Il destino dei medicinali dopo la prescrizione

RICERCA SUL CAMPO
Il destino dei medicinali
dopo la prescrizione medica
Filomena Fortinguerra
Marina Bianchi
Antonio Clavenna
Maurizio Bonati
Laboratorio per la Salute
Materno Infantile,
Dipartimento di Salute Pubblica,
IRFMN, Milano
[email protected]
ABSTRACT
What happens to medications after they are prescribed.
Objectives. The aim of this study was to collect information about how
the prescribed medications were used in order to evaluate which drugs tend
to be wasted more often and the entity of phenomenon.
Methods. During a 4 month period, a questionnaire was administered
to a random group of citizens of all ages to collect relavant demographic data
and information on the last medical prescription received for an acute event
and if the dispensed medication was totally consumed. If the medication
package was partially consumed, the patient was asked how the remaining
doses had been stored or if they had been disposed of and in which manner.
The data collected were recorded in a database and analysed.
Results. In all, 651 questionnaires on the prescription of 155 drugs
belonging to 46 pharmaco-therapeutic groups were collected: antibiotics and
analgesic-antinflammatory drugs covered 60% of the prescriptions.
Amoxicillin-clavulanic acid was the most prescribed drug (9% of all the
prescriptions), followed by paracetamol (7%) and amoxicillin (6%).
Flu and respiratory tract infections were the diseases for which drugs were
most frequently prescribed.
Only 49% of the prescribed medication packages was totally consumed.
The percentage of medication packages partially consumed decreased with an
increase in age from 65% in the pediatric age to 43% in those over 65
(χ2t =10,4; p=0,001). Females had a higher percentage than males (63%
vs 37%; χ2M-H =7,4; p=0,007). An incomplete use of the package was most
frequent for the analgesic-antinflammatory drugs (82% of the packages).
In all, 89% of the medication packages partially consumed was stored for a
future use until the expiry date, 8% was dumped in an appropriate container
in a pharmacy, and 3% was thrown away with the regular waste at home.
40% of the total expenditure was for medication packages partially consumed,
with a higher incidence in non-reimbursable drugs: every 10 euros of drug
purchased, 6 were spent for drugs partially consumed.
Conclusions. Further education on the drug use by citizens and
practitioners would permit a decrease in drugs wasted caused also by
pharmaceutical package size which often does not conform to therapies.
Key words. Prescription medications, drug storage, self medication, waste
disposal, drug costs.
R&P 2009; 25: 47-56
47
RICERCA SUL CAMPO
RIASSUNTO
Obiettivi. L’obiettivo di questa indagine è di raccogliere informazioni riguardanti
il completo utilizzo dei medicinali prescritti, al fine di valutare quali sono i medicinali
più soggetti a spreco e l’entità del fenomeno.
Metodi. È stato somministrato per un periodo di 4 mesi a un gruppo casuale di
cittadini di tutte le età un apposito questionario per la raccolta di dati anagrafici e di
informazioni relative all’ultima prescrizione medica ricevuta per un evento acuto e al
consumo del farmaco. Nel caso in cui il farmaco non fosse stato completamente
utilizzato, è stato chiesto al paziente se l’avesse conservato o smaltito, e in che modo.
I dati raccolti sono stati inseriti in un database ed analizzati.
Risultati. Sono stati raccolti 651 questionari relativi alla prescrizione di 155
principi attivi appartenenti a 46 classi farmaco-terapeutiche: antibiotici e analgesiciantinfiammatori hanno coperto il 60% delle prescrizioni. Amoxicillina-acido
clavulanico è stato il farmaco più prescritto (9% delle prescrizioni totali), seguito dal
paracetamolo (7%) e dall’amoxicillina (6%). L’influenza e le infezioni delle vie aeree
sono risultate le patologie per cui sono stati più frequentemente prescritti farmaci.
Solo il 49% delle confezioni prescritte è stato completamente utilizzato.
La percentuale di non completo utilizzo del farmaco diminuisce con l’aumentare
dell’età dal 65% in età pediatrica al 43% per gli over 65 ( χ2t = 10,4; p=0,001).
