Dagli Atti della XCIII Riunione Annuale dell`Associazione

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Dagli Atti della XCIII Riunione Annuale dell’Associazione Elettrotecnica
Italiana, Maratea (PZ), Settembre 1992.
CARATTERIZZAZIONE DELL’ESPOSIZIONE AL CAMPO MAGNETICO A 50 HZ
NEGLI AMBIENTI CONFINATI
D.Andreuccetti, M.Bini e R.Olmi
SOMMARIO. L’esposizione al campo
magnetico a 50/60 Hz, che alcuni
studi epidemiologici hanno messo in
relazione con l’insorgenza di determinate patologie umane, è al centro
dell’attenzione della comunità scientifica che si occupa della protezione
dalle esposizioni ai campi elettromagnetici a bassissima frequenza ELF.
Viene anche prospettata una preminenza delle esposizioni croniche a livelli relativamente bassi, rispetto a
quelle acute.
Per contribuire a chiarire la
questione, abbiamo intrapreso lo
sviluppo di metodi per la valutazione
dell’intensità del campo magnetico
negli ambienti confinati (abitazioni,
uffici etc.)., con lo scopo, tra
l’altro, di fornire agli epidemiologi
strumenti per la valutazione quantitativa delle esposizioni croniche e
la ripartizione della popolazione in
categorie di esposizione.
In particolare stiamo realizzando
un programma di calcolo per la caratterizzazione di ambienti confinati
intesa come determinazione della distribuzione dell’intensità del campo
magnetico generata dalle sorgenti che
(*)
(*)
vi operano. Per l’implementazione del
programma è necessario procedere ad
un’opera di caratterizzazione delle
sorgenti stesse, consistente nello
sviluppo di modelli fisico-matematici
traducibili in algoritmi di calcolo
in grado di determinare il campo
prodotto in qualsiasi punto dello
spazio circostante.
INTRODUZIONE
L’esposizione cronica a campi
magnetici a 50/60 Hz relativamente
deboli, che in base a controversi
studi epidemiologici si è ipotizzato
essere la causa dell’insorgenza di
determinate gravi patologie nell’uomo, è da tempo al centro dell’attenzione di chi, nella comunità scientifica internazionale, si occupa della
protezione dalle esposizioni ai campi
elettromagnetici a bassissima frequenza (ELF). Data la rilevanza del
problema, si avverte l’esigenza di
condurre ricerche accurate per avvalorare o confutare una volta per
tutte queste ipotesi.
Daniele Andreuccetti, Marco Bini (socio AEI) e Roberto Olmi - Istituto di
Ricerca sulle Onde Elettromagnetiche del CNR - Via Panciatichi, 64 - 50127
Firenze.
Tra le critiche mosse agli studi
passati, una delle più ricorrenti è
la insufficiente caratterizzazione
dell’agente fisico sospetto, cioè
dell’intensità del campo magnetico
cui sono stati esposti i soggetti
delle indagini: molto spesso si è
ricorso soltanto a qualitative valutazioni indirette sul tipo dello
wiring code [1].
Per contribuire a chiarire questi
punti, che tra l’altro stanno creando notevoli apprensioni nell’opinione
pubblica italiana, è stata attivata
alla fine del 1991 una specifica
Linea di Ricerca nell’ambito dell’ampia Convenzione quadro per lo studio
dell’impatto ambientale dei sistemi
energetici recentemente stipulata tra
CNR ed ENEL [2].
Come Unità Operativa IROE all’interno di questa Linea di Ricerca
abbiamo intrapreso lo sviluppo di
metodi per la valutazione dell’intensità del campo magnetico negli
ambienti confinati (abitazioni, uffici etc.), col triplice scopo di (1)
aumentare la conoscenza dell’ambiente
elettromagnetico in cui devono operare gli individui; (2) costituire una
base-dati che risulterà indispensabile per predisporre, qualora risultasse necessario, interventi mirati di
abbattimento dell’intensità del campo; (3) fornire agli epidemiologi
strumenti per la valutazione quantitativa delle esposizioni croniche e
la ripartizione della popolazione in
categorie di esposizione senza che
sia necessario compiere dettagliate
campagne di misura per ciascun soggetto di una indagine.
In questa comunicazione viene
presentata l’impostazione generale
adottata dalla Linea di Ricerca,
descrivendo in particolare le iniziative intraprese dal nostro gruppo
all’IROE, delle quali si riportano i
risultati fin ad oggi conseguiti,
illustrati anche mediante un esempio
concreto.
