Herbert Blumer (1990-1987) L'espressione “interazionismo simbolico” non fu coniata da George Mead, iniziatore di questa scuola, ma da Herbert Blumer, che se ne servì in un saggio del 1937 dove chiarì i suoi principi: Sono tre, per Blumer, i principi dell'interazionismo simbolico: 1. gli esseri umani agiscono nei confronti delle "cose" (oggetti fisici, esseri umani, istituzioni, idee...) in base al significato che attribuiscono ad esse; 2. il significato attribuito a tali oggetti nasce dall'interazione tra gli individui ed è quindi condiviso da questi (il significato è un prodotto sociale); 3. tali significati sono costruiti e ricostruiti attraverso un "processo interpretativo messo in atto da una persona nell'affrontare le cose in cui si imbatte". Per i principi generalmente condivisi delle scienze sociali, il significato o è dato per scontato o è considerato solo come collegamento tra i fattori responsabili di un comportamento e tale comportamento come prodotto di questi fattori; ha quindi un'importanza secondaria. Il comportamento umano è considerato come prodotto di vari fattori che agiscono sugli esseri umani: stimoli, atteggiamenti, percezione, cognizione (psicologia), posizione sociale, status, ruolo, norme, valori (sociologia). I significati delle cose per gli esseri umani che agiscono sono o trascurati o ridotti a fattori usati per spiegare il loro comportamento. in che cosa si differenzia Blumer da Mead? Possiamo dire che Blumer sottolinea principalmente l’Io, l’aspetto emergente e creativo del self mentre l’interpretazione di Mead sottolinea il Me, le parti relativamente fisse del slf che sono interiorizzate a partire dai ruoli sociali. Poi, c’è da dire che gli interessi di Mead erano filosofici ed egli usava una concezione sociale solo al fine di rispondere a interrogativi filosofici: la sociologia si stava distaccando dalla biologia, spingendosi quindi “al di sopra” verso il livello simbolico autonomo. Nella filosofica Mead stava combattendo l’idealismo religioso in mome del naturalismo scientifico in quanto mostrava come la mente e le sue proprietà emergenti e riflessive, provenisse dal mondo fisico. All’inizio Blumer voleva usare le idee di Mead per trattare temi sollevati da Thomas e Znaniechi, tant’è che la prima importante pubblicazione di Blumer fu una analisi estensiva della ricerca di Thomas e Znaniechi sui contadini polacchi, in cui si indicavano i limiti e il bisogno di superarre quest’opera. Egli, in particolare, riprende l’analisi del self di Mead secondo la quale il self consiste dell’io (self attivo), del me e dell’altro generalizzato. Nella versione di Blumer, l’Io, il self attivo, nell’immaginazione sottopone a prova i vari Me, le immagini del self, in quanto impegnati in differenti azioni possibili mentre l’Altro Generalizzato, in veste di testimone internalizzato, agisce da pubblico cosciente di queste recite immaginarie all’interno della mente. Il sé implica che l’uomo può diventare oggetto a sé stesso: egli si vede agire, si giudica, ha idee su di se, comunica con se e si risponde. Il sé è concepito non come una entità statica, una struttura data una volta per tutte ma come un processo, un continuo dialogo con se stessi da cu si esce continuamente trasformati perché tanti Me differenti possono essere immaginati e sottoposti a prova. Blumer individua diverse questioni presenti nel pensiero di Georg Mead. Il sé implica che l'uomo può diventare oggetto di se stesso. Non è concepito come un'entità statica, data una volta per tutte, ma come un processo in continuo divenire, un continuo dialogo con se stessi, da cui si esce continuamente trasformati. Esso interpreta la realtà in cui ci si imbatte e agisce in base a tale interpretazione. L'atto. L'uomo agisce in quanto stablisce per sé stesso una meta da raggiungere, dà indicazioni a se stesso e prende in considerazione, nella sua azione, tali indicazioni. Egli costruisce da sé la sua azione. L'interazione sociale può essere simbolica o non simbolica. ◦ Interazione sociale simbolica. Si interpreta un gesto o un azione: l'interpretazione dell'agitare di un pugno da parte di un altro come volontà di aggressione è un'interazione sociale simbolica. Essa come il sé va concepita come un processo: un continuo interpretare le azioni altrui. ◦ Interazione sociale non simbolica: si agisce direttamente in risposta al gesto altrui. La definizione è