È maggiore nelle femmine rispetto ai maschi (63% vs 37%; χ2 M-H = 7,4; p=0,007).
Gli analgesici-antinfiammatori sono i farmaci per cui il non completo utilizzo è stato
più frequente (82% delle confezioni).
L’89% delle confezioni non completamente consumate è stato conservato per un uso
futuro almeno fino alla data di scadenza, l’8% è stato gettato negli appositi container
delle farmacie, il 3% nella spazzatura di casa.
Il 40% della spesa totale è stato destinato per i farmaci non completamente
consumati, con una incidenza maggiore per i farmaci a carico del paziente, rispetto a
quelli rimborsabili: su 10 euro spesi per l’acquisto, 6 erano destinati a farmaci non
completamente utilizzati.
Conclusioni. Una maggiore cultura del farmaco, sia da parte dei cittadini sia da
parte della classe medica, permetterebbe di evitare sprechi dovuti anche a
confezionamenti industriali non sempre aderenti alle terapie.
Parole chiave. Prescrizione medica | conservazione del farmaco |
autoprescrizione | smaltimento | spesa farmaceutica.
INTRODUZIONE
Il mercato farmaceutico è in continua crescita, complice anche l’invecchiamento della popolazione. L’uso dei farmaci riguarda prevalentemente
la popolazione extraospedaliera: ogni anno circa il 90% dei medicinali per
uso umano viene venduto direttamente ai cittadini, mentre il rimanente
viene somministrato ai pazienti negli ospedali1.
Dopo aver ricevuto una prescrizione medica, accade spesso che il paziente non utilizzi completamente la scatola del farmaco prescritto2,3.
Molto spesso questo avanzo è attribuibile all’inadeguato confezionamento
con un numero di unità posologiche non congruo agli schemi terapeutici
usuali. Solo in una minoranza dei casi, il fenomeno è dovuto alla scarsa
compliance del paziente alla terapia prescritta o alla sospensione del tratR&P 2009; 25: 47-56
Il 90% dei farmaci
ad uso umano
viene venduto
alla popolazione
extraospedaliera.
48
F. Fortinguerra et al.: Il destino dei medicinali dopo la prescrizione medica
tamento per la scarsa efficacia o per la comparsa di effetti collaterali4.
Anche se la consapevolezza dell’importanza di un uso corretto dei farmaci da parte dei cittadini è cresciuta negli ultimi anni, l’abitudine di conservare i medicinali in casa almeno fino alla data di scadenza è tuttora frequente5,6. In alcuni casi si tratta di farmaci sintomatici non completamente consumati e conservati per un eventuale utilizzo successivo.
Tuttavia, la disponibilità domestica del farmaco è associata a diverse criticità riconducibili all’aumento di autoprescrizione. A questo proposito, il
paziente utilizza anche quei farmaci che ha conservato in casa dopo aver
terminato precedenti cicli terapeutici, senza rivolgersi al medico per il monitoraggio del trattamento, con il rischio che, oltre all’inappropriatezza della cura, possano verificarsi effetti indesiderati anche gravi7,8. Inoltre, la conservazione domestica dei farmaci richiede accortezza e precauzioni al fine
di evitare qualsiasi alterazione che possa in qualche modo condizionare la
loro efficacia e sicurezza fino alla data di scadenza e di prevenire il rischio
di assunzione accidentale (per esempio ingestione da parte dei bambini o
errore nell’assunzione del farmaco).
Infine, non è possibile trascurare i rischi ambientali derivanti dall’uso
inappropriato o eccessivo di medicinali. I farmaci sono da considerarsi degli inquinanti ambientali ubiquitari9,10 e possono contaminare l’ambiente
attraverso una miriade di fonti11. La prima fonte è il paziente. È noto, infatti, che le confezioni medicinali, o parti di esse, conservate in casa, una
volta scadute, vengono smaltite in modo inappropriato dagli stessi pazienti, invece di utilizzare gli appositi contenitori posti all’ingresso delle farmacie. Gettare i farmaci nella spazzatura o negli scarichi fognari contribuisce infatti a contaminare l’ambiente12,13.
