha sul soggetto. L’isotretinoina orale deve essere presa in considerazione solo nei pazienti fortemente motivati, con riflessi psicologici significativi legati all’acne, ma lo stato psicologico dovrà essere attentamente valutato ai fini di escludere dal trattamento quei pazienti che manifestano una depressione maggiore e tendenze suicide. Il farmaco spesso deve essere somministrato in cicli ripetuti in presenza di dismorfofobia, poichè vi è una maggiore frequenza di recidive (10,27,56). Il rischio di cicatrici, che è direttamente correlato alla durata della malattia, può essere drammaticamente ridotto dal ricorso precoce all’isotretinoina orale. Questo punto appare di notevole importanza, tenendo conto della difficoltà di trattamento delle cicatrici e delle conseguenze psicologiche che la loro presenza può comportare (25,26). Un trattamento antibiotico, perfino quando è efficace, non limita i danni cicatriziali, dal momento che la sua attività è piuttosto lenta (27) e non previene la cronicizzazione dell’acne. Per quanto costoso, è il farmaco caratterizzato dal miglior rapporto costo/beneficio a lungo termine per il paziente. I costi complessivi del trattamento possono risultare notevolmente inferiori rispetto ad altri farmaci, i quali vengono somministrati in genere per anni (57-60). ACNE FULMINANTE L’acne fulminante è una rara forma di acne che si accompagna a sintomi sistemici, quali febbre e dolori articolari, e ad alterazione di alcuni parametri di laboratorio (velocità di eritrosedimentazione aumentata, leucocitosi e, talvolta, presenza di complessi immuni circolanti). L’eziopatogenesi della patologia è sconosciuta, ma sembra probabile il coinvolgimento di una risposta di ipersensibilità ad antigeni batterici e della formazione di immunocomplessi (61). Alcuni Autori (19,62-65) hanno descritto casi di acne fulminans insorti durante il trattamento con isotretinoina orale. Blanc et al (62), ad esempio, di fronte a tale evenienza hanno sospeso il retinoide ed intrapreso terapia con corticosteroidi sistemici, osservando la remissione della malattia. Anche Leyden (64) consiglia la sospensione dell’isotretinoina, che sarà cautamente introdotta a basso dosaggio dopo la risoluzione del quadro acuto, oltre al ricorso a steroidi topici e sistemici. D’altro canto, esistono segnalazioni dell’efficacia dell’isotretinoina orale da sola nel trattamento dell’acne fulminans (19,63). Alcuni Autori istituiscono una terapia con prednisone ad alto dosaggio per un periodo variabile da due a sei settimane e, dopo aver ottenuto il controllo della sintomatologia, introducono gra- 75 dualmente l’isotretinoina orale (25,36). Secondo altri Autori (19), il trattamento steroideo dovrebbe durare approssimativamente da due a quattro mesi e l’isotretinoina orale, 0,5-1 mg/kg/die, può essere agevolmente associata già nella fase acuta della malattia e continuata all’incirca per sei mesi. Si ritiene comunque che l’istituzione di una terapia steroidea con prednisone sia il trattamento maggiormente indicato per l’acne fulminans, per lo meno nelle sue fasi iniziali. L’isotretinoina orale può essere associata allo steroide già nelle prime fasi e viene mantenuta dopo la sospensione dello steroide. L’effetto positivo dell’isotretinoina nell’acne fulminante non è comunque universalmente riconosciuto (19,66-69). IDROADENITE SUPPURATIVA L’idroadenite suppurativa risponde in modo variabile all’isotretinoina orale, ma anche ad altri trattamenti. Un ciclo di isotretinoina orale è consigliato nei pazienti resistenti alle tetracicline e non responsivi ai trattamenti ormonali (53). I risultati relativi all’impiego dell’isotretinoina orale nell’idroadenite suppurativa sono piuttosto variabili e controversi, dal momento che alcuni Autori ritengono che possa risultare efficace (70), mentre altri non considerano utile tale approccio (71,72). Recentemente, è stata segnalata l’efficacia dell’isotretinoina orale (0,7 mg/kg/die) associata a somministrazione periodica di antibiotici in un paziente affetto da idroadenite suppurativa e malattia di Crohn (73). Per spiegare la differenza dei risultati ottenuti da vari Autori nel trattamento di 76 questa malattia, Harms (2) ritiene che il termine idroadenite in realtà comprenda due differenti patologie: 1. quella che coinvolge le pieghe inguinali ed ascellari in corso di tetrade acneica, che è una vera forma di acne che interessa anche il volto e il dorso e colpisce il follicolo pilosebaceo. Può coesistere infezione batterica secondaria. 2. il morbo di Verneuil, che interessa le pieghe inguinali e le ascelle, ma solo in casi isolati (74). Esso inizia molto probabilmente a livello della ghiandola sudoripara apocrina che invariabilmente si infetta. Queste due patologie appaiono molto simili, in particolare quando sono di lunga durata. Esse si presentano sotto forma di placche aderenti e confluenti, dure, di colorito rosso scuro, caratterizzate da tragitti fistolosi e da una significativa reazione fibrosa. In questo stadio cicatriziale le ascelle e la regione perianale sono ricoperte di placche fibrose con persistenza di fistole drenanti materiale purulento; questa trasformazione determina retrazioni che, in alcuni casi, impediscono persino il movimento degli arti. L’unica caratteristica che rende possibile la distinzione tra le due malattie è rappresentata dal fatto che una forma appare isolata, mentre l’altra è associata ad acne conglobata nelle sedi preferenziali. In alcuni casi, inoltre, sono colpiti il volto, la base del collo ed il cuoio capelluto (perifolliculitis capitis abscedens et suffodiens). Non è sempre possibile distinguere le due patologie, neanche mediante esame istologico, in quanto il tessuto, da cui sono scomparse le appen- dici, è soprattutto infiammato e granulomatoso. Invece, la risposta all’isotretinoina potrebbe rappresentare un criterio diagnostico ex juvantibus. I pazienti che rispondono molto bene all’isotretinoina sembrano essere quelli affetti da acne classica con coinvolgimento delle ascelle e delle pieghe inguinali (tetrade). I soggetti affetti da morbo di Verneuil non dovrebbero essere trattati con isotretinoina perchè non responsivi o scarsamente responsivi (2). PERIFOLLICULITIS CAPITIS ABSCEDENS ET SUFFODIENS Per quanto concerne più in particolare la perifolliculitis capitis abscedens et suffodiens, nota anche come “follicolite dissecante del cuoio capelluto” o “malattia di Hoffman”, è un processo infiammatorio cronico del cuoio capelluto particolarmente frustrante a causa della comune resistenza a trattamenti di vario tipo e dell’evoluzione verso l’alopecia cicatriziale. Rappresenta in pratica la controparte localizzata al cuoio capelluto dell’acne conglobata e dell’idroadenite suppurativa, di cui condivide gli aspetti clinici e con cui forma la cosiddetta “tria- de dell’occlusione follicolare” in virtù del comune processo patogenetico che le caratterizza (75). Sono stati riportati buoni risultati con l’isotretinoina combinata a steroidi intralesionali (75) o a procedure chirurgiche (76). Al dosaggio di 1 mg/kg/die si è dimostrata particolarmente valida in monoterapia (77-80), ma una riduzione del dosaggio o la sospensione della terapia possono determinare a distanza variabile di tempo una ripresa di attività della malattia. Per tale ragione sembrano necessari trattamenti piuttosto prolungati (76,80). ALTRE FORME L’acne da oli minerali può rispondere all’isotretinoina orale specie se c’è una componente infiammatoria associata (53,81), mentre la cloracne sembra resistente (82). Altre patologie tradizionalmente considerate acne-correlate, quali ad esempio la rosacea o la follicolite da batteri Gramnegativi, verranno discusse nel capitolo relativo alle dermatosi diverse dall’acne in virtù dei differenti aspetti clinico-patogenetici che le contraddistinguono. In conclusione, le forme di acne nelle quali può essere utilizzata l’isotretinoina orale sono: 1. Acne nodulare e nodulo-cistica 2. Acne conglobata 3. Acne moderata (in casi selezionati) 4. Acne lieve (in casi selezionati) 5. Acne fulminante 6. Acne da oli minerali con lesioni infiammatorie 7. Idroadenite suppurativa (tetrade acneica) 8. Follicolite dissecante del cuoio capelluto 77 EFFICACIA DELL’ISOTRETINOINA ORALE: IL PROBLEMA DEL DOSAGGIO Peck et al (1) utilizzarono un dosaggio giornaliero compreso tra 1 e 3,3 mg/kg/die, ottenendo una remissione clinica di lunga durata. Successivamente, è stato dimostrato che anche dosi dieci volte inferiori (0,1 e 0,2 mg/kg/die) potevano produrre effetti clinici significativi (84-86). I dosaggi oggi più frequentemente utilizzati sono di 0,5 mg/kg/die e di 1 mg/kg/die e Cunliffe e Layton (10) hanno individuato i criteri in base ai quali scegliere il dosaggio iniziale (Tabella 6.3). Una volta instaurato il regime terapeutico il paziente dovrà essere ricontrollato al più tardi dopo quattro settimane per verificare l’efficacia e la tollerabilità del farmaco e prevedere di conseguenza una successiva personalizza- L’isotretinoina orale è capace di indurre la remissione stabile della sintomatologia nella maggior parte dei pazienti (4-6,51). Sono state individuate le caratteristiche che contraddistinguono i pazienti da sottoporre al trattamento, le varianti dell’acne che rispondono meglio al farmaco ed il dosaggio ottimale con il più vantaggioso rapporto rischio/beneficio (10). Il farmaco è sempre efficace nell’acne vera ed è innegabilmente superiore agli altri trattamenti sistemici e topici attualmente utilizzati per l’acne (2). Il dosaggio, sia in termini di dose giornaliera che soprattutto di dose cumulativa, è un fattore determinante per l’ottenimento dei risultati terapeutici auspicati (2,10,83). Nella prima sperimentazione clinica Tabella 6.3. Dose iniziale di isotretinoina orale consigliata secondo il tipo di acne e di paziente Dose/die iniziale Tipo di paziente o di acne • Giovane • Maschio 1 mg/kg/die • Acne del tronco • Acne insorta da poco tempo • Adulto 0,5 mg/kg/die • Donna • Acne del volto 78 Dose cumulativa totale = dosaggio quotidiano x numero di giorni peso corporeo zione del dosaggio. La durata della terapia viene determinata dalla necessità del raggiungimento di un dosaggio cumulativo ottimale (2), al di sotto del quale non si ottengono risultati terapeutici. Invece non è stato possibile dimostrare l’importanza della lunghezza del trattamento (23). Il calcolo della dose cumulativa totale può essere effettuato mediante la formula sopra riportata. La dose cumulativa totale ottimale deve essere, secondo Harms (2), di circa 100 mg/kg di peso corporeo e, secondo altri Autori, compresa tra 120 e 150 mg/kg (4,5,10). Superare comunque la dose di 150 mg/kg di peso corporeo non dà ulteriori benefici (5). Quanto detto è valido per l’acne nodulare grave, che è l’indicazione principale dell’isotretinoina orale. Nella figura 6.2 viene schematizzata la modalità con cui come deve essere raggiunta la dose cumulativa sulla base del dosaggio iniziale. Per quanto riguarda invece il trattamento dell’acne moderata e lieve sembra ragionevole raggiungere una dose cumulativa totale più bassa compresa fra 80 e 100 mg/kg (87) (Tabella 6.4). Un altro possibile approccio e quello di Goulden et al (52), che in un recente lavoro hanno proposto il trattamento intermittente con isotretinoina orale dell’acne moderata e lieve dell’adulto. I loro risultati dimostrano che uno schema intermittente con un dosaggio pari a 0,5 mg/kg/die per una settimana ogni 4 settimane, per una durata complessiva di 6 mesi, è una alternativa valida alla terapia continuata a dosaggio pieno. La maggior parte (88%) dei pazienti, infatti, ha ottenuto la remissione clinica, e nel 39% di essi, di cui gran parte affetti da acne del tronco, la malattia è recidivata ad un follow-up di 12 mesi. Gli Autori considerano vantaggioso tale schema in casi selezionati perchè efficace, di basso costo e senza rischi per il paziente. Tra i criteri di selezione per il ricorso a tale schema, essi indicano un basso grado di severità dell’acne ed un tasso di escrezione sebacea inferiore a 1,25 +g/cm2/min. Questo lavoro dimostra quanto è sentita l’esigenza di disporre di un regime posologico per le forme meno gravi, che riduca il più possibile l’esposizione al farmaco e quindi il rischio di insorgenza di effetti collaterali. Per ragioni di completezza riportiamo anche lo schema terapeutico di Kligman (36), che propone un approccio completamente diverso (Tabella 6.5). Egli ripone una straordinaria fiducia in questo farmaco per il trattamento dell’acne e si spinge ad affermare: “treatment failure is doctor failure”. In altri termini, il fallimento del trattamento è un insuccesso del medico e non dei mezzi terapeutici disponibili. 79 Figura 6.2. Calcolo della dose cumulativa totale La dose cumulativa totale dipende dalla dose giornaliera e dalla durata della terapia. Nel calcolo della dose cumulativa il tempo di trattamento è inversamente proporzionale alla dose giornaliera. Quest’ultima varia da 0,5 a 1 mg/kg/die, regolandosi in base alla tollerabilità. Per raggiungere la dose cumulativa totale di 120 mg/kg (dose media ottimale per il trattamento dell’acne con isotretinoina orale), sono necessari 120 giorni con una dose giornaliera di 1 mg/kg/die ed un tempo doppio con un dosaggio dimezzato. Tabella 6.4. Schemi posologici di isotretinoina orale utilizzati nelle diverse forme di acne, nelle dermatosi acne-correlate e in altre malattie cutanee che rispondono al farmaco. Dosaggio Acne grave Acne moderata Dose giornaliera media 0,5-1 mg/kg 0,5-0,75 mg/kg Durata media 4-6 mesi della terapia Dose cumulativa totale 100-150 mg/kg Acne lieve Dermatosi acne-correlate 0,5-1 0,5 mg/kg in basemg/kg alla gravità Altre malattie cutanee 0,5-1 mg/kg in base alla gravità 4-6 mesi 4-6 mesi Fino a risoluzione della dermatosi Fino a risoluzione della dermatosi 80-120 mg/kg 80 mg/kg Ignota Ignota 80 Tabella 6.5. Schema di trattamento per l’acne proposto da Kligman (1996) Tipo di acne Dose quotidiana e durata Acne conglobata • Isotretinoina orale 10 mg/die per 4-5 mesi, • Isotretinoina orale 10 mg/die per 3 giorni alla settimana (lunedì, mercoledì e venerdì) per 1-2 mesi, • Isotretinoina orale 10 mg/die per 2 giorni alla settimana (sabato e domenica) per 2-3 mesi, • Dopo tre mesi di terapia aggiungere tretinoina 0,05% crema (Retin-A) per via topica aumentando fino a 0,1% in base alla tollerabilità. La crema va continuata anche dopo la sospensione dell’isotretinoina. Nelle forme molto gravi: • Isotretinoina orale 10 mg/die + 60 mg/die di prednisone (riducendone settimanalmente la dose di 20 mg/die fino alla sospensione). La tretinoina topica viene data per mantenere i risultati. Oppure: • Isotretinoina orale 10 mg/die + steroide topico due applicazioni/die per 3 settimane. La tretinoina topica viene data per mantenere i risultati. Acne papulo-pustolosa persistente • Isotretinoina orale 10 mg/die (secondo lo schema prima riportato) associata a tretinoina per via topica. Acne fulminans • Prednisone a dosaggio pieno per 2 settimane, con successiva introduzione di isotretinoina orale a dosaggi tra 40 e 80 mg/die fino a remissione della sintomatologia. Gli antibiotici orali e la tretinoina topica sono inutili. Follicolite da batteri Gram-negativi • Interrompere l’uso dell’antibiotico. • Benzoil-perossido e mupirocina per via topica + isotretinoina orale 40 mg/die riducendo settimanalmente di 10 mg/die fino alla sospensione. 81 RECIDIVE L’isotretinoina sistemica è un farmaco efficace nel trattamento dell’acne. Nonostante ciò circa il 39% dei pazienti recidiva richiedendo ulteriore terapia (25). Le recidive si manifestano generalmente entro 3 anni dall’interruzione del trattamento e più frequentemente entro 18 mesi (25). C’è comunque da sottolineare che la recidiva non indica insufficienza del trattamento precedente o inefficacia dello stesso (2) e che l’intensità dei sintomi dell’acne in occasione di una recidiva è sempre sensibilmente inferiore a quella dell’acne di partenza. Spiegare al paziente questo particolare serve a rassicurarlo e favorisce la proposta di ulteriori cicli di trattamento, qualora questi si rendano necessari. La fiducia necessaria affinchè il paziente accetti un nuovo ciclo di isotretinoina orale dipende anche da quanto era stato comunicato circa la possibilità di recidiva nel momento in cui è stato proposto per la prima volta il trattamento col retinoide. Pertanto, considerando che la comparsa della recidiva è possibile, ma non prevedibile, è consigliabile accennare a tale eventualità durante il primo colloquio. Nella Figura 6.3 vengono schematizzati i principali fattori coinvolti nella recidiva dell’acne dopo trattamento con isotretinoina orale. Figura 6.3. Fattori coinvolti nella recidiva dell’acne dopo terapia con isotretinoina orale La figura è una rappresentazione grafica dei fattori che influenzano la frequenza delle recidive in pazienti acneici trattati con isotretinoina. Le recidive sono più probanti in pazienti maschi, giovani, con acne grave del tronco insorta da poco tempo, specie se assumono una dose cumulativa totale inferiore a 100 mg/kg di peso corporeo. Le donne con disendocrinie, pur avendo un’acne insorta tardivamente, possono avere un’alta frequenza di recidiva. E’ cruciale, comunque, la dose cumulativa totale che il paziente dovrà assumere per ridurre la frequenza di recidive. 