MATERIALI E METODI
Impostazione metodologica
L’obbiettivo che stiamo perseguendo, assieme agli altri gruppi che
nell’ambito della Convenzione sopra
citata operano in modo coordinato su
questo argomento, è stabilire se sia
possibile valutare l’esposizione al
campo magnetico a 50 Hz subita dai
soggetti di una indagine epidemiologica mediante uno strumento che sia
al tempo stesso più accurato degli
indici indiretti utilizzati in passato, ma meno oneroso della misura
diretta caso per caso; l’attenzione
si è concentrata sulla possibilità di
sviluppare ed utilizzare un questionario attraverso il quale far emergere gli aspetti più significativi
dell’"ambiente elettromagnetico" in
cui si muove il soggetto. Attraverso
il questionario dovrebbe essere possibile (1) acquisire le abitudini di
vita del soggetto e stabilire quantità e qualità delle sorgenti di campo
a 50 Hz con cui esso interagisce e
(2) descrivere gli ambienti reali in
cui esso si muove ed identificarne le
caratteristiche salienti dal punto di
vista (elettro)magnetico.
Parallelamente allo sviluppo del
questionario viene compiuta un’opera
di caratterizzazione generale delle
sorgenti ELF e degli ambienti tipici
in base alla quale elaborare i dati
raccolti col questionario e ricavare
una misura dell’esposizione subita
dal soggetto indagato.
L’approccio adottato dal nostro
gruppo all’IROE parte dall’osservare
che il campo magnetico prodotto da
una sorgente a 50 Hz è molto poco
influenzato dalla presenza di pareti,
mobili ed oggetti comuni (in genere
non ferromagnetici) e che l’interazione diretta tra sorgenti diverse
può essere trascurata. Dal punto di
vista elettromagnetico un ambiente
viene quindi visto come una collezione di sorgenti (di date posizioni,
orientamenti spaziali e caratteristiche elettriche) che operano nello
spazio libero indipendentemente una
dall’altra. "Caratterizzare l’ambiente" significa allora elencare le
sorgenti che vi operano, specificando
le caratteristiche di ciascuna di
esse. Contemporaneamente è necessario
avere disponibile una base-dati delle
sorgenti esistenti attingendo alla
quale sia possibile, idealmente,
risalire dall’elencazione suddetta
all’intensità del campo magnetico
generato in qualunque punto dell’ambiente ed in qualsiasi istante di
tempo; in altre parole la caratterizzazione ambientale presuppone una
preventiva e dettagliata caratterizzazione individuale delle sorgenti di
campo magnetico.
Caratterizzazione delle sorgenti
Caratterizzare una sorgente di
campo magnetico significa sviluppare
un modello fisico-matematico della
stessa, che sia traducibile in un
algoritmo di calcolo in grado di
determinare il campo prodotto in
qualsiasi punto dello spazio circostante. Nella maggior parte dei casi
il punto di partenza è costituito
dalla legge di Biot-Savart in forma
differenziale [3]
(1)
che fornisce il campo magnetico gene-
rato nel punto Q da un elemento di
corrente di lunghezza dP ed intensità
i, posto nel punto P, con r = Q-P.
Per l’applicazione della (1) abbiamo
individuato i seguenti possibili approcci.
In
un
1. Approccio
analitico.
ristrettissimo numero di casi, per
sorgenti di geometria estremamente
semplice, è possibile integrare
analiticamente la (1) ed ottenere
in forma chiusa l’espressione del
campo generato. Abbiamo implementato in questo modo il modello del
conduttore indefinito, utile a
rappresentare i conduttori di
eventuali elettrodotti che transitano nei pressi dell’ambiente
considerato. In questo caso, se O
è un punto qualunque del conduttore, u il vettore unitario parallelo ad esso e diretto nel verso
della corrente e Q, come sopra, il
punto dove calcolare il campo, si
giunge facilmente a ritrovare la
legge di Biot-Savart in forma
integrale e vettoriale
(2)
Anche il campo della spira circolare può essere espresso analiticamente in forma chiusa. Questo
però richiede l’uso di integrali
ellittici la cui implementazione
su calcolatore è di difficoltà
paragonabile, se non superiore, a
quella dell’integrazione numerica
descritta nel paragrafo successivo.