Tutti i farmaci scaduti, danneggiati e/o comunque non più utilizzabili,
sono classificati come rifiuti speciali, per cui richiedono particolari sistemi
di gestione (ritiro, trasporto e smaltimento mediante incenerimento), al fine di non produrre effetti dannosi all’ambiente e alla salute della popolazione, secondo quanto stabilito dalla normativa nazionale sullo smaltimento dei farmaci14.
Inoltre, l’utilizzo inappropriato di medicine (l’Organizzazione Mondiale
della Sanità lo definisce “irrazionale“) è una delle componenti della spesa
farmaceutica (in questo caso dell’eccesso di spesa), per cui potrebbe essere
utile conoscere quali sono i medicinali più soggetti a spreco e che più necessitano di un processo di ottimizzazione delle confezioni15 e del loro utilizzo.
L’obiettivo di questa indagine, che rappresenta uno studio di fattibilità,
è di raccogliere informazioni riguardanti il completo utilizzo dei medicinali prescritti, al fine di valutare quali sono i medicinali più soggetti a spreco e l’entità dello spreco da parte dei cittadini.
Ancora è forte
l’abitudine a conservare
i farmaci in casa
fino alla scadenza.
Farmaci scaduti,
danneggiati,
non più utilizzabili:
tutti rifiuti speciali.
MATERIALI E METODI
Per condurre il presente studio è stato somministrato, per un periodo di
4 mesi a un gruppo casuale di cittadini di tutte le età, un apposito questionario per la raccolta dei dati anagrafici (sesso, data di nascita, residenza),
di alcune informazioni relative all’ultima prescrizione medica ricevuta per
un evento acuto (data della prescrizione, nome della specialità medicinale
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RICERCA SUL CAMPO
e indicazione) e al consumo del farmaco. Nel caso in cui il farmaco non
fosse stato completamente utilizzato, è stato chiesto al paziente se l’avesse
conservato o smaltito, e in che modo.
I dati raccolti sono stati inseriti in un database Microsoft Office Access
Ed. 2003, in modo da consentirne la tabulazione e l’analisi.
Come indicatori per l’analisi sono stati utilizzati il numero delle prescrizioni e delle confezioni del medicinale non completamente consumate
e la loro distribuzione per età, sesso e indicazione. I medicinali più prescritti e non completamente consumati sono stati raggruppati secondo il sistema di classificazione ATC (Anatomica-Terapeutica-Chimica).
È stata valutata la significatività dell’andamento lineare (χ2 per trend =
2
χ t ) tra le classi di età per analizzare la variazione della percentuale di confezioni non completamente utilizzate rispetto all’età dei soggetti. Inoltre, è
stata confrontata la distribuzione delle percentuali delle confezioni medicinali non completamente consumate nei maschi e nelle femmine attraverso un test χ2 con stratificazione dei dati per classi di età (χ2 con stratificazione di Mantel-Haenszel = χ2 M-H). Un valore di p < 0,05 è stato considerato come statisticamente significativo.
RISULTATI
Analisi delle prescrizioni
Sono stati raccolti ed esaminati 651 questionari relativi ad altrettante prescrizioni mediche. Hanno risposto 273 maschi (58%) e 378 femmine (42%);
103 (16%) questionari riguardavano bambini ed adolescenti di età compresa
tra 0-17 anni, 279 (43%) soggetti di età compresa tra 18-44 anni, 169 (26%)
soggetti di età compresa tra 45-64 anni e 100 (16%) gli over 65.
In totale sono stati prescritti 155 principi attivi appartenenti a 46 classi farmaco-terapeutiche; gli antibiotici e gli analgesici-antinfiammatori hanno coperto il 60% delle prescrizioni (tabella I).
I primi 13 principi attivi più frequentemente prescritti hanno coperto il
50% delle prescrizioni: l’associazione amoxicillina-acido clavulanico è stato
il farmaco più prescritto (9% delle prescrizioni totali), seguito dal paracetamolo (7%) e dall’amoxicillina (6%). Il 67% dei farmaci era confezionato in
blister (compresse e capsule).