82 Definizione di recidiva Età dei pazienti Vi è una certa difficoltà a definire con precisione la recidiva. Per Peck et al (1) la recidiva è caratterizzata dalla presenza di lesioni cistiche. Cunliffe et al (89) l’hanno definita come il momento in cui il paziente richiedeva ulteriori trattamenti e notarono che quanto più bassa era la dose somministrata, tanto più breve era il tempo di comparsa della recidiva. Harms et al (90) ritengono che le recidive siano quelle contraddistinte dalla presenza di almeno tre lesioni nodulo-cistiche: essi le hanno osservate nel 14,6% dei casi dopo circa 14 mesi dalla sospensione del farmaco. Anche per quanto riguarda l’intervallo di tempo da attendere per considerare il paziente guarito vi è notevole divergenza di opinioni. Esso varia infatti, a seconda dei vari Autori, da 6 a 47 mesi (91). I pazienti con acne trattati con isotretinoina orale di età inferiore ai 20 anni vanno incontro a recidiva, contrariamente a quelli di età superiore ai 20 anni (22). Inoltre i pazienti più giovani con acne progressiva recidivano più rapidamente (17), soprattutto quelli con meno di 18 anni (92). Secondo Harms (2) l’età media dei pazienti in remissione dopo trattamento con isotretinoina orale è di 22,4 anni rispetto a quella di 17,7 anni dei soggetti che vanno incontro a recidiva. E’ verosimile che curare l’acne ad una età più vicina al tempo della sua guarigione spontanea riduce il rischio di recidiva. Invece più giovane è il soggetto, maggiori probabilità ci sono che l’interruzione del trattamento coincida con un picco di gravità dell’acne (91), come risultato della notevole stimolazione ormonale e della persistenza dei fattori acneigeni (2) cui è sottoposta la cute. FATTORI CHE INFLUENZANO LA RECIDIVA Dose cumulativa totale Sesso, gravità e sede dell’acne L’analisi dei dati della letteratura dimostra che la frequenza delle recidive dipende non tanto dal dosaggio quotidiano, quanto dalla dose cumulativa totale (2,4,5,10). Harms considera come valore soglia una dose totale pari a 100 mg/kg, al di sotto della quale il dosaggio è troppo basso e condiziona una frequenza di recidive più alta. Altri Autori fissano invece tale soglia a valori compresi tra 120 mg/kg (4,6,27) e 150 mg/kg di peso corporeo (5). Al di sopra del valore di 150 mg/kg non sembrano esserci ulteriori benefici (5). Come regola generale si può affermare che l’acne del tronco recidiva più rapidamente e più frequentemente, specie se è grave e colpisce i maschi più giovani (17,91). La gravità e l’estensione dell’acne possono essere responsabili di una maggiore frequenza di recidive (6), ma è anche vero che la recidiva di un’acne più grave può essere notata ed interpretata in maniera differente rispetto a quella di un’acne più lieve (5). Si è osservato che l’acne del volto 83 risponde in maniera più pronta e duratura dell’acne del dorso. Tuttavia, cicli ripetuti di trattamento con isotretinoina sembrano essere somministrati più spesso in caso di acne del volto; ciò probabilmente potrebbe dipendere dall’impatto, anche in termini psicologici, che una recidiva, anche lieve, riveste in tale sede (6). Questa osservazione può in parte spiegare la tendenza a cicli ripetuti di trattamento in soggetti di sesso femminile con acne ad insorgenza tardiva (93). I risultati dello studio di Layton et al (6), che prevedeva un periodo di followup fino a 10 anni, non sembrano indicare un’apparente influenza del sesso, dell’età o della durata dell’acne sull’efficacia a lungo termine. Seborrea Dopo la sospensione dell’isotretinoina, le recidive compaiono quando si ha una ricomparsa della seborrea, la quale è in funzione della dose somministrata (2). Per ottenere la remissione a lungo termine dovrebbe quindi essere importante mantenere la soppressione dell’escrezione di sebo. D’altro canto, alcuni pazienti non vengono nuovamente colpiti da acne anche se la seborrea torna al livello basale, mentre altri possono essere colpiti da recidiva sebbene la seborrea resti al di sotto dei livelli basali. È un fatto ben noto che la seborrea si verifica sempre unitamente all’acne, ma che non tutti i pazienti seborroici sviluppano necessariamente acne. Fattori ormonali E’ noto che le donne con ovaio micropolicistico o con altre disendocrinie che possono influenzare il decorso dell’acne possono subire più facilmente recidive, ma è stato anche dimostrato che le donne con problemi ormonali possono avere una remissione completa o parziale dopo trattamento con isotretinoina orale (5). In particolare, da un’analisi retrospettiva si è osservato che le pazienti con risoluzione parziale erano le meno giovani, con acne più infiammatoria e che avevano ricevuto anche una dose cumulativa superiore (5). In queste pazienti un miglioramento ulteriore dell’acne si otterrà probabilmente cercando le altre cause e trattandole. Almeno in parte la presenza di disendocrinie può spiegare la tendenza a cicli ripetuti di terapia con isotretinoina orale in donne con esordio tardivo (oltre i 25 anni) dell’acne constatata da Stainforth et al (93). In conclusione, i soggetti con acne trattati con isotretinoina orale a rischio di recidiva sono quelli: 1. di età molto giovane; 2. trattati con basse dosi di isotretinoina (bassa dose cumulativa totale); 3. con malattia molto grave; 4. con lesioni del tronco (spesso cistiche non infiammatorie); 5. con disturbi ormonali; 6. con malattia ad esordio tardivo. La combinazione di questi fattori aumenta proporzionalmente il rischio di recidiva. 84 TERAPIE ASSOCIATE E’ stato già ribadito che l’isotretinoina orale è l’unico farmaco capace di intervenire sui vari momenti patogenetici dell’acne (9,94) e cioè mediante: 1. normalizzazione della cheratinizzazione follicolare, 2. soppressione della seborrea e del volume della ghiandola sebacea, 3. riduzione della colonizzazione batterica, 4. attività antinfiammatoria, 5. probabile modulazione dell’attività dei recettori per gli androgeni a livello cutaneo. Non è necessario un trattamento associato per migliorare ulteriormente la risposta, in quanto i risultati clinici dimostrano la sua efficacia nell’indurre la remissione stabile e duratura dell’acne. In caso di esacerbazione dell’acne, che si può osservare durante le prime settimane di trattamento, nei casi particolarmente gravi si possono associare antinfiammatori per via sistemica (10,18), anche se una riduzione del dosaggio o una sospensione temporanea può essere utile in attesa della risoluzione spontanea della reazione. Dell’associazione dei corticosteroidi per via sistemica nella fase più acuta della reazione dell’acne fulminante si è già detto. E’ però importante chiarire se l’isotretinoina debba essere sempre somministrata in monoterapia (87) oppure se il trattamento debba essere integrato con antibiotici orali o topici ed altri prodotti topici; è necessario ricordare che questi ultimi sono trattamenti con potenziale capacità irritante, specie su una cute che ha subito l’azione di retinoidi per via sistemica. Noi riteniamo che qualsiasi aggiunta al trattamento con isotretinoina orale non trovi una giustificazione come applicazione routinaria. Un trattamento antibiotico per via topica o sistemica è giustificato in caso di impetiginizzazione per infezione secondaria da Stafilococco aureo. La flucloxacillina o la mupirocina 2% per via topica possono essere utilizzate per la soppressione del microrganismo (53). Anche una preparazione nasale di mupirocina può essere impiegata per eradicare lo Stafilococco aureo (95). L’associazione con antibiotici per via topica deve essere a nostro avviso evitata come trattamento di routine, perchè non aggiunge ulteriori benefici e può causare resistenza batterica. In teoria potrebbe essere più utile l’uso di un prodotto antisettico, quale il benzoile perossido, ma anche questo agente andrebbe accuratamente evitato in virtù del suo potenziale irritante e sensibilizzante: una cute sottoposta all’azione dell’isotretinoina sistemica potrebbe mal tollerarlo. Qualora sia richiesto un trattamento antibiotico per via sistemica, ribadiamo l’assoluta controindicazione all’uso delle tetracicline, compresa la doxiciclina e la minociclina, che potrebbe aumentare il rischio di ipertensione benigna endocranica. 85 In caso di necessità, per limitare gli effetti collaterali dell’isotretinoina si potrà fare ricorso ai vari trattamenti di tipo sintomatico come indicato nel Capitolo 9, cui si rimanda anche per ciò che concerne la terapia in soggetti con malattie sistemiche ed i farmaci controindicati durante il trattamento con isotretinoina. I contraccettivi ormonali sono efficaci nel controllare l’acne e rappresentano il metodo anticoncezionale più utilizzato nelle pazienti in trattamento con isotretinoina orale (96). L’associazione con prodotti contenenti estroprogestinici e ciproterone acetato è da incoraggiare nelle donne poichè è il metodo più sicuro e più ben accettato dalle pazienti, tanto più se esse risultano affette da disfunzioni ormonali. Non ci sono interferenze farmacologiche significative che possano creare problemi nell’associare i due farmaci (97,98). Al limite, alcuni Autori consigliano di evitare contraccettivi contenenti norsteroidi per la possibilità di effetti additivi sul 86 metabolismo lipidico, mentre sarebbero da preferire quelli contenenti ciproterone acetato o un agente progestinico di 3a generazione (5). Un’interferenza dell’isotretinoina orale con altri farmaci è possibile, ma non frequente. Per maggiori dettagli sulle possibili interazioni tra l’isotretinoina orale ed altri farmaci si rimanda al capitolo 4. Una rara complicanza dell’acne è rappresentata dall’insorgenza di un edema persistente, solido, in corrispondenza del volto, verosimilmente secondario all’ostruzione dei vasi linfatici secondaria all’infiammazione cronica e quindi all’intervento delle mastcellule. Jungfer et al (99) hanno descritto in un paziente tale condizione, completamente regredita con l’associazione dell’isotretinoina (0,5 mg/kg/die) con il chetotifene (2 mg/die). Ricordiamo infine, come già detto in precedenza, che in presenza di macrocomedoni e di cisti non infiammatorie è necessario ricorrere all’asportazione di queste lesioni per la scarsa risposta che manifestano nei confronti dell’isotretinoina. Bibliografia 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. Peck GL, Olsen TG, Yoder FW et al. Prolonged remissions of cystic and conglobate acne with 13-cis-retinoic acid. N Engl J Med 300: 329-33, 1979. Harms M. Systemic isotretinoin (active ingredient of Roaccutane). Basel: Editions Roche, 1990. Falk ES, Stenvold SE. Long-term effects of isotretinoin in the treatment of severe nodulocystic acne. Eur Rev Med Pharmacol Sci 14: 215-20, 1992. Layton AM, Knaggs H, Taylor J et al. 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Secondo Veraldi et al (2), un periodo di trattamento di 12 settimane risulta sufficiente per ottenere la remissione clinica; gli Autori utilizzano comunemente uno schema che prevede una fase di attacco di 4-6 settimane al dosaggio di 0,5 mg/kg/die, quindi una fase di mantenimento di durata similare alla dose quotidiana di 0,3-0,4 mg/kg. In genere si osserva una risposta parziale già dopo 2 settimane di trattamento (4). Un miglioramento cli- nico significativo interessa le lesioni infiammatorie, la componente edematosa ed il rinofima, mentre minori o molto ritardati sono gli effetti sull’eritema (5,11). I risultati vengono mantenuti per un tempo variabile dalla fine della terapia, con un follow-up in genere negativo dopo un anno dalla sospensione, ma non è infrequente la comparsa di recidive (2), come d’altronde avviene anche con altri trattamenti impiegati nella rosacea. Nella nostra esperienza un trattamento con 0,5 mg/kg/die di isotretinoina orale per 8 settimane è sufficiente a curare la maggior parte dei pazienti. Il farmaco viene tollerato molto bene, considerando che i pazienti hanno un’età media molto più alta dei soggetti acneici e che spesso sono anziani. La cheilite e la secchezza muco-cutanea sono pressochè costanti. C’è da considerare che i pazienti con rosacea non riferiscono solitamente l’esacerbazione delle lesioni come invece accade nei pazienti con acne. Circa il meccanismo d’azione dell’isotretinoina nella rosacea si può ipotizzare che almeno in parte sia riconducibile agli effetti antinfiammatori del farmaco (15-17). Non è noto se l’azione sebostatica e la riduzione delle ghiando- 91 le sebacee che il trattamento determina anche in questa patologia (2) possano giocare una funzione importante o solo secondaria per la risposta clinica, dal momento che nella rosacea, a differenza dell’acne, non è stato dimostrato un ruolo patogenetico rilevante delle ghiandole sebacee e della iperproduzione di sebo. L’isotretinoina è in grado inoltre di esercitare vari effetti sul sistema immune che potrebbero contribuire al suo meccanismo d’azione (18,19). Non si può escludere che il farmaco possa stabilizzare la funzionalità microvascolare, tramite azione diretta sulle cellule endoteliali (20) o sul collagene (21), per quanto l’azione su queste strutture non sia stata ancora ben chiarita. Anche la rosacea conglobata ed il rinofima sembrano rispondere bene all’isotretinoina orale (4,5,7,22). Tuttavia, nel rinofima l’isotretinoina sarebbe particolarmente efficace se utilizzata agli stessi dosaggi di quelli dell’acne, ma per tempi più lunghi (22). Non ci sono dati sufficienti circa i tempi e la frequenza di recidiva, che può insorgere, secondo alcuni Autori, anche dopo alcuni mesi dalla sospensione del trattamento (22). Una rara complicanza della rosacea, il linfedema, può essere trattato nell’opinione di Jansen e Plewig con isotretinoina (0,1-0,2 mg/kg/die) per 2-4 mesi, eventualmente associata a chetotifene (23). ROSACEA FULMINANS Definita in passato “pioderma facciale”, è una rara variante della rosacea, molto invalidante da un punto di vista estetico, che colpisce soggetti di sesso femminile, spesso in età post-adolescenziale, con iperseborrea di base. E’ caratterizzata da un esordio improvviso e dalla presenza di eritema persistente, di teleangiectasie e soprattutto di lesioni infiammatorie (papule e noduli) confinate al volto e tendenti alla confluenza. La malattia non recidiva se trattata in maniera corretta (2,24). Risulta molto sensibile all’isotretinoina orale, associata nelle prime fasi a corticosteroidi sistemici o topici per indurre 92 un più rapido miglioramento dell’imponente componente infiammatoria (2426). Alcuni Autori consigliano di utilizzare per 2-4 mesi una dose di 0,2-0,5 mg/kg/die, aumentandola progressivamente in caso di necessità, mentre gli steroidi per via sistemica vengono somministrati per 10-14 giorni a dosaggio pieno (prednisone 0,5-1 mg/kg/die) e poi ridotti gradualmente (24). Veraldi et al (2,26) hanno osservato una remissione completa utilizzando l’isotretinoina da sola al dosaggio di 0,5-0,7 mg/kg/die per 4 mesi, o associandola ad uno steroide topico di bassa potenza, senza comparsa di recidive dopo 14-19 mesi di follow-up. FOLLICOLITE DA GERMI GRAM-NEGATIVI La follicolite da germi Gram-negativi simula clinicamente un apparente peggioramento dell’acne, ma è una complicanza iatrogena cui va frequentemente incontro l’acne trattata con antibiotici (27). L’isotretinoina orale è il farmaco di prima scelta in questa patologia; è stata utilizzata nella maggior parte dei pazienti a dosaggi compresi tra 0,5 ed 1 mg/kg/die per un tempo variabile da 2 a 8 mesi (2, 28-30). La risposta clinica si osserva in media dopo 2 mesi con remissioni prolungate. Il meccanismo d’azione non è antimicrobico diretto, poichè l’isotretinoina non induce la lisi batterica dei batteri Gram-negativi (31). E’ verosimile che la modificazione del substrato di crescita dei batteri e la secchezza della cute e delle mucose riducano la colonizzazione da parte di questi batteri (2, 29). SEBOCISTOMATOSI Alcuni pazienti non responsivi o scarsamente responsivi all’isotretinoina soffrono di una patologia della ghiandola sebacea diversa dall’acne. Tra le patologie che assomigliano all’acne, nelle quali l’isotretinoina non deve essere consigliata come farmaco di prima scelta, ricordiamo la sebocistomatosi. La sebocistomatosi o steatocystoma multiplex è una patologia tumorale della ghiandola sebacea e del suo canale escretore, che può riconoscere un carattere ereditario, con trasmissione autosomica dominante (32). La sebocistomatosi si manifesta prevalentemente sotto forma di cisti non infiammatorie di dimensioni variabili. Anche se la malattia prevede una proliferazione ghiandolare di origine sebacea, l’isotretinoina stranamente non sembra avere praticamente alcun effetto su questa condizione (33,34), anche se la seborrea viene mar- catamente ridotta (34). Alcuni Autori però hanno osservato un miglioramento (32,35), con una risposta talvolta tardiva, caratterizzata in particolare dalla riduzione del numero e delle dimensioni delle cisti 2 mesi dopo la sospensione del trattamento (35); altri ancora hanno osservato un peggioramento (36,37). Nella varietà suppurativa e infiammatoria (steatocystoma multiplex suppurativum) la risposta all’isotretinoina è invece piuttosto soddisfacente (38,39). Secondo Statham e Cunliffe (38) il farmaco però è attivo solo sulle lesioni infiammatorie e non modifica le cisti non infiammate. Altri Autori comunque hanno osservato la riduzione delle cisti e la remissione delle lesioni suppurate con risultati transitori (39). Secondo Harms (40), è probabile che l’inefficacia nella variante classica possa essere spiegata con il limitato effetto che 93 il farmaco esercita sulle lesioni cistiche non infiammatorie, analogamente a quanto accade nell’acne; inoltre, la risposta potrebbe essere verosimilmente ancora più scarsa nelle forme ereditarie (2). LUPUS ERITEMATOSO CUTANEO Il lupus eritematoso discoide (LED) è una malattia a patogenesi autoimmune caratterizzata dalla presenza di eritema ed ipercheratosi follicolare, con una evoluzione progressiva verso l’atrofia cutanea. Le lesioni si osservano più spesso in sedi fotoesposte a dimostrazione della particolare fotosensibilità della cute dei soggetti colpiti. L’efficacia clinica dei retinoidi è ampiamente documentata in letteratura (41), ed, in questo contesto, anche l’isotretinoina ha condotto a buoni risultati clinici (42-46). Essa è stata utilizzata anche nel lupus eritematoso subacuto (42,47), in realtà su casistiche troppo ristrette per tracciare dati conclusivi. Nel LED la remissione clinica si ottiene dopo circa 1 mese di terapia (43,44,46). Le lesioni ipertrofico-verrucose sono quelle che rispondono meglio e con risultati più duraturi (7-12 mesi) (43,44), ma altri Autori osservano le recidive subito dopo la sospensione dell’isotretinoina (46). Le differenze di dosaggio quotidiano e di dose cumulativa totale utilizzati dai vari Autori possono spiegare questi dati contraddittori: è bene ricordare inoltre che i pazienti 94 trattati in letteratura sono quelli più difficili, in quanto refrattari agli altri trattamenti standard del lupus (46). Alcuni Autori