l'indicazione all'altra persona circa come essa si debba comportare. Nessuna espressione della vita sociale è mai identica a sé stessa, ma è in continuo mutamento. L'affermare che la vita è principalmente integrazione o conflitto significa generalizzare indebitamente un aspetto tra i molti presenti nell'interazione umana. Gli oggetti sono costrutti umani e non entità a sé stanti, con una natura intrinseca. Oggetto è dunque tutto ciò che gli esseri umani indicano e a cui fanno riferimento (Schutz, province finite di significati) L'azione congiunta corrisponde all'atto sociale di Mead. L'azioe congiunta è costituita dal confluire e dall'intrecciarsi delle linee di comportamento di soggetti diversi che partecipano alla stessa azione. L'azione congiunta differisce dall'interazione sociale in quanto essa dà vita a un'unità più grande. L'interazione sociale descrive il processo di formazione dei significati comuni, nell'azione congiunta si indica il processo di collaborazione tra più parti che così creano un insieme di attività che si intrecciano. Esse possono variare di stabilità: si va dall'attività comune di due individui alle istituzioni. La società è formata dalla molteplice varietà di queste azioni congiunte. Blumer si scaglia contro i concetti più comuni della teoria sociologica: status, ruolo, norme, valori, ecc. Non nega che abbiano un corrispettivo nella realtà, ma ne contesta l'uso. Ogni azione ha luogo per Blumer in una situazione, ma l'azione ha luogo proprio attraverso l'interpretazione di tale situazione. L'errore da evitare è di non derivare l'azione dalla situazione. L'organizzazione di una società umana è la cornice entro cui ha luogo l'azione sociale, e non la determinante di quell'azione. Inoltre, tale organizzazione sono il risultato di unità agenti e non di forze che ignorano queste unità. Caratteristiche strutturali quali cultura, sistema sociale, stratificazione sociale pongono le condizioni per l'azione, ma non la determinano. La sociologia convenzionale, tacciata di determinismo dall'autore, tratta i suoi argomenti come se essi fossero forniti di attributi fissi e generali, e comporta sempre generalizzazioni, mentre invece la scienza sociale ha a che fare con significati sempre mutevoli e casi singoli e specifici. I concetti della teoria sociologica vanno quindi usati come concetti sensibilizzanti che guidino il ricercatore in una certa direzione, senza forzare entro schemi predeterminati le attività dei soggetti agenti da studiare. 1) Blumer ha affermato che la sociologia non ha raggiunto “il rigore” delle scienze fisiche e biologiche egli, così, non sembra prendere atto che è lo stesso carattere indeterminabile ed intenzionale dell’azione umana a non consentire alla sociologia interazionista questo rigore anche se egli rifiuta i concetti della sociologia convenzionale preferendo i più aperti concetti sensibilizzanti. 2) La principale critica che viene rivolta all’interazionismo simbolico, però è quella di ridurre tutto a rapporto significativo tra unità agenti lasciando al di fuori del suo ambito problematico quegli aspetti della società che pur avendo avuto anch’essi origine nell’interazione, hanno poi assunto carattere di autonomia rispetto ai singoli e alle loro scelte. La sociologia rischia così di scivolare nella psicologia sociale. 3) Per l’interazionismo simbolico la vita psichica si riduce alla vita cosciente ed il problema dell’inconscio rischia di rimanere trascurato. 4) L’interazionismo simbolico non sembra preoccuparsi dei condizionamenti storico-sociali anche se esso stesso, come ogni altra corrente di pensiero, va colto nell’ambito di problemi e contesti storicamente speficici. In particolare, l’interazionismo ha avuto due momenti di auge in periodi diversi: il primo, con Mead e gli altri autori appartenenti alla Scuola di Chicago (primi decenni del ‘900 - in quanto la prospettiva da esso resa era particolarmente idonea allo studio dei problemi che travagliavano Chicago in quel periodo); il secondo, negli ultimi decenni del secolo, in corrispondenza alla crisi della teoria funzionalistica, e sotto l’influenza dello stato del benessere che richiedeva alle scienze sociali di sottolineare l’importanza del “mondo privato”. Ciò dimostra, seppur come ipotesi, che anche l’interazionismo, nonostante il suo carattere formale e astorico, non si pone al di fuori dei condizionamenti storico-sociali.