2. Approccio numerico. L’integrazione
richiesta per l’applicazione della
(1) alla maggior parte delle sorgenti, anche strutturalmente molto
semplici, non può essere eseguita
analiticamente ed occorre far uso
di metodi numerici. Allo scopo
abbiamo sviluppato procedure di
integrazione numerica basate sull’estensione del noto metodo di
Simpson a funzioni vettoriali
definite o su un intervallo dell’asse reale (funzioni R -> R3) o
su un segmento dello spazio tridimensionale reale (funzioni R3 ->
R3). Le sorgenti finora affrontate
in questo modo sono il segmento di
conduttore, il doppino (utili
entrambi a modellare i cablaggi
interni di un edificio) e la spira
circolare (utilizzabile sia per
schematizzare per esempio il filamento di una lampadina ad incandescenza, sia (soprattutto) come
blocco elementare per modellare
sorgenti più complesse: si veda il
punto seguente).
3. Composizione di più sorgenti elementari. Alcune sorgenti reali
potranno essere convenientemente
modellate come combinazione di un
certo numero di sorgenti elementari, caratterizzate secondo uno
degli approcci dei punti precedenti. Il campo magnetico generato è
dato evidentemente dalla somma dei
campi prodotti dalle singole componenti elementari.
4. Approccio empirico. Nei casi non
trattabili con i metodi sopra
esposti, potrà convenire rinunciare ad applicare direttamente la
(1) e basarsi invece su misure
strumentali, sviluppando il modello per mezzo di funzioni interpolatrici in grado di riprodurre
con sufficiente accuratezza i dati
sperimentali. In questo processo
ci si potrà eventualmente avvalere
di metodi consolidati con base fisica, come quello noto come espansione in multipoli [4]. A titolo
di esempio citiamo l’applicazione
di quest’ultimo metodo, in occasione di una nostra recente indagine protezionistica [5], alla
valutazione del campo magnetico
generato da una bobina di geometria sconosciuta.
In tutti e quattro gli approcci
descritti è evidente la necessità di
integrare il lavoro teorico con quello strumentale; alle misure è delegato infatti il compito di verificare e
convalidare i modelli sviluppati
puramente "a tavolino" e di fornire
la base-dati da cui partire per l’elaborazione di quelli empirici. Per
questo motivo notevoli risorse dovranno essere dedicate nell’immediato
futuro all’acquisizione o allo sviluppo della strumentazione necessaria, della quale abbiamo delineato le
specifiche minime: elevate sensibilità (0.1 µT) e risoluzione spaziale (3
cm), rilevazione di ampiezza e fase
delle tre componenti del campo, interfacciabilità a personal computer
per acquisizione dati e controllo
remoto.
Caratterizzazione degli ambienti
In base all’impostazione da noi
adottata, la "caratterizzazione degli
ambienti" (intesa come determinazione
della distribuzione dell’intensità
del campo magnetico) consiste come si
è detto nella definizione di una
collezione di sorgenti e nel calcolo
del campo totale come sovrapposizione
dei contributi di ciascuna di esse,
pensata operante nello spazio libero.
Con questo presupposto stiamo sviluppando un programma di calcolo che
permette all’utilizzatore di (1) descrivere l’ambiente da caratterizzare, cioè specificarne le sorgenti
presenti; (2) definire i siti dove
determinare il campo e (3) calcolare
e presentare i valori di campo magnetico presenti nei siti prescelti.
Il programma, scritto in linguaggio C++, fa uso delle tecniche di
programmazione object oriented che
consentono un approccio ottimale al
problema e favoriscono l’eventuale
suddivisione del lavoro di caratterizzazione delle sorgenti tra più
unità operative. Ciascun tipo di
sorgente viene rappresentato da una
specifica classe del linguaggio,
derivata da una generica classe "sorgente" da cui eredita le funzionalità
di base; queste consistono essenzialmente nella disponibilità di due metodi fondamentali, da usarsi il primo
per definire nei dettagli ciascuna
istanza della classe ed il secondo
per calcolare il campo magnetico da
essa generato in ogni dato punto;
naturalmente l’implementazione specifica di questi due metodi è diversa
per ciascuna classe.