hanno trattato il LED con l’associazione isotretinoina ed idrossiclorochina (43). Il meccanismo d’azione resta oscuro. L’isotretinoina riduce significativamente l’infiltrato istologico ed il deposito cutaneo di immunoglobuline e complemento, senza indurre alcuna variazione dei livelli sierici degli autoanticorpi. Alcuni pazienti mostrano una normalizzazione della VES e del complemento (45). Probabilmente le attività principali in questa malattia sono quelle antinfiammatoria (15,16,48) e modulante la cheratinizzazione a livello follicolare. Difficile è invece individuare i fattori che inducono la remissione, spesso piuttosto prolungata, in una patologia, come questa, caratterizzata da un’impronta autoimmune. Si può ipotizzare che l’isotretinoina possa indurre una condizione di immunotolleranza, per lo meno transitoria, verso autoantigeni cutanei (45). Non è noto se e come il potenziale immunomodulante del farmaco, tuttora mal definito nei suoi vari possibili effetti, intervenga in questo senso (49,50). GRANULOMA ANULARE L’isotretinoina orale ha condotto a buoni risultati clinici nel trattamento di alcuni pazienti affetti da granuloma anulare (GA) generalizzato (51-53). In tutti i casi si è osservata la regressione parziale o completa delle lesioni con dosaggi e tempi di terapia variabili, talora con cicli ripetuti al bisogno. Tuttavia, le lesioni localizzate a livello delle mani e dei piedi tendono a recidivare e verosimilmente necessitano di tempi di trattamento più lunghi. Anche per questa malattia si ipotizza che le proprietà antinfiammatorie ed immunomodulanti dell’isotretinoina possano svolgere un ruolo nell’indurre la risposta clinica (2). Secondo Veraldi et al (2), l’efficacia dell’isotretinoina è maggiore se utilizzata precocemente durante la fase di maggio- re attività della malattia. In un paziente affetto da GA perforante l’isotretinoina si è dimostrata altrettanto efficace dopo 10 settimane di terapia al dosaggio di 0,75 mg/kg/die, anche se le lesioni sono parzialmente recidivate dopo la sospensione del trattamento (54). Il farmaco è stato utilizzato anche in un caso di granuloma attinico di O’Brien, una condizione che potrebbe essere assimilabile ad una sorta di GA presente in sedi fotoesposte (55). Un ciclo di trattamento di 12 settimane con una dose di 0,5 mg/kg/die si è rivelato in grado di risolvere le lesioni stabilizzate e di prevenire la comparsa di altre nuove, ma due nuove lesioni insorsero 8 settimane dopo la sospensione della terapia. DISORDINI DELLA CHERATINIZZAZIONE Nell’ittiosi lamellare l’indicazione per l’uso dell’isotretinoina alla dose di circa 1-2 mg/kg/die è riservata principalmente alle donne in età fertile (56) per eludere il ricorso prolungato a misure contraccettive imposte dall’uso dell’etretinato. Nei maschi o nelle donne non fertili si può invece utilizzare l’etretinato. I retinoidi inducono un aumento della desquamazione, cui segue una riduzione dello spessore delle squame. Il dosaggio di mantenimento consigliato è compreso tra 0,5-1,0 mg/kg/die. E’ necessario con- trollare l’apparato osseo nei casi trattati a lungo termine. L’isotretinoina alla dose di 0,5-1,0 mg/kg/die è indicata nelle donne fertili affette da malattia di Darier (56,57). Può essere considerata anche nel trattamento delle varie sindromi del nevo epidermico: Lowe (56) ha riportato il caso di una giovane donna con nevo epidermico verrucoso lineare trattata con successo con isotretinoina 1 mg/kg/die. Lo stesso Autore ritiene che l’isotretinoina, come anche altri retinoidi, possa essere 95 utilizzata nelle cheratodermie palmoplantari ereditarie, tranne che nella varietà epidermolitica, in cui è preferibile evitare tali farmaci per il rischio di insorgenza di erosioni dolorose. Pertanto, risulta necessario un corretto inquadramento della patologia prima di considerare il trattamento con retinoidi, ed è consigliabile cominciare con bassi dosaggi valutando la risposta clinica con controlli frequenti (56). L’isotretinoina è stata utilizzata come alternativa ad altri retinoidi nel trattamento nella pityriasis rubra pilaris (PRP) (56-64). In questi studi essa è stata impiegata per periodi di tempo variabili ed a differenti dosaggi, ma in genere elevati. Lowe (56) suggerisce che il dosaggio d’attacco iniziale debba essere di circa 1,5 mg/kg/die. Goldsmith et al (60) hanno descritto un significativo miglioramento in 34 pazienti trattati per 12-16 settimane con un dosaggio variabile tra 1 e 2 mg/kg/die, pur non precisando l’entità della risposta. Dicken (64) ha trattato 15 pazienti con PRP classica con isotretinoina a differenti dosaggi quotidiani totali (più precisamente 12 pazienti con 80 mg/die, 2 pazienti con 40 mg/die ed un altro con 60 mg/die), ma l’Autore non specifica il dosaggio per chilogrammo di peso corporeo. Una remissione totale fu osservata in 10 di questi pazienti dopo 16-44 settimane di terapia (media: 25), mentre due pazienti andarono incontro ad una remissione parziale rispettivamente dopo 16 e 24 settimane di terapia. Un’analisi dei dati disponibili indica che l’isotretinoina e l’etretinato sono superiori alla vitamina A nel trattamento 96 della PRP dell’adulto, ma che l’isotretinoina è meno efficace dell’etretinato (64). Nell’esperienza di Dicken (64) appare tuttavia importante nel favorire una buona risposta terapeutica ai retinoidi che il trattamento venga intrapreso il più precocemente possibile. Complessivamente i risultati raggiunti con l’isotretinoina in questa patologia sembrano piuttosto interessanti, sebbene i dosaggi ed i tempi previsti siano superiori a quelli impiegati nell’acne e, ciò nonostante, alcuni pazienti non rispondano al trattamento. Tuttavia, l’approccio con isotretinoina può risultare particolarmente utile nelle pazienti in età feconda. L’isotretinoina è nettamente meno efficace dell’etretinato nel trattamento della psoriasi e raramente conduce ad un miglioramento clinico quando è usata in monoterapia (65). Risultati incoraggianti sono stati però ottenuti su un limitato numero di pazienti affette da psoriasi impiegando una terapia combinata isotretinoina/PUVA (66,67). Questi risultati indicano quindi un possibile ruolo di questo approccio terapeutico in donne in età fertile come alternativa all’etretinato per aumentare l’efficacia della PUVAterapia. Segnalazioni isolate sull’efficacia dell’isotretinoina in disturbi rari della cheratinizzazione sono rappresentate dalle condizioni qui di seguito riportate: % Ulerythema ophryogenes (keratosis pilaris atroficans) (68): la terapia con isotretinoina (1 mg/kg/die) ha portato a miglioramento in un caso dopo 16 settimane. Per la comparsa di recidiva dopo 6 mesi, un secondo ciclo della durata di 8 mesi fu intrapreso allo stesso dosaggio. I risultati positivi sono stati mantenuti al followup di un anno. % Keratosis follicularis spinulosa decalvans (69): in un caso l’isotretinoina alla dose quotidiana di 0,5 mg/kg per 12 settimane ha portato alla stabilizzazione dell’alopecia e ad una netta e duratura riduzione della componente infiammatoria, con effetti minori sulla ipercheratosi follicolare. % Malattia di Kirle (70): in un paziente con concomitante insufficienza rena- le, sottoposto ad emodialisi, si è osservata una rapida risposta già entro una settimana di terapia con isotretinoina (1 mg/kg/die) e la remissione totale in 5 settimane. La terapia non ha interferito con la patologia renale. % Paracheratosi granulosa ascellare (71): è stata ottenuta la remissione già dopo 3 settimane trattando una paziente con isotretinoina 40 mg/die, poi gradualmente scalata (follow-up negativo a 8 mesi post-trattamento). %Papillomatosi reticolata e confluente di Gougerot e Carteaud (72,73). NEOPLASIE E PRECANCEROSI CUTANEE I retinoidi presentano uno spettro d’azione potenzialmente utile nel trattamento delle precancerosi e delle neoplasie non melanocitarie della cute (74), che non è possibile analizzare dettagliatamente in questo contesto, considerando anche la ingente mole di testimonianze cliniche e sperimentali raccolte sull’argomento. Ci limiteremo a fornire alcune delle constatazioni cliniche più importanti che potranno servire come spunto per un eventuale approfondimento su altri testi, cui si rimanda il lettore. Il trattamento del carcinoma basocellulare (BCC) con isotretinoina alla dose di 1,5 mg/kg/die per 4-6 mesi è stato utilizzato in tre pazienti senza risultati clinici significativi sulle lesioni in atto, ma con notevole effetto nel prevenire la comparsa di nuove lesioni (75). Uno studio condotto su 12 pazienti con BCC multipli (76) ha evidenziato che dosaggi elevati (valore massimo medio pari a 3,1 mg/kg/die) provocavano la regressione completa delle lesioni soltanto nell’8% dei pazienti trattati. L’effetto preventivo sul BCC è stato dimostrato in uno studio su gemelli affetti da sindrome del nevo basocellulare (77). I pazienti, che presentavano centinaia di neoplasie, ebbero entrambi una regressione significativa dopo assunzione di 0,4 mg/kg/die. Nel paziente in cui il dosaggio del retinoide fu ridotto a 0,2 mg/kg/die si ebbe la ricomparsa di un numero elevato di lesioni, mentre quello che continuò con la stessa dose iniziale di farmaco presentava un numero di lesioni quattro volte inferiore. Il dosaggio è cruciale per ottenere risultati clinici significativi, in particolare nella 97 prevenzione dei tumori. In uno studio multicentrico su 981 pazienti con BCC, l’isotretinoina orale usata al dosaggio di 10 mg/die per 3 anni non ha indotto alcun miglioramento (78). In un altro studio multicentrico realizzato su 525 pazienti con una storia di tumori cutanei si è stabilito che non sussistono differenze sostanziali in termini di prevenzione del BCC o del carcinoma squamocellulare cutaneo (SCC) tra placebo, retinolo orale (25.000 U/die) ed isotretinoina (5-10 mg/die), assunti per 3 anni (79). L’associazione isotretinoina (1 mg/kg /die) + interferone (IFN) alfa-2a (3-6 MU/die) è stata utilizzata nel trattamento del SCC avanzato (ricorrente o non gestibile con terapia locale o metastatizzato) con risultati interessanti (80,81): in uno studio vengono riportate 19 risposte cliniche soddisfacenti, di cui 7 remissioni complete, in 28 pazienti trattati (80). La risposta risulta in ogni caso maggiore sulle lesioni di dimensioni inferiori. Dal momento che nessuno dei due agenti è particolarmente efficace se somministrato singolarmente, vi è probabilmente un effetto sinergico dei due farmaci usati contemporaneamente. La stessa associazione (con dosaggi differenti) è stata usata nel trattamento di BCC in un paziente con sindrome del nevo basocellulare con risultati insoddisfacenti (82) ed in un soggetto portatore di un BCC e di malattia di Bowen multifocale con risultati discreti su quest’ultima, migliori per lesioni più piccole, senza influenzare però l’evoluzione del BCC (83). Segnalazioni aneddotiche indicano un possibile ruolo preventivo delle neoplasie cutanee in soggetti con xeroderma pigmentosum (84). 98 L’isotretinoina orale, al dosaggio di 2 mg/kg/die, ha indotto buoni risultati o comunque remissioni parziali in alcuni pazienti affetti da micosi fungoide (MF), più precisamente in 19 su un totale di 28 pazienti entro 2 mesi dall’inizio del trattamento (85). I risultati ottenuti da Duvic et al (86) con l’isotretinoina associata all’IFN alfa nella MF non sono stati altrettanto brillanti, probabilmente perchè, a detta degli stessi Autori, la durata del trattamento è stata solo di 4 mesi. Tuttavia, essi propongono questa terapia combinata come una possibile alternativa in soggetti con MF in fase iniziale in cui siano controindicati i tradizionali trattamenti. Il cheratoacantoma, un tumore epiteliale cutaneo a carattere benigno, ma a rapida crescita e con possibilità di recidivare dopo l’asportazione chirurgica, sembra particolarmente sensibile all’isotretinoina orale. I primi studi (87-89) hanno utilizzato in verità dosaggi quotidiani elevati (da 1,5 a 6 mg/kg/die), ma più recentemente ottimi e duraturi risultati sono stati raggiunti con dosaggi di 0,5-1 mg/kg/die (90,91). Nelle cheratosi attiniche multiple l’isotretinoina è stata utilizzata alla dose di 1 mg/kg/die per 4-5 mesi con regressione delle lesioni nel 75% dei pazienti trattati (74). Nella stessa patologia notevolmente efficace è risultato il trattamento combinato con isotretinoina a basso dosaggio (20 mg/die) ed il 5-fluorouracile per via topica (92). Nella papillomatosi laringea causata da papilloma virus hominis (HPV) l’isotretinoina orale (0,5-2,0 mg/kg/die) ha indotto un notevole miglioramento in 3 pazienti su 5 trattati (74). ALTRE MALATTIE Numerosi altri disordini cutanei sono stati trattati con isotretinoina, ma non possono essere delineati dati conclusivi a causa della sporadicità delle segnalazioni o della esiguità delle popolazioni di studio. Tenuto conto del fatto che i risultati osservati sono spesso incoraggianti, ci sembra opportuno ricordare alcune di queste condizioni, che, almeno in casi selezionati, ora per la loro difficoltà di trattamento, ora per l’eventuale impossibilità di ricorso alle terapie tradizionali, potrebbero riconoscere nella isotretinoina una possibile alternativa terapeutica: % Lichen planus (93,94); % Malattia di Grover (dermatite acantolitica transeunte) (95,96); % Iperplasia sebacea familiare (97); % Malattia di Fox-Fordyce (98); % Elastosis perforans serpiginosa (indotta da penicillamina) (99); % Pachidermia (100); % Istiocitosi a cellule di Langerhans (101); % Mucinosi papulosa (scleromixedema, lichen mixedematoso) (102), anche associata ad AIDS (103); % Follicolite eosinofila associata ad AIDS (104); % Dermatite seborroica (105); % Condilomi acuminati (106). Bibliografia 1. 2. Thiboutot DM. Acne rosacea. Am Fam Physician 50: 1691-7, 1994. Veraldi S, Rizzitelli G, Caputo R. 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Si ritiene che questo retinoide possa indurre malformazioni nel 25-30% dei feti esposti (5,6), con prevalente interessamento di sistema nervoso centrale (SNC), apparato cardiovascolare, strutture craniofaciali, sistema scheletrico e timo. Le malformazioni che più tipicamente contraddistinguono la “isotretinoin embryopathy” sono rappresentate da: idrocefalo, microcefalia, alterazioni a carico dei nervi cranici, difetti settali, malformazioni dei grandi vasi (soprattutto dell’arco aortico), aplasia timica, alterazioni dell’orecchio esterno (anotia, microtia) ed interno (5,7-9). Frequentemente l’azione embriotossica del retinoide si traduce in aborto spontaneo (5,10). Il rischio di tossicità è particolarmente elevato nel corso dei primi mesi di gravidanza, anche per periodi di esposizione estremamente brevi. Difatti, persino l’assunzione di una sola capsula di farmaco durante il primo trimestre della gravidanza può risultare embriotossica (10). Si è ipotizzato che l’insorgenza di malformazioni fetali possa derivare dall’azione combinata dell’acido 13-cis-retinoico e del suo principale metabolita, la 4-oxo-isotretinoina, probabilmente più teratogeno e maggiormente favorito nel passaggio transplacentare (11,12). E’ 104 anche possibile che nell’azione teratogena dell’isotretinoina giochi un ruolo rilevante il suo isomero, acido trans-retinoico, ed il corrispondente metabolita, 4oxo-tretinoina (9). Studi condotti in modelli animali hanno tentato di far luce sugli aspetti farmacocinetici dell’isotretinoina nelle strutture embrionali, allo scopo di determinare i retinoidi maggiormente rappresentati in senso quantitativo e quindi probabilmente più coinvolti nell’induzione degli effetti embriotossici. Da queste ricerche emerge che le concentrazioni del farmaco e dei suoi metaboliti nell’embrione variano notevolmente a seconda della specie animale studiata e delle condizioni sperimentali utilizzate (13-15). Per quanto sia piuttosto attendibile che l’embriotossicità e la teratogenicità dell’acido 13-cis-retinoico siano causate anche dall’azione di alcuni metaboliti, i dati desunti da questi studi sperimentali non possono essere direttamente adattati all’uomo a causa delle immancabili differenze farmacocinetiche e metaboliche esistenti tra le diverse specie animali e tra queste ultime e l’uomo. Gli scarsi dati ottenuti dallo studio di embrioni umani sembrano indicare che il passaggio transplacentare dell’acido trans-retinoico sia più rapido di quello dell’isotretinoina così che alte concentrazioni dell’isomero trans vengono raggiunte nell’embrione durante le prime fasi del suo sviluppo (16). La presenza di elevati livelli di 4-oxo-isotretinoina e’ stata dimostrata a livello epatico in embrioni umani esposti all’isotretinoina (17,18). Non sono completamente noti i meccanismi alla base della teratogenicità dell’isotretinoina. Le principali ipotesi formulate al riguardo sono le seguenti: 1.Inibizione della differenziazione e della migrazione delle cellule della cresta neurale. Studi condotti su animali da esperimento (19-22) hanno dimostrato che l’isotretinoina e la 4-oxo-tretinoina potrebbero inibire, nelle fasi iniziali, la differenziazione e la migrazione delle cellule della cresta neurale. 2.Interferenza con altre popolazioni cellulari (oltre alle cellule della cresta neurale) durante l’embriogenesi. Si è postulato, ad esempio, che l’isotretinoina possa esercitare un’azione citotossica nei confronti di cellule condrogeniche (12) ed influenzare altre cellule del SNC, oltre a quelle della cresta neurale, alterandone la funzionalità pur in assenza di evidenti danni strutturali (23). Inoltre, essa potrebbe interferire con le prime fasi di sviluppo e differenziazione del miocardio (24). 3.Induzione di eccessiva morte cellulare (apoptosi) o ritardo del ciclo vitale. L’effetto citotossico potrebbe essere mediato dalla capacità dei retinoidi di destabilizzare le membrane lisosomiali, di indurre glicosilazione di proteine (25), di modificare l’informazione genetica (26,27), o potrebbe essere causato dalla produzione di radicali liberi dell’ossigeno (28). L’isotretinoina in vitro porta alla formazione di radicali tossici in grado di deprimere la vitalità e l’attività proliferativa delle cellule della cresta neurale. Tale effetto viene ridotto dall’azione “scavenger” di enzimi con funzione antiossidante, quali la superossidodismutasi e la catalasi (28). 