L’influenza e le infezioni delle vie aeree hanno rappresentato le indicazioni
più frequenti e hanno riguardato il 16% delle prescrizioni, seguite dai dolori
muscolo-scheletrici con il 14% delle prescrizioni e dalle infiammazioni ed infezioni a carico del sistema genito-urinario con il 7%.
I primi 13 principi
attivi prescritti
hanno coperto il 50%
delle prescrizioni.
Analisi dei medicinali non completamente consumati
Dei 651 farmaci prescritti, le confezioni di 329 prescrizioni (51%) non
sono state consumate completamente, e in modo significativamente maggiore per le femmine rispetto ai maschi (63% vs 37%; χ2 M-H = 7,4; p=0,007)
(figura 1).
Inoltre, la percentuale di medicinali non completamente consumati varia con l’avanzare dell’età, da un massimo del 65% per la fascia di età compresa tra 0-17 anni ad un minimo del 43% per gli over 65 con un trend statisticamente significativo (χ2t = 10,4; p=0,001).
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F. Fortinguerra et al.: Il destino dei medicinali dopo la prescrizione medica
Tabella I. Farmaci più prescritti.
Gruppo
farmaco-terapeutico
Principio
attivo
N. confezioni
prescritte (%)
Antibiotici (J01)
208 (32)
Amoxi-clavulanico
Amoxicillina
Claritromicina
Ciprofloxacina
Fosfomicina
Cefixima
Altri (N. = 17)
57 (27)
42 (20)
22 (11)
16 (8)
12 (6)
9 (4)
50 (24)
Antinfiammatori + Analgesici (M01 + N02)
181 (28)
Paracetamolo
Diclofenac
Nimesulide
Ibuprofene
Altri (N. = 22)
49 (27)
32 (18)
28 (15)
26 (14)
46 (25)
Antiasmatici (R03)
28 (4,3)
Beclometasone
Salbutamolo
Salmeterolo+Fluticasone
Altri (N. = 4)
10 (36)
7 (25)
3 (11)
8 (28)
Antidiarroici, antinfiammatori e antinfettivi intestinali (A07)
27 (4,1)
Rifaximina
Fermenti lattici
Altri (N. = 4)
13 (48)
6 (22)
8 (30)
Antiacidi (A02)
23 (3,5)
Lansoprazolo
Omeprazolo
Pantoprazolo
12 (52)
4 (18)
7 (30)
Altri (N. = 37)
107 (20)
Totale (N. = 46)
Totale (N. = 155)
651 (100)
Figura 1. Distribuzione delle confezioni non completamente consumate per età
e sesso (maschi, femmine, *p < 0,005).
100
90
80
*
*
0-17
18-44
*
70
60
50
40
30
20
10
0
45-64
=65
Tot
Maschi
Femmine
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51
RICERCA SUL CAMPO
L’89% delle confezioni parzialmente utilizzate è stato conservato per un
uso futuro, l’8% è stato gettato negli appositi contenitori delle farmacie, il
3% nella spazzatura di casa, alcune confezioni già utilizzate sono state anche date ad altre persone.
Del totale dei 155 principi attivi prescritti, 97 (63%) appartenenti a 32
classi farmaco-terapeutiche sono stati avanzati. Per 4 di queste classi, più
della metà delle confezioni prescritte non è stato completamente consumato: gli analgesici-antinfiammatori sono stati i farmaci più frequentemente avanzati in tutte le fasce di età (82% delle confezioni), seguiti dai
preparati per la tosse e le malattie da raffreddamento (76%), dagli antistaminici (68%) e dagli antiasmatici (57%) (tabella II).
La percentuale di analgesici-antinfiammatori non completamente consumati diminuisce con l’avanzare dell’età, da un massimo dell’89% per
l’età pediatrica fino ad un minimo del 67% per gli over 65 (χ2t=5,7;
p=0,02). Questo non avviene per altre classi di farmaci frequentemente
prescritte, come gli antibiotici.
Tutte le confezioni di diidrocodeina, salbutamolo, loperamide e nitrofurantoina sono state avanzate. Tra gli analgesici-antinfiammatori più frequentemente avanzati sono stati la nimesulide (93% delle confezioni), il
paracetamolo e l’ibuprofene (88%). Il paracetamolo è stato avanzato sia
dai bambini che dagli adulti fino all’età di 44 anni, mentre la nimesulide è
stato il farmaco più avanzato dai soggetti di età compresa tra i 45 e i 64 anni di età e il diclofenac dagli over 65.