Nell’attuale configurazione minima
del programma l’interfaccia utente è
di tipo alfanumerico, sia in ingresso
(accettazione dei dati delle sorgenti) che in uscita (visualizzazione
dell’intensità del campo); l’opportunità di utilizzare interfacce più
avanzate sarà valutata in futuro. Il
programma è strutturato in un numero
ristretto di procedure fondamentali,
che implementano le funzionalità
sopra elencate, e cioè:
1. Descrizione dell’ambiente. Questa
procedura permette all’utente di
attivare un qualunque numero di
sorgenti scegliendone il tipo tra
quelle presenti in libreria (cioè
tra quelle per le quali sia già
stato sviluppato il modello), fino
ad un massimo di 100 sorgenti contemporaneamente attive; per ciascuna istanza viene chiesto, oltre
al tipo di sorgente in questione
(cioè la classe cui l’istanza si
ascrive), un insieme di dati necessari a posizionare ed orientare
la sorgente in un sistema di riferimento
cartesiano
ortogonale
tridimensionale
arbitrariamente
definito dall’utente stesso; altri
dati vengono richiesti per la
definizione delle caratteristiche
elettriche della sorgente. E‘ già
prevista la possibilità di elencare le sorgenti attivate e disattivare singolarmente qualunque sorgente attiva, mentre è in corso di
sviluppo la possibilità di salvare
e rileggere da disco la configurazione delle sorgenti attivate.
2. Definizione dei punti dove determinare il campo. Questa procedura
consente di definire il luogo dei
punti dove sarà calcolato il campo
magnetico
complessivo
generato
dalle sorgenti attivate. Allo
stato attuale può essere specificato o un singolo punto o un segmento comunque disposto.
3. Calcolo e presentazione dell’intensità del campo. Una volta completata l’immissione dei dati
descrittivi
dell’ambiente,
può
essere attivato il calcolo dell’intensità del campo magnetico
nei punti richiesti. La procedura
di calcolo invoca, per ciascuna
sorgente attivata, il metodo per
il calcolo del campo contenuto
nell’implementazione della classe
della sorgente; i contributi di
tutte le sorgenti vengono quindi
sommati vettorialmente in ampiezza
e fase ed i valori calcolati vengono presentati all’utente come
lista alfanumerica e/o salvati su
disco in formato ASCII.
La codifica del programma risulta
notevolmente
avvantaggiata
dalla
disponibilità di un pacchetto di
calcolo vettoriale da noi precedentemente sviluppato. Questo pacchetto si
avvale della possibilità, offerta dal
linguaggio C++, di introdurre nuovo
tipi di dati nel linguaggio stesso e
di ridefinire su di essi il comporta-
mento degli operatori aritmetici
fondamentali. E‘ stato così possibile
realizzare un insieme di procedure
che permette di operare sui vettori
(a due o tre componenti, reali o
complesse) in modo del tutto naturale; oltre a buona parte delle operazioni e delle funzioni algebriche
impiegate nel calcolo vettoriale,
fanno parte del pacchetto anche le
procedure per l’integrazione vettoriale numerica cui abbiamo accennato
sopra.
Un semplice esempio dimostrativo
delle possibilità offerte del programma è riportato nel seguito.
Valutazione dell’esposizione
La possibilità di effettiva applicazione ad una indagine epidemiologica reale degli strumenti di valutazione del campo magnetico descritti
nei paragrafi precedenti è condizionata allo sviluppo di algoritmi per
il calcolo di un parametro riassuntivo dell’esposizione subita. Questo
parametro, spesso denominato "dose"
(con termine mutuato da altre discipline), deve essere determinato combinando l’intensità del campo con
altri parametri caratteristici sia
delle sorgenti (forme d’onda o cicli
di lavoro) sia delle modalità di
esposizione (tempi, posizione e spostamento del soggetto). Sulla base
della dose assorbita i soggetti di
una indagine epidemiologica possono
essere ripartiti in categorie di differente esposizione, in modo che sia
possibile analizzare statisticamente
l’incidenza della patologia esaminata
nelle varie categorie ed evidenziare
e quantificare eventuali correlazioni.
Il dibattito su come debba essere
definita la dose nel caso del campo
magnetico a frequenza di rete è anco-
ra aperto all’interno della Linea di
Ricerca. Senza poter entrare nei dettagli in questa sede, accenneremo ad
alcune tra le linee guida da noi proposte.
1. La dose complessiva viene valutata
come somma dei contributi delle
singole sorgenti; se la generica
sorgente i-esima genera un campo
magnetico di intensità Bi a cui il
soggetto è esposto per un tempo
ti, appare ragionevole (seppure
del tutto convenzionale) prendere
come contributo di questa sorgente
alla dose totale una grandezza
proporzionale al prodotto Bi ti.
2. Considerato che la maggior parte
delle attività umane hanno una
periodicità settimanale, è opportuno riferire a questa scala la
misura dei tempi.