4.Attivazione del metabolismo delle prostaglandine con conseguente stimolazione della produzione di radicali liberi dell’ossigeno (12,29). Una possibile via di trasformazione metabolica dell’isotretinoina coinvolgerebbe l’enzima prostaglandino-sintetasi con conseguente generazione di metaboliti radicalici e tossici. L’attività dell’enzima appare inoltre particolarmente pronunciata negli embrioni (12). Nell’animale è stato dimostrato che l’acido acetilsalicilico (AAS), noto inibitore della sintesi di prostaglandine, se somministrato subito prima dell’isotretinoina riduce la teratogenicità di quest’ultima in maniera dose-dipendente (12). Allo stesso modo, l’AAS si è mostrato capace di ridurre nell’animale gli effetti teratogeni dell’alcool, della fenitoina e del trimetadione, e questa azione protettiva potrebbe basarsi sulla mancata produzione di radicali liberi o sulla modulazione dei livelli di prostaglandine a livello materno o fetale (12). 5.Riduzione della secrezione placentare di gonadotropina corionica (30). Il vasto impiego dell’isotretinoina orale in donne in età fertile deve rendere il medico prescrittore molto attento a questo problema. E’ consigliabile un consenso informato e spendere abbastanza tempo per far comprendere la necessità della contraccezione alle 105 pazienti (31). Nella prevenzione del rischio teratogeno è necessario che la paziente attenda la comparsa del ciclo mestruale anche dopo la negatività del test di gravidanza ed utilizzi misure contraccettive valide ed efficaci per tutto il tempo di trattamento (10,31). L’estroprogestinico orale è il metodo più usato dalle donne con acne che assumono isotretinoina orale (32) e quello più consigliato per il maggior margine di sicurezza che offre (32-34). Come ulteriore precauzione, la contraccezione deve essere protratta fino ad un mese dalla sospensione del trattamento, considerando che l’isotretinoina ha un’emivita di circa 10-12 ore e che entro 10 giorni dall’interruzione del trattamento i suoi livelli rientrano nel range fisiologico (35). A questo proposito è bene ricordare che l’isotretinoina è presente naturalmente nell’organismo umano, come prodotto di trasformazione della vitamina A naturale assunta con gli alimenti (36), ma, in condizioni fisiologiche, non raggiunge mai i livelli necessari a indurre malformazioni fetali o aborti. Non è nota la concentrazione ematica minima capace di indurre malformazioni. L’assenza di rischio teratogeno a lungo termine è confermato da uno studio di Dai et al (37), che sottolinea la mancanza di differenze tra donne di controllo e quelle rimaste gravide dopo terapia con isotretinoina orale circa l’incidenza di aborti e la comparsa di malformazioni congenite. Infine, a dosi terapeutiche, l’isotretinoina non interferisce con la spermatogenesi o con la motilità e morfologia degli spermatozoi (38). In conclusione, la teratogenicità dell’isotretinoina è: 1. reale, come dimostrano i numerosi casi di malformazioni fetali e di aborti associati al suo uso; 2. evitabile con opportune e sicure misure contraccettive; 3. assente poche settimane dopo la sospensione del trattamento. 106 Bibliografia 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. Chen DT. Human pregnancy experience with the retinoids. In: Saurat J-H (ed). Retinoids: New trends in research and therapy. Basel: Karger, 1985, pp. 398-406. Rosa FW. Teratogenicity of isotretinoin. Lancet ii: 513,1983. Rosa FW. Isotretinoin dose and tetratogenicity. Lancet ii: 1154, 1987. Hill RM. Isotretinoin teratogenicity. Lancet i: 1465, 1984. Lammer EJ, Chen DT, Hoar RM et al. Retinoic acid embryopathy. N Engl J Med 313: 837-41, 1985. Lammer EJ, Hayes EM, Schunior A et al. Risk for major malformation among human fetuses exposed to isotretinoin (13-cis retinoic acid). Teratology 35: 68A, 1987. 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Compito del medico è quindi di informare adeguatamente i pazienti sulla natura di queste reazioni in modo da garantire al massimo la compliance al trattamento, fattore indispensabile al raggiungimento del risultato terapeutico. L’isotretinoina è un retinoide e come tale condivide molti degli effetti collaterali della sua classe di appartenenza (1). Tali effetti sono nella maggior parte dei casi di modesta entità e forse l’unico che desta qualche preoccupazione al medico, che prescrive l’isotretinoina, è costituito dalla teratogenicità. Un aspetto relativo al farmaco ancora poco conosciuto è il meccanismo attraverso cui si esplica la tossicità, anche se essa sembra essere mediata dai recettori (2). La frequenza con cui insorgono le reazioni avverse varia notevolmente in base al tipo considerato e, molto spesso, è correlata alla dose utilizzata (3). Ci sono tuttavia reazioni avverse, come quelle che si manifestano a livello mucocutaneo, che sono talmente frequenti da sembrare quasi obbligate e che vengono utilizzate quale parametro indiretto dell’efficacia del farmaco: ad esempio, un paziente, che non manifesta cheilite, è trattato probabilmente con un dosaggio troppo basso. Il farmaco è, nella maggior parte dei casi, ben tollerato e raramente si impone una riduzione del dosaggio (4). Al fine di ridurre l’intensità degli effetti collaterali obbligati e il rischio di insorgenza di quelli meno probabili è comunque consigliabile “personalizzare” lo schema terapeutico in base alla risposta del paziente sia in termini di efficacia, che di tollerabilità. Anche il profilo di tollerabilità a lungo termine dell’isotretinoina può essere definito ottimo: nonostante una isolata segnalazione (5) di alcuni anni fa relativa a severi effetti collaterali persistenti in 21 pazienti norvegesi, che suscitò notevole scalpore, tutti gli altri studi pubblicati sull’argomento, con un periodo di follow-up fino a 10 anni dalla sospensione della terapia (5-8), concordano nell’osservare che gli effetti collaterali del farmaco sono reversibili dopo il completamento del ciclo terapeutico, in genere dopo 2 settimane circa dalla sospensione della terapia (6). In uno studio pubblicato da Goulden et al (5) su 720 pazienti, che avevano ricevuto dosi cumulative di 120-200 mg/kg, a distanza di un periodo di 2-12 anni dalla fine della terapia (media: 4,9 anni) il 7,2% dei pazienti riferiva la persistenza di sintomi durante 109 il periodo di follow-up, prevalentemente di tipo muscolo-scheletrico (2%) o mucocutaneo (4,8%), tutti di lieve entità. In alcuni di questi casi, tuttavia, era difficile ricondurre la presenza dei sintomi al trattamento con isotretinoina, dal momento che alcune condizioni, come dolori articolari di modesta intensità o eczema, sono piuttosto frequenti nella popolazione generale. Ad ulteriore conferma della tollerabilità del farmaco ricordiamo che anche in casi di intossicazioni acute da isotretinoi- na (assunzione fino a 30 volte la dose raccomandata, per tentato suicidio o per motivi accidentali) si è osservata solo un’esacerbazione dei comuni effetti collaterali (9-11). L’obiettivo di questo capitolo è di fornire un’analisi esaustiva di tutti gli effetti collaterali del farmaco: una conoscenza completa ed approfondita del farmaco permette al medico che utilizza l’isotretinoina sistemica di ottenere dall’uso del farmaco i migliori risultati anche in termini di tollerabilità. EFFETTI DI TIPO MUCOSO-CUTANEO Gli effetti collaterali a carico dei distretti cutaneo-mucosi appaiono molto precocemente, spesso ancor prima di variazioni cliniche significative dell’acne, e sono così comuni che la loro assenza potrebbe essere interpretata come segno di scarsa risposta o ridotta compliance al trattamento. L’intensità degli effetti mucocutanei può variare in rapporto al dosaggio e alla suscettibilità individuale (6,12). In questo capitolo si cercherà di dare spazio a tutti gli effetti collaterali di tipo cutaneo-mucoso, riportando prima quelli più frequenti e poi quelli di più rara evenienza e descrivendo gli eventuali rimedi. Al volto è frequente la comparsa di xerosi e di eritema, conseguenza della riduzione della secrezione sebacea, che si riscontrano in circa il 65% dei casi 110 (6,13), talvolta associati a modesta sintomatologia pruriginosa. La tipica dermatite eritematosa (“retinoid dermatitis”) può accompagnare tutta la durata del trattamento e persistere anche oltre. Dermatiti delle mani a carattere eritemato-desquamativo, xeroderma o lesioni a tipo eczema nummulare o eczema follicolare in altre sedi si osservano complessivamente nel 30-40% dei casi (6); prediligono i soggetti con diatesi atopica e si manifestano più spesso durante la stagione invernale (14). Per questo tipo di lesioni vengono consigliate al bisogno l’applicazione di prodotti lenitivi ed emollienti, l’astensione dall’uso esagerato di detergenti e, in casi più severi, l’uso di steroidi a bassa potenza (14). Il transitorio peggioramento dell’acne si verifica all’incirca nel 6% dei pazienti, e nella metà dei casi riveste una rilevanza clinica (15). Tra i fattori di rischio della riesacerbazione delle lesioni acneiche è stata individuata la presenza di lesioni nodulo-cistiche e macrocomedoni, che verrebbero a rappresentare dei foci da cui sarebbero rilasciate sostanze proinfiammatorie in eccessiva quantità, a seguito di variazioni del microambiente di crescita del P. acnes (15-17). Sporadicamente sono stati descritti casi di acne fulminans insorti durante il trattamento (18-21). Solo in questa situazione o in altri casi di particolare severità del “flare-up” può rendersi necessaria la riduzione del dosaggio dell’isotretinoina, associando eventualmente un trattamento steroideo per via sistemica per meglio controllare la sintomatologia; dopo “tapering” dello steroide si continuerà nella fase di mantenimento con la sola isotretinoina (20). Sono stati tuttavia descritti casi di acne fulminans regrediti durante la terapia con isotretinoina senza l’aggiunta di steroidi (19). A causa della secchezza eccessiva indotta dall’isotretinoina la cute può essere soggetta a colonizzazione da parte dello Staphylococcus aureus, che si osserva con una frequenza del 15% circa; solo nella metà dei casi essa dà luogo a complicanze cliniche: impetigine, foruncoli (6) e, eccezionalmente, cellulite facciale (22). La prevenzione e la terapia di queste complicanze prevede l’uso di antibiotici topici o, nei casi più severi, sistemici. Per le peculiari modificazioni che la cute subisce durante il trattamento può registrarsi un’aumentata sensibilità alle radiazioni solari. L’esecuzione dei fototest ha però escluso la presenza di anomalie significative associate (6), comprese variazioni anche irrilevanti della minima dose eritematogena (23). Si ritiene pertanto che tale effetto sia dovuto alla riduzione di spessore dello strato corneo o, più raramente, a reazioni di idiosincrasia probabilmente secondarie a differenze farmacocinetiche individuali (24). E’ importante quale misura preventiva ricordare al paziente in trattamento che la luce solare o i raggi UV artificiali possono accentuare questi fenomeni. Evitare la somministrazione del farmaco durante il periodo estivo è consigliabile, ma non obbligatorio, poichè anche nella stagione invernale la xerosi cutanea può essere incrementata da una temperatura molto rigida, specie nei soggetti con dermatite atopica. E’ importante però evitare dosaggi elevati del farmaco nel periodo estivo e l’esposizione nelle ore più assolate. Gli schermi solari sono indicati soprattutto nei soggetti con fototipo basso. Il farmaco non è fotosensibilizzante, ma può accentuare un eritema solare. Il disturbo a carico delle mucose più frequente è di certo rappresentato dalla cheilite, presente approssimativamente nel 90-95% dei casi (13,25). Si localizza prevalentemente a livello delle commessure labiali ed è talvolta causa di notevole disagio, poichè, se accentuata, provoca dolore e limita l’apertura della rima buccale. Dalle commessure l’eritema, per lo più di colorito rosso acceso, si può propagare alle regioni circumorali, accompagnato da lieve desquamazione. Le labbra sono secche, desquamanti e presentano piccole fissurazioni ragadiformi. La cheilite si riscontra per tutta la 111 durata della terapia, ma solitamente è ben tollerata ed agevolmente controllata con l’ausilio di prodotti emollienti. Nei casi non trattati il suo aspetto è molto caratteristico tanto da rappresentare una sorta di stigmate peculiari del paziente che assume l’isotretinoina orale. La rinite si osserva in poco più della metà dei casi trattati (6). La mucosa nasale è secca e talvolta compare eritema e desquamazione a livello delle narici. Come per la cheilite non c’è macerazione. Nel 12-15% dei pazienti è presente epistassi, quasi sempre comunque di modesta entità, secondaria anch’essa alla notevole secchezza distrettuale (3,6,24). La colonizzazione microbica a carico della mucosa nasale, regione che funge da vero e proprio serbatoio di stafilococchi, può essere prevenuta con topici antibiotati, preferibilmente a base di mupirocina (26). La sensazione di secchezza può colpire la mucosa orofaringea, ma molto raramente questo disturbo desta preoccupazione o viene riferito dai pazienti. La blefarocongiuntivite è uno dei più noti tra i possibili effetti collaterali, presente in circa il 17-50% dei pazienti trattati (6,13,27,28), mentre sembrerebbe più elevata la frequenza di alterazioni oculari subcliniche, testimoniate, ad esempio, dalla riduzione del “break-up time” (28). La blefarocongiuntivite e anche la sola secchezza oculare possono creare particolari problemi per i pazienti che fanno uso di lenti a contatto, soprattutto se rigide, i quali potrebbero vedersi costretti a dismetterne l’uso per tutta la durata del trattamento (16,29,30). Può associarsi a colonizza- 112 zione da parte dello Staphylo-coccus aureus, per quanto lo sviluppo di una congiuntivite batterica sia infrequente (28). Gli effetti oculari sono reversibili e facilmente gestibili con l’uso di lacrime artificiali, colliri steroidei o antibiotati e con misure di protezione dai raggi UV. Sono stati tuttavia segnalati rari casi con persistenza della secchezza congiuntivale fino ad un periodo di due anni dalla sospensione del trattamento (31). Considerando che non è possibile prevedere la durata di tale disturbo, Lerman (31) consiglia una visita oculistica pretrattamento ed un controllo periodico durante la terapia, oltre all’uso di occhiali con lenti filtranti gli UV. Il prolungamento di tale disturbo potrebbe essere spiegato col fatto che l’isotretinoina è in grado di causare l’atrofia delle ghiandole di Meibomio, analogamente a quanto accade per le ghiandole sebacee della cute (27). Alla realizzazione della xeroftalmia nei pazienti trattati con isotretinoina orale contribuisce l’aumento della osmolarità e della tendenza all’evaporazione del fluido lacrimale, associato alla riduzione della componente lipidica del film congiuntivale (28). L’isotretinoina è stata riscontrata nel liquido lacrimale, così che la superficie oculare risulta direttamente esposta al contatto con la molecola (32). L’interessamento di altre mucose è estremamente raro. L’uretrite in corso di trattamento con isotretonina deve essere considerata come eccezionale, ma possibile (33,34). La sua diagnosi può essere formulata solo dopo aver escluso uretriti da altre cause tramite esami specifici. Le rare segnalazioni al riguardo indicano che essa regredisce con la sospensione del farmaco, l’aggiustamento posologico (33) o anche spontaneamente (34). L’eventualità di interrompere il trattamento con isotretinoina per indurre una più rapida remissione della sintomatologia deve essere valutata di comune accordo con il paziente. Egli, infatti, potrebbe decidere di continuare il trattamento, ritenendo la guarigione dell’acne più importante del disturbo uretrale. Responsabile dell’uretrite è ancora una volta la disidratazione indotta dal farmaco. L’infiammazione uretrale, in virtù della presenza di microragadi, è stata considerata un potenziale fattore favorente l’impianto e la diffusione di agenti microbici, ed una possibile porta di entrata del virus dell’immunodeficienza acquisita (HIV). I pazienti con uretrite da retinoidi dovrebbero perciò essere incoraggiati all’uso del condom. La balanopostite è un’altra condizione raramente riportata durante il trattamento. Eccezionalmente sono stati osservati anche casi di disuria e nicturia (33). Lesioni granulomatose (35-38) a tipo “granuloma piogenico” possono verificarsi in corso di trattamento e non sembrano legate al dosaggio quotidiano. Esse regrediscono con l’uso di steroidi topici (37,38), cauterizzazione, “curettage”, applicazione di nitrato d’argento (6), con la sospensione o anche con la sola riduzione del dosaggio dell’isotretinoina (39). L’aspetto clinico di queste lesioni ricorda quello del classico granuloma teleangiectasico con crescita esuberante di tessuto di granulazione. I pazienti che presentano questa condizione hanno lesioni cistiche aperte e il granuloma tende a svilupparsi su ulcerazioni o erosioni preesistenti (4,39) o, in casi di acne particolarmente grave, in corrispondenza di lesioni nodulari del tronco (6). Per spiegare questo effetto è stata chiamata in causa la possibile influenza che l’isotretinoina esercita sul collageno, dal momento che si è dimostrato che il farmaco può ridurne la degradazione attraverso l’inibizione della sintesi di collagenasi (40). E’ pur vero che i dati relativi all’azione del farmaco sul metabolismo del collageno sono piuttosto controversi (41,42). Si può inoltre ipotizzare che nella genesi di queste lesioni granulomatose intervenga la capacità del farmaco di stimolare l’angiogenesi (43,44), per quanto i dati al riguardo siano anch’essi poco chiari e discordanti. La rara comparsa di cheloidi dopo procedure invasive quali la dermoabrasione e la laserterapia (4,45,46) può essere giustificata con il fatto che i retinoidi possono interferire con il processo della cicatrizzazione per i meccanismi appena citati, oltre che per effetto della distruzione delle appendici sebacee, parte integrante dell’unità pilosebacea, che, come è noto, rappresenta un punto di partenza essenziale per la riepitelizzazione (45,46). Per quanto riguarda