Tra gli antibiotici, il 36% delle confezioni di amoxicillina non è stato
completamente utilizzato versus il 21% dell’amoxicillina-acido clavulanico.
Confrontando tra loro le altre classi farmaco-terapeutiche e i farmaci appartenenti alla stessa classe non sono emerse differenze statisticamente significative per quanto riguarda la percentuale di confezioni non completamente consumate.
Considerando il tipo di formulazione, la percentuale maggiore di non
completo utilizzo si è avuta per le formulazioni in supposte (87% delle
confezioni) e per le formulazioni ad uso topico, come creme, gel ed emulsioni (68%).
I medicinali prescritti non sono stati consumati completamente, indipendentemente dall’indicazione per cui erano stati prescritti: la percentuale
maggiore è stata osservata per i farmaci per il trattamento sintomatico dell’influenza e delle infezioni delle alte vie respiratorie, con il 58%.
La maggior parte
delle confezioni (89%)
è stata conservata
per un uso futuro.
Le formulazioni
in supposte hanno
il primato di non
completo utilizzo
(87% delle confezioni).
Analisi dei costi
La spesa farmaceutica totale per le prescrizioni mediche raccolte è stata
pari a 4922 euro, anche se per il 17% delle prescrizioni (111 confezioni)
non è stato possibile calcolare la spesa in quanto il costo della specialità
medicinale era a discrezione della farmacia.
Il 65% delle prescrizioni era relativo a farmaci rimborsabili dal Servizio
Sanitario Nazionale (SSN) (classe A) per un spesa pari a 3826 euro, mentre per il restante 35% le prescrizioni mediche erano relative a farmaci non
rimborsabili e quindi a carico del paziente (classe C) per una spesa pari a
1096 euro.
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F. Fortinguerra et al.: Il destino dei medicinali dopo la prescrizione medica
Tabella II. Analisi farmaci più avanzati (fino all’80% delle confezioni avanzate).
Gruppo
farmaco-terapeutico
Principio
attivo
Antinfiammatori-Analgesici (M01+ N02)
Paracetamolo
Nimesulide
Ibuprofene
Diclofenac
Altri (N. = 17)
Preparati per tosse e raffreddore (R05)
Acetilcisteina
Ambroxolo
Diidrocodeina
Levodropropizina
Altri (N. = 4)
Antistaminici per uso sistemico (R06)
148 (82)
43
26
23
19
37
(88)
(93)
(88)
(59)
(25)
13 (76)
3 (60)
2 (67)
2 (100)
2 (67)
4 (31)
13 (68)
Cetirizina
Oxatomide
Antiasmatici (R03)
11 (85)
2 (67)
16 (57)
Beclometasone
Salbutamolo
Altri (N. = 2)
Miorilassanti (M03)
7 (70)
7 (100)
2 (13)
9 (39)
Tizanidina
Tiocolchicoside
Antidiarroici, antinfiammatori e antinfettivi intestinali (A07)
Rifaximina
Loperamide
Altri (N. = 2)
Antibiotici (J01)
6 (67)
3 (21)
1 (37)
4 (31)
4 (100)
2 (20)
54 (26)
Amoxicillina
Amoxi-clavulanico
Claritromicina
Nitrofurantoina
Ciprofloxacina
Altri (N. = 7)
Altri (N. = 25)
Totale (N. = 32)
N. confezioni
avanzate (%)
15 (36)
12 (21)
5 (23)
5 (100)
4 (25)
13 (24)
66 (20)
Totale (N. = 97)
329(100)
La spesa per i farmaci che non sono stati completamente consumati è
stata pari a 1979 euro (40% del totale): 1342 euro per farmaci rimborsabili (classe A), corrispondente al 35% della spesa a carico del SSN, e 646,79
euro per farmaci non rimborsabili (classe C), pari al 59% della spesa a carico del paziente.