3. Unicamente per scopi di standardizzazione e compatibilità con
strumentazione esistente [6] si è
trovato utile normalizzare l’intensità di campo al valore convenzionale B0 = 1600 µT, esprimerla
in parti per milione e definire
come misura della dose un "Indice
di Esposizione" I.E. dato dal logaritmo in base 4 dell’espressione
risultante dall’applicazione delle
linee guida sopra esposte:
(3)
con B0 = 1600 µT e T0 = 1 settimana.
Per applicare la (3) riteniamo
vantaggioso ripartire gli apparecchi
elettrici (sorgenti di campo magnetico) in due categorie, che potremo
definire sorgenti personali e sorgenti autonome. La prima categoria comprende gli apparecchi il cui normale
funzionamento è vincolato all’utilizzo (e quindi alla prossimità) da parte di una persona, come per esempio
gli apparecchi per igiene personale e
domestica, gli attrezzi per impiego
manuale, le macchine da ufficio ed i
piccoli elettrodomestici. Nella seconda categoria porremo gli apparecchi che, una volta accesi, funzionano
e svolgono il loro lavoro senza richiedere alcuna presenza personale,
come la rete di trasmissione e distribuzione elettrica esterna all’edificio, l’impianto elettrico interno, i grandi elettrodomestici, i
ricevitori radiofonici e per filodiffusione, gli impianti stereo, gli
apparecchi per la climatizzazione
ambientale ed i dispositivi di illuminazione centrale. Questa classificazione non è purtroppo univoca, nel
senso che la collocazione di alcune
sorgenti in una o nell’altra categoria può essere problematica o dipendere dalle abitudini del soggetto: si
pensi per esempio, tra i possibili
casi ambigui, al televisore e alle
lampade da tavolo.
L’applicazione della (3) alle
sorgenti personali è immediata; è
sufficiente usare per Bi il campo
generato alla distanza normale di
utilizzo e per ti il tempo settimanale di impiego: per esempio, un asciugacapelli che generi un campo magnetico di 30 µT (valore tipico a 20 cm
[7]) e venga utilizzato dal soggetto
per 5 minuti due volte alla settimana
darebbe luogo, se fosse l’unica sorgente da considerare, ad un Indice di
Esposizione pari a 18.6.
Questo procedimento non è immediatamente applicabile alle sorgenti autonome, poiché per esse non ha senso
parlare di "distanza normale di utilizzo". Qui l’approccio completo
richiederebbe che si caratterizzassero con grande dettaglio, anche in
funzione del tempo, gli ambienti in
cui opera il soggetto e se ne ricostruissero accuratamente le successive posizioni e posture; data l’i-
nattuabilità pratica di un simile
procedura, occorre ricorrere a surrogati fondati su (1) la valutazione
del campo mediata nello spazio (in
aree circoscritte) e nel tempo, (2)
la stima dei tempi di permanenza del
soggetto nelle varie aree e (3) la
combinazione statistica delle due
informazioni precedenti.
Il rischio è che in questo modo il
contributo delle sorgenti autonome
risulti pressoché uguale per tutti i
soggetti. Per rendere l’analisi più
acuta si potrebbe tentare di vedere
se qualche sorgente, autonoma per
natura, divenga in pratica personale
a causa delle modalità di esposizione: useremo il termine pseudopersonali per le sorgenti coinvolte in situazioni di questo tipo; esse sono
individuate dall’esistenza di siti
che verifichino contemporaneamente le
due seguenti condizioni: (1) il soggetto trascorre in essi una quantità
significativa di tempo (esempio più
tipico: il letto dove dorme) e (2) il
sito è in prossimità di una sorgente
autonoma significativa. Per queste
sorgenti potrà essere applicato il
calcolo della dose come descritto per
le sorgenti personali, utilizzando
per ti il tempo tipico di permanenza
del soggetto nel sito in esame, se
necessario moltiplicato per il ciclo
di servizio della sorgente per tenere
conto di un eventuale funzionamento
intermittente della stessa.
La valutazione complessiva della
dose risulterà tanto più accurata
quante più sorgenti pseudopersonali
sarà possibile individuare, in modo
da ridurre l’incertezza proveniente
da una troppo grossolana valutazione
del "fondo" di esposizione dovuto
alle sorgenti autonome.
ESEMPIO
L’esempio che segue ha lo scopo di
illustrare l’applicabilità del programma di caratterizzazione ambientale da noi in corso di sviluppo e contemporaneamente mostrare gli ordini
di grandezza dei tipici livelli di
campo magnetico e indici di esposizione in gioco nelle situazioni reali.