gli annessi cutanei, ricordiamo che la perdita di capelli osservata in corso di terapia con isotretinoina è rara (0,5% dei casi), di lieve entità e regredisce con la sospensione del trattamento. Probabilmente è dovuta ad accorciamento della fase anagen (24). Essa però può essere fonte di ansia nei pazienti che andrebbero perciò rassi- 113 curati sulla transitorietà del fenomeno. Eccezionalmente si è registrata l’insorgenza di capelli ricci o crespi (6). Distrofie ungueali sono state raramente riportate e sembrano essere legate alle temporanee alterazioni del processo di cheratinizzazione che subisce la matrice ungueale (47,48). Altrettanto infrequente appare l’evenienza di paronichia cronica, talvolta associata a formazioni vegetanti a livello dei solchi ungueali laterali (49). Tra le altre condizioni patologiche cutanee che sono state associate all’uso dell’isotretinoina sistemica, in maniera sporadica o isolata, ricordiamo inoltre le seguenti: % lesioni ecchimotiche ad insorgenza spontanea (50), % follicoliti in corrispondenza del cuoio capelluto (6), % xantomi eruttivi (51), % pitiriasi lichenoide cronica (52), % pseudoporfiria (53), % pemfigo (54), % pioderma gangrenoso (55,56), % vasculite cutanea (57-59), % eritema nodoso (6,21,60), % orticaria (61), % fragilità cutanea (62), % dermatiti da contatto irritante (63,64). Non tutte queste reazioni possono essere attribuite con certezza al farmaco. Per esempio, è stato segnalato un caso di pioderma gangrenoso associato ad acne conglobata, in cui il pioderma è migliorato rapidamente in seguito all’impiego di isotretinoina orale (65). La pseudoporfiria, invece, è stata osservata in due pazienti in presenza di fattori di 114 rischio (rispettivamente UVA e minociclina) già noti per la loro capacità di scatenare la reazione bollosa (53). Inoltre, le reazioni da contatto irritante osservate andrebbero interpretate alla luce del fatto che la cute, sotto trattamento con isotretinoina, può sviluppare una maggiore sensibilità al contatto con sostanze irritanti (63,64) e può risultare particolarmente fragile (62) nei confronti di stimoli chimici e meccanici, a causa della perdita della barriera cornea e delle altre peculiari trasformazioni che hanno luogo (per esempio, xerosi ed eritema). Per lo stesso motivo, nella nostra esperienza, noi consigliamo di evitare l’uso eccessivo di detergenti, che potrebbe accentuare la xerosi e l’irritazione cutanea, così come l’eccessiva applicazione di topici sulla cute, a meno che non siano assolutamente necessari. Anche per quanto riguarda l’eritema nodoso non si può stabilire una sicura correlazione con l’isotretinoina orale (21). Tuttavia, secondo Cunliffe (6), l’eritema nodoso che insorge durante la terapia con isotretinoina potrebbe essere causato dalla liberazione di ingenti quantità di sostanze antigeniche da parte del P. acnes con conseguente formazione di immunocomplessi. Non si può escludere che gli effetti immunomodulanti in possesso del farmaco giochino un qualche ruolo nell’induzione di questa patologia. E’ altresì possibile che gli stessi meccanismi proposti per l’eritema nodoso possano, in soggetti predisposti, intervenire nel determinismo delle vasculiti. Sulla scorta di quanto detto in precedenza a proposito degli effetti muco-cuta- nei e di quanto riportato in letteratura, è bene prestare estrema cautela nelle seguenti situazioni per scongiurare il rischio di reazioni avverse cutanee: % Uso di cerette depilatorie per il rischio di “stripping” cutaneo: da evitare durante il trattamento fino a 2 mesi dopo la sospensione (66). % Dermoabrasione per il rischio di cheloidi o di reazioni cicatriziali atipiche: da evitare per un tempo variabile, a seconda dell’opinione di diversi Autori, da 6 a 24 mesi dopo la terapia con isotretinoina orale. E’ preferibile anche dilazionare il più possibile il trattamento con il farmaco dopo l’esecuzione di dermoabrasione, data la possibile insorgenza di cicatrici ipertrofiche, ma non ci sono ancora indicazioni precise sulla durata dell’intervallo tra le due procedure (45,67). % Laserterapia (dye laser, argon laser e laser CO2) per il rischio di cheloidi: anche in questo caso è preferibile effettuare la laserterapia dopo almeno 12-18 mesi dalla terapia con isotretinoina orale (46). % Peeling chimico per il rischio di cheloidi: da evitare durante il trattamento e dopo 1-2 anni dalla sospensione (68). PARAMETRI DI LABORATORIO Tra le alterazioni possibili in corso di trattamento con isotretinoina l’iperlipidemia è certamente una delle più conosciute. Si presenta con un aumento di solito modesto dei trigliceridi e/o del colesterolo alle dosi comunemente impiegate (69) ed è un effetto reversibile e dose-dipendente (70). Per i trigliceridi aumenta la frazione delle lipoproteine a bassissima densità (VLDL) e per il colesterolo le lipoproteine a bassa densità (LDL). E’ possibile una riduzione del colesterolo HDL (71). Fattori predisponenti all’iperlipidemia sono: obesità, diabete, alcolismo, abuso di nicotina, iperlipidemia familiare, concomitante uso di farmaci `-bloccanti, contraccettivi orali e diuretici tiazidici (70). Mentre le variazioni del colesterolo (12% dei casi) hanno luogo soprattutto in soggetti con valori basali elevati, quelle dei trigliceridi (19% dei pazienti) sono imprevedibili (69). Pertanto, sono necessari uno screening preliminare dell’assetto lipidico prima di iniziare il trattamento con isotretinoina orale ed un controllo dopo un mese di terapia per valutare gli effetti sui lipidi (69,70). Le modalità di azione del farmaco sul metabolismo lipidico non sono note; si è però ipotizzato un meccanismo multifattoriale (72), consistente, da una parte, nell’incremento della sintesi epatica delle lipoproteine o nella riduzione del loro catabolismo (71,73) e, dall’altra, in una possibile riduzione dell’attività della lipoprotein-lipasi tissutale (74). Episodi di pancreatite acuta scatenati dall’ipertrigliceridemia iatrogena sono stati descritti in due sole occasioni 115 (75,76); i due casi però riguardavano rispettivamente una donna con storia di ipertrigliceridemia gestazionale ed un’altra sottoposta a trattamento sostitutivo estrogenico da lungo tempo. Il rischio globale per patologia cardiovascolare non sembra aumentare, come dimostrato in uno studio effettuato su 104 soggetti trattati con un dosaggio di 0,2-1,6 mg/kg/die per 8 settimane (71). D’altro canto, la riduzione della lipoproteina A (73) e l’assenza di interferenza con il metabolismo degli acidi grassi poliinsaturi (77), con l’aggregazione piastrinica e con la sintesi di prostaciclina (78) attribuite all’isotretinoina sono fattori che proteggono dal rischio di malattia cardiovascolare, controbilanciando così quello associato all’iperlipidemia. Inoltre, il rientro nella norma dei livelli lipidici dopo alcune settimane dalla fine della terapia (71) induce ad escludere l’eventualità di effetti nocivi a lungo termine. Durante la terapia possono aumentare transitoriamente anche le transaminasi, la bilirubina e la fosfatasi alcalina, delle quali è necessario conoscere i valori di base prima di considerare l’uso del farmaco (7,79-81). Quando si elevano i livelli delle transaminasi, si ha di solito un aumento marginale, dosedipendente, della AST nelle prime settimane di terapia con un picco alla quarta (69). E’ stato descritto un solo caso di epatotossicità da isotretinoina (82), verosimilmente di natura idiosincratica (24). Non c’è controindicazione ad utilizzare l’isotretinoina orale nei pazienti con morbo di Gilbert; anzi, in questi soggetti, si assiste ad una normalizzazione 116 della bilirubinemia (83,84). Il monitoraggio degli esami di laboratorio permette di evitare il rischio di effetti collaterali gravi. Un controllo dopo quattro settimane dall’inizio del trattamento è sufficiente ed il confronto con i valori pretrattamento è importante per valutare la tendenza al loro incremento. Spesso però l’aumento dei parametri della funzionalità epatica e del metabolismo lipidico determina dei valori ancora compresi nel range di normalità, mentre raramente vengono superati i limiti (1,25). Questi effetti in genere si osservano nelle prime settimane di terapia, sono dose-dipendenti e rientrano in genere spontaneamente nei limiti della norma. Una volta accertato che il paziente tollera bene il farmaco (in base ai valori ottenuti dopo un mese di terapia) non è obbligatorio un controllo mensile ripetuto degli esami di laboratorio (69). E’ chiaro invece che valori elevati degli stessi, specie dei lipidi, prima del trattamento inducono ad un monitoraggio più frequente. In soggetti predisposti l’incremento dei suddetti parametri si può osservare anche con dosaggi relativamente bassi del farmaco, per cui la necessità di ricorrere al trattamento con isotretinoina orale deve essere attentamente considerata. Nei soggetti a rischio è comunque sempre consigliabile e prudente cominciare con bassi dosaggi ed incrementarli gradualmente in base alla tollerabilità. Cunliffe (6) consiglia la riduzione del dosaggio o l’astensione dalla terapia solo per valori dei parametri di laboratorio notevolmente aumentati (2-3 volte il valore normale). Le abitudini alimentari dei soggetti che assumono isotretinoina orale devono essere note e, se necessario, il rischio di iperlipidemia può essere ridotto con una dieta specifica, la riduzione del peso corporeo e l’astensione dall’alcol (72). In soggetti sani è invece preferibile evitare diete troppo drastiche durante il trattamento, che potrebbero interferire con l’assorbimento dell’isotretinoina. E’ utile ricordare che l’isotretinoina deve essere assunta con i pasti, che assicurano un assorbimento maggiore del farmaco. Inoltre, è possibile controllare l’iperlipidemia con la somministrazione di olio di pesce (85), e, probabilmente, la ipertrigliceridemia con l’assunzione di soia e di proteine estratte dai semi di cotone (74). Se necessario, si può ricorrere infine all’uso di farmaci ipolipidemizzanti (72,86). EFFETTI OCULARI Si è già accennato nel contesto degli effetti muco-cutanei alle reazioni più frequentemente osservate a livello oculare, ovvero la secchezza congiuntivale e la blefarocongiuntivite, cui è strettamente correlato il problema della intolleranza alle lenti a contatto. Le reazioni oculari causate dall’isotretinoina sono per lo più reversibili e dose-dipendenti (87), anche se sono stati segnalati casi di persistenza particolarmente prolungata dopo la sospensione del farmaco di xeroftalmia e di riduzione della visione notturna (31). Per la possibilità di emeralopia e di riduzione della capacità di adattamento al buio (88-92) è opportuno prestare estrema cautela nei pazienti che devono guidare o lavorare durante le ore notturne; per la stessa ragione nei soggetti con miopia pronunciata può essere utile un controllo oculistico pretrattamento (93). L’elettroretinogramma di questi pazienti può essere al di sotto dei livelli normali (31,92). Il disturbo comunque regredi- sce a distanza variabile dalla fine del trattamento (31). Si è ipotizzato che a causarlo sia l’interferenza del retinoide con l’utilizzazione oculare del retinolo (92) o, alternativamente, l’incorporazione del farmaco a livello dei fotorecettori. E’ stata descritta la possibilità di miopia acuta transitoria (94), probabilmente di natura idiosincratica (24). Papilledema ed opacità corneali sono state osservate per lo più in pazienti affetti da disturbi della cheratinizzazione (88,89,95), che assumevano dosi relativamente elevate di isotretinoina (1-2 mg/kg/die) per lungo tempo. Queste lesioni sono reversibili entro 2-10 mesi dopo la sospensione del trattamento. La cataratta da isotretinoina è estremamente rara. Essa può insorgere in soggetti giovani (20-40 anni) e sembra legata all’attività fotoattivante del farmaco che favorirebbe un legame fotico all’interno del cristallino (31,96). Come misura preventiva, alcuni Autori pertanto consigliano l’uso di occhiali fotoassorbenti 117 nei pazienti in trattamento con isotretinoina orale. Non è sufficiente che questi occhiali siano dotati di lenti scure, ma deve essere certificato un assorbimento degli UV (h: 285-400 nm) prossimo al 99% perchè siano efficaci (31). EFFETTI SULL’APPARATO MUSCOLO-SCHELETRICO Gli effetti collaterali più frequenti a carico dell’apparato muscolo-scheletrico sono rappresentati da artralgie e mialgie, osservabili in circa il 15-16% dei pazienti (97,98). I sintomi sono sporadici, a localizzazione variabile e asimmetrica, spesso scatenati da esercizio fisico (6,99). Sono in genere transitori, risolvono spontaneamente e sono comunque reversibili una volta sospeso il trattamento. Essi possono essere trattati con AAS, paracetamolo e altri farmaci antinfiammatori non steroidei (25). Alterazioni osteoarticolari raramente osservate sono: % Infiammazione del tendine di Achille o di altre strutture tendinee, controllabile con la riduzione del dosaggio (100-102). % Artriti acute (70,103-106). Compaiono dopo 2 settimane-3 mesi dall’inizio della terapia e si localizzano a livello delle grosse articolazioni. Il disturbo non è sempre dose-correlato, poichè è stato descritto anche in un paziente che assumeva 0,5 mg/kg/die di isotretinoina (106). E’ reversibile con l’adattamento del dosaggio e la sospensione del trattamento, che comunque non è assolutamente obbligatoria visto che in molti casi regredi- 118 sce nonostante la continuazione della terapia senza variazioni di dosaggio (103). Il controllo della sintomatologia è agevolmente ottenuto con il ricorso ad agenti antinfiammatori. Il liquido sinoviale risulta sterile (105). Il meccanismo d’induzione è sconosciuto, ma vi sono due ipotesi patogenetiche: 1) L’isotretinoina potrebbe causare una solubilizzazione degli enzimi lisosomiali con conseguente effetto distruttivo citopatico a livello della sinovia, la quale sarebbe così più sensibile ad altri fattori scatenanti, quali i traumi meccanici (103,106). 2) Alternativamente, alterazioni preesistenti osteoarticolari, per esempio osteoartrosi, possono favorire l’instaurarsi dell’effetto citopatico (105). In un caso descritto, l’artrite si accompagnava ad un quadro di sinovite ipertrofica dimostrabile all’artroscopia e ad elevati livelli sierici di anticorpi anti-nucleo (103). In casi come questo, si può ipotizzare che l’artrite sia la conseguenza anche degli effetti del farmaco sulla risposta immunitaria in soggetti predisposti, ricordando che i soggetti con acne, soprattutto nella variante fulminans, presentano talvolta anomalie in senso sia immu- nologico che reumatologico (103). % Sindrome di Tietze (107). % Osteofiti, segni di iperostosi interstiziale scheletrica diffusa (IISD) e di iperostosi a livello del rachide cervicale e toracico (108-111). Osteofiti nasali sono stati osservati nel corso della quinta settimana di trattamento (112) in una paziente che 12 anni prima si era sottoposta ad intervento di rinoplastica e l’ossificazione si è verificata in questa sede. Per quanto riguarda l’IISD, la forma idiopatica è una condizione che può colpire soggetti normali, in genere anziani e di sesso maschile, specie se obesi o affetti da diabete di tipo II. Colpisce determinati distretti anatomici (ligamenti anteriori del rachide cervicale e lombare, con iperostosi ossificante e calcificazioni); sono possibili anche calcificazioni a livello della tuberosità tibiale e speroni ossei nel tendine di Achille e nel calcagno (6). Segni simili alla IISD sono stati rilevati a livello del rachide di pazienti con disordini della cheratinizzazione trattati ad alto dosaggio e per lunghi periodi di tempo (110); talora si evidenziavano anche calcificazioni di tendini e ligamenti extraspinali (24). Segni di iperostosi a livello del rachide cervicale e toracico sono stati associati anche a terapia cronica a basso dosaggio (circa 0,14 mg/die per 3 anni). La condizione risulta caratterizzata da lesioni di nuova insorgenza o da peggioramento di preesistenti lesioni iperostotiche, presenta un pattern multifocale piuttosto che diffuso, e quasi sempre è asintomatica (111). Il disturbo non mostra carattere di progressione dopo l’interruzione della terapia (113). Cunliffe (6) ritiene, in base ai dati di un’analisi retrospettiva, che, dopo 4 mesi di trattamento, alterazioni suggestive di una IISD si osservano in una percentuale di pazienti non significativamente superiore a quella osservata in una popolazione di controllo con danno aspecifico dei tessuti molli. Harms ha dimostrato all’esame scintigrafico la presenza di aree focali di aumentata captazione del tracciante. Queste aree, non identificabili con la radiografia, regrediscono con la sospensione del trattamento (4). La scintigrafia ossea è molto sensibile, ma non può essere usata sistematicamente per monitorizzare gli effetti ossei della terapia dell’acne con isotretinoina orale. Sulla scorta dei dati disponibili, il rischio di entesopatie calcificanti ed iperostosi sembra essere correlato ai trattamenti a lungo termine (superiori a 2 anni) (24,70), mentre terapie di breve durata (fino ad 1 anno) sembrano associarsi ad alterazioni minime asintomatiche (70,114). % Saldatura anticipata delle epifisi, osteofiti ed osteoporosi (115-117) in bambini trattati a lungo termine per patologie della cheratinizzazione. Nell’animale si è riprodotta la saldatura epifisaria ad opera dell’acido 13cis-retinoico e si è dimostrato che essa può essere bloccata dalla somministrazione concomitante di antagonisti dei recettori RAR (118). Comunque, trattamenti a breve termi- 119 ne sembrano privi di effetti tossici sostanziali nel bambino (24). % Osteoporosi in casi trattati con alte dosi per lungo tempo (119). In pazienti con acne sottoposti ad un ciclo standard di isotretinoina orale (dose media quotidiana di 0,89 mg/kg/die per 20 settimane, con una risultante dose cumulativa totale media di 122 mg/kg) non sono state dimostrate alterazioni degne di nota della densità o della mineralizzazione ossea (116). Uno studio densitometrico ha evidenziato l’assenza di influenze rilevanti sulla densità ossea in pazienti maschi di giovane età (da 13 a 30 anni) trattati per 6 mesi con un dosaggio iniziale medio di 0,9 mg/kg/die, gradualmente scalato ogni mese fino