Solo la metà
dei farmaci
Secondo l’indagine effettuata, solo la metà delle confezioni dei farmaci prescritti viene
prescritti viene completamente consumata. La metà non utilizzata durante completamente
il singolo ciclo di terapia, nella maggioranza dei casi viene conservata per consumata.
DISCUSSIONE
R&P 2009; 25: 47-56
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RICERCA SUL CAMPO
un uso futuro, il rimanente viene gettato, nel riciclo o nella spazzatura.
La probabilità di non utilizzare completamente un farmaco varia a seconda dell’età, del genere e della classe terapeutica. In particolare, è maggiore in età pediatrica, nelle donne e per gli analgesici-antinfiammatori.
Sono, quindi, queste condizioni a maggior rischio di autoprescrizione, in
quanto è probabile che il farmaco conservato venga utilizzato senza ricorrere al consiglio del medico. Ciò comporterebbe non solo un uso inappropriato del farmaco, ma anche un aumento del rischio che possano verificarsi effetti indesiderati, anche di grave entità.
Inoltre, dall’indagine emerge che le donne tendono maggiormente a
non consumare completamente il medicinale loro prescritto. Si tratta di ragazze adolescenti e donne adulte che al bisogno ricorrono all’utilizzo di
farmaci analgesici-antinfiammatori per alleviare sintomi acuti e ricorrenti,
come i dolori mestruali.
Come atteso, indipendentemente dall’età, sono proprio gli analgesiciantinfiammatori i farmaci più frequentemente avanzati rappresentando i
farmaci più utilizzati per le più frequenti terapie sintomatiche.
Gli antibiotici sono stati, invece, i più consumati: solo un quarto delle
confezioni prescritte non è stato completamente consumato. Tuttavia, per
quanto sia bassa la probabilità che un antibiotico non sia completamente
utilizzato, la disponibilità domestica del farmaco potrebbe comunque indurre ad un uso non appropriato con la possibilità di sostenere lo svilupparsi di resistenze.
Inoltre, il fatto che ci siano delle differenze tra i diversi antibiotici (36%
amoxicillina vs 21% amoxicillina-acido clavulanico), seppur non statisticamente significative, indica che probabilmente esiste un problema di confezionamento meno adeguato alla durata della terapia per l’amoxicillina rispetto all’amoxicillina-acido clavulanico. Infatti, per la maggior parte dei
farmaci attualmente sul mercato le confezioni vendute non sono ottimali,
spesso sono troppo grandi e inadeguate rispetto alle reali necessità della cura, con un evidente spreco di risorse non solo per il SSN, ma anche e soprattutto per le tasche del cittadino.
Oltre all’abitudine di conservare il farmaco non consumato per un uso
futuro, c’è il problema di come il farmaco viene conservato: le condizioni
di conservazione sono importanti per mantenere inalterate sia l’efficacia
che la sicurezza del farmaco. Infatti, dall’indagine è emerso che la percentuale maggiore di farmaci non completamente consumati riguarda le supposte e i prodotti per uso topico (creme, unguenti, emulsioni e gel), le formulazioni più deteriorabili e che pongono quindi maggiori problemi per
quanto riguarda le modalità di conservazione. In particolare, le creme devono essere consumate entro 12 mesi dalla data di apertura della confezione. Inoltre, è possibile che il farmaco scada prima che esso venga completamente consumato e che venga smaltito in modo inappropriato, anche
se questa indagine ha dimostrato che questo sia un rischio abbastanza limitato.
Infine, se consideriamo lo spreco finanziario, il 40% della spesa per l’acquisto di medicinali per ogni paziente è riservato per farmaci che egli non
consumerà completamente per ogni ciclo di terapia. I farmaci non rimborR&P 2009; 25: 47-56
Le donne,
in maggioranza, tendono
a non consumare
completamente
il farmaco prescritto.
Il problema
della conservazione
del farmaco: questione
importante non sempre
considerata come
dovrebbe dal paziente.