L’esempio si riferisce ad un ambiente estremamente semplice costituito, come mostrato in Figura 1, da
una cameretta di circa 3 metri x 4
metri x 3 metri; in figura abbiamo
riportato, in proiezione schematica,
il pavimento e due delle pareti della
stanza.
Supporremo presenti nell’ambiente
le seguenti sorgenti, mostrate schematicamente in figura:
1. una lampada a muro a filamento da
100 W, posta nei pressi della
testa del letto, a circa 1.7 metri
da terra;
2. il cablaggio per il funzionamento
di detta lampada, che inizia alla
scatola posta nei pressi della
porta e comprende due deviatori,
uno presso la porta e uno presso
la lampada stessa;
3. un cablaggio relativo ad un carico
da 1 kW il cui utilizzatore è
posto in posizione remota fuori
della stanza;
4. una linea ad alta tensione (non
mostrata in figura) che trasporta
una corrente di 500 A e transita
ad una distanza di 50 metri dalla
stanza, dalla parte del letto,
parallelamente al lato lungo; la
linea è supposta avere la struttura tipica degli elettrodotti da
380 kV a semplice terna a Y impiegati in Italia.
Dette sorgenti sono state modellate rispettivamente per mezzo di una
spiretta circolare di 1 cm di raggio
(il filamento della lampada), un
insieme di segmenti e doppini conduttori opportunamente disposti (il
cablaggio interno) ed una terna di
conduttori indefiniti (l’elettrodotto); le correnti attraverso tutte le
sorgenti interne sono state supposte
in fase tra loro e con quella sul
conduttore centrale dell’elettrodotto
esterno.
Il campo magnetico è stato calcolato in corrispondenza del punto
centrale del cuscino del letto (indicato con una crocetta in figura).
Figura 1
I risultati del calcolo possono
essere così riassunti (viene indicato
il modulo del vettore induzione magnetica):
- campo generato dalla lampada col
suo cablaggio (sorgenti 1 e 2):
0.8 nT;
- campo generato dal cablaggio per
il carico remoto (sorgente 3): 3
nT;
- campo totale dovuto alle sorgenti
interne (sorgenti 1, 2 e 3): 2.6
nT (la parziale cancellazione è
dovuta alle reciproche direzioni e
versi dei vettori);
- campo generato dal solo elettrodotto esterno (sorgente 4): 470
nT.
Per quanto riguarda la dose, supporremo che il soggetto trascorra a
letto 8 ore ogni giorno, di cui 1 ora
con la lampada accesa, che non sia
esposto ad altre sorgenti per le
rimanenti 16 ore della giornata e che
questa situazione si ripeta inalterata per 7 giorni alla settimana; supporremo inoltre che il carico remoto
da 1 kW abbia un ciclo di servizio
del 50%. In queste condizioni, senza
il
contributo
dell’elettrodotto
esterno, l’indice di esposizione calcolato con la (3) risulta pari a 0.83; se teniamo conto del contributo
dell’elettrodotto esterno (supposto
costante per tutte le 8 ore) l’indice
passa a +3.3, e le sorgenti interne
risultano del tutto ininfluenti (nota: un incremento di 1 punto nell’indice di esposizione equivale a moltiplicare per 4 la dose).
Già da questa simulazione minima
si evidenzia quello che ci aspettiamo
essere un elemento ricorrente del
problema: l’esiguità del contributo
alla dose proveniente dai cablaggi
dell’impianto elettrico e, più in generale, da tutte le sorgenti autonome
interne; il motivo risiede nel rapido
decadere dell’intensità del campo da
esse generato con la distanza.
A parte le eventuali sorgenti
esterne,
contributi
significativi
alla dose ci si devono aspettare
principalmente dalle sorgenti perso-
nali e pseudopersonali. Le prime
perché, essendo impiegate a distanza
molto ravvicinata, danno luogo a
campi spesso così intensi da compensare per la breve durata delle esposizioni: per esempio, se il soggetto
analizzato usa tutte le sere per
cinque minuti l’asciugacapelli precedentemente citato (30 µT a 20 cm),
l’indice di esposizione senza il contributo "esterno" diviene pari a
+3.0. Le seconde perché ad intensità
spesso rilevanti possono abbinare
prolungati tempi di esposizione.
Questo studio è stato svolto nell’ambito e col parziale finanziamento del
Progetto CNR-ENEL - Interazione dei
sistemi energetici con la salute
dell’uomo e con l’ambiente - Roma.
BIBLIOGRAFIA
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