a raggiungere un valore finale medio di 0,13 mg/kg/die (120). Il rischio di osteoporosi, secondo DiGiovanna (121), sembra associato alla terapia a lungo termine con etretinato, ma non con isotretinoina. % In una serie limitata di pazienti l’isotretinoina ha indotto alterazioni del metabolismo della vitamina D, consistenti in una riduzione dei livelli sierici di 1,25-diidrovitamina D, imputabile ad una diminuzione della sintesi renale della stessa sostanza o ad effetti indiretti sull’osso tramite esaltazione dell’attività osteoclastica (122). % La presenza di ipercalcemia è stata riscontrata in 3 casi isolati, relativi a pazienti con neoplasie, trattati con dosaggi elevati e per lunghi periodi di tempo (123). I pazienti erano clinicamente asintomatici, ad eccezione di 120 uno che lamentava mialgie ed artralgie. Essa regredì con la sospensione del trattamento e non recidivò dopo reintroduzione del farmaco a dosaggio minore. E’ possibile che l’ipercalcemia sia legata a riassorbimento osseo e a conseguente mobilizzazione del calcio dal compartimento osseo, anche se solo in un paziente è stato dimostrato l’incremento delle concentrazioni sieriche di fosfatasi alcalina. Per minimizzare il rischio di tossicità osteoarticolare, Valquist (72) consiglia di evitare trattamenti a lungo termine in soggetti a rischio ed in bambini con meno di 10 anni; l’esecuzione di esami radiografici va eseguita solo in caso di terapie prolungate, prima di intraprenderle e successivamente ad intervalli di 2-3 anni. Secondo Cunliffe(6), un controllo radiografico periodico del rachide cervicale e lombare, delle tuberosità tibiali e del tallone va riservata solo a casi selezionati, ovvero a soggetti sintomatici, di età superiore a 35 anni che assumono isotretinoina orale per lungo tempo (anche per cicli ripetuti). Le alterazioni muscolari durante il trattamento con isotretinoina orale sono simili a quelle dell’ipervitaminosi A e usualmente sono di lieve entità (mialgie) e transitorie. Ricordiamo che i sintomi a livello mioarticolare sono particolarmente frequenti in corso di acne fulminante. L’aumento dei livelli di creatininfosfochinasi (CPK) (124) è in genere correlato ad uno sforzo muscolare (125). La valutazione della mioglobinemia e della anidrasi carbonica III dimostrano che l’isotretinoina non interferisce direttamente con i muscoli del miocardio o con quelli scheletrici, ma è piuttosto l’esercizio fisico che altera i livelli di questi parametri muscolari (126). Miopatie acute sono possibili in corso di trattamento con isotretinoina, ma sembrano estremamente rare; quelle finora descritte si sono manifestate con sintomi lievi (127) o, al contrario, con notevole impotenza funzionale (128). Il danno muscolare era reversibile in tutti i pazienti osservati; in un solo caso si accompagnava ad aumento di CPK (127). I reperti istologici e ultrastrutturali erano indicativi di degenerazione aspecifica in un caso (128), e di danno misto, muscolare e mioneurale, in un altro (127). Il meccanismo patogenetico è sconosciuto. EFFETTI SUL SISTEMA NERVOSO CENTRALE Effetti collaterali a livello del sistema nervoso centrale sono stati descritti in casi isolati e l’unico sicuramente correlato al farmaco è l’ipertensione endocranica benigna. L’insorgenza di “pseudotumor cerebri” è stata documentata in un paziente che aveva ricevuto alte dosi di isotretinoina (> 1 mg/kg/die) (70) o in pazienti trattati contemporaneamente con tetracicline orali (29,129). Entrambi i farmaci, com’è noto, possono causare ipertensione intracranica benigna e la loro associazione dovrebbe essere evitata. Si presenta clinicamente con cefalea, riduzione della capacità di concentrazione e visione confusa. Il sintomo scompare spontaneamente o dopo sospensione del farmaco. In quest’ultimo caso, la ripresa della sintomatologia avverrà con dosaggi più bassi, progressivamente crescenti fino a raggiungere la dose terapeutica ottimale. Altri disturbi neurologici probabilmente associati all’uso di isotretinoina orale sono: reazione disulfiram-simile, crisi oculogire, vertigini, riduzione dell’udito, sonnolenza, confusione, modificazioni dell’umore, fino alla psicosi (49). In 33 pazienti in trattamento con un dosaggio di 0,8 mg/kg/die è stata determinata la funzionalità acustica sensoriale tramite valutazione dei potenziali evocati. Non si rilevavano anomalie significative; solo in tre pazienti c’erano alterazioni, comunque subcliniche e regredite entro 10 mesi dalla sospensione del farmaco, possibilmente da ricondurre a disturbi della funzione sinaptica o della trasmissione nervosa (130). E’ stato segnalato il caso di un paziente, in trattamento con isotretinoina 80 mg/die e D-penicillamina 300 mg/die per scleromixedema, che presentò confusione e crisi epilettica generalizzata con perdita di coscienza. I sintomi, descritti nell’ipervitaminosi A, si manifestarono in modo più severo e prolungato nel paziente durante l’incubazione di varicella. Il trattamento dermatologico (compresa la D-penicillamina) fu interrotto con remissione della sintomatologia neurologica (131). 121 DEPRESSIONE Non si è a conoscenza al momento di una possibile relazione causa/effetto tra la terapia con isotretinoina e lo sviluppo di depressione (132-134). L’isotretinoina finora è stata utilizzata da circa 8 milioni di individui nel mondo, e soprattutto in soggetti adolescenti e giovani (135). Si calcola che una condizione di depressione venga riscontrata nel 6,1% dei soggetti di 15-24 anni contro il 4,9% della popolazione generale (135). L’acne severa o resistente ai trattamenti di per sè è una condizione che può indurre depressione. Inoltre, i pazienti acneici possono presentare condizioni di rilevanza psicologica: dismorfofobia, scarsa autostima e fiducia, insicurezza ed imbarazzo nelle relazioni sociali, ansia (135,136). Il volto è molto importante per la propria immagine soprattutto per i giovani che presentano un aumentato rischio di subire una depressione a causa dell’acne e di sviluppare dismorfofobia. Inoltre, l’acne di per sè è tra le malattie cutanee che possono spingere al suicidio pazienti particolarmente predisposti (137). Infatti, dai risultati di uno studio retrospettivo condotto da Cotterill e Cunliffe (137) emerge che le condizioni associate al suicidio in pazienti dermatologici possono essere distinte in 4 categorie principali: dismorfofobia, cronicità della patologia, preesistente patologia di ordine psichico, acne. Bisogna considerare anche che i pazienti con acne possono presentare anche in modo conco- 122 mitante gli altri tre fattori di rischio. In altri termini, i pazienti giovani con acne grave possono essere depressi ed avere tendenze suicide indipendentemente dall’uso di isotretinoina orale. Secondo Bassi (138), in soggetti con disturbi della personalità o disordini psichici maggiori, tuttavia, il cambiamento di aspetto ottenuto dopo il trattamento con isotretinoina può risultare in un trauma legato alle difficoltà di adattamento alla nuova situazione, quasi a dire che non è l’isotretinoina a causare una possibile depressione, ma, paradossalmente, la guarigione indotta dal farmaco. Ci sono cioè situazioni in cui i pazienti “usano” l’acne per costruirsi delle difese nei confronti dell’ambiente, per crearsi uno schermo su cui proiettare e scaricare l’ansia o situazioni conflittuali. La guarigione improvvisa e definitiva della condizione cutanea priva improvvisamente il paziente di queste difese (138). Nel caso di disturbi psichici del genere, l’Autore (138) consiglia di trattare con isotretinoina orale a dosaggio pieno i pazienti con acne moderata o lieve, mentre in quelli con acne grave consiglia di raggiungere la dose cumulativa totale in tempi più lunghi, in modo che il paziente possa adattarsi lentamente al suo nuovo aspetto. In questo senso, aiuterebbero le cicatrici post-acneiche che funzionano da raccordo tra la vecchia acne ed il nuovo equilibrio fisico-psichico. A sostegno di una cura con isotretinoina orale depone il fatto che in molti pazienti con acne grave trattati si è osser- vato un miglioramento dell’ansia e della depressione associata all’acne (138) ed, anzi, il trattamento tempestivo si impone per prevenire il rischio di cicatrici definitive che potrebbero creare problemi psichici più seri (137). Comunque, in pazienti particolarmente predisposti, specie se giovani e affetti da acne grave, è consigliato un attento monitoraggio della loro condizione mentale. L’impostazione di un rapporto medico/paziente ottimale rappresenterà un punto fondamentale di questo monitoraggio, tenendo sempre a mente che bisogna curare il paziente e non l’acne (137). Il paziente dovrà essere tranquillizzato sulla transitorietà degli effetti col- laterali o dell’iniziale peggioramento dell’acne, e tanto più lo sarà se comprende che potrà fare riferimento al suo dermatologo in caso di reazioni avverse o di semplici chiarimenti. I pazienti ritenuti più a rischio di depressione dovrebbero avere un filo diretto telefonico con il medico che prescrive loro l’isotretinoina orale. Un colloquio telefonico può aiutare moltissimo il paziente nel momento in cui si presentano sintomi d’ansia o di depressione. Se durante il colloquio preliminare, in cui si propone l’uso del farmaco, dovessero emergere sospetti circa la presenza di depressione maggiore o di tendenze suicide, si consiglia una consulenza psichiatrica prima della prescrizione dell’isotretinoina orale. ALTRI EFFETTI COLLATERALI Secondo alcuni Autori, la secchezza della mucosa bronchiale può essere responsabile di asma in soggetti atopici che assumono isotretinoina orale (139). In un soggetto atopico che assumeva isotretinoina orale si è notata una riesacerbazione dell’asma dopo sforzo fisico (140). Tenuto conto dell’elevata frequenza di atopia nella popolazione generale e dell’esiguo numero di casi di asma scatenato da isotretinoina finora descritti, sembra che tale evenienza sia da considerarsi estremamente rara. Le segnalazioni di bronco-pneumopatie indotte dall’isotretinoina sono eccezionali e non attribuibili con certezza al farmaco. Esse sono rappresentate da un caso di alveolite eosinofila (141) e da due casi di pleurite eosinofila (142,143), di cui uno insorto in un soggetto con sclerosi sistemica progressiva (142). Altre segnalazioni isolate, in cui non è possibile stabilire con certezza la natura iatrogena, riguardano condizioni, quali difficoltà di eiaculazione (144), insufficienza renale (145), diabete insulinodipendente in un soggetto trapiantato di rene (146), emoglobinuria parossistica notturna (147), esofagite acuta (148) ed ageusia (149). E’ possibile la comparsa di reazioni gastrointestinali aspecifiche: nausea, diarrea, algie addominali (3). In due occasioni sono state segnalate reazioni di trombocitopenia, verosimilmente di natura idiosincratica (150,151). 123 In soggetti predisposti, per esempio emofilici, l’isotretinoina può allungare il tempo di emorragia (152). Alcuni studi hanno dimostrato che l’isotretinoina può aumentare il rilascio dell’attivatore del plasminogeno tissutale (tPA) (153,154) e può ridurre i livelli dell’inibitore dell’attivatore del plasminogeno (PAI), livelli questi ultimi che risultano tra l’altro aumentati in soggetti con acne (154). I livelli di tPA e di PAI, seppure modulati dal farmaco, rimangono nella gran parte dei casi nei limiti della norma e non inducono, in soggetti normali, alterazioni dell’emostasi con risvolti clinici apprezzabili (154). Tuttavia, la tendenza ad incrementare l’attività fibrinolitica può creare disturbi in soggetti predisposti, nei quali è necessario monitorizzare con cautela l’efficienza del sistema della coagulazione. PROFILO DI TOLLERABILITA’ IN SOGGETTI CON MALATTIE SISTEMICHE- CONTROINDICAZIONI Nella nostra esperienza, tra gli esami preliminari includiamo la conta piastrinica, il tempo di protrombina e di tromboplastina parziale, per discernere la presenza di anomalie importanti a carico del sistema della coagulazione. Gli aspetti relativi alla tollerabilità del farmaco in pazienti con malattie sistemiche sono stati ampiamente valutati in letteratura (25,61,155). Non sembra esistere alcuna controindicazione al trattamento di soggetti con rettocolite ulcerosa e morbo di Chron (155,156), patologie neurologiche (sclerosi multipla, epilessia, distrofia muscolare, patologia del motoneurone), diabete mellito tipo I e II, insufficienza renale cronica (155), e di soggetti sottoposti a trapianto d’organo (di cuore o di rene) (25,155,157-160). Orfanos (70) riporta come controindicazioni all’uso della isotretinoina orale la gravidanza, l’allattamento, le disfunzioni epatiche e renali severe. Controindicazioni relative sarebbero rappresentate da iperlipidemia, diabete melli- 124 to ed osteoporosi severa. Tuttavia, Macdonald-Hull e Cunliffe (155) hanno utilizzato il retinoide in alcuni soggetti diabetici e con insufficienza renale cronica ed in un soggetto con iperlipidemia, associando una dieta ipolipidica, senza influenze sulla patologia sistemica concomitante. L’efficacia dell’isotretinoina sistemica non viene inficiata dalla presenza concomitante delle sopramenzionate patologie; solo in un paziente affetto da morbo di Chron il trattamento non si è rivelato completamente efficace, presumibilmente a causa del malassorbimento (155). Per completezza, è bene inoltre ricordare che è stato descritto un caso di rettocolite ulcerosa apparentemente scatenato dall’isotretinoina (161). Per quanto riguarda invece le possibili interazioni con i farmaci usati per la patologia sistemica, gli unici dati degni di nota sono quelli relativi alla possibile riduzione dei livelli di carbamazepina (162) e all’aumento dei livelli plasmatici di ciclosporina in un paziente trapiantato, controllato poi con la riduzione dell’immunosoppressore (158). Alcuni Autori (61,163) hanno stabilito dei criteri di trattamento con isotretinoina orale in pazienti con malattie concomitanti, dividendo i pazienti in tre gruppi. % Nel primo gruppo, che comprende le malattie per le quali l’isotretinoina orale potrà essere utilizzata senza particolari problemi al dosaggio standard, sono inseriti i pazienti con morbo di Chron, diabete mellito, spina bifida, colite ulcerosa ed epilessia. % Nel secondo gruppo, in cui è consigliabile partire da dosaggi pari alla metà o meno di quelli standard, sono inclusi i soggetti affetti dalle seguenti patologie: insufficienza renale cronica, ipertrigliceridemia, immunosoppressione, psicosi maniaco-depressiva, encefalopatia mialgica, malattia del motoneurone, sclerosi multipla ed i soggetti sottoposti a dialisi renale. Dopo un mese o più di attento monitoraggio dei parametri di laboratorio, il dosaggio potrà essere portato gradualmente fino ad 1 mg/kg/die per un tempo complessivo di circa 24 settimane. % Nel terzo gruppo, comprendente i pazienti con sindrome di Behçet, encefalopatia cerebellare spongiforme, porpora trombocitopenica idiopatica, leucemia, degenerazione mitocondriale, emoglobinuria parossistica notturna, polimialgia reumatica, ed anche quelli sottoposti a trapianto epatico, l’isotretinoina orale verrà somministrata alla dose di 20 mg ogni settimana. La dose verrà incrementata di 20 mg/settimana così che dopo 7 settimane i pazienti assumeranno 20 mg al giorno. Il ciclo potrà essere ripetuto finchè i pazienti raggiungeranno una dose di 40 mg al giorno. Quanto emerge, quindi, da questa analisi è una sostanziale assenza di controindicazioni, anche se il trattamento in soggetti con malattie sistemiche dovrà essere attuato monitorizzando gli effetti clinici e collaterali con particolare attenzione ed in stretta collaborazione con uno specialista consulente per la malattia sistemica associata. Ricordiamo che tra le terapie concomitanti controindicate c’è quella con tetracicline orali, per il rischio di ipertensione endocranica (164), con vitamina A, per evitare il potenziamento degli effetti tossici, e con alte dosi di AAS, per il rischio di danno muscolare (70). CONCLUSIONI Da quanto esposto emerge che l’isotretinoina orale è un farmaco con un buon profilo di tollerabilità: gli effetti collaterali associati alla terapia sono ben studiati e documentati, facilmente controllabili e reversibili alla sospensione del trattamento, cosa che rappresenta una garanzia anche in termini di sicurezza a lungo termine. Nella Tabella 9.1 sono riportate le frequenze degli effetti collaterali più comuni e, per ciascuno di essi, vengono indicati i rimedi corrispondenti. A completamento di questa analisi sulla tollerabilità del farmaco, è giusto ricordare che esistono dati preliminari sulla somministrazione di alfa-tocoferolo per ridurre la tossicità dell’acido cis-retinoico (165). 125 Tabella 9.1. Effetti collaterali più comuni dell’isotretinoina orale: Effetti collaterali Frequenza Cheilite / Labbra secche 90 Eritema e xerosi del volto Rinite secca / Epistassi Dermatite dacontatto irritante - Eczema nummulare Eczema follicolare - Xerosi cutanea < Blefarocongiuntivite e secchezza oculare < Infezione da Staphylococcus aureus Peggioramento acne Iperlipidemia: ipercolesterolemia ipertrigliceridemia Aumento degli indici di funzionalità epatica Variabile Artralgie e mialgie < Cefalea < 126 frequenza e gestione Gestione Emollienti. Steroidi di bassa potenza nei casi più severi. Escludere infezione. Idratanti, lenitivi. Steroidi di bassa potenza nei casi più severi. Escludere infezione. Evitare uso eccessivo di detergenti. Soluzione fisiologica. Emollienti ed idratanti. Antisettici e topici antibiotati (per esempio a base di mupirocina). Steroidi di bassa potenza nei casi più severi. Escludere infezione. Tamponi e cauterizzazione in caso di epistassi grave (rara!) Idratanti. Steroidi di bassa/media potenza nei casi più severi. Evitare uso eccessivo di detergenti ed il contatto con sostanze potenzialmente irritanti. Lacrime artificiali. Colliri steroidei nei casi più gravi. Escludere infezione. Pomate oftalmiche antibiotate in caso di sovrainfezione. Uso di occhiali da sole filtranti gli UV. Interrompere l’uso di lenti a contatto in caso di intolleranza. Antibiotici sistemici (per esempio eritromicina o cloxacillina, mai tetracicline). Se non clinicamente rilevante continuare con il trattamento, in quanto autorisolventesi nella maggior parte dei casi. Se molto grave e soggettivamente fastidioso, riduzione temporanea del dosaggio e, secondo alcuni Autori, ricorso a brevi cicli di steroidi per via sistemica. Questi ultimi da considerare di fronte a diagnosi di acne fulminans. Screening preliminare. Controllo dopo un mese di trattamento; controlli ripetuti solo in caso di alterazioni rilevanti. Norme alimentari. Riduzione di fumo, alcol e peso corporeo. Evitare uso di b-bloccanti, contraccettivi orali, diuretici tiazidici. Utile l’assunzione di olio di pesce. In caso di aumento significativo, riduzione del dosaggio di isotretinoina e/o ricorso a farmaci ipolipidemizzanti. Screening preliminare. Controllo dopo un mese di trattamento; controlli ripetuti solo in caso di alterazioni rilevanti. Raramente significativo (l’aumento rimane solitamente contenuto nel range fisiologico) Riduzione del dosaggio dell’isotretinoina in caso di eccessivo aumento (circa 2-3 volte il valore normale) In genere transitorie e a risoluzione spontanea. Evitare bruschi sforzi fisici. Al bisogno, paracetamolo o FANS. In casi più severi, riduzione del dosaggio di isotretinoina. Di solito non necessita di trattamento ed è transitoria. Paracetamolo al bisogno. Se associata a visione confusa ed a difficoltà di concentrazione escludere ipertensione endocranica benigna. Riduzione del dosaggio dell’isotretinoina in casi severi. 