54
F. Fortinguerra et al.: Il destino dei medicinali dopo la prescrizione medica
sabili, il cui acquisto è a carico del paziente, sono quelli più frequentemente interessati: quasi il 60% non viene completamente consumato, a
fronte del 35% di quelli rimborsabili. Quindi, se solo un terzo della spesa
pubblica è destinata a farmaci non completamente consumati, il discorso
si inverte per i farmaci a carico del paziente: ogni 10 euro spesi per l’acquisto di farmaci, 6 sono destinati a quelli che non sono completamente consumati.
Non è stato possibile calcolare in modo accurato l’entità assoluta dello
spreco economico, che potrà essere oggetto di futuri studi formali, ma i risultati indicano che comunque uno spreco esiste e dovrebbe essere evitato
o almeno ridotto. La soluzione per ridurre lo spreco di farmaci e quindi la
spesa farmaceutica è semplice: l’adozione di terapie personalizzate a cui devono essere associate confezioni più adeguate alle reali necessità di cura del
paziente, in modo che si creino meno avanzi. Piccole confezioni per trattare malattie acute, confezioni più grandi se la terapia è cronica e richiede
una cura di lungo termine. Nel caso in cui lo stesso farmaco possa essere
utilizzato sia per terapie acute che per terapie croniche, il farmaco dovrebbe avere confezioni di dimensioni diverse. A tale scopo l’industria del farmaco dovrebbe produrre confezioni con unità posologiche più adeguate
alla terapia. È quanto avviene in altre nazioni anche europee.
Tuttavia, mettere a punto confezioni ottimali per alcune categorie di farmaci deve prevedere anche l’associazione confezione-indicazione. Infatti,
una confezione di un medicinale è ottimale per il trattamento di una patologia, ma non non lo è per altre patologie per cui lo stesso farmaco potrebbe essere prescritto per esempio come nel caso di terapie antibiotiche.
Inoltre, la personalizzazione di una terapia rappresenta di certo un vantaggio in termini di eliminazioni degli sprechi, ma probabilmente prevede
costi di gestione che supererebbero i risparmi dei confezionamenti. Infatti,
alcuni ritengono che le confezioni dei farmaci tarate sulla malattia servirebbero solo a far guadagnare l’industria farmaceutica, in quanto una piccola confezione di un prodotto farebbe costare molto di più il medesimo
prodotto rispetto ad una grande confezione, e che la sola alternativa potrebbe essere la vendita sfusa del medicinale, in modo che esso possa essere venduto nelle dosi e nelle quantità strettamente necessarie al trattamento prescritto, così come avviene negli Usa e in Canada e come ha ben sperimentato di recente la Galizia2.
Molto potrebbe fare anche la promozione dell’informazione, diretta sia
ai medici che ai pazienti, per un uso più appropriato e consapevole dei farmaci. Bisogna comprare i medicinali solo quando servono realmente e soprattutto il medico non dovrebbe prescrivere un farmaco su richiesta del
paziente, che così eviterebbe di creare piccole farmacie casalinghe che dovranno poi essere svuotate. Accanto all’appropriatezza delle prescrizioni, si
rende necessaria anche una corretta educazione dei pazienti sulle modalità di conservazione e smaltimento dei farmaci.
Infatti, uno dei limiti di questo studio pilota, oltre al fatto di essere di
piccole dimensioni, consiste nel fatto che se consente di sapere quanto
spesso un farmaco viene consumato in un ciclo di terapia, non permette di
conoscere il destino ultimo del farmaco, dopo la conservazione in particoR&P 2009; 25: 47-56
L’adozione di terapie
personalizzate
può ridurre lo spreco
di farmaci.
Anche la promozione
dell’informazione
per l’uso appropriato
e consapevole
dei farmaci è questione
primaria.
55
RICERCA SUL CAMPO
lar modo se verrà gettato negli appositi contenitori in farmacia per essere
poi smaltito in maniera adeguata.
A tale proposito sia il medico prescrittore che il farmacista, nella sua funzione di “consigliere“ sul farmaco, potrebbero mettere in atto una serie di
comportamenti virtuosi al fine di esercitare un’azione di sensibilizzazione
sui cittadini.
Quindi, una maggiore cultura del farmaco sia da parte dei cittadini che
da parte della classe medica permetterebbe di evitare sprechi dovuti a confezionamenti industriali non sempre aderenti alle terapie.
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