127 Bibliografia 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. Mills CM, Marks R. Adverse reactions to oral retinoids: An update. Drug Saf 9: 280-90, 1993. Connor MJ. Mechanisms of retinoid action in the skin. In: Lowe N, Marks R (eds). Retinoids. A clinician’s guide. 2nd Ed. London: Martin Dunitz, 1998, pp. 1-7. Falk ES, Stenvold SE. Long-term effects of isotretinoin in the treatment of severe nodulocystic acne. Eur Rev Med Pharmacol Sci 14: 215-20, 1992. Harms M. Systemic isotretinoin (active ingredient of Roaccutane). Basel: Editions Roche, 1990. 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LINEE GUIDA PRATICHE PER LA TERAPIA CON ISOTRETINOINA ORALE L’isotretinoina sistemica ha rivoluzionato il trattamento dell’acne dal momento in cui è stata messa in commercio e cioè dal 1982. A circa 15 anni di distanza l’esperienza maturata su più di 7 milioni di pazienti trattati ha permesso di arrivare ad un’approfondita conoscenza del farmaco, che ha visto progressivamente un allargamento delle sue indicazioni, dalla acne grave (nodulare, nodulo-cistica e conglobata) alle forme moderate e lievi. Con l’intento di fare chiarezza sull’enorme numero di dati disponibili sono state pubblicate negli ultimi anni diverse linee guida sull’utilizzo del farmaco, ovvero quelle canadesi (‘90), quelle belghe (‘97), quelle internazionali (‘97), che fanno riferimento ad una casistica europea ed extraeuropea, e quelle italiane (‘98). In questa sede vorremmo commentare quelle italiane, perchè rispecchiano una realtà nazionale, che ci interessa più da vicino, confrontandole con quelle internazionali, facendo così il punto sui seguenti aspetti: % selezione del paziente da sottoporre alla terapia, % dosaggio ottimale, % effetti collaterali, % esami ematochimici, % rapporto medico-paziente. Le Linee guida italiane sono state tracciate dopo aver analizzato le risposte di un questionario relativo alla gestione di pazienti acneici giunti all’osservazione fra il giugno ‘96 ed il giugno ‘97. I centri coinvolti sono sette fra universitari ed ospedalieri. Le Linee guida internazionali sono invece la revisione critica da parte di 12 dermatologi di diversi paesi (Italia, Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti d’America ed Australia) degli ultimi 100 casi di acne trattati da ciascuno per un totale di 1000 pazienti. Vi è una sostanziale sovrapponibilità di comportamento anche se con alcune differenze. % Tipo di acne. In Italia l’acne grave rimane la principale indicazione del farmaco: mediamente il 42% dei soggetti trattati con isotretinoina presenta forme gravi, ma in alcuni centri questa percentuale raggiunge anche il 70%. Anche nel nostro Paese si assiste ad un allargamento del suo utilizzo comprendendo nel 38% dei casi forme moderate e nel 20% forme lievi. Nelle Linee guida internazionali emerge una notevole diversità nell’utilizzo del farmaco nei 7 paesi: ad esempio, in Australia l’82% dei pazienti che ricevono isotretinoina orale ha acne grave ed il 16% acne moderata, mentre in Gran Bretagna 135 i soggetti sottoposti al trattamento presentano nel 74-76% dei casi forme moderate e solo nel 14-16% forme gravi. Conclusioni: Il paziente candidato alla terapia con isotretinoina sistemica è sicuramente quello con acne grave, ma, in presenza di un forte impatto psicologico, il farmaco potrà essere preso in considerazione anche in forme meno gravi. % Dosaggio. In Italia, i dosaggi giornalieri medi utilizzati variano da 0,5 mg/kg a 1 mg/kg per una durata di trattamento di 3-6 mesi. La dose cumulativa media raggiunta è di 80 mg/kg con un massimo di 100-120 mg/kg. La tendenza che emerge dalla casistica europea ed extraeuropea è sempre quella di utilizzare un dosaggio di 0,5-1 mg/kg/die, ma arrivando ad un dosaggio cumulativo di almeno 100 mg/kg per un periodo di trattamento da 16 a 30 settimane; in 7 dei 10 centri la maggior parte dei pazienti raggiungeva i 120 mg/kg. Tale dosaggio cumulativo sembra essere quello associato ad una minore frequenza di recidive. Oltre la dose di 150 mg/kg non si osservano ulteriori benefici. Conclusioni: Emerge, dunque, che il dosaggio giornaliero utilizzato è compreso tra 0,5 ed 1 mg/kg e si tende a somministrare una dose cumulativa di almeno 100 mg/kg 136 fino a raggiungere il valore di 120 mg/kg (dose quest’ultima considerata ottimale per l’efficacia a lungo termine nell’acne grave). Si suggerisce in ogni caso trattato con un dosaggio di 0,5 mg/kg/die di verificare dopo un mese la risposta del paziente, sia in termini di efficacia clinica, che di tollerabilità, e, di conseguenza, aggiustare il dosaggio per l’ulteriore periodo di trattamento. % Acne di grado moderato. In base all’esperienza italiana, l’isotretinoina sistemica viene proposta nelle forme moderate nel caso di acne papulopustolosa diffusa o di acne microcistica, resistente agli antibiotici e, limitatamente al sesso femminile, al trattamento ormonale. Inoltre, viene considerata nel caso di spiccata tendenza all’evoluzione cicatriziale e in tutti quei pazienti che soffrono di evidente compromissione psicologica. I dosaggi da utilizzare possono essere più bassi, compresi tra 0,3 e 0,7 mg/kg/die per un periodo di trattamento più breve, non superiore a 16 settimane. Tale approccio è giustificato dal fatto che nelle forme di grado moderato probabilmente l’effetto sebosoppressivo si esplica anche a dosaggi più bassi e che nell’area mediterranea, per motivi genetici e/o climatici, vi è una maggiore sensibilità al farmaco. Nelle linee guida internazionali invece non si fa una distinzione fra dosaggio da utilizzare nelle forme gravi e nelle forme moderate. Le indicazioni riportate a proposito delle forme di grado moderato e lieve sono la resistenza a cicli di antibiotici, la tendenza a formare cicatrici ed un impatto psicologico importante dell’acne sulla qualità di vita del paziente. Conclusioni: Il trattamento con isotretinoina sistemica potrà essere preso in considerazione anche per forme meno gravi di acne in casi selezionati: resistenza accertata a cicli di antibiotici, tendenza a formare cicatrici e presenza di un evidente impatto psicologico dell’acne. I dosaggi da utilizzare potranno essere più bassi di quelli utilizzati per l’acne grave. % Effetti collaterali. Nella casistica italiana, solo nell’1% dei casi gli effetti collaterali sono di una certa gravità e nello 0,5% dei casi sono motivo di sospensione della terapia. Nelle linee guida internazionali vengono segnalati nel 2% dei pazienti trattati effetti collaterali sistemici significativi (cefalea ed artromialgie), che sono stati, comunque, ben controllati con trattamenti sintomatici. Conclusioni: L’isotretinoina è un farmaco ben tollerato ai dosaggi comunemente utilizzati. % Esami ematochimici. Tutti i centri italiani effettuano un controllo degli esami prima di iniziare la cura e dopo un mese di terapia; alcuni li ripetono mensilmente, altri solo dopo il quarto mese. Nello 0,5% dei pazienti le alterazioni dei parametri ematochimici inducono alla sospensione della terapia. Gli esami suggeriti sono le transaminasi, il colesterolo totale e frazionato, la bilirubinemia ed i trigliceridi. Nello studio internazionale, gli esami di laboratorio venivano effettuati sempre prima dell’inizio del trattamento e poi ripetuti con una frequenza estremamente variabile fra i diversi Paesi e centri. In nessuno dei 1000 pazienti valutati è stato sospeso il farmaco per alterazioni degli indici di laboratorio. Conclusioni: Gli esami ematochimici, soprattutto quelli relativi alla funzionalità epatica, vanno effettuati sempre prima di iniziare la terapia e dopo un mese; in pazienti che evidenziano qualche alterazione dei parametri dopo un mese di trattamento ed in pazienti con malattie sistemiche dovranno essere inoltre ripetuti mensilmente. Negli altri casi è sufficiente un controllo al termine del trattamento. % Rapporto medico-paziente. Un importante novità delle linee guida nazionali è l’aver sottolineato e definito con precisione quello che deve essere il rapporto medico-paziente. Tale rapporto non è per niente diverso da quello da instaurare all’atto della prescrizione di qualsiasi farmaco, ma nel caso dell’isotretinoina sistemica diventa un momento 137 imprescindibile della terapia, necessario al raggiungimento del risultato terapeutico. Al paziente deve essere garantito un ampio spazio di colloquio con il medico, che fornisca un’adeguata informazione su benefici attesi, tempi richiesti, stabilità dei risultati, possibilità di modificazioni posologiche, effetti collaterali ed eventuali rimedi. A tale proposito, per quanto riguarda la teratogenicità, oltre a rassicurare i soggetti di sesso femminile, dovrà essere raccomandata una contraccezione sicura per tutto il periodo di trattamento e per almeno un mese dopo la sospensione del farmaco. Infine, viene suggerito un monitoraggio mensile dei valori ematochimici in quanto il paziente si sente in tal modo più seguito. Conclusioni: Il rapporto medicopaziente è un momento fondamentale del trattamento con isotretinoina sistemica, che deve garantire una costante ed adeguata informazione del paziente su tutti gli aspetti relativi al farmaco ed alla terapia. Il mancato instaurarsi di questo rapporto non garantisce i risultati della terapia. ATTENZIONE: nuove modalità di prescrizione, dispensazione e distribuzione per la prevenzione del rischio teratogeno. Click per visionare Accedere alla Sezione Farmaci di Infomedics.it 138 11. TEST DI AUTOVALUTAZIONE A) In quali pazienti è consigliabile la terapia con isotretinoina sistemica? 1. in tutti i pazienti che accettano il trattamento 2. solo in alcune forme di acne 3. solo nei maschi La risposta 2 è quella più comunemente accettata. Infatti, anche a livello internazionale vi è consenso unanime nel trattare tutte le forme di acne resistenti, di varia gravità, che rispondono solo parzialmente o non rispondono affatto alle altre terapie convenzionali (antibiotici sistemici e/o terapia ormonale limitatamente al sesso femminile). Il trattare solo i maschi (risposta 3) non è accettabile, perchè un paziente di sesso femminile, che rispetta scrupolosamente le avvertenze per evitare l’effetto teratogeno del farmaco, può trarre gli stessi benefici dalla terapia di un paziente di sesso maschile. Naturalmente la risposta 1 non è corretta, perchè non è sufficiente che un soggetto acneico sia favorevole alla terapia per essere un paziente da sottoporre a terapia con isotretinoina sistemica. B)In un paziente con acne grave è preferibile raggiungere il dosaggio ottimale di isotretinoina sistemica: 1. iniziando con un dosaggio di 1 mg/kg/die ed eventualmente riducendolo in seguito, in funzione degli effetti collaterali 2. iniziando con un dosaggio di 0,5 mg/kg/die ed eventualmente adattandolo in funzione della risposta clinica e degli eventi avversi 3. fissando un dosaggio iniziale ed evitando variazioni durante la terapia La terapia con isotretinoina orale è condizionata da una relazione dose/risposta molto individuale oltre che da una suscettibilità agli effetti collaterali (specie mucosocutanei) fortemente dose-dipendenti. Pertanto la strategia posologica più comunemente attuata è quella di partire con un dosaggio di 0,5 mg/kg/die, eventualmente adattandolo in un secondo momento, per ottenere un accettabile equilibrio tra risposta clinica ed effetti avversi da sebosoppressione. Iniziare la terapia con dosaggi superiori (risposta 1) potrebbe esporre il paziente a effetti muco-cutanei particolarmente fastidiosi in un momento in cui non vi è stato ancora un adattamento alla terapia e soprattutto in assenza dei miglioramenti clinici attesi che in genere si evidenziano a partire dalla seconda/terza settimana di trattamento. L’atteggiamento suggerito dalla risposta 3 non ha alcuna giustificazione clinica. 139 C) Si possono verificare casi di depressione in corso di terapia con isotretinoina orale? 1. sì, sempre 2. sì, ma solo in casi molto rari 3. no, mai In letteratura sono stati descritti rari casi di depressione in corso di trattamento con isotretinoina sistemica. Non dimentichiamo però che il paziente con acne grave è di per sè soggetto a disturbi di tipo psicologico e che numerose pubblicazioni descrivono un miglioramento della sintomatologia depressiva in seguito a terapia con isotretinoina. Non da ultime le linee guida internazionali sull’uso dell’isotretinoina sistemica nell’acne evidenziano i possibili benefici di questa terapia sulla sfera emotiva. I pazienti affetti da acne grave devono quindi essere tenuti sotto controllo da un punto di vista psicologico, qualsiasi sia il trattamento prescritto: tale raccomandazione vale soprattutto per quei pazienti, che si attendono la risoluzione di tutti i loro problemi personali in seguito alla risoluzione del quadro acneico. Concludendo, possiamo dire che finora non è stata dimostrata una correlazione diretta fra il trattamento con isotretinoina sistemica e depressione. D) Gli effetti collaterali mucoso-cutanei, nella terapia con isotretinoina sistemica, sono motivo di sospensione del farmaco? 1. sì, sempre 2. no, se vengono controllati i parametri di laboratorio 3. no mai, perchè facilmente controllabili Gli effetti mucoso-cutanei sono una costante nella terapia con isotretinoina orale perchè legati al meccanismo d’azione del farmaco (sebosoppressione). Per questo motivo è importante che il paziente sia preparato a gestire questo fenomeno e conosca tutti i rimedi utili ad alleviare la fastidiosa sintomatologia (creme emollienti, stick per labbra, lacrime artificiali, ed altro). Essendo strettamente dose-dipendenti, queste reazioni possono essere tenute sotto controllo da una modulazione della posologia; solo eccezionalmente sono tali da richiedere una sospensione del trattamento. Quindi la risposta 3 è quella che meglio risponde alla domanda, mentre la 1 non si concilia con la terapia con isotretinoina e la 2 non ha senso. E) L’isotretinoina sistemica è indicata in associazione con: 1. nessuna terapia sistemica 2. antibiotici sistemici 3. antinfiammatori non steroidei (FANS) sistemici 140 In corso di terapia con isotretinoina orale l’impiego di altri prodotti antiacne è del tutto inutile e in qualche caso addirittura controindicato. Ciò deriva dal meccanismo d’azione del farmaco che, intervenendo alla base del processo acneico, normalizzando la produzione di sebo, modifica profondamente l’ambiente che in genere predispone alla crescita del Propionibacterium acnes, riducendone di conseguenza la colonizzazione e l’innesco del processo infiammatorio. Ne consegue che nè l’impiego di antibiotici nè di FANS dà ulteriori vantaggi sul decorso dell’acne in corso di terapia con isotretinoina. Solo eccezionalmente è stata proposta l’associazione con corticosteroidi sistemici in caso di gravi “flare-up” dell’acne con manifestazioni emorragico-crostose simil-granuloma piogenico, una volta esclusa l’evenienza di acne fulminans e dopo aver ridotto il dosaggio di isotretinoina sistemica. Nell’acne fulminans è consigliato l’uso degli agenti corticosteroidei per via sistemica; alcuni Autori introducono gradualmente l’isotretinoina dopo aver raggiunto il controllo della sintomatologia, mentre altri utilizzano l’isotretinoina in associazione agli steroidi già nella fase acuta della malattia. Naturalmente, l’impiego dei FANS e/o degli antibiotici (topici e/o sistemici) può essere considerato in caso di comparsa di effetti collaterali di particolare gravità che necessitano di una terapia sintomatica al bisogno (per esempio, paracetamolo per cefalea o artro-mialgie, o antibiotici per impetiginizzazione). Inoltre va ricordata la controindicazione assoluta nell’associazione dell’isotretinoina orale con le tetracicline dal momento che entrambe le terapie possono causare ipertensione endocranica benigna. F) E’ possibile trattare un paziente acneico con isotretinoina sistemica durante la stagione estiva? 1. sì, è possibile 2. no, mai 3. sì, ma a dosaggi dimezzati L’isotretinoina non è una sostanza fotosensibilizzante e pertanto può essere impiegata anche nei periodi dell’anno più soleggiati. L’unica avvertenza è relativa ai pazienti con carnagione chiara che possono aumentare la propria sensibilità ai raggi UV a causa dell’assottigliamento dello strato corneo che consegue alla terapia con isotretinoina sistemica. Questo fenomeno può essere tenuto sotto controllo mediante l’impiego di filtri solari e riducendo i tempi di esposizione al sole. G) Qual è il limite minimo di età al di sotto del quale è controindicato l’impiego dell’isotretinoina sistemica? 1. non esiste un limite ufficiale 2. minimo 10 anni 3. il paziente deve essere maggiorenne 141 L’esperienza accumulata in 15 anni di impiego clinico internazionale e in più di 7 milioni di pazienti trattati confermano che nell’ambito dei dosaggi terapeutici comunemente utilizzati (0,5-1 mg/kg/die) non si sono evidenziate anomalie relative all’accrescimento osseo tali da porre dei limiti di età per l’impiego clinico dell’isotretinoina sistemica. Effetti sul sistema osteo-articolare sono stati riportati solo in pazienti con meno di 10 anni che però avevano assunto l’isotretinoina a dosaggi superiori alla norma e per lunghi periodi di tempo per il trattamento di disturbi della cheratinizzazione. Per contro, anche trattamenti in neonati di qualche mese di vita, a dosaggi e per tempi raccomandati, non hanno evidenziato nessun effetto sul sistema osteo-articolare. H) L’emivita dell’isotretinoina è di circa: 1. 10-29 ore 2. 96-120 ore 3. 120 giorni L’emivita della isotretinoina è di circa 10-29 ore (risposta 1). Una settimana dopo la sospensione della terapia con isotretinoina sistemica solo state riscontrate solo piccole quantità di isotretinoina. A distanza di 2 settimane dalla sospensione si riscontrava solo 1’1% di 4-oxo-tretinoina, mentre l’isotretinoina non era rilevabile. L’escrezione dell’isotretinoina è molto rapida ed avviene tramite il filtro epatico ed, in minima parte, mediante quello renale. Non vi è accumulo progressivo del farmaco a livello plasmatico, nè a livello cutaneo o extra-cutaneo (tessuto adiposo, fegato, etc.). I) Dopo quanto tempo dalla conclusione della terapia con isotretinoina sistemica è possibile avere una gravidanza? 1. non prima di 1 anno 2. non prima di 6 mesi 3. non prima di 1 mese La teratogenicità è indiscutibilmente il problema principale di cui si deve tener conto ogni qual volta si decida di trattare con isotretinoina sistemica un paziente di sesso femminile. Per questo motivo la farmacocinetica è tra gli aspetti più indagati del farmaco e i risvolti clinici i più sorvegliati nell’ambito di questi 15 anni di impiego terapeutico. Come si è ricordato in precedenza, il farmaco ha una emivita di 10-29 ore, raggiunge lo “steady state” dopo una settimana e non vi sono significative modificazioni dei livelli plasmatici dopo rispettivamente 3 e 6 mesi di trattamento. Tutto ciò è espressione del fatto che non vi è accumulo progressivo del farmaco nel siero e nell’epidermide. L’escrezione è molto rapida e dopo una settimana dalla sospensione solo piccole quantità sono ancora riscontrabili (1%), mentre in decima giornata rientrano nei valori fisiologici. 142 Per questo motivo, il limite di sicurezza fissato dalla comunità scientifica internazionale di aspettare 1 mese dalla sospensione del farmaco prima di avere una gravidanza è ampiamente rassicurante e tiene conto di tutte le possibili variabilità individuali (come riportato in scheda tecnica). Pertanto le indicazioni delle risposte 1 e 2 sono errate. L) L’isotretinoina è un retinoide: 1. di origine esclusivamente sintetica, mai riscontrabile nell’organismo umano 2. fisiologicamente presente nell’organismo umano a basse concentrazioni L’isotretinoina è rinvenuta fisiologicamente a bassissime concentrazioni nell’organismo umano. Essa potrebbe verosimilmente originare dal metabolismo endogeno della vitamina A, visto che le sue concentrazioni aumentano in caso di supplementazione della vitamina ed è presente in circolo dopo un pasto ricco di vitamina A. Il meccanismo di formazione della isotretinoina endogena non è del tutto noto, ma si è dimostrato che la isomerizzazione trans-cis dell’acido retinoico può avvenire in vivo. M) Dal momento che l’isotretinoina è un metabolita naturale della vitamina A, può un paziente acneico trarre gli stessi benefici con alte dosi di vitamina A? 1. sì, sempre 2. solo in particolari circostanze 3. no, mai Certo, sarebbe molto interessante raggiungere le concentrazioni plasmatiche di isotretinoina necessarie per l’effetto sebosoppressivo assumendo alte dosi di vitamina A. Purtroppo ciò non è possibile perchè anche concentrazioni elevate di vitamina A non permettono di raggiungere livelli tali di isotretinoina da risultare efficaci. Precedenti esperienze in questa direzione sono state abbandonate per gli inaccettabili effetti collaterali delle alte dosi di vitamina A e per gli evidenti vantaggi clinici dell’isotretinoina sistemica. Inoltre, tutti i tentativi di riprodurre l’efficacia dell’isotretinoina orale nell’acne con altri retinoidi sono risultati vani proprio per la peculiarità dell’acido 13-cis-retinoico di avere una attività sebosoppressiva che non è condivisa da nessun altro componente di questa classe di farmaci. Pertanto le risposte 1 e 2 non sono corrette. N) E’ in genere preferibile che l’isotretinoina sia somministrata: 1. a digiuno 2. a stomaco pieno 3. a stomaco pieno, ma solo associando una dieta ipolipidica per ridurre il rischio di alterazioni dei lipidi plasmatici 143 Come avviene per tutte le molecole liposolubili, la presenza di cibo aumenta considerevolmente l’assorbimento sistemico. L’assorbimento può essere altresì favorito da fattori che aumentano la solubilità del farmaco nel lume intestinale, dal ritardo nella fase di svuotamento gastrico e dalla stimolazione della secrezione biliare. Studi su modelli animali hanno valutato che la biodisponibilità in condizioni di digiuno si aggira attorno al 21-25%. La bassa biodisponibilità può essere dovuta a degradazione della molecola nel lume intestinale o a effetti correlati a “primo passaggio epatico”, ma soprattutto a parziale assorbimento. Pertanto, l’assunzione a digiuno (risposta 1) non assicura un adeguato assorbimento del farmaco. Una dieta ipolipidica (risposta 3) può essere considerata in casi selezionati (soggetti a rischio per iperlipidemia, o con alterazioni significative dei lipidi plasmatici prima o durante il ciclo di trattamento), ma non deve essere consigliata routinariamente in tutti i soggetti. Infatti, nei soggetti normali per quel che riguarda il metabolismo lipidico, le abitudini dietetiche possono rimanere invariate ed è preferibile ricorrere ad un regime di dieta normolipidica, consigliando di assumere il farmaco a stomaco pieno. O) In caso di necessità è possibile somministrare l’isotretinoina in un paziente che assume ciclosporina A? 1. assolutamente no, poichè esistono interazioni note tra l’isotretinoina e la ciclosporina 2. sì, non esiste alcuna interazione tra i due farmaci e non vi è alcuna necessità di monitorizzare la ciclosporinemia 3. sì, il trattamento concomitante con i due farmaci può essere preso in considerazione, ma, in assenza di dati definitivi sulla interazione tra i due farmaci, è preferibile usare cautela (impiego di bassi dosaggi iniziali di isotretinoina, monitoraggio dei livelli della ciclosporina) L’isotretinoina viene metabolizzata a livello epatico mediante reazioni che sfruttano il citocromo P450. La ciclosporina A è ben nota per essere un substrato metabolico di enzimi P450-dipendenti. In vitro si è osservato che i retinoidi possono agire da deboli inibitori degli enzimi citocromo P450-dipendenti. Alcune osservazioni cliniche sembrano tuttavia deporre per una scarsa interferenza tra ciclosporina A ed isotretinoina in vivo. Vi è tuttavia una segnalazione isolata relativa ad un paziente trapiantato in cui la somministrazione di isotretinoina ha causato un aumento dei livelli plasmatici di ciclosporina controllato con la riduzione dell’immunosoppressore. In assenza di testimonianze conclusive sia sperimentali che cliniche, possiamo affermare che non esistono al momento dati tali da imporre una controindicazione assoluta all’uso concomitante dei due farmaci e, pertanto, almeno nella nostra opinione, la risposta più corretta ci sembra la 3. In caso di reale necessità si può ricorrere pertanto all’isotretinoina in un paziente sottoposto a terapia con ciclosporina A, ma è consigliabile adoperare estrema cautela, partendo, ad esempio, da dosaggi iniziali di isotretinoina inferiori a quelli standard (per esempio pari alla metà o meno), monitorizzando regolarmente la ciclosporinemia e adattando la dose dell’isotretinoina in base alla tollerabilità. 144 P) Quali di questi farmaci sono controindicati in corso di terapia con isotretinoina orale? 1. paracetamolo 2. penicillina 3. tetracicline Tra le terapie controindicate durante il trattamento con isotretinoina sistemica c’è sicuramente quella con tetracicline orali, per il rischio di ipertensione endocranica (risposta 3) e l’uso concomitante di vitamine A, per eludere il potenziamento degli effetti tossici da retinoidi. Non sono note al momento ulteriori interazioni farmacologiche degne di nota. Alcuni Autori consigliano di evitare l’impiego di alte dosi di acido acetilsalicilico, per il rischio di danno muscolare, e di monitorizzare attentamente i pazienti in trattamento con antiepilettici (soprattutto carbamazepina) per la possibilità di interazioni farmacocinetiche. Tra i farmaci che si ritiene possano essere somministrati contemporaneamente all’isotretinoina senza rischi di interazioni degne di nota rientrano la penicillina, il paracetamolo, l’insulina, la clindamicina e l’eritromicina. Q) E’ possibile adoperare l’isotretinoina in pazienti affetti da morbo di Gilbert? 1. no, mai 2. sì, monitorizzando frequentemente la bilirubinemia 3. sì, non esiste alcuna controindicazione e non è necessario monitorizzare frequentemente la bilirubinemia Non c’è controindicazione ad utilizzare l’isotretinoina orale nei pazienti con morbo di Gilbert, anzi alcuni studi hanno dimostrato che durante il trattamento con isotretinoina sistemica si assiste ad una normalizzazione della bilirubinemia in questi soggetti. Il dosaggio della bilirubina potrà certamente essere incluso nel pannello dei test ematochimici da eseguire durante il trattamento per sorvegliare la tollerabilità del farmaco, ma non è necessario ripeterne l’esecuzione a più riprese. R) In base alle attuali conoscenze, quale dei seguenti parametri deve essere considerato per assicurare l’efficacia a lungo termine dell’isotretinoina? 1. dose cumulativa totale 2. dosaggio quotidiano 3. durata del trattamento E’ noto che la durata del trattamento (risposta 3) ed il dosaggio quotidiano (risposta 2) singolarmente non sono parametri sufficienti per ottenere la guarigione di tutti i pazienti. 145 Attualmente si è concordi nel ritenere che l’efficacia a lungo termine dell’isotretinoina orale è strettamente dipendente dalla dose cumulativa totale (risposta 1), che risulta proporzionalmente correlata sia al dosaggio quotidiano che alla durata della terapia. Tale concetto è il risultato di vari tentativi di trattamento dell’acne con isotretinoina orale intesi a valutare il dosaggio e la durata del trattamento più idonei per raggiungere la guarigione della malattia. Secondo Harms, la dose cumulativa totale ottimale deve ammontare a circa 100 mg/kg di peso corporeo, valore al di sotto del quale il dosaggio può risultare insufficiente. Più recentemente altri Autori hanno suggerito che la dose globale ottimale debba essere di almeno 120 mg/kg, non essendoci benefici aggiuntivi nel superare comunque la dose di 150 mg/kg di peso corporeo. Comunque per raggiungere la dose cumulativa totale, la durata del trattamento deve essere stabilita in base ad una dose giornaliera variabile da 0,5 ad 1,0 mg/kg/die. Quanto detto è valido per l’acne nodulare grave che è l’indicazione principale dell’isotretinoina orale. Nel caso dell’acne moderata e lieve esistono dati sufficienti per affermare che la dose cumulativa totale potrebbe essere aggiustata su valori inferiori. S) Nella follicolite da germi Gram-negativi l’isotretinoina è: 1. assolutamente controindicata, in quanto peggiora il quadro clinico 2. molto efficace, a dosaggi quotidiani e per tempi di trattamento non molto dissimili da quelli impiegati nell’acne 3. proponibile, ma a dosaggi e per tempi di gran lunga superiori a quelli previsti per l’acne La follicolite da germi Gram-negativi è una complicanza iatrogena cui va frequentemente incontro l’acne trattata con antibiotici. L’isotretinoina orale è molto efficace in questa patologia; è stata utilizzata nella maggior parte dei pazienti a dosaggi compresi tra 0,5 ed 1 mg/kg/die per un tempo variabile da 2 a 8 mesi, quindi secondo schemi non molto differenti da quelli dell’acne (risposta 2). La risposta clinica si osserva in media dopo 2 mesi con remissioni prolungate. Il meccanismo d’azione non è antimicrobico diretto, poichè l’isotretinoina non induce la lisi batterica dei germi Gram-negativi. E’ piuttosto probabile che la colonizzazione da parte di questi batteri sia ridotta dalla modificazione del substrato di crescita dei batteri e dalla secchezza della cute e delle mucose. T) Se durante le fasi iniziali del trattamento con isotretinoina orale si assiste ad un peggioramento dell’acne, bisogna interpretarlo come: 1. un evento possibile, transitorio, raramente grave 2. un segno di inefficacia dell’isotretinoina orale, per cui è inutile continuare il trattamento 3. un fenomeno legato ad impetiginizzazione delle lesioni acneiche, che richiede necessariamente il ricorso a terapie antibiotiche 146 Si può osservare un peggioramento delle lesioni preesistenti dell’acne, talvolta associato alla comparsa di nuove lesioni, spesso di natura pustolosa, dopo le prime settimane di terapia (risposta 1). Tale evento non sembra strettamente dipendente dalla dose, dal momento che può verificarsi talvolta anche con bassi dosaggi; sembra comunque che abbia luogo quando la soppressione dell’escrezione di sebo è notevole. Questo fenomeno clinico non deve essere assolutamente confuso con gli effetti collaterali, nè deve essere inteso come indice di inefficacia dell’isotretinoina (risposta 2). Non si associa ad altri segni clinici: l’esame obiettivo ed i test di laboratorio sono nella norma e le eventuali lesioni pustolose sono amicrobiche, per cui non necessitano di terapie antibiotiche (risposta 3). Il medico potrebbe non osservare il fenomeno in quanto esso può andare incontro a regressione spontanea rapidamente nell’arco di due settimane. In alcuni pazienti l’esacerbazione è più grave e può persistere per uno o due mesi. La reazione è raramente tanto grave da richiedere un trattamento sintomatico. Raramente sono stati osservati casi di riesacerbazione tanto gravi da essere suggestivi di un quadro di acne fulminans, nei quali si è reso spesso necessario l’impiego dei corticosteroidi o di altri agenti antinfiammatori per via sistemica. Esclusi i casi più gravi, nella nostra opinione, non sembra utile trattare questa reazione routinariamente, non solo perchè essa regredisce spontaneamente continuando il trattamento, ma anche perchè non sono del tutto noti gli effetti a lungo termine degli agenti antinfiammatori sull’evoluzione della malattia. Al limite, si potrebbe agevolmente controllare un “flare-up” associato ad intensa flogosi e a notevole sintomatologia soggettiva con la riduzione del dosaggio dell’isotretinoina orale, riaumentandolo poi gradualmente dopo aver ottenuto il controllo della sintomatologia. Ignoti sono i meccanismi alla base del “flare-up”. Si ritiene che possa essere implicata in qualità di fattore di rischio la presenza di lesioni nodulo-cistiche e di macrocomedoni. Questi ultimi potrebbero fungere da fonte di mediatori proinfiammatori, rilasciati in notevole quantità da parte del P. acnes in seguito alle variazioni del microambiente lipidico indotte dal farmaco. U) Dopo terapia dell’acne con isotretinoina sistemica possono verificarsi recidive? 1. sì, in più del 50% dei pazienti trattati 2. sì, anche se poco frequenti 3. no, mai Recidive, intese come manifestazioni acneiche di gravità simile a quella che hanno indotto alla prima prescrizione di isotretinoina orale, possono verificarsi anche se non sono una eventualità molto frequente. Frequentemente, però, le recidive dell’acne dopo terapia con isotretinoina orale si presentano con un’intensità inferiore a quella osservata prima di tale trattamento. In genere, le recidive sono più frequenti nei pazienti più giovani, in quelli affetti da forme gravi di acne e per trattamenti effettuati a dosaggi bassi. 147 Per quanto concerne quest’ultimo punto, è importante precisare che l’analisi dei dati della letteratura ha dimostrato che la frequenza delle recidive dipende non tanto dal dosaggio quotidiano, quanto dalla dose cumulativa totale. La tendenza all’aumento della frequenza di recidive riscontrata da alcuni Autori nei soggetti giovani può essere giustificata col fatto che è più probabile che in questi casi vi sia una riattivazione della malattia per effetto della notevole stimolazione ormonale e della persistenza dei fattori acneigeni. Tra gli altri fattori che condizionano la recidiva, merita menzione la presenza di disendocrinie, che può associarsi alle forme di acne ad esordio tardivo che colpiscono il sesso femminile. La terapia delle recidive consiste in genere in un secondo ciclo di trattamento con isotretinoina sistemica che normalmente porta a remissione della patologia. Solo raramente in letteratura sono menzionati casi in cui si è dovuto ricorrere a un terzo/quarto ciclo di trattamento. Naturalmente queste recidive vanno distinte dai casi in cui dopo terapia con isotretinoina vi è la ricomparsa di lesioni acneiche sporadiche e di lieve entità. Questi casi, che sono più frequenti rispetto alle recidive, vengono abitualmente trattati con altre terapie sistemiche o addirittura con la sola terapia topica. 148 Fig. 1 - Acne papulo-pustolosa e nodulare del volto. 149 Fig. 2 - Stesso caso della Fig. 1 dopo 3 mesi dalla sospensione di isotretinoina orale 150 Fig. 3 - Acne: lesioni nodulari in sede nucale Fig. 4 - Stesso caso della Fig. 3 a distanza di 3 mesi dall’interruzione di un ciclo di trattamentocon isotretinoina sistemica. 151 Fig. 5 - Acne: diffuse lesioni papulo pustolose e sparse lesioni nodulari sulla superficie anteriore del tronco. 152 Fig. 6 - Stesso caso della Fig. 5 dopo 3 mesi dalla sospensione di isotretinoina sistemica 153 Fig. 7 - Acne: lesioni papulo pustolose del dorso 154 Fig. 8 - Stesso caso della Fig. 7 a distanza di 2 mesi dalla fine di un ciclo di trattamento con isotretinoina orale 155 Fig. 9 - Chelite associata a terapia con isotretinoina orale Fig. 10 - Blefarocongiuntivite in corso di terapia con isotretinoina sistemica 156